Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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Ele Snapey
view post Posted on 20/7/2013, 13:24 by: Ele Snapey
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Autore/data: Ele Snapey - 20 luglio 2013
Beta-reader: nessuno.
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: romantico
Personaggi: Severus Piton, Albus Silente, Personaggio originale.
Pairing: Severus/personaggio originale.
Epoca: 4° anno
Avvertimenti: nessuno.
Riassunto: Finalmente una deliziosa pausa felice, nella routine fatta dei soliti impegni molesti, anche per il Potion Master.
Nota: questo è un altro piccolo episodio dedicato alla storia fra Severus e Lavinia.
Parole: 1528

INTERLUDIO




Oggi è una giornata molto fredda, decisamente più fredda delle altre.
Una di quelle in cui la temperatura e le condizioni meteorologiche ti inviterebbero a rimanere infilato sotto il piumino caldo tutto il giorno, con una tazza enorme di cioccolata fondente e lei accanto; da assaporare entrambe molto, ma molto lentamente, nell’arco delle ventiquattrore.
Fuori nevica abbondantemente, e io non so da quanto sono chino su questa fastidiosa pila di documenti del Ministero; solo ora mi accorgo, lanciando un’occhiata verso il camino, di come il fuoco si sia ridotto ad un cumulo di braci ardenti che non bastano più a riscaldare lo studio.
Ecco svelato il perché delle mie mani intirizzite.
Mi alzo dalla scrivania, ingombra di pergamene, con la bacchetta in pugno.
Accidenti alla burocrazia: è quasi ora di cena e ho buttato l’intero pomeriggio a modificare alcune pratiche relative al rispetto delle norme di sicurezza per la seconda e la terza prova del Torneo Tremaghi.
E accidenti anche al vecchio, che sta facendo fare tutto questo lavoro a me, blandendomi con la scusa che io sono molto più concreto rispetto a lui nell’affrontare le questioni di amministrazione pratica.
Mi avvicino al camino e, con un movimento quasi distratto del polso, faccio compiere alla bacchetta una leggera rotazione.
- Wingardium…
I ciocchi di legno di alzano, obbedienti, gettandosi nel camino prima che io aggiunga Leviosa in tono assorto; ho sempre la mente rivolta alle pergamene che devo far pervenire al Ministero assolutamente entro lunedì, quando l’uscio si apre delicatamente e la barba canuta di Albus fa capolino.
- Figliolo… sei ancora qui? Hai visto che ora è?
- Già. – rispondo, secco.
“Proprio tu vieni a farmelo notare, dopo che sto sacrificando il mio fine settimana perché i documenti siano pronti in due giorni!” Penso, irritato, provando l’irresistibile voglia di esprimere la riflessione ad alta voce, ma mi trattengo.
Il vecchio si introduce con disinvoltura nel mio ufficio, senza attendere alcun invito ad entrare.
- Quanto tempo ti ci vorrà ancora per completare il lavoro? – mi domanda, con calma angelica.
- Temo che mi ci vorrà anche buona parte della domenica. - Stavolta non riesco ad evitare che la mia voce tradisca il tono acido.
- Adesso però puoi sospendere e venire a cena. - sorride, serafico, mostrando di non aver dato peso al tono della replica e si guarda intorno, incuriosito come un bambino. - Come hai fatto a lavorare con questa temperatura: qui dentro fa abbastanza freddo, non trovi?
Lo sa che questo suo atteggiamento mi indispone, ma sa anche che alla lunga è l’unico sistema per far sbollire la rabbia che sedimenta in me da secoli, e che spesso viene a galla anche senza alcun motivo particolarmente esacerbante. Esattamente come in questo momento.
- Crouch ha specificato che vuole i documenti a posto entro lunedì. – Non mollo, mantenendo l’inflessione pungente. Mi guarda, sornione, e con la mano destra si mette a lisciare piano la barba.
- Parlerò io a Crouch. E anche a Caramell. Vedrai che ci concederanno un’altra settimana. - conclude, pacato; gli occhi chiari brillano di certezza dietro le lenti a mezzaluna.
Detesto quando minimizza. E’ l’esatta contrapposizione alla tendenza che ho io ad estremizzare. Mi rendo conto di come si possa anche considerare sbagliato il mio punto di vista, ma lui non può stabilire che ogni cosa sia sempre e comunque semplice da risolvere.
Raddrizzo le spalle, incrocio le braccia al petto e lo sfido con una delle mie leggendarie occhiate taglienti.
- Crouch non mi è sembrato troppo incline a concessioni. - Il mio accento è polemico.
- Oh, cambierà idea, quando glielo avrò chiesto io. - Il suo è quello tranquillo e sicuro di chi sa già di avere vinto la scommessa.
Il braccio di ferro tra i nostri sguardi continua per qualche secondo ancora, poi mi arrendo e lascio cadere lentamente le braccia lungo i fianchi. Inutile, lui sa sempre come sconfiggere la mia ostinazione e, in fin dei conti, ha avuto la premura di scendere fin qua a vedere che fine avessi fatto. Abbozza un sorriso ammiccante.
- Puoi riprenderli in mano domani, con tutta calma, Severus. Su, adesso vieni di sopra a mangiare.
Si avvia alla porta con passo svelto ma, prima di varcare la soglia, si ferma.
