Il Calderone di Severus

The Return of the Native (read by Alan Rickman), Audiobook di Thomas Hardy

« Older   Newer »
  Share  
v4l3nz4
view post Posted on 14/2/2011, 22:34 by: v4l3nz4




L'altro giorno cercavo informazioni sul libro "Lolita" di Nabokov, letto da Jeremy Irons. Così mi è venuta l'idea di informarmi riguardo l'esistenza di interi libri letti da Alan (visto che non ci sarebbe miglior voce per creare audiolibri). E così ho visto che esiste un libro, anzi un audiobook, di Thomas Hardy, "The Return of the Native" (in italiano "Ritorno alla brughiera"), letto interamente da Alan. Più di 300 pagine.

Su Internet non si trovano molte informazioni riguardo quest'opera, ed io non l'ho mai letto, nè in inglese, nè in italiano. Ho, però, trovato una recensione, scritta da un lettore, che mi sembra ben fatta.
Ve la pubblico, per saperne un po' di più:

SPOILER (click to view)
"Eustacia Vye era divinità allo stato grezzo. Sull'Olimpo, con un po' di preparazione, avrebbe fatto una riuscita eccellente. Possedeva gli istinti e le passioni che fanno una dea modello, cioè quegli stessi che non faranno mai una donna modello"
T. Hardy "the return of the native"
Il matrimonio fra Thomasin Yeobright e Damon Wildeve non viene celebrato a causa di una negligenza, da parte dell'uomo, nella presentazione dei documenti. Negligenza niente affatto casuale, ma voluta, in quanto egli è ancora infatuato della sua ex amante, Eustacia Vye, giovane donna affascinante, capricciosa, e irrequieta che vive col nonno, in un angolo sperduto della brughiera, insoddisfatta della propria vita, che trova noiosa e monotona.
Sul punto di perdere l'uomo che ama (o che crede di amare), Eustacia fa di tutto per riavvicinarlo a sé, tanto che Wildeve, soggiogato dal suo fascino, medita ormai di mandare in fumo le nozze con Thomasin.
Nel frattempo, ad Egdon Heath, tutti parlano dell'imminente arrivo di Clym Yeobright, il quale, dopo aver trascorso diversi anni a Parigi occupandosi di traffico di diamanti, fa ritorno al villaggio per trascorrere le feste di Natale con l'anziana madre.
Dapprima incuriosita, poi affascinata da quello che crede un uomo di mondo, ambizioso e brillante, Eustacia seduce Clym, il quale decide di sposarla, pur contro il volere della madre, che reputa la donna indegna di lui.
I due, benché innamorati, non hanno nulla in comune: Eustacia spera, in cuor suo, che Clym la porti a Parigi, consentendole di vivere la vita che ha sempre sognato; Clym invece, stanco di quella che reputa un'esistenza vacua e priva di significato, accarezza un sogno, una sorta di missione: dedicarsi, con l'aiuto della moglie, all'istruzione e all' emancipazione dei ceti più umili di Egdon Heath.
Colpito da una malattia agli occhi che gli impedisce di studiare, e non sapendo come occupare il tempo, egli si dedica al più umile dei lavori, raccogliere ginestre nella brughiera.
Per Eustacia è il crollo delle illusioni. "Mi hai ingannato. Non con le parole, ma con le apparenze, che ingannano più delle parole !"
Che altro può fare se non riavvicinarsi a Wildeve, il quale, arricchitosi di recente grazie ad una eredità, non ha mai smesso di amarla ?
In occasione della prima pubblicazione dell'opera, nel 1878, all'autore fu chiesto di modificare il finale, ritenuto troppo tragico, e quindi sgradito ai lettori, inserendo una sorta di lieto fine. Hardy, sebbene a malincuore, obbedì, pur restando dell'idea che la prima stesura fosse quella più consona alla storia.
"Ritorno alla brughiera" (tit.originale "The return of the native" ) racconta la storia di due uomini e di due donne, i cui destini si intrecciano, sullo sfondo di Egdon Heath, una landa brulla e semideserta, descritta con una tale minuzia di particolari da diventare, essa stessa, protagonista. Un territorio fatto di piccoli villaggi sparsi, di case isolate, di colline e avvallamenti, punteggiato dal giallo dei cespugli di ginestre, dal rosa fuxia dei campanellini di erica, e dal verde cupo delle felci; dove le stagioni si susseguono sempre uguali, brevi primavere, estati arse dal sole, inverni lunghi, gelidi e bui.
