Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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chiara53
view post Posted on 24/5/2013, 10:40 by: chiara53
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I miei sorrisi hanno visto giorni migliori, ma la primavera ha un effetto deleterio su di me.
Smile Severus, questa notte passerà... o la faremo passare...

Autore/data: Chiara53 – maggio 2013
Beta-reader: Pingui79
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: drammatico/introspettivo.
Personaggi: Severus Piton.
Epoca: Sesto anno.
Avvertimenti: nessuno
Riassunto: Non sempre la dolcezza consola.
Parole/pagine: 648/2.


Note:
Questa storia è stata scritta per il Gioco Creativo n.13 “Un anno di sorrisi per Severus”



Ci sono giorni




Ci sono giorni in cui niente è come vorresti.
Ti svegli e pensi che dovrai sopportare ancora un altro giorno di questo male di vivere.
Stringi forte le palpebre e nessuna luce penetra nella stanza.
La camera, per fortuna, è nella parte sotterranea del castello.

Non voglio aprire gli occhi, è finita. Non voglio più lottare.
Ogni ora mi avvicina al destino che presto si compirà.
A chi importa di me?
A nessuno.
Ma io sono vivo, ho ancora un’anima, anche se mal ridotta.
Ho ancora un cuore e batte vigoroso nel petto: la vita non mi abbandona anche se lo vorrei.

*
Ci sono giorni in cui alzarsi e vestirsi sono una fatica impossibile.
Ma la compi per abitudine, per decoro e per razionalità.
La ragione insieme con il dovere gettano le basi per sopportare i giorni che si susseguono.

Trascorro il tempo sperando che tutto finisca.
Non è facile e non è accettabile.
Ma ormai ho smesso di combattere.

*
E poi ci sono giorni in cui…
Si apre la porta ed entra un vecchio mago, l’unico che ha accesso alle tue stanze senza bussare.
Si avvicina e vorresti fargli del male a mani nude per quello che stai passando, invece lo guardi e pensi che non sarà possibile ancora per molto vederlo entrare con le sue vesti improbabili e gli occhi azzurri fissi su di te.
Allora resti immobile e attendi.
- Severus… - dice sottovoce, avvicinandosi.
Ci sono giorni in cui un vecchio padre malato accarezza senza parlare la testa di un figlio, lo abbraccia perché sa di avergli chiesto molto, tanto, troppo.

- Non farmelo fare. – sussurro scuotendo la testa, vinto ed impotente ad oppormi ancora.

- Severus… - ripete, e il tono è ancora più dolce e triste.

Non posso fare a meno di guardarlo. E di mostrargli le mie lacrime. Con lui lo posso fare.
Con lui, padre, amico, mentore e unica guida della mia spregevole esistenza, posso anche calare la maschera e mostrargli di essere a pezzi, così piccoli e impossibili da rimettere insieme.
I nostri sguardi si incontrano.
Infila una mano nella tasca dell’abito e tira fuori un piccolo dolce al limone.
- E’ per te, ragazzo. - prendo in mano l’improbabile offerta e non trattengo un’altra lacrima che scende veloce lungo la gota. Lui l’asciuga con la sua mano rugosa, poi stringe la mia testa contro il suo petto ed io sento il suo vecchio cuore che batte lento. Chiudo un attimo le palpebre cullato dal quel suono confortante.


- Io so chi sei. - ti sussurra. – Io so di quanto amore sei capace. La tua anima è salva, quello che farai è per amore, solo per amore. Non dimenticarlo.
Sospira. Poi riprende.
- Non avrei voluto tormentarti così, figlio mio. Ma è la mia volontà. Io so che non è la tua, non dovrai cercare il perdono per quello che ti ho chiesto di fare, perché non c’è niente da perdonare.

Mi prende il viso tra le mani e adesso le sue iridi riempiono la mia vista. Sono luminose ed azzurre. Posso contare le piccole rughe ai lati di quegli occhi così limpidi in un volto vecchissimo e stanco, occhi che sorridono e mi invadono il cuore.
Accarezza i miei capelli ancora una volta e poi in silenzio, accompagnato dal fruscio delle vesti, si volta ed esce.
Mi è rimasto il dolce in mano: uno stupido, inutile, dolcetto al limone.
Lo guardo.
E’ appiccicoso tra le mie dita tremanti.
Lo guardo, mentre ancora scendono lacrime di dolore.
Lo mordo.
E’ troppo dolce, ma con una punta di asprezza.
E’ buono.
Come il bambino che non sono mai stato, lo mastico piano.
Ed ecco: si trasforma in un impossibile conforto, un dono per dirmi che sono stato ubbidiente e che lo sarò ancora.
Un amaro sorriso sfiora le mie labbra ancora bagnate di lacrime.
Albus, padre per sempre.
 
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