Il Calderone di Severus


Lotta all'Ultimo Inchiostro - VII Turno
Poll choicesVotesStatistics
# 6 - Brindisi alla morte5 [35.71%]
# 3 - Calice amaro4 [28.57%]
# 2 - Lentamente2 [14.29%]
# 4 - Il calice1 [7.14%]
# 5 - Liquido rosso sangue1 [7.14%]
# 7 - Divenire un calice di vino1 [7.14%]
# 1 - Spinner’s End0 [0.00%]
# 8 - Il sapore del sangue0 [0.00%]
Guests cannot vote (Voters: 14)

Lotta all'Ultimo Inchiostro - VII Turno, Un calice di vino elfico

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Ale85LeoSign
view post Posted on 7/12/2010, 09:13





Complimenti!
Complimenti alla vincitrice e complimenti al giudice che ha fatto veramente un ottimo lavoro! ;)
In particolare:

CITAZIONE (Severus Ikari @ 7/12/2010, 00:17) 
Calice amaro di Ale85LeoSing
Dire in due righe cosa mi è piaciuto di questa poesia è davvero difficile, perchè l’ho semplicemente amata dall’inizio alla fine, se non fossi stata giudice, ma semplice votante, sarei stata molto decisa a dare il mio voto a questa poesia perchè l’emozione che mi ha lasciato leggendola è difficile da descrivere. Un flash di Severus abbandonato e rassegnato con i pensieri descritti in ogni strofa a vorticargli nella testa, e quando una cosa mi crea flash che sono difficili da andarsene, beh, mi è piaciuta veramente tanto.

Grazie per le belle parole e per aver capito a fondo il senso della mia poesia e i relativi richiami a Severus ;) :wub:
 
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view post Posted on 7/12/2010, 10:53
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I ♥ Severus


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Ehi, ma sto diventando sempre più brava a indovinare l'autore delle fic!

Questa volta, però, è stato piuttosto facile: le due poesie portavano la firma (so quanto è brava Ale a scrivere poesie dalle immagini potenti e Caludia a scrivere incantevoli storiesie) e, caso mai avessi avuto dubbi, ogni autrice ha votato per l'altra, quindi il mio pensiero è diventato certezza.
Ho individuato a colpo sicuro le storie di Alaide e Kijoka in base allo stile che è loro proprio e ho individuato Ele dall'uso, che fa molto spesso, di comuni modi di dire (la giostra che si era messa in moto e su cui Severus aveva dovuto salire senza più poter scendere).
Mi rimanevano solo Severia e Eli, che conosco molto meno delle altre, ma anche qui ero abbastanza certa di aver azzeccato, come infatti è stato.
Mi faccio i complimenti da sola! ;)


Edited by Ida59 - 15/8/2015, 17:55
 
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view post Posted on 7/12/2010, 11:28
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Comunicazioni per l’invio delle fic a MSStorie



Calice amaro

CITAZIONE
per aver capito a fondo il senso della mia poesia e i relativi richiami a Severus

Non basta il richiamo ad occhi di smeraldo e amicizie distrutte per rendere l’essenza di Severus. Personalmente in quella poesia ci leggo ben altro, e, come ho detto nel mio messaggio di voto, la trovo stupenda ma solo se del tutto sganciata a Severus.
Chiedo quindi ad Ale di valutare attentamente e onestamente se non sia meglio inviare la poesia nella categoria Originali – Poesie. Un invio nella sezione Severus potrebbe ricevere un rifiuto di pubblicarla.



Diventare un calice di vino.

Potrebbe esserci un problema di OOC sui fatti, ma non sono sicura di aver correttamente interpretato i tempi in cui la storia si svolge, quindi ho bisogno di alcune precisazioni, Ely.
Severus dice che Regulus ha ricevuto il Marchio “poco dopo la sua uscita da Hogwarts”: intendi quando ha finito l’ultimo anno di scuola?
E quando riceve il Marchio Severus? Da come Regulus sembra trovarsi a suo agio tra i “vecchi” Mangiamorte sembrerebbe essere passato del tempo, almeno un anno, direi, quindi nel corso del 1980.
Ma se così stessero le cose, ci sarebbe un problema di date. Regulus è nato nel 1961, quindi si è diplomato nel 79 e in quella estate ha ricevuto il Marchio, secondo la tua storia. Regulus, però, muore nel 79 stesso (fonte Lexicon), quindi rimane Mangiamorte per un brevissimo periodo, visto che ruba il medaglione e viene in seguito ucciso, e questo lo vedo piuttosto in contrasto con tutto il suo discorso sulla fedeltà a Voldemort.
Del resto, se anche Regulus fosse rimasto vivo fino al 1980, dubito alquanto che Piton abbia ricevuto il Marchio solo in tale anno, visto che, dopo aver sentito la profezia (evento datato maggio-giugno 1980) è passato subito dalla parte di Silente per il quale ha fatto la spia, a rischio della propria vita, per oltre un anno, durante il quale ha sempre protetto Lily avvertendo Silente delle mosse di Voldemort.
Resto in attesa delle tue precisazioni, grazie.



Il sapore del sangue

Anche qui c’è un problema di OOC.
Severus dice di non saper nulla del piano di Voldemort cui le sorelle Black fanno riferimento, ma questo non corrisponde al vero.
Severus sapeva che Draco doveva uccidere Silente e questo emerge chiaramente da uno dei suoi ricordi, quello che inizia con Severus che salva Silente dalla maledizione dell’Horcrux e poi Albus gli chiede di ucciderlo (pag. 626-7). Questo ricordo si posiziona cronologicamente prima del Voto Infrangibile, perché nel colloquio con Bella Severus rivela che Silente ha riportato una ferita: Piton mente dicendo che l’ha riportata nel duello con Voldemort al ministero, ma dice il vero sulla ferita e, probabilmente, lo fa per evitare qualsiasi altra supposizione sulla vera natura della ferita del preside che emerge dai fatti del ricordo che, quindi, avvengono prima del Voto.
Quindi, o cambi quella frase, oppure metti OOC tra gli avvertimenti (anche nel modulo di inserimento dati su MSS).


