Il Calderone di Severus


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Storia 7 - Dark Shadows2 [14.29%]
Storia 1 - Time before time1 [7.14%]
Storia 3 - Sogni0 [0.00%]
Storia 5 - Una notte d'estate0 [0.00%]
Storia 6 - Mudblood0 [0.00%]
Storia 8 - Un uomo diverso0 [0.00%]
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Sei personaggi in cerca d'autore - 1° Turno

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chiara53
view post Posted on 21/1/2017, 18:08 by: chiara53
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Pozionista sofisticato

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La formula della felicità di Ele Snapey



Quando si rese conto di come il testo di Pozioni non fosse più nello zaino, assieme agli altri volumi, le lacrime presero di nuovo a scorrere silenziose.
Madama Chips le aveva appena somministrato un antidoto per riportare gli incisivi alla normalità, ma rabbia e umiliazione erano ancora troppo vive perché il semplice smarrimento di un testo scolastico, che probabilmente in quell’istante giaceva dimenticato a terra nel corridoio davanti all’aula di pozioni, non costituisse un nuovo, piccolo dramma.
Smise di rovistare nella sacca e iniziò a riflettere osservando, con un lungo sospiro rassegnato, la schiena di Madama Chips intenta a sistemare le pustole in faccia a Goyle, disteso qualche letto più in là.
La Chips le aveva raccomandato di non muoversi da lì, anche se i devastanti effetti dell’incantesimo Densaugeo, che l’aveva colpita accidentalmente durante un vivace scambio di opinioni tra Harry e Malfoy, poco prima della lezione, sembravano essersi attenuati del tutto.
Ciò che però non si era per nulla attenuato, era il forte senso di impotenza e frustrazione.
La crescita a dismisura dei denti non era stata, in fin dei conti, la causa principale della crisi di pianto, e non erano state nemmeno le risate sguaiate di Pansy Parkinson e delle sue amichette, che avevano fatto seguito all’incidente.
No, quello che l’aveva colpita in modo ferale era stato lo sguardo pungente del professor Piton che, dopo averla studiata con la stessa espressione con cui si analizzerebbe una rara specie di insetto e, constatata l’evidente deformità in corso, aveva dichiarato serafico:
“ Non vedo nessuna differenza.”
Lo aveva pronunciato piano, in tono distaccato e con un lampo maligno negli occhi d’ebano, ignorando volutamente la sua muta richiesta di aiuto morale.
Era evidente come avesse deciso di non lasciarsi assolutamente scappare una ghiotta opportunità per infliggere una lezione all’insopportabile “signorina So-tutto-io”, e questo perché Hermione non gli aveva mai dato occasione, prima d’ora, di poterle affibbiare una punizione, un voto molto scarso, o un rimprovero più caustico del dovuto.
Gli occhi si inumidirono di nuovo: era completamente a terra, esattamente come quando Raymond Steel, alle elementari, si divertiva un mondo a prenderla in giro davanti a tutti i compagni di classe a causa dei capelli crespi. Ray le piaceva molto, perciò il fatto che si facesse continuamente beffe del suo aspetto la metteva in grossa difficoltà, pungendola sull’orgoglio.
Ora si sentiva esattamente come allora; perché, nonostante il professor Piton possedesse un carattere pessimo Oltre Ogni Previsione, Hermione nutriva per lui stima e ammirazione sconfinati, che in quei quattro anni aveva cercato di manifestargli nell’unico modo che avesse a disposizione, vale a dire, studiando forsennatamente e applicandosi nella sua materia come una disperata.
Ripensò a come, nonostante fosse ancora una bambina, la profonda intelligenza e la personalità soggiogante dell’uomo l’avessero impressionata e intimidita fin dalla prima lezione. Aveva immediatamente percepito le sue eccezionali doti di Mago e lo straripante bagaglio di conoscenze.
Perciò, con il tempo, Piton era diventato il modello al quale ispirarsi, la versione maschile della Strega che avrebbe voluto diventare da grande (carattere a parte, ovviamente).
Ma più cercava di impegnarsi, e più sembrava che l’insegnante provasse fastidio di fronte alla sua cocciuta buona volontà.
Era stato tutto inutile: gli sforzi compiuti fino a quel momento per acquisire un giudizio che andasse oltre l’Accettabile, o uno sguardo benevolo, o anche solo un cenno di approvazione, avevano costantemente dato scarsi risultati.
Per ottenere di più, Hermione si era sempre costretta ad eseguire compiti addirittura perfetti, in cui il professore riusciva comunque a trovare qualcosa che non andasse, e il giudizio finale era sempre ampiamente al di sotto delle sue aspettative.
Hermione era consapevole di come l’appartenere a Grifondoro ed essere amica di Harry Potter potesse risultare una condizione piuttosto handicappante, ma, nonostante la triste presa di coscienza, ciò che era accaduto quel pomeriggio aveva contribuito a farla stare decisamente peggio.
“ Non vedo nessuna differenza.”
Era fuggita, prima che il suo mito tra gli insegnanti potesse accorgersi delle lacrime che iniziavano a rigarle il volto: non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di vederla sciogliersi in pianto davanti a lui… Ma se mai avesse cercato un modo migliore per ferirla, non l’avrebbe trovato.
- Madama Chips, sono trascorse due ore, ormai. Ho già perso la lezione di Pozioni e non vorrei dover saltare anche quella successiva di Aritmanzia… posso andare ora? – chiese educatamente Hermione, anche se con una certa impazienza, temendo che la donna si fosse dimenticata di lei.
- Ancora qualche minuto, signorina Granger. Un po’ di riposo non ti farà male di sicuro. – rispose l’infermiera, in tono dolce ed efficiente al tempo stesso.
La ragazza si arrese alla sua fermezza professionale. Chiuse gli occhi e decise di concedere un po’ di tregua alle stanche cellule cerebrali.

