Il Calderone di Severus

Le parole del cuore

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La Strega
view post Posted on 9/4/2011, 12:01




Non solo la notte, anche il giorno è dominio incontrastato degli emissari del male! Essi si nascondono nelle ombre, nei pochi angoli bui che li salvano dal sole, alla ricerca dei poveri passanti, ignari che anche il giorno possa nascondere latenti perfidie come… *rullo di tamburi* LA STREGA!
Colei che è temuta in ogni latitudine e longitudine del globo! :truce: :esulto:
He he he! :truce:
Dopo esser stata accusata di vilipendio di pubblico ufficiale (che noia questi amministratori. Bla bla e ri-bla. :stelle: ) l’importante è tornare a fare il proprio dovere, seminando con scrupolo e dedizione la giusta dose di terrore. He he he. :truce:
Bene ricomincio il duro e disonesto lavoro stregonesco.
Vi dirò, è un vero piacere mettere la gentaglia come voi a proprio disagio! Mi lascia la coscienza bella lorda dei malefici commessi senza la minima ombra di senso di colpa. He he he! :truce:
Del resto è necessario che qualcuno lo faccia. L’equilibrio del mondo, con tutte le robe smielate che scrivete, qualcuno lo deve pur ripristinare! :angry:

A proposito: ho appena scoperto di soffrire di diabete… :sick:
CITAZIONE
Luna di miele

Lacrime d’umanità

Sto correndo all’impazzata tra gli alberi, la bacchetta stretta tra le dita, del tutto inutile: nel terrore che mi attanaglia non ricordo alcun incantesimo che possa fermare un lupo mannaro.

Una ricetta è molto più utile di un incantesimo. Prendere nota:
- soffriggere le cipolle finché non diventano dorate,
- aggiungersi nella pentola con un po’ di sale e rosmarino,
- alzare il fuoco,
- cuocere bene e servire con contorni a volontà.

Nessun lupo mannaro eviterebbe di fermarsi davanti a una prelibatezza del genere!

CITAZIONE
La mia mente è vuota, sconvolta,

Fermarsi ad ammirare la trasformazione di un lupo mannaro ne è un chiaro sintomo… :shifty:

CITAZIONE
Mi ero nascosta bene nel bosco, ma ho sottovalutato l’odorato della bestia: mi ha individuato subito e l’unica cosa che mi resta da fare adesso è fuggire, fuggire quanto più veloce possibile.
Le gambe tremano e di nuovo incespico tra le radici scoperte e barcollo mentre i rami mi sferzano il viso: percepisco la sua presenza alle mie spalle, sempre più vicina, sento il suo odore forte e l’ansimare famelico del suo ringhio.

Ma quante storie per un semplice lupo mannaro!
Dovevate vedere il grugno terrorizzato di quello che incocciai una volta quando si accorse che nel masticarmi aveva perso una zanna. He he he! Queste sono soddisfazioni! :truce:

CITAZIONE
Inciampo ancora e cado a terra: è la fine!

Finalmente un finale allegro! :super bava:

CITAZIONE
Chiudo gli occhi, terrorizzata, mentre sento il suo peso schiacciarmi a terra e bloccarmi senza pietà.

Anche la frittella è un’ottima ricetta. :truce:

CITAZIONE
Il suo odore selvatico mi pervade le narici, mentre l’alito caldo e umido mi sfiora il viso.
Poi il ringhio si tramuta in un guaito straziato e il tempo sembra fermarsi mentre il suo peso si fa leggero su di me.
Trovo il coraggio estremo di riaprire gli occhi e il mondo muta davanti al mio sguardo sconvolto.
La luna brilla, astro d’argento nel nero della notte, condanna inesorabile della bestia.
Il lupo mi guarda, ansimante, e nei suoi occhi nocciola iniettati di sangue scorgo un lampo d’umanità annegato in un lago di dolore.
"Remus…" la mia voce solo un flebile sussurro.
Geme la bestia, piange l’uomo racchiuso in lei, si dibatte l’umanità sotto l’argentea cascata di luce lunare.
Un gemito, un sospiro, poi una lacrima brilla, retaggio dell’uomo che non si rassegna a perdere se stesso.

E figurati se non c’era il finale sdolcinato *la strega si annoia* :alienff:
Del resto “amare significa essere cretini insieme” come diceva la mia defunta pro-pro-pro zia Aginulfa.

CITAZIONE
Mi sveglio di colpo.
Un sogno tremendo, un incubo spaventoso.

Ma se non si è nemmeno sentito il rumore delle ossa sgranocchiate!

CITAZIONE
Non è un sogno, ma solo la nostra realtà, il nostro primo incontro, il momento in cui è nato un amore dolce e forte, incrollabile davanti alle tante avversità della vita.

E come diceva la mia zietta: “L’amore non è amore, senza qualche soffio al cuore!

CITAZIONE
Dolce malinconia d’autunno

Le foglie cadute rotolano lente sul prato, sospinte piano dall’umido vento autunnale, in un turbinio di colori caldi che si riflettono nelle tue profonde iridi nocciola screziate di bagliori dorati nel sole morente.

E per l’ennesima volta il sole si è occultato dietro l’antropico orizzonte trasfigurando il pacioso sorriso del laborioso popolino di questo forum in un lugubre ghigno pauroso e disorientante! :truce:

CITAZIONE
Il malinconico autunno si adagia piano sul tuo viso stanco, nell’attesa di questa nuova notte che ti porterà ancora via da me, a lottare contro te stesso, contro la maledizione che, senza tua colpa, ha reso tremenda e solitaria la tua vita.

Lo sentite il leggiadro presagio mortifero che aleggia in questa risposta? Ohhh io lo sento! :truce:
Come? :o:
Chi è che avrebbe seri problemi d’udito?! :soppracciglio:
Guardate che vi trasformo tutti in cactus! (di rospi ce ne sono fin troppi in giro!)

CITAZIONE
Mi sorridi, e gli ultimi raggi del sole che s’inabissa accendono di riverberi d’oro i tuoi occhi in cui leggo una malinconia profonda che mi stringe il cuore.

I colori squillanti cangiano in tetraggini profonde intrise di multiformi orrori. Ehhh, la magia del lupo mannaro! Oh sì! E la famigliarità di uno sguardo si tramuta in un’ambigua sensazione di angosciante smarrimento… finché non sopraggiunge il terrore allo stato puro! Ma allora sarà troppo tardi perché sarete in procinto di essere masticati e digeriti. Aw aw aw! :truce:

CITAZIONE
Il vento si alza di colpo, umido della pioggia imminente, e le foglie turbinano nell’aria, si scontrano in scie vorticanti, gialle, arancioni, rosse, marrone bruciato, ambra dorata, bronzo, tanti caldi colori autunnali ad annunciare il freddo della notte e della tua sofferente solitudine.

Quanto mi garba il dramma drammoso insito in questa storiella. Se fosse un po’ colorita di sangue, grida di terrore e simili, sarebbe perfetta come favola della buona notte ai marmocchi pestiferi!

CITAZIONE
Non farai del male a nessuno, lo so con assoluta certezza,

Ceeeerto! Non farà male a una mosca che sia una. Ma a qualche ignaro passante avvezzo ad incamminarsi per i boschi al sorgere della luna piena sì…
CITAZIONE
Pioverà, questa notte, e tu vagherai ululando nella nebbia, combattendo strenuamente per l’umanità che non hai mai perduto;

Bleah! Tanfo di cane bagnato per tutta la casa! Meglio sano putrescente odore di muffa ristagnante della mia vecchia baracchetta!
Fossi nella scrittrice dalla mente vuota, io chiuderei a doppia mandata! :sick:

CITAZIONE
Orgoglio e amore

E i vecchi cari pregiudizi dove li abbiamo lasciati? Sgrunt! :angry:

CITAZIONE
Corro veloce nel prato, la mano a stringere al petto il pacco colmo di cibo caldo: sei sempre tremendamente affamato dopo queste notti, e la tua fame ti fa felice, lo so, rassicurandoti che ancora una volta non hai fatto del male a nessuno.

Vedere ricetta che strega avere pubblicato qualche risposta più indietro. -_-
Quella essere molto più apprezzata di comune cibario babbano.

CITAZIONE
Ti butto le braccia al collo; sì, so che non vuoi che lo faccia:

Infatti, andava fatto DURANTE la trasformazione! Eh, questi errori da aspiranti suicidi principianti…
CITAZIONE
ogni mese è la stessa storia e devo sempre convincerti che il mio amore per te non è mutato e che tu, soprattutto, meriti sempre il mio amore.

Questo lupo mannaro è un martire! :o: :sob:

CITAZIONE
Un istante d’eternità

La tua difficile vita ti scorre negli occhi, bimbo amato e quasi perduto per un’offesa ad un essere abominevole;

A nome di tutti gli esseri abominevoli: GROAR! :furia: Non si offendono gli esseri abominevoli! Poverini, anche loro hanno dei sentimenti! :furia:

CITAZIONE
un vecchio saggio e canuto ti permise un’adolescenza normale, protetta dai rami di un platano e circondata d’amicizia; poi solo solitudine, sofferenza e stenti sotto gli implacabili raggi della luna, tua maligna matrigna.

Insomma una felice esistenza che chiunque, al suo posto, bramerebbe!
Questi felici versi stimolano la mia lugubre vena poetica!

Qui comincia la iattura dello scrittor di questa storia dalla bieca natura!

CITAZIONE
Dolce malinconia, melodia d’un sorriso mai negato, tenerezza di cioccolato.

Stridor d’un ghigno maligno nell’amara stonatura, d’un fulmineo e orrendo scatto, la strega si prepara al prossimo misfatto…

CITAZIONE
Occhi nocciola, come il tuo folto manto nelle notti di luna.
Occhi di calda umanità a lottare contro il gelo lunare.
Occhi tristi, colmi del rimpianto di una normalità sconosciuta, sopraffatti dal dolore e dalla paura di quell’argentea sfera che ogni mese ti condanna, innocente.

… quando un soave verso in prosa le si schianta sul sorriso e s’infigge tra le carie della signora di barbarie.
La poesiuola dolce e bella le ha stroncato la mascella. :gasp:
Ma con malizia di faina, la bieca signora si prepara alla prossima rovina.


CITAZIONE
Occhi nocciola, pentiti, colmi d’amore, che sorridono a un incerto futuro mentre mi stringi forte tra le braccia e accarezzi con tenerezza il ciuffo turchese di nostro figlio.
Occhi nocciola, felici, che incontrano i miei in un istante d’eternità.
Occhi pieni di luce, che finalmente sorridono e sperano nel futuro.

La creatura pien di bile, con ira e stizza prodigiosa, sfoga in modo assai incivile il suo malessere increscioso. :furia:

CITAZIONE
Occhi chiusi, spenti, sotto il cielo nero della Sala Grande.
Non c’è la luna.
Non ha più alcuna importanza, ora.
Sei libero, ma non lo sai.
Di noi è rimasto solo nostro figlio e il ricordo del nostro amore.

Mesta emerge la strega malridotta, dagli anfratti dello scritto sdolcinato,
ai fallimenti ella è mai avvezza, perciò si abbandona alla tristezza. :sob:
Ma al prossimo tramonto, ognuno si tenga pronto.
Stia in campana ogni avventore perché la maligna strega non perdona! :truce:








Edited by chiara53 - 6/6/2015, 18:47
 
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La Fata
view post Posted on 14/4/2011, 00:15





I fiori sbocciano rigogliosi e la primavera si sta affermando sempre più esuberante. Perdonatemi dunque se ho tralasciato così a lungo di venirvi a trovare in questo piccolo lembo di Sogno, per dedicarmi un po' più a lungo alla cura delle creature del bosco e alla natura che si stanno risvegliando dal lungo letargo invernale. Oggi però voglio assolutamente dedicare la mia attenzione alla dolcissima...


Cissy


CITAZIONE
3 - Un camino acceso, un indumento abbandonato sul bracciolo della poltrona, il candelabro a rischiarare l’angolo del piccolo tavolo dove è appoggiato un libro aperto...


Negli occhi, una vita


Un fuoco freddo arde vivace nel sontuoso camino di marmo bianco, istoriato col blasone della famiglia Malfoy. Il signorile mantello di velluto blu è abbandonato con negligenza sul bracciolo di una poltrona e il bordo tocca il pavimento ricoperto dal tappeto di pregiata fattura.
Lucius è seduto sulla sua ampia poltrona di pelle, col solito altero portamento, la mano che sfiora appena le pagine del libro aperto appoggiato sull’angolo del tavolino; le fiamme delle candele del candelabro d’argento ondeggiano riverberando i lunghi capelli biondi dell’uomo che amo.
Ha gli occhi chiusi e l’aria stanca, il bel volto provato dal lungo anno di prigionia ad Azkaban. Sospira, le labbra sottili strettamente serrate, e la mano si chiude a pugno, di scatto.
Riapre gli occhi all’improvviso, cielo grigio e freddo, diamanti che hanno perso la loro luce. Non ha visto che lo osservo dalla porta della biblioteca, leggermente socchiusa.
Fissa il nulla, ora, il respiro contratto, quasi paralizzato dal gelo dei Dissennatori. Sussulta e stringe i pugni di nuovo, un’ondata di sofferenza negli occhi ora cupi e plumbei.
Ricorda il gelo oscuro di Azkaban, gli strazianti lamenti, gli orridi risucchi di felicità.
Un brivido mi percorre la schiena: non so proprio come sia riuscito a sopravvivere un anno là dentro. Forse è stata la preoccupazione per la sua famiglia a salvarlo, il timore per Draco sottoposto alla terribile prova dell’assassinio, il sapermi sola e inerme in mezzo a gente senza scrupoli. La sua infelicità l’ha protetto, la sofferenza è diventata la sua difesa.
I suoi occhi hanno un guizzo, ora, e un lampo di luce li rischiara riportandoli per un istante al loro antico splendore.
È solo un istante, poi le labbra che amo si arcuano in una piega amara, di sconfitta e delusione. Ombre cupe passano di nuovo negli occhi di mio marito, laghi ghiacciati senza speranza di disgelo: è la preoccupazione per il futuro che li anima adesso. Sa che dovrà piegarsi ancora ai voleri all’Oscuro Signore, che sarà costretto ad ospitarlo, insieme alla sua lurida schiera di Mangiamorte, proprio qui, nel suo regale maniero, nel regno finora inviolato riservato alla sua famiglia, ad un passato di gloria che non esiste più, ormai infangato dal presente.
Picchia il pugno sul libro, adirato, mentre stringe le labbra in un orgoglioso rifiuto che non può esprimere, pena la morte di chi ama.
Il libro oscilla sul bordo intarsiato del tavolino, si inclina e cade mentre le pagine si voltano nell’aria e due foglietti cadono a terra. La mano di Lucius li raccoglie veloce, mentre il libro resta abbandonato sul tappeto, le pagine piegate.
Sono le nostre foto, mia e di Draco.
Le porta sempre con sé da quando è tornato da Azkaban.
Le fissa, gli occhi spalancati, le osserva, lo sguardo che si addolcisce; le carezza, piano, con dolcezza, e le lacrime tremano sulle sue ciglia chiare.
Apro la porta di scatto e volo tra le sue braccia: non voglio che pianga ancora da solo.

Brava Cissy, hai saputo descrivere in modo perfetto il quadro che incornicia l'algida figura di Lucius, mia carissima, un Lucius apparentemente sempre bello e altero, ma anche così intimamente diverso da come si è abituati a conoscerlo. La devozione che leggo nelle tue parole riesce a dipingere magnificamente questa figura di uomo nuovo, consumato dalla terribile prova appena vissuta ma superata per amore della propria famiglia, che lo rende mille volte più umano e meritevole di comprensione. Un uomo vero che, in un contesto come quello di Azkaban, cerca in ogni modo di non cadere preda di disperazione e follia, guidato solo dalla cocciuta speranza di poter rivedere e riabbracciare gli adorati moglie e figlio, e dalla determinazione di voler tornare a casa per poterli proteggere dalle insidie del Male... che uomo! E che romanticissimo contesto! :wub: E come non sospirare, di fronte all'immagine tenera e dolcissima di due foto gelosamente conservate tra le pagine di un libro?



CITAZIONE
4 - Pensare a lui vi ricorda una stagione. Quale e perché?


Inverno regale



L’inverno, col regale manto di brina, mi sorride algido dal suo volto dai lineamenti perfetti, alteri ed eleganti.
Vorrei toccarlo, sfiorarlo, farlo mio, ma non posso: ancora non è il momento e il rispetto delle convenzioni è essenziale per lui, talvolta anche più importante dell’amore e del desiderio.
Amore… sì, è nei suoi occhi, ardenti stelle di ghiaccio, nelle labbra sottili strette in quel sorriso sprezzante rivolto al monto intero, ma non a me, a me che ho saputo conquistare il cuore del nobile Lucius Malfoy.
La parola amore si cristallizza sulle sue labbra in acuminate sillabe che trasformano il mio nome nel suo lussurioso impero: mi sfiora piano con la punta delle dita facendomi rabbrividire, in una languida carezza di possesso, poi con un gesto lento e solenne scosta il mantello per avvolgermi con sé nel caldo e morbido velluto blu.
Alzo lo sguardo e vedo il suo volto, bello ed abbagliante come il sole crudele e tagliente dell’inverno che splende sui monti innevati.
I suoi lunghi capelli, seta sottile, fili di ghiaccio dorati dal sole, mi solleticano il viso: amo scioglierli dal prezioso fermaglio di zaffiro e immergervi le dita, avide di quel freddo calore che emana da lui, principe del ghiaccio in cui arde un appassionato fuoco. Solo per me, che sono riuscita a sciogliere il gelo del suo cuore, che ho trasformato l’unione di due giovani rampolli purosangue in un legame d’amore condiviso.
Il gelo invernale promana dal tocco elegante delle sue mani, eppure bruciano le dita affusolate sulla mia pelle mentre mi stringe a sé in un gesto che occhi superficiali scambiano per maschio possesso.
Lucius è il mio regale inverno: appare intoccabile, pena il congelamento dell’anima, eppure nei suoi occhi vi è il cielo grigio di tempesta, diamanti di ghiaccio venati d’infinito, sguardo intenso che mi fa sua davanti a tutti. Dopo tanti anni ancora arrossisco quando posa gli occhi su di me, ma non desidero altro, oggi e per sempre.
Negli anni ha ricoperto la mia pelle di gioielli preziosi, freddi cristalli di neve del suo potere, ma sono le perle iridescenti dei suoi denti che mi fanno rabbrividire in piccoli morsi, sono i suoi occhi di ghiaccio che brillano nella notte ad illuminare il mio cuore, è la sua forza decisa che mi guida e mi trascina come vento di tramontana, sì, anche verso l’oscurità di quel Marchio che ancora arde sulla sua nivea pelle.
Un bagliore glaciale nel grigio dei suoi occhi, una scintilla di preoccupazione e il nome di nostro figlio si cristallizza sulle sue labbra in un cupo sospiro: le scelte d’un tempo non hanno più importanza davanti al frutto del nostro amore, anche il tradimento è possibile per la sua salvezza.
Ma la maschera d’argenteo ghiaccio è di nuovo calata sul suo volto, l’altera freddezza si è di nuovo impossessata di Lucius Malfoy che s’inchina davanti al suo Signore, per amore della sua famiglia.

Oh, sono magnifici versi poetici quelli con cui ceselli finemente e caratterizzi la sua persona. Non avresti potuto trovare accostamento migliore: Lucius è davvero bello e freddo come un inverno illuminato dai raggi rispettosi e tiepidi del sole ancora assopito. Per me Fatina, amante del risveglio della natura nella bella stagione, il gelo dell'Inverno è solo sonno eterno, vita che si spegne anche se temporaneamente, grigio infinito che cancella la bellezza dei colori. Ma grazie alla tua appassionata dedica, la stagione che meno mi affascina mi sembra tornare a pulsare di vita e calore, e l'algida, altera bellezza di quest'uomo dai nobili tratti e dall'animo di ghiaccio, straordinariamente attraente. Complimenti Cissy, per la grossa capacità che hai di coinvolgere il cuore del lettore attraverso la tua incantevole espressività.


CITAZIONE
9 - Vi offrono una serata a teatro. Che spettacolo teatrale andreste a vedere con lui/lei?

Melodie



La Royal Opera House è davanti a noi, con le sei possenti colonne bianche, illuminate dai riflettori, che sorreggono l’imponente frontone: solo i Babbani la chiamano ancora Covent Garden.
I nostri abiti eleganti spiccano tra quelli dei Babbani, resi perfetti dalla magia a loro preclusa; i miei gioielli sono i più preziosi e scintillano sulla mia pelle nivea.
Il palco di famiglia dei Malfoy, il numero 33 a destra, ci attende nella Donald Gordon Grand Tier (1), con i suoi velluti rossi e gli stucchi raffinati.
Questa sera c’è un Recital con i tre migliori cantanti del momento, tenore, soprano e basso, oltre ad altri cantanti per le parti minori nei duetti e terzetti; nel programma sono previste arie bellissime dalla melodia unica.
Le luci si abbassano lentamente e le prime note si liberano nell’oscurità protettiva del teatro; la realtà svanisce quando osservo mio marito, il nobile Lucius, e mi perdo nei suoi occhi, argentee scintille che riverberano la luce del palcoscenico.
Sa che lo sto osservando, lo faccio sempre e lui sa quanto mi piace annegare lo sguardo nei suoi occhi; si accomoda meglio sulla poltroncina e poi allunga discreto una mano, le dita affusolate a sfiorare appena le mie.
È la voce del basso a levarsi per prima nell’aria: un brivido mi percorre la pelle ed è il nostro amore, la nostra famiglia che va in scena sulla melodia delle note....

Il mio sangue, la vita darei
per vederlo felice, possente!...
E a’ miei voti, agli ordini miei
si opporrebbe quel cuor sconoscente?
Di dolcezza l’affetto paterno
a quest’alma sorgente non è…
Pena atroce, supplizio d’inferno
Dio sdegnato l’ha reso per me. (2)


Il Conte Walter si è macchiato le mani di sangue innocente per assicurare al figlio potere e ricchezze, così come Lucius continua ad indossare ogni notte l’argentea maschera ed impugna lo stiletto dei Mangiamorte.

