Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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Alaide
view post Posted on 29/7/2013, 08:02 by: Alaide
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Autore/data: Alaide – 12 - 14 maggio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: E la bambina, ancora una volta, gli sorrideva, di quel sorriso dolce e riconoscente che sapeva di non meritare.
Un sorriso così diverso rispetto a quello della sorella maggiore, quel sorriso teso e preoccupato che le offuscava il volto impaurito.
Nota: E’ il seguito di Domande
Parole: 1432

Klavierstücke
5. Sollievo


Parigi, 10-11 marzo 2000


«Ho provato a cercare notizie su due ragazze sole, di cui una cieca, ma non ho saputo nulla. nessun articolo su Le Monde de la Magie, né su un giornale magico locale.» disse Damien de la Roche. «Probabilmente sono veramente sole al mondo e nessuno ha potuto denunciarne la scomparsa. Yseult ha cercato anche nei giornali Babbani, ma nulla.»
«Avrebbe potuto tacere con sua figlia.» affermò Severus infastidito.
«Non avrei mai potuto nasconderle qualcosa. D’altronde Yseult potrebbe occuparsi di Anne ed Heloïse, quando sono sole. Sta studiando per insegnare nella neonata École Primaire Magique e sono certo che le farà piacere avere a che fare con una bambina.» affermò il Guaritore, prima di riprendere in mano gli appunti riguardanti Anne. «Alla bambina rimangono due mesi di vita. Lo temevo già dopo la mia prima visita. Ora ne sono certo.»
Severus annuì soltanto, ma sapeva che quelle parole implicavano che Anne sarebbe morta, che non sarebbe riuscito a salvarla, che sarebbe divenuta un’altra vittima innocente, un’altra persona morta a causa sua.
«Sono però ottimista circa il risultato della nostra ricerca. Le modifiche fatte alla pozione tradizionale hanno già dato i loro risultati.» aggiunse l’uomo con un sorriso fiducioso.
Era stato uno di coloro che aveva proposto il nome di Severus Piton al Centre de Recherche, poco dopo che era stato pubblicato un trafiletto su Le Monde de la Magie che annunciava che l’uomo era stato dimesso dal San Mungo.
Era stato sorpreso, però, che Piton avesse accettato, lasciando il paese per cui aveva tanto lottato, ma forse là non v’era più nulla per lui o la prospettiva di lavorare nel miglior centro di ricerca del Mondo Magico l’aveva convinto.
A Damien poco importava.
Si fidava del pozionista e delle sue capacità ed era certo che quella bambina avesse una reale possibilità di guarigione.
«Aumentando il dosaggio e cambiando l’ordine degli ingredienti abbiamo solo ottenuto di prolungare l’effetto della pozione originaria.» ribatté cupamente Severus.
«Con minor sofferenza per i pazienti.» affermò il Guaritore. «Se fossimo dei ricercatori Babbani non avrei altrettanta fiducia nella possibilità di trovare una cura in così poco tempo, ma due mesi potrebbero essere sufficienti. Ed io voglio crederlo.»
Severus non disse nulla. Sapeva, dalle voci che aveva carpito alla Cité de la Magie, che l’adorata moglie del Guaritore era morta di quel male e soltanto la buona sorte aveva impedito che la figlia lo ereditasse. La determinazione di de la Roche nasceva forse dal senso di colpa per non essere riuscito a concludere la ricerca allora.
Ma il suo ottimismo, in quel momento, era malriposto.
Quella fiducia in lui e quel sorriso fiducioso erano malriposti, perché Severus era convinto che ancora una volta non sarebbe riuscito a salvare un’innocente.


