Il Calderone di Severus


Lotta all'Ultimo Inchiostro - VIII° Turno
Poll choicesVotesStatistics
#05 - To believe4 [30.77%]
#07 - Un banale gesto che scalda il Natale3 [23.08%]
#04 - Tesori da possedere2 [15.38%]
#06 - Articoli Preziosi1 [7.69%]
#08 - Buon Natale, Severus!1 [7.69%]
#09 - Un'idea originale1 [7.69%]
#10 - L'eremita1 [7.69%]
#01 - Carole natalizie0 [0.00%]
#02 - Notte di Natale0 [0.00%]
#03 - Un dono dall'Oscuro0 [0.00%]
Guests cannot vote (Voters: 13)

Lotta all'Ultimo Inchiostro - VIII° Turno, Un regalo di Natale fatto o ricevuto da Severus

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view post Posted on 21/12/2010, 00:35
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Pozionista abile

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:applauso: Complimenti a Rikuccia per la vittoria!! :woot: E così ritorna a fare il giudice colei che aveva aperto le danze ;) :lol:
 
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Eli d'E
view post Posted on 21/12/2010, 08:34




Congratulazioni alla giudice!!! Sono curiosa di scoprire il nuovo tema!
 
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view post Posted on 21/12/2010, 09:20
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Complimenti alle due vincitrici a parimerito! E un in bocca al lupo a Rika che si ritroverà a fare da giudice!
 
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view post Posted on 21/12/2010, 17:46
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Pozionista sofisticato

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Complimenti alle vincitrici!
Vai Rika!
Lancia il nuovo tema! Lo voglio stranooooooooo!!!!!!!
 
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Swindle
view post Posted on 21/12/2010, 18:31




Ohhh! :stupore:
Vedo solo ora! xD
Complimenti anche a Ikari!!!
Ma soprattutto grazie a chi mi ha votato! :D :D :D

CITAZIONE (ellyson @ 21/12/2010, 17:46) 
Lo voglio stranooooooooo!!!!!!!

Strano... in che senso? o.O

A proposito di giudice&temi... credo di aver perso il giro: quand'è che devo ricominciare???
 
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view post Posted on 21/12/2010, 19:32
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Pozionista abile

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CITAZIONE (ellyson @ 21/12/2010, 17:46) 
Complimenti alle vincitrici!
Vai Rika!
Lancia il nuovo tema! Lo voglio stranooooooooo!!!!!!!

O capperi, è vero, ho dimenticato di fare i complimenti per la vittoria anche ad Anastasia che condivide il primo posto con Rika! Perdono, perdono che rimbambita, e pensare che anche la tua Ikaruccia era tra quelle su cui ero indecisa per il voto ;) :P

Strano sì, ma non troppo mi raccomando, che poi mi si fondono le rotelline arrugginite, se la cosa diventa troppo complicata :lol:
 
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view post Posted on 22/12/2010, 12:39
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I ♥ Severus


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CITAZIONE (Swindle @ 21/12/2010, 18:31) 
A proposito di giudice&temi... credo di aver perso il giro: quand'è che devo ricominciare???

Il messaggio con le indicazioni sui tempi e modifiche del regolamento lo trovi QUI.

Ricordo a tutti di mandare le vostre storie a MSStorie (anche a chi ha ancora storie arretrate da mandare!); per chi è "nuovo" dell'incombenza, ricordo di inserire la necessaria premessa (parte in giallo nelle istruzioni) al file della storia e di seguire per bene le istruzioni dell'Archivio.


Edited by Ida59 - 15/8/2015, 17:05
 
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view post Posted on 22/12/2010, 15:30
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Uuuu Rikuccia, gli onori a metà e gli oneri solo tuoi, fico :lol: :P
Complimenti per la vittoria, Rika, la tua storia era molto bella ;)
Come del resto lo erano tutte ;) :)

CITAZIONE (Ele Snapey @ 21/12/2010, 19:32) 
O capperi, è vero, ho dimenticato di fare i complimenti per la vittoria anche ad Anastasia che condivide il primo posto con Rika! Perdono, perdono che rimbambita, e pensare che anche la tua Ikaruccia era tra quelle su cui ero indecisa per il voto ;) :P

:D :D :D
Ma va la, quale rimbambita, non si preoccupi :D ;)
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 22/12/2010, 15:37




I miei complimenti alla vincitrice! :woot: ;)

E complimenti a tutte le altre e anche al giudice. Questo turno mi è proprio piaciuto. ^_^
 
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view post Posted on 23/12/2010, 10:23
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CITAZIONE (Swindle @ 21/12/2010, 18:31) 
CITAZIONE (ellyson @ 21/12/2010, 17:46) 
Lo voglio stranooooooooo!!!!!!!

Strano... in che senso? o.O

Nel senso che mi piacerebbe un argomento insolito, che stimoli la fantasia di molti.
Non so...

Severus e la fiamma ossidrica.
Severus e un gonnellino di paglia.
Severus e Sibilla in una gara di rutti...


:lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:

Edited by ellyson - 23/12/2010, 12:43
 
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view post Posted on 23/12/2010, 12:29
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Pozionista abile

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CITAZIONE (ellyson @ 23/12/2010, 10:23) 
Severus e Sibilla in una gara di rutti...

:lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:

Questa è inenarrabile! :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
 
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Swindle
view post Posted on 23/12/2010, 15:54




CITAZIONE (ellyson @ 23/12/2010, 10:23) 
Nel senso che mi piacerebbe un argomento insolito, che stimoli la fantasia di molti.
Non so...

Severus e la fiamma ossidrica.
Severus e un gonnellino di paglia.
Severus e Sibilla in una gara di rutti...

Ah, ma allora volete proprio qualcosa di strampalato, eh?!
Mmm... bene bene bene!!!
Avete appena dato il via libera alla mia sadica fantasia! Muahmuahmuah! :salti gioia: :salti gioia: :salti gioia: :ira:

Mi sono appena accorta di essermi dimenticata di dire una cosa importantissima, ovvero che ho scritto la mia storia (To believe) non solo per questo turno di concorso ma anche pensando a Ida (visto che a entrambe piace Lupin) e quindi per il suo compleanno (anche se questo regalo le è arrivato un pò in ritardo! xD )
Quindi è bene dire che la mia shot era dedicata a lei! ^_^
 
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view post Posted on 23/12/2010, 17:03
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I ♥ Severus


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CITAZIONE (Swindle @ 23/12/2010, 15:54) 
Mi sono appena accorta di essermi dimenticata di dire una cosa importantissima, ovvero che ho scritto la mia storia (To believe) non solo per questo turno di concorso ma anche pensando a Ida (visto che a entrambe piace Lupin) e quindi per il suo compleanno (anche se questo regalo le è arrivato un pò in ritardo! xD )
Quindi è bene dire che la mia shot era dedicata a lei! ^_^[/color]


Grazie, Rika, è stato un graditissimo regalo, come già ti avevo detto in risposta al tuo MP.


