Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

« Older   Newer »
  Share  
Alaide
view post Posted on 17/4/2013, 18:54 by: Alaide
Avatar

Pozionista

Group:
Severus Fan
Posts:
3,086

Status:


Autore/data: Alaide – 4-6 marzo 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: In quel sorriso Severus vide quanto la donna non riusciva o non voleva dire.
Nota: La storia è il continuo di Stille di pioggia
Parole: 1210


Tetralogia

5. Prima Giornata. Atto III. Una supplica



Il sole, pallido e leggermente velato da nubi sottili, illuminava malamente la pareti giallastre della stanza. Severus sembrava seguire con lo sguardo una crepa che attraversava l’intonaco quando, invece, i suoi pensieri erano volti altrove, in una lenta e stanca contemplazione della sua vita e delle sue colpe. Quelle colpe che gli impedivano di dormire ed anche quando il suo corpo esausto si abbandonava al sonno, la sua mente era tormentata dalle immagini di ciò che gli macchiava l’anima.
E l’alba non portava alcun cambiamento.
Non separava affatto dalla luce l’ombra, perché nell’oscurità aveva distrutto la sua anima.
Non si stupì quando udì bussare improvvisamente alla porta. Sapeva che i libri promessi, il giorno in cui la bambina gli aveva rivolto quell’inquietante sorriso, sarebbero arrivati quella mattina. Né fu sorpreso di vedere la giovane che aveva accompagnato la bambina. Né lo stupirono le sue prime parole.
«Le ho portato alcuni libri, signor Piton.» mormorò Melusine, posando tre volumi sul tavolo. «Judith vorrebbe incontrarla nuovamente.»
Severus accolse quelle parole come se qualcuno l’avesse pugnalato. C’era qualcosa di inquietante in loro. Come nel sorriso della bambina. Come nell’amarezza delle sue colpe.
Non riusciva a comprendere per quale motivo la bambina volesse rivederlo. Non aveva fatto, né detto nulla che potesse giustificare una tale volontà.
Ed egli non era di certo qualcuno che potesse risultare veramente gradito ad una bambina. Era certo che quella donna non gli avrebbe mai rivolto quelle parole, né men che meno sorriso gentilmente se avesse saputo che egli aveva le mani sporche del sangue di troppi innocenti.
E quella bambina, a cui erano stati tolti i genitori, non aveva di certo bisogno di stare di fianco a qualcuno con le mani imbrattate di sangue e con l’anima a tal punto lordata da scelte sbagliate ed irreversibili che avrebbe potuto insozzare l’anima innocente della bambina.
“No” scrisse unicamente, porgendo il quaderno alla donna.
Melusine rimase a lungo ad osservare quella parola. Era certa che dietro quel rifiuto vi fossero delle ragioni profonde ed imperscrutabili. Eppure, nonostante quel tono inequivocabile, sapeva che non poteva arrendersi al primo diniego, perché era certa che, in qualche modo misterioso, quell’uomo era importante per Judith.
«Signor Piton…» la donna si interruppe un attimo, raccogliendo le idee, mentre rendeva il quaderno all’uomo. «È la prima volta che Judith si interessa a qualcuno, da quando è arrivata all’orfanotrofio. Non conosco le ragioni di questo interessamento, ma sono certa che, in qualche modo, forse tramite quel disegno, lei è diventato importante per Judith. La supplico, non la scacci.»
Mentre parlava Melusine si era seduta su un’altra sedia presente nella stanza. Si sentiva ansiosa e, se non avesse temuto di cadere nel ridicolo, si sarebbe gettata in ginocchio ai piedi dell’uomo. Qualsiasi cosa, pur di riuscire a vedere nuovamente sul volto di Judith un sorriso.
L’unica cosa a cui riusciva a pensare Severus, in quel momento, era che non v’era alcun senso in quel desiderio.
Né alcun senso nelle parole della donna.
Come poteva non vedere il segno della colpa sul suo volto?
Ed il sangue sulle sue mani?
Per un istante prese in considerazione di rivelare l’abisso delle sue colpe a quella giovane, in modo tale che comprendesse da sola a chi voleva avvicinare quella bambina innocente.
Ma era un pensiero assurdo.
Come assurde erano le parole della donna.
Nessun bambino avrebbe dovuto cercare la sua compagnia.
