federica, è... è... non ho parole, è splendida!
Commovente, sotto tutti i punti di vista.
C'è la vecchiaia di Albus, che non è quella degli anni, ma quella di chi ha un'infinita esperienza alle spalle e sente comunque di aver sbagliato.
C'è la tristezza di Severus, tristezza per essersi sentito solo, abbandonato, ancora una volta. E di un abbandono non facile, dal momento che doveva comunque ricoprire il proprio ruolo di spia e di protettore dei ragazzi.
Ed in mezzo a questi due, silenzioso ma in ascolto, il castello. Vecchie pietre millenarie che, se avessero la parola direbbero tante di quelle cose, ma non possono. Ed allora ascoltano. Ascoltano l'amore di un vecchio per due suoi "quasi figli" (nonostante tutte le macchinazioni), l'amore di un giovane uomo per un Preside che gli è stato guida, amico e padre.
Federica, regalaci altri sorrisi come questi, ti prego.