Anne sedeva con la schiena appoggiata ai cuscini, nel letto di quella che era diventata la sua nuova stanza, ed osservava preoccupata la sorella maggiore. Heloïse sembrava non voler fidarsi di Monsieur Piton, quando lei provava la massima fiducia in lui.
Le aveva dato quella pozione che la faceva sentire meglio e le permetteva di riposare.
Aveva accolto lei e sua sorella sotto il suo tetto senza porre loro troppe domande.
Aveva scoperto la cecità di Heloïse e non aveva nemmeno pensato per un istante a separarle.
E lei gliene era grata. Un pensiero che fece sorgere un sorriso colmo di sollievo sul suo volto.
Ma Heloïse era guardinga e pareva non volersi fidare né di Monsieur Piton, né di Monsieur de la Roche.
«Heloïse, quanto credi che ci farà restare?» domandò infine.
«Non lo so, Anne.» rispose solamente la sorella maggiore.
Non sapeva cosa desiderare realmente. V’erano stati momenti, in quei giorni, in cui avrebbe voluto fidarsi di Monsieur Piton, in cui avrebbe voluto dirgli tutto. Ma, per la maggior parte del tempo, si era detta che non doveva fidarsi di lui, che non poteva fidarsi di nessuno.
Quando la porta si aprì, la ragazza si alzò in piedi e si portò accanto al letto della sorella. Aveva ormai memorizzato la disposizione della stanza e riusciva a muoversi bene.
«La tua pozione.»
Severus fu accolto dal sorriso fiducioso di Anne che prese in mano la pozione e la bevve rapidamente, rendendogli l’ampolla vuota.
«Grazie, Monsieur.» disse la bambina sorridendogli sempre. «Stanotte non mi sono mai svegliata. Lo chieda anche ad Heloïse.»
La ragazza si affretto ad annuire rapidamente, ma era tesa e preoccupata. L’uomo voleva unicamente delle risposte, come aveva detto? Oppure avrebbe richiesto il prezzo, un prezzo terribile, che avrebbe pagato se questo equivaleva al benessere di Anne?
A quanto pareva, si disse Severus, l’ulteriore lieve modifica apportata alla pozione aveva portato i frutti sperati.
Minor dolore, per quanto la malattia fosse ben lungi dall’essere debellata. E Severus era certo che quell’ingrediente non potesse essere sfruttato maggiormente. Dopo analisi di mesi, iniziate al suo arrivo a Parigi, nel febbraio dell’anno precedente, era giunto alla conclusione che il segreto di una cura, sempre che esistesse, risiedeva negli ingredienti dell’unica pozione che quietava, per brevi periodi, i sintomi di quel male.
«Monsieur de la Roche ti attende in soggiorno.» disse l’uomo.
E la bambina, ancora una volta, mentre usciva dalla stanza, gli sorrise, di quel sorriso dolce e riconoscente che sapeva di non meritare.
Un sorriso così diverso rispetto a quello della sorella maggiore, quel sorriso teso e preoccupato che le offuscava il volto impaurito.
«Ci sono domande a cui mi devi la risposta.»
Heloïse si torse leggermente le mani. Sapeva che la delazione ottenuta alcuni giorni prima stava giungendo al termine. Ma lei non voleva rispondere.
Non poteva.
«Da quanto tempo è malata tua sorella?»
Severus osservò la ragazza. Il sorriso disperato, gli occhi umidi di lacrime, il terrore. Tutto era presente sul volto pallido di Heloïse. Erano sentimenti che aveva visto troppe volte, mentre indossava la maschera di Mangiamorte.
Sentimenti che avevano preceduto sofferenza e morte.
«Da un anno, credo.» mormorò piano la ragazza.
Quella era una domanda facile, per quanto dolorosa. Ricordava il giorno in cui si era accorta che Anne stava male come lo era stata la mamma.
«Perché non è stata curata come avrebbe dovuto?» la incalzò Severus.
Era certo che Anne non sarebbe tornata nella stanza. Monsieur de la Roche aveva portato con sé la figlia perché la bambina si abituasse alla sua presenza. A malincuore aveva accettato la proposta del Guaritore, unicamente perché non si fidava a lasciare le due sorella sole.
«Monsieur io…» Heloïse deglutì a vuoto. Non poteva rispondere a quella domanda. Se avesse risposto, ne sarebbero arrivate altre e lei non voleva che queste arrivassero. «… non posso… la prego. Chieda qualcos’altro in cambio. Potrei…» la ragazza tremò, mentre lacrime copiose le rigavano il volto e le labbra tremavano in un sorriso colmo di terrore. «… qualsiasi cosa, ma non… Anne, l’importante è che Anne stia meglio e quella pozione la fa stare meglio… e so che questo ha un prezzo, lo so. Farò qualsiasi cosa lei voglia.»
«Ti ho già detto cosa voglio.» disse l’uomo, osservando la ragazza che sembrava un animale ferito e braccato, una creatura sofferente, d’una sofferenza che si era augurato di non vedere più dopo la fine della Guerra Magica. «Risposte. E tu me ne hai appena data una.»
Il volto di Heloïse si riempì di stupore. Forse Monsieur Piton era veramente una brava persona, forse poteva fidarsi di lui, forse avrebbe potuto, un giorno, rispondere alle sue domande.
Sulle sue labbra comparve un sorriso sollevato e tremante, il sorriso di chi pensa che sia accaduto qualcosa di inaspettato.
Un sorriso che disse a Severus della disperazione della ragazza e della sua sete di pace.
Un sorriso che gli fece comprendere la sofferenza di Heloïse ed il suo bisogno di essere rassicurata, per quanto quella rassicurazione venisse da lui che aveva le mani lorde di sangue.
Un sorriso che gli fece capire quanto la ragazza volesse aver la forza di fidarsi ancora.
«Ma non ho veramente risposto.» obiettò Heloïse con voce strozzata, cercando di comprendere il comportamento dell’uomo, tentando di convincersi che forse lì non c’erano pericoli.
«Lo hai fatto.» affermò unicamente Severus, notando che il sorriso della ragazza esprimeva sollievo.
Un sollievo accompagnato da lacrime che parevano non avere disperazione e terrore in loro.
Ad Heloïse parve, per un istante, di riuscire a sentire un sentimento simile alla sicurezza, una sicurezza che non provava da tempo.
E per un attimo si disse che l’uomo meritava la sua fiducia, perché era riuscito a scacciare la paura, perché non le aveva mentito.
Sapeva che la paura sarebbe tornata, ma, in quel momento, voleva assaporare quel momento di quiete, in cui si sentiva protetta.
 
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