Edited by Ida59 - 15/8/2015, 17:06
 
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view post Posted on 10/1/2017, 17:40
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Pozionista sofisticato

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Lotta all'Ultimo Inchiostro - Storie partecipanti al VIII° Turno:

Un regalo di Natale, fatto o ricevuto da Severus




Carole natalizie (744 parole)di Alaide


Da qualche parte dei bambini cantavano delle carole natalizie, mentre la neve cadeva lenta. Eppure a Severus quei canti non trasmettevano nessuno dei sentimenti che normalmente avrebbero dovuto comunicare.
Al contrario, gli sembravano, com’era sempre avvenuto, assolutamente stridenti.

Il bambino siede silenzioso nella classe, mentre la maestra spiega il regalo che avrebbero fatto per Natale, così i loro genitori sarebbero stati contenti dei loro amati figli.
Qualche sguardo, spietatamente incredulo, cade sul bambino.
Da una classe accanto si sente una canzone natalizia, ma al bambino non provoca alcun sentimento, mentre tenta di trovare qualcosa da scrivere nel biglietto che accompagnerà il regalo.
È certo che a suo padre non sarebbe piaciuto e di sicuro è quanto mai assurdo scrivere frasi come quelle che l’insegnante ha suggerito, colme di “vi voglio bene”.
Fesserie belle e buone.
E la canzone, dalla classe accanto, gli sembra assolutamente stridente
.

Severus si riscosse dai ricordi.
A dire il vero non comprese nemmeno perché, tra tutti quelli, ben più dolorosi e colmi di rimorso, che gli investivano la mente, gliene fosse venuto in mente proprio uno così lontano e quasi obliato.

I bambini sciamano lentamente fuori dalla scuola, ognuno con il suo regalo di Natale in mano. L’insegnante li saluta, augurando a tutti di passare buone feste.
I bambini vanno verso le loro famiglie.
Tutti, tranne uno, che si avvia a piedi sotto la neve.
I fiocchi cadono sui capelli neri, sul pacchettino con relativo scarno biglietto, bagnandolo leggermente.
Ma non se ne preoccupa.
Forse non vuole nemmeno giungere rapidamente a casa e consegnare il regalo.
Ricorda che la maestra gli ha detto che avrebbe potuto scrivere qualcosa di meglio di “È Natale. Questo è per voi.” Ma che mai avrebbe potuto aggiungere? La verità che era sotto gli occhi di tutti?

Al di fuori nevicava lentamente, proprio come in quel ricordo lontano, ma in quel momento c’era silenzio, un silenzio di morte.

La casa è avvolta nel silenzio, quando il bambino finalmente arriva. Il regalo che tiene in mano è in parte rovinato dalla neve, che continua a cadere lenta, senza però riuscire a coprire il grigiume di Spinner’s End.
La porta si apre con un lieve cigolio e poco dopo il bambino è dentro. Nulla lascia pensare che sia Natale, anche se da qualche parte, nella casa vicina, forse, qualcuno intona una carola.
Ma di questo il bambino non si cura.
Suo padre è seduto al tavolo della cucina, un bicchiere per metà pieno davanti. Sua madre è lì vicino con la schiena curva ed il capo chino.
Il bambino non dice una parola.
Posa il regalo sul tavolo.
Tobias Piton lo osserva per un istante, lo prende in mano e lo poggia sgraziatamente sul mobile della cucina economica dietro di lui, facendolo cadere, per poi prendere in mano il bicchiere e vuotarlo in un sorso.
Il bambino tace.
Non si aspettava nulla di diverso. Anzi gli è andata bene. In fondo l’uomo che deve chiamare padre ha soltanto messo da una parte il regalo, ammesso che quel dono, impostogli dalla maestra, lo si possa veramente definire tale.

Il ricordo si sfaldò lentamente.
Severus si alzò in piedi. Credeva di aver compreso per quale motivo gli fosse sopravvenuto proprio quel ricordo e non gli altri. Era come se la sua mente avesse voluto rendere più definitiva la verità.
In quel ricordo Lily non era ancora entrata nella sua vita.
Lily non avrebbe festeggiato quel Natale del 1981.
Da qualche parte dei bambini ripresero ad intonare delle carole. Non ricordava quando, ma Severus aveva sentito dire che quei canti rappresentavano il perdono offerto dall’innocenza.
Una sciocchezza bella e buona.
Per lui, sicuramente, e per la sua anima straziata.
Quel giorno di Natale del 1966 Tobias Piton aveva gettato in un angolo il suo regalo.
Quel giorno di Natale del 1981 gli portava in dono il rimorso.
D’altronde era quello il regalo giusto per chi aveva compiuto le sue scelte.
Ed ora, a distanza di poco meno di due mesi dalla morte di Lily, non gli restava altro che il rimorso e la certezza che, in futuro, avrebbe fatto il suo dovere, proteggendo il figlio di Lily, così come aveva promesso a Silente.
Forse era quello il dono di quel Natale.
La scelta compiuta ed il rimorso per le azioni passate.
Un regalo che alcuni avrebbero definito stridente con quello che in genere si definiva come clima natalizio, così come lui riteneva stridenti quelle carole che continuavano a risuonare nell’aria.




Notte di Natale (332 parole)di Reoplano


Notte di Natale.
Onde che s’infrangono rumorose contro gli scogli.
L’unico modo per notare la figura in nero, che si staglia sul promontorio, è di osservare attentamente il cielo: là, dove le stelle non compaiono, è possibile distinguere i contorni di un mantello, una testa dai lunghi capelli neri, un volto pallido che riflette a malapena la debole luce che proviene dal cielo confondendosi con la fioca luminosità delle stelle più lontane.
Piton, perché di lui si tratta, reca nella mano destra un fiore, un giglio bianco, la sinistra lasciata cadere lungo il fianco, come priva di vita.
Anche se lo volesse, cadere dalla cima della scogliera sarebbe impossibile: il vento respingerebbe chiunque ci provasse.
Un vento forte, teso, che agita i capelli di Piton come serpenti.
Con un gesto lento ma deciso la mano destra lancia il fiore nel mare spumeggiante.
Il vento si placa giusto il tempo di permettere al fiore di adagiarsi lento sull’acqua, e poi riprende, più forte e furioso che mai.
- Per te, amico mio, un dono…
Le parole si odono appena nell’ululare del vento.
- Per te, che non ho potuto piangere quando avrei voluto.
Un sospiro si perde nell’aria.
- Per te, che non avevi scelta, condannato a morte dall’anello maledetto.
Ora la voce si fa più forte:
- Anche Voldemort non ha scelta, malvagio senz’anima, crudele figura sempre più simile al suo amato serpente.
Il vento sembra cedere alla forza delle parole.
- Anch’io non ho avuto e non ho scelta, prigioniero degli errori del passato e costretto negli eventi del presente. Ma ti prego, Albus, ovunque tu sia…
Le mani di Piton si intrecciano, la voce si abbassa in un sussurro:
- Fammi anche tu un dono, aiutami a ritrovare la mia anima…
Se una risposta c’è, si pende nel vento.
Il mare continua ad esplodere sugli scogli, ma ora niente più si frappone tra gli occhi di chi guarda e le stelle.
La nera figura se n’è andata.
Incontro al destino.




