Il Calderone di Severus


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Storia n.4 - Hero4 [33.33%]
Storia n.1 - Grifondoro2 [16.67%]
Storia n.2 - Lama di verità1 [8.33%]
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Sei personaggi in cerca d'autore - 6° Turno

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chiara53
view post Posted on 25/1/2017, 16:57 by: chiara53
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Pozionista sofisticato

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Lama di verità di Ale85LeoSign



Le frasi pronunciate da Severus durante la lezione di Pozioni, sono prese tali e quali dal capitolo 7 di “Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban.”


“La scelta di un giovane dipende dalla sua inclinazione,
ma anche dalla fortuna di incontrare un grande maestro.”

Rita Levi-Montalcini




Neville Paciock sedeva nella Sala Grande, in disparte, dopo che tutti avevano finito di congratularsi con lui, facendogli un sacco di domande e di complimenti.
La tensione di quell’ultimo periodo e il profondo orrore della morte e della guerra avevano inciso sul suo aspetto. Aveva l’aria stanca, il volto segnato dalla battaglia, i vestiti lisi e strappati in alcuni punti, lividi e ferite sparse; ma, nonostante quell’aspetto malconcio e trasandato, le spalle erano dritte, le mani posate con fierezza sull’impugnatura tempestata di rubini della spada di Godric Grifondoro e nei suoi occhi brillava ancora un fiero orgoglio, un trionfo silenzioso che emergeva da un mezzo sorriso tirato, ma sereno.
La sfavillante impugnatura luccicava ancora nella sua mano e sulla lama argentata vi erano ancora i segni residui del sangue del nemico di sempre: riusciva a vederlo come se quel sangue fosse ancora fresco, come se quei rubini vitali stessero ancora alimentando e arricchendo il valore di quella vittoria sofferta.
Aveva sconfitto le sue paure, aveva affrontato i propri nemici e contribuito a spezzare la vita del Serpente, rendendolo finalmente mortale.
Eppure, Neville, guardando in silenzio la propria immagine nel riflesso della lama della spada, capiva che c’era qualcosa in più da comprendere, per cui erano valsi i suoi sacrifici, la sofferenza e quegli anni magici e misteriosi trascorsi ad Hogwarts.
Qualcosa che riemergeva dal suo passato e lo rigettava nell’immagine di un ragazzino pauroso ed insicuro che si trovava dinnanzi a un’oscurità minacciosa, grande, incombente, che non era in grado di affrontare.
Eppure, dopo aver ucciso Nagini, rimirando le gemme scarlatte del suo sangue maledetto impregnare la lama della spada, sentiva che avrebbe potuto fare qualunque cosa per le persone che amava.
Nel riflesso argentato di quella lama non c’era più un ragazzino spaventato, ma l’ombra di un uomo.
Ma com’era stato possibile questo cambiamento?
Come aveva fatto a trovare e stringere nelle mani il proprio, tagliente, coraggio, annientando per sempre quella parte di lui che avrebbe voluto nascondersi dietro allo scudo invalicabile delle proprie paure?
Paura… aveva combattuto contro quel sentimento, persino materializzandolo in un molliccio…
Esattamente com’era uscito da quell’armadio durante la lezione del professor Lupin, dall’oscurità dei pensieri di Neville emerse piano Severus Piton, colui che, un tempo, aveva rappresentato la personificazione delle sue paure.
Quell’uomo… un insegnante che aveva sempre temuto che, però, non aveva mai smesso di pungolarlo, di scuoterlo, impedendogli di cedere alla tensione e di abbassare la guardia.
Strinse maggiormente l’impugnatura della spada, mentre l’ombra di un’idea bizzarra si faceva strada nella sua mente.
Vide la propria perplessità nel riflesso della lama e, senza neanche accorgersene, i suoi pensieri si fusero con quel bagliore e tornarono ad altre due lame di tenebra che lo fissavano duramente e pretendevano cose che Neville stesso non credeva che sarebbe mai stato in grado di poter realizzare.