L’alto retaggio non ho bramato
di mio cugino, che sol per esso!…
Ad ottenerlo, contaminato
mi son purtroppo di nero eccesso!... (3)


Chiudo gli occhi mentre Lucius mi stringe piano la mano tra le sue: amo la coraggiosa determinazione del Conte, il suo inseguire il potere ed il desiderio di trasmetterlo al figlio.
Mi perdo tra le note, di nuovo cercando l’argento degli occhi di Lucius ed incontro il suo sguardo, sempre sicuro a dispetto dei rimorsi che lo tormentano, deciso, nonostante tutte le preoccupazioni che lo attanagliano, anche se le ombre cupe di Azkaban non lo abbandonano mai: tanti anni fa ha fatto una scelta, come il conte Walter si è tinto le mani di sangue innocente, ed ora sa che non gli è permesso tornare indietro, pena la morte.
Ma nostro figlio ha fatto una scelta diversa ed un amico misericordioso è intervenuto a salvare la sua giovane anima.
Che ne sarà di Draco nella guerra che ormai si approssima inesorabile?
Stringo più forte la mano di Lucius mentre un brivido di paura mi scende lungo la schiena: che ne sarà di noi, della nostra famiglia caduta in disgrazia? Per quanto tempo ancora dovremo inchinarci davanti ad un Mezzosangue che crede di essere immortale? Per quanto tempo, ancora, Lucius dovrà piegare il proprio orgoglio, addirittura ospitandolo nella magione avita?
Fin quando sarà necessario.
Me lo ha ripetuto tante volte e ancora lo vedo nei suoi occhi mentre risponde alla mia muta domanda.
Il suo braccio mi circonda la vita e mi trae a sé, la poltroncina che scricchiola un poco mentre appoggio il capo sulla sua spalla, sospirando piano.
Chiudo gli occhi e mi abbandono al calore dell’abbraccio di mio marito, mentre la voce del soprano mi ricorda il gelo della sua mancanza, quel tremendo anno di lontananza, quando era rinchiuso ad Azkaban.

Seguo l'impulso interiore,
io non vacillo,
mi dà forza il dovere
d'un fedele amore di sposa!
O tu, per cui tutto sopportai,
possa io penetrare là
dove la malvagità ti tiene in catene,
e portarti il dolce conforto! (4)


Con un lungo sospiro mi riscuoto e riapro gli occhi, solo per fissarli nelle iridi di Lucius, rese d’argento dal riflesso delle luci di scena. Amo i suoi occhi: è lì che ho letto tutto il suo dolore, e la sua paura, ma anche il coraggio e l’orgoglio che non lo hanno mai abbandonato.

Dio! Qual buio qui!
O orribile silenzio!
Deserto è tutt'intorno a me:
nulla vive oltre a me.
O severa prova! (5)


Il seducente colore della voce tenorile mi colpisce dritto al cuore; percepisco in modo tangibile tutta la sofferenza, quasi tagliata nella carne viva, dell’aria del povero Florestan: quanto deve aver sofferto, Lucius, in quel tremendo anno in cui l’Oscuro Signore l’ha punito lasciandolo marcire tra i Dissennnatori!

Forse non sento un'aria soave,
che sussurra dolcemente?
E non s'illumina la mia tomba?
Vedo come un angelo in rosea fragranza
posarsi consolatore al mio fianco,
un angelo, Leonore, la sposa
che mi guida alla libertà nel regno dei cieli. (6)


Tremo tra le braccia di Lucius che di nuovo mi stringono a lui, il suo tocco leggero eppure deciso, rassicurante e pieno d’amore, mentre le voci del soprano e del tenore sottolineano il nostro abbraccio.

(Leonore)
Mio marito, mio marito al mio petto!
(Florestan)
Mia moglie, mia moglie al mio petto! (7)




Rimango incantata di fronte alla capacità che hai avuto di evocare una straordinaria serata all'opera, pari naturalmente alle regali necessità di evasione della nobile famiglia Malfoy. ;) Bellissimo il parallelo tra le loro vicende e i brani che hai citato, ancor più bella la scena, descritta con maestria, che scorre davanti agli occhi del lettore, dal momento in cui Lucius e Narcissa raggiungono il loro palco elegante e regale come solo a loro si addice, fino all'ennesima celebrazione del profondo amore che li unisce ora più che mai. E ancora una volta mi sento sciogliere davanti a tanta passione :wub: Il superamento di prove dure e ardue e la consapevolezza di doverne affrontare altrettante non ha fatto altro che rafforzare la loro unione, e raccontarci la profondità del loro sentimento è un compito che ti sei assunta in modo egregio e toccante, mia cara.



CITAZIONE
10 - Se fosse un’emozione sarebbe...


Apparenza




Il bel volto di Lucius appare algido e altero a sguardi distratti ed estranei, le labbra sottili atteggiate in una piega di costante disprezzo, il mento lievemente sollevato in quella sua connatura posa di superiorità e gli occhi come taglienti diamanti che incutono timore.
Freddezza, alterigia e perfetto controllo di sé, questo è l’uomo che amo per chi non lo conosce.
Il risultato dell’educazione che Lucius ha ricevuto, che anche a me è stata severamente impartita; è ciò che dobbiamo apparire di fronte al mondo: una coppia perfetta e regale, l’emblema della nobiltà delle casate e della purezza del nostro sangue.
Ma quando i riflettori si spengono e il sipario cala, diversa è la realtà, solo per noi due, un uomo e una donna che si amano, nonostante i loro altisonanti cognomi, e che adorano il loro unico figlio.
È svanita del tutto la freddezza dal volto di Lucius quando per la prima volta ha guardato suo figlio nella culla; le sue labbra sono morbide e calde sulle mie, languida e dolce è la punta della lingua sulla mia pelle che l’attende; c’è un amore determinato nei suoi occhi d’argento, per la sua famiglia, è pronto a tutto per proteggere la nostra dorata felicità.
Mi perdo nei suoi occhi profondi, cielo tormentato dalla responsabilità di una scelta che non ha mai potuto essere diversa, il Marchio ad incatenarlo a chi, ormai, solo riscuote il suo disprezzo.
Eppure, il mio orgoglioso Lucius ancora si inchina davanti a un Mezzosangue, il sangue puro che gli ribolle nelle vene in un impeto di impossibile ribellione, l’amore per suo figlio a imporgli di piegare il capo.
Vedo il fuoco ardere in lui, e poi il ghiaccio del dovere spegnerlo, vincolato a una scelta che non può rinnegare senza mettere in pericolo le uniche due persone che ama.
Ha cercato il potere, Lucius, e lo ha stretto con orgoglio tra le mani, insieme alla ricchezza avita, ma ha pagato un prezzo che presto si è rivelato molto più caro del previsto. Quel potere lo ha reso schiavo, proprio lui così orgoglioso e altero, di un Padrone terribile, che non conosce l’amore, che non può comprendere ciò che un uomo è disposto a fare per la sua famiglia.
Perché Lucius ama, disperatamente, anche quando in nessun modo può dimostrarlo e la maschera algida e altera copre il suo viso.

Magnifica l'alternanza tra i due Lucius, tra l'apparenza e la sostanza, tra la bellezza esteriore e quella interiore che hai saputo regalare a un uomo costretto a mostrarsi diverso da quello che è in realtà per obbligo istituzionale. Hai rivelato dunque il suo lato umano, cara Cissy, innamorata di un personaggio indubbiamente bello fuori, ma anche di straordinario fascino interiore, e lo hai fatto con quella tua consueta, sorprendente capacità espressiva che rende altrettanto incantevole questa eccezionale dichiarazione d'amore, così sentita e per questo così apprezzabile.
Grazie ancora per aver condiviso con noi, in questo lembo di Sogno, la tua meravigliosa passione.

E adesso credo mi ritirerò in fretta, ancora una volta, nel piccolo rifugio nascosto ai margini del bosco, per riposare i miei occhietti stanchi e sognare di altre appassionanti avventure. A presto, dolcissime amiche :wub:

 
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view post Posted on 15/4/2011, 11:29
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I ♥ Severus


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Stanno arrivando nuove storie, così ricordo che:

- la Fata deve commentare ancora le storie di LaLuna e Sweetheart
- la Strega deve commentare ancora le storie di Cissy, LaLuna e Sweetheart
- il Folletto deve commentare ancora le storie di Luna di Miele, Cissy, LaLuna e Sweetheart
 
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Vi ricordo che il gioco si basa sull'anonimato dei partecipanti affinchè si sentano pienamente liberi di esprimersi, e lo stesso vale per le identità di Fata, Folletto e Strega. Chiunque dovesse eventualmente capire qual è la persona celata sotto il nick è vivamente pregato di restare zitto.
Tutti gli utenti sono liberi di commentare le storie ed esprimere il proprio parere sulle stesse ma, per favore, non dite che non siete state voi a scriverle o che non scrivereste mai cose simili o altri giudizi negativi sull'autore delle storie: concentratevi sul contenuto delle risposte e lasciate perdere ogni commento personale sul suo autore perchè la persona celata sotto il nick ha diritto a tutto il nostro rispetto, qualunque cosa abbia scritto e in qualunque modo si sia espressa.
Provvederò personalmente a cancellare/censurare commenti che dovessero risultare irrispettosi delle persone.
Anche l'autore delle storie è libero di auto-commentarsi, stando attento a non farsi riconoscere.



Ecco le storie inviate da Sognando Severus


2 - Non è necessaria una ricorrenza speciale per fare un regalo alla persona che si ama. Cosa regalereste a lui/lei?

One-shot – drammatico/romantico/introspettivo - fic di Harry Potter: post 7° anno, Severus/Pers. Originale


Lo so…


Non ho bisogno di alcuna particolare ricorrenza per fare un regalo all’uomo che amo, solo il desiderio di rivedere, per un fuggevole istante, il sorriso ammorbidire appena la linea sottile delle sue labbra.

Un antico testo scovato per caso a Nocturn Alley, che parla di oscuri sortilegi proibiti, oppure una consunta pergamena, piena d’arcani simboli vergati in un inchiostro ormai stinto, riempiono d’eccitato interesse i suoi occhi neri che per un istante si spalancano, come quelli di un bimbo, felice di ricevere infine il dono tanto agognato.
Poi l’ombra cupa ritorna nello sguardo tenebroso, portata da quel sospiro di colpevolezza, colmo di ricordi e rimorsi.
« È finita… » gli ricordo, sfiorandogli piano la cicatrice sul collo.
Mi guarda, ma non mi vede: i suoi occhi sono persi nel nulla, irretiti da un tremendo passato cui ancora non sono riuscita a sottrarlo. Il pugno si stringe tra le pagine del libro, poi chiude gli occhi e si morde piano le labbra prima di sussurrare, in un amaro sospiro:
« Lo so…»
Già, la guerra è finita, il mondo magico è libero dall’oscura ideologia di Voldemort, ma Severus Piton, incredibilmente sopravvissuto al morso di Nagini, è ancora prigioniero dei suoi ricordi… e dei suoi errori.
Gli accarezzo la mano ancora serrata a pugno e insinuo le dita tra le sue che, cedevoli, mi accolgono in una lieve stretta. Ora mi guarda: è tornato al presente e cerca di abbozzare un sorriso mentre solleva un sopracciglio fintamente minaccioso.
« Albus non approverebbe i tuoi gusti in fatto di sortilegi ».
« Ti aveva nominato Professore di Difesa Contro le Arti Oscure, « ribatto sorridendo, felice che sia lui stesso a voler sdrammatizzare, » dovrai bene tenerti in esercizio, no?
Gli occhi neri scintillano nel volto pallido contornato dai lunghi capelli corvini:
« Strega… » sussurrano le sue labbra lambendomi piano il collo.

Non ho resistito: Severus ancora insiste a rimanere rintanato qui, lontano dal mondo, rifiutando ogni riconoscimento gli sia offerto, ma io ho deciso di accettarli al posto suo. Non sembra, ma una pergamena firmata dal Ministro apre molte porte, anche quelle che conducono a scovare erbe ormai ritenute estinte e preziosi, quasi introvabili ingredienti per antiche pozioni.
Fiamme nere brillano nei suoi occhi, increduli e felici per il mio dono, mentre rigira le ampolle tra le dita sottili e sfiora appena le delicate erbe essiccate; rovista nella libreria tra le vecchie pergamene e ne afferra una: un tocco di bacchetta e la scrivania è sgombra da ogni cosa, pronta a trasformarsi in un piano di lavoro su cui arrivano veloci, richiamati da silenziosi appelli, gli altri ingredienti e tutti gli strumenti necessari.
La bacchetta si muove rapida nell’aria e il fuoco prende vita nel vecchio camino, mentre il piccolo calderone per gli esperimenti fluttua leggero tra le fiamme e si adagia sugli alari; fa caldo in questo finale di estate, così, mentre lo osservo pregustando il piacere di vederlo distillare una pozione sconosciuta, Severus si slaccia i polsini della candida camicia e arrotola le maniche con un gesto fluido.
Poi si blocca di colpo e trattiene il fiato: le sue dita stanno sfiorando la sbiadita cicatrice di quello che un tempo è stato il Marchio che lo incatenò a Voldemort, l’orrido simbolo di tutte le sue colpe.
È fermo in mezzo alla stanza e lo vedo impallidire e chiudere gli occhi mentre un tremito leggero attraversa il suo corpo. Sembra quasi che non respiri più, tanto è immobile: solo le dita si muovono, sull’avambraccio, in un ossessivo ed inutile graffiare, in quel gesto tremendo che troppe volte gli ho visto ripetere.
Volo dall’uomo che amo, ancora una volta travolto dai suoi rimorsi:
« Non c’è, non c’è più! » esclamo stringendogli le dita per impedirgli di farsi male.
« Lo so… »
Il Marchio non deturpa più la candida pelle di Severus, è solo una cicatrice che sbiadisce ogni giorno di più, ma ha sempre il potere di richiamare in vita il passato e tutti i suoi dolorosi ricordi, è sempre l’emblema maledetto dei suoi errori e delle sue colpe.
Gli scosto la mano e mi chino sull’avambraccio a baciare dolcemente le striature arrossate sulla pelle; sento il braccio tremare sotto le mie labbra, ma non si sottrae al mio tocco, anzi, con l’altro braccio mi avvolge la vita e mi attira a sé. Alzo il viso e ci fissiamo a lungo negli occhi, i suoi splendidi occhi neri, tenebrosi abissi notturni ancora pieni di dolore, ma anche di amore, nato da poca e con tanta fatica:
« Sono libero, ora… » sussurra a fatica, la voce roca.
« Lo sei sempre stato, Severus… » mormoro piano, mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime e mi abbandono al suo dolce abbraccio.

È passato tanto tempo da quando Severus ha riaperto gli occhi alla vita e da quando è nato il nostro amore, io così ostinata da averglielo saputo imporre, lentamente, giorno per giorno, mentre l’ombra si ritraeva dalle profondità tenebrose dei suoi occhi, scacciata da scintille di luce sospinte dalla speranza.
Ora dorme, tranquillo, senza più tremendi incubi a tormentare il suo sonno. Ora sorride, sereno e rilassato al mio fianco, guardando al futuro, il passato nascosto in fondo al cuore di cui solo io ho le chiavi.
Alla fine, dopo tanto tempo e impegno ci sono riuscita: gli ho regalato il mio amore… e la felicità!




3 - Un camino acceso, un indumento abbandonato sul bracciolo della poltrona, il candelabro a rischiarare l’angolo del piccolo tavolo dove è appoggiato un libro aperto...


one-shot - romantico/introspettivo - fic di Harry Potter: post 7° anno, Severus /Pers. Originale


Distillato d’amore


Dall’angolo della porta socchiusa vedo il riflesso delle fiamme nella stanza: il camino è acceso, come sempre quando sa che sto arrivando; avanzo di un passo e scorgo anche il suo mantello nero, abbandonato con inaspettata negligenza, quasi di fretta, sul bracciolo della poltrona, e il piccolo candelabro che rischiara l’angolo del tavolino dove è appoggiato un libro aperto.
Apro lentamente la porta, senza fare rumore, e lo vedo, di spalle, chino sul calderone che sobbolle nel camino, i lunghi capelli neri avvolti dalle spirali di vapore misto a fumo.
Mi fermo e trattengo il fiato: non voglio che Severus si accorga che sono entrata; adoro guardarlo quando non sa di essere osservato, in particolare quando sta distillando una pozione: lo fa con la stessa instancabile devozione che un amante dedica alla propria donna, con l’ardente passione dettata da un amore profondo e infinito, con la tenera e delicata cura di un padre alle prese col figlioletto di pochi giorni.
In questi ultimi mesi ho vissuto sola con lui, lontana dal mondo di cui ha rifiutato con disincantata indifferenza ogni tardivo onore reso al suo coraggio e all’abnegazione per il dovere che l’ha portato ad uccidere il suo unico amico. Celata nella solitudine del rifugio di questo bosco, reso impenetrabile dalla magia, ho imparato ad apprezzare la delicata scienza e l'arte esatta delle pozioni, ho compreso la profonda bellezza del calderone che bolle a fuoco lento, con i suoi vapori scintillanti, il delicato potere dei liquidi che scorrono nelle vene umane ammaliando la mente e stregando i sensi: con i miei occhi ho visto Severus imbottigliare la fama, la gloria, addirittura la morte... Sì, è stato proprio grazie ad una sua potente pozione che si è salvato dal morso di Nagini, fermando l’emorragia e neutralizzando il veleno, restando in vita anche se Potter l’aveva dato per morto.
Osservo i gesti eleganti e sicuri delle sue mani, il movimento fluido del polso che guida il mestolo immerso nel liquido, i cerchi concentrici in senso orario, pausa, lenta inversione del giro e nuovi anelli a solcare la superficie, che vira di colore non appena le sue dita sottili lasciano cadere a pioggia una finissima polvere, che aleggia un attimo nell’aria prima di adagiarsi con leggiadra grazia e congiungersi alla pozione come nell’agognato amplesso di un amante.
Vedo le sue labbra socchiudersi appena in un sorriso compiaciuto, mentre con un colpo di bacchetta magica fa voltare la pagina del libro e vi getta uno sguardo di conferma. Annuisce piano tra sé, soddisfatto, e torna ad osservare il fluido, argento fuso che illumina il pallore del suo viso rendendo quasi irreali i lineamenti, delicata immagine che sfuma nel sogno, bellissimo e desiderabile ai miei occhi innamorati.
Riprende a girare il mestolo nel calderone, le dita che lo sospingono con studiata lentezza, quasi volessero carezzare il liquido che si amalgama alla polvere appena aggiunta. Poi lo estrae piano, le gocce che cadono lente, lo appoggia di lato e resta immobile ad attendere, le labbra ancora leggermente dischiuse, lo sguardo fisso sul fuoco che improvvisamente aumenta d’intensità, le fiamme che si alzano e lambiscono il bordo del paiolo, crepitanti, mentre argentee bolle ne solcano la superficie, scoppiando progressivamente in scintille che, alla luce delle fiamme, dal delicato argento si trasformano in un trionfante oro intenso.
Gli occhi neri di Severus ardono nel riflesso del fuoco, lampi d’oro si accendono sfolgoranti nelle tenebrose profondità del suo sguardo, mentre il sorriso si adagia morbidamente sulla sua bocca dischiusa, quasi fremente.
Guarda languido il liquido scintillante, si tocca appena le labbra con la punta delle dita e sembra quasi gettare un bacio tra i vapori dorati che si levano lievi dalla superficie fino ad avvolgere il suo viso, a carezzare la bocca socchiusa ricambiando il bacio. Attende ancora pochi istanti, quindi afferra un’elegante ampolla e, prelevato un po’ di liquido ardente, stilla a stilla lo versa con sicurezza nel sottile cristallo, riflessi dorati che scintillano come fiamme nei suoi occhi neri.
Sono proprio curiosa di sapere quale filtro ha distillando: non gli ho mai visto profondere tanto amore su un calderone.
Mi avvicino rapida alle sue spalle, svelando infine la mia presenza:
« Che pozione è? »
« Mmm… » risponde sornione, assolutamente non sorpreso dalla mia improvvisa apparizione.
« Avanti, dimmelo! » lo incito abbracciandolo da dietro e premendo il mio corpo contro il suo.
Con studiata indifferenza continua a versare lento la pozione dorata, infine si gira, gli occhi profondamente neri che scintillano d’amore:
« Non è una pozione… » sussurra guardandomi con sensuale malizia.
« Ma…»
Mi impedisce di ribattere ponendomi con delicatezza un dito sulle labbra, mentre con un braccio mi stringe a sé:
« Da quanto tempo mi stavi spiando, deliziosa strega che hai saputo ammaliare il mio cuore ed irretire i miei sensi? » mi chiede con voce profonda, venata di voluttà. « Ora stai anche cercando di carpire i miei segreti? »
Non riesco a resistere alla sua voce, al suo sguardo ed al suo abbraccio avvolgente. Desisto da ogni domanda e solo lo guardo: nei suoi occhi neri ardono fiamme più scintillanti di quelle del camino:
« È solo un olio, » sussurra con voce misteriosa, mentre il suo respiro tiepido mi sfiora la pelle, « per massaggiare tutto il tuo corpo… »
Rabbrividisco di desiderio tra le sue braccia.
« … nudo… » sussurra con passione sulle mie labbra.
Chiudo gli occhi e mi abbandono al suo bacio appassionato pregustando le sue mani ardenti sul mio corpo.





7 - Siete riusciti a conoscerlo/a. Descrivete la situazione e le vostre emozioni e sensazioni.


