Il Calderone di Severus

Discutiamo insieme delle opere liriche viste

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view post Posted on 8/5/2010, 22:00
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I ♥ Severus


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Don Quichotte.
Waaaaoooo! Bellissimo!

Credo che Massenet e il suo librettista abbiano reso Don Quichotte tremendamente romantico, rispetto a ciò che aveva scritto Cervantes, in questo però soddisfacendo il mio personale gusto. (Ma, a questo punto, devo assolutamente leggere Don Quichotte nella sua versione originale, e non in quella che mi hanno rifilato da ragazzina...)
Ho trovato José van Dam assolutamente stupendo e incredibilmente affascinante, così orgoglioso e fiero, follemente seducente nei suoi sett'anni!
Ebbene sì, più volte mi ha ricordato Severus, soprattutto nel finale, ma non saprei mai spiegarlo, quindi lascio a Leonora, se mai ha avuto la mia stessa impressione, di renderla esplicita ad altri a parole. Io so solo che mi è venuto il nodo alla gola alla fine del 4° atto (e che certo non si è sciolto durante il 5°), il nodo alla gola che arriva quando leggo qualche bella fic che sa coinvolgermi oltre ogni finzione portandomi in un mondo di sogno, che è poi, proprio, il mondo di Don Quichotte.
Bravissima Dulcinea, che sa comprendere il significato di un sogno, anche se non lo sa vivere, grande Sancho nella difesa del suo "grande" sconfitto e morente, e assolutamente sublime Don Quichotte nella sua fierezza, nel suo credere nei sogni e vedere la luce delle stelle, sempre, senza mai perderla di vista, qualunque cosa accada, inseguendo il suo sogno d'amore... sì, proprio un grandioso Severus...


EDIT.
Dimenticavo...
All'inizio la messa in scena così modernamente ottocentesca mi ha messo a disagio, con quella pigna di fogli di libri... che poi sono diventati i sogni di Don Quichotte e mi hanno completamente conquistato con il loro pregante simbolismo!


Edited by Ida59 - 30/1/2011, 14:25
 
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view post Posted on 10/5/2010, 08:01
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Felice che ti sia piaciuto lo spettacolo (per caso sei riuscita a registrarlo?)!
Io me lo sono perso - ma, avendo già avuto modo di vedere Don Quichotte a teatro, concordo su un parallelo Don Quichotte-Severus (se ho tempo e trovo materiale vedrò di fare un confronto incrociato) - perché ero all'Opéra Bastille a vedere Billy Budd di Britten (opera che adoro e di cui dovrò assolutamente parlare in qualche lezione... adesso vedo dove inserirla) e ieri Les Contes d'Hofmann di Offenbach (altra opere in cui si possono fare dei paralleli con Severus, anche se in maniera piuttosto contorta... appena ho tempo, vedrò di lanciarmi sulla cosa).
 
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view post Posted on 10/5/2010, 09:49
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CITAZIONE (Alaide @ 10/5/2010, 09:01)
Felice che ti sia piaciuto lo spettacolo (per caso sei riuscita a registrarlo?)!
Io me lo sono perso - ma, avendo già avuto modo di vedere Don Quichotte a teatro, concordo su un parallelo Don Quichotte-Severus (se ho tempo e trovo materiale vedrò di fare un confronto incrociato) - perché ero all'Opéra Bastille a vedere Billy Budd di Britten (opera che adoro e di cui dovrò assolutamente parlare in qualche lezione... adesso vedo dove inserirla) e ieri Les Contes d'Hofmann di Offenbach (altra opere in cui si possono fare dei paralleli con Severus, anche se in maniera piuttosto contorta... appena ho tempo, vedrò di lanciarmi sulla cosa).


No, non sono riuscita a registrarlo perchè, proprio come l'altra volta, Sky non fornisce la possibilità di registrazione automatica e io non sono capace di utilizzare metodi alternativi.

Sì, mi picerebbe molto se tu continuassi ad alimentare la discussione che già esiste nella Sezione "Severus e la musica" per parlare dei vari paralleli del suo personaggio con queli operistici.
 
