Il Calderone di Severus


Lotta all'ultimo Inchiostro turno XV
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Prima della Fine5 [41.67%]
C’era una volta3 [25.00%]
La vita in un libro3 [25.00%]
Amici di carta1 [8.33%]
Affonda nel tempo il più antico desiderio0 [0.00%]
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Lotta all'ultimo Inchiostro turno XV, Severus e i libri

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Severia
view post Posted on 17/5/2011, 08:58




Complimenti ad Ale :) e grazie a chi ha votato la mia storia!

Edited by Ida59 - 7/7/2015, 11:37
 
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view post Posted on 17/5/2011, 13:21
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I ♥ Severus


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Ricordo a tutti, come sempre, di inviare le storie anche a MSStorie!

Edited by Ida59 - 7/7/2015, 11:37
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 17/5/2011, 14:16




Le ultime parole famose :o:

Grazie a tutti quelli che mi hanno votato e anche a Maria, che è stata un ottimo giudice ;)

Aprirò il prossimo turno quanto prima!
 
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misslegolas86
view post Posted on 17/5/2011, 14:28




Grazie Ale! Te lo avevo preannunciato che avresti vinto. La storia meritava proprio. Complimenti
 
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view post Posted on 17/1/2017, 19:29
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Pozionista sofisticato

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Lotta all'ultimo Inchiostro - Turno XV: Severus e i libri



Prima della Fine di Ale85LeoSign

Una copertina nera, lucida, dalla singolare austerità. Severus la sfiorò con le dita pallide, lasciandovi scorrere i polpastrelli, percependo la consistenza vellutata del tessuto e i pregevoli caratteri in rilievo sul dorso, in argento opaco.
Un diario. Un libro di pregevole fattura che compilava quasi ogni notte, prima di abbandonarsi a un sonno profondo, senza sogni, mentre fuori la terra ruotava, vasta e silenziosa, sotto l’oscura trama del cielo.
Vi posò sopra la bacchetta e recitò una breve formula, bisbigliandola come se stesse rivelando un segreto alle ombre della notte. Il diario si aprì, ubbidiente.
Percepì odore di inchiostro, di carta, di quella fibra vecchia che è ingiallita nel tempo, pur resistendo…
Cominciò dall’inizio, sfogliando le prime pagine, lentamente.
Primi accenni di scrittura fatti forse da un bambino, una creatura ignorante del mondo ma affascinata dai suoi misteri. Qualcuno che non sapeva ancora quanto avrebbe amato lo scorrere della piuma sulla carta, la perfezione delle parole e la creatività che avrebbe trovato, uscendo dai margini della propria insicurezza, nell’ideare formule, incantesimi, superando lo stesso scrittore del suo libro preferito di Pozioni.
Altre pagine gli scorsero sotto le dita sottili, apparendo quasi lucenti nel riflesso oscuro del suo sguardo intento. Fino a quando non vi comparve del verde.
Fermò la mano e, delicatamente, sfiorò un piccolo quadrifoglio che stava nel mezzo di due pagine. Col tempo aveva perso il suo colore originario, ma Severus lo guardava ancora come se il suo presente fosse quel giorno in cui Lily gliel’aveva regalato in uno di quegli oziosi pomeriggi, quando entrambi si stendevano nel parco della scuola e parlavano di tante cose…
Severus credette di scorgere l’ombra fuggevole di ciò che quei due ragazzini erano stati insieme e non sarebbero mai più tornati ad essere. Se non nelle sue fantasie più recondite, celate dal manto oscuro della notte.
Macchie ambrate… scurite nel tempo, il colore dei primi segni di umiliazione, quando Potter e i suoi valorosi compagni se la prendevano con lui, per il semplice, colpevole fatto di esistere.
Passarono altre pagine, fino a quando il diario restò aperto su una in particolare, recante segni circolari più chiari: le tracce di un dolore che non era mai scomparso del tutto.
Lo rammentava: candidi fiocchi di neve scendevano silenziosamente verso il basso pungendo le sue guance, cadendo com’era caduto Albus al momento di ucciderlo, in quel totale silenzio irreale che Severus sapeva che avrebbe gridato per sempre dentro di lui.
Erano lacrime.
Lacrime di quel freddo bruciante che scava la pelle e arriva fino all’anima per sempre dannata dell’uomo. Sensi di colpa che non avevano mai smesso di consumare la carta e di divorarlo dall’interno. Pagina dopo pagina. Anno dopo anno.
Severus chiuse il suo diario, lasciandovi appoggiata la mano per un momento.
Le dita non erano perfettamente immobili, ma vibravano leggermente. Al cospetto del proprio passato, di fronte all’enormità dei suoi crimini e dei suoi errori, Severus si scoprì a tremare lievemente.
“Mi dispiace.” Mormorò con un tono basso e affranto, ma carico di un sentimento così forte che temette che qualcuno, in qualche modo, lo potesse udire “Mi dispiace per tutto.”
Lentamente, chiuse la mano appoggiata al diario a pugno e chinò il capo, sopportando il tormento di ferite che era andato a risvegliare, scorrendo in pochi attimi le pagine del proprio vissuto. Della sua stessa anima. Battiti così forti che lo assordavano; sentimenti veri, reali, palpabili lo stringevano e lo soffocavano, imponendogli di arrendersi. Di cedere.
Ma, dopo tutto quel tempo, non avrebbe ceduto.
Trasse un profondo respiro e si raddrizzò, riaprendo piano la mano sul velluto nero.
Il volto pallido non tradiva nulla, se non una severa compostezza, e la freddezza che emanava da ogni suo tratto sembrava proclamare una totale assenza di preoccupazioni e colpe. Ma dal suo sguardo spiravano una severità e un sentimento tale che nessuno sarebbe riuscito a sostenere il fuoco dei suoi occhi, ardente e penetrante allo stesso tempo. Quegli occhi neri, scintillando come se si fossero appena destati da un passato tormentoso, si posarono un’ultima volta sulla copertina del libro.
Il finale non sapeva se l’avrebbe mai aggiunto, anche se aveva riscritto il suo destino, rinnegando per sempre il Marchio Nero, la maledizione che segnava il suo braccio e gli avvelenava l’anima.
Quel diario si sarebbe chiuso per sempre, l’elegante copertina di velluto scuro sarebbe riapparsa davanti ai suoi occhi un’ultima volta, e in quella tenebra avrebbe trovato, al di là del proprio Inferno, l’ultimo squarcio di speranza.
Un segreto regalo d’addio prima della Fine.

