Il Calderone di Severus


Sei personaggi in cerca d'autore - 5° Turno
Poll choicesVotesStatistics
Storia 2 - Fall in the darkness5 [41.67%]
Storia 4 - Orietur in tenebris lux tua5 [41.67%]
Storia 1 - Una luce nell'oscurità1 [8.33%]
Storia 3 - Diario di un Mangiamorte1 [8.33%]
0 [0.00%]
0 [0.00%]
0 [0.00%]
0 [0.00%]
0 [0.00%]
0 [0.00%]
0 [0.00%]
0 [0.00%]
0 [0.00%]
0 [0.00%]
0 [0.00%]
0 [0.00%]
0 [0.00%]
0 [0.00%]
0 [0.00%]
0 [0.00%]
Guests cannot vote (Voters: 12)

Sei personaggi in cerca d'autore - 5° Turno

« Older   Newer »
  Share  
chiara53
view post Posted on 25/1/2017, 16:24 by: chiara53
Avatar

Pozionista sofisticato

Group:
Administrator
Posts:
14,453

Status:


Diario di un Mangiamorte di halfbloodprincess78



1979 Grimmauld place, giorno e ora imprecisati



Regulus fissava se stesso nel grande, antico specchio di fronte al suo letto nella luce fioca delle candele: i capelli gli cadevano scomposti sul viso scavato e sofferente, gli abiti stropicciati trascorrendo la notte a rigirarsi, completamente vestito, in quel letto dove aveva cullato i suoi sogni di gloria senza sapere qual'era il reale prezzo di ciò che desiderava.
Guardava il quasi uomo che era diventato e il suo riflesso gli faceva orrore.
Pensò a Sirius, cercando di ricordare un momento in cui erano stati felici insieme, quando non cercava di togliersi di dosso ad ogni costo l’etichetta di fratello meno affascinante, quando ancora erano solo bambini ignari del baratro che si sarebbe creato tra loro.
Pensò a suo padre e sua madre che dormivano sereni nel loro letto, che ammiravano quel figlio perfetto.
Era stato felice che preferissero lui a Sirius, voleva renderli orgogliosi di lui ma aveva scelto il modo sbagliato.
Ora stava per lasciarli tutti e sapeva che non sarebbe tornato.

Una consapevolezza amara per i suoi appena diciotto anni. Non poteva nemmeno dirgli addio, non dovevano sapere. Questo, forse, li avrebbe protetti.
Si era chiesto molte volte come aveva potuto essere così stupido da non vedere.
L’Oscuro Signore, il potere, la promessa di risplendere, di diventare importante, aveva perso tutto il suo fascino in un attimo; come un albero di Natale spogliato delle decorazioni, Lord Voldemort gli si era rivelato per ciò che era veramente, in una pioggia di cristalli che si infrangono mentre sui cocci rimasti a terra si scorge solo il riverbero delle cose morte.
Una consapevolezza arrivata all’improvviso, come una folata di vento o come uno schiaffo in pieno volto.
Strinse il falso medaglione nel pugno: era pronto, sapeva cosa doveva fare. La prima cosa giusta che avrebbe fatto quell’anno, da quando si era unito ai Mangiamorte, sarebbe stata probabilmente anche l’ultima.
Si voltò, dando le spalle alla sua immagine riflessa e uscì, senza incertezze, senza mai più voltarsi.
Senza mai più tornare in quella casa, senza fermarsi più a riflettere su quella vita che gli era sfuggita troppo presto di mano.


1979 ora e luogo imprecisati



- Black, cosa ci fai da queste parti?
La voce di Piton alle sue spalle lo fece sussultare. Doveva stare attento in sua presenza, avrebbe potuto entrare nella sua mente con una facilità inaudita se solo gliene avesse dato motivo.
- Piton, stavo solo facendo una passeggiata. Avevo bisogno di prendere un po’ d’aria.
- Quello è il tuo elfo domestico? - chiese indicando la piccola macchia scura che si nascondeva dietro la gamba del ragazzo.
Regulus annuì, sapendo dove voleva andare a parare: doveva aver saputo che Lord Voldemort glielo aveva chiesto in prestito.
- Ho saputo che l’Oscuro Signore ti ha chiesto di prestarglielo. Bizzarro… mi chiedo a cosa gli servisse. - disse, fissandolo con curiosità con quei suoi occhi gelidi e penetranti.
- Non ne ho idea, non sono così importante da essere messo a conoscenza dei suoi affari, mi spiace.
Piton colse il bagliore della menzogna nei suoi occhi, ma non fece in tempo a replicare perché il marchio sul braccio cominciò a bruciare come fuoco liquido: il suo Signore lo stava chiamando.
Anche il Marchio di Regulus bruciava, ma lui non lo degnò di uno sguardo: ora sapeva che Piton doveva sbrigarsi e sapeva che non avrebbe perso altro tempo con lui.
Piton si posò sul volto la fredda maschera d’argento e con un cenno del capo si Smaterializzò in un istante.
Regulus estrasse la sua maschera dal mantello, la gettò lontano, senza nemmeno guardarla: finì tra l’erba con un tonfo ovattato, mentre il mago si Smaterializzava a sua volta col fidato elfo.