*******

L’aula, al suono della campanella, si liberò in mezzo secondo.
Severus Piton però aveva già prudentemente provveduto a far sistemare paioli, riporre ingredienti e ripulire banchi appena prima del termine delle due ore: conosceva i suoi polli.
I ragazzi erano sì usciti dalla stanza molto velocemente, ma nel massimo rispetto di ordine e silenzio.
Liberatosi finalmente della presenza del quarto anno di “zucche-vuote-Serpeverde-Grifondoro”, ne approfittò per impilare, con calma e rigore, le pergamene sulla cattedra e per riordinare le provette contenenti un campione della pozione ultimata quel pomeriggio.
Subito dopo si diresse, lento e austero, verso l’uscita, pronto a godersi un po’ del tempo libero che aveva a disposizione prima di concludere la giornata con un paio di studenti in punizione.
Mentre chiudeva la porta alle proprie spalle, considerò come la lezione appena trascorsa non fosse iniziata nel migliore dei modi, anzi!
Forse aveva peccato di troppa indulgenza nel togliere a Grifondoro solo cinquanta punti, evitando a Potter una punizione sacrosanta ed esemplare che, per essere onesti, avrebbe abbondantemente meritato anche Draco Malfoy.
Perso in riflessioni si avviò verso i propri alloggi, ma la copertina colorata del libro di Pozioni, abbandonato in un angolo accanto al battente in legno, attirò subito la sua attenzione, e lo costrinse a tornare sui suoi passi.
Si chinò a raccoglierlo e nel farlo si rese conto, già prima di averlo preso in mano, di come il volume fosse stato conservato con la massima cura.
Gli parve molto strano che uno studente tanto preciso e ordinato avesse potuto smarrirlo in modo così banale. Non vi era nome che potesse permettere l’identificazione del proprietario; di una cosa fu subito certo, e cioè il libro avrebbe potuto appartenere a chiunque tranne che a Paciock.
Prese a sfogliarlo alla ricerca di qualche traccia, e rimase lì per lì sorpreso a fissare le pagine fitte di appunti presi a margine, stilati con squisita precisione.
Iniziò quindi a percorrere lentamente i corridoi silenziosi e poco illuminati, leggendo a mezza voce ciò che vi era scritto.
- Pozione Dilatante: sono necessarie almeno cinque piume di Occamy in più; aggiungere le foglie di Alloro in un secondo momento, per evitare tempi di ebollizione lunghissimi… Pozione della Memoria: attenzione alla dose di ginseng che se è in eccesso potrebbe provocare gravi reazioni cutanee…
Si fermò, meditabondo, nel bel mezzo del Sotterraneo. Fece scorrere altre pagine ugualmente dense di appunti, e sentì un nodo salire in gola: quel libro gli aveva fatto tornare alla mente un altro testo, ugualmente fitto di annotazioni, postille e scrupolose considerazioni… Tutto quello a cui era giunto il suo possessore, dopo attente ricerche ed esperimenti portati avanti in gran segreto.
Piton chiuse gli occhi; ricordò la copertina lucida e intatta del nuovo, prezioso libro di Pozioni Avanzate appena acquistato, grazie soprattutto ai sacrifici di sua madre. Rivide, con un pizzico di commozione, il giorno in cui era uscito dal Ghirigoro, reggendolo finalmente in mano con infinito orgoglio.