***



Il profumo della speranza si era mutato nuovamente nel sentore di aver bruciato l’ennesima buona occasione per spronare quel ragazzino imbranato. E il calderone di Neville odorava proprio di bruciato.
Il terrore si era impadronito di lui dall’inizio della lezione, prendendo il sopravvento su tutto il resto.
Severus sapeva che, in sua presenza, in presenza di ciò che gli faceva più paura al mondo, l’eclissi di razionalità di Neville comportava l'esposizione indifesa a emozioni profonde, a paure che provenivano da un passato che si proiettava nel suo presente, stritolandolo come un serpente: emergevano prepotenti e Paciock non riusciva a combatterle. Sembrava non provarci nemmeno.
Severus fissava il giovane Grifondoro e comprendeva ancora una volta di star gettando il suo tempo in quello stesso calderone fumante dove ribolliva ciò che sarebbe dovuta essere una pozione Restringente verde acido, e che, invece, si presentava ai suoi occhi nelle inverosimili sembianze di un liquame color arancio.
Aveva spiegato con cura, elencato la procedura di preparazione minuziosamente, ma con Paciock era sempre così: riusciva comunque a sbagliare, a mettere penosamente in ridicolo se stesso e lo stesso insegnante che cercava in tutti modi di inculcargli qualche nozione.
Commetteva sempre gli stessi errori. Si distraeva, non credeva in se stesso, si faceva prendere dalle emozioni; ne era totalmente preda invece di esserne predatore, di averne il controllo e, di conseguenza, di avere la padronanza di quelle piccole mani tremanti e di quell’espressione perennemente impaurita ed incerta.
E quando la Granger aveva accennato a volerlo aiutare, Severus, in un primo momento, si era sentito afferrare dalla mano gelida di un antico rimorso.
Nessuno aveva mai prestato aiuto a “Mocciosus”: si era sempre arrangiato da solo, senza dipendere da alcuno.
A quel pensiero, senza che nessuno potesse scorgerlo mentre avanzava tra i banchi carichi di ingredienti, la mano pallida del professore si era chiusa a pugno, come se il suo stesso cuore avesse dovuto fare altrettanto, per ingabbiare i propri sentimenti, quei ricordi tormentosi…
Lily…
L’unica persona che aveva cercato di aiutarlo.
Quando Potter e i suoi compagni di malefatte lo avevano messo alle strette, disarmandolo della propria bacchetta e del proprio orgoglio, l’amica di un tempo, e il sogno di una vita, si era ritrovata ferita e respinta… portando a conseguenze inevitabili.
Lily aveva poi decretato la fine della loro amicizia, anche se quell’insulto che le aveva gridato era solo stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Con la Granger, in quel presente, Severus si era controllato alla perfezione, imponendole con fermezza di non aiutare Paciock. Erano ragazzini, ne era consapevole, la loro visione del mondo e della vita stessa era limitata e nella loro semplicità che male poteva mai esserci a prestare aiuto ad un ragazzino in difficoltà?
Ma non c’era tempo per la pietà in quegli anni oscuri. Come potevano non capirlo? Come poteva lo stesso Paciock, convivendo con lo spettro dell’orribile fine che avevano fatto i suoi genitori, non alzare lo sguardo, indurire il proprio cuore ed imparare a combattere per se stesso e per ciò che amava?
E proprio su questo punto aveva pensato di insistere.
“Paciock,” gli aveva detto laconico, gli occhi scintillanti che ancora una volta pretendevano tanto da quel ragazzino impaurito “alla fine della lezione daremo un po' della pozione al tuo rospo e staremo a vedere che cosa succede. Forse così imparerai a fare le cose per bene».
Era facile leggere tra le righe di quel piccolo imbranato e il mago non aveva avuto alcuna difficoltà a comprendere quanto fosse affezionato a quell’ anfibio rugoso e viscido, probabilmente ciò che per lui rappresentava la sua unica, vera amicizia.