Grimmauld Place, Oggi



Piton era immobile nella stanza da letto di Sirius, calde lacrime sgorgavano dai suoi occhi, scendendo lungo il naso adunco per schiantarsi al suolo come pioggia tiepida.
Una lacrima colò sulla fotografia che stringeva tra le mani, scivolando lentamente sui contorni della figura sorridente di Lily, quasi ad accarezzare ogni contorno del suo corpo.
Era l’immagine di una ragazza di tanti anni fa, una giovane felice… viva.
Passò il pollice sulla carta per asciugarla e indugiò sul suo viso.
Che cosa aveva fatto?
Se solo non fosse stato così sciocco… ma quel rimorso che gli stringeva il cuore, come una mano d’acciaio, gli ricordava i suoi errori ogni giorno da quando era morta.
E Lily era stata il prezzo del suo errore.
Si alzò e andò verso la cornice della porta e, senza voltarsi, si avviò nel corridoio immerso nel buio.
Incespicò su qualcosa, forse lasciato lì da quell’orribile Elfo Domestico. Si chinò a guardare: era un piccolo libro rilegato in pelle, senza nessuna incisione.
Lo prese tra le mani soppesandolo pensieroso: sembrava un diario, un diario personale.
Lesse le prime pagine e si rese conto che era il diario di Regulus Black, il fratello di Sirius. Doveva averlo smarrito l’Elfo, l’unica creatura che avrebbe potuto conservare quel genere di cimeli.
Lo sfogliò frettolosamente, fermandosi sull’ultima annotazione del 1979, l’anno della scomparsa del ragazzo:

Kreacher è tornato dalla missione con l’Oscuro Signore. Sono inorridito da ciò che sta facendo Voldemort: non pensavo potesse arrivare a tanto… non avevo capito nulla! Sono stato così stupido da non voler vedere.
Volevo essere importante, volevo essere il migliore, volevo non essere più solo il fratellino meno affascinante di Sirius.
Ma non desideravo questo, non ho mai desiderato veramente tutto questo.
Devo distruggere l’Horcrux e sperare che, quando incontrerà un degno rivale, sia di nuovo mortale.
La cosa più terribile è che non posso dire quello che ho scoperto a nessuno.
Se lo raccontassi ai miei genitori, li metterei in pericolo e lo stesso vale per Sirius.
Ma tanto lui non mi parla… non mi parla da così tanto tempo che non ricordo il suono della voce di mio fratello.
Vorrei che Sirius fosse qui, vorrei che non mi disprezzasse tanto, vorrei poterlo chiamare ancora fratello e vorrei che mi considerasse tale. Ma è tardi per questo.
Avrei dovuto capire anni fa che aveva ragione a non avvallare le idee dei nostri genitori, quelle idee che mi hanno mandato dritto verso Voldemort.
Non gliene faccio una colpa, loro vivono di convinzioni difficili da sradicare, ma io potevo scegliere e ho scelto il male.
Le mie mani sono macchiate indelebilmente di sangue, sono colpevole quanto Voldemort e solo per un caso non ho perso Kreacher per mano sua.
Siamo tutti egoisti finché non vediamo colpito qualcuno a cui teniamo. O forse sono solo io ad essere così.
Kreacher, il mio fedele amico che mi faceva compagnia quando ero piccolo e la notte avevo paura del buio.
E’ strano che uno come me chiami ‘’amico’’ un creatura che dovrebbe ritenere inferiore: Voldemort riderebbe di questo.
Gliel’ho consegnato senza pensare che non avrebbe esitato a sacrificarne la vita: per Voldemort le vite degli altri sono misera cosa in confronto ai suoi scopi personali.
Mi sento solo e stupido. Scrivo cose che leggerò solo io per fare ordine nella confusione che ho in testa.
L’altra notte ho fatto un sogno terribile: camminavo in un bosco e i rami degli alberi erano, in realtà, delle ragnatele nere da cui grondava una sostanza appiccicosa, simile al sangue. Mi avvolgevano come alghe e rendevano difficile procedere oltre: più cercavo di strapparle e più mi accorgevo quanto fossero resistenti. In fondo al tunnel costellato da questi strani alberi ho visto Lord Voldemort: era da lui che scaturivano le ragnatele e rideva di una risata disumana, qualcosa che non avevo mai udito e che mi faceva tremare di paura. Sono caduto in ginocchio tappandomi le orecchie e pregandolo di smettere… poi mi sono svegliato.
Nel mio letto, madido di sudore, ho paura, mi vergogno quasi di scriverlo ma… ho paura.
Vorrei poter tornare indietro nel tempo e non rifare tutte le scelte sbagliate che ho fatto.
Ma è tardi… posso solo andare avanti .
E’ buffo e terribile come ora mi sia chiaro: cos’è giusto e cos’è sbagliato. Vorrei solo che questa luce si fosse accesa prima nella mia testa.
Laverò il sangue dalle mie mani con l’unica cosa che posso fare e spero che un giorno, se Sirius troverà questo diario, lo legga prima di gettarlo alle danzanti fiamme del camino, così che capisca che sono andato incontro alla morte da eroe e non da vigliacco.
Domani mi farò accompagnare da Kreacher nel luogo dove è nascosto l’Horcrux e lo sostituirò con uno falso, poi troverò il modo di distruggerlo e se non tornerò indietro, com’è probabile, mi assicurerò che Kreacher lo faccia per me.
Addio.
Regulus.