Un dono dall’Oscuro (745 parole)di Misslegolas86


Il Marchio Nero era appena bruciato proprio poco prima del pranzo di Natale.
Aveva fatto addobbare la Sala Grande come tutti gli anni per cercare di dare alla scuola e ai suoi alunni un po’ di normalità in una realtà che non aveva proprio nulla di normale. Si sarebbe dovuto sedere su quello scranno d’oro come Preside dopo aver ucciso il suo precedente e legittimo occupante. Quell’idea gli dava il voltastomaco. Per tutti quei mesi aveva cercato di evitare i pasti al tavolo degli insegnanti risparmiando a sé e a tutti i professori fedeli a Silente una scena decisamente raccapricciante. Ma a Natale non poteva evitarlo. Però era arrivata la chiamata dell’Oscuro e non poteva non rispondere ad un suo ordine….
La scena era sempre la stessa: il Cerchio dei Mangiamorte, l’Oscuro al centro con una vittima ai piedi. Trovava sempre più difficile sopportare quelle riunioni; restare impassibile, fingere di gioire davanti a tante atrocità stava diventando un compito sempre più difficile a cui desiderava sottrarsi al più presto. Si inginocchiò ai piedi dell’Oscuro e baciò il lembo della sua veste.
“Severus” la voce simile ad un sibilo “Stavamo aspettando proprio te”
“Mio Signore” rispose con voce remissiva, arretrando per prendere posizione nel cerchio pronto ad assistere inerme ad un altro omicidio.
“Resta qui, Severus. Stasera ho una sorpresa per te”
Si arrestò provando una fitta di ansia.
“Ho riflettuto, Severus” continuò l’Oscuro con voce carica di piacere “E’ dalla notte in cui ti ho chiesto di uccidere Silente che non ti do l’opportunità di uccidere nessuno. Ti ho confinato ad Hogwarts ad occuparti della Scuola non consentendoti di provare piacere dall’azione. Gli uomini come noi soffrono nel non provare il proprio potere, lo so bene. Per questo oggi sarai tu stesso che lancerai l’Avada Kedavra su questa donna” indicò con il capo la figura rannicchiata ai suoi piedi.
Per la prima volta da quando era arrivato, Severus abbassò gli occhi sulla donna legata da strette corde. Una fitta al cuore gli mozzò il respiro. Era Mary…la migliore amica di Lily.
“Mio Signore, non oserei… ci sono molti più degni di me…” tentò di ribattere ben sapendo che tutto era vano.
“Severus, osi rifiutare un dono del tuo Signore? E proprio nel giorno di Natale?” rise sprezzante l’Oscuro.
“Mai, mio Signore! Sono onorato.” Ribatté riuscendo ad imprimere alla sua voce una vena di piacere che non provava per nulla. Sentiva di precipitare sempre di più in quell’abisso di dolore in cui Silente lo aveva lasciato solo.
Gli occhi di Mary si posarono sul suo viso mentre alzava la bacchetta.
“TU” urlò la donna ritrovando un po’ di forza “Proprio tu! L’ho sempre detto a Lily che eri malvagio dentro mentre lei si illudeva di poterti salvare! Tu l’hai uccisa. E’ tutta colpa tua se lei è morta! Severus Piton sei stato tu la causa della sua morte! La porterai sulla coscienza, se ne hai una, per tutta la vita! Che tu sia maledetto!”
Quelle parole lacerarono la sua anima già sanguinante con la forza di mille pugnali. Avrebbe voluto urlarle che aveva ragione che era tutto vero. Che erano 17 anni che si ripeteva ogni notte di essere responsabile per quella morte. Che era stato lui stesso a maledirsi avendo scelto con gioia nella sua gioventù quella vita di orrore e morte. Che avrebbe dato qualsiasi cosa pur di avere un’anima ancora integra e non macchiata da tanti omicidi per un padrone che al momento odiava quasi quanto odiava se stesso. Che avrebbe dato la sua vita purché Lily fosse ancora viva. Che avrebbe preferito ora essere lui, lì al suo posto, legato da quelle corde in attesa di un lampo di luce verde che lo avrebbe liberato da tutto.
Ma non poteva…
Arricciò le labbra in un sorriso sarcastico:
“Credi davvero che stia ancora pensando alla morte di una sporca, sudicia Mezzosangue?”
Il Cerchio dei Mangiamorte esplose in risa beffarde mentre il suo cuore sanguinava per una nuova ferita.
“Avada Kedavra!”
Un getto di luce verde scaturì dalla sua bacchetta. Mary si accasciò a terra immobile. Sentì la sua anima lacerarsi ancora una volta. Invidiò a Mary quel lampo di luce verde.
“Ben fatto, Severus.” L’Oscuro gli aveva posato una mano sulla spalla “Buon Natale” sogghignò mentre si allontanava, il manto nero frusciante alle spalle, simile al respiro della morte.
Annuì impassibile al suo padrone. Quell’orrore non sarebbe mai finito.
“Buon Natale, Severus” mormorò tra sé mentre si allontanava “Complimenti, l’hai uccisa di nuovo”.




Tesori da possedere (744 parole)di Ale85LeoSign


"Un viaggio imminente"
intonano voci nella notte
Albeggia nei fumi del silenzio
tra trame di stelle infrante.
Musico il richiamo che invita alla partenza
In esso il sussurro dell’anima diviene desiderio.


