Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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ellyson
view post Posted on 14/4/2013, 09:16 by: ellyson
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Inserisco mio sorriso n. 7 per la sfida "Sette giorni per un sorriso"


Sorriso n. 7
Titolo Raccolta: Una seconda possibilità
Titolo di questa storia: Hogwarts é la mia casa
Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One shot
Rating: Per tutti
Genere: nessuno in particolare
Personaggi: Severus Piton, Hermione Granger
Pairing: nessuno
Epoca: post 7 anno, epilogo alternativo
Avvertimenti: AU
Riassunto:
- Le ultime voci che mi sono arrivate, - disse mellifluo - era che stava per sposarsi con il giovane Wealsey ed iniziare una folgorante carriera nel campo dell'avvocatura magica.
Hermione abbassò per un attimo il capo osservandosi l'orlo della veste celeste che indossava.
- Sì, i piani erano quelli. - confermò alzando la testa fissandolo ancora negl'occhi.

Parole: 1563
Note: seguito di Nulla per cui sorridere

Hogwarts è la mia casa

Le stradine di polvere tremolavano sotto il sole battente di Luglio. Il mago stava lavorando nel suo studio personale, il calderone emanava un denso fumo grigiastro e uno lieve odore di uova marce e calzini bruciati, ma nonostante il calore e il sudore che gli imperlava la fronte non accennava a togliersi la sciarpa di seta nera che gli bendava il collo.
La scrivania era ingombra di libri e diverse pergamene con molti appunti e calcoli cancellati più e più volte.
Severus Piton lavorava a quella pozione da settimane.
Erano passati due anni dal suo ricovero al San Mungo, aveva passato diversi mesi in ospedale dove i guaritori gli avevano curato le ferite al collo, ma non erano riusciti a trovare una cura sufficientemente efficace per le corde vocali. Alla fine era uscito dall’ospedale fisicamente guarito, ma una voce più bassa e roca.
Gli avevano detto che avrebbe potuto andargli peggio.
Alla fine non gli importava poi molto, non aveva molte persone con cui parlare eccetto i colleghi ad Hogwarts.
La scuola, così come il mondo magico, l’avevano accolto alla sua nuova vita - alla sua seconda opportunità come diceva Minerva - con l'imbarazzo per non aver avuto fiducia in Silente e, quindi, in lui.
In molti si erano scusati, altri con una sfacciataggine che non credeva possibile, gli avevano confidato di non aver mai dubitato del suo ruolo, ma che non avevano potuto schierarsi apertamente durante la guerra per non metterlo in difficoltà.
Nonostante questo suo nuovo ruolo nella vita, era tornato ad Hogwarts come se nulla non fosse mai cambiato. Come se, invece di una guerra e di una lunga degenza in ospedale, si fosse assentato per un breve periodo di vacanza.
I suoi metodi di insegnamento non erano cambiati, neppure la gestione della scuola era cambiata, anche senza la minaccia dell’Oscuro Signore.
Minerva, nell’anno che lo aveva sostituito, aveva trovato validi insegnati di Babbanologia e Difesa Contro le Arti Oscure. Il lavoro di Preside occupava molto del suo tempo senza lasciargli lo spazio necessario per riflettere sul suo passato o quella vita priva ormai di scopo, ma che in qualche modo aveva deciso di affrontare.
Aveva accettato di revisionare le bozze della rivista Pozioni Moderne e di rivedere il Manuale di Pozioni avanzate per gli studenti degli ultimi due anni.
Si era immerso nel lavoro ignorando volutamente ogni protesta di Minerva e sorvolando sulle sue espressioni di disappunto ogni volta che le parlava delle sue attività.
- Non fare come me, Severus. – gli aveva detto una sera in sala professori – Non buttarti nel lavoro ignorando il mondo. Altrimenti arrivi alla mia età solo, vecchio e con più rimpianti che ricordi. Avrei dovuto spostare subito Elphinstone invece di aspettare così tanto e stare con lui solo pochi anni. Non smettere di vivere Severus, perché nessuno meglio di te merita una seconda opportunità per essere felice.
Aveva liquidato la questione con un cenno infastidito. Lui non voleva una seconda opportunità, non l'aveva mai voluta. Era stato salvato, ma non era intenzionato a vivere, solo sopravvivere.
Mentre mescolava in senso antiorario la pozione che stava diventando blu cobalto, sentì
qualcuno bussare alla porta. Mescolò ancora un paio di volte lasciano che la pozione arrivasse all’esatto punto di ebollizione, chiuse il calderone e abbassò il fuoco.
Quando aprì la porta di casa un sottile sopracciglio si incurvò all'insù.
- Cosa ci fa qui, signorina Granger?
Se la strega fosse intimorita dallo sguardo dell'altro non lo diede a vedere.
- Sono venuta a parlarle, Preside. - disse sostenendo lo sguardo indagatore – Posso entrare o devo esporre la mia richiesta sulla porta?
Severus si spostò quel tanto che bastava per farla entrare. Prima di chiudere la porta si guardò attorno, come se si aspettasse di vedere dietro un palo o dietro un angolo i suoi due amici del cuore.
- Sono sola. - disse Hermione alle sue spalle – Nessuno sa che sono qui.
Dopo la guerra si erano incrociati solo poche volte, dopo i M.A.G.O. non l'aveva più vista. Aveva sentito delle voci sul suo conto, ma nulla di più.
- A cosa devo il piacere della sua visita inaspettata?