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view post Posted on 23/12/2010, 09:23
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Spendo qualche breve parola sullo spettacolo de I Lombardi alla prima crociata - e chi ha visto lo spettacolo non si lasci influenzare dalle mie parole. Anzi mi piacerebbe conoscere l'opinione di chi l'ha visto. Nel campo dello spettacolo dal vivo (ma vale per tutte le forme d'arte, cinema compreso), non esiste una "critica" univoca. Quindi quello che piace a me, può non piacere ad altri e viceversa - trasmesso su RAI 5 il 12 di questo mese.
Sinceramente non mi è piaciuto, anzi mi è così poco piaciuto che non sono nemmeno riuscita a vederlo tutto, onde evitare alle mie orecchie di soffrire e ai miei occhi di assistere ad uno spettacolo vecchio e stantio. (lo so sono cattiva :P). Personalmente ho spento prima della fine del secondo atto, perché non resistevo più e non volevo diventare troppo cattiva e insofferente. E' difficile spiegare le motivazioni che mi spingono a dire per quali motivi non mi sia piaciuto. Da una parte non mi è piaciuta la messa in scena (quindi regia, scene e costumi) troppo statica per i miei gusti, senza cura per la recitazione dei vari cantanti, che avrei potuto scusare, sapendo che è uno spettacolo vecchiotto, se almeno avessero avuto dei bei costumi, che, personalmente ho trovato bruttarelli. Ma i problemi, per me, venivano dalla direzione che non metteva in luce i pregi della partitura e che, per dirla in maniera meno raffinata, mi sembrava decisamente bandistica, e dai cantanti che mi sono parsi piuttosto carenti a livello interpretativo e più strettamente vocale.
Ma come dicevo, non metto in dubbio che lo spettacolo possa essere piaciuto, perché ognuno sente con orecchio diverso, vede con occhio diverso. E, come ho detto anche via mail ad Ida, non importa per nulla quante volte si sia ascoltata l'opera e quante opere si siano viste. L'apprezzamento di uno spettacolo è anche - e per me soprattutto - una questione istintiva e puramente personale. Come già detto, quello che piace a me, può non piacere al mio vicino di posto a teatro - ed è successo diverse volte - e così viceversa. Si può assistere a spettacoli applauditissimi e uscire chiedendosi perché quello spettacolo sia piaciuto tanto, come viceversa si può assistere ad un fiasco e non capire perché quel cantante, che magari a me è piaciuto, è stato buato da una parte del pubblico.
Quindi chi ha visto questi Lombardi su RAI 5 dica pure quello che pensa!

Edited by Ida59 - 30/1/2011, 14:27
 
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view post Posted on 23/12/2010, 15:20
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Avendo molto meno esperienza di Leonora nel campo lirico, non interromperei mai la visione di un'opera, perchè, che mi piaccia o meno, mi serve per imparare (ok, c'è un'eccezione: non ho mai finito di vedere "Dialogues des carmelites" perchè era una noia pazzesca di voci solo femminili).

I Lombardi alla prima crociata nel loro insieme non mi sono dispiaciuti. In particolare:
- mi è piaciuto il figlio del re saraceno perchè ha un tipo di voce, forte e piena, che personalmente mi piace molto; non ho l’esperienza di Leonora per rendermi conto se negli acuti si strozzava o meno;
- mi è abbastanza piaciuta Giselda (anche se così "enorme" faceva un po' impressione) anche se non sempre, e lo stesso vale per l’eremita, entrambi con una gran bella voce, ma molto statici e poco espressivi, problema comune a TUTTI i cantanti, quindi l’ho imputo o alla regia o al fatto che il lavoro fosse piuttosto datato mentre ora siamo abituati ad una maggiore espressività dei cantanti;
- non mi è piaciuto per nulla Arvino, ancora più statico di tutti gli altri e “molle” da morire, proprio lui che doveva essere il condottiero dei crociati: buuuuuu! Si è salvato un pochino solo nel finale dove è riuscito a tirar fuori un pochino di voce e di espressività nel movimento delle mani strette a pugno;
- la scenografia, pur molto scarna, mi è piaciuta, con il gioco di tende e di scudi che scendevano e si spostavano lateralmente; i costumi non brillavano certo di originalità limitandosi a rappresentare l’iconografia classica di crociati e saraceni (del resto, paludare “quella” Giselda in un qualunque abito, e farla sembrare attraente era impresa, a mio modo di vedere, del tutto impossibile!);
- mi è piaciuta la musica, che poi dovrebbe essere uno dei fattori salienti, al punto che ti ho fatto la domanda sul perché il Nabucco, che i Lombardi più volte mi hanno ricordato, soprattutto nei cori, è considerato di maggior successo di questa opera, incasellata invece tra le minori.