Edited by Ida59 - 15/8/2015, 17:55
 
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v4l3nz4
view post Posted on 7/12/2010, 11:51




Uh Complimenti Ida! :D Anche io, votandola, ero certa fosse tua "Brindisi alla morte". ;)

Avevo indovinato anche Cla ed Ale (inconfondibili in questo turno, secondo me), sulle altre avevo qualche dubbio.

Una piccola richiesta: all'inizio del sondaggio, nel primo messaggio, si potrebbero sempre scrivere gli autori che hanno partecipato? Così viene più semplice accostarli alle storie, quando si prova ad indovinare. Thanks. ;)

Edited by Ida59 - 15/8/2015, 17:56
 
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view post Posted on 7/12/2010, 12:08
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CITAZIONE (v4l3nz4 @ 7/12/2010, 11:51) 
Una piccola richiesta: all'inizio del sondaggio, nel primo messaggio, si potrebbero sempre scrivere gli autori che hanno partecipato? Così viene più semplice accostarli alle storie, quando si prova ad indovinare. Thanks. ;)[/color]

Sarà fatto!
E occorre sempre ricordare che i voti nel sondaggio vanno confermati con un messaggio nella discussione! ;)


Edited by Ida59 - 15/8/2015, 17:58
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 7/12/2010, 12:08




CITAZIONE (Ida59 @ 7/12/2010, 11:28) 
Non basta il richiamo ad occhi di smeraldo e amicizie distrutte per rendere l’essenza di Severus. Personalmente in quella poesia ci leggo ben altro, e, come ho detto nel mio messaggio di voto, la trovo stupenda ma solo se del tutto sganciata a Severus.
Chiedo quindi ad Ale di valutare attentamente e onestamente se non sia meglio inviare la poesia nella categoria Originali – Poesie. Un invio nella sezione Severus potrebbe ricevere un rifiuto di pubblicarla.

Rispondo alle considerazioni fatte sul mio scritto, considerando che, per redigerlo, ho riletto il passaggio della morte di Severus, nel notorio capitolo 30 dei Doni, sforzandomi di mantenerlo il più aderente possibile al Canone (da qui il dispiacere nel constatare che, da parte dell'Amministratrice, avrei completamente mancato il "colpo". Provo comunque a spiegare. Magari non era chiaro il senso.)
All'interno della poesia, Calice Amaro, non sono solo presenti dei richiami a "occhi di smeraldo", ovvero a Lily e ad amicizie distrutte (Lily, Albus.) ma c'è molto di più. Ci sono diversi passaggi che, a mio modo di vedere, richiamano il personaggio nella sua essenza, con i suoi ultimi istanti di vita. Il senso della poesia è un presagio di morte, legato prettamente all'immagine del vino/sangue.

Aspetto ai confini del sogno,
avvolto nell’ombra.
L'aria accesa sa di notte,
fredda, rigida nella morte,
brucia il silenzio dell’animo.


Il protagonista non affoga i propri dispiaceri nell'alcool, come si potrebbe erroneamente interpretare, ma è come se sorseggiasse la propria vita, fino a quando il "calice amaro" non sarà vuoto... e lui morto.
Rivive ciò che è stato, ricorda ciò che ha perso bruciando "dentro".
Non è prettamente del personaggio ardere nei propri sensi di colpa?

Bevo a un’amicizia distrutta,
alla mia vita maledetta,
a solitudini vissute.
Bevo anche a te,
all’estasi di un attimo,
all'inganno di labbra che tradirono,
al freddo smeraldo dei tuoi occhi.


Con l'"inganno di labbra che tradirono" il riferimento è duplice. In esso sta la scelta diversa di Lily (James) e le parole con cui lo stesso Severus pose fine all'amicizia con Lily. L'interpretazione può essere molto ampia. Molte cose si dicono per ferire. La scelta è vasta. I ricordi sono vivi.

...
e lei verrà quando mi divorerà il buio
con le sue zanne di tenebre.

Si svolgerà letale
insinuante serpente
scivola lungo la gola
per avvolgersi
e annientare il cuore,
dove il tormento
si tramuta in passione
e le lacrime
diventano amore.


Il riferimento, in questo caso, è a Nagini e alla morte che attende Severus. Una morte duplice, arrecata dal suo padrone, con quest'insinuante serpente/dubbio di aver commesso solo errori. Errori che si avvinghiano alla gola, impedendogli di parlare, strozzandolo, per arrivare al cuore del personaggio e alla sua notoria fine.
La morte è vista come una liberazione, infatti, al suo sopraggiungere, ogni cosa muta in speranza (e qui il riferimento è agli occhi di Harry).

Detto ciò, senza dilungarmi ulteriormente, spero che il senso del mio scritto (essendo una poesia comprendo perfettamente che sia più difficoltoso interpretarla; difficoltà accentuata dalla mia ricerca di fluidità, nel redigerla, accostandole, al contempo, immagini forti e di immediata visibilità per il lettore che, comunque, conserva un suo soggettivo spazio interpretativo, come si è potuto vedere nei diversi casi.) ora sia più chiaro.

Ad ogni modo se, dopo questa sincera spiegazione, la richiesta di incasellarla in "poesie originali", per un'eventuale pubblicazione, persisterà, l'asseconderò senza ulteriori repliche.

Grazie per l'attenzione.

Ale
 
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view post Posted on 7/12/2010, 12:58
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I ♥ Severus


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No, non mi hai convinta.
Inoltre, il riferimento a Nagini come futura morte è possibile solo al narratore e non al personaggio stesso, che non può assolutamente conoscere il nesso.
E' certamente proprio del personaggio ardere dei propri sensi di colpa, ma la prima strofa è totalmente ermetica su questo discorso e può significare tutto e il contrario di tutto.
No, io continuo a non vedere l'essenza di Severus (se così fosse, ogni singola frase lo rivelerebbe, non solo alcune sparse, e con la forzatura del senno di poi della sua morte) in questa poesia che, per altro, come originale trovo bellissima, intensa e piena di immagini stupende, come ho scritto fin dall'inizio (del resto, avrebbe avuto il mio voto in questo turno, se vi avessi trovato Severus...).


Edited by Ida59 - 15/8/2015, 18:00
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 7/12/2010, 13:22




Capisco.
A questo punto, come anticipavo sopra, invierò la poesia, come promesso, a "originali", svincolandola completamente da HP e da Severus.
 