Così come nessun bambino avrebbe mai dovuto sorridergli.
Non a lui.
Non all’assassino.
“Dica alla bambina di volgere altrove il suo interesse” scrisse, infine.
Melusine lesse le parole con il cuore in gola, mentre vedeva la speranza scivolarle lentamente dalle mani. Fissò l’uomo negli occhi, quegli occhi neri che parevano nascondere pensieri terribili e desolati, cercando di comprendere come agire.
Non voleva ritornare all’orfanotrofio con un rifiuto.
«Non posso.» ammise infine. «Non troverei mai la forza per deludere Judith.
«Quando siamo state qui… lei è la prima persona a cui Judith abbia sorriso da quando è arrivata all’orfanotrofio. La prima persona a cui si sia interessata realmente, a cui abbia parlato in totale spontaneità. Non so perché abbia scelto lei. Davvero, non lo so, signor Piton, ma, la scongiuro, non la respinga.»
Le parole della giovane si erano fatte accorate, disperate quasi.
E sulle sue labbra era spuntato un sorriso tirato, il sorriso nervoso di chi non sa se la sua supplica verrà accolta.
Un sorriso che più di qualsiasi parola, fece comprendere a Severus quanto la donna avesse a cuore la sorte della bambina, di quella bambina, colpita dalla vita, che si era rivolta a lui.
Forse era suo dovere accettare di rivedere la bambina. Comprendeva perfettamente che Judith avrebbe sofferto nel ricevere un rifiuto, ma era, d’altro canto, convinto che non fosse la vicinanza con un assassino, qualcuno che aveva le mani macchiate di sangue come chi l’aveva privata dei suoi genitori, quello di cui avesse realmente bisogno.
La donna continuava a sorridergli, con quel sorriso accorato, quel sorriso nervoso.
Quel sorriso che attendeva una risposta.
Una risposta che non riusciva a dare.
L’unica cosa di cui era certo era che egli non meritava quel sorriso.
Così come non meritava il sorriso della bambina.
La supplica di quella giovane dall’animo puro, quanto il suo era macchiato, pareva mettere in discussione il no secco che aveva scritto sul quaderno.
Eppure sapeva che non poteva essere veramente lui colui di cui la bambina aveva bisogno.
“Ribadisco. Convinca la bambina a rivolgere altrove il suo interesse.”
«Perché?» si lasciò sfuggire Melusine, prima di rendersene conto. «Non… è una domanda sciocca, lo so, signor Piton, una domanda che è giusto che rimanga senza risposta.» la giovane fece una pausa, lisciandosi la gonna con mani nervose. «Per l’ultima volta, la supplico, di non scacciare Judith. Sono certa che il suo rifiuto sia dettato da ragioni profonde, ma, per l’ultima volta, la supplico, non scacci Judith.»
La giovane si era inclinata verso di lui, quasi fosse sul punto di lasciarsi scivolare dalla sedia per inginocchiarsi, supplice, ai suoi piedi.
Le labbra si erano nuovamente tirate in un sorriso dettato dal nervosismo e dalla tensione e dall’affetto.
Ed in quel sorriso Severus vide quanto la donna non riusciva o non voleva dire.
Vide la disperazione di chi sa che un rifiuto danneggerà qualcuno che si vuole proteggere. Vide la consapevolezza che quella era l’ultima supplica.
Era il sorriso di una madre che farebbe qualsiasi cosa per il proprio figlio.
Anche supplicare un assassino.
Era forse il sorriso che aveva avuto sulle labbra Lily, quando si era sacrificata per il proprio figlio.
Non importava se la donna non era la madre di Judith.
In quel sorriso era scritto che Melusine Fairchild era disposta a tutto pur di vedere un raggio di serenità arrivare nel cuore di quella bambina che aveva perso tutto.
Anche a continuare a supplicarlo, ignara delle sue colpe.
O forse l’avrebbe supplicato ugualmente, se questo fosse stato per il bene di Judith.
Ed in quel sorriso vide la risposta che fino ad allora aveva negato.
Mentre prendeva in mano il quaderno, gli parve che nascosta in quel sorriso vi fosse Lily.
Fu un pensiero breve, come un battito di ciglia.
Il tempo di scrivere poche parole.
“Vedrò la bambina.”
E Melusine gli sorrise con gratitudine.
Una gratitudine che Severus sapeva di non meritare
 
Top
1897 replies since 9/1/2013, 00:04   27942 views
  Share