Alla fine una domanda: perchè, nelle note quasi da valzer che emergevano qua e là tra la più seria musica dei cori, più di una volta mi è capitato di pensare alla Traviata e alle sue arie frizzanti del primo atto?
 
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view post Posted on 23/12/2010, 18:24
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CITAZIONE (Ida59 @ 23/12/2010, 15:20) 
non ho mai finito di vedere "Dialogues des carmelites" perchè era una noia pazzesca di voci solo femminili

Ma come? Dialogues è una delle mie opere preferite, con quel finale terribile con il rumore della ghigliottina che intervalla la preghiera delle suore fino a quando non ne rimane più nemmeno una! Per punizione, la prossima volta che vieni a casa mia ti obbligherò ad ascoltare tutti i Dialogues... o forse è meglio di no, altrimenti tu potresti ritorcerti obbligandomi ad ascoltare Cavalleria Rusticana e Pagliacci che io trovo di una noia pazzesca :P.
Come sempre è tutta questione di gusti.

CITAZIONE
mi è piaciuta la musica, che poi dovrebbe essere uno dei fattori salienti, al punto che ti ho fatto la domanda sul perché il Nabucco, che i Lombardi più volte mi hanno ricordato, soprattutto nei cori, è considerato di maggior successo di questa opera, incasellata invece tra le minori.

Eccomi a rispondere.
In realtà, all'epoca della creazione, anche I Lombardi hanno avuto un notevole successo, tanto che O Signor che dal tetto natio, accanto a Va' pensiero è un coro utilizzato durante il Risorgimento, per quanto Verdi abbia composto un'unica opera Risorgimentale che è La battaglia di Legnano dove il coro passa metà del suo tempo a dire Viva Italia forte e una con la spada e col pensier.
Però, quando si è creato il repertorio, ovvero quando, con il passare degli anni, alcuni titoli sono diventati di normale esecuzione e altri sono pian piano spariti, I Lombardi sono diventati di rara esecuzione, mentre Nabucco, forse per la maggior forza drammaturgica e la maggior stringatezza (Lombardi ha trama molto più dispersiva), è restato in repertorio. A ciò va aggiunto che Nabucco è un ruolo che i grandi baritoni hanno sempre amato cantare. E questo è un altro fattore non secondario.
Poi ovviamente le epoche cambiano e così gli interessi del pubblico, quindi, chissà tra 50 anni ci sarà chi si chiederà perché Nabucco sia caduto nel dimenticatoio, mentre I Lombardi è rappresentato spessissimo.

CITAZIONE
Alla fine una domanda: perchè, nelle note quasi da valzer che emergevano qua e là tra la più seria musica dei cori, più di una volta mi è capitato di pensare alla Traviata e alle sue arie frizzanti del primo atto?

Adesso io non ricordo se in Lombardi vi siano dei temi che ritorneranno in Traviata per assonanza. E' qualcosa che accade in tutti i compositori. Vi sono, di tanto in tanto melodie assonanti, quando non si assiste alla pratica dell'autoimprestito che però è praticata in epoca appena precedente a Verdi (quindi ancora con Bellini e Donizetti) che consiste nel prendere un intero brano da un'opera di scarso successo e trasferirlo in una nuova, fatto che non dovrebbe sorprendere se si considera che Donizetti ha composto una settantina di opere tra il 1816 e il 1843, mentre Verdi ne ha composte una trentina (la tradizione gliene affibia 27, ma di fatto sono di più) in un arco di tempo che va dal 1839 al 1893.
Sicuramente però quelle note "valzerose" che immagino stessero nelle cabalette, sono un tratto che esiste nel Verdi degli anni 40-50 del XIX secolo. D'altronde non è nemmeno da escludere che il direttore d'orchestra abbia reso più "valzerose" parti che dirette in altra maniera non lo sono. In fondo è il direttore che decide quanto andare veloce e come mettere in evidenza certe particolarità piuttosto che altre.

