Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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ellyson
view post Posted on 20/5/2013, 11:35 by: ellyson
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Scusate!!!! Ieri abbiamo festeggiato il compleanno di Rebecca e mi sono proprio scordata!

n. 15

Titolo: Alla luce del sole
Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One shot
Rating: Per tutti
Genere: Generale
Personaggi: Severus Piton, Hermione Granger
Pairing: Severus / Hermione
Epoca: Post 7 libro – Epilogo alternativo
Avvertimenti: AU
Riassunto:
Sono stanca dei segreti e dovresti esserlo anche tu. Voglio che la gente sappia che sono la tua donna. Voglio palare con Ginny del mio uomo. Voglio poter guardarti con amore in mezzo ad altra gente e voglio poter andare al matrimonio di Harry con l'uomo che amo. Voglio questo Severus. Una relazione alla luce del sole.
Parole: 1867

Alla luce del sole

Hermione Granger sapeva di avere un carattere difficile. Sapeva che a volte risultava sgradevole parlare con lei perché voleva avere sempre avere l'ultima parola. Sapeva che la sua intelligenza metteva molto in soggezione. Che la sua fama da SoTutto, spesso, la precedeva.
Lo sapeva e, per questo, cercava di smorzare gli angoli aguzzi del suo carattere indurito, a volte troppo indurito, dalla guerra.
Solitamente si tratteneva dal precisare fatti non importanti, cercava di non avere sempre l'ultima parola, si mostrava più permissiva quando vedeva uno dei suoi colleghi infrangere il protocollo per cose insignificanti.
Si tratteneva e le cose andavano bene.
Ma nell'ultima settimana, però, era stata così di pessimo umore che non si era più controllata.
Sbottava quando trovava una carta fuori posto. Criticava tutti, continuamente, e per qualunque cosa. Correggeva chiunque dicesse qualcosa di sbagliato o incompleto. Voleva sempre avere l'ultima parola.
Era stata così insopportabile che un paio di colleghi più anziani, pensando di non essere sentiti, avevano detto che doveva togliersi la scopa da ogni pertugio oscuro del suo corpo.
Per questo quella mattina, appena sbucata da uno dei camini nell'atrio del Ministero della Magia con addosso il suo completo nero babbano, non si stupì quando vide la gente scostarsi al suo passaggio quasi fosse un drago infuriato.
E, pensandoci bene, si sentiva proprio così.
Madeline Onix Fireborn, detta Ruby per la sua predilezione per la bigiotteria con pietre rosse, l'assistente che aveva assunto dopo una lunga ricerca e solo perché la mole di lavoro era diventata ingestibile per una sola persona, si alzò in piedi di scatto quando la vide entrare nell'ufficio con il solito umore nero che l'accompagnava a braccetto in quegli ultimi giorni.
- Signorina Granger! - disse avvicinandosi con i messaggi del mattino, aveva già un'espressione abbattuta che le diede subito fastidio – C'é...
- Non ho intenzione di vedere nessuno, Ruby. - disse interrompendola leggendo distrattamente le missive – Tra un paio d'ore ho l'udienza per allargare il territorio di caccia dei centauri dello Yorkshire e voglio rivedere tutta la pratica. Non voglio nessun messaggio, nessuna visita. Non voglio essere disturbata neppure se l'Oscuro Signore in persona tornasse dall'oltretomba e iniziasse a camminare per le strade di Londra.
- Veramente signorina...
Hermione non l'ascoltò nemmeno, aprì la porta del suo ufficio e si bloccò di colpo costringendo Ruby ad una brusca frenata.
- Gli ho detto che avrebbe dovuto aspettare fuori. - sussurrò spaventata la strega alle sue spalle mortificata – Ma non ha voluto ascoltarmi.
Il mago seduto dietro alla sua scrivania gli lanciò un'occhiata di sfida.
- Ci penso io. - rispose Hermione liquidando la segreteria in modo sgarbato prima di chiudere la porta.
Sotto lo sguardo del mago, la strega appoggiò la borsa ventiquattr'ore sulla scrivania e si sedette.
- Gli elfi domestici hanno finalmente deciso di ribellarsi ad Hogwarts? - domandò appoggiandosi allo schienale – O le sirene non vogliono più stare in quella pozzanghera che chiamate Lago?