- Ah, stavo quasi dimenticando, figliolo… Prima di salire puoi, per cortesia, passare in camera tua a prendere quell’interessantissimo trattato di Shingleton sulla Storia della Magia Occulta che hai detto di volermi prestare? Questa mi sembra la serata adatta per cacciarsi a letto presto con un buon libro da leggere.
Mi strizza l’occhio e scompare dietro il battente prima ancora che io riesca a rispondergli che dell’interessantissimo e vetusto trattato, purtroppo, possiedo solo la prima parte perché non c’è stato assolutamente verso di trovare il secondo volume in nessuno dei punti vendita di antichi testi del mondo.
Cosa che ha sempre causato una deplorevole lacuna in una porzione della mia conoscenza, nonchè un irritante spazio vuoto sullo scaffale della mia libreria personale.
Esco dallo studio. I Sotterranei sono già deserti, freddi e poco illuminati, ma sono la mia tana e mi fanno sentire protetto. Cammino spedito verso i miei alloggi, sento l’aria umida accarezzarmi il viso, l’eco breve dei miei passi rimbalzare dalle pareti sul soffitto basso e il mantello gonfiarsi appena dietro le spalle.
Mi fermo davanti alla porta in legno scuro e noto all’istante come ci sia qualcosa che non va.
Infatti, quando appoggio i polpastrelli sul battente, questo cede subito sotto la spinta delicata. Qualcuno è già dentro la stanza. Allora spalanco l’uscio con un gesto risoluto e la vedo, girata verso il camino, che armeggia con uno degli alari, intenta a ravvivare il fuoco.
- Che ci fai qui dentro? – Ho usato senza volerlo un tono inquisitorio, che la fa sobbalzare e voltare di scatto. Ha il viso arrossato un po’ per il calore, ma anche per l’imbarazzo. Sa perfettamente che una delle cose che mi danno ancora più fastidio è che si violi la mia privacy, e questo vale anche per lei.
Ma stavolta non si fa mettere in soggezione. Mi sorride, ed è bellissima quando mi guarda con quegli occhi cristallini e innamorati.
Si dirige quasi in punta di piedi verso la scrivania, senza dire una parola, ma solo continuando a sorridermi; sul ripiano è posato un pacco finemente incartato e abbellito da un piccolo fiocco in raso color verde e argento.
Lo prende e viene verso di me tendendomi l’involucro, con uno sguardo malizioso che è tutto un programma.
- Buon compleanno, amor mio. - sussurra, alzandosi in punta di piedi per sfiorare dolcemente le mie labbra con le sue.
La fisso smarrito per qualche secondo e la mia aria imbronciata si stempera in un’espressione meravigliata: Merlino… ma che giorno è oggi?
- Non fare quella faccia: oggi è proprio sabato 9 gennaio, testone, nel caso non te ne fossi reso conto! –aggiunge con una risatina fresca, dopo avermi evidentemente letto nel pensiero.
Allora finalmente realizzo, e scorgo come ci siano piccoli lumi accesi e profumati che galleggiano un po’ ovunque a rischiarare l’intima penombra della stanza, mentre una delicata ghirlanda di cristalli di neve orna le pareti.
Sul tavolino basso di mogano, apparecchiato accanto al camino, la nostra cena: due calici colmi di vino elfico, un vassoio carico di tartine e una piccola torta decorata, al cui centro svetta una candelina dello stesso colore del fiocco.
Lavinia ha preparato una festa a sorpresa per il mio compleanno e io, per colpa di quei dannati documenti, l’ho trascurata per tutta la giornata.
Mi sento un verme, ma non ho il tempo di scusarmene perché lei mi sta invitando a scartare il pacco con l’eccitazione e l’urgenza di una bambina che ha appena ricevuto in regalo qualcosa che aspettava da tempo.
Lo apro con cura, per non sciupare la carta di pregio e la sento fremere accanto a me, mentre ne scopro il contenuto. In silenzio osservo il libro, accarezzando con la punta delle dita i fregi preziosi della copertina.
- Storia della Magia Occulta, di Gaspard Shingleton, parte seconda. – leggo, lentamente, e avverto su di me l’attesa smaniosa di due occhi azzurri che mi stanno osservando impazienti.
Non so come abbia fatto a trovarlo, ma la conosco abbastanza per sapere che deve aver messo a soqquadro ogni angolo del pianeta senza dare tregua a nessuno, pur di averlo.
Poso il volume, mi volto verso di lei, la guardo serio senza parlare per qualche interminabile secondo. Poi, sorrido.
Un sorriso carico di amore, di gratitudine e di felicità, uno di quelli che la fa andare in estasi, come ama ripetermi spesso, perché tanto rari e speciali.
La prendo tra le braccia e lei si stringe forte, guardandomi da sotto in su con quell’aria un po’ scanzonata che mi riserva quando vuole stuzzicarmi.
- Allora, professore, che mi dici? – sospira, incantata dal mio sguardo; ora che è stretta a me posso perfino percepire il battito forte e rapido del suo cuore.
- Che sono un uomo molto, ma molto fortunato. – mormoro, con voce profonda, chinandomi verso la sua bocca e, a un lieve cenno della mia mano, la porta si richiude dolcemente.

Edited by Ele Snapey - 20/7/2013, 14:45
 
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