Natale.
Odiava quella ricorrenza, costellata da un insopportabile scambio di doni e sorrisi che altro non nascondevano che affilati pugnali di falsità.
Perché Severus sapeva che esistevano macchie che niente e nessuno avrebbe mai potuto cancellare. Soprattutto se impresse a fuoco.
Dai ragazzini, di certo, non si sarebbe aspettato processi mentali più sofisticati. Ma i colleghi... Minerva, nel vano tentativo di rendere civile il lato umano di Hagrid, gli aveva regalato una scacchiera con relativi scacchi magici.
Il mago dava a quel regalo, massimo, due giorni di vita. Tre, a essere buono, come voleva quella ricorrenza.
Ma la cosa più irritante, a cui andava stancamente incontro ogni anno, era lo scambio di auguri in cui, suo malgrado, si ritrovava coinvolto.
Coi colleghi si limitava a ostentare l’espressione di un uomo che sale sul patibolo.
Coi ragazzini dava adito a funesti slanci ironici.
"Buon Natale, professore!"
"Bel vestito, Weasley. Sibilla ne ha uno uguale."
Anticipò l’amichetta.
"Signorina Granger, quell’acconciatura sottolinea il suo indomito sprezzo per il ridicolo."
Ciliegina sulla torta.
"A-auguri… p-professore!"
"Paciock, quel maglione è sufficientemente orrendo da distogliere l'attenzione dall’evidente rigonfiamento che nasconde."
Dopo il ricorrente scambio di auguri elegantemente incartati in un sogghigno beffardo, nel tardo pomeriggio, rientrando nel proprio studio, trovò sulla scrivania l’ultimo atto di una giornata perfetta, una sorpresa più gradita di una lezione di Occlumanzia con Potter.
Un piccolo contenitore avvolto da carta traslucida di una discreta tonalità di rosso fuoco e un nastro altrettanto invisibile d’oro: in sostanza, un dono.
Trasse un lungo sospiro, fronteggiando quella nuova, ricorrente minaccia.
Tutti gli anni, il preside cercava di dare un po’ di colore al cupo Natale del mago, regalandogli qualcosa di assolutamente improbabile.
Qualche cioccorana dell’anno prima doveva essere ancora nel camino…
Rassegnato, aprì cautamente la scatola.
Alla vista del contenuto, un sopracciglio si sollevò, scettico.
Un fiore bianco. Albus doveva aver sprecato tutta la sua fantasia consigliando la scacchiera per Hagrid a Minerva.
(Non sono ancora morto.) pensò ironico. Ma, quando sfiorò il gambo, si sentì strattonare violentemente.
(Una passaporta.) realizzò, un attimo prima che i muri del castello sparissero.

***


Lapidi imbiancate appena da un leggero manto di neve.
Un cimitero.
Gli occhi neri si abbassarono, seguendo la caduta dei candidi petali, simili a neve, mentre si adagiavano sul terreno scurito dalla leggera ombra della lapide che gli stava davanti.
Mentre guardava la pietra cinerea, spenta dall’avanzare del tempo, e riconosceva il nome dei caratteri impressi nel suo stesso cuore, sollevò il petto, traendo un lungo respiro silenzioso.
Non l’aveva mai cercata, anche se aveva trascorso la sua esistenza stando al fianco della morte.
Avvertì una strana sensazione di calore assalirlo, come un desiderio incontrollato che lo stava consumando dal profondo. Ma era un desiderio troppo forte e proibito perché potesse emergere. Era una volontà, una disperazione che andava repressa, secondo la sua natura, lasciando il posto a una fredda ironia e a un distacco che niente e nessuno avrebbe mai potuto colmare.
"Tobias... Piton." Un sospiro leggero come l’aria fredda del giorno che moriva.
Eppure, davanti a quel nome che gli apparteneva, non poté non contemplare se stesso, fredda pietra indurita nel tempo, costellata da piccole crepe che, con l’avanzare degli anni, si sarebbero ingrossate fino alla totale distruzione.
Guardò il fiore che era caduto a terra. Scrutò quel bianco candore all’ombra della tomba del padre, avvertendo il peso della propria realtà ricadergli addosso, come se la marea scura di ricordi passati l’avesse sopraffatto improvvisamente.
L’avrebbe retta, e Albus lo sapeva: si sarebbe sollevato da quelle memorie, indomito, alzando gli occhi al firmamento glaciale riflesso nella costellazione di dolore che stava animando il suo sguardo.
Ma, prima di tornare a Hogwarts, prima di affrontare una nuova notte di solitudine e raggiungere il traguardo di una nuova alba invincibile, avrebbe dovuto accettare quel regalo e pagarne il prezzo... in lacrime. Dannatissime lacrime.
Era un freddo giorno di Natale.
Ma ai suoi occhi, invece della neve, aveva cominciato a scendere una tiepida pioggia leggera.
Un sentimento caldo, sincero, come il regalo che aveva ricevuto.

Nel ricordo sbiadito
di un passato di pietra
odo la melodia
di un pianto che scuote,
che squarcia vibrando il manto cristallino
della notte perenne di uno sguardo infinito.
Onde incessanti nell’esodo doloroso
di ricordi che fanno soffrire.
Tesori da possedere
rafforzano fragilità.





To believe (743 parole)di Swindle


Ho imparato presto ad odiare il Natale.
Quand’ero bambino amavo il giorno di Natale perché era l’unico dell’anno in cui mio padre non tornava a casa ubriaco, i miei genitori non litigavano e noi sembravamo una vera famiglia.
Ma quando iniziai ad andare ad Hogwarts le cose peggiorarono.
Le vacanze natalizie erano l’unico periodo in cui tornavo a casa da scuola, mio padre era sempre ubriaco, aveva sempre voglia insultarmi, picchiarmi, umiliarmi. Mia madre sempre zitta.
Almeno quando tornavo ad Hogwarts c’era lei, pronta a consolarmi.
Al quinto anno persi la mia Lily, e poco dopo mia madre morì.
L’ultimo Natale che passai a casa mio padre alzò di nuovo le mani su di me, ma quella volta ero un mago adulto che poteva, sapeva, e soprattutto voleva, difendersi.
Non ho mai più passato un Natale anche solo lontanamente felice, e non ho alcun dubbio nel dire che è sicuramente il giorno dell’anno che odio di più.
Questo Natale è il più brutto che io ricordi.
Sono completamente solo.
Niente mamma, niente Lily, niente Albus.
Mia madre è morta perché mio padre mi odiava, Lily perché ho fatto le scelte sbagliate, Albus l’ho ucciso con le mie stesse mani.
Li ho uccisi tutti io.
Ora non mi restano che i ricordi.
Ricordi che pesano sulla mia anima, perciò almeno oggi, almeno a Natale, concedo alla mia povera mente di liberarsene, riversandoli nel Pensatoio.
Un po’ di pace.
Questo è l’unico regalo che mi concedo.
Bevo lentamente un calice di vino, la mia bacchetta estrae dalla mia tempia i sottili fili argentati, depositandoli nell’antico bacile.
Un viso conosciuto affiora da un mio ricordo.
Lo guardo sovrappensiero, cercando di rammentare di cosa si tratti.

