Il Calderone di Severus


Sei personaggi in cerca d'autore - 2° Turno
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Storia 8 - Butterfly6 [66.67%]
Storia 2 - Angelo Nero2 [22.22%]
Storia 5 - In difesa della diversità1 [11.11%]
Storia 1 - Edizione Straordinaria0 [0.00%]
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Storia 4 - Nuova possibilità0 [0.00%]
Storia 6 - Quiet Despair0 [0.00%]
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Sei personaggi in cerca d'autore - 2° Turno

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chiara53
view post Posted on 22/1/2017, 18:42 by: chiara53
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In difesa della diversità di misslegolas86



“Ehi ragazze, guardate qui chi si vede: Lunatica Lovegood!”
Pansy Parkinson ai piedi della scala di marmo aveva cominciato a tormentare Luna che in quel momento stava scendendo per andare a cena.
“Che ci fai in giro tutta sola? Ah, che sciocca, dimenticavo che tu non hai amici. Chi mai vorrebbe farsi vedere in tua compagnia! “
Il gruppo di amiche Serpeverde sghignazzava alle sue spalle.
“Ancora leggi queste idiozie di quello strambo di tuo padre?” aveva continuato Pansy strappando dalle mani di Luna una copia del Cavillo. “Alla tua famiglia decisamente manca qualche rotella. E’ una vergogna che Hogwarts ammetta gente come te.”
“Si può sapere che succede qui?”
Severus Piton, che aveva assistito alla scena mentre saliva dai sotterranei, era alle spalle del gruppo di Serpeverdi.
“Signorina Parkinson, penso che lei e le sue amiche fareste bene a ritirarvi, preferibilmente in silenzio, nella Sala Comune della vostra casa se avete già cenato. “
Pansy, che alla presenza dell’insegnante aveva perso tutta la sua arroganza, cercò di giustificarsi: “Professore stavamo solo…”
“Taci, signorina Parkinson. Ha già parlato fin troppo. Consegnami quello che ha appena sottratto alla signorina Lovegood.”
La copia del Cavillo, con un enorme foto di un Ricciocorno in copertina, passò nelle mani di Piton.
“Dieci punti saranno tolti a Serpeverde; ed ora via!”
Il gruppo di Serpeverde si allontanò veloce diretto ai sotterranei.
“Credo che questo sia suo, signorina Lovegood.”
Piton porse la rivista a Luna ma questa, con un enorme sorriso, gli rispose:
“Lo tenga lei, professore, io ne ho un’altra copia in camera.”
Sconcertato per la risposta, Piton borbottò un incomprensibile ringraziamento.
“Grazie a lei, professore. Nessuno era mai intervenuto a difendermi, tranne Ginny. Mi raccomando, lo legga, così magari sorriderà un po’ di più e si sentirà meglio.”
Detto questo, la ragazza si allontanò saltellando.
Ancora basito per gli eventi, Piton si avviò verso il suo studio nei sotterranei. Aveva rimproverato studenti della sua casa e aveva sottratto ben 10 punti per una stupida rivista. Aveva agito senza pensare, d’impulso, quasi senza accorgersi di quello che stava facendo. Ed ora, come suo solito, non poteva non razionalizzare il proprio comportamento. I suoi occhi erano fissi sulla copertina del Cavillo ma in realtà la sua mente era lontana, persa nei ricordi di tanti anni prima.

“E’ ancora in giro per casa? Tuo figlio non ha nessun posto dove andare per togliersi dai piedi?”
La voce del padre dal salotto lo raggiunse mentre andava a rintanarsi nella sua camera.

“Ehi mostro! Dove hai preso quell’orrendo cappotto? Lo hai rubato al barbone che dorme sotto il ponte della ferrovia?”
Un gruppetto di ragazzini al parco giochi, come al solito, si divertiva nel passatempo preferito: tormentarlo.
“Perché non te ne vai di qui? Ci dai fastidio con la tua presenza.”
“No!” aveva urlato con la sua voce ancora da bambino ma già così amara per le delusioni della vita.
“Come? Non te ne vuoi andare eh? Lo vedremo.”
Una scarica di pietre gli era piombata addosso. Lacrime di rabbia colavano sulle guance insieme al sangue di una ferita sul sopracciglio mentre correva via.

“Lascialo stare, Lily. E’ il figlio dei Piton che abitano giù a Spinner’s End. Gente strana.”
Il disprezzo nella voce di Petunia gli risuonava ancora nella mente insieme al ricordo della paura di quando era bambino: che Lily potesse disprezzarlo per le sue stranezze.

“Chi vuole vedere se Mocciosus porta le mutande?”
L’ennesima illusione della sua vita, infranta. Hogwarts non aveva significato normalità e accettazione, ma ancora una volta aveva dovuto convivere con la derisione e il disprezzo.


Erano questi ricordi dolorosi che lo avevano spinto ad agire in difesa di Luna.
Sprofondato nella poltrona davanti al caminetto del suo ufficio, all’improvviso tutto gli fu chiaro.
Non era giusto.
La diversità non doveva essere oggetto di denigrazione.
Certo, la Lovegood, come suo padre del resto, erano l’ennesima potenza della stranezza, credevano in cose assurde e illogiche, ma come studentessa era un valido elemento. I suoi infusi erano più che discreti e anche i suoi temi, seppure un po’ contorti, erano di buon livello. Ed era questo ciò che contava. In quella ragazzina, maltrattata per la sua eccentricità, non era riuscito a non vedere se stesso, umiliato e denigrato per la sua diversità. Nessuno lo aveva mai difeso, tranne Lily.
Ma lui non sarebbe rimasto passivo spettatore di tali ingiustizie che tanto male gli avevano fatto da bambino. Si sentì orgoglioso per essere intervenuto e con un sorriso cominciò a sfogliare il giornale che Luna gli aveva regalato.

“COSA?”
Ron, seduto al tavolo dei Grifondoro, lasciò cadere una salsiccia nel piatto.
“Hai dato a Piton una copia del Cavillo?”
“Sì” rispose candidamente Luna seduta accanto a Ginny. “Io ne ho un’altra nel mio dormitorio, e lui è stato così gentile ad intervenire in mio favore. Può darsi che lo stia già leggendo al posto di quei libroni di pozioni. Magari accetterà anche il mio consiglio di sorridere un po’ di più.”
Ron, a bocca aperta, non riuscì ad articolare nessun suono. Fu Hermione ad esprimere il suo pensiero:
“Hai davvero consigliato a Piton di sorridere un po’ di più?”
“Certo. In fondo è un brav’uomo e se sorridesse un po’ di più starebbe meglio anche con se stesso.”
Ron e Harry incrociarono lo sguardo prima di alzare gli occhi al cielo.
 
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