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Occhi che ardono nella notte


Non l’avrei mai creduto possibile, ed invece sono qui, nella stessa stanza in cui c’è anche lui, Severus Piton.
Per quanto tempo ho sognato questo istante! Incontrarlo, rivedere ancora i suoi occhi neri, tenebre scintillanti che ardono nella notte, e provare di nuovo quel brivido profondo, infinito…
Sono agitata, agitatissima, più tesa di quanto mai avrei creduto possibile; il cuore mi martella in petto mentre seguo la sua alta e sottile figura nera con lo sguardo, cercando di non perderlo mai di vista, neppure un istante.
Quanto tempo è passato? Sono quasi tre anni, tre anni durante i quali l’ho rivisto mille volte con gli occhi nella mente, ed ogni notte è stato nei miei sogni… anche se lui non lo sa, non sa niente delle mie illusioni.
È incredibilmente riuscito a salvarsi dal morso fatale di Nagini, grazie ad una potente pozione che aveva con sé: Potter l’aveva creduto morto, ma Severus si è ripreso e poi è stato soccorso, anche se è stata la sua pozione a fermare la fuoriuscita di sangue e a proteggerlo dal veleno.
Ora è un eroe, riconosciuto da tutti: bisogna ammettere che Potter si è dato un gran daffare affinché ogni dubbio fosse chiarito e il coraggio e l’abnegazione si Severus Piton emergessero oltre ogni contraria evidenza, anche la morte di Silente
Severus, invece, non è cambiato: vive rintanato come un orso chissà dove, sfuggendo ogni onore, continuando a pagare in silenziosa solitudine per le sue colpe, già, proprio lui che quelle colpe ha già mille volte espiato, ogni notte, con la sua tremenda sofferenza nel Cerchio, celato da una maschera d’argento che torturava la sua anima, incatenato da un orrido Marchio ad un padrone da tanto tempo rinnegato.
Quel Marchio non esiste più, Severus, ora sei un uomo libero, ma la sofferenza che riesco a cogliere nei tuoi occhi colmi di tenebre, anche da così distante, mi racconta che i tuoi rimorsi continuano a tormentarti e che non hai ancora trovato la pace che tanto agognavi.
Io lo so, Severus, io conosco bene chi sei: lo so da tre anni, ed è da quella notte che ti amo, dalla notte in cui mi sono perduta senza speranza nell’abisso dei tuoi occhi che ardevano nell’oscurità.
Ma questa sera sei qui, e ci sono anch’io: il mio sogno si realizzerà, finalmente?
Il mio ospite ti sta parlando e fa segno verso di me: alzi il volto, sempre pallido, contornato dai lungi capelli neri, e mi guardi con fredda aria impassibile. Ora ti avvicini, con lenta eleganza, e mi sembra di soffocare: mi aggrappo al ricordo di ciò che è stato, mi appiglio al mio amore per te, mentre i tuoi occhi si avvicinano, neri e indifferenti, così diversi da quella notte…
Articolo a fatica due parole, convenevoli insulsi e balbettati cui rispondi con distaccata cortesia, quindi con un rigido cenno di saluto mi volti le spalle e te ne vai, il mantello che oscilla mentre ti allontani.
Rimango immobile, inebetita: non mi hai riconosciuto!
Ancora non riesco a respirare, né a credere che il mio sogno finisca miseramente qui.
Mi mordo le labbra cercando di trattenere le lacrime: sono una stupida, solo un’idiotissima illusa!
Scappo fuori sul terrazzo e piango a lungo, disperata, appoggiata alla balaustra di marmo, il trucco che si scioglie lentamente, le lacrime amare della disillusione a lambirmi le labbra prima di cadere a terra.
Una voce gracchiante si leva all’improvviso alle mie spalle:
« Ma certo, è ovvio… » una tossettina nevosa intercala le parole, « abbiamo sempre avuto… ehm… fiducia, » il tono si assottiglia sempre più, « in lei, Professor Piton! »
Mi volto di scatto e Severus è lì, a pochi passi: li fissa in silenzio con gelido disprezzo, senza credere alle loro parole, quindi si gira e se ne va, scendendo veloce i pochi scalini della gradinata.
Come una pazza lo seguo, volo dietro ai suoi passi, al suo mantello ondeggiante che mi sfugge nella notte, la vista annebbiata dalle lacrime e la disperazione nel cuore. Mi prenda pure per una pazza, se vuole, eppure devo dirglielo!
Corro sul prato e lo raggiungo:
« Io, invece, ho sempre avuto fiducia in te! » grido fra le lacrime, la voce che trema.
Ti giri, irritato per il mio osare, fai per aprir bocca ma ti blocchi all’improvviso, gli occhi spalancati che fissano il mio volto dal trucco sfatto, proprio come in quella notte di terrore.
« Da quando rischiasti la tua vita per salvare la mia! » aggiungo in un soffio roco.
Sarei caduta a terra, se non mi avessi afferrato tra le braccia: il tuo viso è vicino al mio e vedo fiamme nere scintillare nei tuoi occhi, ardere proprio come in quella notte in cui mi salvasti dal Cerchio bestiale.
« Gillyan… » sussurri a fior di labbra.
Ti sorrido fra le lacrime che ancora si ostinano a scendermi sulle guance. Non hai dimenticato il mio nome, non hai dimenticato nulla, e mi guardi proprio come in quella notte lontana, quando mi sono perduta nell’abisso di sofferenza che ardeva nei tuoi occhi, dopo aver compreso il tuo dolore in quell’istante meraviglioso in cui le nostre menti si sono unite.
« Sono qui, Severus, ti ho sempre aspettato, » sussurro con amore, - come ti avevo promesso… »
Tremo tra le tue braccia, proprio come allora, e tu mi stringi ancora una volta, con delicato rispetto, riaccendendo il mio sogno.
« Ti amo, Severus! »
E mi perdo nelle ardenti fiamme dei tuoi occhi neri, scintillante abisso di sogno, tenebrosa notte d’amore.




9 - Vi offrono una serata a teatro. Che spettacolo teatrale andreste a vedere con lui/lei?

one-shot (la storia supera le 1500 parole, ma solo perché contiene la trascrizione di alcune poesie: il testo originale è inferiore al limite previsto dal gioco) - romantico/introspettivo/drammatico - fic di Harry Potter: post 7° anno, Severus /Pers. Originale


Le parole del cuore



Parole che parlano al cuore, poesie recitate con voce profonda, liriche che aleggiano nell’aria in musicali sussurri suadenti accompagnati da melodiose note nel trionfo del Romanticismo letterario e musicale.
Non so come ho fatto, ma sono riuscita a convincere Severus ad uscire dal suo rifugio lontano dal mondo e l’ho trascinato a teatro, ad ascoltare poesie declamate con struggente enfasi nella penombra del palcoscenico, accompagnate dalla melodia delle note di Beethoven, Čajkovskij e Wagner.
Le luci si attenuano e le tenebre con lenta progressività invadono il teatro, che si fa silenzioso, finché resta solo un fascio di raggi luminosi ad illuminare l’attore che comincia a declamare, accorato, mentre le prime toccanti note si spargono nell’aria.

Quante querule e lacrime
sparsi nel nuovo stato,
quando al mio cuor gelato
prima il dolor mancò!
Mancar gli usati palpiti,
l’amor mi venne meno,
e irrigidito il seno
di sospirar cessò!

Piansi spogliata, esanime
fatta per me la vita;
la terra inaridita
chiusa in eterno gel;
deserto il dì; la tacita
notte più sola e bruna;
spenta per me la luna,
spente le stelle in ciel.


Vedo Severus irrigidirsi appena e quasi trattenere il respiro mentre il pallore del suo viso risplende nell’oscurità del teatro, dall’altro lato del palco: le parole del poeta stanno risvegliando il ricordo di un dolore lontano, mai del tutto sopito, di una perdita che per tanto tempo ha fatto ardere il rogo dei suoi rimorsi per una colpa imperdonabile che ha cambiato la sua vita e distrutto quella della donna che amava.

Pur di quel pianto origine
era l’antico affetto:
nell’intimo del petto
ancor viveva il cor.
Chiedea l’usate immagini
la stanca fantasia;
e la tristezza mia
era dolore ancor.

Fra poco in me quell’ultimo
dolor anco fu spento,
e di più far lamento
valor non mi restò.
Giacqui: insensato, attonito,
non dimandai conforto:
quasi perduto e morto,
il cor s’abbandonò.


Le labbra sottili di Severus tremano appena mentre china il capo e i lunghi capelli neri gli coprono in parte il viso; so bene qual è il nome che aleggia sulla bocca socchiusa, lo stesso nome cui per tanti anni ha implorato un perdono che non riteneva di meritare, il perdono di cui solo io, alla fine, ho saputo convincerlo d’esserne degno. Il perdono che ha risvegliato il suo cuore congelato dalla sofferenza.
Vorrei avvicinarmi e stringerlo a me, dargli il conforto di cui ha bisogno, ma ormai ho imparato che vuole affrontare da solo gli spettri del suo passato, quando gli si presentano ancora davanti, portati dalle coincidenze della vita.
Si morde piano le labbra e, col nome di Lily, deglutisce un dolore che entrambi sappiamo che non lo lascerà mai del tutto.
La musica triste cessa, le luci si fanno oscurità e gli applausi scrosciano. Poi di nuovo silenzio, prima che altre parole escano dal cuore del poeta accompagnate da una melodia cupa che sembra far vibrare l’anima.

Quando il cielo basso e cupo pesa come un coperchio
sullo spirito che geme in preda a lunga noia
e abbracciando il cerchio di tutto l’orizzonte
ci versa una luce nera più triste delle notti;

quando la terra si muta in umida spelonca
dove la Speranza, come un pipistrello
va battendo i muri con la sua timida ala
e picchia la testa su fradici soffitti;

quando la pioggia distendendo immense strisce
imita le sbarre di una vasta prigione
e un muto popolo di ragni infami
in fondo ai nostri cervelli tende le sue reti,

campane a un tratto scattano con furia
e lanciano verso il cielo un urlo orrendo
come spiriti erranti e senza patria
che si mettano a gemere ostinati.


Sento una stretta al cuore quando vedo Severus alzare il capo sospirando cupo, abbandonare con lo sguardo il palcoscenico e perdersi nel nulla oscuro davanti a sé, per immergersi nella solitudine e nella sofferenza del passato, nella lunga prigionia imposta in un gelido sotterraneo, in una vita non vissuta, tesa solo ad espiare le colpe commesse da un ragazzo orgoglioso che non voleva altro che il potere del sapere, ma ha trovato invece la condanna del sangue e del rimorso.
Chiude gli occhi, ora, il mio povero amore, sopraffatto dal ritorno improvviso del passato e dei suoi strazianti ricordi: come me conosce bene la poesia e sa che racconta le sue atroci disillusioni, i sogni perduti, la speranza svanita e il tormento dell‘angoscia davanti alla notte di incubi che sempre ritorna, ossessiva, ad esigere il tributo di sofferenza rammentandogli tutte le lacerazioni della sua povera anima.

E lunghi carri funebri, senza tamburi né musica,
sfilano lenti dentro la mia anima; la Speranza,
vinta, piange, e l’Angoscia atroce, dispotica,
pianta sul mio cranio il suo nero vessillo.


Geme piano, Severus, e solo io posso percepire lo strazio della sua anima, io che ho saputo conoscerlo e riconoscerlo, io che l’ho rivissuto con lui nei pensieri che ha voluto aprirmi, quando si è reso conto che la morte non gli aveva concesso l’oblio da se stesso e dal suo passato, dal dolore e dai rimorsi.
Ho visto la sofferenza atroce ardere nel fondo dei suoi occhi neri, l’ho visto dibattersi nel baratro della disperazione del passato senza potergli tendere una mano pietosa, l’ho visto combattere strenuamente e, infine, risalire a fatica l’erta china, l’anima lacerata e stremata, ma mai perduta.
La luce svanisce e il palcoscenico resta buio e silenzioso mentre gli applausi ancora riempiono l’aria.
No, forse non è stata una bella idea venire a teatro ad ascoltare queste poesie…
Di nuovo silenzio, e la voce profonda riprende a declamare, struggente, le limpide note del pianoforte a sottolineare il pianto:

Perché, o mie luci, l’angoscioso pianto
voi non cessate? Et al suo cupo affanno
non vi piace lasciare l’anima mesta?
Troppo voi siete a quella soglia inganno
che m’è cara soffrire finché non sia infranto
lo stame a cui s’attien mia vita infesta.

E se il destin mi toglie
chi era de’ giorni miei pace e governo,
almeno alle sue spoglie
che ormai sotterra son cenere frale
si dica sospirando un caldo vale.


Una lacrima trema sulle mie ciglia, si gonfia e poi mi scende lenta sul viso, mentre il suo, mortalmente pallido, è asciutto: piango per Severus, per le lacrime che non si permette di piangere, per tutte le lacrime che è stato costretto a ingoiare e per quelle che hanno straziato la sua anima, lacerata dall’assassinio del suo unico amico nell’assolvimento di un tremendo dovere.

L’amico il padre è morto: or qual mai speme
fia che più resti alle mie brame afflitte
se non che la pietà m’apra la fossa?
Profondamente nel mio sen stan scritte
le sante dolci sue parole estreme
onde sovente quest’anima è scossa.
Mi traggon elle a visitar quest’ossa
sparger miei voti, e forse al sordo vento;
Ah! Che mai dissi? Dall’Eterea sede
ove beato ei siede
non ode il suon del mio triste lamento?
E del dolor non vede
l’alta ferita? Ah s’egli è ver cessate
lugubri voci, né più duol gli date.

O cupa notte! O tenebroso istante!
O tetra bara, o feretro funebre
ove il padre vid’io la volta estrema!
Dal duolo avvolti e da vostre tenebre
venite agli infelici ora d’innante
onde ognun sopra voi sospiri e gema.


Ancora oggi mi chiedo come Severus abbia potuto farlo, dove abbia trovato il coraggio di lanciare quella maledizione fatale e dannare la propria anima alla totale solitudine, allo straziante dolore e al disprezzo di tutti coloro per i quali ha, invece, continuato a combattere, fino alla fine, sacrificando la propria vita. E ringrazio la Morte di non averla voluta cogliere tra le zanne velenose di Nagini…
Eppure, so che in quei giorni il suo unico desiderio era morire, e salvare invece l’amico, il padre che aveva saputo conquistarsi il suo affetto, l’unica persona che aveva saputo credere in lui, dargli fiducia e tendergli la mano quando l’oscurità ancora lo avvolgeva.
Sulla Tomba Bianca, solo le protettive tenebre della notte l’hanno visto inginocchiarsi e tremare, tra gemiti e sospiri implorare un perdono già donato, piangere lacrime di sangue per le colpe di un passato che l’ha obbligato a tornare ad essere un assassino. Poi alzarsi e tornare, inesorabilmente solo, al suo dovere, sprofondato nelle atrocità di chi doveva chiamare amico, oppresso dall’odio di chi credeva d’essere suo nemico.

E a squallor tanto in mezzo io con la fronte
dalle man sostenuta, i miei sospiri
traggo più ardenti, e li rattengo invano.
Par che d’intorno a me l’ombra s’aggiri
e delle smorte luci il caldo fonte
egli m’asciughi in atto dolce umano:
rammento allor qual diemmi la mano
qual me la strinse e qual mi benedisse
coi guardi ove mancavangli gli accenti!.

Canzon, tu oscura, dolorosa, e sola

drizza gemendo il volo

e siegui un figlio che alla mesta notte
e alla tacita luna
fra lacrime dirotte
narra le tempre di sua rea fortuna
ivi per l’aura bruna
t’innoltra, e digli in suon d’aura notturna:
solo non piangi del tuo Padre all’urna.


No, non posso più lasciarlo solo a soffrire, la fronte sostenuta dalla mano e i capelli sul viso a coprire quella lacrima che brilla e lenta scende sulla sua guancia pallida e scavata. Sposto la poltroncina e mi avvicino, gli prendo una mano e la stringo piano: deve sapere che non è solo, che io comprendo e soffro con lui.
Severus ricambia la mia stretta e solleva appena il volto, un sorriso tremulo a cercare di rassicurarmi che va tutto bene. Ma nell’abisso dei suoi occhi neri rivedo ancora lo stesso strazio di allora, la disperazione profonda e l‘angoscia che lo tormentarono. Allungo una mano e gli sfioro piano i lunghi capelli neri, spostandoli indietro per liberargli il volto che risplende pallido nell’oscurità. Il sorriso trema appena sulle sue labbra sottili, poi le dischiude e posa un bacio sulle mie dita:
« Ti amo, » sussurra piano, la luce che combatte con le tenebre nel nero del suo sguardo, « mia adorabile strega… »
Gli applausi scrosciano: la poesia è terminata è noi non ce ne siamo neppure accorti.
La musica riprende, struggente sull’agonia dei violini, e la voce di nuovo si leva nell’aria, quasi roca e colma di dolore.

Ma come fai a soffocare il vecchio e lungo Rimorso
che vive, s’agita e s’attorciglia,
e si nutre poi di te come il verme dei morti
e come il bruco della quercia?
Ma come fai a soffocare l’implacabile rimorso?

In che filtro, in che vino, in che tisana
puoi affogare il vecchio nemico
che distrugge ingordo come cortigiana,
paziente come formica?
In che filtro? In che vino? In che tisana?

Dimmelo, bella strega, dillo, se lo sai,
a questo spirito colmo d’angoscia
e simile al morente schiacciato dai feriti,
pestato dallo zoccolo del cavallo!
Dimmelo, bella strega, dillo, se lo sai,

A questo agonizzante, che già il lupo fiuta
ed il corvo spia,
questo povero soldato affranto! Dillo se è bene che disperi
d’avere la sua croce e la sua tomba
questo povero agonizzante che il lupo già fiuta!

Puoi forse far luce in un cielo nero e fangoso?
Puoi forse squarciare tenebre
più dense della pece, senza mattino, senza sera,
senza stelle, senza funerei lampi?
Puoi forse far luce in un cielo nero e fangoso?

La Speranza che brilla ai vetri della Locanda
è spenta, è morta per sempre!
Senza luna e senza raggi, che luogo vuoi trovare
per martiri d’una cattiva strada?
Il Diavolo ha spento tutti i vetri della Locanda!


Severus mi guarda, immobile e senza quasi respirare, e i suoi occhi neri ardono in un rogo senza fine.
Ho già ascoltato queste parole, e venivano dalle sue labbra tremanti; ho già percepito questa disperazione, si dibatteva nel suo cuore sconsolato e colmo d’angoscia; ho già visto questo strazio sconvolgere il suo viso, ed era il dolore dell’uomo che ho imparato ad amare, proprio per i suoi errori ed i suoi rimorsi, per le sue colpe imperdonabili che io volevo perdonare.
Sembra passata un’eternità, ma è solo da pochi mesi che ho imparato a conoscere l’anima di Severus e a comprendere tutta la sua sofferenza, da quella notte in cui, disperato d’essere ancora condannato a vivere, mi ha permesso di vederla. Ed io ho solo voluto lenirla…

Strega adorabile, ti piacciono i dannati?
Dimmi, conosci l’irremissibile?
Conosci il Rimorso dalle frecce avvelenate
a cui fa da bersaglio il nostro cuore?
Strega adorabile, ti piacciono i dannati?

L’Irreparabile come rode col dente maledetto
l’anima nostra, meschino monumento,
e spesso attacca, come termite
l’edificio alla sua base!
L’Irreparabile come rode col dente maledetto!

A volte ho visto in fondo a un banale teatro,
infiammato dalla sonora orchestra,
una fata accendere una miracolosa aurora
in un cielo d’inferno;
a volte ho visto in fondo a un banale teatro

un essere che non era che luce, oro e velo,
schiacciare l’enorme Satana,
ma il mio cuore, mai in preda all’estasi,
è un teatro dove s’aspetta sempre,
e sempre invano, l’Essere dalle ali velate!


« Sì, ami i dannati, » sussurra Severus con voce roca mentre mi stringe a sé, con forza, con amore, quasi con la disperazione del ricordo di quel nostro primo incontro, « adorabile strega che hai saputo riaccendere amore e speranza nel mio cuore! »
Mi sfiora piano le labbra, sussurrandomi il suo amore ed il bacio è dolce, pieno di languida passione, infinitamente tenero e colmo d’amore.
Gli applausi ci avvolgono nelle tenebre e Severus continua a stringermi, mentre il bacio diventa fuoco ardente, rovente desiderio, bruciante impeto che accende il mio corpo.
Nuove parole aleggiano con lievi e dolci armonie nell’aria, confondendosi con i nostri sospiri d’amore, versi pieni di speranza e di luce, parole che dal cuore raccontano il nostro futuro.

Poiché l’alba si accende, ed ecco l’aurora,
poiché, dopo avermi a lungo fuggito, la speranza consente
a ritornare a me che la chiamo e l’imploro,
poiché questa felicità consente ad esser mia,

facciamola finita coi pensieri funesti,
basta con i cattivi sogni, ah! soprattutto
basta con l’ironia e le labbra strette
e parole in cui uno spirito senz’anima trionfava.

E basta con quei pugni serrati e la collera
per i malvagi e gli sciocchi che s’incontrano;
basta con l’abominevole rancore! Basta
con l’oblio ricercato in esecrate bevande!

Perché io voglio, ora che un Essere di luce
nella mia notte fonda ha portato il chiarore
di un amore immortale che è anche il primo
per la grazia, il sorriso e la bontà,

io voglio, da voi guidato, begli occhi dalle dolci fiamme,
da voi condotto, o mano nella quale tremerà la mia,
camminare dritto, sia per sentieri di muschio
sia che ciottoli o pietre ingombrino il cammino,

sì, voglio incedere dritto e calmo nella Vita
verso la meta a cui mi spingerà il destino.


Severus mi guarda e sorride, ancora ansimante per la passione trasfusa nel lungo bacio: negli occhi neri scintillano fiamme d’amore, risplendono di luce le tenebre del suo sguardo e trema la sua mano stringendo la mia.
Ricambio il sorriso, felice. Conosciamo il nostro destino: il dolore ci ha fatto incontrare e abbiamo saputo condividerlo, ma ora l’amore ci unisce e la passione ci congiunge. Per sempre!


Le poesie sono, nell’ordine:
G. Leopardi, tratto da «Il risorgimento».
Baudelaire, Les Fleurs du Mal, tratto da « Spleen e ideale » : LXXVIII – Spleen.
Foscolo, tratto da «In morte del padre».
Baudelaire, Les Fleurs du Mal, « Spleen e ideale »: LIV – L’irreparabile.
Paul Verlaine: «La buona canzone».



Passo la parola a Fata, Folletto e Strega i cui commenti, dolci o pungenti che siano (e alla Strega, ma anche al Folletto, talvolta, concediamo una dose di "malignità" in più affinché possano adeguatamente svolgere il loro ruolo), devono considerarsi esclusivamente effettuati sulla storia e i suoi personaggi e non sulla persona dell'autore.
 
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view post Posted on 22/4/2011, 14:49
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Vi ricordo che il gioco si basa sull'anonimato dei partecipanti affinchè si sentano pienamente liberi di esprimersi, e lo stesso vale per le identità di Fata, Folletto e Strega. Chiunque dovesse eventualmente capire qual è la persona celata sotto il nick è vivamente pregato di restare zitto.
Tutti gli utenti sono liberi di commentare le storie ed esprimere il proprio parere sulle stesse ma, per favore, non dite che non siete state voi a scriverle o che non scrivereste mai cose simili o altri giudizi negativi sull'autore delle storie: concentratevi sul contenuto delle risposte e lasciate perdere ogni commento personale sul suo autore perchè la persona celata sotto il nick ha diritto a tutto il nostro rispetto, qualunque cosa abbia scritto e in qualunque modo si sia espressa.
Provvederò personalmente a cancellare/censurare commenti che dovessero risultare irrispettosi delle persone.
Anche l'autore delle storie è libero di auto-commentarsi, stando attento a non farsi riconoscere.



Ecco le storie inviate da Minerva, utente che ha deciso di mantenere l’anonimato anche quando il gioco sarà terminato.


1 - Gli occhi si aprono nel buio della notte. L’avete sognato e le immagini sono ancora chiare nella vostra mente...