C'era una voltadi Severia

Quel giorno, Severus sedeva sulla sua vecchia poltrona, con un libro in una mano e un calice di vino elfico nell’altra. La lettura era particolarmente interessante: si trattava di un piccolo volume che illustrava le proprietà magiche di alcune piante africane, una argomento sul quale Severus stava cercando di approfondire le sue conoscenze. Una di queste erbe era la Adenium Obesum, le cui foglie, adeguatamente trattate e tritate, potevano aiutare a togliere peso corporeo. La pianta era stata studiata per la prima volta da Samuel Baker, durante il viaggio di esplorazione alla ricerca delle sorgenti del Nilo, nel 1864. Severus ricordava di avere già letto la storia di quel mago, esimio erbiologo e pozionista del secolo passato, e i suoi appunti di viaggio, così appoggiò il volume Erbe e piante africane sul tavolo traballante e si alzò, dirigendosi verso la parete alle sue spalle che ospitava un’immensa libreria, piena di vecchi testi foderati in pelle. Scorse con l’indice parecchi volumi, stringendo gli occhi per poter leggere alcuni titoli sbiaditi dal tempo. Dovette perlustrare tre scaffali prima di trovare quello che cercava: Alla conquista del cuore africano.
Severus lo prese con delicatezza: era un libro vecchio che aveva subito l’azione del tempo e dell’umidità e le cui pagine si erano assottigliate pericolosamente.
Nell’estrarre il tomo dallo scaffale, Severus ne fece cadere un altro: era un libro di dimensioni ridotte, con la copertina di cartone colorato. Severus si chinò a raccoglierlo e quando l’ebbe tra le mani, il suo cuore dimenticò per un momento di battere.
“Ho un regalo per te!”
“Per me?”
“Sì, e per chi altro?”
La bambina porse a Severus un pacchetto azzurro con un bel fiocco blu.
“Buon compleanno, Severus!”
Il mago, intimidito da quel gesto inaspettato, si ritrovò a pensare che lo sguardo luminoso che Lily gli rivolgeva in quel momento fosse il regalo più gradito che gli potesse fare; scartò comunque il pacchetto, attento a non danneggiarlo: gli tremavano le dita. Pian piano, comparve la copertina di un libro che raffigurava una bella ragazza circondata da quelli che sembravano essere sette piccoli gnomi da giardino, piuttosto ridicoli agli occhi del mago.
“Biancaneve e i sette nani.” Scandì Severus, guardando poi Lily in cerca di una spiegazione.
“È la mia favola preferita.” Rispose la bambina, inclinando la testa e portando le braccia dietro la schiena. “Hai sempre il naso immerso in quei vecchi libri polverosi: ho pensato che questo potesse distrarti un po’. È una bella storia e poi c’è anche una strega.”
Severus avrebbe voluto mettere in guardia Lily su come i Babbani esorcizzavano la paura nei confronti di maghi e streghe inventando storie alquanto inverosimili, eppure rispose arrossendo:
“È un bellissimo regalo: lo leggerò volentieri.”

