Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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ellyson
view post Posted on 1/5/2013, 13:37 by: ellyson
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Pozionista sofisticato

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Dalla luna...

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Inserisco il sorriso di mio marito.


Titolo: Il segno sul braccio
Autore: Querthe
Beta: Ellyson
Tipologia: One Shot
Rating: Per tutti
Genere: missing moment? Ma si… io metterei anche “vita di tutti i giorni”
Personaggi: Severus Piton
Pairing: nessuno
Epoca: HP 3
Riassunto:
Severus Piton è interrotto mentre prepara la pozione antilupo
Parole: 595

Il segno sul braccio

L’uomo si bloccò, non prima di aver finito di girare in senso orario il lungo mestolo di legno di quercia del Sussex l'esatto numero di volte che doveva essere rimestato.
“Sette... otto... nove... dieci.” Pensò il pozionista, gli occhi fissi su sfumature praticamente impercettibili dei colore che stavano indicando la giusta riuscita della reazione.
Un problema non doveva certo essere causa di altri guai, e la pozione che stava preparando, se non corretta, sarebbe stata decisamente una seccatura per la scuola e per lui, non necessariamente in quell'ordine.
Sollevò la manica della veste nera che tanto timore incuteva nelle menti degli studenti, concedendosi di notare che aveva un certo effetto anche su parte del corpo insegnanti, e osservò con disappunto il motivo del continuo fastidio all'avambraccio sinistro. Non era la prima volta in quel periodo che succedeva, ma ormai Piton aveva deciso che doveva finirla. Doveva fare in modo che quello che era già successo non si ripetesse più.
Sentì un soffio, qualcosa che chiunque altro avrebbe considerato un refolo di aria, ma non nel suo regno, non nell'aula di pozioni, non nei sotterranei di Hogwarts.
“So che sei qui, so che mi stai sentendo e che cosa stai pensando.” mormorò, posando il lungo cucchiaio di legno e impugnando distrattamente la bacchetta dormiente tra le pieghe della veste.
Mosse la testa lentamente, guardando, squadrando, fulminando ogni angolo dell'aula, ogni pietra appoggiata sull'altra pietra a formare le mura, ogni calderone e banco, alla ricerca di un indizio, di un punto debole nel suo nemico. La punta della bacchetta compiva convulsi, impercettibili movimenti, nascosta sotto l’ampio manto.
Il fastidio al braccio tornò prepotente, rubandogli una smorfia di fastidio.
Il suo orecchio percepì un ronzio, qualcosa id metallico, lontano, quasi ultraterreno per via del fine eco dato dalle pareti.
“Ah, credi di poterti prendere gioco di me, semplicemente perché ancora non posso vederti?”
Mosse la bacchetta in aria, gli occhi fissi in un punto tra il calderone di Potter e quello del suo sciocco compagno Weasley.
“Non sei tu a decidere ciò che avverrà. Forse altrove, forse con altri apparentemente come me, ma qui tu sei nel mio regno, sei in trappola e non lo sai.” Il ronzio si fece di nuovo sentire, alla sua destra, verso la porta chiusa. “Nasconditi, fuggi se vuoi, ora che stai capendo cosa sta succedendo.”
Altri movimenti della bacchetta, un altro punto da fissare nel buio, illuminato da resinose torce, della stanza, le danzanti ombre gli ricordarono per un attimo le rappresentazioni medievali della Totentanz, la Danza della Morte. Gli parve adeguata al momento. Qualcosa balenò, come una scheggia nera nella notte. Solo per un istante, ma gli occhi del mago lo colsero e lo analizzarono come avrebbe fatto per una pozione di uno dei suoi allievi.
“Non sei nulla qui, sei solo un piccolo insetto che se vorrò, potrò schiacciare in ogni momento. Quando avrò finito con te, rimpiangerai il momento in cui hai deciso di venire qui. Dovevi rimanere nel tuo buco scuro, dovevi accontentarti di spaventare gli altri mentre nessuno crede davvero alla tua presenza.”
Severus mosse la bacchetta un'ultima volta, indirizzandola a braccio teso verso la sua destra e il suo incantesimo non verbale si compì.
Una sottile ragnatela di fili iridescenti si sparse dalla punta della sua bacchetta in ogni direzione, e in un attimo l'intera stanza fu trasformata in una versione magica della tana di Aragogh.
Un filo si mosse, una zanzara intrappolata si stava agitando tentando di liberarsi.
L'uomo si grattò il morso, che ormai si era gonfiato e arrossato, sull'avambraccio sinistro.
“Beccata.” sorrise soddisfatto.
 
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