Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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chiara53
view post Posted on 23/1/2013, 17:42 by: chiara53
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Chiedo umilmente scusa ad Elly. :wub: Ma ero in crisi d'astinenza da Severus/Hermione e ho fatto da sola... :B):


Autore/data: Chiara53 - 21 gennaio 2013
Beta-reader: Pingui79
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: romantico
Personaggi: Severus Piton, Hermione Granger.
Pairing: Severus /Hermione
Epoca: Post settimo anno.
Avvertimenti: AU
Riassunto: Un mazzo di chiavi perduto, una strega e la neve.
Parole/pagine: 692/3


Note:
Questa storia è stata scritta per il Gioco Creativo n.13 “Un anno di sorrisi per Severus”


Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi ed i personaggi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.


NEVISCHIO





Anche oggi il mio turno è finito.
Medimaga: alla fine ho scelto questa professione, non era previsto, ma mi piace ogni giorno di più. E poi sono stata sempre eccellente in incantesimi di guarigione, in quasi tutti.
La specializzazione è impegnativa ma la vecchia Hermione viene sempre a galla e non mi abbandona.
Amo studiare, conoscere nuovi argomenti.
Studiare è la cosa che so fare meglio, da sempre.
Ero e sono la “so-tutto-io”, così mi chiamava.
Il pensiero di lui torna e non deve.
Me lo sono imposta.
Esco dal San Mungo, piove un’acquerugiola fredda che vorrebbe diventare neve.
D’inverno entro ed esco dall’ospedale che è già notte: il sole tornerà, ma ci vorranno mesi, forse anni per me.
- Ciao Hermione, a domani! - Saluti scambiati tra colleghe di corso. Saluti superficiali, non do confidenza, ho imparato a nascondere sentimenti, entusiasmi e pensieri: ho avuto un buon maestro, un ottimo insegnante.
Hanno amici che corrono loro incontro e se ne vanno vociando e ridendo allegre.
Invece nessuno mi aspetta ed io non aspetto nessuno.
Ron ha tentato fino all’ultimo di trattenermi, ma non era l’uomo per me. Ed io gli avevo già fatto troppo male, amando un altro mentre ancora stavo con lui.
Avrei voluto che restassimo amici, ma non ce l’ha fatta, ho meritato il suo disprezzo.
Mi spiace.
Non ho voglia di smaterializzarmi, un po’ di moto mi farà bene, mi stancherà e forse riuscirò a dormire e a non sperare e ricordare.
Stringo il cappotto intorno al collo e lascio che la pioggerella mi bagni, vorrei lavasse via anche quei pensieri che ancora non mi abbandonano.
Rivedo due occhi neri, gelidi, due tunnel di dolore, inflessibili e impietosi: l’ultimo sguardo prima di scacciarmi da lui.
Per sempre.
Solo due parole, ma mi bruciano ancora dopo mesi.
E’ stato un addio: Severus Piton non torna sui suoi passi, non cambia idea.
Maledetto orgoglio. Maledetto testardo!
Sono già arrivata a casa quasi senza accorgermene.
Una doccia bollente mi scalderà?
Oh, diamine…
Chissà mai perché le chiavi vanno a ficcarsi sempre dove non puoi trovarle! Questa malefica borsa le nasconde, eppure è una borsa Babbana!
Chiavi, borsa, passeggiata, tutte cose Babbane: vivo tra due mondi perché non ho trovato il mio posto tra le braccia della magia.
Tra le braccia di un mago, di quel mago.
Continuo a cercare le maledette chiavi, rovistando freneticamente.
- Alohomora. - La porta si apre, ma non ho pronunciato io l’incantesimo. Impugno la bacchetta perché ho riconosciuto la voce, la sua voce.
Dico la cosa più stupida che mi viene alle labbra.
- Non trovo le chiavi.
- Hai dimenticato la magia?- Sussurra.
È vestito da Babbano.
È lui.
Ed è qui.
- Che ci fai a Londra? - Chiedo come se fossimo due vecchi amici che si incontrano per caso.
È tutto bagnato, ha il volto più duro e segnato e mi guarda nel cuore come solo lui sa fare.
Io muoio, inquadrata da quello sguardo.
Devo dirglielo in fretta.
- Ho lasciato Ron.
- Lo so. Ti ho seguita. – Ma che fa? Sorride? Mi sta prendendo in giro, che bastardo.
Che fottuto bastardo!
Alzo una mano per mollargli quello schiaffo che ho voglia da mesi di dargli. Lui la ferma e mi stringe, avvicina al mio quel suo viso irregolare e io mi fisso sulla sua bocca, sui denti candidi che come chicchi di riso* appaiono tra le labbra socchiuse.
Profuma di erbe, profuma di buono, profuma di Severus.
- Ho sbagliato. - Mi sussurra sulle labbra.
Mi aggrappo a lui, chiedendo l’impossibile.
- Non lasciarmi andare, professore, non lasciarmi andare mai più. - Dico in un soffio.
Mi bacia, mi bacia appassionato – davvero – e non sto sognando, perché tengo gli occhi aperti, incredula mentre rispondo al suo bacio.
La pioggia adesso si è fatta neve. Cade sul nero del suo cappotto, sui suoi capelli, su di me che ho un groppo alla gola incredibile.
Piango come una sedicenne.
Lui mi asciuga con delicatezza le lacrime con il pollice.
Mi tiene il viso tra le mani poi finalmente – l’infame – sorride di nuovo, a me e solo per me.

* Ida, dedicato a te!
 
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