Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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kijoka
view post Posted on 23/6/2013, 18:50 by: kijoka




Nr. 24

Autore/data: Kijoka – 23 giugno 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post HP7
Avvertimenti: AU
Riassunto: L'attimo in cui tutto si fa comprensibile è nascosto tra fiumi di immagini.
Parole/pagine: 1159/3.




Intuizione

Sobbalzò.
Un altro lampo squarciava il cielo, illuminando a giorno il profilo delle morbide colline, poco lontane.
Con una mano si terse la limpida lacrima che scivolava, silenziosa e subdola, sulla guancia.
Sapeva che questo momento sarebbe arrivato, anche se non aveva indovinato quando la ragione avrebbe sottomesso il bruciante sentimento.
Un tuono e i vetri vibrarono.
Così stava il suo cuore: uno scrigno di vetro che avrebbe potuto andare in pezzi da un momento all'altro.
Cosa doveva credere?
Erano passate solo poche ore e ciò che aveva visto l'aveva realmente sconvolta.
Erano stati solo squarci fugaci su un passato terribile, colmi di atrocità. Orrori che mai si erano affacciate alla sua mente. Efferatezze cui non aveva voluto credere, neanche intuire per non accettarle.
Eppure lo sapeva.
Aveva vissuto il periodo buio ed era a conoscenza di quel che si agitava dietro al momento più oscuro della loro storia.
Era ancora molto giovane quando tutto era cominciato, ma la seconda fase l'aveva travolta in tutta la sua spaventosa brutalità.
Non aveva voluto addentrarsi, allora, nelle fondate eventualità che, anche solo la metà di ciò che passavano come dicerie, fosse invece reali!
Ma dopo ciò che aveva visto nella mente del mago non poteva più ignorare.
Sarebbe riuscita a seguire il suo cuore o la strada era troppo in salita e piena di asperità per continuare?
Quello strano senso di fiducia che l'aveva guidata veniva da lontano, lontano nello spazio e nel tempo.
Era tardo pomeriggio, faceva già freddo e aveva cominciato a lavorare lì da una solo settimana quando era entrato nel negozio.
Il mantello lo avvolgeva come una pesante nuvola scura e gli dava un'aria pericolosa, come quella dei temporali estivi, dalle propaggini sfrangiate, che minacciano grandine.
L'aveva guardato appena, di sicuro non l'aveva nemmeno vista.
Si era rivolto direttamente al proprietario del negozio, traendo velocemente una pergamena da una tasca della lunga giacca nero.
Un elenco di libri che avrebbero dovuto procurargli.
Le era sembrato un uomo silenzioso e cupo: aveva parlato con meno parole possibili, dicendo solo lo stretto necessario.
Una collega l'aveva informata che, prima o poi, avrebbe dovuto incontrarlo. Le aveva raccomandato di non rivolgergli la parola: sapeva essere davvero scortese e perfido, tanto quanto il suo aspetto era rigido e burbero. Le aveva raccontato le dicerie e le verità, suggerendole di girare al largo da quell'uomo spaventoso.
Eppure aveva subito pensato che la collega fosse fin troppo prevenuta.
Era stato essenziale e stringato con Cloud, ma gentile, e a dispetto della sua fama, né altero, né arrogante.
Aveva mani forti, ma modi educati.
Gli occhi erano neri, attentissimi. Luminosi, profondi e impetuosi.
Le era sembrato che potessero leggerle dentro, anche solo nel fugace attimo che li aveva incrociati.