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view post Posted on 7/12/2010, 15:51
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CITAZIONE (Ale85LeoSign @ 7/12/2010, 09:13) 
Complimenti!
Complimenti alla vincitrice e complimenti al giudice che ha fatto veramente un ottimo lavoro! ;)

Beh, grazie! ;) :wub:
CITAZIONE
In particolare:

CITAZIONE (Severus Ikari @ 7/12/2010, 00:17) 
Calice amaro di Ale85LeoSing
Dire in due righe cosa mi è piaciuto di questa poesia è davvero difficile, perchè l’ho semplicemente amata dall’inizio alla fine, se non fossi stata giudice, ma semplice votante, sarei stata molto decisa a dare il mio voto a questa poesia perchè l’emozione che mi ha lasciato leggendola è difficile da descrivere. Un flash di Severus abbandonato e rassegnato con i pensieri descritti in ogni strofa a vorticargli nella testa, e quando una cosa mi crea flash che sono difficili da andarsene, beh, mi è piaciuta veramente tanto.

Grazie per le belle parole e per aver capito a fondo il senso della mia poesia e i relativi richiami a Severus ;) :wub:

Prego ;) sai già quello che penso di questa tua poesia e il senso mi è apparso subito chiaro (con le "limitazioni" di cui abbiamo parlato), così come i riferimenti a Severus che io ho visto nitidi, quindi non devo aggiungere altro ;)
 
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view post Posted on 7/12/2010, 18:50
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Io invece oltre ai complimenti a Idone (che stavolta avevo sgamato alla grande), per la meritata vittoria, volevo farli anche a me e Severia che siamo riuscite ad avere telepaticamente la stessa identica ideaaaa! Muahahaha :lol: :lol: :lol: Complimenti comunque a tutte, le fic sono tutte davvero splendide. Ale poi mi ha sorpreso alla grande... non avrei mai detto che avresti partecipato con una poesia, leoncina, per altro bellissima! Complimentissimi anche a te ;)
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 7/12/2010, 19:14




CITAZIONE (Ele Snapey @ 7/12/2010, 18:50) 
Io invece oltre ai complimenti a Idone (che stavolta avevo sgamato alla grande), per la meritata vittoria, volevo farli anche a me e Severia che siamo riuscite ad avere telepaticamente la stessa identica ideaaaa! Muahahaha :lol: :lol: :lol: Complimenti comunque a tutte, le fic sono tutte davvero splendide. Ale poi mi ha sorpreso alla grande... non avrei mai detto che avresti partecipato con una poesia, leoncina, per altro bellissima! Complimentissimi anche a te ;)

Grazie Ele :wub: , e complimenti anche alle altre che hanno scritto delle storie veramente belle. ;)
Sempre più difficile "concorrere" a questo concorso con questi livelli di scrittura! :woot:
 
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view post Posted on 8/12/2010, 10:44
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CITAZIONE (Ida59 @ 7/12/2010, 11:28) 
Anche qui c’è un problema di OOC.
Severus dice di non saper nulla del piano di Voldemort cui le sorelle Black fanno riferimento, ma questo non corrisponde al vero.
Severus sapeva che Draco doveva uccidere Silente e questo emerge chiaramente da uno dei suoi ricordi, quello che inizia con Severus che salva Silente dalla maledizione dell’Horcrux e poi Albus gli chiede di ucciderlo (pag. 626-7). Questo ricordo si posiziona cronologicamente prima del Voto Infrangibile, perché nel colloquio con Bella Severus rivela che Silente ha riportato una ferita: Piton mente dicendo che l’ha riportata nel duello con Voldemort al ministero, ma dice il vero sulla ferita e, probabilmente, lo fa per evitare qualsiasi altra supposizione sulla vera natura della ferita del preside che emerge dai fatti del ricordo che, quindi, avvengono prima del Voto.
Quindi, o cambi quella frase, oppure metti OOC tra gli avvertimenti (anche nel modulo di inserimento dati su MSS).

Uh, ci rinuncio. Qualsiasi cosa scriva vado sempre in OOC :( La prossima volta eviterò accuratamente di ispirarmi a fatti di cronaca tratti da HP :P Ok, allora metto la precisazione anche qui che c'è presenza di OOC ;)
 
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view post Posted on 10/1/2017, 17:24
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Lotta all'Ultimo Inchiostro - Storie partecipanti al VII° Turno:

Un calice di vino elfico




# 1 - Spinner’s End - 695 parole
di Severia

"Codaliscia ci porterà da bere, se lo desiderate" disse Piton. "E poi tornerà nella sua stanza".
Codaliscia trasalì come se Piton gli avesse scagliato addosso qualcosa.
[…]
"Sicuro che puoi" disse Piton, sogghignando. "Ma nel frattempo portarci da bere. Un po’ di vino elfico andrà bene".

