Il Calderone di Severus


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2) L'Occhio Interiore4 [40.00%]
3) Segreti Presagi4 [40.00%]
1) Guardian Angel1 [10.00%]
4) Una questione di (s)Vista1 [10.00%]
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Sei personaggi in cerca d'autore - 3° Turno

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chiara53
view post Posted on 22/1/2017, 19:23 by: chiara53
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Guardian Angel di misslegolas86


Si costrinse a fermarsi imponendosi il solito autocontrollo: evitò di proposito di incrociare lo sguardo azzurro che, dalla cornice, lo aveva osservato con attenzione andare avanti e indietro.
Silente non parlò mentre Severus si sedeva sullo scranno sentendo una fitta di disgusto allo stomaco. Tra loro, ormai, c’era un tacito accordo: il Preside dava gli ordini che Severus immancabilmente eseguiva, ma Silente non interferiva mai sul modo in cui Piton otteneva il risultato richiestogli.
Almeno in questo, pensò amaramente il nuovo Preside, aveva un margine di libertà, l’unica a lui concessa. In fondo, aveva scelto lui di diventare servitore dell’Oscuro Signore svendendo la sua vita, non poteva di certo lamentarsi adesso delle conseguenze. Eppure, all’orrore non c’era mai fondo. Dopo la morte di Silente, tutto era diventato ancora più difficile: stare nella sua stanza dopo averlo ucciso, sopportare l’odio dei colleghi e degli studenti per quello che era, vedere Hogwarts, la sua casa, il rifugio di una vita, in mano ai Mangiamorte, preda della loro brutalità.
Ricordava perfettamente la notte in cui tutto ebbe inizio, la notte in cui ascoltò quella maledetta profezia. Era stato lui, nella sua follia, con lo zelo di novello Mangiamorte, a riferire all’Oscuro ogni singola parola ascoltata facendo così scattare la caccia ai Potter. Era stato lui a condannare Lily, a rendere orfano Harry, a trasformare la sua vita in quell’inferno di pene e rimorsi.
Indifferente al destino degli altri, con l’unico scopo di ottenere gloria agli occhi del suo Signore, aveva condannato anche la persona che aveva pronunciato quella profezia a vivere costantemente sotto la protezione di Silente, sebbene lei non se ne fosse mai accorta, persa nelle sue assurdità e nello sherry.
Per tenerla al sicuro, Silente le aveva assegnato la cattedra di Divinazione e aveva impedito che si allontanasse dal castello durante la reggenza della Umbridge. Già in quell’occasione si era sostituito al Preside come angelo custode della Cooman, servendosi dell’aiuto della McGranitt. Ma questa volta Minerva non avrebbe mai accolto una sua richiesta.
Era certo che Sibilla Cooman fosse una ciarlatana senza alcun potere né dono di premonizione, come tanti anni di convivenza scolastica a Hogwarts gli avevano dimostrato. Anche la sua Profezia più famosa e nefasta, quella su Potter e Voldemort, non era stata tale visto che quelle maledette parole si erano realizzate solo perché lui le aveva riferite all’Oscuro e questi aveva agito in loro funzione. Non c’era nulla di prestabilito.
Erano arrivati insieme ad Hogwarts, due incarichi legati a quella Profezia. Per anni aveva evitato la compagnia della collega, ringraziando il cielo per l’abitudine della Cooman di restare nei suoi alloggi e non scendere mai in Sala Grande. Vedere Sibilla significava, ogni volta, ricordare fisicamente la notte alla Testa di Porco, il suo più grande errore con il corollario di pene, dolore e rimorso che finivano per renderlo ancora più acido nei confronti della collega.
