Voto
Orietur in tenebris lux tua E’ una storia splendida, amara, emozionante che graffia quasi con dolcezza pur lasciando una traccia di sangue. Mi ha emozionato e coinvolto, cosa mai successa con una storia slash
(troppo egoista io per condividere Snape con l’altra metà del mondo)
Il rapporto tra i due personaggi è dipinto in modo delicato e contrasta violentemente con la barbarie nella quale i due si sono volutamente immersi.
Severus ama e ama come io immagino possa amare, con tanti “non detti”, con affetto quasi nascosto, con slanci trattenuti e pensieri che si intravedono e dicono molto di più rispetto alle poche parole.
Regulus ha un che di decadente e corrotto che lo rende assolutamente affascinante e insieme dolcissimo: il piccolo re,
“lo stesso che si professava il più fedele dei seguaci di Voldemort, lo stesso a cui gli occhi avevano brillato di una luce incandescente mentre il Marchio si impossessava della sua carne, bruciandola fino alle ossa e facendolo urlare di dolore e soddisfazione” ha deciso di riprendere in mano la propria vita e la propria anima, rischiando la fine della prima e la salvezza della seconda.
Mi piace l’equilibrio che l’autrice ha saputo creare tra due personaggi simili ma con un “peso” molto diverso all’interno della saga. Non vi è una totale "supremazia” di Severus, cosa quasi inevitabile soprattutto quando il co-protagonista è semisconosciuto e poco delineato da zia Row, bensì un confronto e uno scambio che, per contrasto, rendono Severus ancora più reale: vederlo interagire, sentire i suoi pensieri come onde trattenute, assistere al suo dolore e insieme provare il dolore dell’altro ha regalato a questa storia una dimensione profondamente umana.
Apprezzo molto che si riesca a descrivere il Severus Mangiamorte per quello che probabilmente è stato.
Quando Regulus dice “
Tu non rinuncerai al potere che ti dà la tua posizione”, esprime un pensiero che io condivido in modo forse più confuso ma sincero.
Severus stesso sa che
“.. senza questo io non sono niente, niente! E non ci rinuncerò”, e in queste parole io ritrovo il mio Snape che sprofonda volontariamente in un abisso.
Severus ha desiderato il potere: chi è ultimo da una vita ed è stato umiliato e perseguitato anela ad uno status che gli permetta di regnare sui propri nemici, fosse solo per un’unica memorabile occasione.
E’ una sorta di resilienza che Severus abbraccia senza rendersi conto, per ora, del prezzo che dovrà pagare. L’unica cosa di cui Severus è certo è che l’assenza di Regulus – l’assenza dell’amore – lo porterà a negare ancora di più la propria umanità.
“Ma tu… tu sei la mia anima, l’unica prova che ho di non essere un mostro. Se te ne vai tu, non avrò più freni.”
Il dialogo tra Regulus e Severus sul quale si sviluppa l’intera storia è perfetto nei tempi e nei silenzi. Severus ancora non conosce l’orribile sensazione di sfaldamento di sé stessi che ormai perseguita il suo compagno, ma sa che qualcosa sta compromettendo la propria umanità: solo in futuro darà voce a questo angosciante sentire.
"Parli di forza, Regulus, ma io non sento niente. Hai visto il vuoto nei miei occhi quando torturo, quando uccido. E’ disumano: io sono disumano, ma è l’unico modo. Solo quando alzo lo sguardo su di te torno a riconoscere il battito del mio cuore".
Non siamo ancora al terribile rimorso che poi lo accompagnerà per tutta una vita, ma sicuramente questo è, a mio parere, il modo più realistico di descrivere il sottile cambiamento che potrebbe essersi verificato in lui: l’assenza di emozioni diviene un’esigenza, ma questa “modalità di sopravvivenza” si sta rivelando “morte” dell’anima.
E in mezzo a questa desolante realtà si intravede la lucente bellezza di un amore quasi sussurrato, troppo prezioso e fragile per poter essere “gridato”, talmente importante e unico da riuscire a colmare la solitudine di questi due uomini.
Dannato, inutile, patetico amarsi. Non serve a niente. Non è abbastanza. Però non smettere: da lontano, da vivo o da morto, non smettere. Io farò lo stesso. Sei l’unico che sono capace di amare. L’unico che me l’ha chiesto. Ma non posso trattenerti, né seguirti.Io trovo che queste frasi siano di una tale bellezza e malinconia da fare male.
La conclusione è decisamente angst ed è così intensa da farmi quasi dimenticare inferi e mano scheletriche mentre cado nella paura, nelle lacrime, nel dolore di Regulus.
“Ho paura, Sev…aiutami…” Ripeté queste parole (...) finché tutto divenne buio e silenzio e le sue lacrime si fusero con le acque del lago. Poi, poco prima di perdere i sensi, lo sentì: calore luminoso che attraversava il suo corpo e lo calmava.
E la ripetizione di suoni che sotto riporto sembra quasi una preghiera o forse una lieve gentile armonia che ha accompagnato con dolcezza il piccolo re nell’abisso e poi nella luce
Non smettere, Regulus. Io farò lo stesso.
Io farò lo stesso.
Farò lo stesso.