Harry Potter e il Principe Mezzosangue pag.30

Narcissa se ne è appena andata, scortata, o meglio, sorretta dalla sorella: il suo profumo e l’eco delle suo pianto pervadono ancora la stanza. Una madre è in grado di vincere qualunque paura, si umilia, infrange le regole e tutto questo soltanto per amore del figlio. Un figlio ancora immaturo su cui ricade la colpa del padre, finito in disgrazia per la sua sete di potere.
Codaliscia è in cucina, probabilmente a preparare la cena e non dovrebbe dare fastidio. Un inetto, posto al suo servizio per assisterlo e controllarlo.
Severus Piton osserva il divano su cui, poco prima, era seduta Narcissa ad implorare il suo aiuto, a versare lacrime e ad ottenere il suo giuramento. La bottiglia impolverata e i bicchieri abbandonati formano uno squallido spettacolo; alcune gocce di vino cadute a terra paiono sangue cupo, appena versato.
Severus si lascia cadere pesantemente sulla poltrona, colto da un’improvvisa stanchezza. Il suo bicchiere è ancora lì, appoggiato sul tavolo: Severus lo attira con un incantesimo e se lo porta vicino al volto. È ancora pieno perché la seconda volta non ha bevuto: il primo bicchiere, vuotato in onore del Signore Oscuro, gli ha dato il volta stomaco. Inoltre, restare lucido era importante: Bellatrix era lì soltanto per inchiodarlo, per smascherare il suo tradimento. Una sola parola sbagliata, un passo falso e la sua copertura sarebbe saltata. Bella non si fida e ha ragione, ma per il momento è riuscito a convincerla.
Severus si rigira il bicchiere tra le mani, osservando il liquido rosso all’interno; ne respira il profumo speziato e ne assaggia la dolcezza. Sente il vino inumidirgli la bocca, bruciargli la gola e poi scendere lentamente fino allo stomaco. Reclina la testa all’indietro, appoggiandosi alla poltrona: non c’è più via d’uscita. Se qualche giorno prima aveva sperato di non essere costretto, alla fine, a mantenere la promessa fatta a Silente, ora capisce di non avere più scelta. Il Voto Infrangibile non si cancella, non vi è modo per sfuggirvi e questo Severus lo sa bene. Il suo destino è ormai segnato e teme di non farcela. Alzare la bacchetta su un innocente e pronunciare l’incantesimo mortale è un atto che ha già compiuto molte volte, ma uccidere Silente, l’uomo che lo ha accolto e gli ha fatto da padre, l’unico mago in grado di affrontare l’Oscuro Signore in una battaglia equa, è un’altra cosa: dove troverà la forza?
Severus chiude gli occhi e assapora un altro sorso di vino elfico, sperando che l’alcool lo riscaldi. Quando gli toccherà questo ingrato compito? E se si rifiutasse? In effetti, preferirebbe morire lui stesso piuttosto che uccidere Silente. Tuttavia, questo lusso non gli sarà concesso: il vecchio Preside non gli permetterà mai di abbandonare la battaglia e il suo fondamentale ruolo di spia.
E Potter? Che cosa farà Potter senza la guida di Silente? Le speranze del mondo magico sono tutte riposte in un adolescente mediocre che presto perderà il suo mentore e la sua protezione.
Forse il Signore Oscuro ha davvero vinto e i giorni del terrore non avranno più fine e il sangue di maghi e babbani scorrerà rosso e denso, così come questo vino.

Codaliscia ritorna in salotto, interrompendo i pensieri di Severus, per annunciare che la cena è quasi pronta. Con i suoi piccoli occhi da topo, lancia sguardi bramosi verso la bottiglia di vino, ma non osa chiedere. Severus agita la bacchetta e compare un bicchiere pulito. Con un cenno del capo, invita l’altro mago a sedersi e servirsi. Codaliscia trangugia il vino avidamente, senza gustarne le sfumature e gli aromi. Severus lo guarda schifato e appoggia il proprio bicchiere, senza svuotarlo del tutto. Si alza, guarda attraverso la finestra, quasi potesse trovare là fuori una risposta alle sue domande o un barlume di speranza. Non trova né l’una né l’altro.
“Credo che uscirò, Codaliscia.”
Senza dare modo al suo servitore di protestare o porre domande, Severus Piton esce di casa, stringendosi nel mantello. Si dirige verso la città e verso un piccolo parco giochi dove spera di poter ricordare il motivo per cui non può tirarsi indietro e di poter trovare il coraggio per compiere fino in fondo il proprio dovere.

# 2 - Lentamente - 750 parole
di Kijoka

Lentamente.
Lentamente i fiocchi bianchi scendevano sul paesaggio scuro. Il castello era buio e silenzioso. Nella notte, il chiarore della neve sembrava illuminare gli spigoli vivi del ponte in pietra. Il soffice manto rendeva una parvenza morbida agli spuntoni delle pietre selvagge che si stendevano sotto i suoi occhi.
Il laboratorio era scuro e freddo. Mentre i suoi alloggi, spogli e impersonali, avevano un ampio camino e una piccola finestra che dava sullo strapiombo sotto il ponte. Un paesaggio brullo e solitario che solitamente ben si accordava con il suo umore.

Lentamente.
Lentamente i ciocchi bruciavano nel focolare, con un leggero scoppiettio rassicurante, diffondendo un debole tepore fino a dove stava seduto. La poltrona scura era in fondo alla stanza, lontano dal camino, ma vicinissima alla finestrella dalla quale stasera avrebbe di nuovo lasciato vagare sguardo e ricordi. Era davvero tutto così lontano? Avrebbe potuto dar retta ai sussurri dei maghi per i quali la stagione peggiore della loro esistenza era finita? Non lo aveva mai creduto, non lo avrebbe creduto ora.
Il segno scuro che ornava il suo avambraccio sinistro continuava a parlargli di una vita che si era sospesa, ma non spezzata.
Sopratutto ultimamente, in cui c'erano momenti nei quali era impossibile non pensare che il suo punto di vista era quello più giusto: il dolore lo colmava e, pur di farlo cessare, arrivava a stringersi l'avambraccio fino a che le dita diventavano artigli che spingevano le unghie nella sua stessa carne.

Lentamente.
Lentamente le mani eleganti fecero roteare, con maestria, il profumatissimo liquido rosso dentro l'ampio calice panciuto.
L'aveva versato con dolcezza nella sua nuova dimora. L'aveva osservato alla luce delle fiamme. Il caldo color rubino scuro aveva illuminato le iridi nere rifrangendosi nella memoria. Rosso scuro, torbido, vischioso... no, quello che la sua mente gli presentava non era delizioso vino elfico, era il ricordo di ciò che il suo antico padrone gli aveva versato nella gola quando lo aveva fatto suo, quando aveva regalato la sua stessa vita al mostro.

Lentamente.
Lentamente si avvicinò all'imbocco del calice e annusò voluttuosamente, con gli occhi chiusi, il profumo del vino rosso che subito gli inondò le narici. Le membra si rilassarono appena e i recettori dell'olfatto mossero velocemente la sua mente verso ricordi lontani di un'estate passata in sconfinati vigneti dall’aspro terreno a scoprirne i paesaggi e nuovi posti dove arrampicarsi fuori dalla portata del mondo.
Ogni volta l’aroma del vino faceva nascere in lui momenti diversi della passata esistenza.
Amava quando, come quella sera, il ricordo aveva un risvolto dolce, come gli abbracci di sua madre ogni sera quando tornava da quelle spedizioni, che sembravano senza fine, nei terreni del nonno.

