Il Calderone di Severus

Le parole del cuore

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La Fata
view post Posted on 6/7/2011, 21:11 by: La Fata




Ben ritrovata, dolcissima

Bloody Eagle

Eccomi di nuovo a te, per leggere e commentare le tue straordinarie Parole del Cuore. Chiedo scusa per l'essermi fatta attendere un po', ma, come ben sai, il lavoro di noi Fate non si ferma mai e per colline, boschi e mari c'è sempre qualcuna di noi indaffarata a controllare che tutto sia a posto! Io ho appena terminato di accudire le crisalidi che si tasformeranno in farfalla, e adesso finalmente dopo il dovere posso dedicarmi al piacere!


CITAZIONE
2- Non è necessaria una ricorrenza speciale per fare un regalo alla persona che si ama. Cosa regalereste a lui/lei?



Ti regalerei…



Ti regalerei un bacio rubato,
quelle morbide labbra che invochi ogni giorno,
da lontano le osservi, che sono tue
solo nello spazio di un sogno.

Ti regalerei un abbraccio di padre
che ti guardi con orgoglio,
un padre che non disprezzi
quegli occhi di nera magia.

Ti regalerei un amore che non ti faccia male
che ti costringa a sorridere e mai a piangere,
un’insperata ombra gelida
in un infuocato deserto desolato.

Ti regalerei un canto che parli di te,
una carezza di un vento giocoso
che trasporti il tuo nome nell’infinito
di un universo che reclama la sua stella.

Ti regalerei un tramonto senza sangue,
un mare sconfinato in cui lavarti le mani
e tornare fanciullo sorridente
che guarda un altalena che dondola.

Ti regalerei la morte che agogni da tempo,
come l’assetato che brama una goccia di solitaria acqua,
una lama nel cuore per donarti la pace
tinta di sangue che affama la belva.

Ti regalerei…
Tutto ciò che non hai.


Questi intensi versi d'amore mi hanno intenerita, commossa, toccata profondamente. Chi altri più di lui, che ben poco ha avuto e potuto godere in vita, arrivando a sacrificare se stesso per il bene universale meriterebbe una simile dedica? Nessun'altro. Le tue parole arrivano dritte al cuore, cara Bloody, anche se non c'è bisogno di specificarlo, basta centellinarle lentamente. Sono versi bellissimi, di forza straordinaria e di altrettanta straordinaria dolcezza, che racchiudono la incantevole sensibilità del tuo animo ricolmo di bene.



CITAZIONE
5- La stanza è piena di sole. La luce danza sulla tela bianca, il pulviscolo dorato accarezza i colori sparsi sulla tavolozza di legno chiaro. Le linee sono sicure e le pennellate rapide. E’ il ritratto del vostro amore che state componendo.


Altair(1)


