Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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Alaide
view post Posted on 8/7/2013, 08:38 by: Alaide
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Autore/data: Alaide – 1 – 4 maggio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Il volto della ragazza era colmo di disperazione e sulle sue labbra era disegnato un sorriso altrettanto disperato e tremante
Nota: E’ il seguito di Un incontro
Parole: 1156


Klavierstücke
2. Conversazioni notturne


Parigi, 5 marzo 2000


«Cosa vuole in cambio?» domandò rapidamente Heloïse, dopo che Anne si era addormentata in un’altra stanza.
L’uomo aveva somministrato una pozione alla sorella ed il respiro della bambina si era fatto meno difficoltoso. Per quella notte avrebbe potuto stare tranquilla, avrebbe potuto dirsi che Anne non sarebbe morta.
Sapeva perfettamente che quella non era semplice febbre.
E sapeva altrettanto bene che non poteva andare all’Hôtel-Dieu.
Non voleva che le portassero via Anne.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa perché la sorella non si ritrovasse da sola.
Qualsiasi cosa quell’uomo le avesse chiesto.
Era certa che lo sconosciuto non avesse agito spinto da gentilezza, né da pietà.
Tutti volevano qualcosa in cambio.
Non importava quello che dicevano.
«Cosa crede che possa volere in cambio?» domandò Severus, osservando la ragazza.
Erano seduti in una stanza del suo appartamento nella Parigi Magica, l’appartamento che gli era stato assegnato dalla Cité della Magie, troppo grande per un uomo solo.
«Non posso saperlo, Monsieur.» mormorò la ragazza, senza guardarlo in volto.
C’era qualcosa di strano nell’atteggiamento della giovane. Le sue parole indicavano qualcuno che era stato ferito dalla vita ed era questo un particolare che la metteva in netto contrasto con la sorella minore, dotata di una netta fiducia nel prossimo.
Una fiducia che pareva mancare alla ragazza che era comunque tremendamente giovane. In quel momento in cui la stava osservando meglio, Severus si accorse che non doveva avere molti anni in più della sorella. Non doveva avere più di quattordici, quindici anni al massimo. Ed in quel periodo dell’anno avrebbe dovuto trovarsi a Beauxbatons e non già nelle strade della Parigi Magica, insieme ad una bambina.
V’erano molte domande circa le due sorelle. Ma per quelle ci sarebbe stato, forse, tempo dopo.
«Conosce la malattia di sua sorella?» domandò Severus infine.
«La stessa che si è portata via la mamma.» biascicò Heloïse, che alzò improvvisamente il capo, ma gli occhi non incontrarono quelli dell’uomo. «Si porterà via anche Anne, non è vero, Monsieur?»
Il volto della ragazza era colmo di disperazione e sulle sue labbra era disegnato un sorriso altrettanto disperato e tremante, un sorriso che la rendeva ancora più giovane, più incerta, come era giusto che fosse in una situazione del genere, si disse l’uomo.
«Dovrebbe portare sua sorella all’Hôtel-Dieu»
«No, la prego, Monsieur… farò qualsiasi cosa, ma se… non mi porti via Anne.»
Le lacrime scorrevano lungo il volto della ragazza ed il sorriso si fece più disperato.
V’era qualcosa di tremendo nella situazione di quelle due innocenti.
V’era qualcosa di tremendo in quelle lacrime ed in quel sorriso disperato.
V’era qualcosa di tremendo nella sofferenza che colpiva chi non aveva colpa, quando lasciava lui impunito nonostante tutto il sangue che gli macchiava le mani e l’anima.
«La bambina è sua sorella. Che ragione avrebbero per portargliela via?» domandò infine l’uomo, al solo scopo di osservare la reazione della ragazza.
Severus poteva immaginare benissimo le possibili ragioni. Se, come credeva, la ragazza era minorenne, non le avrebbero mai affidato la bambina. E forse c’era dell’altro, considerando la reazione della giovane che pareva improvvisamente in preda al panico.
Le mani di Heloïse tremavano.