E', quello di Hardy, un mondo disperato battuto dal vento, desolato dalle abbondanti piogge autunnali, un mondo che ricorda da vicino le contee sud-occidentali dell'Inghilterra, dove egli visse, paese di nubi che si rincorrono rasoterra, di gente dura e disperata, di donne belle e colpevoli; un mondo dominato dal fatalismo e dalla crudele assenza di un Dio.
Chi si è affacciato su questo mondo "hardiano", difficilmente potrà dimenticarlo.
Fatalista, determinista, e profondamente pessimista, Hardy vede gli uomini vivere, amare, soffrire, e infine morire, sotto l'impulso di forze remote, implacabili, e non controllabili.
L'uomo è dunque nato per sopportare gli scherzi atroci del destino, e tutto ciò che forze estranee hanno in serbo per lui. Questo suo personale credo, Hardy lo espresse in una galleria di personaggi che ricordano spesso i tragici greci, e, pur amandole, fu spesso spietato con le donne, creature affascinanti, ma segnate, fin dalla nascita, da una sorta di maledizione: Tess, Sue, la stessa Eustacia…
Eustacia odia la brughiera, pur essendone la dea, la regina incontrastata, nelle sue passeggiate notturne, nel suo inquieto vagare, come mossa da un'ansia divorante di cambiamento, di emancipazione. Sogna il mondo dorato, brulicante di vita, di denaro e di lusso, della grande città. "La brughiera è la mia croce, la mia vergogna, e sarà la mia morte."
Clym, stanco della vita effimera, falsa, e priva di significato della metropoli parigina, ama la brughiera, in cui pensa di ritrovare i valori più autentici, e cova l'ambizione di migliorare quel mondo e i suoi abitanti. E' così chiuso nel suo sogno egocentrico, da sovrapporre, al reale, null'altro che un'immagine, un'utopia. Così come gli accade con la inquieta e bella Eustacia, che egli ama, non per quello che è realmente, ma per l'immagine, idealizzata, che ha sovrapposto a lei.
Mentre Eustacia vede in Clym, giunto dalla capitale francese, da lei agognata e mitizzata, un'illusoria via di fuga che non esiste.
A far da contorno ai personaggi principali, una galleria di caratteri, a volte comici, a volte tragici: Mrs Yeobright, la madre di Clym, donna saggia e pragmatica, austera e tenera allo stesso tempo; Venn, il venditore di ocra, innamorato di Thomasin, personaggio che ha del soprannaturale, e che ricorda il "deus ex machina" del teatro greco; nonno Cantle, che si ispira al fool shakespeariano, e il giovanissimo Charlie, commuovente, nel suo appassionato e infelice amore per Eustacia…
Trovo Hardy immenso. Il suo modo di narrare trascina, rapisce, emoziona, egli ci immerge dentro la bellezza della vita, le sue contraddizioni, i suoi dolori, e le sue tragiche fatalità. Le sue storie, scandalose e disperate, così poco vittoriane, se pensiamo al romanzo vittoriano come ad un mondo privo di angosce, e serenamente compiaciuto di sé stesso, rassomigliano tanto ad una trama di lana un pò grezza, dai colori spenti e disadorni, ma resistente, perché tessuta con la sincerità dell'anima.
Il romanzo vittoriano, che 50 anni prima aveva avuto il suo debutto con la tragica Emily Brönte, si chiude col virile e disperato Hardy, il grande romanziere dei paesaggi desolati e delle anime in pena.
Due altissime parentesi di dolore, a chiudere questa ottimistica età.


Se volete dare uno sguardo più approfondito all'opera scritta e all'audiolibro, contattatemi in privato. ^_^


E, naturalmente, chi ha ascoltato o letto la suddetta opera e vuol dire la sua, è ben accetto! :D
 
Top
13 replies since 14/2/2011, 22:34   835 views
  Share