Severus fece scorrere velocemente le pagine, soffermandosi sui disegni: ricordava la storia della principessa che aveva trovato rifugio nella casetta dei nani, perché perseguitata dalla matrigna; questa era una strega, abile nell’arte delle pozioni, che le aveva somministrato un potente veleno. Fino a questo punto, la storia poteva essere cedibile, ma assolutamente Severus non concepiva un semplice bacio come antidoto: andava contro qualsiasi legge magica; ci sarebbero voluti giorni e giorni di duro lavoro per preparare un antidoto adeguato ed un eccellente pozionista.
Non erano stati questi i suoi pensieri, quando aveva letto la favola tanti anni prima: nel suo ingenuo cuore di bambino, aveva immaginato spesso di essere quel principe azzurro che un giorno avrebbe fatto innamorare Lily, l’avrebbe salvata da una strega malvagia e l’avrebbe portata nel suo castello incantato, (con un giardino pieno di gnomi, se necessario) per vivere per sempre felici e contenti. Di una cosa era assolutamente certo: il suo sarebbe stato un bacio di vero amore.
Quelle però, si erano rivelate soltanto stupidaggini da ragazzino: ora sapeva che un bacio, per quanto sincero, non è in grado di risvegliare dalla morte; sapeva di non essere un principe, nonostante si fosse finto tale per molti anni, e di non essere arrivato su una bianca cavalcatura a salvare la sua amata, ma di averla lui stesso condannata a morte. Le favole si leggono da bambini quando si è ancora capaci di sognare: Severus aveva smesso di farlo da molto tempo, ormai. Sospirando, accarezzò la copertina con la punta delle dita e ripose il libro nello scaffale, incapace di gettarlo: sarebbe rimasto sempre lì a ricordargli che aveva perduto per sempre il diritto di sognare. Si rimise quindi seduto a studiare le piante africane, ignorando la lacrima solitaria che scendeva lungo la guancia pallida.