Forse, così, al pensiero di dover affidare la vita di ciò che ti è più caro nelle mani di chi reputi essere il tuo peggior nemico, capirai la necessità di infrangere le barriere dei tuoi sentimenti per imparare finalmente a non lasciare che essi guidino le tue azioni fino a sopraffare la tua mente.
Non aprire gli occhi quando è troppo tardi.
Non aspettare che i tuoi affetti periscano per causa tua.
Non comprare il tuo coraggio e la tua consapevolezza con il loro sangue.
Non commettere i miei stessi errori.


La pozione Restringente di uno dei calderoni stava riuscendo, e, passandovi accanto, per un attimo Severus intravide un bagliore verde, quel maledetto colore che, ogni tanto, come un fulmine a ciel sereno, gli riportava in mente quello sguardo amato, quella lama sottile che andava a trafiggerlo costantemente… come se non fosse già abbastanza doloroso dover incrociare gli occhi di suo figlio!

Ecco la ricompensa per tutti gli inganni, le menzogne, per la mia brama di conoscenza.
Ma sopporterò fino alla fine la responsabilità per il male che ti è stato fatto, Lily.
Tutte le notti della mia vita, fino alla fine dei miei giorni.
Sempre.


Attese pazientemente che tutti gli studenti finissero di preparare la pozione Restringente… e che Paciock tentasse di rimediare a quel guaio.
Poi, al momento di provare proprio la sua pozione sul Famiglio, Severus, mentre rimestava nel calderone di Paciock, aveva già percepito l’odore della menzogna e del proprio fallimento, prima ancora di sperimentarne qualche goccia sul piccolo rospo.
«Cinque punti in meno per i Grifondoro» disse con fermezza, una volta accertato che quel sentore di verità corrispondeva proprio all’amara realtà dei fatti, sentendo ancora nel proprio tono le conseguenze del disprezzo verso quel giovane riflesso di se stesso, verso il destino, verso i propri sbagli, perché ciò che era accaduto a Lily era stato solo per causa sua e del suo essere così cieco. E, anche in quel presente, Neville, nascondendosi dietro all’aiuto di un’amica, era cieco dinnanzi ai propri limiti.
A quelle parole, in un attimo, la gioia degli altri studenti nel vedere la pozione di Neville funzionare si sgretolò e tutti smisero di sorridere. Nessuno di loro comprendeva il perché di quella sconfitta, probabilmente non la riconoscevano neanche come tale. Non comprendevano il fatto che l’aiuto che la Granger a aveva dato al loro compagno non era affatto un gesto benevolo nei suoi confronti, non l’aveva realmente aiutato.

Viviamo in un mondo in cui il magico, ma anche la malvagità e il dolore sono reali… e mortali.
Non lasciate che i bagliori sfavillanti di questo mondo magico vi facciano dimenticare che la realtà, con tutti i suoi emissari di morte e sofferenze, non ha mai cessato di esistere. E’ sempre pronta ad infrangere i vostri sogni. A trafiggervi il cuore. E nessuna magia potrà porre rimedio, poi… nessuna…


Sbagliando a preparare quella pozione e vedendo il piccolo rospo contorcersi dal dolore nella mano del professore, forse Neville Paciock si sarebbe reso conto che ciò che stava accadendo dipendeva interamente da lui. Dalla sua incapacità di controllarsi e di difendere ciò che amava.
Il suo errore avrebbe preteso un fio e chi amava ne avrebbe fatto le spese per causa sua. E, di conseguenza, avrebbe sofferto e imparato anche lui.
Severus, naturalmente, prevedendo il potenziale avvelenamento dell’animale, aveva tenuto in tasca un’altra fialetta con un antidoto. Ma a quanto pare era servita soltanto quella con la pozione inversa a quella restringente, per far tornare il Familio di Paciock nelle dimensioni adulte.
Ancora una volta, Neville si era nascosto dietro ai suoi limiti, dietro alla “malvagità” del professore di Pozioni e alla “bontà” della sua amichetta; ma così facendo aveva perso l’occasione di scorgere il coraggio e la determinazione che avrebbero potuto salvare, prima ancora del suo rospo, lui stesso.
Un giorno sarebbe stato da solo dinnanzi alle proprie paure e quel giorno non ci sarebbe stata nessuno ad aiutarlo. Se non quelle qualità che si ostinava a tener ben nascoste.
Un giorno un reale nemico in carne ed ossa avrebbe messo in pericolo i suoi affetti più cari e Neville Paciock avrebbe dovuto guardare dentro se stesso ed armarsi proprio di quelle qualità per combatterlo.
«Ti avevo detto di non aiutarlo, signorina Granger... » mormorò, smascherando l’evidenza «La lezione è finita».
Sì, la lezione era veramente finita e nessuno, purtroppo, aveva tratto il reale insegnamento insito in essa.
Vivere o morire.
Combattere o essere sconfitti da se stessi.
Aveva fallito, come insegnante.
Aveva fallito come amico.
Non restava che l’uomo con le sue maschere, inseguito dai suoi peccati.

