Il Calderone di Severus


Sei personaggi in cerca d'autore - 2° Turno
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Sei personaggi in cerca d'autore - 2° Turno

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chiara53
view post Posted on 22/1/2017, 18:03 by: chiara53
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Pozionista sofisticato

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Edizione Straordinaria di Severia



Mio padre (N.d.A. Xenophilius Lovegood, il direttore di questo giornale) mi ha insegnato a non giudicare una persona soltanto dal modo in cui appare; non bisogna limitarsi ad osservare il suo abbigliamento, la sua acconciatura o i suoi gesti: ogni persona rappresenta un universo infinito, pieno di sfaccettature e di sfumature diverse che possono anche modificarsi con il passare del tempo. Per questo motivo, prima di decidere se una persona ci piace o no bisogna darsi il tempo di ascoltarla, conoscerla e immedesimarsi nei suoi pensieri.
Ritengo di essere una ragazza di ampie vedute che non emette sentenze a raffica dopo la prima impressione. Una caratteristica molto rara nella gente che ho conosciuto che spesso pensa di sapere tutto di me, semplicemente osservando la mia collana di tappi di Burrobirra.
Questa mia qualità fu messa a dura prova durante il primo incontro con il professor Severus Piton: il mantello nero, quello sguardo profondo e freddo, il suo sarcasmo, mi colpirono subito negativamente.
“Non ci può essere insegnante peggiore di questo.” Pensai in quel momento.
Troppo rigido nell’interpretare la vita, così come nel trattare gli ingredienti delle sue pozioni: non dava spazio alla fantasia. Mi diedi comunque il tempo per conoscerlo meglio, ma la mia prima impressione fu confermata il giorno in cui tentai invano di fargli capire che, se la mia pozione non era perfetta, la colpa era dei Nargilli.

***

L’aula di Pozioni era satura dei fumi che si levavano dai nostri calderoni. Respiravo a fatica e sudavo, quando Severus Piton si avvicinò al mio tavolo. Tenendo le mani dietro la schiena, si dondolava sulle punte dei piedi, annusando l’aria e osservando il contenuto del mio calderone con sguardo critico.
“Signorina Lovegood, a quest’ora, la sua pozione dovrebbe essere rosa chiaro e non viola.” Esclamò il professore con tono seccato. “Ha aggiunto le foglie di Elleboro, quando ha iniziato a bollire?”
“Sì, signore, ma temo che ci fossero nascosti anche dei Nargilli che sono finiti dentro al calderone.” Risposi pacata e pronta a dare ulteriori spiegazioni.
“Nargilli?”
Il viso del professor Piton esprimeva chiaramente tutta la sua incredulità.
“Sono esserini subdoli, che si nascondono tra le foglie.” Gli spiegai gentilmente.
“Pensa davvero che possa credere a queste stupidaggini? Non esistono i Nargilli!” Ringhiò Piton, mentre i suoi occhi mandavano fulmini. “Abbia almeno la decenza di assumersi le proprie colpe, signorina. Dieci punti in meno a Corvonero.”

***

Mi mise in punizione e dovetti tagliare code di topo per un intero sabato pomeriggio. Decisi che non valeva la pena perdere tempo con lui: a volte, contro l’ottusità delle persone non si può proprio fare nulla.
Gli anni passavano velocemente e, crescendo, mi rendevo conto di quanto diversa fossi dai miei compagni: tutti mi consideravano strana e priva di qualunque attrattiva; nessuno voleva essere realmente mio amico.
Anche il mio rapporto con il professor Piton era differente: non mi faceva paura come a molti altri studenti; io avevo l’impressione che i suoi modi glaciali fossero studiati appositamente per spaventarci, ma che, in fondo, non fosse davvero così crudele. Per questo motivo, cercavo di impegnarmi nella sua materia senza lasciarmi distrarre dal suo sarcasmo pungente.
Ciò che lui pensava di me si leggeva chiaramente sul suo volto: il modo in cui alzava gli occhi al cielo quando guardava nella mia direzione, o come osservava con disprezzo malcelato i gioielli che talvolta indossavo, tutto questo mi suggeriva che egli mi considerava una sciocca svampita, con la testa piena di idee completamente errate. Aveva poi modi alquanto più diretti per esprimere i propri pensieri sul mio conto: non risparmiava battute sarcastiche e offese meno velate, ogni volta che ne aveva l’occasione.