Hermione non si guardò attorno, non si soffermò sul mobilio Babbano del salotto, neppure sulla cucina invasa dal sole cocente di quell'estate, dove lui sapeva che il linoleum del pavimento era scolorito nei punti in cui il sole batteva più forte e per più ore del giorno. Non staccò lo sguardo da lui, lo fissava negli occhi con una sicurezza che credeva non le appartenesse.
Era strano per Severus, nessuno lo fissava più negli occhi da quando si era svegliato nell'infermeria di Hogwarts.
Nessuno a parte Minerva.
Era cresciuta, constatò, sembrava molto più grande. Si ricordava di una petulante ragazzina dai cespugliosi capelli crespi; una stupida Grifondoro che cercava di liberare gli Elfi domestici di Hogwarts.
Ma non c’era più quella ragazzina in quello sguardo deciso. Era lo sguardo di chi sa e di chi ha visto molto più di quello che desiderava.
- Sono qui per vedere il Preside Piton, non il mago. - precisò la strega.
L'altro annuì solamente, incrociando le braccia al petto.
Quel momento rappresentava una rottura della sua routine.
Avrebbe dovuto esserne infastidito, invece era vagamente incuriosito.
- Ho bisogno di un lavoro. - disse Hermione tutto d'un fiato, come se stesse pronunciando qualcosa di sgradevole.
Se ne fosse stato capace Severus sarebbe scoppiato a ridere.
- Le ultime voci che mi sono arrivate, - disse mellifluo - era che stava per sposarsi con il giovane Wealsey ed iniziare una folgorante carriera nel campo dell'avvocatura magica.
Hermione abbassò per un attimo il capo osservandosi l'orlo della veste celeste che indossava.
- Sì, i piani erano quelli. - confermò alzando la testa fissandolo ancora negli occhi.
C'era una leggera stanchezza in quella voce, e ora che la vedeva bene, il suo sguardo non era solo quello di una ragazza che era dovuta crescere troppo in fretta. In quello sguardo c'era anche un dolore che Severus conosceva fin troppo bene.
Il dolore di un cuore spezzato.
Provare simpatia per quella ragazza era più fastidioso che avere Minus che ficcanasava nei suoi oggetti privati.
- A pochi mesi dal matrimonio Ronald mi ha fatto sapere che una vita con me sarebbe stata troppo difficile da gestire e che non voleva esser conosciuto come il marito di Hermione Granger. A quanto pare la mia intelligenza lo mette in imbarazzo cosa che, da quello che so, non succede con il cervello di Calì Patil.
Calò un pesante silenzio. Hermione iniziò a guardarsi attorno improvvisamente a disagio per la confessione appena fatta.
- Non vedo cosa c'entri l'imbecillità di Weasley con la ricerca di un nuovo lavoro. - disse lentamente, aveva quasi il terrore di trovarsi una donna in lacrime sulla soglia di casa.
- Non voglio lavorare al Ministero. Harry e Ron inizieranno l'addestramento per Auror... passeranno lì la maggior parte del loro tempo. Non voglio incrociarli. Ho bisogno di tempo per capire cosa fare nella mia vita. Ho pensato che Hogwarts fosse il posto migliore per pensare.
- Hogwarts é una scuola Granger, non un centro di riabilitazione cuori infranti.
- Lo so... ho pensato... - la sua sicurezza sembrava svanita nel nulla - mi va bene qualsiasi cosa, Preside Piton. – sembrava che calcasse volutamente quelle parole - Posso fare da assistente a Gazza... mi va bene anche fare la guardia a Pix.
Avrebbe voluto cacciarla. Chiuderle la porta in faccia e lasciarla con il suo cuore spezzato come era successo a lui vent'anni prima.
- Hogwarts é la mia casa. - continuò la strega – Mi ha sempre aiutato a trovare la soluzione ai miei problemi. Non faccio più parte del mondo dei Babbani, credevo di aver trovato la mia strada nel mondo magico, ma non ne sono più così certa. Forse volevo lavorare al Ministero per non staccarmi da... - si interruppe rendendosi conto che il suo discorso stava diventando più lungo del previsto, e molto probabilmente più penoso, del previsto - Non voglio farle pena, ma ho bisogno di un luogo sicuro. Di un luogo dove pensare.
Severus la capiva.
Hogwarts era sempre stata anche la sua di casa. Era ancora la sua casa. In passato, prima dell'arrivo del ragazzo, aveva avuto qualche possibilità di trovare altrove la sua strada, ma era sempre rimasto al castello.
Aveva sempre usato la scusa di Silente, oppure aveva usato Lily, la promessa di proteggere il giovane Potter, ma la realtà era che Hogwarts era uno dei pochi luoghi dove poteva essere se stesso. Dove si era sentito libero di piangere per un amore non corrisposto, doveva aveva urlato il suo odio in una stanza vuota o dove era rimasto ore a fissare il nulla cercando le soluzioni più improbabili ai suoi problemi.
- La professoressa McGranitt sta cercando un assistente. - dichiarò – Ha intenzione di andare in pensione nel giro di un paio di anni e non vuole che la sua cattedra vada in mano a qualche professore inetto.
Sul volto della donna comparve l'ombra di un sorriso.
- Non è una promessa di lavoro, Granger. - si affrettò a precisare – Può fare da assistente alla McGrannitt quest'anno.
Il sorriso si allargò sul volto della giovane, era un sorriso di gratitudine che Severus raramente aveva ricevuto.
- Grazie. - mormorò Hermione – Grazie mille.
- Aspetti a ringraziarmi. Nell'ultimo anno Minerva ha già fatto scappare tre assistenti.
 
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