Flash-fic – drammatico/introspettivo - fic di Harry Potter: post Malandrini, Severus/Lily


Quella notte


Un urlo lacerò il silenzio della notte accompagnando il suo brusco risveglio. Si ritrovò seduto, il fiato corto, la fronte imperlata di sudore. Era successo di nuovo e non era riuscito a controllarsi. Di notte era sempre così e l’Occlumanzia non poteva aiutarlo.
Si passò una mano tremante sugli occhi, quasi a voler cancellare ma nello stesso tempo trattenere la visione del sogno. Quegli occhi verdi sarebbero stati il tormento e il rimorso per il resto della vita così come, fino a quella maledetta notte di ottobre, erano stati la sua gioia. Nel sogno li aveva rivisti ma erano fissi e vuoti, privi di vita proprio come li aveva contemplati per l’ultima volta a Godric’s Hallow nella devastazione della casa distrutta quando, per l’ultima volta, le aveva accarezzato i capelli color rame e aveva sfiorato con le sue mani immonde di assassino le guance ancora umide di lacrime, mentre il bambino dalla culla piangeva.
Sentiva il cuore battere nel petto e il dolore lacerargli l’anima come se stesse rivivendo quella scena di nuovo.
Un’altra notte insonne, l’ennesima, era cominciata.




7 - Siete riusciti a conoscerlo/a. Descrivete la situazione e le vostre emozioni e sensazioni.


Flash-fic – drammatico/introspettivo – storia originale


Addio


Avanzo nella fresca penombra della stanza. Ho atteso dodici ore vedendo calare la luna e sorgere il sole, pur di essere qui davanti a te.
Dovevo venire.
Dovevo esserci.
Ed ora ogni passo verso di te mi aiuta a capire quello che ho rifiutato di accettare per giorni: non ascolterò più la tua voce, non guarderò più il tuo sguardo chiaro, non avrò più la pace e il conforto che solo le tue parole sapevano darmi.
Ho sognato di conoscerti per tutta la vita e sono riuscita ad incontrarti solo quando ormai non ci sei più.
Mi ritrovo con le guance umide senza realmente accorgermene mentre ti guardo freddo e immobile a pochi passi da me. Ti sussurro un’ultima cosa “Non abbandonarmi mai”.
Vado via con la certezza che, pur se lontano, da oggi mi sarai più vicino di quanto tu abbia mai potuto esserlo.





8 - Il sole batte radente sul prato bagnato dalla rugiada del mattino, riempiendo l’aria di riflessi colorati e irreali. Dal nulla una figura si staglia in controluce…


Flash-fic – drammatico/introspettivo - fic di Harry Potter: 7° anno, Severus e Silente


Tributo


Il sole all’orizzonte è ancora basso e alla fresca aria del mattino i fiori con riluttanza cominciano ad aprirsi. La rugiada stende il suo velo uniforme su ogni petalo e filo d’erba mentre una solitaria ape ronza pigramente di fiore in fiore in cerca di polline. In quell’angolo di Foresta, appena fuori i confini di Hogwarts, tutto è tranquillo. Un crac improvviso rompe il silenzio e annuncia la comparsa di un uomo, un nero mantello lo avvolge. Lascia cadere a terra una maschera d’argento lucente che si tinge di rosso del sole nascente. L’ape, indispettita per essere stata disturbata, vola via. Non è interessata al tumulto di emozioni che si combattono nell’anima del nuovo venuto, né riconosce che il suo volto non è bagnato dalla rugiada ma da cocenti lacrime di rimorso e dolore. Nessuno lo sa.
A nessuno interessa.
Severus Piton è il traditore e l’assassino del vecchio Preside.
L’unico che aveva accesso alla sua anima è sepolto in una tomba bianca, proprio dall’altro lato del lago. Ed è quella la sua destinazione.




12 – È notte e l’oscurità silenziosa vi circonda. Poi sentite un fruscio, o forse l’avete solo immaginato…


Flash-fic – drammatico/introspettivo - fic di Harry Potter: 5° anno, Severus e Silente


Ancora un passo


Ti sorreggi al muro e cerchi di dar fondo a tutte le tue forze per contrastare il tremore delle membra. Manca poco al sotterraneo, ancora pochi passi e potrai dar sfogo al dolore del corpo, spossato dopo ore di Cruciatus.
Un passo dopo l’altro la porta si avvicina, ma le forze si diradano; senti la gamba cedere e ti ritrovi a terra. Il bruciore alla mano ti avverte dell’ennesima ferita che ti sei procurato quella notte. Hai la tentazione di restare lì, contro il pavimento, senza più muoverti. Rialzarsi vuol dire risentire mille coltelli che ti dilaniano il corpo.
L’oscurità ti circonda, tutto tace eppure, appena sei crollato a terra, hai sentito alle tue spalle un fruscio. Non lo hai immaginato ne sei certo. Sai di chi si tratta. Senti i suoi occhi azzurri preoccupati alle tue spalle, ma ha resistito alla tentazione di correre in tuo soccorso. Lo ringrazi in cuor tuo per questo. Devi rialzarti e non farlo preoccupare ulteriormente. Sei in piedi, hai raggiunto il tuo studio. Ti chiudi la porta alle spalle con le ultime energie che ti restano. Anche questa volta non saprà mai che lo hai sentito. Sapere che a qualcuno sta a cuore la tua salute è un balsamo di cui la tua anima non può fare a meno, ma non sei abituato ad ammetterlo.




Passo la parola a Fata, Folletto e Strega i cui commenti, dolci o pungenti che siano (e alla Strega, ma anche al Folletto, talvolta, concediamo una dose di "malignità" in più affinché possano adeguatamente svolgere il loro ruolo), devono considerarsi esclusivamente effettuati sulla storia e i suoi personaggi e non sulla persona dell'autore.
 
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Ho 4 + 11 storie da pubblicare e altre in arrivo.

Non lasciate accumulare troppe storie...

- la Fata deve commentare ancora le storie di LaLuna, Sweetheart, Sognando Severus e Minerva.
- la Strega deve commentare ancora le storie di Cissy, LaLuna, Sweetheart, Sognando Severus e Minerva.
- il Folletto deve commentare ancora le storie di Luna di Miele, Cissy, LaLuna, Sweetheart, Sognando Severus e Minerva.
 
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La Fata
view post Posted on 25/4/2011, 17:06




Spero che la vostra Pasqua sia stata dolce e piena di gioia, mie care amiche del cuore, così come lo è stata la mia, trascorsa fra le piccole uova colorate che i giovani Elfi hanno preparato appositamente per noi fatine buone, e i profumi leggiadri del bosco fiorito. E dopo aver riposato un po' durante quest giorni, eccomi di nuovo a voi per assaporare il gusto delizioso di una nuova dedica d'amore. Questa volta tocca alla nostra carissima

LaLuna


Vediamo un po' quali amabili parole avrà accuratamente scelto per far contento il mio cuore...



CITAZIONE
5- La stanza è piena di sole. La luce danza sulla tela bianca, il pulviscolo dorato accarezza i colori sparsi sulla tavolozza di legno chiaro. Le linee sono sicure e le pennellate rapide. E’ il ritratto del vostro amore che state componendo.



Il dipinto


Il colore non è quello che cerco: com'è difficile dipingere il grigio dei tuoi occhi, amore mio!
Fin da quando siamo arrivati qui, nella casa della tua famiglia, ho sempre pensato che fossi realmente nel tuo elemento.
Qui ogni cosa sembra riflettere esattamente il tuo modo di essere e i tuoi più profondi sentimenti.
Non può essere che questo il luogo che tu consideri casa.
Ogni tanto mi piace prendere i pennelli e cercare di fermare sulla tela i magnifici colori che assumono i tuoi occhi quando sei con me. Cambiano, assumono i freddi colori del cielo invernale e diventano più chiari, acciaio purissimo, quando mi guardi.
Come adesso.
Eppure so quanto quell'acciaio può essere rovente mentre mi sei accanto.
Mischio di nuovo i colori, senza riuscire a trovare l'esatta sfumatura.
I lunghi capelli biondi assorbono la luce dorata del dolce raggio che li colpisce e ti illuminano il viso, che mi sorride appena.
Non riesco a vedere in te il Mangiamorte che commette efferati delitti in nome di un mostro che è diventato il suo, il nostro, Padrone!
Ti vedo sempre con gli occhi dell'amore, che mi porta a ricordare il ragazzo introverso e scontroso che eri, l'uomo forte e determinato che sei diventato e il marito appassionato che continui ad essere nel nostro presente.
Riesci in ogni momento a trasmettere l'amore che provi per me.
So che stai facendo molte scelte per proteggere me e Draco, la tua famiglia.
Nel frattempo mi hai dovuto allontanare da parte della tua vita.
Le scelte di un tempo non sono più così facili da seguire. Il mondo si è capovolto e tu con esso.
Ma conosco il tuo animo. Io, e io sola, conosco il vero Lucius Malfoy!
Com'è difficile dipingere il tuo viso ora che mille pensieri e terribili angosce lo rabbuiano.
Il pennello corre veloce sulla tela e, con gesto sicuro, disegna la linea della mascella tesa, della mano stretta attorno al bastone, delle labbra ora strettamente serrate.
Il sorriso dolce è appena sparito.
Il raggio di sole si è di colpo spento.
Il pennello mi casca di mano mentre dalla porta dello studio entra l'Inferno.


Che quadro incantevole, denso di emozioni, assoluto prodigio d'amore! Lucius sa, a quanto vedo, ispirare la fantasia e infiammare i cuori di molte delle carissime amiche presenti in questo angolo d'Incanto e lo fa con l'innegabile eleganza che lo contraddistingue. Grazie alla tua devozione verso quest'uomo così affascinante, ho avuto modo anche stavolta di assaporare la sua umanità abilmente celata da una maschera di ghiaccio difficile da scalfire e forse proprio per questo attraente. Il mistero che ammanta l'aura di quest'uomo apparentemente glaciale, si dissolve appena attraverso la forma che sta prendendo vita sul quadro, e lascia intravedere il fuoco che arde dietro all'inverno dei suoi occhi, così magnetici ed ammalianti, e perciò sicuramente difficili da rendere attraverso un semplice dipinto. Il grigio freddo ma intenso delle iridi di Lucius, è incredibilmente seducente descritto in modo perfetto, e mi sembra già di vederlo, reso squisitamente dagli abili tocchi di pennello sulla tela bianca con cui gli hai infuso la vita. Uno splendido, romantico ritratto, dedicato con una passione veramente toccante, cara Luna.




CITAZIONE
11 - Il colore dei suoi occhi vi ricorda...


Ragione e istinto



Le iridi sono di uno strano colore cangiante.
Come il ghiaccio cambia colore nelle varie ore del giorno, così i tuoi occhi assumono sfumature diverse assecondando i tuoi più profondi sentimenti.
Ma stasera lo sguardo che accarezza le cime degli alberi della foresta è dolce e pieno di dolorosa nostalgia.
Sono sicura che stai pensando a ciò che accadrà, al tuo lontano passato dove ogni mese era uguale all'altro e non eri intrappolato in un futuro senza speranza.
Non è così. Io riuscirò a farti cambiare idea, ma quando sei così assorto e lontano da me, mi si riempie il cuore di dolore.
Eppure mi è quasi impossibile guardarti senza pensare quale colore possano prendere i tuoi occhi quando ti trasformi.
L'altra metà di te è selvaggia e pericolosa, ma io amo anche quella.
Non posso starti accanto quando succede. Lo vorrei, ma me lo hai sempre impedito: temi di farmi del male.
Ma io so che, qualunque forma tu possa prendere, il nostro amore andrà oltre. Tu non arriverai mai a nuocermi.
So quanto puoi essere generoso e dolce, conosco la tua tenerezza e i modi gentili e anche per questo ti amo.
Il tuo destino ha semplicemente spezzato il filo di un'esistenza che avrebbe potuto essere così diversa!
Cosa avresti fatto se non avessi subito quella mostruosa condanna?
Forse saresti stato diverso e io non ti amerei affatto.
La sfumatura grigia ora è chiarissima, quasi trasparente. L'anima ti si affaccia negli occhi e io vivo con te la disperazione di una notte illuminata da una luna chiara e splendente.
Un attimo dopo le iridi diventano scure, nerofumo che cancella la poesia dello sguardo.
Ora la tua parte selvaggia sembra desiderare di perdersi nella foresta, alla quale ormai forse realmente appartieni.
Anche adesso lo sguardo trattiene una tenerezza infinita, sembra che la parte razionale lotti per riprendere il sopravvento sull'istinto che pulsa potente dentro di te.
L'attimo è fuggito e gli occhi grigi, limpidi e dolcissimi, tornare a me.
In te l'uomo e il lupo convivono e si combattono, ogni giorno, ogni notte.
I tuoi occhi sempre mi rivelano che entrambi mi amano.

Mi piacciono gli occhi di Remus, li adoro, sono straordinariamente espressivi, dolci e mansueti; mi piace come sei riuscita a renderli tali anche quando ne descrivi il momento in cui sono offuscati dall'ombra malefica che cambia il loro colore, spegnendo la luminosità interiore di un uomo meraviglioso, purtroppo condannato a soffrire. Hai reso benissimo questo straordinario alternarsi di luci ed ombre nel suo sguardo: quello bello e amabile dell'uomo gentile che può diventare allo stesso tempo spaventoso e inquietante quando si rivela la bestia annidata in lui. Un tocco di abilità delizioso, cara Luna, distribuito in queste poche righe dove hai reso in modo sopraffino il dramma di un personaggio assai particolare, diviso tra due personalità contrastanti ed estreme, riuscendo a farmelo apprezzare ed amare ancora di più; d'altronde come avrebbe potuto essere diversamente, quando un cuoricino dolce e romantico come il tuo, palpitando per il caro Lupacchiotto, è stato in grado di elaborare parole d'amore così uniche e speciali e di regalarci un incantevole momento di profondo sentimento. :wub:




CITAZIONE
11 - Il colore dei suoi occhi vi ricorda...


Il ritorno


Laghi di fuoco liquido.
Metallo incandescente.
Sole ardente nella notte.
Quando sei tornato il nero della notte si era trasformato in questo perenne tramonto...
Gli occhi che mi fissano hanno il potere di rendermi arrendevole a qualsiasi richiesta tu possa farmi.
Non è il potere che mi piega al tuo volere, è solo l'amore.
Un amore profondo e totale che era tale che quando i tuoi occhi erano neri e tu eri come me.
Il legame che ci unisce non si spezzerà mai, non soccomberà.
Anche se non mi avessi impresso nella carne il segno del tuo potere sarei rimasta accanto a te.
Ti sono rimasta fedele, libera e rinchiusa, sperando che la tua vita non fosse finita, struggendomi nel ricordo di chi sei stato.
Incredula ho assistito al tuo ritorno.
La gioia mi pulsava nel cuore come la lava nel cratere di un vulcano che preme per trovare la luce.
Il tuo potere è così grande!
Ogni tuo desiderio è un ordine che attendo di soddisfare.
Ma non devi domandare perché conosco ciò che desideri, so cosa vogliono quegli occhi rossi fissi nei miei.
Sei qui per rendermi felice, di nuovo.
Domanda, Mio Signore, ogni cosa potrà essere tua!

Ti confesso che sono rimasta davvero impressionata da questo brano, breve ma carico di passione bruciante, come sappiamo è il fuoco che arde tra Bella e l'Oscuro! Le mie alucce fatate tremano ogni volta che leggo cose del genere, ma allo stesso tempo ne rimango affascinata e meravigliata: sono così anni luce lontane dal mio modo di intendere l'amore! ;) :P Come è possibile che tra due creature prive di ogni scrupolo e votate al Male, si possa parlare di una qualsiasi forma di sentimento, mi domando ogni volta? Eppure quella descritta dalle tue parole, ha tutta l'aria di essere una manifestazione d'amore, ovviamente nel loro stile sempre molto... incandescente: lava che brucia, fiamme che divorano, sete di potere che va al di là del rispetto di ogni legge o creatura. E' chiaro come per Bella e Voldemort non ci si debba certo mai aspettare un rapporto fatto di languide carezze e teneri sguardi sospiranti, perciò anche questa volta me la sono goduta con vero piacere, esattamente per quello che è: una storia d'amore estrema, esplosiva, corrosiva, diversissima dalle solite e proprio per questo motivo molto stuzzicante ;)



CITAZIONE
12 – È notte e l’oscurità silenziosa vi circonda. Poi sentite un fruscio, o forse l’avete solo immaginato


Appuntamento al buio


Il bosco è silenzioso e immobile questa notte.
I suoni conosciuti e rassicuranti tacciono.
Non sono sicura che stasera riuscirai a raggiungermi, ma ogni notte ormai ti aspetto qui.
Luogo di un appuntamento senza ora né giorno.
La natura ti accoglie e ti protegge.
Ho paura di pensare che tu ne faccia ormai così parte da non avere neanche più il bisogno di tornare da me.
Un fruscio mi fa sussultare. Giro gli occhi intorno, ma il buio nasconde ogni cosa al mio sguardo.
La luna, mezza falce di luce, non riesce ad illuminare gli anfratti vicini e solo rende più misteriosi quelli lontani.
Lo spavento non ha fatto fuggire dal mio cuore la speranza di vederti emergere dal buio per corrermi incontro. In qualsiasi forma vorrai farlo io non attendo altro!
Gli ultimi tempi sono stati molto difficili. Da quando hai ritrovato l'affetto di James in quello di suo figlio ti stai struggendo per riuscire a salvarlo dalle sgrinfie del mostro dagli occhi rossi.
In ogni momento il tuo pensiero è accanto ad Harry, quasi che tu possa distogliere il destino da suo corso, quasi che tu possa salvare suo padre tramite lui.
Avevi bisogno di un perdono che il ragazzo non si è neanche accorto di averti accordato. La fiducia dipinta su un viso che ti ricorda così tanto quello del fraterno amico, perso per troppa sicurezza, ti ha aiutato a tornare a credere in qualcosa e, per riflesso, ti ha fatto tornare il combattente che sei sempre stato.
La maturità ti ha tolto l'apparenza di sbruffone e presupponente, ti ha regalato consapevolezza e un pizzico di saggezza anche se l'impulsività non potrà mai essere cancellata dal tuo essere.
Ma io continuo ad amarti nonostante tutto.
Anche se ho sempre paura che l'ultima volta che ci siamo visti sia sempre stata quella in cui avrei capito che non ti rivedrò più.
Ma io torno sempre qui e fin'ora non è mai successo che mi lasciassi sola.
Fino a l'altro ieri.
Sono due notti che ti aspetto e che spero di vedere quel nero cane dal pelo ispido che spunta dalla fitta boscaglia, il naso fremente alla ricerca di nascosti nemici.
Ma anche stasera sono qui e il bosco scuro e silenzioso mi fa presagire il peggio.
Non voglio perderti ora che ti ho ritrovato...
Non voglio che la tua vita termini senza aver compiuto ciò cui tieni così tanto!
Ma continuo a pensare che niente di così terribile potrà succedere al Ministero dove ti sei recato per aiutare Harry a trovare qualcosa...

Caro, vecchio buon cagnaccio, come non preoccuparsi della tua sorte? Nonostante il tuo carattere irruente e per alcuni versi indisponente, la tua generosità e la fiamma del tuo orgoglio non hanno fatto che rischiarare i luoghi minacciati dal buio del male incombente e portare conforto alla gente che ti ha conosciuto e amato. Impossibile rimanere indifferenti di fronte ad un uomo come Sirius: o si odia o si ama. E anche in questo caso, quando il cagnaccio si prende il cuore di qualcuno, lo fa in modo totale: non avrebbero potuto esserci altre parole, diverse da quelle che hai espresso con singolare efficacia, carissima Luna, straordinarie e precise, che tratteggiano con commoventi semplicità e chiarezza la bellezza della figura di un uomo d'azione, che piuttosto di rimanere a guardare, sceglie di sacrificare se stesso e le proprie priorità.
Grazie ancora per aver arricchito con le tue bellissime parole del cuore questo angolo dedicato al sentimento! Ho terminato anche per oggi, dolcissime amiche; il bosco mi chiama, dopo il piacere il dovere, al contrario di come si fa di solito, ma spero di poter tornare prima possibile a perdermi di nuovo nelle vostre romanticissime storie! :wub:
 
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view post Posted on 25/4/2011, 18:09
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Mi scuso per il ritardo con cui inserisco queste storie che per diversi giorni sono rimaste bloccate sul mio desktop.
Ecco le storie inviate da Bloody Eagle : queste sono le storie originali e appena riesco (quando le avrò lette) inserirò anche le fic di HP.

1 - Gli occhi si aprono nel buio della notte. L’avete sognato e le immagini sono ancora chiare nella vostra mente...


One shot - drammatico/romantico – originale.


Occhi di sangue


La nebbia si addensa davanti ai miei occhi, soltanto echi lontani si odono.
Nell’aria c’è odore di sangue, così forte da darmi la nausea, da farmi girare la testa. Così forte da inebriare i miei sensi.
Cammino tra i silenzi e l’invisibile, cammino seguendo questa scia che sta accrescendo la brama in me; non riesco a trattenere la lingua nel leccare avidamente le labbra.
La nebbia si fa sempre più fitta insinuandosi tra la mia carne.
Cerco di afferrarla con una mano, ma mi sfugge tra le dita, come quella luce che si allontana sempre più oscurata da una densa coltre fosca.
Sento uno sguardo posato su di me, un oscuro sguardo affamato.
Stringo l’elsa della spada, pronta ad usarla al minimo segnale di pericolo.
Fa freddo. Lo sento penetrare nelle mie ossa, invadere i miei pensieri, come la nebbia che mi fa perdere in un intricato labirinto di morte.
Ho un compito ben preciso da svolgere e non posso permettere ad una fitta foschia di sentimenti di annebbiare completamente la mia ragione.
Serro le palpebre e per un attimo mi sembra di vederli, i tuoi occhi neri tinti di sangue, riesco a scorgere una complessa tela rossa che si espande dalle tue pupille. Quegli occhi li conosco più dei miei. Quegli occhi li amo più di qualsiasi alta cosa al mondo.
“Riuscirai a portare a termine il tuo compito?” mi aveva chiesto il Maestro.
“Sì.” avevo risposto senza pensarci.
“Lo ami?”
“Sì.” avevo ripetuto convinta più che mai della mia affermazione.
“Bene. Puoi andare.” si era limitato a dirmi.
Lo amavo, ma lo avrei ucciso.
Avrei dissipato quello sguardo relegandolo in un recesso buio della mia anima.
- Cosa sei venuta a fare? – una voce tra la nebbia.
- Ad ucciderti.
- Vorresti uccidere il Principe delle Tenebre?
- Le Tenebre non hanno padroni. La notte non è buia perché tu lo desideri. La luna si alza e il sole sorge senza che tu possa farci niente. Sei soltanto uno sguardo di sangue tra la nebbia. Sei soltanto il signore dei tuoi stolti simili che ti servono più per paura che per devozione, più per riconoscenza che per paura. No, tu non sei il Signore delle Tenebre, sei il Signore degli Stolti. Ed io ti ucciderò.
La nebbia cominciò a vorticare e ad ammassarsi intorno agli occhi di sangue, fino ad assumere la forma di un uomo, un uomo che celava un mostro.
- Vieni pure. Non mi opporrò al volere di colei che possiede la mia anima.
Il colore dei suoi occhi si fece sempre più intenso, più vivido, come fiamme che tutto bruciano.
Ed io stavo bruciando lentamente.
- Avvicinati e fai quello che devi.
Mi avvicinai per baciare le sue fredde labbra e per vedere l’ultima volta gli occhi di sangue da vicino.
Un colpo al cuore, preciso ma non mortale.
Una ferita dalla quale bere il suo sangue e addormentare per sempre quella brama che era cresciuta in me.
Si accascia al suolo e lo abbraccio.
Un altro taglio a recidere il collo e mi ritrovo a stringere per qualche istante cenere argentea, prima di sparire sospinta da una leggera brezza che sussurra il suo nome.
Mi addormento sotto la luna tinta di rosso, il rosso degli occhi di sangue.