***

Ero al quarto anno, durante una delle prime ore di Pozioni; facevamo lezione insieme agli studenti di Tassorosso e tutti eravamo concentrati sui nostri calderoni, nel più completo silenzio.
Il professor Piton mi passò accanto, lanciandomi un’occhiata fugace, mi superò, poi ritornò sui propri passi, come se avesse dimenticato qualcosa di importante.
“Ancora non mi capacito del fatto che sia stata assegnata alla Casa di Corvonero: gli orecchini che indossa rispecchiano in pieno la sua mania di inseguire le idee più strampalate.” Mi offese senza nessun motivo se non quello che, evidentemente, non apprezzava i miei orecchini arancioni.
“L’intelligenza, professor Piton, non si misura in base all’abbigliamento della persona: io, ad esempio non la considero un’Acromantula solo perché è sempre vestito di nero.” Replicai stizzita e per nulla intimorita dalla sua occhiata glaciale.
Non gradì la mia risposta e vidi le sue sopracciglia avvicinarsi, incupendogli ancor più lo sguardo.
“Cinquanta punti in meno a Corvonero per la sua mancanza di rispetto nei confronti di un insegnante.” Sibilò visibilmente irritato.
Mi toccò un’intera settimana di punizione insieme a Mastro Gazza, il custode della Scuola. Considerata la mia insolenza, pensai di essermela cavata con poco.

***

Ritengo che il professor Piton abbia iniziato a considerarmi sotto una luce leggermente diversa soltanto alla fine di quell’anno, dopo che ebbi partecipato alla battaglia al Ministero, in cui perse la vita il compianto Sirius Black (o per meglio dire Stubby Boardman, il solista del popolare gruppo corale Gli Hobgoblin). In quell’occasione, diedi prova delle mie capacità e di quanto avessi imparato durante le lezioni dell’Esercito di Silente, in cui Harry Potter in persona ci aveva insegnato alcuni incantesimi di grande utilità durante un combattimento. Forse, Piton si rese conto che qualche cosa di buono sapevo combinarlo anche io, perché non perse più tempo ad insultarmi e i voti dei miei compiti si alzarono leggermente.
L’anno successivo, il professor Piton lasciò la cattedra di Pozioni al professor Lumacorno (le cui feste di Natale sapevano essere davvero divertenti e sorprendenti) per occupare quella di Difesa Contro le Arti Oscure. In quel campo me la cavavo piuttosto bene grazie appunto agli insegnamenti del mio amico Harry Potter. In quel periodo, Severus Piton era più cupo che mai e tentava in ogni modo di spaventarci ricordandoci gli esami di fine anno; in compenso, le sue battute sarcastiche erano meno efficaci del solito: perfettamente comprensibile se si pensa a quello che lo aspettava di lì a qualche mese.
L’omicidio di Silente per mano di uno dei suoi insegnanti preferiti fece molto scalpore nel mondo magico e gettò in preda al panico maghi e streghe: chi li avrebbe difesi da Lord Voldemort ora?
La colpa di Piton venne cancellata soltanto un anno dopo, quando il Salvatore del Modo Magico svelò i ricordi che lo stesso professore gli aveva affidato in punto di morte. Molti rimasero stupiti da quelle rivelazioni e iniziarono le speculazioni: Severus Piton era l’uomo più coraggioso che aveva preso parte a quella guerra o soltanto un mago astuto che aveva tenuto il piede in due staffe, in attesa dello svolgere degli avvenimenti?
Noi del Cavillo pubblicammo un articolo (La verità sulla morte di Albus Percival Wulfric Brian Silente numero 8, anno 1998) in cui davamo la nostra versione dei fatti: Severus Piton aveva sì ricevuto l’esplicito ordine da Silente di assassinarlo, ma la morte dell’anziano Preside fu soltanto una messa in scena ben congeniata dai due; Albus Silente morì qualche mese dopo, in un luogo segreto, di morte naturale. (Per i dettagli vi consiglio la lettura dell’articolo in questione: alcune copie sono ancora disponibili e gli arretrati possono essere ordinati via gufo, alla nostra redazione.)
Non ho mai pensato che Severus Piton avesse assassinato Albus Silente: per quanto potesse sembrare crudele in certe situazioni, nemmeno uno come lui avrebbe potuto commettere un omicidio a sangue freddo, contro un amico disarmato e indebolito. Nutrivo parecchi dubbi anche sulla sua fedeltà a Lord Voldemort: avevo l’impressione che, una volta divenuto Preside, tentasse in ogni modo di proteggere gli studenti di Hogwarts dalle angherie dei fratelli Carrow. Naturalmente, non ne avevo la certezza, tuttavia ne ebbi un solido indizio quando io e i miei amici, Neville Paciock e Ginny Weasley, cercammo di rubare la Spada di Grifondoro conservata nel suo ufficio. Ci sorprese con le mani nel sacco e, invece di cruciarci all’istante, ci punì mandandoci a fare una scampagnata notturna nella Foresta Proibita, insieme ad Hagrid, il guardiacaccia. Una punizione davvero ridicola e priva di conseguenze. Quella notte, parlai con Neville dei miei dubbi, tuttavia finimmo per litigare: Neville non voleva sentire ragioni e, per lui, Piton restava un assassino e un traditore. La sua triste fine mi ha dato ragione: fino all’ultimo istante della sua travagliata vita ci è stato fedele e ha tentato di aiutarci.
Ad un anno esatto dalla sua morte, ho deciso di scrivere questo articolo per onorarne la memoria. Non posso affermare di averlo conosciuto davvero bene, tuttavia ho passato sei anni a stretto contatto con lui e un’idea me la sono fatta. Non fingerò che sia stata una persona piacevole e disponibile, eppure è stato sicuramente un ottimo insegnante e ho imparato moltissimo durante le sue lezioni; È stato anche un uomo coraggioso e, visto che ritengo non gradirebbe sentirsi definire un vero Grifondoro, dirò che è stato un eroe, controverso forse e pieno di zone d’ombra, ma pur sempre un eroe. Il suo carattere difficile era sicuramente frutto degli errori commessi in passato, ai quali ha cercato di porre rimedio con impegno, costanza e, soprattutto, con grande sacrificio. Il suo difetto maggiore, probabilmente, è stato quello di non riuscire a perdonare le proprie colpe, chiudendosi a riccio e rifiutando gli aspetti migliori della vita. Può darsi che, con un po’ più di fantasia e leggerezza, sarebbe riuscito a vivere meglio.
Non voglio dilungarmi oltre, e concludo questo mio articolo con l’augurio che il professor Severus Piton possa ora trovare la pace che merita e che non ha mai avuto durante tutta la sua vita.