Lentamente.
Lentamente la mente prese a vagare nei meandri del suo passato. Quando era già successo che ogni rumore si fosse acquietato nel silenzio della notte? Stanotte anche i fiocchi di neve facevano rumore appoggiandosi gli uni sugli altri, ricoprendo le antiche pietre.
La grotta alla fine del sentiero era buia: un malefico antro nero.
La notte cupa aveva avvolto i suoi passi in un manto ghiacciato. La neve sul sentiero scricchiolava sotto le suole.
I rumori del bosco erano di colpo diventati un assordante silenzio, spezzato dal suo respiro affannato.
Aveva fatto una scelta. Perchè allora tutto quel terrore?
Ricordava di aver sobbalzato quando il pesante manto nevoso era scivolato dallo stanco ramo di un abete, troppo carico per reggerne il peso.
Ne aveva tratto un’intuizione: piegarsi per non spezzarsi mai.
Non era tornato indietro. Nonostante la paura aveva continuato, condannandosi alla dannazione.

Lentamente.
Lentamente appoggiò le labbra al bordo del calice e prese un sorso del nettare rosso.
Lo fece scivolare sulla lingua, chiudendo gli occhi per meglio assaporarlo.
Rabbrividì attendendosi il viscido sapore metallico.
Il palato gli riportò solo un morbido gusto, corposo e rotondo.
Gli angoli della bocca si alzarono appena in un accenno di sorriso mentre la bevanda correva lungo la gola fino a scaldargli lo stomaco con un breve calore, delicato come quello proveniente dal lontano camino.
Tutta la sua esistenza sembrava accomunare i due liquidi: quello crudele e vischioso che fu costretto a bere, per brindare, la notte del giuramento e quello delizioso e fresco che gustava nelle pochissime serate che si concedeva accanto al fuoco.
Ogni volta beveva uno ricordava l'altro.
Chissà perché era sempre più certo che la sua esistenza sarebbe terminata correndogli in gola e facendogli assaporate il sapore metallico come fosse vino d'annata.
Solo allora ogni sensazione sarebbe svanita.
La vita lo avrebbe abbandonato.
Lentamente.

# 3 - Calice amaro - 212 parole
di Ale85LeoSing


Aspetto ai confini del sogno,
avvolto nell’ombra.
L'aria accesa sa di notte,
fredda, rigida nella morte,
brucia il silenzio dell’animo.

Bevo a un’amicizia distrutta,
alla mia vita maledetta,
a solitudini vissute.
Bevo anche a te,
all’estasi di un attimo,
all'inganno di labbra che tradirono,
al freddo smeraldo dei tuoi occhi.

Scorrono le ore.
Il sole a picco sgretola la terra,
la getta in ombra,
Aspetto il mio amore.
La luna sbiancherà la sua lapide
e lei verrà quando mi divorerà il buio
con le sue zanne di tenebre.

Si svolgerà letale
insinuante serpente
scivola lungo la gola
per avvolgersi
e annientare il cuore,
dove il tormento
si tramuta in passione
e le lacrime
diventano amore.

Cercami,
nel sangue imprigionato
dal vetro di un calice amaro;
nel tralcio di luna d’argento
di un dolce segreto;
in questa non vita:
morte sognante...
verdi pietre levigate.

Tu, semplice donna, femminilità
animo forte
nella continua fragilità.
Aspetto ai confini del sogno
fino alla morte
l’amore che gli altri
non riescono ad accettare.

Tra albe inquiete e rossori di tramonti
divelte speranze furono preda
di nebbie e ombre.
Cercami ancora…
Là dove brucia l’illusoria aurora
e arde la verità
Tu che dimori nei miei pensieri,
assapori i miei sogni
e non temi i bagliori
della mia oscurità.


# 4 - Il calice - 287 parole
di Halfbloodprincess78

Sul finire del giorno cosa resta?
Quando il sole ritrae dalla nuda terra i suoi lunghi bagliori come tentacoli,
dando forma a zone d’ombra in cui l’anima si districa nella sua sofferenza.
Un calice di cristallo… in cui risplende,
come sangue,
l’elfico vino.
Intriso di profumi e colori che mutano a seconda di come su esso danzano le fiamme del camino.
Il Mago stringe le lunghe dita intorno al calice,
lo avvicina alle labbra e ne aspira il profumo,
ciocche di capelli corvini calano dinnanzi agli occhi in cui sono incastonate due iridi scure come opali,
come l’abito che indossa,
come il mantello,
come la nera nube di cui è intriso dentro.
Aspira…
profumo antico,
che avvolge i sensi,
pulsante come il cuore.
Vivo,
a dispetto di tutto,
vivo,
quasi per uno strano scherzo del destino.
Posa la bocca sul bordo,
per suggere avidamente quel bagliore di vita.
chiude gli occhi un istante,
le labbra prima pallide,
or brillano di cremisi,
mentre la lingua brama di riportarle all’antico livore.
Brucia,
come una fiamma,
a tratti come un demone che danza,
ad ogni sorso.
Il Mago osserva …
il liquido scuro che se colpito da luce improvvisa diviene scarlatto,
in quel calice c’è tutto il colore che ha incontrato nella sua vita…
una volta era il bagliore in controluce tra i capelli di una donna…
poi è diventato sangue, dolore, morte.
Osserva…
senza vedere.
Osserva,
oltre ciò che ha dinnanzi.
Osserva,
la parte più profonda di se …
emergere come un ricordo,
vestito coi drappi pesanti del rimorso.
Mentre con mano stanca accarezza il velluto della poltrona in cui è inabissato,
mentre con l’altra regge il calice,
Un sorso dopo l’altro…
portando elegantemente in fragile cristallo alle labbra.