Gridai nel buio della mia stanza.
- Va tutto bene? – mi chiese l’uomo che mi era accanto.
- Sì, tutto bene, ho solo avuto un incubo – risposi abbracciandolo più forte che potevo.
- Non preoccuparti, era soltanto un brutto sogno – cercava di calmarmi, ma non ci riusciva.
- Era così reale da farmi paura – aggiunsi aggrappandomi ancora con più energia, come se avessi paura di cadere.
Mi strinse a sé carezzandomi la schiena, guardai fuori la finestra: c’era una fitta nebbia nell’aria, non si riusciva a scorgere niente intorno.
Tra il candore di quel bianco vidi due occhi rossi, occhi di sangue.
Sorrisi.




3- Un camino acceso, un indumento abbandonato sul bracciolo della poltrona, il candelabro a rischiarare l’angolo del piccolo tavolo dove è appoggiato un libro aperto...

One shot - generale/introspettivo – originale.


Ossessione



Si avvicina lentamente alla poltrona dove sei seduto, il corpo ancora nudo trema scosso da brividi di freddo, il camino acceso riscalda appena la stanza.
Solo divertimento e nessun coinvolgimento, questo vi eravate promessi quel giorno in quella stanza. Avevate iniziato una relazione che non sarebbe mai dovuta nascere, per nessun motivo, invece ti eri avvicinato, la volevi, lei ti voleva e tutto era cominciato.
“Sarà solo sesso” le avevi detto la prima volta, lei aveva risposto “Lo so”, guardandoti appena.
Adesso stai lì, seduto sulla tua poltrona preferita, la guardi rivestirsi.
- E’ meglio che tu vada, ora. – le intimi.
- Lo so – ti risponde come quel giorno in un soffio quasi rassegnato, ma in quell’istante ti guarda negli occhi, e tu puoi scorgere mille emozioni attraverso le sue iridi.
- La mia camicia è sotto il tuo braccio, se gentilmente me la passi, mi vesto e me ne vado – ti risponde con noncuranza, mentre s’infila i pantaloni appena raccolti da terra.
Ti guarda quasi con indifferenza seduto su quella poltrona, alzi appena gli occhi verso di lei, osservandola per qualche istante, poi le passi l’indumento.
Non riesci a capire cos’è. Amore? Odio? Lussuria? Dolore? Gelosia?
La gelosia è la tua, vero?
Impazzisci al solo pensiero che qualcun altro possa toccarla. È solamente tua, l’hai iniziata all’amore e al sesso e tremi all’idea di non essere più l’unico. Hai il diritto di essere l’unico.
La lussuria è la tua, vero?
Ne sei ossessionato, non riesci a farne e meno, è la tua droga quotidiana, ma devi trattenerti, è uno sforzo enorme per te. Anche adesso che ti è davanti, la desideri, vuoi che sia ancora tua, ancora e ancora.
Il calore proveniente dal camino le carezza la pelle; le invidi, desideri essere quelle fiamme per avvolgerti intorno al suo corpo. Sei appena stato una spira sulla sua pelle, ma non ti basta, non ne sei mai sazio.
Avere una giovane vita tra le tue braccia, ti fa tornare indietro, a quando eri uno studente che si affacciava ai piaceri della vita.
Ma non lo sei più, non sei uno studente, sei passato al di là e hai lei. Lei che, come te allora, si sta affacciando ai piaceri della vita. E tu sei il suo mentore in questo.
E la scacci via ogni volta, per questo ti odi, lo fai sperando che lei ti odi come e più di te stesso.
Speri di allontanarla per sempre da te, vero?
Ci stai riuscendo?
“No”.
Immaginavo.
Tu sei pazzo di quella ragazza. Tu sei pazzo a rischiare tutto per quella ragazza. Tu sei un pazzo che si è innamorato.
Per questo la stai mandando via.
Non per l’età. Non per tua moglie. Non per la tua posizione.
Perché la ami.
Il libro che ti hanno regalato giace aperto sul tavolino, chissà se lo stai leggendo tu o lei. Sì, lei, perché quella ragazza che ti è davanti è l’altra.
Inizia a leggere il libro nel punto in cui c’è un cartoncino rosso nel mezzo, ti guarda divertita per quelle parole, per quel libro.
- Non la lascerò.
Mentre glielo dici, la guardi negli occhi illuminati dalle fiamme, la guardi sorridere.
- Non l’ho mai preteso. – ti risponde atona, come se non le importasse, - Lascia me. – aggiunge in un soffio mentre il fuoco scoppietta sempre più forte.
- Non posso. – ti limiti a dire.
- Non puoi o non vuoi?
- Entrambe le cose.
Egoismo. Possessione. Gelosia. Soltanto tua.
- Perché non mi lasci tu? Perché non esci da questa casa e dalla mia vita?
Non sai perché le hai detto quelle parole, ti limiti a guardarla mentre si avvicina a te.
La bottiglia di vino è ancora sul tavolino dov’era il libro che adesso è tra le sue mani; prendi il bicchiere ormai vuoto, lo riempi e ne bevi il contenuto in un unico sorso. Una goccia di liquido ambrato ti rimane sulla bocca e lei si avvicina, ti osserva, il libro ormai chiuso, ancora in mano.
Non vuoi che vada via, non vuoi vedere la porta chiudersi alle sue spalle, vorresti svegliarti con lei tra le braccia.
Impossibile, lo sai.
Dovreste andare lontano, qualche giorno, ma poi? A cosa servirebbe?
Senti il suo respiro sulla tua pelle, la sua lingua umida raccoglie quella goccia.
Senti le sue labbra calde e morbide sulle tue in un bacio amaro e alcolico.
- Se solo ci riuscissi. – sussurra appena.
Si allontana dal tuo viso, si allontana da te, velocemente, senza darti il tempo di replicare se ne va, lasciandoti solo con i tuoi pensieri, con il vino in una mano e il libro nell’altra, con le fiamme del camino che si fanno sempre più flebili.
L’hai vista.
Hai visto una lacrima scenderle lungo il viso.
Apri il libro e continui a leggerlo, parole che descrivono bene la tua situazione, leggi aspettando domani, aspettando di vederla di nuovo.





4- Pensare a lui vi ricorda una stagione. Quale e perché?

Poesia - romantico - originale.


Autunno


D’autunno canterò il mio amore per te,
d’autunno cadran le foglie del mio domani
che sarà lontano da te,
lontano dalla foresta che imprigiona l’anima mia,
lontano dalle lacrime di cielo
che accompagnano i miei tristi lamenti.

Ho camminato tra alberi spogli
che danzano leggeri nel vento
aprendo il buio nel mio cuore,
ho camminato pensando agli occhi tuoi tristi
di terra bagnata d’odio e d’amore,
spiraglio di ardente luce.

Ho visto i tuoi passi tra il freddo e la nebbia
che si dissipa in ogni tuo sguardo,
ho visto la pioggia d’autunno cessare d’istante
ad ogni sorriso che doni ai miei occhi ormai spenti,
lago di gelida acqua dove tutto cessa d’esistere
nell’oscura rassegnazione della fine.

Su quella panchina ricoperta di foglie
mi hai preso la gelida mano,
ed il mio cuor di fiamme d’amor ha divampato.
Ora, su quella panchina di deserto bosco
osservo il bruno manto bagnato di lacrime amare
del mio amore ormai infranto.

E qui da sola ora piango.
Piango tra le nuvole il grigio mio amore,
aspettando la pioggia d’ottobre
che porti via questo tormento verso il mare caldo,
volando lontano da me, con le rondini
che migrano portandosi dietro il mio triste sorriso.

Non più dolore né pianto in questo mio corpo,
aspetterò che le foglie cadano a terra,
battito di cuor che risorge,
aspetterò il tepore di primavera,
musica di un’anima allegra che riprende a danzare
di lieta speranza di una vita lontano da te.




6- E se doveste paragonarlo/a ad un elemento naturale, quale sarebbe?

Flash-fic – romantico - originale


Il vento che brucia


Sei come il vento impetuoso di una tempesta in pieno mare che ti scuote dentro, lasciando nient’altro che disordine in questo turbine di sentimenti.
Sei come la brezza che ti dona sollievo sotto un caldo sole d’estate, che ti accarezza delicata la pelle procurandoti deboli brividi.
Sei come una raffica d’autunno che non si vede, ma ne senti i rumori in lontananza, non è davanti ai tuoi occhi, non l’osservi, ma sai che c’è, senti la sua presenza dentro di te, senti il freddo che ti lascia nel cuore.
Sei la tempesta che alimenta il fuoco che hai dentro, ti brucia la carne, ti toglie il respiro, ti sospinge nel cammino verso di lui, i tuoi passi s’infiammano tra le spire di un vento che non ti lascerà mai.





10 – Se fosse un’emozione sarebbe…



Flash-fic – introspettivo – originale.


Gelosia


Ah la gelosia.
Questo animale selvaggio che non riesci a domare, quest’erba maligna che si insinua tra la tua carne avvelenando ogni tuo respiro che si fa irregolare quando il tuo sguardo s’impossessa di lei.
La gelosia che ti ha reso ridicolo ai suoi occhi, che ti ha reso pazzo più di quell’amore malato.
Tu sei la gelosia che ti coglie ogni volta che hai paura di perderla, quando non fai nulla per trattenerla.
Ah, ecco cos’è, è la paura.
È lei che alimenta quell’animale che si annida dentro di te, è lei che accresce quella pianta che pian piano ti succhia la vita.
Hai paura che la catena che vi unisce, si spezzi?
Hai paura che possa comporre altri anelli con un altro?
Ah la gelosia che ti sta distruggendo.
Ormai non tolleri vederla anche solo parlare con lui, la osservi mentre la stringe in un ballo e il sangue si infiamma nelle vene, vorresti allontanarla da lui e stringerla tu stesso.
Ma non puoi.
La vuoi, la desideri, la brami… la ami.
Ah la gelosia che ti ha distrutto.
Sei solo in questa stanza, solo con un bicchiere di vino ed un libro, solo con te stesso e i pensieri che vanno continuamente verso lei, verso i suoi occhi, verso il suo viso, verso il suo corpo.
Nessuna parola per te, nessun sorriso per te.
Sei solo.
Non è la gelosia, è paura di perderla.
E l’hai capito quando l’hai persa, l’hai capito nella solitudine.
Ah la gelosia che l’ha condotta di nuovo verso di te.
Adesso non sei più solo.
Ma per quanto…





Passo la parola a Fata, Folletto e Strega i cui commenti, dolci o pungenti che siano (e alla Strega, ma anche al Folletto, talvolta, concediamo una dose di "malignità" in più affinché possano adeguatamente svolgere il loro ruolo), devono considerarsi esclusivamente effettuati sulla storia e i suoi personaggi e non sulla persona dell'autore.
 
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view post Posted on 26/4/2011, 11:43
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I ♥ Severus


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Oggi è il 26 aprile e il gioco dovrebbe terminare tra 4 giorni: poichè sono ancora in attesa delle storie di 4 persone (e forse anche di altre 2), mi chiede se è necessaria ancora qualche piccola proroga alla scadenza del 30 aprile.
Fatemelo sapere via MP.


Edited by Ida59 - 26/4/2011, 13:47
 
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view post Posted on 26/4/2011, 12:49
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Vi ricordo che il gioco si basa sull'anonimato dei partecipanti affinché si sentano pienamente liberi di esprimersi, e lo stesso vale per le identità di Fata, Folletto e Strega. Chiunque dovesse eventualmente capire qual è la persona celata sotto il nick è vivamente pregato di restare zitto.
Tutti gli utenti sono liberi di commentare le storie ed esprimere il proprio parere sulle stesse ma, per favore, non dite che non siete state voi a scriverle o che non scrivereste mai cose simili o altri giudizi negativi sull'autore delle storie: concentratevi sul contenuto delle risposte e lasciate perdere ogni commento personale sul suo autore perchè la persona celata sotto il nick ha diritto a tutto il nostro rispetto, qualunque cosa abbia scritto e in qualunque modo si sia espressa.
Provvederò personalmente a cancellare/censurare commenti che dovessero risultare irrispettosi delle persone.
Anche l'autore delle storie è libero di auto-commentarsi, stando attento a non farsi riconoscere.


Anche queste storie per diversi giorni sono rimaste bloccate sul mio desktop, quindi mi scuso per il ritardo con cui le inserisco.
Si tratta di altre 4 storie su Severus inviate da Sweetheart : quelle precedenti le trovate QUI.

8 - Il sole batte radente sul prato bagnato dalla rugiada del mattino, riempiendo l’aria di riflessi colorati e irreali. Dal nulla una figura si staglia in controluce…


One shot - drammatico/romantico/introspettivo – Fic di HP:7° anno, Severus/Pers. Originale (è il seguito di “Incontro notturno”).


Appuntamento all’alba


Il sole era appena spuntato: superate le cime delle montagne che circondano Hogwarts, irradiava con i primi raggi le cime degli alberi della Foresta Proibita.
Severus Piton, il preside, non aveva dormito nelle sue stanze; Kelly Stevenson lo tenevo d’occhio, come sempre, e la sera prima l’aveva visto inoltrarsi, il lungo mantello nero che gli oscillava con eleganza alle spalle, nel folto degli alberi: aveva annotato tutto sul taccuino di giornalista, anche se neppure una riga sarebbe mai finita sulla Gazzetta del Profeta, o su qualsiasi altro giornale. Aveva imparato la lezione: la vita di Severus era troppo importante per lei, e per tutto il mondo magico, per rischiare di metterla in pericolo, anche se ciò lo condannava a una tremenda solitudine e al disprezzo di tutti colori per i quali, invece, Kelly sapeva che ogni giorno rischiava la vita.
Lo aveva sospettato fin da quanto era stato costretto a uccidere il vecchio preside, sì, proprio su suo ordine, terribile gesto che lo aveva gettato nel più tragico sconforto, e qualche giorno prima aveva avuto conferma definitiva dei suoi sospetti, quando lo aveva sorpreso a schiantare quel bastardo di Carrow per salvare Neville dalle sue torture. Quella notte gli aveva rivelato l’amore che da dieci anni le bruciava nel cuore, fin da quando era stata sua alunna dei M.A.G.O., ma Severus si era ritratto, quasi nascondendosi dietro al suo dovere, sfuggendo un amore che non riteneva di meritare. Ma Kelly aveva visto bene le nere fiamme incontrollate che ardevano nelle tenebrose profondità dei suoi occhi ed era sicura che, se anche una sola possibilità fosse esistita per arrivare al cuore del mago, avrebbe saputo trovare la strada, anche se in quel momento aveva solo potuto gridare il suo amore al mantello nero che gli ondeggiava alle spalle, mentre si allontanava dopo quell’istante di esitazione. E gli aveva promesso di aspettarlo.
Era quello il motivo per cui adesso era lì, ad attendere il suo ritorno nel primo sole del mattino, dopo quella che doveva essere stata un’altra sua tremenda notte trascorsa nel Cerchio del Mangiamorte, indossando un’impassibile maschera d’argento a celare la sua umanità, e il suo dolore. Cos’era accaduto tra quelle tenebrose ombre? Il sangue aveva ancora una volta macchiato le sue mani straziandogli di nuovo l’anima, o forse era riuscito a salvare qualche vittima designata?
Il sole batteva radente sul prato bagnato dalla rugiada del mattino, riempiendo l’aria di riflessi colorati e irreali. Dal nulla, una figura si stagliò in controluce, alle spalle la massa ancora scura degli alberi da cui era uscito zoppicando, stringendosi nel mantello nero: il sangue brillava rosso sul suo volto pallido, illuminato dal sole dopo i prima passi sul prato. Accorgendosi d’essere ormai in piena vista si ritrasse cercando di nuovo l’ombra protettiva degli alberi.
Kelly si slanciò verso il mago, giusto in tempo per sostenerlo ed aiutarlo ad appoggiarsi con la schiena al riparo di un tronco d’albero, nascosto alla vista delle finestre del castello.
- Severus!
Sul volto pallido del mago, una lacrima di sangue gli rigava la guancia, partendo da un taglio sulla tempia, ma era sulla gamba, che Severus ora teneva stretta tra le mani, che vi era la ferita più grave e profonda, quella che lo faceva zoppicare e dalla quale doveva aver perso abbondante sangue.
Il mago sospirò, mentre una smorfia di dolore si disegnava sul suo viso:
- Cosa ci fai qui?
- Ti aspettavo, - sussurrò piano Kelly, - ti aspetto sempre…
Severus scosse il capo senza parlare ma nei suoi occhi Kelly vide di nuovo ardere le fiamme nere che sapevano ammaliarla e condurla nella profondità dell’anima del mago. Si chiese se si rendesse conto che poteva leggere la straziante sofferenza della sua anima quando la guardava in quel modo. Lo sguardo nero si fece ancora più ardente e Kelly si sentì attrarre sempre più in quell’abisso di tenebre scintillanti:
- Ti amo… - riuscì appena a mormorare, il fiato che le mancava.
Severus distolse lo sguardo di colpo. Sì, era certa che il mago sapesse benissimo cosa accadesse in quegli istanti, e che fosse addirittura lui a volerlo. Anche se poi si ritraeva ogni volta che gli rivelava il suo amore, come se ne avesse paura, come se non si ritenesse degno d’essere amato.
Però le aveva permesso, in un breve flash, di vedere cos’era accaduto quella notte e Kelly non avrebbe più scordato il terrore impresso in quegli occhi color del cielo spalancati nell’orrore buio della notte. Eppure Severus era riuscito a salvare la ragazzina e la madre, a rischio della propria vita, e le aveva tratte in salvo portandole lontano, anche se l’ultimo sortilegio, prima che il Mangiamorte che li inseguiva cadesse morto a terra, lo aveva colpito alla gamba. Incurante del dolore, si era smaterializzato regalando la vita a vittime designate, scambiandola con quella del loro aguzzino.
Era stato costretto ad uccidere ancora, e Kelly era sicura che anche quella morte aveva straziato l’anima del mago, anche se era un… nemico, ma pur sempre un essere umano.
- Ti fa male?
Che domanda sciocca: certo che la gamba gli faceva male, ma non era quello il dolore cui Kelly si riferiva.
Di nuovo le fiamme arsero negli occhi neri di Severus e Kelly si sentì stringere il cuore; una lacrima scese lenta sul suo viso mentre di nuovo mormorava:
- Ti amo, Severus…
Questa volta il mago non distolse lo sguardo; lo vide tremare appena, le labbra che si schiudevano piano in un tenero sussurro:
- Kelly…
Lo guardò attraverso il velo di lacrime e gli parve bellissimo: un angelo nero caduto e rovesciato, abbattuto da colpe lontane, che si aggrappava a lei per sopravvivere. Era tutto scritto in quei suoi meravigliosi occhi neri, impresso nel tremore delle sue labbra sottili.
Era troppo, troppo da sopportare, per chiunque; Kelly chiuse gli occhi e gli sfiorò piano le labbra:
- Severus… amore…
Il respiro era tiepido e il mago non si sottrasse al suo lieve tocco: non lo ricambiò, ma le sue labbra rimasero lievemente dischiuse permettendole di deporvi un dolce bacio; Kelly percepì il tremito delle sue labbra e fu certa che in quell’istante i suoi occhi neri scintillassero. Ma non avrebbe potuto dire se fosse amore…
Infine Severus si lasciò lentamente scivolare a terra e le permise di aiutarlo con la ferita alla gamba. In pochi istanti il mago stesso la rimarginò e fu nuovamente in piedi: avrebbe potuto farlo anche da solo, prima, ma aveva dato la precedenza alla salvezza delle due donne, così come poi le aveva permesso di vedere quale era il vero dolore che lo straziava.
Avrebbe voluto stringerlo forte a sé e ripetergli mille volte il suo amore: temeva di essere respinta, ma se non ci avesse provato, non lo avrebbe mai saputo. Con un gesto impulsivo lo abbracciò e lo strinse forte tra le braccia, le lacrime che si mischiavano con il sangue sulla sua guancia:
- Ti amo, Severus, ti amo!
Lo sentì irrigidirsi un attimo, poi rilassarsi, e si trovò all’improvviso avvolta dalle sue braccia, le labbra ardenti che le sfioravano la fronte in un amaro sussurro:
- Non merito l’amore, c’è troppa oscurità in me…
Kelly si strinse al mago: non le importava quanto tempo ci avrebbe impiegato, ma sarebbe riuscita a convincere Severus che le sue erano tenebre luminose, rese preziose dai suoi rimorsi e dalla sua sofferenza. E che se c’era un uomo che meritava l’amore, quello era proprio Severus Piton, e lei aveva intenzione di amarlo, per tutto il resto della vita.
Il mago la stava guardando ora, leggendo i pensieri che gli offriva: scrollava il capo, il viso serio e pallido, ma le fiamme nere dei suoi occhi ardevano più luminose che mai.
- Ti aspetterò, Severus, ogni giorno e ogni notte, fino a quando verrai da me.
Kelly sì sentì bruciare dallo sguardo oscuro del mago, e desiderò solo perdersi in quell’abisso di tenebre di cui ormai conosceva anche la dolcezza.
- Torniamo al castello. - sospirò, mentre con un tocco di bacchetta si ripuliva dal sangue il volto pallido e stanco per la lunga notte, e le vesti. – Sei un’ottima copertura per il mio rientro alla scuola a quest’ora, senza destare sospetti.
Kelly sorrise, maliziosa:
- Uhm… chissà quale voci mai si spargeranno su di noi… piccanti…
Lo sguardo del mago la fulminò, minaccioso e severo.
- Ok, ok… le smentirò. - rispose sospirando e guardandolo negli occhi, sognante. – Sarà il nostro segreto…
Severus scosse il capo, ma Kelly fu certa di vedere l’ombra di un sorriso disegnarsi appena sulle sue labbra sottili mentre le porgeva il braccio cui si strinse subito, felice di quella inaspettata vicinanza con l’uomo che amava.




1 - Gli occhi si aprono nel buio della notte. L’avete sognato e le immagini sono ancora chiare nella vostra mente...