***


Bussano alla porta da un buon quarto d’ora.
Credevo che la gente capisse quando non è la ben venuta.
Evidentemente no.
Sospiro, vado ad aprire.
Il viso sorridente di Lupin mi appare davanti.
“Che vuoi?” sbotto.
“Mi fai entrare, Snape?” chiede lui, senza abbandonare il suo sorriso.
Faccio una smorfia ma mi scanso, lasciandolo passare.
Ci scambiamo i soliti convenevoli e due o tre informazioni sull’Ordine.
Alla fine, vedendo come tentenna, capisco che sarà una cosa lunga, e lo invito a sedersi.
Sembra subito essere a suo agio.
“Posso chiederti un consiglio?”
Se proprio devi, penso.
Gli faccio cenno di sì con la testa.
“Mettiamo caso che tu sia innamorato di una ragazza…” comincia, e immediatamente quello a disagio sono io. “Ma che tu sappia che stando insieme a lei le faresti solo male. Cosa faresti?”
Sospiro subito sollevato, cancellando la paura che abbia capito qualcosa di Lily e abbia scoperto il mio segreto.
Sta ovviamente parlando di Tonks.
Ma la cosa mi disturba lo stesso.
“Io non sono il tuo confidente come lo era Black!” esclamo infastidito.
Vedo immediatamente la sua reazione. Ovvio, Black è morto da appena un mese.
Si alza di scatto, scuro in viso, scusandosi per il disturbo.
Il rimorso mi attanaglia immediatamente.
Lo blocco per un braccio, poco prima che infili la porta.
Rifletto un attimo sulla sua situazione e su quello che probabilmente sta passando.
“Se la ami davvero…” gli dico “tienila lontana da te.”
Per un attimo rimane sbalordito, poi sorride.
“Grazie.” mi risponde “Tutti mi dicono che l’amore è la cosa più importante. Mi serviva un consiglio sincero.”
Mi limito ad annuire, mentre lui esce.
Sto per chiudere la porta, quando la sua voce mi ferma.
“Severus.” dice, mentre io sobbalzo sentendomi chiamare per nome “Io credo in Silente, credo in Harry, credo nell’Ordine, credo in te, credo che riusciremo a sconfiggerlo. Ci credo davvero.”

***



Riemergo dal ricordo, confuso.
La mia mente aveva sotterrato quest’avvenimento sotto tutto il dolore.
Un leggero picchiettio sul vetro mi riscuote.
Vado ad aprire ad un piccolo gufo nero.
Strano, il Signore Oscuro manda i suoi messaggi in un altro modo e fa filtrare tutti i gufi che arrivano ad Hogwarts, compresi i miei, anche se sono il Preside.
Apro la piccola pergamena: nessun mittente, nessuna firma, solo tre parole vergate in una scrittura limpida e lineare.
Le leggo, e sento il cuore che pensavo troppo gelido per provare alcunché riempirsi di un’emozione che non provavo da quando ero bambino, e aprivo il regalo di mia madre sotto l’albero di Natale.
Il tutto mischiato a gratitudine, fiducia, orgoglio.
È il più bel regalo che io abbia mai ricevuto.
“Ci credo ancora.” Mi ha scritto.
Vorrei rispondergli “grazie”, ma, soprattutto, vorrei potergli dire che ci credo ancora anch’io.




Articoli Preziosi (747 parole)di Ele Snapey


Hannah Abbott guardò di sottecchi la propria compagna, intenta a scrutare all’interno del locale attraverso i vetri che non si potevano definire proprio puliti, poi sospirò.
- Ti è venuta qualche idea?
- Un negozio di articoli da ricamo, per la lavorazione magica a maglia non mi sembra davvero la soluzione ideale – rispose Susan Bones, contrariata.
Proseguirono verso la bottega accanto, la cui insegna recante l’immagine di due scope incrociate, cigolava allegramente, mossa dal vento.
- Un kit per la manutenzione della scopa? – azzardò Hannah.
- Splendido! E che cosa potrebbe farsene? – obiettò l’altra, in tono ironico.
Hannah alzò gli occhi al cielo. Da ore vagavano per Diagon Alley, e non avevano ancora la più pallida idea di cosa regalargli.
Era stata Susan, quell’anno, a mettersi in testa di fare un pensiero ad alcuni insegnanti per Natale, forse per ingraziarseli o, dal momento che l’opportunismo non costituiva una caratteristica di Tassorosso, più semplicemente per esprimere stima e riconoscenza per l’ottima preparazione ricevuta.
Però avevano scoperto che, se era già più difficile pensare a un regalo per un uomo, l’impresa diventava titanica quando si trattava di considerarne uno per Severus Piton.
Un maglione? Escluso: non gli avevano mai visto indossare altro che la redingote nera. Un libro? E quale che non avesse già? Probabilmente la sua biblioteca personale era più fornita di quella della scuola. Qualche ingrediente pozionistico particolare per la sua scorta personale? Ma chi si sarebbe mai azzardato a buttarsi su qualcosa di così delicato e specifico, con il rischio di sbagliare clamorosamente nella scelta, e quindi di fare una figuraccia inenarrabile?
Se fosse stato per Hannah, il loro professore di Pozioni non sarebbe rientrato nella lista degli insegnanti a cui fare un pensiero, ma Susan si era così fissata…
- Io non ce la faccio più, ho i piedi e le mani congelate, – si lagnò per l’ennesima volta; la giornata era in effetti molto fredda, e in più aveva il sospetto che la testardaggine della compagna nel voler trovare a tutti i costi qualcosa per Piton, fosse dettata da quel ”Oltre ogni Previsione” ricevuto in Pozioni qualche giorno prima: - … e se lasciassimo perdere? E’ inutile, tanto non gli troveremmo niente che va bene anche se girassimo per altri due giorni. E poi, già me lo vedo, guardarci senza un sorriso, con la solita aria torva mentre noi gli diamo il pacchetto e…
- Trovato! – la interruppe Susan, illuminandosi. La compagna seguì la direzione dello sguardo, e vide che andava verso un piccolo negozio malmesso e quasi nascosto nell’ombra.
- Ehi, aspetta, che cosa ti è venuto in mente?
- Quello che cercavo! – esclamò l’altra con un gran sorriso, entrando di corsa nella piccola rivendita sopra la cui entrata campeggiava un’insegna antica e polverosa: “Da Eberhard O’Sullivan: Articoli Preziosi”