La ragazza sapeva che quella domanda sarebbe arrivata, anche se si chiedeva per quale motivo l’uomo non le avesse subito detto cosa voleva in cambio. E non voleva credere di aver incontrato qualcuno che agiva in maniera disinteressata.
Eppure era un bel pensiero che fece distendere leggermente il sorriso disperato che aleggiava sulle sue labbra.
«Non c’è cura per questa malattia.» decise di dire la infine.
Stava sviando la domanda, lo sapeva, ma non si fidava di quell’uomo. Non si fidava di nessuno, se non di Anne, per la quale avrebbe fatto qualsiasi cosa.
«Esistono pozioni che possono alleviare le sofferenze di sua sorella e rallentare la malattia.» disse l’uomo, continuando ad osservare con attenzione le reazioni della ragazza.
«Non posseggo più nulla per procurarmele.» ammise con voce flebile Heloïse, il volto sempre più colmo di disperazione e sconforto.
Severus osservò con attenzione la ragazza che aveva ancora il sorriso disperato sulle labbra tremanti per la consapevolezza che la sorella avrebbe presto o tardi perso la vita.
«Vada a riposare.» disse bruscamente l’uomo, notando la stanchezza sul volto della giovane, che la faceva apparire come quello che era.
Una ragazza, poco più di una bambina, che si ritrovava ad aiutare la sorellina malata.
E quel pensiero non fece che aumentare l’abituale senso di colpa, non fece che rendere ancora più stridente il contrasto tra la sua anima nera e l’innocenza di quelle due sorelle che stavano soffrendo in quel momento, quando egli, che aveva commesso colpe orribili, viveva una vita che non meritava.
La condusse nella stanza dove già riposava la bambina.
Quando fu di nuovo solo, tornò nel soggiorno e si sedette, prendendo in mano gli appunti della ricerca che stava portando avanti per la Cité de la Magie.
Una ricerca che riguardava la malattia di cui soffriva quella bambina, una malattia ereditaria, diffusa soprattutto fra le famiglie Purosangue, che non aveva mai trovato una cura, nonostante secoli di tentativi.
E nonostante gli sforzi e le modifiche che stava apportando alle pozioni fino a quel momento somministrate a chi ne soffriva, Severus non credeva che sarebbe stato lui a trovare la cura.
Ed allora un’altra vittima, un altro volto – accanto ai volti anonimi di altri malati – si sarebbe aggiunto ai tanti volti che tormentavano le sue notti ed erano sempre presenti, in un angolo della mente, durante le sue giornate.
Non importava quanto fosse ottimista il Guaritore che seguiva la ricerca insieme a lui. Era una fiducia malriposta, come malriposta era la fiducia della bambina.
«Monsieur, vorrei ringraziarla.» la voce della bambina lo colse di sorpresa, facendogli macchiare leggermente la pergamena con l’inchiostro.
Anne gli stava sorridendo, un sorriso gentile e dolce che spiccava sul volto pallido.
«E sono convinta che anche Heloïse lo farà. Soltanto…» la bambina si interruppe di colpo, a causa della tosse. Fece qualche passo verso di lui. «Avevo paura che rifiutasse, prima, nella via.»
Severus non disse nulla per diverso tempo. La bambina lo stava fissando con sguardo limpido ed innocente.
E fiducioso.
Una fiducia che sapeva di non meritare.
Non importava se quella bambina non sapeva probabilmente nulla sul suo conto. Era troppo piccola perché leggesse le pagine del Monde de la Magie e sua sorella e la sua famiglia, con ogni probabilità, non l’avevano tenuta informata due anni prima, quando doveva avere sui sei anni.
Eppure nessuno di così innocente avrebbe dovuto fidarsi di qualcuno di così colpevole.
«Dovresti essere a letto.» disse infine con tono simile a quello dei suoi anni da professore.
«Lo so, ma volevo ringraziarla. Per la pozione. E per averci aiutate.»
La bambina gli sorrise di nuovo.
Un sorriso che, per un istante, rese meno presente la mano della malattia sul suo volto infantile.
Ma la bambina era malata.
E a Severus parve che stesse pagando per le colpe del mondo.
Per le sue colpe.
 
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