One shot - drammatico/romantico/introspettivo – Fic di HP:7° anno, Severus/Pers. Originale (è il seguito di “Incontro notturno” e “Appuntamento all’alba”).


Il sogno di Kelly


Era accaduto.
Oltre ogni speranza di Kelly, al di là dei confini della realtà, in un sogno dolce e appassionato che aveva le incantate sembianze del vero.
Severus Piton, il Preside tanto odiato e disprezzato dai colleghi, ma che col favore delle tenebre sottraeva gli studenti alle torture dei Mangiamorte, il mago che si era a lungo sottratto ad ogni suo approccio ritenendo di non essere degno che qualcuno l’amasse, l’uomo integerrimo che aveva sempre frapposto il suo dovere fra loro, quella sera di inizio estate si materializzò nel salone dove si teneva il ricevimento del Ministro: i suoi occhi neri arsero quando si posarono su Kelly Stevenson, e non la lasciarono più.
La maga si sentì avvampare sotto quello sguardo rovente e le mancò il respiro, eppure non volle sottrarsi, non cercò neppure di recuperare la propria lucidità e solo si abbandonò al sogno, alle braccia di Severus che l’avvolsero stretta al suo corpo negli appassionati passi di danza.
Kelly si perse nello scintillante abisso degli occhi neri del mago, tenebre vellutate intrise di desiderio, fiamme oscure che ardevano incontrollate rivelandole l’agognata verità: Severus la amava. Oltre le colpe e i rimorsi, oltre la sofferenza e il dovere, Severus aveva ceduto a se stesso e al richiamo insistente dell’amore.
Con studiata casualità la condusse fuori nel parco, dove la notte li attendeva con il suo velo di tenebre trapunto di stelle. E gli occhi di Severus splendevano, neri diamanti che oscuravano anche gli astri notturni, colmi d’un amore che non poteva più trattenere e celare.
L’avvinse più forte a sé, al proprio corpo che sfacciatamente la desiderava, e lentamente si avvicinò alle sue labbra:
- Eccomi, Kelly, sono qui, alla fine sono venuto da te, - sussurrò in un ardente sospiro, - la tua lunga attesa è finita, amore mio!
La maga rabbrividì mentre le labbra frementi di Severus scendevano sulle sue, dolci e delicate, brucianti e appassionate, e le braccia la stringevano ancor più forte, in un abbraccio impetuoso e possessivo che sembrava non poter più attendere un solo istante.
Un tenue plop e si smaterializzarono nell’oscurità, congiunti da un bacio infinito, languido e travolgente, sogno d’amore che infine prendeva vita.

E lo splendido sogno si tramutò in un incubo orrendo, un lago di sangue che sommergeva il corpo inerte di Severus, la tenera pelle del collo squarciata dalle zanne avvelenate di Nagini.
No, no, nooo!
Il loro amore non poteva finire così, non dopo solo pochi giorni di sogno, non dopo aver atteso tanto tempo, non dopo l’infelicità e la sofferenza di Severus durata tutta una vita.
No, no, non era giusto!
Kelly urlò e cadde a terra di schianto, svenuta davanti alla morte dell’uomo che amava, davanti alla fine d’un fragile incanto d’amore durato solo l’attimo d’un fugace battito di ciglia.

- Kelly, Kelly, amore mio!
Gli occhi neri di Severus la scrutarono nell’oscurità, scintillanti abissi colmi d’amore e di preoccupazione.
Kelly spalancò gli occhi e trattenne il grido che aveva sulle labbra: Severus era davanti a lei, vivo, e non nel lago di sangue nella Stamberga Strillante, dove aveva visto il suo corpo esanime.
Le braccia del mago l’avvolsero, dolci e protettive, per riportarla nella realtà del loro talamo d’amore:
- Amore, ancora la visione di quel terribile momento? – sussurrò piano sfiorandole la guancia con un tenero bacio. – Proprio ora che i miei incubi, finalmente, non mi tormentano più?
Kelly si strinse all’uomo che amava, al mago cui, a tutti i costi, aveva voluto regalare la felicità e l’amore, anche se per un soffio una terribile sorte avversa non glielo aveva sottratto. Gli accarezzò piano il collo seguendo con la punta delle dita la cicatrice che lo segnava:
- Fanny è arrivata appena in tempo… - mormorò con voce ancora un poco tremante:
Severus sorrise, fiamme d’amore che bruciavano nello sguardo languido:
- L’avevi chiamata tu…
Kelly si perse negli occhi neri nel mago, arse nelle sue stesse fiamme, là dove aveva capito tutta la verità ed aveva imparato ad amarlo, mesi prima.
No, non era un incubo, quella tremenda visione, ma solo la realtà del sacrificio di Severus.
E tutto il resto non era che un sogno. Un sogno che era diventato la splendida realtà del loro amore.






10 - Se fosse un’emozione sarebbe...


One shot - drammatico/romantico/introspettivo – Fic di HP: post 7° anno, Severus/Pers. Originale


Anelito di sogno


Una sola emozione non può bastare a descrivere l’uomo che amo, perché sono molte quelle duramente incise dalla sofferenza sul suo volto pallido, nascoste tra le rughe precoci del dolore, celate nelle profondità tenebrose e tormentate dei suoi occhi infinitamente neri, ombreggiate dai lunghi capelli corvini.

Un tempo fu l’orgoglio che sfolgorava nei tuoi occhi neri a guidarti; più e più volte fosti ferito a fondo e umiliato senza ritegno, a cominciare da tuo padre, che ti generò ma poi ti tolse l’affetto, rinnegandoti come mostro, inaccettabilmente diverso.
Negli anni verdi in cui tutto sembrava a portata di mano e il mondo ai tuoi piedi, Severus, le prospettive si capovolsero e il mondo, con un sogghigno di scherno, ti sfuggì dalle dita, la tua giovane dignità appesa ad un incantesimo che tu stesso avevi inventato, l’amicizia calpestata e derisa da taglienti parole e la giustizia dimenticata da chi doveva amministrarla.
Da quel giovane orgoglio, da tutti trafitto e deluso, e dalla tua innegabile superiorità magica, di cui eri fin troppo ben conscio, nacque il tuo irrefrenabile impulso di vendetta, ad ogni costo e contro tutti, sorse l’odio accecato dalla perdita dei sogni e ingigantito dal dolore.
Così cadesti, Severus, sprofondasti senza speranza nel baratro dell’errore e dell’oscurità: di tua volontà scegliesti le spire del serpente ed abbandonasti la luce, perdendo te stesso e condannando la tua povera anima alle lacerazioni dell’assassinio. E le tenebre dei tuoi occhi divennero più profonde, nel riflesso argenteo di un’implacabile maschera che rinnegava la tua umanità.
Presto l’odio si tramutò in orrore per il sangue innocente che gocciolava dalle tue mani; tremasti, Severus, e l’impulso vendicativo divenne terrore di perdere ciò che, ancora, nella profondità del tuo cuore, scopristi di amare teneramente, con tutto te stesso, oltre te stesso. La tua vita perse d’ogni importanza quando scopristi d’aver messo in pericolo la purezza di un amore solo vagheggiato e mai vissuto. Furono mesi di sgomento e d’angoscia, fiamme rosse e lampi verdi a sovrapporsi a teneri ricordi di felicità ormai perduta, là, nel fondo dei tuoi cupi occhi neri, ormai dominati solo dall’amara consapevolezza di un errore irrimediabile.
Poi fu solo la sofferenza più tremenda e la disperazione assoluta: dover vivere avendo causato la morte dell’unica persona che, a tua stessa insaputa, avevi infine imparato ad amare di un amore puro e totalmente disinteressato. In quella notte la tua vita, Severus, arse sul rogo impetuoso del rimorso: moristi insieme con lei, in quello stesso lampo verde, nel riflesso spento di occhi amati che non si sarebbero mai più fissati nel nero tormento del tuo sguardo. E dal ragazzo orgoglioso e colpevole che eri, diventasti l’uomo pronto ad espiare ogni colpa per il resto della vita.
Si susseguirono anni uguali a se stessi, fatti solo di solitudine e rinuncia, di disprezzo di te stesso e di tremendi rimorsi, di incubi che uccisero i sogni e infransero ogni speranza. Per te furono anni di vita non vissuta, Severus, di occhi vuoti in un gelo silenzioso e buio, ricordi di puro dolore, passato senza futuro, inchiodato ad un infinito presente di sofferenza, condannato ad espiare imperdonabili colpe, senza consolazione alcuna, sempre e solo attanagliato dagli incubi del rimorso.
Sul tuo volto pallido calò la maschera della freddezza e dell’impassibilità a celare un dolore che non aveva requie; fu la recita e la finzione, l’esasperazione di un controllo estremo che dominava la tua umanità e cancellava ogni emozione in un uomo condannato a vivere solo per compiere il proprio dovere alla ricerca di un’impossibile redenzione.
Fu ancora un lampo verde a lacerarti l’anima e a strapparti l’unico amico che avevi, l’unica persona che aveva saputo credere in te fino al punto di affidarti con totale fiducia la propria morte. E consapevolmente ti gettasti nel baratro dell’orrore, Severus, ma in quelle tenebre ora brillava la coraggiosa luce dei tuoi occhi neri.
Orrore ed oscurità, terrore e tenebre, quel figlio mai avuto, ma sempre desiderato, da proteggere senza poterlo amare, e un dovere essenziale da portare a termine, oltre te stesso; poi anche tu saresti potuto morire, Severus, e il tuo infinito dolore stemperarsi finalmente nell’oblio della morte, nell’abbraccio di quelle verdi iridi che non avevi mai smesso d’amare, in cui dissolvere per sempre l’abisso nero e perduto dei tuoi occhi.
Ma la morte non ti volle: miracolose lacrime di Fenice sanarono le tue ferite, benedizione di un caro amico che non ti aveva mai abbandonato, testamento d’un sorriso azzurro, pacato e sereno, che voleva anche per te la felicità dopo tanta sofferenza.

Io ero là, erede di quel canuto sorriso, a conoscenza d’ogni palpito di sofferenza della tua povera anima, Severus, lacerata eppure di nuovo integra nel suo estremo sacrificio; avevo un compito difficile da svolgere, quasi impossibile: occupare il posto lasciato vacante da verdi sogni morti da troppo tempo e risvegliare all’amore il tuo cuore, così a lungo congelato e torturato dal tremendo dolore dei rimorsi.
È stato incredibilmente difficile e più volte fui vicina ad arrendermi, ma alla fine ci sono riuscita.
Nei tuoi meravigliosi occhi neri, Severus, ora risplendono fiamme d’amore profondo e di travolgente passione e sulle tue labbra, sottili e frementi, insieme ad un tenero sorriso di serenità aleggia il mio nome, sussurro dolcissimo e intenso, anelito di sogno finalmente realizzato a riempire la vita d’un uomo che ha saputo amare oltre se stesso.




11 - Il colore dei suoi occhi vi ricorda...


One shot - angst/romantico/introspettivo – Fic di HP: post 7° anno, Severus/Pers. Originale


Nero di morte, nero di vita


Il nero timido d’un pudico amore che non ha il coraggio di spiegare le ali alla luce del sole e resta a guardare, nell’ombra, il candido giglio brillare.
Il nero orgoglioso di chi vuol possedere il sapere, il nero fiero di chi sa quanto vale e pretende ciò che gli spetta.
Il nero sfumato di ricordi lontani, di candida innocenza di un’anima che si dibatte, di una strada di luce ormai perduta.
Il nero dell’odio e della vendetta, il nero della rivalsa d’una dignità calpestata e derisa, il nero profondo e bruciante d’una tremenda scelta sbagliata.
Il nero scintillante del coraggio, il cadere e il rialzarsi, sempre, con forza infinita, fino a ritrovare la strada giusta.
Nero, nero di morte e di disperazione; il nero devastante della perdita e del nulla, il nero infinito di dolci occhi verdi che non sorrideranno mai più.
Il nero desolato d’un gelido lago di devastante dolore, strazio infinito di rimorsi, angoscia di morte sulle mani, neri incubi a punire imperdonabili colpe.
Il nero profondo e scuro di un abisso notturno, senza stelle, senza vita, senza speranza, senza futuro.
Il nero della solitudine e del disprezzo nella costanza del compimento del dovere alla ricerca di un’irraggiungibile redenzione.
Il nero gelido di un’umanità celata dietro a un impassibile volto dal bianco pallore; il nero assoluto della rinuncia ad ogni emozione e sentimento per poter ingannare il Male.
Il nero atroce di fatali parole, ultima richiesta d’un padre amato, nera sofferenza di un’anima straziata, sola, sconosciuta a tutti nel suo sublime silenzio.

Questo lessi nei tuoi occhi, tenebre buie e profonde nel delirio che ti ha sottratto alla morte del serpente; nei tuoi occhi neri spalancati sul passato, aperti a me senza difesa alcuna, conobbi l’oscurità della tua vita e il nero devastante del tuo dolore, scoprii il tuo coraggio e la tua abnegazione. Vidi il nero della tua anima, ma anche la sua meravigliosa luce.
Mi innamorai perdutamente di te, mentre ti tergevo dalla fronte il sudore della febbre e del veleno e ti umettavo le labbra sottili, fragili come foglie secche; io, giovane e ambiziosa Medimaga, ricercatrice stimata nel campo delle lesioni da creature magiche, lottai strenuamente con te contro la morte, dimenticando di mangiare e non riuscendo a dormire ascoltando i tuoi flebili gemiti.
Poi, un giorno mi accorsi che stavo combattevo da sola contro la Morte, che tu volevi invece abbandonarti all’oblio eterno; ma ormai ti amavo e non ti avrei mai permesso di lasciarti andare in quel nero nulla che anelavi, perché Severus Piton meritava di vivere e di essere finalmente felice. Nei tuoi occhi avevo visto scorrere tutta la tremenda sofferenza della tua vita ed avevo giurato a me stessa che un giorno sarei riuscita a farti conoscere la felicità e vivere l’amore che avevi sempre solo sognato.
Così cominciai a parlarti, anche se i tuoi occhi neri, sempre spalancati e rivolti al soffitto, sembravano non vedere nulla se non il continuo ripetersi della tragedia del tuo passato; ti parlai a lungo, con dolcezza, raccontandoti l’amore nato guardando nei tuoi occhi, specchiandomi in quei profondi e tenebrosi laghi di dolore che mi guardavano senza vedermi. Carezzavo piano il tuo pallido viso, seguivo con la punta delle dita le rughe precoci che lo segnano e sfioravo la tua pelle con le labbra sognando che un giorno mi avresti finalmente vista ed amata.
Ma i giorni passavano, divennero settimane e mesi, e i tuoi occhi neri rimasero fissi sul tuo inferno privato, che ormai conoscevo fin troppo bene, in cui ogni giorno mi immergevo cercando la chiave per salvarti, per riportarti in vita, anche se tutti ormai dicevano, rassegnati, che non c’era più nulla da fare, che tra il troppo sangue perso ed il veleno di Nagini ormai il tuo cervello era perduto e non avresti mai più ripreso conoscenza, rimanendo un vegetale, disteso su quel letto, l’Ordine di Merlino a far bella mostra di sé sul comodino.
Ma io sapevo che non era così, io sapevo che eri tu a non voler tornare a vivere, perché non ritenevi ne valesse la pena, perché non ritenevi di meritarlo. Perché avevi paura di ritornare a soffrire. Così continuavi a crogiolarti nell’ossessione dolorosa dei tuoi ricordi, sprofondato nel nero senza luce del tuo passato, ostinato a non voler accettare che c’era ancora un motivo per vivere, che c’era ancora una speranza ed un futuro, che io ti amavo e non me ne sarei mai andata via lasciandoti solo.
Nessuno veniva più a trovarti, nessuno chiedeva più informazioni su di te, solo io rimasi al tuo fianco, irremovibile e incrollabile, a raccontarti il mio amore, ancora e ancora e ancora, con disperata insistenza, carezzando il pallore del tuo volto e sfiorando labbra che rimanevano inerti, implorandoti di uscire da quel nero nulla in cui eri voluto sprofondare con le tue colpe ed il tuo dolore, e di tornare infine a vivere perché anche tu meritavi di conoscere l’amore ed essere infine felice.
Poi quel mattino lo vidi, nel nero profondo e infinito dei tuoi occhi, e finalmente capii.
Mi chinai su di te, le lacrime strenuamente trattenute in tutti quei mesi che mi inondavano le guance, e lo dissi:
- Ti perdono, ti perdono, ti perdono…
Lo ripetei mille volte quel perdono cui il nero dei tuoi occhi anelava, lo dissi e lo ridissi tra i singhiozzi, le lacrime che non si fermavano:
- Ti perdono, ti perdono, ti perdono…
Con voce roca e spezzata, dal cuore uscivano sempre e solo quelle parole a lenire colpe ed errori abbondantemente espiati, a confermare una redenzione che ti eri già guadagnato con mille coraggiose azioni e con tutto il dolore dei tuoi rimorsi:
- Ti perdono, ti perdono, ti perdono… e ti amo, Severus!
Infine ti guardai e tra il velo del pianto non vidi più il nero dei tuoi occhi.
Li avevi chiusi, dopo tanto tempo, ed ora le ciglia tremavano appena mentre una lacrima usciva dai lati e lenta scendeva a congiungersi con le mie. Rimasi senza fiato quando vidi anche le tue labbra tremare ed un sussurro uscirne:
- Grazie…

Sono passati mesi da quel giorno ed ora il nero dei tuoi occhi sfolgora di felicità, risplende d’amore, scintilla di desiderio.
È il nero dolce e vellutato dei tuoi occhi quando li posi su di me, colmi d’amore, ebbri di passione.
È il nero languido e voluttuoso del desiderio che brilla nei tuoi occhi e che mi racconta il tuo amore.
È il nero profondo di un amore infinito che ha sconfitto la morte.






Passo la parola a Fata, Folletto e Strega i cui commenti, dolci o pungenti che siano (e alla Strega, ma anche al Folletto, talvolta, concediamo una dose di "malignità" in più affinché possano adeguatamente svolgere il loro ruolo), devono considerarsi esclusivamente effettuati sulla storia e i suoi personaggi e non sulla persona dell'autore.

Edited by Ida59 - 23/5/2011, 10:55
 
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I ♥ Severus


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Vi ricordo che il gioco si basa sull'anonimato dei partecipanti affinché si sentano pienamente liberi di esprimersi, e lo stesso vale per le identità di Fata, Folletto e Strega. Chiunque dovesse eventualmente capire qual è la persona celata sotto il nick è vivamente pregato di restare zitto.
Tutti gli utenti sono liberi di commentare le storie ed esprimere il proprio parere sulle stesse ma, per favore, non dite che non siete state voi a scriverle o che non scrivereste mai cose simili o altri giudizi negativi sull'autore delle storie: concentratevi sul contenuto delle risposte e lasciate perdere ogni commento personale sul suo autore perchè la persona celata sotto il nick ha diritto a tutto il nostro rispetto, qualunque cosa abbia scritto e in qualunque modo si sia espressa.
Provvederò personalmente a cancellare/censurare commenti che dovessero risultare irrispettosi delle persone.
Anche l'autore delle storie è libero di auto-commentarsi, stando attento a non farsi riconoscere.


Sempre scusandomi con l’autore per il ritardo con cui le inserisco, ecco altre 6 storie su Severus inviate da Bloody Eagle : quelle precedenti le trovate QUI.




2- Non è necessaria una ricorrenza speciale per fare un regalo alla persona che si ama. Cosa regalereste a lui/lei?


Poesia – introspettivo/romantico – fic di Harry Potter: post Malandrini, Severus/Pers. originale


Ti regalerei…


Ti regalerei un bacio rubato,
quelle morbide labbra che invochi ogni giorno,
da lontano le osservi, che sono tue
solo nello spazio di un sogno.

Ti regalerei un abbraccio di padre
che ti guardi con orgoglio,
un padre che non disprezzi
quegli occhi di nera magia.

Ti regalerei un amore che non ti faccia male
che ti costringa a sorridere e mai a piangere,
un’insperata ombra gelida
in un infuocato deserto desolato.

Ti regalerei un canto che parli di te,
una carezza di un vento giocoso
che trasporti il tuo nome nell’infinito
di un universo che reclama la sua stella.

Ti regalerei un tramonto senza sangue,
un mare sconfinato in cui lavarti le mani
e tornare fanciullo sorridente
che guarda un altalena che dondola.

Ti regalerei la morte che agogni da tempo,
come l’assetato che brama una goccia di solitaria acqua,
una lama nel cuore per donarti la pace
tinta di sangue che affama la belva.

Ti regalerei…
Tutto ciò che non hai.





5- La stanza è piena di sole. La luce danza sulla tela bianca, il pulviscolo dorato accarezza i colori sparsi sulla tavolozza di legno chiaro. Le linee sono sicure e le pennellate rapide. E’ il ritratto del vostro amore che state componendo.

One shot – commedia/generale – fic di Harry Potter: 5° anno, Severus/Pers. Originale.