Si riscosse e, tornando a sfogliare il volume, ormai certo dell’identità di colui, anzi, colei che lo aveva smarrito, si accorse di una piccola pergamena ripiegata tra le ultime pagine.
Troppo incuriosito per preoccuparsi del fatto che in quel momento stava peccando di indiscrezione, spiegò il foglio e ne lesse il contenuto.
- Per tutti i Gargoyle… Distillato della Morte Vivente!? – sbottò ad alta voce, sempre più meravigliato: era perfettamente consapevole di quanto valesse il cervello di quella ragazzina, a volte davvero irritante, (e comunque indubbiamente in gamba) ma non si sarebbe mai aspettato di scoprirla decisa a cimentarsi in una sfida così proibitiva.
La preparazione di quella pozione veniva affrontata non prima del sesto anno, e c’erano addirittura studenti del settimo che non erano ancora in grado di eseguirla in modo corretto… Rimaneva ancora un caso isolato nella storia di Hogwarts, quello in cui uno studente di appena quindici anni era stato capace di portarla a termine in tempi piuttosto brevi, e senza alcun aiuto da parte di adulti!
Severus abbozzò un sorrisetto obliquo, molto compiaciuto: sembrava proprio che la piccola Granger fosse ben determinata a far rivivere le gesta del Principe Mezzosangue, pur ignorandone l’esistenza.
Proseguì nella lettura degli appunti e scoprì che la ragazzina era arrivata a buon punto, anche se a quanto pare mancava ancora qualche piccolo passaggio perché la pozione, per essere corretta, raggiungesse l’esatta limpidezza finale.
La ricerca della giusta amalgama tra gli ingredienti, dei tempi di bollitura e attesa, di dettagli e accorgimenti erano tutti diligentemente annoverati su quel ritaglio di pergamena, frutto di chissà quali e quante ore trascorse in biblioteca.
Sorrise di nuovo, intenerito di fronte a tanta caparbietà, e si rese conto di essere sempre stato un po’ troppo ingiusto nei suoi confronti. L’ultima volta era accaduto appena due ore prima, in quel corridoio.
La rivide mentre con una mano cercava, senza riuscirvi, di coprire gli incisivi che continuavano ad allungarsi, e con l’altra raccattava affannosamente i libri che le erano scivolati a terra; tutti tranne uno, appunto, il testo di Pozioni.
Rammentò lo sguardo triste e colmo di lacrime, prima di fuggire via, per aver ricevuto in risposta quella perfida frase mortificante: “Non vedo nessuna differenza”.
Non sapeva nemmeno per quale motivo avesse deciso di umiliarla così: forse perché in quella ragazzina studiosa, tenace e tendente a isolarsi, aveva sempre rivisto un po’ se stesso, e il bisogno inconscio di punire l’adolescente che era stato, incapace di integrarsi e arrivare al successo, era ancora vivo e rabbioso.
Alzò il capo dagli appunti, assorto: forse Hermione Granger si trovava ancora in Infermeria… E forse lui era ancora in tempo per rimediare.