Per esemplificare, prendo un brano sempre di Verdi, ma non dei Lombardi, eseguito da tre direttori diversi.
Si tratta dell'Ouverture della Forza del Destino.

Il primo è Valery Gergiev:



Il secondo è Riccardo Muti:


Il terzo è Zubin Metha:



credo che già dai primi minuti si notino tre interpretazioni diverse. Al di là del fatto che tutte e tre hanno un minutaggio diverso.
 
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Per prima cosa ho notato, dai contatori, che Muti ha impiegato quasi un minuto in più di Gergiev a dirigere l'overture, un brano che ho già sentito qualche volta, ma che non conosco, così che, al primo ascolto, le esecuzioni mi sono parse così diverse da non riconoscere neppure i brani sottostanti, così allegro e brioso il primo, ben più tragico e forte il secondo.
Difficile dire quale preferisco: di primo acchito direi quello diretto da Gergiev (dirige con uno stuzzicadenti in mano???), pieno di ardente e frizzante passione, ma quello diretto da Muti potrebbe conquistare alla lunga con la forza trascinante della tragedia.
Quello diretto da Metha si posiziona a metà circa della differenza di durata in tempo dei primi due, e l'ho trovato in un certo senso più "sobrio", meno eccessivo di quello brillante di Gergiev (mi sa che devo risentirlo, perchè sembrava proprio un'altra musica del tutto!!!), ma anche meno trascinante del vortice tragico di Muti, salvo qualche momento in cui, invece, mi ricorda il brano diretto da Gergiev.

Ora, però, da brava musicologa devi spiegarmi la differenza delle esecuzioni, che non credo stia solo nella durata, ma anche nei "volumi": quello di Gergiev sembra più "forte", ma al contempo più "leggero" degli altri due, mentre quello di Muti sembra più "profondo", eppure più "trascinante" degli altri, quasi fosse più "eroico".
Ho cercato di usare gli aggettivi che meglio si confacevano alle impressioni ricavate, ma le parole sono assolutamente insufficienti per rendere correttamente le sensazioni provate. Aggiungerò solo che Gergiev mi fa venire voglia di ballare, mentre Muti di chiudere gli occhi e lasciarmi trascinare dalla musica e Metha, un po' di ballare, ma meno, e un po' di chiudere gli occhi e lasciarmi trascinare, ma meno...
 
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Confermo che Gergiev dirige con uno stuzzicadenti (spesso dirige senza bacchetta)!
Essenzialmente la differenza di interpretazione sta nella velocità, nel cosa si vuole sottolineare (più uno strumento, più l'altro, più gli scarti ritimici fra un momento e l'altro), nel quanto rendere forte un forte e piano un piano (Gergiev per esempio tende a estremizzare i contrasti, oltre a conferire un ritmo più indiavolato e, quindi, alla luce di quello che accade nell'opera che è una lunga serie di disgrazie e omicidi, rendere la sinfonia come una corsa verso la morte di tutti i personaggi [i temi presenti in sinfonia si collegano essenzialmente a Leonora {ecco sono anche qui e questa volta la mia ominima viene uccisa dal simpaticissimo fratello} e Alvaro {l'amato di Leonora che uccide involontariamente il padre dell'amata e poi in duello il di lei simpaticissimo fratello}]; Muti è meno estremo, anche se temperamentoso. Ho sempre trovato la sua sinfonia della Forza più che una corsa verso la tragedia, come una sorta di meditazione sofferta di quello che avverrà dopo ad opera del destino; Metha a me sinceramente non piace molto, troppo incerto e titubante su che strada prendere, detta molto poco musicologicamente non sa di nulla), in che visione ha ogni direttore dell'opera in sé.
In definitiva nessuna delle tre è la versione corretta (la mia preferenza va a Gergiev e a Muti in parimerito), ma la visione personale del direttore che è, insieme al regista - e quando regista e direttore vanno in sintonia, ecco arriva il capolavoro -, colui che dà l'impronta forte all'opera, che fornisce la sua chiave di lettura allo spettatore. Ti assicuro che ci sono volte in cui all'ennesima visione di un'opera celebre come Traviata, di cui magari non puoi più, ecco arriva un direttore che ti apre improvvisamente nuove e impensate vie interpretative. E così può fare un regista geniale (memorabile la regia del Faust di Gounod di MacVickars dove Mefistofele beve il sangue che sgorga da un crocifisso, in un gesto giustamente, per un diavolo, blasfemo).
In realtà, alla fine, vanno benissimo i tuoi aggettivi, anche perché, e grazie al cielo, ognuno di noi ha un sentire diverso e lo esprime in modo diverso. Per essere più terra terra nelle mie disamine: Muti fa riflettere; Gergiev ti tiene incollata alla sedia; Metha mi fa annoiare. Ecco quello che mi trasmettono le tre letture di primo acchito, senza che mi metta a pensare... ah ma questo va più veloce, questo accentua le dinamiche... quello può venire dopo, ma prima di tutto, anche per un "addetto ai lavori" viene ciò che arriva alla mente - o al cuore, se preferisci - dell'interpretazione offerta. Ecco Gergiev e Muti sono da pelle d'oca, Metha no. Questo è il commento più sentito che posso fare.
 