Il mago dall'altra parte sollevò un sopracciglio fine.
- E' passata una settimana. - disse incrociando le braccia al petto ignorando le sue domande – Una settimana di silenzio.
- Non abbiamo nulla da dirci. - tagliò corto l'altra prendendo il voluminoso fascicolo dalla borsa che, all'apparenza, sembrava contenere solo una misera pergamena. – Ho molto da lavorare, Severus. E, comunque, - disse dopo aver aperto il fascicolo – anche tu sei rimasto in silenzio per una settimana. Ora se vuoi scusarmi...
- Dobbiamo parlare di quello che è successo.
- Perché? Sei già stato abbastanza chiaro.
- Pix ha inventato una nuova canzoncina su Hermione Granger e il suo reggiseno.
Hermione si sentì arrossire come una scolaretta sorpresa nel ripostiglio delle scope ad amoreggiare con il fidanzatino.
Severus ghignò divertito.
- Potevi almeno rivestirti.
- Vai al diavolo, Piton!
Il mago si alzò dalla sedia e aggirò la scrivania, parandosi di fronte a lei.
Hermione sentì il cuore in gola, il suo corpo fremeva e si malediva per la sua totale dipendenza da quello sguardo caldo ed avvolgente.
Quello sguardo che apparteneva solo a lei.
Quello sguardo di luce celato dalle tenebre del suo passato.
E quel suo maledetto corpo che sentiva il richiamo dell'altro.
- Sei scappata in piena notte... non mi hai lasciato tempo di replicare.
La strega deglutì ritrovando lo spirito battagliero di pochi istanti prima.
- Io me ne sono andata quando ho capito che non ero più la benvenuta!
Severus si chinò su di lei. Una mano si avvicinò al suo viso, due dita afferrarono una ciocca di capelli attorcigliandone la punta sulle dita allungate, perfette per il calderone.
Perfette per far vibrare il suo corpo.
Scacciò quel pensiero molesto.
- Io non ho mai detto questo. - alitò Severus, vicino alla sua guancia, troppo vicino.
Poteva sentire il calore della sua pelle, il respiro sul collo...
- L'ho capito da sola... - quasi balbettò spingendo indietro la sedia, liberandosi da quella dolce presa che sapeva di possesso e che le annebbiava la mente – quando sei scappato da me.
- Io non scappo! - rispose Severus irritato, ritirando del tutto la mano.
- Severus, io ero nel tuo letto. Nuda. Avevamo appena finito di fare l'amore e ti ho detto che ti amavo. - gesticolava mentre parlava, si sentiva tradita, ferita nel profondo – Tu ti sei alzato e sei andato a controllare una pozione!
- Era una pozione importante.
Hermione sbuffò contrariata e tornò a fissare il fascicolo.
- Mi hai colto di sorpresa. - cercò di giustificarsi lui.
- Ci frequentiamo da quasi un anno. - rispose la strega – Era logico, anche se non posso definirla una vera e propria relazione, visto che non vuoi che qualcuno lo sappia.
- La situazione è delicata.
Si alzò, fiera e battagliera, come quando aveva combattuto per la sua vita a Hogwarts.
Anche se in quella stanza non si usavano incantesimi proibiti e bacchette, stava ancora lottando per la sua vita.
- Sai una cosa, Severus? Anch'io all''inizio l'avevo pensato. In fondo tu sei ancora visto come un ex Mangiamorte, anche se hai aiutato l'Ordine fino allo stremo. E io sono definita l'eroina del mondo magico, la mente del trio che ha salvato il mondo. Sì, era una situazione particolare, con molti anni di differenza d'età e mille pettegolezzi. E all'inizio era anche eccitate fare finta di nulla in tua presenza. Incontrarci per caso al Ministero scambiarci solo qualche occhiata piccante. Ma ora basta. Sono stanca dei segreti e dovresti esserlo anche tu. Voglio che la gente sappia che sono la tua donna. Voglio palare con Ginny del mio uomo. Voglio poter guardarti con amore in mezzo ad altra gente e voglio poter andare al matrimonio di Harry con l'uomo che amo. Voglio questo Severus. Una relazione alla luce del sole.
Il mago alle sue spalle restò in silenzio per quello che le sembrarono infiniti istanti.
- Non è il momento giusto, Hermione.
Sentì il cuore andare in pezzi, sgretolarsi sotto il peso di quel segreto che la stava consumando, sotto quell'amore così grande che la riempiva lasciandola senza fiato.
- Non sarà mai il momento giusto per te, Severus. E io sono stanca, questo gioco non mi eccita più.