Mancavano pochi giorni a Natale, e i Sotterranei erano ancora più tetri e silenziosi, privi del consueto avvicendarsi di studenti per le lezioni.
Il professor Piton stava consultando un testo di Pozioni Antiche, quando qualcuno bussò timidamente alla porta del suo studio.
- Avanti – mormorò quasi meccanicamente, senza alzare gli occhi attenti dal volume.
Un rumore lieve di passi discreti che avanzavano nella stanza, lo obbligò a interrompere la lettura.
Impalate davanti alla scrivania c’erano Hannah Abbott e Susan Bones di Tassorosso, lo sguardo ansioso, e un pacchetto accuratamente confezionato in carta verde con tanto di fiocco color argento.
Le squadrò con cipiglio severo, socchiudendo le palpebre sullo sguardo tagliente.
- Ma voi… non dovreste essere già da un pezzo sull’Espresso, signorine? – chiese in tono basso e inquisitorio.
- Noi… ehm… quest’anno non… - attaccò Hannah, pensando a come tutto si stesse svolgendo perfettamente secondo copione.
- Per lei, professor Piton! – intervenne allora Susan, e tese fulminea il pacco all’insegnante, la cui espressione arcigna venne tradita dalla sorpresa.
- Per me? - prese il pacco e guardò con aria sospettosa le due studentesse che, con un sorriso colmo di rispetto, annuirono, salutarono e uscirono frettolosamente.
Il mago, ripresosi dallo stupore, decise che, prima di scartare il regalo, avrebbe guardato ciò che recava scritto il biglietto allegato.
Lesse attentamente le parole sul cartoncino di una delicata sfumatura grigia, vergato con inchiostro verde brillante:
“Ad un insegnante unico e speciale, al miglior pozionista, con infinita gratitudine… Buon Natale! Hannah e Susan”
Improvvisamente sentì una sensazione di incredibile benessere scaldargli il cuore, i tratti induriti si distesero, e un raro, preziosissimo sorriso illuminò il volto e la tranquilla penombra dello studio: quel Natale, qualcuno, aveva pensato a lui!




Un banale gesto che scalda il Natale (743 parole)di Severus_Ikari


Non so per quale strano motivo sia venuto in questo luogo di dolore, non so perché la mia mente mi abbia condotto proprio qui.
La tua mente, Severus?
Non sarà stato forse il tuo cuore che ancora reclama quegli occhi e desidera toccare quelle labbra?

Maledizione!
Fa freddo, il respiro si addensa in una nuvola gelida davanti a me, il mantello non riesce a scaldare il ghiaccio che mi è dentro.
I miei passi sono lenti e sento una morsa allo stomaco che si fa più forte man mano che mi avvicino al luogo della mia sofferenza.
Della mia gioia.
Quanta amara sofferenza in questa mia vita, quanto dolore è passato davanti ai miei occhi, quante vite.
Perché non la mia?
Perché continuo a camminare in questa desolazione quando non ho ormai più niente per cui vivere?
Solo e disprezzato come merito di essere.
Perché non mi trovo sotto uno spoglio cumulo di terra?
Dovrei starci io là sotto.
Odio, colpe e sangue fanno parte di me, non amore, non amicizia, non sorrisi.
Eccola lì, la sua tomba.
L’ultima dimora della mia Lily.
Mi fa male guardare quel gelido pezzo di marmo, quel suo nome coperto da una leggera coltre di neve.
Accarezzo quei caratteri nella vana speranza di sentire la sua pelle, sfioro ogni curva di quelle lettere immaginando di toccare il suo corpo.
Poi vedo il nome dell’odiato rivale e mi sale la rabbia attraverso la schiena.
Rivale?
Non essere ridicolo, Severus, tu non hai mai avuto rivali perché lei non si è mai interessata a te, non è mai stata nemmeno una vera amica.

Smettila! Lei è stata l’unica.
Un’amica non ti abbandona quando ne hai più bisogno, Severus, un’amica non ti cancella dalla sua vita se commetti un errore.
Amicizia è essere legati con il cuore e con la mente, voi lo eravate, Severus?
Lo eravate solo con la mente, ma non con il cuore, solo il tuo andava verso di lei, non il suo.
Se in un’amicizia non c’è cuore è solo un involucro vuoto, e voi eravate un involucro vuoto, Severus.
Tu la amavi, lei no.
Tu la consideravi amica, lei no.
Dimenticatela e vai avanti, Severus!

Non posso, lei è stata e resterà l’unica.
Per sempre.

Un rumore di passi interrompe i miei pensieri.
Devo andarmene da qui, nessuno può vedermi in questo luogo.
Sono qui solo per lei, solo per Lily.
Sono qui per dare il mio ultimo saluto alla donna che ho amato per tutta la mia vita, per volgere per l’ultima volta il mio sguardo su di lei.
- Per favore, non se ne vada! – mi chiede d’un tratto una voce quasi con tono di supplica.
Mi fermo.
Non lo guardo.
- Cosa vuoi, Potter?
Mi volto verso di lui, mi fissa, un sorriso ad increspargli le labbra, con quel volto che dopo tutto questo tempo ancora continuo ad odiare, quegli occhi che nonostante tutto continuo ad amare.
Non sembra per niente sorpreso di trovarmi lì, davanti alla tomba dei suoi genitori, sorride solamente, come se avesse incontrato un vecchio amico dopo tanto tempo.
Ma io non sono un vecchio amico, non sono mai stato amico di nessuno.
Mi sento quasi in imbarazzo a stare qui, vorrei Smaterializzarmi all’istante e sparire per sempre da questo mondo.
Rimaniamo per qualche istante fermi, immobili a guardare entrambi una fredda lastra di ghiaccio.
Una fitta mi trafigge la gola, proprio nel punto in cui un serpente al servizio di un altro mi aveva trafitto.
È il rimorso per aver posato la prima pietra di quella tomba, è il dolore per aver causato quelle morti.
- È Natale, professore, lo sa? – mi dice volgendo lo sguardo verso il cielo.
- Non vorrai mica baciarmi, Potter? – gli rispondo notando che sta guardando un ramo di vischio.
Sorride.
Non ha più timore di me, non è più il ragazzino idiota con tutta la strafottenza ereditata dal padre, ormai è un uomo, un mio pari, ma lungi da me rivelargli queste cose.
D’un tratto mi tende una mano, ancora sorride.
- Grazie, professor Piton! Devo la mia vita a lei, tutti dobbiamo la vita a lei.
Lo guardo per un attimo sorpreso: il suo braccio è ancora teso.
Allungo la mano ad incontrare quella del ragazzo che, inaspettatamente, mi abbraccia.
- Cos’è questo, Potter?
- Lo prenda come un regalo di Natale.
Tra la neve e il freddo di Godrick’s Hollow una flebile fiamma riscalda il gelo della mia anima.