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view post Posted on 10/1/2011, 10:44
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Un appunto velocissimo sul Macbeth trasmesso ieri da Rai5.

Premetto che non ho mai letto la tragedia di Shakespeare e la conosco quindi solo per "sentito dire", e non ho visto il primo atto (salvo l'ultima scena) perchè mi sono svegliata tardi.
Nucci mi è piaciuto e così anche il soprano. Le scenografie e luci non erano male, ma... ma chi diavolo si è inventato le veggenti lavandaie??? Pur nella mia ignoranza, sono sicura che Shakespeare non parlava di lavandaie, bensì di streghe, e che invece di una ciotola avrebbe dovuto esserci un bel calderone!!!


Edited by Ida59 - 30/1/2011, 14:26
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 10/1/2011, 10:44) 
Un appunto velocissimo sul Macbeth trasmesso ieri da Rai5.

Premetto che non ho mai letto la tragedia di Shakespeare e la conosco quindi solo per "sentito dire", e non ho visto il primo atto (salvo l'ultima scena) perchè mi sono svegliata tardi.
Nucci mi è piaciuto e così anche il soprano. Le scenografie e luci non erano male, ma... ma chi diavolo si è inventato le veggenti lavandaie??? Pur nella mia ignoranza, sono sicura che Shakespeare non parlava di lavandaie, bensì di streghe, e che invece di una ciotola avrebbe dovuto esserci un bel calderone!!!

Le streghe lavandaie sono un'idea della regista che voleva dimostrare, ma non c'è riuscita affatto, che le streghe si nascondono sotto vesti normali, solo che la cosa non è affatto riuscita perché, piuttosto che streghe che fanno strani riti (e di certo gli ingredienti della pozione del terzo atto non portano a pensare che si tratti di una pozione benigna... tra diti di pargoli sgozzati sul nascere, cuori di eretici e labbra di tartari, piante velenose, rospi venefici e altre amenità varie), sembrava una riunione campestre con danze un po' "tarantolate", quindi priva di inquietudine. Avrei trovato l'idea geniale se la fontana fosse diventata il calderone e avesse iniziato a ribollire, a schiumare qualcosa di simile al sangue... ecco allora l'idea sarebbe stata azzeccatissima. Invece realizzata così com'è stata realizzata non regge affatto.
Ma d'altronde io non amo la regia di quel Macbeth, che non ha nulla di inquietante, cosa che invece la storia di Macbeth ha.
Aggiungo che tra il Macbeth di Verdi e quello di Shakespeare non vi sono differenze sostanziali, se non delle scene non inserite per ragioni puramente drammaturgiche (tra queste l'omicidio della moglie di Macduff).

Devo però anche rivelare che non ho mai visto calderoni (chei produttori di calderoni siano in crisi? :P) nelle tre edizioni di Macbeth che ho visto. Una è questa, come già detto soprannominata a Parma "il Macbeth delle lavandaie", un'altra trasportava la vicenda in Giappone, con precisi richiami cinematografici, un'altra ancora proponeva una sorta di incantesimo in cui le streghe mescolavano tutte le guerre proiettate su un video.

