Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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Alaide
view post Posted on 31/7/2013, 06:45 by: Alaide
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Autore/data: Alaide – 14-16 giugno 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Ed in quella consapevolezza aleggiava un sorriso affettuoso, il sorriso di una figlia che scriveva al padre lontano.
Nota: La storia è il continuo di Disillusione
Parole: 1032

Sinfonie.
6. Sinfonia in do minore op 2, n°2.
Secondo movimento. Corrispondenza estiva


15 giugno 2000
Caro signor Piton,
mi dispiace di rispondere in ritardo. Ho avuto la varicella e sono guarita oggi.
Mi dispiace anche che lei deve restare in Francia ancora a lungo. Ma quando sarò grande verrò a trovarla. E allora potremo parlare per molto tempo.
Le voglio bene,
Judith

Un sorriso gentile ed affettuoso.
Ogni parola lo faceva emergere, si disse Severus, mentre teneva in mano quella lettera che aveva seguito di pochi giorni l’ultima visita della signorina Fairchild.
La lettera conteneva un’illusione. Non avrebbe più rivisto la bambina, com’era giusto che fosse. E quando avrebbe letto, tra qualche tempo, una lettera colma d’odio, avrebbe avuto ciò che meritava.
Severus si obbligò ad ignorare il calore che le parole ed il sorriso affettuoso di Judith facevano sorgere nella sua anima.
La sua vita era unicamente destinata alla punizione per le sue colpe e quel pensiero distruggeva qualsiasi pallido barlume di speranza.


Lione 27 giugno 2000
Stai bene ora. Null’altro importa.

La bambina rilesse diverse volte la lettera e sorrise perché il signor Piton era felice che lei fosse guarita dalla varicella.
Lo reputava importante, forse allo stesso modo in cui lei riteneva importante che il signor Piton guarisse e tornasse.
Ed allora sarebbero stati sempre insieme. Di questo era certa.


10 luglio 2000
Caro signor Piton,
ho finito tutti i compiti delle vacanze. Ho fatto con cura quelli di inglese, per poter scriverle senza errori.
Melusine mi sta insegnando a suonare la viola. Voglio diventare bravissima così, quando verrà a casa dalla Francia le suonerò qualcosa.
Le voglio bene,
Judith

V’era una grande sicurezza in quella lettera, una sicurezza riposta in un evento irrealizzabile.
Ed in quella consapevolezza aleggiava un sorriso affettuoso, il sorriso di una figlia che scriveva al padre lontano.
Un sorriso sbagliato perché rivolto a chi il padre l’aveva ucciso.
Eppure non poteva fare a meno di provare un moto d’orgoglio per l’impegno che Judith poneva in ogni cosa che faceva. Era un orgoglio che si riempiva rapidamente di disgusto verso se stesso che ai genitori della bambina aveva tolto la vita.
Non avrebbe nemmeno dovuto immaginare di poter essere orgoglioso di Judith, perché quello era un sentimento riservato a chi aveva fatta il bene della bambina. Un sentimento riservato ai genitori che non erano più, alla signorina Fairchild che era come una nuova madre per Judith, ma non a lui, non all’assassino, non a chi aveva distrutto da tempo qualsiasi possibilità di poter essere padre, anche solo nei suoi pensieri.


Lione 19 luglio 2000
La viola è una buona scelta.

Judith sorrise a quelle parole.
Il signor Piton approvava la sua scelta di accettare la proposta di Melusine che, prima di scegliere la direzione di coro, aveva studiato per sei anni viola, e questo la rendeva colma di orgoglio.
Ed era certo che quando l’avrebbe ascoltata suonare anche Severus sarebbe stato orgoglioso di lei.


25 luglio 2000
Caro signor Piton,
ho imparato le scale di do e sol ed ho fatto diversi esercizi di solfeggio. Melusine dice che sono brava.
Ieri siamo andati a cantare all’ospedale. Mi è dispiaciuto che lei non c’era ed ho provato tristezza a non vederla.
Mi manca tanto.
Judith.

Severus riuscì a sentire il sorriso sconsolato della bambina nelle ultime parole, il sorriso malinconico e triste di chi si attende di vedere qualcuno, anche se sa che non sarà lì. Sentiva il senso di mancanza delle ultima parole.
Aveva fatto soffrire la bambina, ma ne stava, per lo meno, preservando l’innocenza e la stava proteggendo da se stesso, dall’assassino dei suoi genitori.
Aveva fatto soffrire la bambina e gli sembrò che un’altra colpa piombasse su di lui come un macigno.
In ogni modo, finiva col farle del male.
E non importava se, tra le parole di Judith, emergesse un sorriso affettuoso ben più forte della tristezza delle ultima frasi.
Forse avrebbe dovuto distanziarsi dalla bambina, ma sapeva che non era la scelta migliore, non in quel momento. Ci sarebbe stato poi un giorno in cui sarebbe stata Judith a distanziarsi da lui, dall’assassino.
Doveva unicamente trovare le parole giuste per rispondere alla bambina, parole che in quel momento gli sfuggivano.


16 agosto 2000
Caro signor Piton,
è successo qualcosa in Francia? La prego, dica di no. È pasato così tanto tempo da quando le ho spedito la mia letera.
Sono così in pensiero.
Non voglio perdere anche lei.
Judith

Severus sentì il sapore amaro della colpa montargli in gola. Non aveva risposto all’ultima lettera di Judith. Non era riuscito a trovare una risposta adatta e questo aveva portato unicamente sofferenza.
Era stato un codardo.
Era un mostro, un essere abbietto per il quale quella bambina non avrebbe dovuto preoccuparsi.
Ed era ancora più abbietto perché l’affetto di Judith scaldava il gelo della sua anima ed illuminava l’oscurità della sua colpa, per quanto tentasse di soffocare quel calore e quella luce.
La bambina era talmente preoccupata per lui che aveva fatto degli errori di ortografia nella lettera.
Ed egli sentiva la colpa opprimerlo, una nuova colpa, una nuova sofferenza causata da lui.
E seppe che non avrebbe più evitato di rispondere, rimandando all’infinito il giorno per farlo, anche a costo di mettere a nudo parte della propria anima con la bambina, di mettere a nudo l’affetto che, se ne rendeva pienamente conto in quel momento, provava per Judith.


Lione, 19 agosto 2000
Judith,
in Francia non è accaduto nulla.
Non mi perderai.

La bambina piangeva e sorrideva. La lettera del signor Piton le era arrivata in pochissimo tempo, decisamente più alla svelta delle altre.
Ed era un lettera lunga, che la faceva sentire protetta ed amata. Forse non era un caso che la lettera gli fosse arrivata proprio quel giorno d’agosto.
Ma era certa che quella notte, stringendo a sé il plaid e la lettera di Severus, si sarebbe sentita al sicuro.
Un sorriso riconoscente le si disegnò sulle labbra, un sorriso che era certa il signor Piton avrebbe in un qualche modo percepito.
«Non mi perderai.» rilesse a voce alta.
Ed il sorriso si allargò e si caricò d’affetto, di tutto l’affetto che aveva nel suo cuore per quell’uomo silenzioso che le aveva salvato la vita, la notte di tre anni prima.
 
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