*******

- Signorina Granger… Hermione…
Aprì gli occhi, li chiuse e li riaprì un paio di volte prima di mettere a fuoco la fisionomia di Madama Chips, china su di lei. Accidenti doveva essersi assopita! Addio quindi anche alla lezione di Aritmanzia.
- C’è una visita per te, signorina Granger. – annunciò la donna in tono bonario, spostandosi e permettendole di inquadrare nel proprio campo visivo la persona che aveva alle spalle.
La ragazza spalancò gli occhi e scattò immediatamente a sedere sulla letto, lasciandosi sfuggire uno squittio. Dietro a Madama Chips si era materializzato ciò che non si sarebbe mai aspettata di vedere, e cioè la figura nera e imponente del suo Maestro di Pozioni.
- Non fare quella faccia, signorina Granger… - esordì l’uomo, con il consueto accento asciutto e la solita espressione rigorosa, avanzando indolentemente di qualche passo. Hermione percepì, con somma sorpresa, un barlume divertito nelle pupille color dell’ossidiana, che la stavano scrutando.
– Sembra che tu abbia visto un fantasma: ti assicuro che sono proprio io, e in carne ed ossa!
- Buongiorno, signore… lo so, signore… mi scusi ma io non… non mi…
- Immagino tu stia cercando di dire che non ti aspettavi di vedermi qui. – la interruppe, inarcando il sopracciglio.
– No, non intendevo proprio questo, cioè sì, ma è che… che… – avvampò e abbassò gli occhi, in preda alla abituale, stradannata forte soggezione.
- Dovresti prestare un po’ di attenzione a dove abbandoni i tuoi libri di testo… più importanti.
L’insegnante era giunto a ridosso della branda, e appoggiò con garbo sul materasso il grosso volume che teneva in mano.
Il volto di Hermione, ancora infiammato, si illuminò.
- Oh… grazie professore, io… io… mi è caduto appena prima della Sua lezione, ma me ne sono accorta immediatamente e sarei… sarei tornata a prenderlo subito, non appena Madama Chips mi avesse dato il permesso di lasciare l’Infermeria, le assicuro che poi sarei venuta a chiedere a Lei se era il caso…
- Lo so. - Piton troncò seccamente il profluvio di ragionamenti sconnessi, frutto di una combinazione tra la felicità per il ritrovamento del bene smarrito e l’agitazione per la presenza dell’insegnante al capezzale.
- Non… non riesco davvero a capire come io possa averlo dimenticato là sotto, per terra… - riprese lei, con vocina flebile, afferrando il libro e stringendolo a sé.
- Nemmeno io riesco a capire come tu possa continuare a frequentare Potter e Weasley… ma tant’è! - replicò lui, sarcastico, scoccandole un’occhiata affilata.
All’improvviso si chinò leggermente verso la ragazza e allungò la stessa mano, che fino a qualche istante prima aveva impugnato il testo di Pozioni, in direzione del volto. Sfiorò delicatamente il mento con la punta delle dita, quindi osservò la bocca con estrema serietà.
- Mi sembra proprio che i denti siano tornati al loro posto. – Poi rivolse all’infermiera, che si era tenuta in disparte fino a quel momento, un breve cenno di approvazione. – Eccellente lavoro, Madama Chips!
La donna si schermì, cercando di minimizzare, ma fu chiaro, dal rossore che si era diffuso anche sulle sue guance, di come l’apprezzamento le avesse fatto molto piacere.
- In quanto a te, signorina Granger, confido che avrai sempre estrema cura dei tuoi libri, d’ora in avanti. Ricordati che sono un mezzo assolutamente necessario per la preparazione di ogni studente che voglia diventare un ottimo Mago o Strega. E ti consiglierei caldamente di evitare, in futuro, se possibile, di saltare le mie lezioni: sarebbe un vero peccato dover rinunciare a perfezionare la tua preparazione, per un qualsiasi futile motivo. – aggiunse il professore, mentre un’ombra divertita attraversava di nuovo il volto impassibile, ammorbidendone i tratti.
