Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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Ale85LeoSign
view post Posted on 9/6/2013, 10:52 by: Ale85LeoSign




Autore/data: ale85leosign- 9 giugno 2013
Beta-reader: -
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: romantico/introspettivo
Personaggi: Severus Piton
Pairing: Severus/Personaggio originale
Epoca: 6° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: E mentre avanzava verso quella luminosa oscurità, pensava che niente era per sempre.
Parole: 1158

Niente è per sempre



Il cielo era tempestato di cristalli luminosi e l’immensità oscura, che ricopriva il mondo come un velo di chiffon nero, pareva quasi intenerirsi alla luce flebile delle stelle, sembrando meno cupa e tormentata del solito.
Una notte vellutata, quasi dolce, fatta di ricordi spezzati e speranze infrante… lontane, come quei cristalli di luce pura che brillavano ancora a discapito del tempo e delle scelte sbagliate di un uomo che quella notte si affacciava ancora nell'abisso della memoria.
In passato, quando la felicità era morta, spegnendosi nel cuore di Severus, era stata la rabbia a ridestarsi, e unendosi al dolore aveva generato un rimorso insopportabile.
Nulla aveva più un senso. Nemmeno la sua presenza lì, a Hogwarts, nel luogo che aveva fatto tante promesse a un ragazzino all’inseguimento di una piccola speranza di felicità.
Brucianti lacrime avevano rigato il volto pallido del giovane uomo che era stato, come rivoli di sangue trasparente in cui si riflettevano sogni argentati dagli occhi di smeraldo opachi e spenti.
Ricordava quella notte nitidamente e rivedeva se stesso mentre ghermiva il libro di Arti Oscure, ciò a cui si era affidato dopo aver perso Lily, e in un impeto violento del cuore, con un rumore lacerante, ne aveva strappato una pagina.
Il grido di dolore che era echeggiato dalla carta strappata dentro la sua mente, aveva avuto la capacità di immobilizzarlo, di fargli spalancare gli occhi e fissarli sul pallido pugno tremante, che ancora ghermiva il foglio strappato con rabbiosa sofferenza.
Si era sentito come quel libro: un involucro lacerato a cui era stata sottratta una pagina della sua vita.
E dentro di sé sapeva che lo strappo sarebbe rimasto per sempre, come il Marchio Nero impresso sull’avambraccio, la maledizione di una vita forgiata nell’errore.
Ma quello stesso libro poteva essere la chiave: si era reso conto che lui stesso era la chiave delle sue scelte e del suo destino, così era tornato da Silente, e aveva cominciato a combattere e ad espiare i propri peccati.
Severus aveva ghermito l’oscurità e questa aveva spiegato le sue ali nere, impresso il simbolo di morte sulla sua anima e avvolto l’esistenza di un uomo in una coltre di fumo denso e scuro, rischiarato dai bagliori d’argento di una maschera e di un pugnale troppo spesso rigato di sangue.
Ma Severus non era crollato e non era mai stato inghiottito da tutto quel Male pur facendone parte. Dalla tenebra era riemersa la speranza di poter vivere, sottoforma di una donna.
Lily non era ritornata dal regno dei morti per salvarlo, ma i suoi occhi verdi si erano tramutati in un oceano, blu, profondo, che aveva lambito il suo cuore e raggiunto la sua anima lacerata, attenuando e infine stemperando la sofferenza e il sacrificio di cui si era fatto carico per tanti anni.
Quella notte il mago aveva attraversato i corridoi del castello, animati dai bisbigli e dalle ombre di fantasmi passati, e ora stava immobile nel luogo prescelto per l’attesa, gli occhi fissi nell’oscurità, come per scrutare un futuro che ancora non poteva vedere ma che, di lì a poco, si sarebbe materializzato.
Era giunto il tempo di una nuova scelta.
Una scelta non più di morte, ma di vita.