Era la prima volta dopo tanti mesi che lo vedevo dormire.
Era la prima volta dopo tanti mesi che rimanevo nelle sue stanze per la notte.
Il suo respiro era regolare, il petto si alzava e abbassava ritmicamente, lo vedevo rilassato.
Chissà quanto era passato dall’ultima volta che il sole lo aveva sorpreso in quella posa.
I raggi del sole avevano sempre e solo carezzato un viso stanco e dolorante?
Era immobile, sembrava un oscuro quadro di morte, soltanto il respiro tradiva la presenza di una vita.
L’avevo visto soffrire per giorni, l’avevo visto combattere per resistere al dolore delle torture che subiva costantemente.
L’avevo sempre visto riprendere il volo come una nobile e fiera aquila.
In quella posa sembrava veramente la costellazione dell’aquila, con le braccia distese ad occupare tutto il letto, un potente rapace al cui sguardo nulla si cela.
Lo osservai e, senza rendermene conto, feci comparire una tavolozza e una tela per rendere immortale l’uomo disteso sul letto, con le mie stesse mani.
Mi avvicinai e con un incantesimo gli cinsi la sciarpa nera intorno agli occhi.
Continuava a dormire tranquillo.
Un po’ di nero a scurire il marrone e le prime pennellate erano lunghe e decise. Ancora più nero e ancora più scuro a creare le ombre che avvolgevano questo soggetto, un’ombra che lo avvolgeva. L’ombra che lo aveva gettato in un baratro di solitudine e disperazione, un abisso senza fine dal quale sarebbe difficile ritornare.
Tu eri tornato. Avevi sempre cercato di toccare quella luce così bianca.
Pulii il pennello e lo immersi nel bianco, candido e puro come la tua pelle illuminata dal sole. Bianco come la purezza che non vedevo più nei tuoi occhi.
Pennellate più piccole, questa volta, la testa andava fatta con più precisione e gli occhi richiedevano tutta la mia attenzione.
I tuoi occhi che tutto osservavano, che ti sapevano scrutare nella profondità dell’anima, rendendoti completamente nudo al suo sguardo cui nulla si celava.
Il dipinto si stava pian piano componendo mentre ancora dormiva, molto più rilassato.
Il sole era ormai del tutto alto e la stanza era completamente inondata di luce, lo sentivo muoversi e gemere appena: si stava svegliando.
Aprì gli occhi, ma non riusciva a vedere.
- Ma che diavolo… - parlò togliendosi la scarpa che gli celava la vista, mi guardò – sei sporca sul viso – aggiunse.
Cercai di pulirmi al meglio.
- Che hai fatto? – mi chiese alzando un sopracciglio: era sospettoso.
- Nulla. Ho solo disegnato – cercavo di mantenere la calma.
- E dov’è questo disegno?
- Beh… ecco… l’ho fatto sparire, non voglio che tu lo veda.
- E perché?
“Maledizione sono morta, adesso mi uccide all’istante.” pensai, mentre cercavo il modo di venirne fuori.
- Perché mi vergognavo a fartelo vedere.
“Perfetto, una scusa migliore non potevo trovare. Speriamo solo che ci caschi. Maledizione! Perché si è svegliato prima del tempo.”
- Farò finta di crederci. – mormorò – Per ora. – precisò fulminandomi con lo sguardo. Si alzò dal letto e si diresse verso il bagno.
“Maledizione, se mi scopre sono morta.”
- Aspetta! – gridai all’improvviso, senza sapere bene cosa fare.
- Mm? – si voltò a guardarmi.
“Maledizione, se faccio un incantesimo se ne accorgerà di sicuro, nulla sfugge agli occhi di un’aquila.”.
- Nulla, nulla. – mi affrettai a dire cercando di trovare una soluzione il più velocemente possibile. Che cosa mi era saltato in mente.
Sbuffai rassegnata a ciò che mi aspettava, quando una voce ruppe il silenzio che si era formato:
- Mi spiegheresti gentilmente cosa significa questo, come dire, spettacolo veramente osceno?
- Ehi! Come ti permetti, quale osceno, è un’aquila perfettamente riprodotta – gli urlai indignata, mentre dirigevo i miei passi al bagno.
- Sul mio petto? – mi chiese con una strana calma che mi faceva paura, non prometteva nulla di buono.
- Beh… ecco… mi sembrava quantomeno originale.
Si avvicinò lentamente a me con quello sguardo così indecifrabile che mi gelò il sangue nelle vene: rabbrividii.
- Originale? – si limitò a dire quando ormai mi era vicino.
“Sono morta, ahimè, così giovane.”
- Corsa finita. – dichiarò – L’aquila ha catturato la sua preda, dopotutto. – un ghigno beffardo increspò le sue labbra mentre mi aveva bloccato tra sé e il muro.
- Secondo te cosa dovrei farti adesso? – sussurrò sulla mia pelle, il suo respiro freddo m’infiammò, - Potrei metterti in punizione tutto l’anno, ma poi sarei costretto a vedere una fiera e nobile Grifondoro tutto questo tempo e il mio povero cuore Serpeverde non lo sopporterebbe. – aggiunse mimando un piagnisteo con la mano sul cuore.
- Simpatico. Molto simpatico. Un evento da trascrivere la simpatia di Severus Piton, non c’è che dire.
- Oppure potrei fare la stessa cosa su di te, un bel serpente magari, verde e argento, sarebbe perfetto. Che dici? Può andare, nobile Grifondoro? – mi chiese mentre stava già sfilando la mia maglietta.
- Davvero spiritoso. La mia povera anima Grifondoro sporcata dai colori Serpeverde.
- Allora dovrò riconsiderare la punizione.
La maglietta era già finita a terra.
- Potresti usare colori commestibili magari.
La sua bocca s’incurvò in un sorriso, prima di catturare la sua preda con un bacio.