Luna Lovegood

Fuori, la pioggia cadeva fitta, ritardando l’arrivo della primavera. Lo studio cadde nel silenzio, per qualche istante.
“Severus è inutile che fingi di dormire: lo so che hai ascoltato tutto l’articolo.” Esclamò Minerva McGranitt, accomodata sulla poltrona, dietro alla scrivania, nell’ufficio del preside.
In risposta, ottenne solo un borbottio indistinto.
“Coraggio, so che muori dalla voglia di dirmi che cosa ne pensi?” lo incalzò di nuovo la Preside.
“Veramente, sono già morto!” ribatté il ritratto del professore.
“Oh, dai non farti pregare, Severus.” Intervenne Albus Silente, in aiuto di una imbarazzata McGranitt.
“Penso quello che ho sempre pensato: il Cavillo pubblica solo spazzatura.” Affermò Piton dal suo ritratto, mantenendo il solito tono calmo e tagliente.
“Suvvia, Severus: Luna è stata sincera e ritengo ti abbia descritto in maniera appropriata.” Continuò Silente.
“In maniera appropriata? Quindi, il mio unico difetto sarebbe stato quello di non usare abbastanza la fantasia?” Chiese ironico il professore. “Quella ragazza è pazza: sarà anche una strega in gamba e coraggiosa, ma completamente e irrimediabilmente pazza.”
Severus incrociò le braccia, segno che riteneva conclusa quella conversazione. Minerva si limitò a scuotere la testa mentre dal ritratto di Albus Silente arrivava una risatina divertita. Chiuse il giornale, lo appoggiò in un angolo della scrivania e si preparò ad affrontare un’altra giornata di lavoro come Preside di Hogwarts.
 
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