***


Mentre avanzava per i lunghi, oscuri corridoi rischiarati dalla luce della luna, avvertì la sua presenza e seppe dove dirigersi.
Una brezza fresca le turbinò attorno, circondandola, accarezzandola, guidando i suoi passi.
E sentì la sua voce, il timbro profondo di un sospiro regalato alla notte, che pronunciava il suo nome, desiderandolo.
E poi lo vide.
Le dava le spalle, calmo e silenzioso come un mare immobile, scrutando il paesaggio ammantato di tenebra e luccichii stellati.
Era alto, misterioso, solenne. Alla luce della luna i capelli d’inchiostro e il lungo mantello parevano solcati da un’elegante onda di indaco, che vibrava e oscillava seguendo il gentile soffio del vento.
Per un momento le parve di scorgere la fugace ombra di un dolore profondo mentre Severus sospirava un’ultima volta, rivolgendosi alla notte e a un passato che poteva finalmente lasciarsi alle spalle, nelle pieghe sconfinate del tempo.
Poi avvertì la sua presenza e infranse la propria immobilità: una mano pallida, in un gesto morbido e lento scostò appena il mantello di lato, mentre si voltava, rivelando i lineamenti dal pallore eccezionale, il colletto bianco, quasi fosforescente al richiamo della luce lunare, circondato dalla fine seta del foulard nero che gli avvolgeva il collo.
Le palpebre di alabastro si sollevarono lentamente, rivelando occhi saggi, magnetici, scintillanti nell’ombra levigata dell’onice. E quando incontrarono i suoi, quasi si perse nell’intrico sfaccettato di quei gioielli splendenti.
Per un momento si sentii respinta e attratta dalla loro vista, nel riconoscere la trama oscura di un dolore che era pulsato a lungo dentro di lui e che non se ne sarebbe mai andato del tutto.
Ma nel volgersi di brevi istanti il mago si trasformò nell’uomo che amava, aprendosi in un sorriso. Cominciò dagli occhi: essi si addolcirono nel riconoscerla, l’oscurità che racchiudevano si fece languida e vellutata rivelando un sentimento caldo e avvolgente che venne sottolineato dal movimento delle labbra, quelle stesse labbra mortali che nei bagliori argentati di un fantasma passato avevano pronunciato un desiderio di eternità: sempre.
Amore… morte…
La chiave di tutto era accettarli, non sostituirli o combatterli.
Severus poteva pensare all’eternità di una promessa senza esserne schiavo, traendone il giusto insegnamento: amare e lasciarsi amare. Ricominciare a vivere, anche al fianco di un’altra donna, di una persona che sapeva accettarlo per quello che era.
Le sue labbra si curvarono verso l’alto morbidamente, atteggiandosi in un sorriso affascinante e finalmente sereno.
Alla luce lunare comparve il volto dell’uomo che amava, scolpito da una severità e una saggezza dettate dalla sofferenza, da scelte sbagliate, da un amore sconfinato e devoto che aveva oltrepassato i solidi cancelli della morte per gettarsi volontariamente nelle fauci di un mostro. Ma era un volto che aveva imparato a conoscere, denudandolo della maschera d’argento e di tutte le barriere sottostanti che l’avevano protetto dai suoi stessi sentimenti e dalla possibilità di vivere.
Superando il muro di ombre, poteva leggere amore: un sentimento immutabile, libero, sincero.
Più forte della morte.
E in quel momento Severus, stagliandosi davanti al paesaggio notturno e ai luminosi astri del cielo, continuando a sorridere, sollevò una mano pallida verso di lei, lentamente, il palmo rivolto verso l’alto esaltato dalla luce bianco-argentata della luna, in un elegante gesto d’invito a raggiungerlo, per assaporare insieme l’alba di un futuro felice.
E mentre avanzava verso quella luminosa oscurità, pensava che niente era per sempre.
Ma gli attimi che possedevano e che avrebbero condiviso assieme, non glieli avrebbe mai portati via nessuno.
Lily era perduta, ma l’amore di Severus era rimasto, un sentimento eterno di chi l’aveva provato e sapeva tramandarlo nel tempo.
Incantata dal sorriso del mago, avanzò in quel sogno reale.
Strinse la sua mano, lasciandosi avvolgere e ricambiando un caldo abbraccio di tenebra splendente.
E la notte diventò più luminosa del giorno.
 
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