--------------
(1) Altair è la stella più luminosa della Costellazione dell’Aquila e in arabo significa appunto Aquila.

Curiosa e originale questa dedica; hai scoperto il modo migliore per rendere la bellezza di una figura affascinante e misteriosa come quella di Severus! Paragonarlo al più nobile dei rapaci è certamente stata una ottima scelta! E che carina la scena che vede lei sentirsi in pericolo per aver "osato" ritrarlo in un dato modo. Certo che il modello non è un soggetto facile, ma come ben sappiamo è già un capolavoro di per sè ;) Oh, carissima Bloody, leggendo l'evolversi di questa gustosa scena è venuta anche a me una tremenda voglia di impugnare pennello e tavolozza e mettermi a dipingere la bellezza di quei tratti nobili e severi usando, oltre agli scontati bianco e nero, i colori dell'arcobaleno, anche se apparentemente non ce sarebbe bisogno. Li userei comunque per dare vita alla sua anima, così ricca di tonalità diverse, l'anima di un uomo straordinario dalle mille sorprendenti sfumature! :wub:


CITAZIONE
7 – Siete riusciti a conoscerlo/a. Descrivete la situazione e le vostre emozioni e sensazioni.


Il vero te


Ho dovuto spiarti per conoscere il vero Severus, ho dovuto vederti piangere di nascosto all’ennesima vittima di questa sporca guerra, ho dovuto osservarti nella solitudine per capire quanta sofferenza c’è in te.
Spiare la spia, questo era il compito che mi era stato affidato dal Ministero; mi sarei rifiutata volentieri, ma non potevo, sapevo benissimo che non si sputa nel piatto in cui si mangia.
Il mio compito ingrato è servito a conoscerti e per la prima volta ti ho visto sotto una luce completamente diversa, nuova.
Tutto quello che si diceva di te era in gran parte falso; quanto di te realmente mostravi agli altri? Cosa si celava dietro quel muro?
Dentro di te c’è ancora un bambino che piange, davanti a me c’è un uomo che piange, davanti a me c’è un uomo che soffre.
Il dolore s’impossessa di me nel vederti in quello stato, una stretta al cuore nell’osservarti così indifeso e triste.
Vorrei venirti vicino e stringerti a me, ascoltare le tue lacrime finché ne hai da versare, sentire i tuoi lamenti e sospiri.
Chiudo gli occhi per non vederti più in quello stato, una lacrima scende sul mio viso mentre mi allontano da te.
Tornerò, Severus Piton, tornerò e non ti lascerò più perché ormai conosco ogni cosa di te.
Dopo tutto questo tempo ti conosco veramente e dividerò per sempre ogni tormento e ogni gioia con te.