Su un palcoscenico d'opera puoi trovare anche delle streghe così:

Regia di David Poutney, Zurigo 2001 (regia che io personalmente trovo geniale, ma che posso capire possa risultare tutt'altro che geniale). Si tratta dell'inizio del primo atto (non ho trovato la scena della polta infernal)
 
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Aah... vedo che non c'è limite all'immaginazione!

Insomma, streghe normali che rimestano i calderoni non le hai mai viste neppure tu?

Dimenticavo: un'altra cosa che non mi è piaciuta della messa in scena vista ieri, è quella specie di pubblico seduto dietro, ai lati o sopra la scena principale.
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 10/1/2011, 13:43) 
Aah... vedo che non c'è limite all'immaginazione!

Insomma, streghe normali che rimestano i calderoni non le hai mai viste neppure tu?

Dimenticavo: un'altra cosa che non mi è piaciuta della messa in scena vista ieri, è quella specie di pubblico seduto dietro, ai lati o sopra la scena principale.

Nelle intenzioni della regista (Liliana Cavani), quello che si trovava ai lati della scena, era a tutti gli effetti del pubblico (interpretato dal coro), perché a tutti gli effetti quelli sono spettatori di uno spettacolo andato in scena durante la seconda guerra mondiale, come a voler creare un'unione tra le tante violenze della storia, ma, come nel caso delle streghe-lavandaie, il messaggio non è passato.
Appena avrò tempo farò una lezione speciale proprio sui problemi di regia, perché è un argomento piuttosto vasto e credo interessante.
Le streghe normali con calderoni normali si possono trovare soltanto in allestimenti tradizionali, che possono esistere anche oggi (in alcuni casi sono molto belle, in altri sono troppo statiche e senza una vera forza interpretativa dal mio punto di vista), ma non li troverai in allestimenti che seguono i "dettami" del cosidetto teatro di regia (anche qui ci sono allestimenti bellissimi e con interpretazioni del testo musicale e librettistico che aprono nuove prospettive nello spettatore e allestimenti bruttissimi e stupidi che hanno l'unico scopo di "scandalizzare" lo spettatore), sempre che un regista amante del mondo di Harry Potter non citi improvvisamente i romanzi della Rowling.

 
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CITAZIONE (Alaide @ 10/1/2011, 15:09) 
Nelle intenzioni della regista (Liliana Cavani), quello che si trovava ai lati della scena, era a tutti gli effetti del pubblico (interpretato dal coro), perché a tutti gli effetti quelli sono spettatori di uno spettacolo andato in scena durante la seconda guerra mondiale, come a voler creare un'unione tra le tante violenze della storia, ma, come nel caso delle streghe-lavandaie, il messaggio non è passato.

No, io non l'avevo capito proprio nè, d'altronde, era ragionevolmente immaginabile, se non dal taglio di vestiti che effettivamente portava a quell'epoca.

CITAZIONE (Alaide @ 10/1/2011, 15:09) 
... sempre che un regista amante del mondo di Harry Potter non citi improvvisamente i romanzi della Rowling.

Eheheh... magari ci troviamo anche Piton, allora! :D
 
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view post Posted on 18/1/2011, 21:33
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Aaaaaaaaaaaaaaaaaah! Ho appena visto "Pagliacci" su Rai5, diretta della prima dalla Scala!
Tremendo!
Bravo Tonio, l'unico a mio modo di... sentire, seguito da Arlecchino nella sua piccola parte, Silvio (che brutto nome...) è sopravvissuto a se stesso, Nedda non so bene come giudicarla... ma Canio, Canio... aaaaah... come è possibile una tal cosa? Con le parole che aveva da cantare... e il sentimento che contenevano...
Io, nel mio piccolo... ma addirittura stonava quando la voce gli mancava?
Leonora, illuminami!


Edited by Ida59 - 30/1/2011, 14:26
 
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view post Posted on 19/1/2011, 09:25
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CITAZIONE (Ida59 @ 18/1/2011, 21:33) 
Aaaaaaaaaaaaaaaaaah! Ho appena visto "Pagliacci" su Rai5, diretta della prima dalla Scala!
Tremendo!
Bravo Tonio, l'unico a mio modo di... sentire, seguito da Arlecchino nella sua piccola parte, Silvio (che brutto nome...) è sopravvissuto a se stesso, Nedda non so bene come giudicarla... ma Canio, Canio... aaaaah... come è possibile una tal cosa? Con le parole che aveva da cantare... e il sentimento che contenevano...
Io, nel mio piccolo... ma addirittura stonava quando la voce gli mancava?
Leonora, illuminami!

