Àpeiron
Un piccolo seme, solo e sperduto nel palmo della mano callosa di un contadino. Con speranza viene donato alla fertile terra, bagnato con solerzia e quando diventa germoglio l’attesa non è che agli inizi. Gli anni passano, il vecchio contadino se n’è andato dopo aver chiuso gli occhi alla vita ed il piccolo fusto viene attorniato con giubilo da bambini festosi. Sono i nipoti del vecchio. Essi crescono, diventano grandi proprio come la pianta sempre più rigogliosa. Se saranno fortunati sarà lei ad accogliere con la sua ombra la loro futura canizie.
Tutto questo è divenire.
È lo scorrere inesorabile del tempo che muta ogni cosa: persone, animali e piante. È la bella stagione che cede il passo all’autunno tinto d’arancio e marrone.
Come spiegare tutto ciò?
Dove trovare un principio, un qualcosa che stia alla base di tutto, che valga per tutto, compreso il cosmo che circonda l’uomo? Qualcosa che sia addirittura oltre l’uomo?
Mileto non si accontentò di avere tra i suoi cittadini colui che è ritenuto l’iniziatore della filosofia occidentale. Ne volle un altro ed un altro ancora, di filosofi, per completare un trittico unico nel suo genere.
La tradizione vuole che Anassimandro fosse discepolo di Talete e che come lui fosse astronomo, geografo e cartografo: a lui addirittura si farebbe risalire una delle prime carte geografiche del mondo greco. Anche qui non ci è dato sapere con certezza quanto ciò sia vero, ma del reale mestiere di Anassimandro la filosofia può tranquillamente soprassedere.
Quel che importa è che per Anassimandro il problema dell’origine di ogni cosa e del divenire era un problema basilare necessario da risolvere. E trovò la propria risposta, prendendo al tempo stesso le distanze da colui che era il suo maestro.
Chissà come ebbe l’idea.
Forse nelle chiare notti stellate, quando l’occhio umano non sa tenere il conto degli astri nel cielo e sulle labbra spunta una parola quanto mai audace.
O forse nelle giornate serene, quelle in cui il turchese del cielo è così limpido e terso che lo sguardo vi si immerge, ancora ed ancora. E sulle labbra di nuovo quella incredibile parola che all’improvviso sembra la soluzione di tutto.
Àpeiron.
Infinito.
Per Anassimandro non poteva essere solo l’acqua l’
archè che dà origine ad ogni cosa. Troppo semplice, troppo… finita, limitata. Che sia in terra o in cielo essa ha comunque un proprio spazio, è delimitata da confini.
L’
àpeiron no, per definizione, in quanto esso significa proprio
“non-finito”.
Esso è un infinito che non è materia e per questo motivo può dare origine a tutto ciò che è diverso da esso.
È un infinito che sta in ogni elemento, anche in senso cronologico: dall’infinito si parte e all’infinito si ritorna – eterno cerchio che dentro di sé tutto racchiude – la vita del cosmo è solamente uno stadio intermedio.
È un infinto che è al tempo stesso
indefinito, non osservabile, né misurabile.
“Da dove gli esseri hanno origine, lì hanno anche la loro distruzione, secondo necessità: poichè essi pagano l'uno all'altro la pena e l'espiazione dell'ingiustizia secondo l'ordine del tempo.”
Simplicio (Phys. 24,13; A 9)
Suona strana, questa frase, soprattutto se letta in lingua originale. Questa di Simplicio è solo una testimonianza dello scritto di Anassimandro intitolato “Sulla natura”. Del celebre filosofo non abbiamo altro se non frammenti sparsi, microscopiche tessere di un mosaico enorme una cui buona parte è andata perduta. Dobbiamo fidarci di coloro che citano questi passi andati perduti, viva la memoria degli antichi.
Dicevo, suona strana, questa frase.
Più che filosofia essa è prosa frutto di una conoscenza che alla maggioranza delle persone è preclusa, poiché solo ai filosofi, solo a coloro che si meravigliano costantemente del mondo, è concesso anche avere le chiavi per poterlo leggere. Da qui le frasi volutamente oscure per essere incomprensibili ai più.
Eh sì, la filosofia dei primi passi era elitaria, molto distante – a mio avviso – dalla sua reale missione che è quella di donare la meraviglia del mondo e delle cose ad ogni essere senziente.
Sembra che quella di Anassimandro fosse ancora un misto tra sapienza e culto misterico, nei quali
Necessità e
Tempo sono alla stregua di elementi divini turbati dalla separazione degli elementi, ovvero dalla nascita stessa.
Poiché il divino di sottofondo è infinito ed indefinito, la scissione in elementi finiti e definiti è una violazione dell’ordine, che va punita con la loro distruzione e riaggregazione nel divino, fino alla nuova ciclicità che fa ricominciare tutto.
Ma cos’è di preciso, quindi, questo
àpeiron?
Di fatto nessuno lo sa con estrema precisione. Si ritiene che Anassimandro pensasse alla formazione del cosmo tramite una certa separazione di elementi che in un primo tempo erano riuniti tutti assieme, una versione filosofica del Chaos, guarda caso. Prima di tutti si separarono caldo e freddo, poi via via tutti gli altri, per formare il nostro mondo ed infiniti altri mondi tramite combinazioni che sono altrettanto infinite. Quel che è certo è che egli ritenesse basilare un principio invisibile per porlo alla base di tutto ciò che è visibile e materiale: la cosiddetta
“realtà soprasensibile”, ovvero
“al di là dei sensi”.
E da dove arriva l’ingiustizia?
Come già detto, dalla separazione stessa degli elementi primari, che per Anassimandro è quasi la rottura di un’armonia universale. L’unico modo per ristabilire l’ordine è la distruzione degli elementi ed il ritorno nuovamente ad un
unicum indefinito.
Ovvero tornare al punto di partenza.
E la fine altri non è che un nuovo inizio.
Questo è
àpeiron, un infinito dalle infinite possibilità.
Quanto assurde sembrano queste idee, se messe a confronto con le nostre conoscenze?
Quanto assurda l’ipotesi di una infinita combinazione di mondi, di un principio cosmico non misurabile col metro delle conoscenze comuni, della separazione e aggregazione di elementi perché l’esistenza abbia origine, svolgimento e termine? Quanto assurda l’idea di un tempo in cui tutto era aggregato e da cui tutto ha avuto inizio?
Quanto?
A voi la risposta.
Continua...
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Bibliografia:
G. Reale - D. Antiseri, Storia della Filosofia, I.
N. Abagnano - G. Fornero, La Filosofia, I.
E. Berti - F. Volpi, Storia della Filosofia, I.
C. Sini, I filosofi e le opere. L'età antica ed il medioevo.
G. Pasqualotto: Storia della Filosofia I, appunti del corso monografico e dispense, Università degli Studi di Padova, A.A. 1999-2000.
E. Berti: Storia della Filosofia II, appunti del corso monografico e dispense, Università degli Studi di Padova, A.A. 2000-2001.