Eppure, nonostante tutto, salvare quella donna aveva per lui più importanza della sua stessa vita. Per quelle parole pronunciate alla testa di Porco erano già morte troppe persone, troppo sangue macchiava già le sue mani e non aveva nessuna intenzione di essere responsabile anche della dipartita di una falsa veggente.
I suoi pensieri furono interrotti da qualcuno che bussava alla porta. Non era una visita inattesa, era stato lui stesso a convocarle.
Sospirò, assumendo a fatica il suo peggior cipiglio, pur sentendosi morire dentro ancora una volta. Era la cosa che odiava di più da quando era tornato a Hogwarts, affrontarla con durezza ed assorbire ogni sillaba del suo odio e disprezzo. Ma, come sempre, non aveva scelta.
“Avanti.”
Sollevò lo sguardo mentre Minerva McGranitt, accompagnata da Sibilla Cooman, entrava nella stanza: le sue labbra erano sottilissime, le narici frementi.
“Non capisco, Preside” cominciò Minerva senza preamboli “che necessità ci sia di convocarci nell’ufficio di Silente quando ci incontriamo, purtroppo, ad ogni pasto in Sala Grande”.
Ogni parola una stilettata ferale.
Piton indicò le due sedie davanti alla scrivania rispondendo con uno sguardo di ghiaccio alle parole della McGranitt. Non gli era sfuggito il riferimento allo studio di Silente: se Minerva voleva fargli del male aveva fatto centro, peccato che lei fosse convinta di aver davanti un assassino senza cuore.
“No, Piton, non ci accomodiamo, sai, preferisco passare il minor tempo possibile in questa stanza dopo tutto quello che è successo.”
Ancora dolore, quella donna era un carro armato pronto a colpire a ripetizione senza tregua, ma che cosa poteva aspettarsi da lei che era così legata a Silente?
“Bene, Minerva, arriverò dunque al punto. La professoressa Cooman continua a trasgredire al mio ordine di non allontanarsi dal castello. Con inaudita impertinenza si reca a Hogsmeade per comprare il suo sherry.”
“E’ un’offesa inaudita! Io mi ribello!” la voce della Cooman echeggiò nell’ufficio.
“Silenzio!” intimò Piton senza riguardo.
Non poteva protrarre quella discussione a lungo, non avrebbe resistito. La Cooman, come se avesse ricevuto uno schiaffo, fece silenzio mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
“Severus, ma che modi!” si inalberò la McGranitt.
“Hai detto tu che non hai tempo da perdere, qui. Dunque, Minerva, ti riterrò personalmente responsabile e con te tutti gli studenti della tua Casa, se Sibilla si allontanerà ancora una volta dal castello senza mia autorizzazione. E sai bene che non scherzo. Sono il Preside, adesso, e posso farlo.”
Osservò la McGranitt trattenere di certo una maledizione contro di lui.
Le sorrise, beffardo, per completare la recita pur se sentiva il suo animo gridare di dolore.
“E sia, Preside.”
Tre sillabe cariche di fuoco.
Erano entrambe, ormai, alla porta:
“Severus, ricordati che sarai anche Preside ma, come ho sempre detto a Silente, sei estraneo ad Hogwarts, lo sei sempre stato.”
La porta si richiuse alle loro spalle.
Non riuscì a trattenere un gemito mentre si mordeva un labbro.
“Severus,” la voce dolce alle sue spalle non attenuò il suo dolore ma come al solito il Preside continuò, pur se non richiesto “Severus, lo sai che non lo pensa. Soffre e trattandola così non fai che peggiorare il suo odio per te.”
“Non c’era altro modo.” Sibilò alzandosi: non avrebbe sopportato un’analisi adesso.
“Severus, aspetta” ormai alla porta, come sempre non poté che ubbidire. “Perché vuoi continuare a soffrire in questo modo? Lo so che tieni molto a Minerva e ti fa male sopportare tutto questo anche per causa mia. Perché la provochi?”
“Non è importante, Silente, andava fatto e quello, a mio avviso, era l’unico modo.”