Se i miei insegnamenti non sapranno permeare le tue barriere, mi auguro che qualcun altro… un’insegnante migliore di me, ma più clemente della vita stessa, sappia insegnarti a difendere ciò che ami, prima che perisca proprio per causa tua.

Pensò mentre lasciava l’aula, il mantello nero fluttuante sulle spalle, gli occhi infinitamente scuri, profondi e tristi: brillavano come un mare a mezzanotte increspato dai raggi lunari… quella luce mortale che gli ricordava sempre perché non si era arreso al proprio destino.

***



Neville scosse il capo, riemergendo da quei pensieri, da quella lezione di Pozioni ormai lontana nel tempo.
Ricordava perfettamente la palpabile paura di sbagliare, l’umiliazione, quell’essersi affidato ad Hermione, a quel suo essere studiosa, migliore di lui e preparata ad affrontare anche la tenebra di quello sguardo impietoso che gli si era abbattuta sempre addosso in tutti quegli anni.
Poi era successo.
Nel momento di combattere per ciò che amava, nel momento di compiere quel passo importante, aveva messo da parte ogni timore, compiendo un gesto fluido del braccio, armato del proprio coraggio, e la lama d’argento aveva tagliato la testa di Nagini, spezzando l’ultima barriera che divideva Harry dalla vittoria contro l’Oscuro.
Fissò la spada di Grifondoro affascinato ed emozionato, mentre una lenta percezione di una realtà nuova, di quel cambiamento graduale e allo stesso tempo repentino, si faceva strada dentro di lui.
Il ragazzo… l’uomo che stava diventato per davvero guardava indietro, ripercorreva quella lezione umiliante e non riusciva più a sentire il peso di quello sguardo, la durezza di quel tono, l’asprezza del rimprovero; nel riflesso vittorioso di quella spada, Neville vedeva finalmente la natura dell’insegnante, la volontà di fargli imparare una lezione che, in quel momento, stringendo tra le mani l’emblema di quella vittoria, poteva finalmente dire di aver appreso.
Severus Piton era andato al di là della propria sconfitta e aveva deciso di rimettersi in piedi e ricominciare a lottare. La sua freddezza, l’essere così ostile agli altri, non gli aveva dato la libertà dalla solitudine, dal dolore, dalle proprie colpe e tantomeno dal suo dovere.
Dovere che aveva compiuto, fino in fondo, anche verso persone che gli erano estranee, come lo era stato lo stesso Neville.
Tutto questo prima del morso del serpente.
Il ragazzo si alzò con un sospiro, stringendo ancora la spada nella mano destra in una maniera quasi reverenziale, come se lo stesso Severus Piton l’avesse stretta con lui nel momento decisivo di rivelare se stesso e la propria verità.
Se Neville avesse potuto, avrebbe condiviso volentieri quella vittoria col professore… sempre che gliel’avesse permesso…
Aver ucciso il Serpente con quell’argentea lama di verità non riportava indietro una delle persone che gli aveva fatto da maestro, no…
Ma vendicava la sua memoria.
E, in quel tacito modo solenne di reggerla in mano, lo ringraziava.
 
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