# 5 - Liquido rosso sangue - 649 parole
di Alaide

Che mani sono queste qui? Ah! esse mi strappano gli occhi! Tutto l'oceano del grande Nettuno potrà lavar via, interamente, questo sangue dalla mia mano? No, piuttosto, questa mia mano tingerà d'incarnato i mari innumerevoli, facendo del verde un unico rosso!
(William Shakespeare, Macbeth, Atto II, Scena II)



Il calice sbeccato riluceva leggermente alla luce di una candela mezza consumata. La bottiglia impolverata era posata sullo stesso tavolo traballante su cui era stata posta una sua simile, poco più di un anno prima.
Al di fuori pioveva. Lentamente. Una goccia alla volta andava a posarsi su tutto quello che incontrava.
Il gocciolio dell’acqua fu accompagnato, per qualche breve istante, dal gocciolio del liquido rosso sangue, versato lentamente nel calice.
L’uomo fissò per diversi istanti gli occhi neri sul rosso intenso, cupo e torbido del vino elfico, un rosso che pareva essere un tutt’uno con il sangue che gli scorreva nelle vene.
Con il sangue che scorreva nelle vene di Silente, quel sangue che ora gli macchiava le mani.
In un moto istintivo le osservò.
Il vino riflesse il suo rosso sulle mani dell’uomo, quasi a voler mostrare in maniera evidente ciò che aveva fatto. Ed egli ebbe l’impressione che anche lavando quelle mani ogni ora, ogni minuto, ogni istante della giornata, mai sarebbero tornate pulite, perché erano completamente lorde.
Erano già lordate, ma, dopo quella notte sulla Torre di Astronomia, il lordume e la sporcizia, il sangue raggrumato si era fatto vivo, intenso ed eterno, proprio come il vino elfico sarebbe stato, finché il mondo avesse avuto vita, di quel rosso così cupo.
L’uomo distolse gli occhi dalle mani, senza che i pensieri abbandonassero il loro corso.
Quello che incontrò fu ancora il rosso del sangue, incastonato in quel calice di vetro sbeccato, che forse aveva visto tempi migliori.
Non distolse lo sguardo, ma rimase semplicemente ad osservare il liquido giocare con la luce della candela. Era come guardare in faccia le proprie colpe, e quelle che sarebbero venute nei mesi subito successivi, in cui avrebbe indegnamente ricoperto la carica di Preside di Hogwarts; ed egli non avrebbe di certo rifiutato di fissare il suo passato, il suo presente ed il suo futuro.
Prendendo una decisione improvvisa, afferrò il calice per il gambo, che appariva fin troppo fragile, e bevve un sorso del vino elfico.
Quel sapore che molti nel Mondo Magico apprezzavano, che alcuni trovavano, a seconda delle annate e della provenienza, fruttato o colmo di un sentore di sottobosco, gli parve aver lo stesso sapore del fiele.
Amaro come la colpa.
Ed il sangue che gli lordava le mani.
Lo inghiottì deciso, quasi che, con quel gesto volesse inghiottire e rendere ancora più palesi ed evidenti le sue colpe, perfino a se stesso che le conosceva alla perfezione.
Posò nuovamente il calice sul ripiano di legno e, nel far questo, la gamba più corta del tavolo traballante ondeggiò troppo, facendo cadere la bottiglia.
Il liquido si rovesciò abbondante sul pavimento della casa di Spinner’s End e bagnò le vesti nere del mago.
V’era qualcosa in quel vino elfico che pareva voler richiamare sempre il sangue versato.
Sulle mani, nella bocca, sulle vesti.
E forse non era un caso che proprio quel giorno, il giorno subito antecedente al suo ingresso ad Hogwarts come preside, si fosse ritrovato a sorseggiare quella bevanda, nello stesso luogo in cui l’aveva bevuta l’ultima volta, quando Narcissa e Bellatrix erano giunte al suo uscio.
Allora il vino elfico era stato testimone del Voto Infrangibile.
In quel momento era testimone delle colpe che laceravano il suo animo e di quella colpa che, più di tutte ,gravava sulle sue spalle.
V’era qualcosa di sconvolgente nel modo in cui tutto sembrava tornare su se stesso, tutto pareva collegarsi.
O forse non v’era nulla di strano e quella era l’essenza stessa della vita.
O, per lo meno, della sua.
Si alzò in piedi e si avvicinò alla finestra.
Fuori la pioggia, nella calura di fine agosto, continuava a scendere lenta, candida e trasparente.
Ma all’interno della casa, il liquido rosso sangue continuava a rilucere nel calice sbeccato, così come il sangue avrebbe continuato ad impregnarli le mani, non importava quanta acqua sarebbe caduta sul mondo.


# 6 - Brindisi alla morte - 597 parole
di Ida59


Il liquido ondeggiava nel cristallo trasparente, rossi riflessi di sangue che si perdevano tra dileggianti risate e irriverenti rutti.
Un odioso festino, un tremendo brindisi alla morte di un amico che era stato quasi un padre, alla morte dell’unico uomo che aveva creduto in lui fino in fondo.
Il mago sollevò piano la coppa di vino elfico, il volto pallido ombreggiato dai lunghi capelli neri e le labbra serrate in un silenzio carico di dolore. Il lampo verde era ancora nei suoi occhi, insieme alla dolcezza dell’implorazione che gli aveva straziato il cuore mentre la sua anima di nuovo si lacerava nell’assassinio.
- Severus... ti prego... (1)
Una voce ben diversa ferì le sue orecchie, il sibilo orrendo del serpente:
- Avanti, Severus, brinda anche tu alla vittoria!
I cristalli s’incrociarono nell’aria densa d’insulti: il vino ondeggiò, lambì l’orlo e lo superò schizzando in una greve goccia sulla tempia del mago.
- Brinda, Severus, alla morte del mio nemico, che proprio tu hai ucciso dimostrandomi la più completa fedeltà.
Un ordine cui non poteva sottrarsi; le sue labbra si stirarono in un orrido ghigno di mortale vittoria e un ben diverso ordine risuonò nella sua mente: il cielo azzurro si sostituì alle fiamme dell’inferno, un sereno sorriso prese il posto del diabolico sogghigno e le bianca mano scheletrica che reggeva la coppa divenne nera e bruciata dall’oscura maledizione.