Buon Natale, Severus! (750 parole)di Dama Verde


La stanza era immersa nel buio; delle fiamme che avevano arso nel caminetto non restava più molto, solo qualche malinconico frammento di carbone e brace che si spegneva lentamente.
Faceva freddo, ma l’uomo non sembrava darsene pensiero. Con la fronte appoggiata alla finestra fissava il mondo fuori dal castello, attraverso il velo della condensa rappresa sul vetro. C’erano una marea di lucette scintillanti posate sugli alberi, piccole fate che danzavano lungo i viali.
- Natale… - Severus sospirò, abbassando di più la testa e concedendosi un piccolo sorriso – Non mi è mai piaciuto il Natale. -
Non era del tutto vero, ad un certo punto della vita le cose erano cambiate. E poi, si disse mentre il sorrisetto storto spariva, erano cambiate di nuovo.
Qualcuno aprì la porta – Se…Severus se…sei q-q-qui? Non ve…vedo n-n-niente in questo bu-buio. –
Piton agitò la bacchetta e due ceppi di legno volarono dritti nel camino, prendendo fuoco all’istante.
Quando Raptor lo mise a fuoco si era già spostato ed accomodato in poltrona.
- Sì? -
- C-c’è un po…poveretto dell’ u-u-ufficio spe-spedizioni del M…ministero che ti ce-cerca. Do-dovresti proprio ra-raggiungerlo, s…sai? E’ qua-quasi ora di c…cena e suppo-pongo che v…voglia tornare a ca…casa. –
- Spedizioni? Ministero? – Severus socchiuse gli occhi, alzandosi lentamente. Il mantello e la veste nera gli fluttuarono ai lati come ali scure.
Scivolò fuori dalla sala dei professori di cattivo umore.
C’erano un milione di motivi per i quali avrebbe preferito restare solo piuttosto che mescolarsi alla folla di insegnanti e studenti che ciondolavano felici con le braccia cariche di regali.
Un gufo planò da un finestrone aperto nel corridoio, evitandolo per un pelo, con un gigantesco pacchetto legato ad una zampa e un pacco di caramelle appeso all’altra.
Sorprese, ah! Sorprese e regali… Severus sbuffò, spaventando due ragazzini che stavano ciarlando a proposito di manici di scopa.
Lui non riceveva sorprese. Sapeva già cosa avrebbe trovato in camera più tardi; il solito regalo di gruppo dei professori, e un pensiero inviato da Lucius con una bottiglia di vino proveniente dai vigneti francesi dei Malfoy.
Niente di più, niente di meno.
Superò una rampa di scale scure, ed un’armatura che cantava a squarciagola. Si guardò intorno furtivo; nessuno in vista. Un colpo di bacchetta e l’armatura cessò di muoversi ed emettere suono.
- Severus? – la professoressa Sprite lo raggiunse a passo di corsa, il cappello bordato di fili multicolori – Ti hanno già detto che… -
- Che un uomo del Ministero mi aspetta? Sì, grazie. –
- Oh, va bene! Non tirarla troppo per le lunghe, però! La cena della Vigilia sta per cominciare! – sorrise e si allontanò cantando.
Ritardare. Severus si disse che quella sarebbe stata una scusa perfetta per saltare la cena ed evitare di vedere quel… quel piccolo… James.
La bocca gli si ridusse ad una linea sottile, una smorfia di disappunto e dolore, e rabbia mai sopita.
Non si accorse di essere arrivato, sovrappensiero com’era, fino a quando non si trovò faccia a faccia con un mago mingherlino e dall’aria dimessa. Dovette spaventarlo, perché l’omino represse un grido a fatica.
- Oh, caspiterina! – il tizio deglutì; nella colorata festosità di Hogwarts Severus attirava l’attenzione come un buco nero privo di calore e gioia. Tra i ragazzi ed i professori festanti che passavano tutto intorno sembrava più morto che vivo.
Comunque il mago si sfilò il berretto, rigirandolo tra le mani – E’ lei Severus Piton? –
- Sì… - replicò, laconico. L’ometto indossava ancora la divisa da lavoro, coperta alla meno peggio da un mantello raffazzonato.
- Ecco vede, sono venuto a scusarmi di persona, signore. Non capitano molti errori allo smistamento lettere. Direi che non ne capitano quasi mai, e siamo in grado di trovare chiunque, ma… -
Severus inclinò il capo, pericoloso.
- Beh, ecco, signore. – l’uomo gli porse una lettera stropicciata e sporca – E’ rimasta nei nostri uffici per più di dieci anni, ma finalmente è arrivata. -
Severus prese la busta in silenzio mentre il piccolo mago scappava via, sollevato e felice alla prospettiva di tornare a casa, lontano da quello strano mago scuro.
Senza neanche fermarsi a riflettere riuscì a infilarsi nel primo ripostiglio disponibile; le mani gli tremavano mentre apriva la busta, la calligrafia scolorita e amata che reclamava tutta la sua attenzione.
Sul piccolo biglietto c’erano solo poche parole:

“Buon Natale, Severus.
Dopotutto spero di poterti rivedere presto.
Lily”


Le lacrime lavarono via quanto era rimasto dell’inchiostro color lavanda.
C’era un regalo, un regalo anche per lui dopotutto… e il più bello di tutti.




Un’idea originale (601 parole)di Severia


La neve scendeva lenta e silenziosa, quasi non volesse disturbare la sua concentrazione. La vedeva cadere attraverso il vetro appannato della finestra, con una strana sensazione di pace e di malinconia che si mescolavano nell’anima. Il Natale era ormai alle porte, annunciato dalle luci, dagli addobbi e dal grande albero nell’angolo, in fondo alla sala. Trasse un respiro profondo: doveva assolutamente riscuotersi da quel torpore che si era impossessato della sua mente e non permetteva di ragionare con lucidità. Da qualche giorno, ogni momento libero era dedicato ad un unico problema: che cosa si poteva regalare per Natale ad un mago che possiede qualunque cosa e che può ottenere ciò che vuole con un semplice colpo di bacchetta? Era possibile trovare un’idea che non scadesse nel banale e potesse invece allietare chi riceveva il dono? Si ritrovò a pensare che il Natale poteva davvero essere una seccatura.
Chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie con i polpastrelli delle dita, reclinando leggermente la testa sul petto e lasciando che i capelli neri scendessero a coprire il volto.
Un libro? Ne possedeva già così tanti che probabilmente non ne esisteva più uno che non avesse letto. Una sciarpa? Che idea banale. Un mantello? Una scatola di dolci? Ancora peggio. Provò a riflettere, ma nella sua mente si presentarono di nuovo le stesse immagini e le stesse idee e le scacciò con un gesto stizzito della mano. Ma allora cosa che cosa poteva regalargli?
Decise in quel momento di uscire, nella vana speranza che l’aria fredda e l’atmosfera natalizia potessero essere d’aiuto. Camminò nella neve per almeno venti minuti, osservando le impronte che i suoi piedi lasciavano sulla superficie bianca e compatta. Le estremità del suo corpo erano ormai ghiacciate: doveva trovare al più presto un’idea originale o avrebbe rischiato di congelarsi. Ormai fuori dal centro, nel silenzio assoluto, alzò gli occhi: quei minuscoli batuffoli bianchi che cadevano dal cielo nero davano una sensazione di infinito che riusciva a sconvolgere. Fu allora che capì quale sarebbe stato il regalo perfetto: una cosa che sapeva fare bene e che sicuramente sarebbe stata originale perché scaturita proprio dal cuore.
Tornò in fretta a casa, quasi temendo di smarrire quell’idea luminosa. Si sedette alla scrivania e accese il suo portatile. Non appena il computer fu pronto, cliccò due volte sull’icona di Word e una schermata bianca come la neve che ancora cadeva all’esterno, le si impose davanti. Le dita cominciarono a scorrere sulla tastiera veloci e sicure, obbedendo ad un impulso creativo che le giungeva direttamente dal cuore. Macchie nere di parole cominciarono ben presto a dare forma ad un testo: avrebbe scritto di lui, del suo eccezionale coraggio, della sua incredibile capacità di amare; avrebbe narrato la sua sofferenza e il suo dolore, sia quello fisico che quello del cuore; avrebbe messo nero su bianco il suo sacrificio e avrebbe rivelato la verità, perché tutti potessero rendersi conto di quale grande personaggio fosse Severus Piton. Avrebbe descritto i suoi occhi neri e profondi in cui, sotto la cenere di ricordi terribili, covava ancora il fuoco; avrebbe raccontato della sua anima dilaniata dal rimorso, sperando di poter guarire in questo modo qualche ferita. Avrebbe scritto una fan fiction in cui da ogni parola filtrasse tutto il suo amore e tutta la sua devozione nei confronti di quell’uomo straordinario; poi gliela avrebbe donata, pubblicandola su Internet e rendendola così immortale. Ecco il dono perfetto che una semplice Babbana poteva fare ad un mago, ecco un dono sincero e personale da regalare a chi ha il potere di farci sognare.
Ecco il mio regalo di Natale per Severus.