Altair(1)


Era la prima volta dopo tanti mesi che lo vedevo dormire.
Era la prima volta dopo tanti mesi che rimanevo nelle sue stanze per la notte.
Il suo respiro era regolare, il petto si alzava e abbassava ritmicamente, lo vedevo rilassato.
Chissà quanto era passato dall’ultima volta che il sole lo aveva sorpreso in quella posa.
I raggi del sole avevano sempre e solo carezzato un viso stanco e dolorante?
Era immobile, sembrava un oscuro quadro di morte, soltanto il respiro tradiva la presenza di una vita.
L’avevo visto soffrire per giorni, l’avevo visto combattere per resistere al dolore delle torture che subiva costantemente.
L’avevo sempre visto riprendere il volo come una nobile e fiera aquila.
In quella posa sembrava veramente la costellazione dell’aquila, con le braccia distese ad occupare tutto il letto, un potente rapace al cui sguardo nulla si cela.
Lo osservai e, senza rendermene conto, feci comparire una tavolozza e una tela per rendere immortale l’uomo disteso sul letto, con le mie stesse mani.
Mi avvicinai e con un incantesimo gli cinsi la sciarpa nera intorno agli occhi.
Continuava a dormire tranquillo.
Un po’ di nero a scurire il marrone e le prime pennellate erano lunghe e decise. Ancora più nero e ancora più scuro a creare le ombre che avvolgevano questo soggetto, un’ombra che lo avvolgeva. L’ombra che lo aveva gettato in un baratro di solitudine e disperazione, un abisso senza fine dal quale sarebbe difficile ritornare.
Tu eri tornato. Avevi sempre cercato di toccare quella luce così bianca.
Pulii il pennello e lo immersi nel bianco, candido e puro come la tua pelle illuminata dal sole. Bianco come la purezza che non vedevo più nei tuoi occhi.
Pennellate più piccole, questa volta, la testa andava fatta con più precisione e gli occhi richiedevano tutta la mia attenzione.
I tuoi occhi che tutto osservavano, che ti sapevano scrutare nella profondità dell’anima, rendendoti completamente nudo al suo sguardo cui nulla si celava.
Il dipinto si stava pian piano componendo mentre ancora dormiva, molto più rilassato.
Il sole era ormai del tutto alto e la stanza era completamente inondata di luce, lo sentivo muoversi e gemere appena: si stava svegliando.
Aprì gli occhi, ma non riusciva a vedere.
- Ma che diavolo… - parlò togliendosi la scarpa che gli celava la vista, mi guardò – sei sporca sul viso – aggiunse.
Cercai di pulirmi al meglio.
- Che hai fatto? – mi chiese alzando un sopracciglio: era sospettoso.
- Nulla. Ho solo disegnato – cercavo di mantenere la calma.
- E dov’è questo disegno?
- Beh… ecco… l’ho fatto sparire, non voglio che tu lo veda.
- E perché?
“Maledizione sono morta, adesso mi uccide all’istante.” pensai, mentre cercavo il modo di venirne fuori.
- Perché mi vergognavo a fartelo vedere.
“Perfetto, una scusa migliore non potevo trovare. Speriamo solo che ci caschi. Maledizione! Perché si è svegliato prima del tempo.”
- Farò finta di crederci. – mormorò – Per ora. – precisò fulminandomi con lo sguardo. Si alzò dal letto e si diresse verso il bagno.
“Maledizione, se mi scopre sono morta.”
- Aspetta! – gridai all’improvviso, senza sapere bene cosa fare.
- Mm? – si voltò a guardarmi.
“Maledizione, se faccio un incantesimo se ne accorgerà di sicuro, nulla sfugge agli occhi di un’aquila.”.
- Nulla, nulla. – mi affrettai a dire cercando di trovare una soluzione il più velocemente possibile. Che cosa mi era saltato in mente.
Sbuffai rassegnata a ciò che mi aspettava, quando una voce ruppe il silenzio che si era formato:
- Mi spiegheresti gentilmente cosa significa questo, come dire, spettacolo veramente osceno?
- Ehi! Come ti permetti, quale osceno, è un’aquila perfettamente riprodotta – gli urlai indignata, mentre dirigevo i miei passi al bagno.
- Sul mio petto? – mi chiese con una strana calma che mi faceva paura, non prometteva nulla di buono.
- Beh… ecco… mi sembrava quantomeno originale.
Si avvicinò lentamente a me con quello sguardo così indecifrabile che mi gelò il sangue nelle vene: rabbrividii.
- Originale? – si limitò a dire quando ormai mi era vicino.
“Sono morta, ahimè, così giovane.”
- Corsa finita. – dichiarò – L’aquila ha catturato la sua preda, dopotutto. – un ghigno beffardo increspò le sue labbra mentre mi aveva bloccato tra sé e il muro.
- Secondo te cosa dovrei farti adesso? – sussurrò sulla mia pelle, il suo respiro freddo m’infiammò, - Potrei metterti in punizione tutto l’anno, ma poi sarei costretto a vedere una fiera e nobile Grifondoro tutto questo tempo e il mio povero cuore Serpeverde non lo sopporterebbe. – aggiunse mimando un piagnisteo con la mano sul cuore.
- Simpatico. Molto simpatico. Un evento da trascrivere la simpatia di Severus Piton, non c’è che dire.
- Oppure potrei fare la stessa cosa su di te, un bel serpente magari, verde e argento, sarebbe perfetto. Che dici? Può andare, nobile Grifondoro? – mi chiese mentre stava già sfilando la mia maglietta.
- Davvero spiritoso. La mia povera anima Grifondoro sporcata dai colori Serpeverde.
- Allora dovrò riconsiderare la punizione.
La maglietta era già finita a terra.
- Potresti usare colori commestibili magari.
La sua bocca s’incurvò in un sorriso, prima di catturare la sua preda con un bacio.

--------------
(1) Altair è la stella più luminosa della Costellazione dell’Aquila e in arabo significa appunto Aquila.





7 – Siete riusciti a conoscerlo/a. Descrivete la situazione e le vostre emozioni e sensazioni.


Flash-fic – introspettivo – fic di Harry Potter: 6° anno, Severus /Pers. originale


Il vero te


Ho dovuto spiarti per conoscere il vero Severus, ho dovuto vederti piangere di nascosto all’ennesima vittima di questa sporca guerra, ho dovuto osservarti nella solitudine per capire quanta sofferenza c’è in te.
Spiare la spia, questo era il compito che mi era stato affidato dal Ministero; mi sarei rifiutata volentieri, ma non potevo, sapevo benissimo che non si sputa nel piatto in cui si mangia.
Il mio compito ingrato è servito a conoscerti e per la prima volta ti ho visto sotto una luce completamente diversa, nuova.
Tutto quello che si diceva di te era in gran parte falso; quanto di te realmente mostravi agli altri? Cosa si celava dietro quel muro?
Dentro di te c’è ancora un bambino che piange, davanti a me c’è un uomo che piange, davanti a me c’è un uomo che soffre.
Il dolore s’impossessa di me nel vederti in quello stato, una stretta al cuore nell’osservarti così indifeso e triste.
Vorrei venirti vicino e stringerti a me, ascoltare le tue lacrime finché ne hai da versare, sentire i tuoi lamenti e sospiri.
Chiudo gli occhi per non vederti più in quello stato, una lacrima scende sul mio viso mentre mi allontano da te.
Tornerò, Severus Piton, tornerò e non ti lascerò più perché ormai conosco ogni cosa di te.
Dopo tutto questo tempo ti conosco veramente e dividerò per sempre ogni tormento e ogni gioia con te.




8- Il sole batte radente sul prato bagnato dalla rugiada del mattino, riempiendo l’aria di riflessi colorati e irreali. Dal nulla una figura si staglia in controluce…


One shot - generale – fic di Harry Potter: 4° anno, Severus/Pers. Originale


Nessuno


C’era un silenzio irreale in quella foresta e a quell’ora la natura ancora dormiva, lasciando al vento il compito di creare una dolce melodia nell’aria.
Una giovane donna leggeva riparata dalla fronda di un albero che ondeggiava lasciando penetrare alcuni raggi di un sole che stava pian piano sorgendo. Le piaceva andare là, a contatto con la natura, sola con se stessa. Ogni preoccupazione svaniva non appena metteva piede in quella foresta.
Il suo sguardo era fisso al libro, quando senti il rumore di un ramo che si spezza: alzò gli occhi da ciò che stava leggendo e vide la figura di un uomo poco lontano. Osservava la ragazza senza parlare, era immobile, soltanto i lunghi capelli corvini si muovevano appena sotto la carezza del vento.
Ad un tratto cadde sulle ginocchia.
- Signore, si sente bene? – chiese la ragazza a quell’uomo, ma nessuna risposta uscì dalle sue labbra.
Si alzò per avvicinarsi all’uomo, che cadde completamente disteso a terra, privo di sensi. Corse verso di lui per cercare di aiutare quello sconosciuto, ma non aveva la più pallida idea di cosa fare, non sapeva cosa avesse quell’uomo.
Lo girò sulla schiena e dopo aver sbottonato la casacca nera, si accorse che la camicia era intrisa di sangue e un inconsapevole grido di dolore le fuoriuscì dalla bocca.
- Signore mi sente?
Gli aprì la camicia e trovò una seria di profondi tagli sul petto dell’uomo che riuscì solamente ad emettere un flebile lamento quando la gelida mano della ragazza carezzò la pelle.
- Signore, se non mi dice cos’ha non posso aiutarla – continuava a parargli, ma sembrava non riuscire a far uscire alcun suono, per lei nascondeva ben altre ferite.
- Io… - le parole gli morivano in gola, - lasciami da solo. – riuscì a dire prima di svenire nuovamente in un istante, un istante in cui la ragazza vide i suoi occhi.
Uno sguardo triste, spento, vuoto, uno sguardo intriso di dolore, ma, nonostante quel velo a celare quegli occhi, era riuscita a scorgere una candida luce in fondo a quegli abissi sconfinati.
Chissà cosa nascondeva quell’uomo.
Le aveva detto di lasciarlo solo, ma non poteva, non in quelle condizioni.
Estrasse la bacchetta dalla giacca e con un incantesimo chiuse quelle lacerazioni, il suo viso parve rilassarsi, ma i lineamenti erano ancora duri e sofferenti.

Erano passati alcuni giorni da quella mattina, l’uomo sembrava stesse meglio, almeno fisicamente, perché i tormenti dell’animo erano difficili da curari, se mai ci si riuscisse.
Densi vapori salivano da un calderone in cui una pozione sobbolliva e la ragazza era intenta a curare alcune ferite che non si erano chiuse con l’incantesimo, quando l’uomo ebbe un brivido e si svegliò, quasi spaesato, non si rendeva conto del luogo in cui era.
- Dove mi trovo? – chiese a fatica, era ancora debole.
- A casa mia. Era ferito così l’ho portata qui per curarla.
- Non doveva! Le avevo chiesto espressamente di lasciarmi solo. – la rimbeccò quasi con astio.
- La prossima volta mi ricorderò di darle retta. – gli sorrise, si era resa conto che la sua era solo una durezza di facciata, l’aveva notato quando lui chiedeva di essere lasciato solo, mentre i suoi occhi sussurravano aiuto; l’aveva capito, lei si comportava allo stesso modo.
L’uomo si alzò dal letto, voleva andarsene, ma non appena mise un piede sul pavimento, le esigue forze vennero meno e cadde a terra.
- Beva questo – gli disse mentre cercava di sorreggerlo.
- Non bevo intrugli di cui non conosco ingredienti e preparazione – risponde scansando l’ampolla.
- Benissimo. Allora aspetti che il sangue si riformi da solo, ma questo significa che lei dovrà stare ancora per un bel po’ di tempo qui, eppure mi sembrava così ansioso di andarsene.
- Mm, – sbuffò – mi dia quell’ampolla – e la bevve tutta in un sorso.
Stava già molto meglio e dovette ammettere a se stesso che era ben fatta quella pozione.
- Chi è lei? – le chiese all’improvviso.
- Mi chiami Nessuno – rispose sorridendo.
- Va bene, Nessuno, ma io non sono Ulisse.
- Allora chi è?
- Non ha importanza sapere chi sono.
- D’accordo, mi permetta di ricordarla come Ulisse, solo come un marinaio che ha perso la rotta.
L’uomo le sorrise.

Ulisse era andato via, doveva tornare alla sua Itaca, le aveva lasciato soltanto un biglietto vicino alla sua sciarpa nera.
“Mi chiamo Severus, ma ricordami come Ulisse e non cercarmi mai.
Grazie, Nessuno, per esserti presa cura di me.
Mi sarebbe piaciuto conoscere il tuo nome.
S.”
- Se non vuoi essere cercato perché mi hai lasciato il tuo nome e la tua sciarpa, Severus? Ti troverò, Ulisse e ti dirò come si chiama Nessuno.
La luna era ormai alta in cielo e le parve di vedere una figura fuori dalla finestra.
- Ti troverò, Ulisse.





11 - Il colore dei suoi occhi vi ricorda...


Poesia – romantico/introspettivo – fic di Harry Potter: più di un’epoca, Severus/Pers. Originale


Oscuri arcani


I tuoi occhi mi gettano
in una notte solitaria e silenziosa
che mi culla in un sonno senza incubi.

I tuoi occhi dipinti di nera ombra
sono stelle ormai spente da tempo
relegate in una cupa galassia di dolore.

Il mio sguardo ha scorto il tuo
e son caduta nella disperazione del tuo cuore,
gelida scultura di candido marmo.

Notte senza luna
che mi guidi verso la meta segnata da tempo,
attraverso un rotta di melanconici sorrisi.

Manto di cielo senza stelle
che osservi quest’anima che si strugge per te,
uomo eremita d’amore.

Pietre di sconosciuto mondo
mai calpestato da anima esploratrice
che aspetta il risorgere dell’anima.

Ti guardo e l’oscurità m’avvolge,
sentendo il vuoto avanzo lenta verso il baratro,
tempesta nell’oceano dei tuoi occhi.

Ti guardo e in tristi lacrime mi perdo,
lucenti diamanti di nere speranze
ove sorridere all’alba nascente.

Lasciami camminare per queste contrade insieme a te,
in queste grotte buie e desolate
nero cavaliere d’amor straniero.

Lasciami custodire arcani e dolori, tuoi patimenti
che diverranno i miei quando aprirai gli occhi verso il mio volto,
che beato potrà sorridere d’amor ricambiato.






12 – È notte e l’oscurità silenziosa vi circonda. Poi sentite un fruscio, o forse l’avete solo immaginato…


One shot - romantico/introspettivo - fic di Harry Potter: post 7°anno, Severus/Pers. Originale


Ombre


Diagon Alley stava tornando lentamente alla normalità, i negozi stavano via via riaprendo e la guerra pian piano scivolava dalle menti e dai cuori della gente, anche se il cammino sarebbe stato ancora lungo.
La giovane strega camminava a passo lento in quella strada che era ormai deserta, era notte inoltrata, un passo dopo l’altro senza meta. Non aveva idea di dove volesse andare, voleva solamente prendere un po’ d’aria fredda che le avrebbe schiarito i pensieri.
Stretta in un cappotto corto, le mani nelle tasche, cercava di riscaldarsi in quella gelida nottata, ma era difficile perché il freddo che aveva dentro era ben più rovente.
C’era solamente lei in quella stradina: all’improvviso sentì un lieve rumore, alzò gli occhi da terra e vide un’ombra all’entrata di una stradina secondaria.
Pensava che stesse sognando, così aumentò l’andatura per raggiungere quel luogo, ma quando fu vicina, l’ombra sparì.
Si guardò intorno sbalordita, senza riuscire a comprendere la natura di quella visione.
Continuò a camminare mentre il silenzio circondava ogni cosa, soltanto il rumore dei suoi passi echeggiava nell’aria, ma era quasi del tutto impercettibile, poi si soffermò a guardare un piccolo ristorante e vide la stessa ombra di prima seduta riflessa sul vetro.
Si voltò di scatto, ma era nuovamente svanita nel nulla.
Si sentiva veramente pazza ad avere quelle strane visioni: conosceva a chi apparteneva quell’ombra, per quello si sentiva ancora più folle.
Sapeva che era morto e non poteva essere lui, aveva visto il sangue mischiarsi alla polvere, il suo corpo ormai freddo che giaceva in quella pozza rossa.
Perché la sua mente le stava facendo quegli strani scherzi?
Che cosa voleva dirle?
Continuò a camminare sentendosi mancare il respiro, il gelo l’avrebbe riscossa da quei pensieri e da ogni finzione che stava vedendo.
Si sarebbe dovuta distrarre, ma quella passeggiata stava avendo l’effetto contrario a quello desiderato; andò a passo svelto verso il negozio dei gemelli Weasley per osservarne la vetrina.
Un velo di tristezza le cadde sugli occhi e un profondo dolore le lacerò improvvisamente l’anima: Fred non c’era più, non avrebbe più visto i due inseparabili fratelli scherzare allegramente.
Poggiò con forza il viso e le mani al vetro per riuscire a vedere meglio all’interno.
Guardano tra gli scaffali, dove c’erano i più variegati gadget, vide una figura alta vicino ai Marchi Neri Gommosi, era la stessa che aveva visto prima in strada e nel vetro del ristorante, ne era certa. Cerco un modo per entrare, si voltò un istante per controllare che non ci fosse nessuno, diresse nuovamente lo sguardo al negozio, ma, come già era accaduto, l’ombra era svanita lasciando la ragazza a guardarsi intorno smarrita.
Le venne in mente che pochi giorni prima aveva visto quella stessa ombra, in quello stesso posto all’interno del negozio, vicino agli scaffali dei Marchi Neri Gommosi.
Sorrise al pensiero di dove aveva notato quell’ombra.
George l’aveva guardata un attimo, sul suo volto aveva visto un’espressione stupita, ma nei suoi occhi aveva notato un velo di speranza, la stessa nebbia che aveva oscurato il suo sguardo quando gli sembrava di sentire la voce del fratello, quando pensava di scorgerlo tra i vari ripiani del negozio. Aveva capito perfettamente cosa c’era nel cuore della ragazza, gli stessi sentimenti di cui era intriso anche il suo di cuore.
- Segui il mio consiglio, vai a casa, fatti una bella doccia calda e poi cerca di dormire e soprattutto di non pensare, prendi una pozione se serve. – le aveva detto quel giorno.
Come se fosse stato facile, ma aveva seguito il consiglio di Fred ed era tornata a casa.
Era tornata in quella casa.
Ma quella sera non ci sarebbe riuscita, il dolore di vedere solo la sua ombra era troppo, non sarebbe mai potuta tornare, ma non poteva farne a meno. Quella casa raccontava ogni cosa di lui, emanava ancora il suo profumo.
Lo avrebbe cercato tra i suoi libri e i suoi oggetti, lì lo avrebbe sempre trovato e non sarebbe mai svanito.
Come non si sarebbe mai dissolto tra il labirinto del suo cuore.






Passo la parola a Fata, Folletto e Strega i cui commenti, dolci o pungenti che siano (e alla Strega, ma anche al Folletto, talvolta, concediamo una dose di "malignità" in più affinché possano adeguatamente svolgere il loro ruolo), devono considerarsi esclusivamente effettuati sulla storia e i suoi personaggi e non sulla persona dell'autore.

Edited by Ida59 - 29/4/2011, 11:27
 
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Vi ricordo che il gioco si basa sull'anonimato dei partecipanti affinché si sentano pienamente liberi di esprimersi, e lo stesso vale per le identità di Fata, Folletto e Strega. Chiunque dovesse eventualmente capire qual è la persona celata sotto il nick è vivamente pregato di restare zitto.
Tutti gli utenti sono liberi di commentare le storie ed esprimere il proprio parere sulle stesse ma, per favore, non dite che non siete state voi a scriverle o che non scrivereste mai cose simili o altri giudizi negativi sull'autore delle storie: concentratevi sul contenuto delle risposte e lasciate perdere ogni commento personale sul suo autore perchè la persona celata sotto il nick ha diritto a tutto il nostro rispetto, qualunque cosa abbia scritto e in qualunque modo si sia espressa.
Provvederò personalmente a cancellare/censurare commenti che dovessero risultare irrispettosi delle persone.
Anche l'autore delle storie è libero di auto-commentarsi, stando attento a non farsi riconoscere.


Sempre scusandomi con l’autore per il ritardo con cui le inserisco, ecco altre 4 storie originali inviate da MarchesadiMerteuil .


1 - Gli occhi si aprono nel buio della notte. L’avete sognato e le immagini sono ancora chiare nella vostra mente...

flash-fic – introspettivo/drammatico - Originale


Sogno ricorrente


Come quasi ogni notte mi appari in sogno. Non faccio nulla per chiamarti, ho smesso di farmi del male, ma tu sei sempre lì: arrampicato alle pareti della mia anima, senza nessuna intenzione di andartene. Non sei gentile, non lo sei mai.
- Ancora qui? - mi apostrofi secco e infastidito. Poi sfoderi uno dei tuoi ghigni migliori.
Un movimento veloce delle tue gambe e mi ritrovo addossata alla parete calda e secca.
I tuoi occhi sono due fessure e intrappolano i miei in un vortice nero, profondo; il ghigno sempre lì, a garantirti un posto in prima fila nello spettacolo della mia capitolazione. È sempre così: anche in sogno, non vinco mai.
Ti delizia farmi annaspare nell’incertezza, sai quanto io sia indifesa se si tratta di te e giochi, ti diverti come un bambino che fa’ macabri esperimenti sulle lucertole.
E io, intanto, percepisco ogni sensazione amplificata: il muro ardente e polveroso che si appiccica ai miei vestiti, il rumore del tuo respiro così vicino e apparentemente quieto, il mio cuore che batte talmente forte che potrebbe balzarmi fuori dal petto attraverso la gola.
Ma il sogno sfuma sul tuo sorriso, diventato quasi gentile mentre mi accarezzi piano il mento, con un dito.




3 - Un camino acceso, un indumento abbandonato sul bracciolo della poltrona, il candelabro a rischiarare l’angolo del piccolo tavolo dove è appoggiato un libro aperto...

flash-fic – introspettivo/romantico - Originale


Finalmente a casa


Ho camminato a lungo, fuori, sotto la pioggia: avevo bisogno, un assoluto e pressante bisogno di svegliarmi dal torpore che mi assillava da giorni. Sono rientrata in casa, irritata per l’inutile doccia gelata: nemmeno questo era servito.
Quando ti ho visto, però, si è tutto risolto in un istante. Eri seduto per terra, con le gambe distese e accavallate. La schiena appoggiata alla poltrona e la testa quasi impercettibilmente piegata di lato e appoggiata al sedile. Le braccia conserte ma rilassate e gli occhi socchiusi, a contemplare la fiamma che danzava nel camino (riusciresti a stare così per ore …). I capelli, più lunghi di come li ricordavo, cadevano disordinatamente sul cuscino della poltrona, creando una macchia nera simile ad una medusa sullo sfondo bianco del tessuto. La giacca nera, lasciata cadere senza riguardo sul bracciolo, stava combattendo una lenta e inesorabile guerra contro la forza di gravità.
“Sei qui”, dico, cominciando a notare il calore irradiarsi, da un punto lontano e profondo dentro di me, verso le estremità più remote del mio corpo.
“Ho realizzato che non esiste, da nessun’altra parte al mondo, un pavimento così comodo”, replichi, senza neanche voltarti, mentre un sorriso appena accennato si fa largo sulle tue labbra per poi scomparire quasi subito, lasciando un ragionevole dubbio sulla sua esistenza.
La risata sbotta, fragorosa, dalle mie labbra, giungendo dal nocciolo stesso del mio essere, e io non posso fare a meno di piegarmi in due e portarmi le mani in grembo. Quando ti volti per guardarmi, stupito, non credi ai tuoi occhi: * Lei, che non trova affatto divertente nessuna delle mie battute sarcastiche, è seriamente piegata in due dal ridere per una spiritosaggine neanche delle migliori? *, ti chiedi, rimanendo a bocca aperta di fronte allo spettacolo della mia ilarità.
Ma basta un attimo e vieni contagiato. I lineamenti del tuo viso si rilassano e il sorriso si allarga, ci ritroviamo tutti e due per terra, tremanti, tra le risa e le lacrime. Le dita delle mani si avvicinano senza che, nessuno dei due, se ne renda veramente conto.
E non potremmo non notare come le sagome dei nostri corpi, su quel pavimento, creino un disegno perfetto, ideale. Completo.