- Avanti, Severus, brinda con me e sorridi! - lo spronò Silente versando del pregiato vino elfico dai profondi riflessi di rubino.
Il vecchio mago fece oscillare il liquido e ne aspirò con voluttà l’intenso profumo fruttato prima di portarlo alle labbra.
- Non intendo brindare alla tua morte! - sibilò l’altro a denti stretti, gli occhi neri che lampeggiavano di irato dolore.
Silente sorrise, paziente:
- Bene, allora brindiamo alla tua vita, ragazzo mio! - ribatté strizzandogli l’occhio.
Morte e vita erano inscindibilmente legate nel Voto che aveva stipulato con Narcissa, spinto dalle sue disperate lacrime di madre.
- Sai benissimo che non ti ucciderò, - rispose in un sibilo secco, - se riesco a neutralizzare la maledizione che ho intrappolato nella tua mano!
Sapeva che era quasi impossibile: erano mesi che cercava una soluzione che forse non esisteva, ma ancora non si era rassegnato né era disposto a farlo.
Il vecchio Preside sospirò osservando la mano e scrollò piano il capo:
- Draco non è un assassino, non riuscirà ad uccidermi, - mormorò piano, - e se tu non lo farai al posto suo, il Voto ti ucciderà.
Gli occhi neri di Piton scintillarono mentre levava in alto il calice ed esclamava:
- Bene, allora brindo alla mia morte!


I bicchieri dei Mangiamorte erano levati in alto, il suo accostato oscenamente a quello di Voldemort. Piton guardò i loro volti: avrebbe solo desiderato brindare alla loro morte ed allora sì che sulla maschera imperscrutabile del suo volto si sarebbe aperto un maligno riso appagato.
Le iridi rosse di Voldemort lo sfidarono ancora intimandogli per l’ultima volta l’ordine crudele.
La goccia di vino elfico dalla sua tempia scese sulla guancia, come rovente lacrima di sangue, a mischiarsi con quello ormai secco dei profondi graffi che l’Ippogrifo gli aveva inferto poche ore prima. Avrebbe potuto far sparire quelle lacerazioni con un sol tocco di bacchetta, ma aveva deciso di portarle orgogliosamente sul volto per ricordare quelle che la sua anima aveva subito mentre quella notte compiva il suo tremendo dovere.
- Alla Vittoria, mio signore. - esclamò deciso, il sorriso sul volto pallido.
E alla mia morte!
In un sol sorso svuotò la coppa di vino elfico, desiderando solo che fosse un veleno mortale.

_________________

(1) Parole pronunciate da Silente alla fine del capitolo 27 di "Harry Potter e il principe Mezzosangue".


# 7 - Divenire un calice di vino - 725 parole
di Eli d’E

Stavo accasciato su una sedia in disparte, ripiegato su me stesso. Era tutto confuso. Ed assordante, nonostante nell’aria non si udissero altro che sommessi mormorii ed il tintinnare di qualche bicchiere. La stanza era enorme ed ondeggiava irrequieta ogni volta che tentavo di risollevare le palpebre. Macchie di varie tonalità di nero si fondevano nella mia mente. Non credevo che l’incantesimo del Marchio Nero potesse avere simili effetti. A nessuno era dato di partecipare al rito, se non a chi l’avesse già ricevuto. E questi, non potevano far parola con i nuovi adepti di come si svolgesse il cerimoniale. Ero impreparato, come il più idiota degli allievi che si fa interrogare senza aver studiato la lezione assegnata.
Ero stato portato fuori del sotterraneo dov’ero entrato ufficialmente nelle schiere dei Mangiamorte, in un grande salone dal pavimento lucido e le luci basse. Faceva parte di una dimora a me sconosciuta, certamente di un membro in vista.
«Togliti quell’espressione dalla faccia, Piton. Sempre che tu ne possegga un’altra» mormorò indispettita una voce.
A fatica, sollevai lo sguardo dalle ginocchia.
Regulus Black era emerso dalla nebbia del mio stordimento. Nelle mani teneva due calici di vino. Me ne porse uno con un sorriso beffardo, facendomi cenno di berlo all’istante. Conoscevo il vino elfico come ingrediente di elisir ricostituenti, ma non conoscevo i suoi effetti se bevuto puro. Ed io non avevo mai assaggiato alcolici prima d’allora.
Girai lo sguardo intorno, dubbioso. Nel salone, pochi altri esibivano calici come quello. L’Oscuro Signore, Lucius Malfoy, Rabastan Lestrange. Altri sorseggiavano Ogden o Acquaviola, altri ancora bevevano drink i cui nomi e composizione mi erano sconosciuti. Di Burrobirra o succo di zucca neppure una traccia.
Allungai le dita, titubante. Black prese posto accanto a me, composto ed elegante. Aveva ricevuto il Marchio poco dopo la sua uscita da Hogwarts, era uno dei prediletti di Lord Voldemort nonostante fosse più giovane di me.
«Elevati dalla mediocrità di Mezzosangue, Piton» mormorò svogliato tra un sorso e l’altro. «Ricorda che hai ricevuto un grande onore, oggi. Il Maestro nutriva dubbi circa le tue capacità e la dedizione alla causa, ma sei riuscito a convincerlo. In te vede qualcosa di utile. Ora devi convincere gli altri d’essere degno della loro stima» ed indicò il vino che tenevo fra le dita.
Non avevo ancora bevuto una sola goccia. Fissavo il riflesso dorato e tremante nel fondo calice, dove mi vedevo annegare.
Black si sporse con fare elusivo.
«Non sei a Hogwarts. Non sei uno dei tanti studenti senza volto alle tavolate di Silente. Ora tutti ti guardano, pesano il tuo operato, il tuo atteggiamento, la tua apparenza. Il Maestro ti guarda. Ed ogni errore si paga. A caro prezzo» sottolineò torvo. «Mostragli che la tua parte Purosangue e più forte di quella indegna. Dimostra che meriti quel Marchio, non solo in battaglia, anche fuori. La tua superiorità deve essere indiscutibile».
Esitai ancora. Un istante solo, abbastanza per scatenare il suo sarcasmo.
«So della tua predilezione per il rosso, Piton. Deprecabile predilezione» sottolineò, osservando in controluce il cristallo per celare la sua allusione a Lily. «Il Maestro predilige il bianco tra i vini elfici, tienilo bene a mente. Evita il novello, troppo pungente ed irruento. Solo vini invecchiati. Sai perché? Perché ricordano i suoi più fedeli seguaci: maggiore è l’esperienza, maggiore il loro potere, la loro fedeltà, la dedizione al progetto. Dobbiamo divenire come questo vino, Piton: potenti e apprezzati per la loro forza, temuti da chi non è in grado di affrontarci, inarrivabili e sublimi nella nostra perfezione. Il Maestro può accettare come vino rosso solo il sangue dei nostri nemici» concluse, dandomi i brividi.
Le sue parole mi diedero la sgradevole sensazione di una premonizione prossima ad avverarsi.
Annuii, trovando chissà dove la forza per issare quella coppa di piombo e poggiarla alle labbra. Con la coda dell’occhio cercai di seguire i movimenti di Black, per imitarlo. Lui levò il proprio in un brindisi, cui risposi lasciandomi scivolare il liquido in bocca. Piano, dosando ogni goccia, misurando i sorsi. Il nettare elfico dispiegò la delicata rosa dei suoi aromi, rischiarando lo scorrere dei miei pensieri con i suoi benefici effluvi.
«Mi eleverò. Sarò un degno calice di vino per il Signore Oscuro» ribadii a me stesso.
In quel momento mi accorsi che alcuni sguardi si erano posati su di me. Primo fra tutti, quello del Maestro.