Ecco, io la vedo esattamente l'opposto di come la vedi tu (il bello della lirica :P). E parto subito col dire che la verità non sta da nessuna parte, ma ognuno giudica in base al proprio sentire.
Ma adesso vado con ordine.
Ho trovato veramente tremendo Tonio (Ambrogio Maestri), sempre fuori tempo e mai a fuoco nella parte. Insomma, piuttosto che lo "jago" della situazione sembrava un bambinone un po' dispettoso. (voto 4)
Corretti Arlecchino (Celso Albelo) e Silvio, ma nulla di più, colpa credo anche delle due parti veramente corte e poco interessanti. (voto 6)
Non so cosa pensare di Nedda (Oksana Dyka). Devo risentirmela per farmi un'idea. (voto ?)
Mentre a me non è dispiaciuto Cura. Certo non è il Canio di riferimento e ha diverse mende vocali (canta in modo sguaiato, non perde quasi mai il tempo, ma a volte l'intonazione va a farsi friggere), ma ha avuto il merito di non mettere tutti quei singulti terribili che quasi tutti affibbiano a Canio ed io francamente detesto il Canio singultante ad ogni piè sospinto, soprattutto in fondo a vesti la giubba. Non ha mai esagerato, calcando i toni e questo per me è un pregio. Poi ovvio, i gusti sono gusti, ma io non l'ho trovato tremendo... ho sempre pensato che Cura suplisca alle mende vocali, che ci sono e sono notevoli, con un grande carisma scenico (che è però ben più aprezzabile a teatro). Certo c'è di meglio, anzi di gran lunga meglio, ma diciamo che mi aspettavo di peggio, quindi alla fine lo salvicchio. (voto 5 e mezzo)
Nel complesso però lo spettacolo girava bene. Per una volta in vita mia non mi sono annoiata a morte a vedere Pagliacci (opera che non mi piace molto) ed il merito va alla direzione di Daniel Harding che ha fatto emergere la modernità della partitura, infondendo una buona tensione a questo tranche de vie. Allo stesso modo, molto bella e non banale la regia di Martone, che si svolge giustamente in un luogo degradato (sotto una tangenziale di una qualsiasi città d'Italia). Bellissimo poi il finale con la gente che si allontana dal cadavere di Nedda che, in fondo, non è altri, come tutti i pagliacci/zingari, che un'emarginata. (voto Harding 8 e mezzo; regia 9)

Veramente tremenda è invece stata "Cavalleria Rusticana", ma ammetto che io ho molti problemi con quest'opera... la trovo di una noia rara e la sua ora e venti mi appare pari a 4 ore che scorrono tremendamente lente. Ma anche qui è questione di gusto. Quindi, ammetto, che ho avuto la tentazione di spegnere tutto e andare a nanna, ma ho resistito stoicamente.
Harding ha tentato di imprimere una certa solennità alla partitura e di mettere in risalto i rapporti con la tragedia greca. Ecco, forse, se non fosse stato per la sua direzione sarei andata a letto veramente prima della fine. Ma la direzione non è riuscita come in Pagliacci e così anche lo spettacolo di Martone, che aveva spunti interessanti (l'isolamento di Santuzza dalla comunità) e altri passaggi meno riusciti. (voto Harding 7; regia 7 e mezzo)
Quanto al cast... ecco questo era veramente tremendo, peggiore, a mio parere di quello di Pagliacci.
Licitra (voto 4), come Turiddu, è andato costantemente fuori tempo, cantanto un tremendo "Addio alla madre" (non che il "brindisi fosse migliore"). La D'Intino (Santuzza) ha risolto col mestiere, ma faceva sempre molta fatica e come interprete mi è parsa molto inerte (voto 6). Tremenda Mamma Lucia (voto 3).

Per fare chiarezza ho aggiunto poco sopra dei voti, come faccio di solito quando vado a teatro, più che altro per avere un ricordo di quello che ho visto (e parlo soprattutto degli spettacoli non memorabili), giusto per fare chiarezza.

Edited by Ida59 - 30/1/2011, 14:27
 
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