Affonda nel tempo il più antico desiderio di arcady

La pelle della copertina, un tempo di un bel nero brillante, era lisa e macchiata.
Le pagine erano ingiallite ma robuste, ruvide al tocco, e davano la sensazione di tempi antichi tra le dita, di epoche magnifiche.
Sfogliando quel libro a cui teneva tanto e a cui si dedicava di rado, Severus si ritrovò a riflettere sul passato.
Chissà perché veniva sempre considerato mitico, traboccante di eroi senza macchia.
Molto più probabilmente era popolato da uomini e donne molto simili a quelli attuali, con qualche agio in meno e qualche divinità in più, a rendere più accettabile la situazione scomoda.
In quanto al presente, nessuno gli attribuiva la giusta importanza.
Sempre la solita vecchia abitudine, profondamente umana, di attribuire qualità magnifiche a tutto ciò che non è qui, che non è adesso.
*Da che pulpito, Severus!*, disse mentalmente a se stesso.
Trattenne una risata triste, apprestandosi ad accendere la lampada posta sopra il tavolino basso, affiancato alla poltrona su cui era seduto da ormai un’ora buona, a contemplare la copertina consunta del volume, sperando di trovare, tra quelle pieghe della pelle, il coraggio di aprirlo.
Alla luce della lampada, infine, scostò la copertina con calma e rassegnazione, lasciando che le pagine stesse scegliessero il punto in cui schiudersi.
Severus sorrise amaramente al caso.
Le poche righe presenti nella pagina, erano le uniche scribacchiate con un inchiostro verde brillante, mentre il resto del libro era pieno di disegni raffiguranti castelli magnifici e fantasticherie in blu su una scuola di magia ancora da conoscere.
Lesse, per la prima volta dopo anni:
Soggiogato, in balia della bellezza.
Così felice di esserlo.
Indifeso.
Così felice di esserlo.
Perché ho scoperto che è la passione a guidarmi verso la mia verità.
Non lo spirito, non la ragione, ma la passione più autentica.
Essa non è sporca, ne’ immacolata.
La passione E’. Nient’altro. Non ha aggettivi appropriati.
Si manifesta pienamente solo nella propria intimità, che non è sinonimo di solitudine, ma di fiducia.
Voglio lasciare che la mia passione mi definisca. Non la fede, non il ragionamento, solo l’istinto della passione, di cui è costituita la mia essenza, quella che tengo nascosta in fondo, che raramente esce allo scoperto.
Per qualcuno mai.
Tragicamente, mai.
Per me non sarà così.
Passione è fidarsi, fidarsi di noi stessi.
E’ l’unico modo…


Rimase qualche secondo immobile, osservando l’eco di quelle parole aleggiare intorno alla sua testa per un po’, poi chiuse il libro con un sospiro e si alzò per riporlo al sicuro.
Il tempo era passato, inesorabile, anche tra gli scaffali di quella vecchia libreria, nascosta dietro un muro fasullo, sulla parete di fondo della sua stanza.
Lì, Severus conservava i libri più preziosi: antichi tomi di pozionistica che contenevano ricette per filtri e rimedi ormai dimenticati, pericolosi testi di magia oscura e, infine, quel volumetto che stringeva tra le mani, come se fosse il più prezioso dei tesori ma che, in realtà, racchiudeva il suo profondo e amaro desiderio di poter tornare indietro e darsi un’altra possibilità.
La possibilità di essere, e non di volere.
-E’ stata una mia scelta, è sempre dipeso da me.
Divenni cieco ai miei stessi desideri.
Passione?
Tanto tempo fa mi sfiorò l’idea.
Avrebbe potuto darmi tutto. Ora lo so.
Sono io che la cacciai via, senza rendermene conto, dando il peggio di me.
Pretesi di mettere a tacere la mia passione.
E lei si fece da parte, voltandosi un’ultima volta, cercando disperatamente un segno, sul mio volto rigido e determinato, che la spingesse a restare. Ma non lo trovò.
Quella che avevo cominciato a considerare una debolezza, avrebbe potuto essere la mia più grande forza.
Perché lo avevo dimenticato?
In quanti modi lei aveva cercato di farmi capire quanto potente poteva rivelarsi, per me?
Ma io fui irremovibile nel togliermi quell’unica possibilità.
Ora, fa male.
E ancora di più il fatto di scoprirmi così dolorosamente, per caso, tra le pagine di un vecchio diario: unica reliquia di un tempo incredibilmente lontano, in cui un ragazzino stava nascosto dietro un cespuglio, a spiare due bambine che giocavano su un’altalena.
Non mi sono fidato di me stesso e ho tradito quel ragazzino.
Non lo meritava.-

La vita in un libro di Ida59

Il fuoco ardeva nel camino, illuminando la stanza e riflettendosi nelle iridi nere del mago.
Severus sedeva nella poltrona, il libro aperto sulle ginocchia, le dita sottili che accarezzavano piano quella pagina particolare su cui da giorni si soffermava sempre più spesso, che ogni istante sempre più lo tentava.
I libri erano sempre stati la sua vita, quel libro particolare, poi…
A quel libro doveva la vita: conteneva l’incanto che lo aveva strappato alla morte, ed altri ancora, altrettanto potenti, forse persino più potenti.
Glielo aveva lasciato in dono, insieme alla vita strappata alle spire della morte, con quelle poche parole che mille volte si era ripetuto, sussurrandole a fior di labbra nel silenzio della notte, gli occhi chiusi, i brividi che gli salivano lenti e profondi lungo la schiena.
Severus socchiuse gli occhi lasciando che i ricordi dilagassero.