Piton restò a fissare la confessione del ragazzo, la sua grafia incerta, quelle parole pesanti che sembravano uscire dalle pagine ingiallite e volteggiare nell’aria.
Si rese conto che quei pensieri deliranti appartenevano anche a lui, ma più di tutto si soffermò sulla frase: ‘’Vorrei poter tornare indietro nel tempo e non rifare tutte le scelte sbagliate che ho fatto. Ma è tardi… posso solo andare avanti .’’
La vita era solo una questione di scelte e lui e Regulus Black avevano fatto tutte quelle sbagliate.
Ricordò l’unica volta che aveva scambiato qualche parola con Regulus, quando aveva tentato di sapere dove fosse andato l’Oscuro Signore con l’elfo domestico e come mai si fosse rivolto proprio a quel ragazzo che nelle file dei Mangiamorte era considerato una ‘’nullità’’.
Aveva capito che mentiva dicendo di non sapere a cosa servisse l’Elfo Domestico. Ma poi il Marchio aveva preso a bruciare e non aveva potuto estorcergli altro perché l’Oscuro Signore lo stava chiamando.
Era stata una fortuna: se avesse penetrato la mente di Regulus, probabilmente lo avrebbe consegnato al suo padrone. Era terribile pensarci in quel momento, ma il Severus di allora lo avrebbe consegnato senza esitare, così la morte di quel ragazzo sarebbe stata ancora più inutile e lui avrebbe aggiunto un altro mattone al muro invalicabile di rimorsi che gli impediva di intravedere la luce di un nuovo giorno.
Proprio come la vita di Regulus anche la sua gli era sfuggita di mano avevano solo un anno di differenza, un età in cui hai compiuto solo pochi passi sulla lunga scalinata della vita.
E’ facile infiammarsi per un ideale sbagliato, come è facile ad un tratto ritrovarsi a stringere tra le mani solo cenere.
La cenere dei morti che ti rimangono dentro, sospesi come fantasmi, con i loro occhi vitrei e li senti muoversi spettrali tra i tuoi ricordi fino alla fine della scalinata.
Pochi passi fatali, pochi passi, oltre i quali non si può tornare indietro e la consapevolezza pesante, come una cortina di fumo, che il prossimo passo potrebbe essere l’ultimo.
Posò il diario nel punto dove lo aveva raccolto, si infilò il mantello come fosse un’armatura e uscì da quella casa spettrale per non farvi più ritorno, senza incertezze, come Regulus prima di lui.
 
Top
66 replies since 30/4/2012, 23:49   1320 views
  Share