L’eremita (750 parole) di Ellyson


Faceva freddo quella notte della vigilia di Natale.
Severus camminava a testa china per le stradine ghiacciate di Spinner’s End, diretto alla sua vecchia casa.
Il Natale con la sua fastidiosa atmosfera zuccherosa si respirava anche tra le povere baracche di legno; le luci colorate brillavano dietro le finestre rattoppate con assi e cartoni e le risate dei bambini poveri non erano diverse dalle risate dei bambini più fortunati.
Il mago cercava di camminare il più in fretta possibile. Aveva sempre trovato il Natale una festa inutile, dove l’ipocrisia umana trovava il suo apice in pacchi dalla carta orribile e con all’interno obbrobri che qualcuno osava definire regalo.
Voleva allontanarsi dalle calde atmosfere famigliari: dove padri aiutavano i figli a montare i giocattoli nuovi mentre le madri cucinavano pranzi deliziosi.
Per lui il Natale significava un pranzo riscaldato male e, se era fortunato, un regalo di terza mano, consegnato da sua madre di nascosto dal padre.
E la tradizione della famiglia Piton era continuata anche dopo che Tobias era uscito per comprare del vino da quattro soldi senza fare più ritorno.
Ma da quell’anno non ci sarebbe stata più neppure quella; sua madre era morta la sera prima. Sola come era sempre stata nella sua vita.
Si avvicinò alla porta della casa a ridosso della ciminiera. Non vi tornava da quando Lily era stata uccisa. Da quando i suoi incubi erano peggiorati rendendo ogni notte un inferno di dolore e angoscia.
Ed ora era tornato per affrontare quello spauracchio che era la sua infanzia.
La porta si aprì con un debole cigolio, l’aria era stantia ma, nonostante lo squallore dei mobili, la stanza era pulita ed in ordine.
Sua madre non aveva mai tollerato il disordine e la sporcizia.
La ricordava china sul pavimento di linoleum nel tentativo di pulire le macchie di vino rosso senza la magia.
Entrò nel piccolo salotto riconoscendo la vecchia coperta che Eileen aveva lavorato a maglia per più di un anno con la lana ruvida di seconda scelta. La rivide seduta sul divano mentre suo padre beveva birra guardando la televisione.
Severus si sedette sul divano avvolto nella penombra della casa, la sua attenzione fu proiettata verso un piccolo pacchetto sul tavolino basso davanti al sofà.
Il cuore del mago perse un doloroso battito rendendosi conto che quello era l’ultimo regalo che avrebbe ricevuto da sua madre.
Eileen non amava scrivere bigliettini, così si limitava a tracciare il suo nome sulla carta, senza auguri o frasi di buona fortuna. Lo stesso nome, la stessa scrittura che stava rivedendo in quell’istante.
Severus aprì il pacchetto con mano ferma nonostante dentro tremasse come un bambino sperduto, trovandosi in mano il vecchio mazzo di tarocchi della madre. Eileen era stata una strega mediocre e la vita con il marito Babbano aveva affievolito le sue qualità magiche, ma era sempre stata attirata dalla divinazione e, in special modo, dalle carte.
Il mago osservò il vecchio mazzo, l’inchiostro del dorso quasi del tutto scolorito e molti angoli ormai incartapecoriti dal tempo, eppure le immagini si riconoscevano ancora tutte nel loro splendore e mistica poesia.
Non riusciva a comprendere il gesto; ciononostante rimase comunque a fissare ogni carta riconoscendo in ogni segno un gesto di Eileen, una sua carezza, un suo bacio, un suo malinconico sorriso.

* * * *


Faceva freddo quella notte della vigilia di Natale.
Il Preside Piton sedeva alla scrivania nello studio circolare con aria assorta.
Continuava ad odiare il Natale, ogni anno sempre con più enfasi e cinismo.
I suoi incubi erano peggiorati e le occhiaie aumentavano giorno dopo giorno.
Davanti a lui i tarocchi che aveva ricevuto dalla madre. Teneva quel mazzo nell’ultimo cassetto della scrivania. Non osava mai guardarlo se non la notte della Vigilia di Natale quando la solitudine prendeva il sopravvento. Quando ogni ombra sembrava assumere le fattezze di un incubo.
Allungò la mano e girò la prima carta del mazzo.
L’appeso.
Sacrifico, sofferenza e difficoltà.
L’appoggiò sul tavolo e voltò la seconda.
L’eremita.
Solitudine, silenzio, isolamento.
Era fastidioso vedere se stesso e la sua vita racchiusi in due semplici, scolorite carte. In un moto di stizza che non gli era proprio spazzò la scrivania con la mano, facendo cadere le due carte, che si posarono a terra una vicino all’altra, mentre tutte le altre del mazzo si sparsero per la stanza.
Tranne una, che si sovrappose all’appeso e all’eremita.
L’imperatrice.
Intelligenza, praticità, madre.
Da lontano giunsero dei canti di Natale intonati dagli studenti.
- Buon Natale anche a te, mamma.

Edited by chiara53 - 10/1/2017, 17:57
 
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