______________


“E’ un autentico affronto! Essere trattata in questo modo, Minerva!”
Le due donne camminavano insieme nei bui corridoi del castello.
“Naturalmente avevo previsto tutto questo grazie al mio Dono, ma avevo sperato fino alla fine di essermi sbagliata. Ma non era possibile, la mia Vista non erra mai.” Si stringeva lo scialle sulle spalle come per proteggersi da un grande freddo mentre si asciugava gli occhi con un fazzoletto di pizzo che le aveva prestato la collega.
“L’ho sempre detto a Silente che non ci si poteva fidare di quell’individuo.”
“Glielo abbiamo detto tutti, Sibilla” rispose la McGranitt con una punta di esasperazione nella voce.
“Ne sono sicura, Minerva, ma io sono stata la prima ad averglielo detto. Io ho visto chi era Severus Piton prima di diventare professore qui a Hogwarts.”
Ricordava perfettamente il loro primo incontro alla Testa di Porco, tanti anni prima. Quella sera aveva bevuto un po’ troppo sherry e si sentiva un po’ strana ma come avrebbe potuto dimenticare l’insolenza di quell’uomo! Era lì, dietro la porta, che origliava il suo colloquio con Silente, di certo per carpire qualche segreto da utilizzare per ottenere il posto desiderato. Se c’era una cosa di cui era certa, era che Piton non avesse alcuna dote particolare e non fosse per niente portato per l’insegnamento. Il suo incutere terrore in chi lo circondava era, chiaramente, un modo per nascondere la sua mancanza di qualità. Che offesa era stata vedergli assegnare la cattedra a Hogwarts. Un premio per la maleducazione e la sfacciataggine mentre lei aveva dovuto faticare nonostante le sue eccelse capacità. Inoltre, Piton non si era mia scusato con lei in tutti quegli anni anzi, per lo più, l’aveva ignorata o addirittura trattata con superiorità. Lei, la pronipote di Cassandra Cooman!
“L’ho sempre detto a Silente di stare attento. Lo avevo messo in guardia anche dalla Torre ma la mia Vista viene sempre derisa. A dire il vero, Silente ha sempre mostrato una certa ignoranza per la Divinazione, dando credito più a ronzini da quatto soldi.” Ripresa con foga.
Ma la McGranitt la seguiva prestando poco attenzione alle sue parole, immersa nei suoi pensieri.
“Ed ora questo! Prigioniera nel castello. Quella megera della Umbridge mi voleva cacciare dal castello ed ora Piton non vuole che ne esca. La gente, forse, pensa di poter disporre di me e del mio Dono a proprio piacimento? Ma se il Preside pensa di averla vinta, si sbaglia!”
Si erano fermate di botto.
“No, Sibilla! Mi dispiace ma tu non ti muoverai dal castello. Io sono responsabile per te e non metterò a rischio i miei studenti per qualche uscita al pub!”
Le parole della McGranitt la investirono come una doccia fredda. Gli occhi della collega lampeggiavano mentre la sovrastava in altezza. Non poteva contrastare la McGranitt e Piton insieme: quest’ultimo aveva vinto ancora una volta. Acconsentì all’ordine della McGranitt pensando alla scorta di riserva del suo amato sherry che l’attendeva nella stanza dove tutto è nascosto.

___________


“Preside, la professoressa McGranitt le ha vietato di uscire.”
Queste parole erano arrivate dal quadro, in alto a destra della scrivania, in cui un vecchio mago era appena rientrato.
“Grazie, Dexter” rispose Piton spostando sull’ufficio lo sguardo perso sul parco del castello che al tramonto era totalmente colorato di rosso sangue, cupa visione di quello che ancora lo attendeva. “Penso che con questo la vicenda sia chiusa.”
“Severus,” la voce di Silente lo raggiunse da dietro la scrivania mentre indossava il mantello da viaggio.
“Anche questa è fatta, Albus” cominciò prima che il Preside potesse parlare “La Cooman è al sicuro come volevi tu. Ora devo andare.” Disse piegando l’avambraccio sinistro che ancora bruciava “C’è dell’altro lavoro da fare.”
E senza aspettare una risposta imboccò l’uscita.
Eppure, gli era sembrato di sentire la voce di Silente alle sue spalle “Grazie, Severus. Mi raccomando, stai attento, ragazzo mio.” Ma forse si era sbagliato e quel suono era solo il cigolio del vecchio cardine. Ma se davvero era così, quel cardine aveva un suono veramente dolce e il potere di un balsamo per il suo cuore martoriato.
 
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