Pensare a lui vi ricorda una stagione. Quale e perché?

flash-fic – introspettivo/romantico - Originale


Mai e poi mai


Il momento in cui tutto è più solido; quando, fuori, la natura muore e la pioggia gelida copre ogni gemito.
Silenzio, sei fatto di silenzio e comprensione. Il freddo anestetizza il nostro peccato solo tentato, ci purifica.
L’attrito reciproco della nostra pelle darebbe vita ad un universo parallelo che si fa fiamma nella nostra mente. Troppo intenso sarebbe il nostro invaderci.
Non si può fare.
“Esci, stai sotto la pioggia per un po’: ti schiarirai le idee su cosa possiamo o non possiamo avere” mi dici.
“La senti l’acqua che scorre tra i tuoi capelli, che penetra nel colletto della giacca, gelida, e scende giù, giù lentamente lungo la spina dorsale? Bene: questo è ciò che posso darti” aggiungi, raggiungendomi da qualche parte, dentro la mia testa.
Sei l’inverno della passione, perché sarebbe un suicidio volere qualcos’altro.
Allo stesso tempo, solo il lontano sospetto che tu sia tutt’altro che questo mi tiene inchiodata qui, ad aspettare ciò che non arriverà mai.




10 - Se fosse un’emozione sarebbe...


flash-fic – introspettivo/romantico - Originale


Ciò che non è stato


Tutto ciò che ho di te, tutto ciò che voglio di te è il rimpianto di non averti vissuto. Tutto ciò che, adesso, potremmo essere, tutto ciò su cui continuiamo a costruire favole ancora e ancora, da lontano, è l’essenza del nostro mondo privato. Diviso in due comparti stagni e intoccabili: il mio. Il tuo.
Il rimpianto è ciò che ci spinge a tornare con la mente a quel giorno di tanti anni fa, quando tutto il futuro che ora è la nostra vita, era distante e irreale, quando pensavamo di avere tutto il tempo del mondo .
Quando hai deciso che non volevi farti sfuggire lei e, subito dopo, hai capito che era tutto sbagliato e che la felicità si era diretta altrove con le mie gambe.
Quando ho dormito nella tua casa, in un’altra stanza, mentre il tuo sudore era su di lei e la tua mente e il tuo cuore erano pieni di me.
Quando mi hai chiesto se andava tutto bene e ti ho risposto che, sì, andava tutto bene, con un sorriso sulle labbra.
Quando hai chiuso la porta lasciandomi fuori.
Quando hai capito che tutto ciò che guardavi era pieno di me e non serviva a niente chiudere una maledetta porta lasciandomi fuori, perché io ero radicata nei tuoi desideri.
Troppo tardi.
Ora sono il tuo rimpianto.
E tu il mio.






Passo la parola a Fata, Folletto e Strega i cui commenti, dolci o pungenti che siano (e alla Strega, ma anche al Folletto, talvolta, concediamo una dose di "malignità" in più affinché possano adeguatamente svolgere il loro ruolo), devono considerarsi esclusivamente effettuati sulla storia e i suoi personaggi e non sulla persona dell'autore.
 
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view post Posted on 29/4/2011, 12:16
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I ♥ Severus


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Ho sempre altre storie arretrate (4 + 4) da pubblicare e altre in arrivo.

Non lasciate accumulare troppe storie...

- la Fata deve commentare ancora le storie di Sweetheart (4 Severus), Sognando Severus (4 Severus), Minerva (1 originale e 3 Severus), Bloody Eagle (5 originali), Sweetheart (altre 4), Bloody Eagle (altre 6 – Severus), MarchesadiMerteuil (4 originali). 31 storie in tutto.
- la Strega deve commentare ancora le storie di Cissy (4 Lucius), LaLuna (4 HP), Sweetheart (4 Severus), Sognando Severus (4 Severus), Minerva (1 originale e 3 Severus), Bloody Eagle (5 originali), Sweetheart (altre 4), Bloody Eagle (altre 6 – Severus), MarchesadiMerteuil (4 originali). 39 storie in tutto.
- il Folletto deve commentare ancora le storie di Luna di Miele (4 Remus), Cissy (4 Lucius), LaLuna (4 HP), Sweetheart (4 Severus), Sognando Severus (4 Severus), Minerva (1 originale e 3 Severus), Bloody Eagle (5 originali), Sweetheart (altre 4), Bloody Eagle (altre 6 – Severus), MarchesadiMerteuil (4 originali). 43 storie in tutto.

 
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view post Posted on 30/4/2011, 20:22
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I ♥ Severus


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Ho un bel po' di storie, arrivate già da alcuni giorni, da pubblicare (14) ma ancora le devo leggere e sistemare e credo che stasera ne arriveranno anche altre perchè mancano all'appello alcune persone che mi avevano comunicato che avrebbero partecipato al gioco.
Considerato che sono a pezzi, oggi non riuscirò a fare nulla e lo stesso sarà anche domani (devo predisporre le statistiche di MSStorie, quindi avrò già il mio bel da fare).
Per questo motivo, avviso chi è in ritardo ad inviare le sue storie, o chi vuole aggiungerne altre a quelle già inviate, che posso concedere qualche giorno in più (quelli che impiegherò a sistemare le storie già in mio possesso e quelle in arrivo), ma avrei bisogno di essere preavvertita delle vostre intenzioni.
Grazie.
 
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view post Posted on 4/5/2011, 11:49
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I ♥ Severus


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Vi ricordo che il gioco si basa sull'anonimato dei partecipanti affinché si sentano pienamente liberi di esprimersi, e lo stesso vale per le identità di Fata, Folletto e Strega. Chiunque dovesse eventualmente capire qual è la persona celata sotto il nick è vivamente pregato di restare zitto.
Tutti gli utenti sono liberi di commentare le storie ed esprimere il proprio parere sulle stesse ma, per favore, non dite che non siete state voi a scriverle o che non scrivereste mai cose simili o altri giudizi negativi sull'autore delle storie: concentratevi sul contenuto delle risposte e lasciate perdere ogni commento personale sul suo autore perchè la persona celata sotto il nick ha diritto a tutto il nostro rispetto, qualunque cosa abbia scritto e in qualunque modo si sia espressa.
Provvederò personalmente a cancellare/censurare commenti che dovessero risultare irrispettosi delle persone.
Anche l'autore delle storie è libero di auto-commentarsi, stando attento a non farsi riconoscere.


Sempre scusandomi con l’autore per il ritardo con cui le inserisco, ecco 4 fic su Severus inviate da Sogno d’amore .


2- Non è necessaria una ricorrenza speciale per fare un regalo alla persona che si ama. Cosa regalereste a lui/lei?

One-shot – romantico – fic di HP: post malandrini – Severus e Pers. Originale


Una goccia d'amore


Aveva lavorato per notti intere.
Doveva essere tutto perfetto.
L'idea di per se stessa era già abbastanza ambiziosa e avrebbe dovuto funzionare a tutti i costi.
Di lì a poco sarebbe stato l'anniversario del sesto anno del suo ingresso tra gli insegnanti di Hogwarts.
Ci aveva pensato per mesi ed aveva deciso che doveva essere degnamente festeggiato!
Sapeva che lui non avrebbe accettato alcun tipo di celebrazione: continuava a rifuggere festività o ricorrenze.
Il calderone era ancora bollente.
Avrebbe dovuto attendere che si raffreddasse prima di distillarne il contenuto.
Aveva seguito ogni passo, ogni virgola dell'originale dettaglio dell'antica procedura.
Ma non era riuscita a non inserire una piccola variazione.
Il suo personale sigillo.
Con tenacia aveva cercato, e trovato, ogni ingrediente, ripulito e controllato ogni erba, imparato a memoria ogni tecnica utile.
Solo da poco aveva identificato l'ultimo elemento.
Ci aveva lavorato per anni. Alla fine era così semplice!
Il liquido era diventato prima di un rosso acceso, come sangue spillato in quell'attimo fugace dalle sue stesse vene, poi di un turchese brillante come un cielo d'estate e poi aveva ripreso la trasparenza neutra che aveva sperato mantenesse.
Avrebbe accettato da lei quella piccola boccetta in regalo, ne era sicura!
Non avrebbe approvato, si sarebbe forse irrigidito.
Era certa che gli occhi neri avrebbero brillato di disapprovazione, ma alla fine l'avrebbe preso il fragile cristallo tra le mani eleganti e l'avrebbe portato nei suoi alloggi.
Se fosse stata davvero tanto fortunata avrebbe deciso di provarla, anche senza sapere davvero con cosa fosse stata distillata.
In quel modo, senza forse esserne davvero completamente consapevole, le avrebbe donato cio che le era più prezioso: la sua fiducia.
Certo, se l’era guadagnata, ma aveva ancora qualche dubbio di quanto davvero fosse radicata.
In ogni caso glielo avrebbe spiegato: quella era la ricetta per un oblio temporaneo.
Contava molto sulla sua innata curiosità perché l'anima muovesse la mente ad accettare un momentaneo sollievo all'ansia e al dolore, che sapeva agitavano giorno e notte quel giovane, quanto solitario, cuore.
Esiste davvero una ricorrenza speciale per regalare a qualcuno la pace, anche se effimera e transitoria?
Versò il liquido insapore e inodore nella piccola ampolla verde.
Nel breve volgere di qualche ora era tutto compiuto.
Ora era nei suoi alloggi, seduta con la testa tra le mani, attenendo di poter cogliere l'attimo nel quale avrebbe potuto comprendere che il suo regalo era stato consumato.
Pazza! Davvero sperava che si fidasse così tanto di lei?
Come aveva potuto saltargli in mente di regalare una pozione proprio a Piton?
Aveva fatto ogni cosa nel modo giusto?
Scrollo le spalle e la testa nel vano tentantivo di allontanare ogni pensiero, di tornare padrona di sè.
La notte passò lenta e silenziosa.
L'alba pallida salutò gli occhi ancora spalancati sul libro aperto sopra quel tavolo lontano.
Raggiunse il suo posto in Sala Grande, spiando il viso amato e distante.
I capelli neri erano lisci e lucenti, il viso chiaro stranamente appena più rosato del solito.
Forzò la sua natura e permise allo sguardo di cercare di incontrare gli occhi neri.
Le ombre scure erano scomparse. Le profonde occhiaie grigiastre e i segni della stanchezza, che sempre gli solcavano il volto, non esistevano più.
Nel cuore sentì sbocciare una gioia senza confini.
Aveva bevuto la pozione!
Erano mesi, forse anni, che non vedeva quel volto tirato, e sempre magrissimo, senza quei segni scuri.
Quella notte aveva riposato!
La felicità la colmò e uscì quasi di corsa dalla sala.
Si chiuse la porta alle spalle e lasciò libero sfogo all'esultanza che quella visione, quella mattina, le aveva dato.
Sì, ogni cosa era stata eseguita perfettamente, ogni goccia era stata distillata nel modo giusto e ogni gesto era stato compiuto aveva assurto al suo esatto significato.
La pozione aveva fatto ciò che doveva: un riposo tranquillo, senza sogni che turbassero il sonno, ma pieno di delicate fantasie che portassero la mente di chi la sorbiva verso la realizzazione dei desideri più nascosti.
Severus avrebbe avuto altre notti serene, senza alcun bisogno di speciali celebrazioni.
Era una promessa che, ora, era sicura di poter mantenere.
Sapeva che quella notte il mago aveva più volte mormorato, con amorevole passione, quel nome che non era il suo.
Per questo era certa che non le sarebbe mai più mancato l'ingrediente principale che dava ragione a quel delicato intruglio magico.
Ormai era a conoscenza dell’ingrediente che faceva funzionare la pozione.
Non doveva più cercare perché lo avrebbe avuto per sempre con sè: le sue stesse lacrime.
Gocce salate e trasparenti versate da una persona perdutamente innamorata, senza alcuna speranza.




3 - Un camino acceso, un indumento abbandonato sul bracciolo della poltrona, il candelabro a rischiarare l’angolo del piccolo tavolo dove è appoggiato un libro aperto...

One-shot – romantico/introspettivo – fic di HP: post 7° anno – Severus/Pers. Originale


Anniversario


Sì, adesso tutto era pronto.
Se lo ripeteva mentre lanciava una fugace occhiata alle lancette dell'orologio, quasi allineate.
Il fuoco crepitava allegro. Il ceppo più grosso aveva cominciato ad ardere spandendo intorno un piacevole tepore.
Il libro sulla tavola era aperto proprio dove lui l'aveva lasciato.
Lo aveva letto tutto, un interessante trattato sulle erbe che possono procurare vari stati di apparenti mortali alterazioni.
Spense velocemente le candele. Voleva tornare sul divano a guardare il fuoco.
Non faceva molto freddo, ma aveva lasciato il mantello nero sul bracciolo del divano se mai avesse potuto essere utile.
Il tessuto nero era magico: pur avendo una consistenza appena palpabile riusciva a mantenere il calore del corpo di chi lo indossava, con qualsiasi temperatura.
Sorrise, versando il vino rosso nei due bicchieri alti e panciuti posti in tavola.
I piatti erano pronti per ricevere ogni qualsivoglia prelibatezza.
Si guardò intorno. Ora doveva solo aspettare.
Finalmente si sedette sul morbido e accogliente divano chiaro, posto proprio di fronte al camino.
Lasciò vagare lo sguardo per lunghi minuti sulle lingue di fuoco che si separavano, guizzando, dal grosso ceppo scuro.
La vita del fuoco era intimamente simile a quella dell'uomo: mai un attimo uguale all'altro.
Non esisteva pausa, non esisteva esitazione, non esisteva identica replica: in ogni attimo il fuoco è sempre diverso, mai uguale a se stesso!
Strinse le braccia attorno a sé con un brivido inconsulto.
Di cosa aveva paura adesso? Era tutto finito!
Di lì a poco sarebbe tornato.
Sorrise dolcemente, permettendosi finalmente di godere il tepore delle fiamme.
Amava quella casa.
Amava quel luogo dove tutti i suoi sogni erano divenuti realtà.
Era lì che era riuscita nel suo intento di scalfire la dura corazza di Severus e aveva trovato la via, ripida, angusta e accidentata, per giungere al suo cuore.
Giorno dopo giorno, ora dopo ora.
Era riuscita a fargli comprendere e accettare ciò che provava per lui.
Dopo essere sopravvissuto al morso di Nagini il cambiamento del mago e la sua resa incondizionata al sentimento avevano qualcosa di miracoloso.
Ma la magia non c'entrava affatto.
In quella casa erano sempre soli.
Erano solo un uomo e una donna, che si amavano.
Aveva scoperto lei stessa una realtà che non aveva mai neanche sperato potesse esistere.
Severus aveva deciso di abbandonarsi ai sentimenti, alla fine.
Si era permesso di vivere.
Ciò che ne era nato era incredibilmente totalizzante!
Le era difficile capacitarsi che fosse reale e che lei stessa stesse provando qualcosa di così profondo.
Era sempre stata sicura che non ne sarebbe mai stata capace!
Ogni giorno si rinnovava la felicità di comprendere che tutto quel sentimento era dedicato a lei!
Un sogno!
Ma il sogno, il suo sogno, ora era realtà.
L'amore di Severus era talmente profondo e puro che sembrava non lasciarla mai.
Anche quando era sola lo percepiva sempre vicino, come lo avesse sempre accanto a sé.
Come stava accadendo in quel momento.
Percepiva il suo amore pervaderla e avvolgerla come un tenero e caldissimo abbraccio.
Sentiva sulla pelle il suo delicato tocco ed erano reali i piccoli, deliziosi brividi che la percorrevano, come quando sapeva strapparle l'anima con un solo bacio.
In ogni momento, ovunque si trovasse, le bastava chiudere gli occhi e pensare a lui ed ecco che la magia si ripeteva: quella sensazione di totale appartenenza le avvolgeva il cuore come un mantello scuro e caldo.
Le bastava pensare e le narici le si riempivano di quel profumo speciale e unico che sapeva spezzarle il respiro.
Non era necessario alcun tipo di particolare incantesimo per sentirlo accanto a sè in ogni momento: Severus sapeva far in modo che si sentisse sempre amata e desiderata.
Riaprì gli occhi per ripuntarli sui giochi sempre differenti delle fiamme del camino.
Era felice.
Più felice di quanto mai fosse stata nella sua vita.
Ne era certa perché era sicura che anche Severus provava gli stessi sentimenti.
I sorrisi che le rivolgeva erano indizio certo di quanto era riuscita a fargli nascere dentro.
Un profondo orgoglio la riempì.
Si sentì compiaciuta per essere riuscita a realizzare il suo più grande desiderio: far rinascere l'amore in un cuore che era certo di non provarlo più.
Questo la rendeva orgogliosa perché il suo desiderio era riuscito a rendere felice quel cuore!
Un regalo nel regalo, un dono magnifico che aveva fatto a se stessa mentre lo offriva a Severus.
Era stato ciò che li aveva uniti maggiormente.
Ora li univa solo un amore profondo che quasi non aveva bisogno di parole per essere espresso.
A lei bastava solo chiudere gli occhi e rivedere con la mente i suoi lineamenti aguzzi ora rilassati e sereni. La labbra sottili, morbide e dolcissime, che sempre più spesso si aprivano al sorriso. Lo sguardo scuro, ma pieno di luce, che prendeva bagliori di fiamma quando si posava su di lei.
La sensazione tornò immediata: il calore la inondò e sentì su di sè le mani leggere e delicate che la sfioravano per permettere alle braccia forti di cingerla.
Un rumore.
La porta si stava aprendo: era tornato.
Si alzò in fretta.
Non era una serata come le altre.
Era speciale: avrebbero festeggiato insieme il nuovo anno della sua non-morte.
Avrebbero vissuto un altro meraviglioso giorno del nuovo, splendido futuro.




4- Pensare a lui vi ricorda una stagione. Quale e perché?


flash-fic – introspettivo/romantico – fic di HP: epoca imprecisata - Severus/Pers. Originale


Gelo rovente


Glaciale e severo inverno.
Il castello è silenzioso.
Il freddo avvolge il bosco e il maniero nella sua stretta morsa.
Le antiche pietre sembrano utilizzare i leggiadri fiocchi di neve, leggeri e impalpabili, che continuano a scendere da cielo come un mantello di calda pelliccia.
E in essi, con voluttà, la fortezza si avvolge, permettendo che il candore riverberi la poca luce che penetra le dense nubi.
Le vecchie mura si ergono, imponenti e possenti, in mezzo alla foresta.
I rami, spogli della rassicurante copertura di fogliame, sfiorano appena lo svettante tetto di ardesia scolorita dal tempo.
Tu sei come quella rocca.
Chiuso all'interno del tuo massiccio rifugio, senza feritoie o aperture strategiche che possano mostrare al nemico la tua vera essenza.
Il nero abito che ti cinge è solo una rappresentazione delicata del tuo desiderio di allontanarti da un mondo che, da sempre, ti respinge.
La solitudine delle grigie pietre la ritrovo nel tuo camminare veloce e sprezzante, le alte mura senza alcuna breccia le rivedo dentro lo specchio nero dei tuoi occhi che non permettono a nessuno di essere letti, compresi.
Il mantello nero si chiude attorno a te come la bianca cappa sfiora i grigiastri blocchi delle mura del castello.
Entrambi a celare, entrambi a proteggere qualcosa di estremamente prezioso.
Sì, perché come l'inverno cinge d'assedio il castello, il freddo della morte che ti circonda tenta d'irretire te.
Ma come il castello nasconde superbamente l'estivo calore dei suoi ampi camini, illuminati da mille dolcissimi fuochi, anche tu trattieni, segreta e sepolta, un'anima bruciante e umana, piena di slancio appassionato.
Un'anima che comprende l'amore e la tenerezza, che anela ad un futuro migliore e non dimentica le emozioni lontane e amare di un altro tempo.
L'inverno che nasconde l'estate.
Questo sei tu.




6- E se doveste paragonarlo/a ad un elemento naturale, quale sarebbe?


flash-fic – introspettivo – fic di HP: 6° anno - Severus


Tempesta


La primavera è arrivata.
Nel breve volgere di qualche giorno il clima tormentato l'ha tramutata in un inizio d'autunno.
Tutta la natura, appena risvegliata dal lungo sonno invernale, ha dovuto affrontare l’inatteso vento freddo che ha preso a soffiare.
I teneri boccioli si sono cristallizzati, bloccati nel momento in cui dovevano sbocciare e crescere.
Le gemme degli alberi da frutto sono rimaste senza la fragile protezione dei delicati petali dei loro fiori, appena sbocciati e subito svaniti.
Lievi turbini di ciò che ad un primo sguardo sembra neve, percorrono il giardino.
I chiari petali si rincorrono e si agganciano tra loro, prima di essere sospinti verso il verde prato lucido per posarsi finalmente a riposare.
Il vento trascina con sè ogni cosa. Al suo tocco tutto perde la sua immobilità e cambia.
Il vento che carezza con leggera brezza i campi di grano.
Il vento che rinforza e fa sollevare il mare in potenti onde orlate di pizzo di schiuma chiara.
Il vento che diventa impetuoso soffio senza pietà che tutto trascina con sé e distrugge.
Il vento che scompiglia le nubi e crea vortici che possono cancellare ogni creatura o cosa.
Tu sei il vento.
Il tuo temperamento può essere confuso per distaccata quiete. Tu sai soffiare appena, celando rabbia o passione dietro un paravento di fredda determinazione.
Sei in grado di provare rovente rabbia che nascondi in te, tramutandola in glaciale impassibilità. Tu sai ruggire e poi spezzare il respiro come una crudele raffica di vento che trascina con sè ogni cosa.
Nascondi tenere passioni e profondi sentimenti. Sei in grado di spirare in dolci refoli, coinvolgendo chi ami in un turbinio di sensazioni senza fine.
Tu sei tempesta.
Capace di sovvertire ogni definita certezza. Sai carezzare con delicata passione e spazzare via ogni malcelato dubbio.
Tu sei un tornado che cambia chiunque incontri. Chi ha contatto con te mai resterà lo stesso. Niente e nessuno resta indifferente al tuo cospetto.
Di fronte a te la scelta deve essere completa e definitiva. Nessuna possibilità di mezzi termini nei sentimenti che sai suscitare.
La tempesta travolge e turba, spaventa e sbalordisce, emoziona ed entusiasma.
Nessuno comprende a fondo quanta passione conservi nel tuo cuore.
Solo chi si avvicina all'incognita del tuo essere può esserne rapito e coinvolto.
Solo chi ti ama sa guardare al di là della tempesta.
Il mare tranquillo e cielo limpido sapranno accogliere solo chi davvero li merita.






Passo la parola a Fata, Folletto e Strega i cui commenti, dolci o pungenti che siano (e alla Strega, ma anche al Folletto, talvolta, concediamo una dose di "malignità" in più affinché possano adeguatamente svolgere il loro ruolo), devono considerarsi esclusivamente effettuati sulla storia e i suoi personaggi e non sulla persona dell'autore.
 
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113 replies since 20/9/2010, 20:33   5109 views
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