# 8 - Il sapore del sangue - 731 parole
di Ele Snapey

Il battente si chiuse con un tonfo sordo, e lui tornò di nuovo solo nel minuscolo salotto stipato di libri.
Fino a quell’istante, era rimasto immobile e silenzioso al centro della stanza, con lo sguardo grave e le braccia abbandonate lungo i fianchi, ad osservare le due donne intente ad indossare di nuovo, in fretta, i loro mantelli.
Gli era venuto spontaneo notare come i tratti del volto di Narcissa fossero leggermente più distesi, rispetto a quando era entrata; Bellatrix invece manteneva invariato il broncio che faceva parte del suo corredo genetico, ma che, quantomeno, ora sembrava piuttosto soddisfatto.
- Addio Severus e… grazie… grazie di tutto! – aveva mormorato Cissa, un po’ imbarazzata, guardandolo quasi di sfuggita appena prima di uscire, con gli occhi ancora lucidi e colmi di riconoscenza.
Probabilmente avrebbe voluto dirgli un milione di altre cose, ma la presenza della sorella, impaziente di andarsene da lì, la aveva costretta a guadagnare rapidamente l’uscita senza aggiungere una parola.
Quando le due donne si furono dileguate oltre la soglia, avvertì un fruscio alle spalle che lo riscosse dalle proprie riflessioni.
Si voltò di scatto, giusto per scorgere la brutta smorfia di Minus fare capolino da dietro il pannello scorrevole della libreria che celava il passaggio segreto.
- Spa-ri-sci! – ordinò, in tono basso e letale. L’espressione del suo volto doveva essere davvero pericolosa, perché la testa di Codaliscia scomparve immediatamente, non senza che prima gli acquosi occhietti porcini si spalancassero sorpresi e impauriti.
Inarcò il sopracciglio, mentre un sorrisetto sardonico gli sfiorava brevemente le labbra sottili; si girò di nuovo e raggiunse la finestra, con passo quasi indolente. Scostò le tende e osservò, da dietro i vetri opachi, le due donne che, alla luce dei lampioni, avevano ormai raggiunto la fine della strada.
Attese che sparissero dietro l’angolo di una vecchia casa incolore, poi diresse lo sguardo indecifrabile verso la vecchia poltrona, di fronte al divano su cui si erano sedute le sorelle Black.
La raggiunse lentamente; sul tavolino accanto era ancora posato il vassoio con una bottiglia di Vino Elfico e tre calici, due dei quali, quello delle ospiti, pieni per metà.
Prese il suo, l’unico vuoto, e lo riempì di nuovo.
Lo alzò all’altezza degli occhi e ne rimirò a lungo il contenuto, rigirando lo stelo sottile fra le dita.
Il liquido color rubino ruotò elegantemente nel vetro cristallino, brillando delle diverse sfumature di rosso, e le iridi cupe dell’uomo splendettero dei suoi riflessi.
Sembrava sangue: forse il suo, o forse quello che gli sarebbe toccato versare di nuovo… ancora non lo sapeva.
Aveva appena stretto un Voto Infrangibile con la madre del ragazzo che si era impegnato ad aiutare e proteggere, pena la morte, senza sapere esattamente ciò a cui sarebbe andato incontro.
Era fatta, ora più nulla avrebbe potuto fermare la terribile giostra che si era messa in moto, e su cui era stato costretto a salire; più nulla avrebbe potuto permettergli di scendere.
Sedette sulla poltrona smunta, si abbandonò contro lo schienale in pelle e chiuse gli occhi per un attimo, rivivendo le scene avvenute alcuni minuti prima in quello stesso salotto.
Uno strano sorriso, malinconico ma compiaciuto al tempo stesso, gli affiorò sulla bocca ben disegnata; era stato dannatamente abile a tenere testa a una Bellatrix inviperita, che lo accusava di alto tradimento, e lo era stato ancora di più, subito dopo, quando aveva retto perfettamente il sottile gioco di allusioni, pur non sapendo nulla riguardo il piano ordito da Voldemort a cui le due facevano riferimento.
Sì, era stato davvero bravo, nonostante tutto ciò non sarebbe servito ad evitare quel futuro oscuro e terribile, di cui avvertiva chiaramente un cupo presentimento.
Aprì gli occhi, neri come la notte che avvolgeva Spinner’s End, levò il calice in cui scintillava il liquido purpureo e indirizzò un brindisi alla porta da cui erano uscite le donne.
- Alla vostra salute, sorelline… e alla tua, Severus, che, da questo momento, potresti già essere soltanto un uomo morto…
Portò il bicchiere alla bocca e centellinò piano il vino, concedendosi finalmente di gustare l’ottima qualità. Era la prima volta che se lo poteva permettere da che aveva stappato la bottiglia, circa mezz’ora prima, e aveva sorseggiato la bevanda in compagnia di Cissa e Bella, anche se gli parve per un attimo che il suo sapore, così come il colore, fosse come quello del sangue innocente che ancora sarebbe stato versato.
 
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