Hermione annuì, sfoderando un enorme sorriso che mise in bella mostra i candidi incisivi tornati alla normalità. Per una frazione di secondo fu sicura di averne visto aleggiare uno, molto meno enorme ma decisamente gradevole, anche sulla bocca del suo insegnante.
Piton non aggiunse altro: si voltò e si diresse all’uscita con il passo morbido e silenzioso di un grossa pantera.
Hermione rimase a fissare l’elegante sventolio del mantello, fino a che non lo vide sparire oltre la soglia, poi guardò estasiata il libro che aveva stretto al petto fino a quel momento.
Lo sfogliò per assicurarsi che fosse tutto a posto e, nel farlo, la pergamena ripiegata su cui aveva annotato i vari tentativi di realizzare un perfetto Distillato della Morte Vivente, scivolò fuori.
Sobbalzò, al pensiero che Piton avesse potuto accorgersi dei suoi esperimenti segreti. Probabilmente avrebbe preso in considerazione l’ipotesi di cuocerla a fuoco lento nel calderone, assieme alle radici di mandragola, sapendola intenta a pasticciare con quella roba.
Con il cuore in gola, spianò il foglio sul materasso, e lesse velocemente il contenuto. Quando, in fondo al foglio, riconobbe una scrittura diversa dalla propria, Il sangue le si ghiacciò nelle vene.
C’erano tre righe scritte in modo fitto, con quella grafia spigolosa e precisa che ben conosceva, perché era così che lui redigeva i giudizi, molto spesso deludenti, a margine dei suoi compiti di Pozioni:
“ Complimenti per l’intelligenza, il coraggio e la tenacia con cui ti sei dedicata alla preparazione di qualcosa che va ben oltre le tue attuali capacità! (Comunque, il segreto per ottenere un ottimo Distillato della Morte Vivente, è tagliare sottilmente le radici di Asfodelo, in senso verticale, e aggiungerle quando il preparato passa dal color ribes nero al lilla chiaro, aspettando che raggiunga una seconda bollitura e successivamente lasciandolo riposare almeno quarantacinque minuti prima di riaccendere il fuoco sotto il paiolo… Buona fortuna, Hermione.)”
Rimase a bocca aperta per una buona manciata di secondi, stentando a credere a ciò che aveva appena letto, e a terminare di sconvolgerla fu la E maiuscola, tracciata con cura, che spiccava sontuosa nell’angolo in basso a destra.
La E di Eccezionale, finalmente! Il professor Piton era davvero un insegnante e un pozionista straordinario: aveva perfino scoperto la formula giusta per renderla felice. Nessun altro, in quel momento, avrebbe potuto trovare parole più adatte a farla sentire così bene.
- Signorina Granger, credo proprio che tu possa andare, adesso. Non scordarti lo zaino, il libro che ti ha riportato il professor Piton e… - La Chips si bloccò ad osservare l’espressione rapita con cui Hermione stava contemplando il ritaglio di pergamena. – Signorina Granger… Hermione… insomma! – fece schioccare un paio di volte le dita.
- Come? Oh, sì, certo Madama Chips me ne vado immediatamente! Volo! Arrivederci! – e la ragazza balzò giù dal lettino, afferrando le sue cose in due secondi, con un entusiasmo che lasciò sconcertata l’infermiera.
La seguì con sguardo circospetto, mentre in pochi balzi raggiungeva l’uscita e spariva oltre il portone dell’Infermeria; pensò a come, solo pochi minuti prima, Hermione fosse ancora raggomitolata sul materasso con un muso lungo fino a terra. Mentre adesso, invece…
- Beata gioventù. – borbottò a mezza voce, scuotendo la testa, e tornò a concentrarsi sulle pustole di Goyle.
 
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175 replies since 30/12/2011, 23:28   3087 views
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