Aveva sempre amato i libri, fin da bambino, quando aveva imparato a leggere da solo, spinto dal desiderio, dall’impellente bisogno, quasi fisico, di sapere e scoprire ogni cosa. Poi la magia era entrata nel suo mondo, allargando a dismisura la sua fame di conoscenza.
Il primo amore era stato il vecchio libro di Pozioni Avanzate di sua madre, che era presto divenuto il vanto del Principe Mezzosangue, il modo per mettersi in luce con Lily e dar sfogo alla sua intelligenza, all’inventiva, alla voglia di creare e sperimentare. Lì aveva annotato i primi incantesimi, risultato di tentativi infiniti, e i miglioramenti ai procedimenti delle pozioni che avevano fruttato, anche a Lily, il più che meritato Eccezionale in Pozioni.
Il mago alzò lo sguardo fissandolo sull’unico posto vuoto nella libreria che ricopriva tutte le pareti della stanza, dove i libri erano meticolosamente ordinati secondo uno schema preciso.
Il libro era andato perduto, come Potter aveva alla fine ammesso, bruciato dall’Ardemonio nella Stanza delle Necessità, e quel posto sarebbe rimasto vuoto per sempre, lasciando uno spiraglio alle voci del passato.
Col tempo aveva ricoperto di libri tutte le pareti della casa di Spinner’s End, cercando di dimenticare l’infanzia trascorsa tra le urla dei genitori, tentando di zittire le voci alterate dai litigi, gli insulti che continuamente gli rimproveravano la sua inaccettabile diversità. Ogni estate, durante i due mesi di chiusura della scuola, nel suo solitario pellegrinaggio si recava in ogni luogo magico in cui valesse la pena di andare, alla ricerca di vecchi testi interessanti, di libri proibiti, di tomi antichi dalle pagine ingiallite, talvolta quasi illeggibili, vergate a mano in arcani linguaggi, e riusciva sempre a tornare con un bottino prezioso che consumava ogni suo guadagno d’insegnante a Hogwarts.
Il mago si alzò riponendo con cura il libro aperto sul tavolino e si avvicinò ad un angolo particolare della libreria: lì c’erano tutti i meravigliosi libri che Albus gli aveva regalato negli anni, approfittando di ogni ricorrenza, inventandola, quando necessario. Con dolcezza sfiorò il dorso dei libri con la punta delle dita, una lenta, struggente carezza, un lampo verde negli occhi e un dolore sordo nel cuore.
Con un amaro sospiro si voltò, tornando verso la poltrona, lo sguardo nero fisso sul lato opposto, quello delle tenebre, dove le fiamme del camino non arrivavano. Là erano i libri che era riuscito a sottrarre a Voldemort, dopo la sua caduta, là aveva strappato all’Oscuro il segreto per volare.
Per quei libri, per quel sapere proibito, per il potere che conferivano, un tempo era caduto nel baratro della perdizione, lacerando la sua anima e macchiandosi le mani di sangue innocente; solo l’amore lo aveva aiutato ad uscire da quell’abisso di tenebre in cui aveva smarrito se stesso.

Ed ora l’amore era là, racchiuso in quel libro, lo stesso che lo aveva trattenuto in vita ed adesso gli prometteva un futuro.
Tornò a sedersi sulla poltrona, sprofondandovi, il libro di nuovo stretto tra le mani, aperto sempre alla stessa pagina, tormento e delizia di un cuore che non osava sperare, che ancora non sapeva se era capace di amare.
Chiuse gli occhi per rivedere l’immagine della strega che gli porgeva il libro e le sue ultime parole, intrise d’amore, gli vorticarono nella mente annullando ogni altro ricordo.
Avrebbe potuto raggiungerla, ma solo se avesse imparato ad amarla…
Severus trattenne il fiato e sfiorò con dita tremanti la pagina: il rilievo appena accennato del nome della strega che gli aveva regalato la vita sbocciò sotto la pressione delicata dei suoi polpastrelli e fu il suo cuore a chiamarla, a pronunciare con passione il nome della donna che aveva infine imparato ad amare.
Ed il futuro incominciò.