Improvvisamente dal camino si alzarono delle fiamme verdi e il viso di un bel giovane apparve nella cornice di marmo.
- Oh scusa, Herm... - fece il giovane mago lanciando un'occhiata veloce all'uomo – pensavo fossi sola. Buongiorno, Preside Piton. - Severus fece solo un cenno con la testa – Volevo solo una conferma per il pranzo di oggi.
- Sì, Mark. Va bene. - rispose Hermione sotto lo sguardo infuocato del mago – Ci vediamo da Tom per l'una.
Il giovane mago annuì con un sorriso radioso e sparì con un pop.
- Da Tom per l'una? - domandò ironico – Un bel giovane... Herm.
Hermione vide la scintilla della gelosia in quello sguardo di fuoco e ne gioì.
Almeno contava qualcosa.
- Smettila, Severus. Non hai il diritto di essere geloso. E' solo un amico e, comunque, non devo a te nessuna spiegazione.
- Dici che mi ami e poi esci con un altro.
- Sì, se la persona che amo non mi ricambia.
- Io non ho mai detto questo.
- Allora accompagnami al matrimonio di Harry, come mio fidanzato.
- No.
Con uno sbuffo la donna riprese il fascicolo appena aperto e lo sistemò di nuovo nella valigetta.
- Ripeto: non abbiamo nulla da dirci. E io esco con chi voglio.
Con un gesto secco, che nella sua mente risultò molto teatrale, chiuse la valigetta e uscì dall'ufficio. Con la coda dell'occhio vide Ruby affrettarsi a trovare qualcosa da fare fingendo di non aver provato ad origliare la conversazione.
Con un umore ancora più nero si avviò all'aula per l'udienza, rischiando di travolgere un paio di addetti alla manutenzione.
L'atrio era ancora ingombro di persone. Ognuno con una meta, soli o in compagnia. Il rumore dei passi era superato solo dal chiacchiericcio e dal fruscio dei messaggi che volteggiavano da un ufficio all'altro. Alcuni gufi volarono sopra la loro testa.
La statua d'oro, ricostruita dopo la guerra, mostrava maghi, streghe, babbani e creature magiche sullo stesso piano, con uguali diritti e privilegi.
Con passo deciso iniziò ad attraversare l'affollato atrio maledicendo Severus.
Maledì il suo sguardo capace di farle tremare l'anima
Maledì il suo corpo e le sue mani che sembravano create per farle provare intensi brividi di piacere.
Maledì quel pomeriggio invernale quando si erano baciati la prima volta.
Maledì la sua voce velluta che sussurrava il suo nome in una stanza buia.
Maledì quella notte quando non era stata in grado di tenersi dentro quel ti amo che prepotente era affiorato sulle sue labbra.
Mentre iniziava a maledire se stessa sentì qualcuno afferrarle il braccio e voltarla di scatto.
Non ebbe il tempo di urlare, sentì le labbra di Severus premere contro le sue.
Non ebbe il tempo di riflettere che la sua lingua cercava di entrare per esplorarle la bocca.
Non ebbe il tempo di respirare che già il suo corpo stava rispondendo a quel bacio di cui sentiva il bisogno.
La valigetta le scivolò di mano e si ritrovò ad affondare le mani nei suoi capelli corvini, mentre lui l'afferrava in vita divorandola con la bocca, mostrando al mondo che era sua e di nessun altro che osava chiamarla Herm.
E quel bacio famelico che sapeva di amore e possesso era quello che voleva, quello che desiderava in quei giorni bui e aridi senza di lui.
E dov’é uno stanzino delle scope quando serve?
Quando si separarono Hermione aprì gli occhi immergendosi nel mare di ossidiana dei suoi. E le stava dicendo che l’amava.
A modo suo, ma l’amava.
- Non ti accompagnerò comunque al matrimonio di Potter. – sibilò Severus prima voltarsi per raggiungere il camino più vicino.
Hermione restò ferma nell’altrio osservandolo allontanarsi.
Lo osservò sentendo la gente che bisbigliava nella sua direzione.
Sentendo l’improvviso silenzio che aveva riempito l’atrio del Ministero.
Sentendo, perfino, la penna color verde acido di quella orribile Rita Steeker mentre scriveva velocemente il nuovo scoop della settimana.
Lo scoop su Severus Piton ed Hermione Granger.
Continuò ad osservarlo mentre camminava a testa alta tra la folla che lo fissava.
Si portò due dita alle labbra rosse e sorrise.
 
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