Già allora aveva compreso tutto?
Da quando giaceva in quel letto lo aveva vegliato, ma quel contatto l'aveva portata ancora più lontano dei suoi stessi ricordi.
All'inizio erano stati lampi di memoria, sprazzi di lucida angoscia, che aveva letto involontariamente, eppure inesorabilmente, nei suoi incubi, nei suoi pensieri inconsci ed incontrollati.
Poi era cominciato tutto e l'aveva trascinata con sé. La luce interrompeva il buio e, in quella luce, la scena era inequivocabile.
Era cominciato tutto con un viso.
Non l'aveva riconosciuto, in quel momento: era troppo diverso da come lo ricordava.
Era il viso del mago più malvagio e potente, prima che si tramutasse nel mostro senza cuore che era diventato. Un volto umano, dai lineamenti regolari e dai capelli a morbidi ricci e scuri.
Una sola cosa l'aveva fatta riflettere e messa in dubbio: quel sorriso.
Guardarlo era stato come se improvvisamente fosse stata immersa in una gelida pozza di acqua stagnante e putrida.
La voce non se la sarebbe mai scordata: senza alcun sentimento, glaciale e impassibile.
Ricordò come le era sembrato impossibile che una simile, raggelante, sentenza fosse stata pronunciata da quelle labbra, quasi sensuali, aperte in un sorriso.
- Sì... Severus ora sei davvero mio!
Al solo ricordo di ciò che aveva visto in una memoria non sua, un lungo brivido le aveva percorso la schiena.
In quel momento un altro lampo si scagliò nel bosco sulla collina squarciando l'aria con un immediato tuono furibondo.
Anche nella mente dell'uomo senza conoscenza tutto era continuato nello stesso modo: per un attimo era luce, nella quale succedeva qualche cosa di orribile e poi tornava il buio.
Aveva passato una notte intera veleggiando tra ricordi di incredibile violenza, sentimenti di ribellione e di terrore, senza soluzione di continuità.
Deglutì.
Non voleva ricordare ciò che aveva visto.
Non voleva credere che fosse davvero successo.
Non voleva pensare a quanto sangue era stato sparso per un credo senza futuro.
E lui era là.
Lui l'aveva vissuto e ne era stato parte.
Questa era la verità.
Non poteva negare: aveva visto. No, era stato più profondo il contatto: l'aveva rivissuto con lui.
L'angoscia e la paura le montarono nell'anima in un attimo, stringendole la gola fin quasi a mozzarle il fiato.
Avrebbe voluto urlare, ma il tuono seguente lo fece per lei.
Guardò oltre il vetro la pioggia che inondava i prati e gli alberi, trascinata dalle folate di vento feroci.
Lacrime amare di un bimbo lasciato in balia della vita, senza alcun supporto, senza guida.
Quella creatura sceglierà come può, come meglio crede, senza le basi da seguire.
Per tutta la vita sarà trascinato dove più forte tira il vento e costruirà le sue difese come meglio potrà.
Poi prenderà a tagliare fuori gli altri, che non sa gestire, che non riesce a capire e alla fine farà di se stesso una roccaforte inespugnabile per il dolore immenso di vedersi tradito da chi chiamava amico.
Tutto quel che aveva vissuto, ogni decisione che aveva preso lo avevano portato sempre più vicino al baratro e alla fine aveva guardato la sua stessa morte negli occhi...
Poi, sopra il marasma di sentimenti che le si agitavano nel petto, emerse un particolare di una delle visioni più terribili.
Perché l'aveva accantonato? Perché sembrava averlo dimenticato?
Eppure era ciò che più l'aveva colpita!
Era quel che le aveva dato tutto il coraggio. Era stato il motivo che l'aveva spinta avanti e che le aveva gonfiato il cuore di orgoglio. Era un insignificante momento nel quale tutto aveva preso reale significato.
E comprese.
Mani chiare, forti e nervose, appena coperte dal mantello nero, che stringevano l'arma aguzza, rilucente alla torcia accesa nella notte senza luna.
Non aveva solo assistito, era dentro il cuore e nella mente di colui che era il proprietario di quel ricordo.
Quelle stesse mani, quell'anima lacerata, respinta e forse irrimediabilmente afflitta, quella mente acuta e pronta, avevano avuto un fremito: il mago aveva esitato.
L'uomo aveva ripreso il controllo del mostro senz'anima, del seguace del Male, del Mangiamorte.
Il sorriso le si fece largo nel cuore, fino a imperare sulle sue labbra, con tutta la forza dei suoi sentimenti.
Era stato in quell'attimo preciso, ora ricordava bene, proprio allora aveva capito chi davvero fosse Severus Piton.

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 14:08
 
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