Amici di cartadi kijoka

Se avesse dovuto morire subito, e se avesse potuto scegliere, il suo Paradiso sarebbe stato come la sua stanza ad Hogwarts.
Preclusi ai più, gli alloggi di Severus Piton avevano le pareti completamente ricoperte di libri.
Non gli importava se alcune volte gli sembrava di essere nella sua vecchia casa di Spinner's end.
Anzi, a ben guardare, qualche volta era anche piacevole.
Severus Piton amava i libri.
L'avevano salvato dalla solitaria esistenza da bambino.
Gli avevano aperto gli occhi su un mondo magnifico ed affascinante.
L'avevano portato per mano lontano dalla sua stanzetta, scura e piena di urla, verso mille universi diversi, dove solo lui era l'eroe.
Molto più avanti lo avrebbero perfino consolato.
In essi avrebbe scoperto la conoscenza e la potenza che era stato sicuro di trovare mettendo la sua esistenza nelle mani di un mostro senza pietà.
Ogni sera si guardava intorno e si sentiva a casa.
Dorsi colorati o monocromatici, istoriati di iscrizioni con svolazzi e volute o con caratteri severi e compìti, tomi con mille pagine ed altri con soli pochi fogli.
I suoi amici di carta non l'avevano mai deluso.
Dentro quelle amate pagine aveva trovato le soluzioni ogni volta che ne aveva avuto bisogno.
Ogni libro è un mondo.
I romanzi lo divertivano e lo distraevano. I saggi lo aiutavano a comprendere. I trattati ampliavano le sue conoscenze.
Eppure com'erano simili i libri agli uomini!
E non sempre perché assomigliavano ai loro autori.
Spesso si staccavano completamente da chi li aveva creati per vivere, in un modo o nell'altro, un'esistenza indipendente.
L'unico rimpianto era che, anche se fosse vissuto cent'anni, non gli sarebbe stato mai possibile leggere tutte le storie che essi contenevano.
Sarebbe stata sua solo una minuscola parte del sapere del mondo.
Ce ne sarebbero stati alcuni che conosceva, ma non sarebbe mai riuscito a leggere.
Pochi che avrebbe cominciato e lasciato a metà, anche se era una scelta che odiava sempre dover fare.
Altri che non avrebbero mai sfiorato le sue mani, i suoi occhi e nemmeno la sua mente.
Moltissime opinioni, racconti, fantasie o parziali verità sarebbero state fuori dalla sua portata.
Era una cosa che a malapena riusciva a sopportare.
Sfiorò con delicatezza la mensola più vicina, facendo scorrere piano le dita sui dorsi colorati.
Libri grandi e piccoli, imponenti e minuscoli. Ogni volte gli ricordavano tante persone in fila, sedute su una panchina ad attendere il domani.
Ogni libro un frammento di vita.
Ogni libro una copertina.
Il libro della sua vita aveva scritto il suo nome sul frontespizio.
Severus Piton...
Cosa avrebbe scritto subito dopo per definirsi?
Che domanda stupida!
Aveva sempre odiato le persone che credono di riuscire a criticare un libro dalla copertina, che pensavano di intuire tutto solo dal titolo!
Erano quelli che si comportavano nello stesso modo anche con le persone.
Troppo pieni del loro essere per prendere in considerazione che ci possa essere qualcosa, qualcuno, tanto interessante quanto loro stessi.
Eppure era così bello scoprire!
Restare sorpresi di un contenuto che mai si era immaginato essere presente proprio in quell'opera.
Lasciarsi stupire, con il piacere della scoperta!
Le apparenze spesso, troppo spesso, potevano ingannare.
Ogni libro è un mondo, un'esistenza, una storia.
Farsi portare lontano, via dalla vita quotidiana, ma sempre più vicini a se stessi.
Un delicato sorriso gli sfiorò le labbra.
Subito dopo avvertì una lieve fitta di sordo dolore.
La bellezza dei libri è che permettevano al lettore di far rivivere infinite volte il suo eroe, anche se questo alla fine soccombeva.
Quante volte il suo cuore avrebbe voluto rileggere il libro con una copertina di un verde brillante e che portava impresso il nome di Lily?
 
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19 replies since 14/5/2011, 14:05   519 views
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