Oh no, sob, :( mi si è stretto il cuoricino davanti alla sua immagine così vivida e struggente, martoriata dalla sofferenza, ma non asservita ad essa. Spiare il suo dolore è qualcosa che arreca altrettanto dolore in colei che lo sta seguendo di nascosto, e ciò è chiaro, comprensibile e reso molto bene: si ha la sensazione di entrare con lei in un mondo celato gelosamente, la cui soglia è impossibile da varcare, se non di nascosto e attraverso un processo altrettanto sofferto di immedesimazione nello stesso dolore osservato. Splendida questa intensa dedica alla sua pena infinita.



CITAZIONE
8- Il sole batte radente sul prato bagnato dalla rugiada del mattino, riempiendo l’aria di riflessi colorati e irreali. Dal nulla una figura si staglia in controluce…


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Nessuno


C’era un silenzio irreale in quella foresta e a quell’ora la natura ancora dormiva, lasciando al vento il compito di creare una dolce melodia nell’aria.
Una giovane donna leggeva riparata dalla fronda di un albero che ondeggiava lasciando penetrare alcuni raggi di un sole che stava pian piano sorgendo. Le piaceva andare là, a contatto con la natura, sola con se stessa. Ogni preoccupazione svaniva non appena metteva piede in quella foresta.
Il suo sguardo era fisso al libro, quando senti il rumore di un ramo che si spezza: alzò gli occhi da ciò che stava leggendo e vide la figura di un uomo poco lontano. Osservava la ragazza senza parlare, era immobile, soltanto i lunghi capelli corvini si muovevano appena sotto la carezza del vento.
Ad un tratto cadde sulle ginocchia.
- Signore, si sente bene? – chiese la ragazza a quell’uomo, ma nessuna risposta uscì dalle sue labbra.
Si alzò per avvicinarsi all’uomo, che cadde completamente disteso a terra, privo di sensi. Corse verso di lui per cercare di aiutare quello sconosciuto, ma non aveva la più pallida idea di cosa fare, non sapeva cosa avesse quell’uomo.
Lo girò sulla schiena e dopo aver sbottonato la casacca nera, si accorse che la camicia era intrisa di sangue e un inconsapevole grido di dolore le fuoriuscì dalla bocca.
- Signore mi sente?
Gli aprì la camicia e trovò una seria di profondi tagli sul petto dell’uomo che riuscì solamente ad emettere un flebile lamento quando la gelida mano della ragazza carezzò la pelle.
- Signore, se non mi dice cos’ha non posso aiutarla – continuava a parargli, ma sembrava non riuscire a far uscire alcun suono, per lei nascondeva ben altre ferite.
- Io… - le parole gli morivano in gola, - lasciami da solo. – riuscì a dire prima di svenire nuovamente in un istante, un istante in cui la ragazza vide i suoi occhi.
Uno sguardo triste, spento, vuoto, uno sguardo intriso di dolore, ma, nonostante quel velo a celare quegli occhi, era riuscita a scorgere una candida luce in fondo a quegli abissi sconfinati.
Chissà cosa nascondeva quell’uomo.
Le aveva detto di lasciarlo solo, ma non poteva, non in quelle condizioni.
Estrasse la bacchetta dalla giacca e con un incantesimo chiuse quelle lacerazioni, il suo viso parve rilassarsi, ma i lineamenti erano ancora duri e sofferenti.

Erano passati alcuni giorni da quella mattina, l’uomo sembrava stesse meglio, almeno fisicamente, perché i tormenti dell’animo erano difficili da curari, se mai ci si riuscisse.
Densi vapori salivano da un calderone in cui una pozione sobbolliva e la ragazza era intenta a curare alcune ferite che non si erano chiuse con l’incantesimo, quando l’uomo ebbe un brivido e si svegliò, quasi spaesato, non si rendeva conto del luogo in cui era.
- Dove mi trovo? – chiese a fatica, era ancora debole.
- A casa mia. Era ferito così l’ho portata qui per curarla.
- Non doveva! Le avevo chiesto espressamente di lasciarmi solo. – la rimbeccò quasi con astio.
- La prossima volta mi ricorderò di darle retta. – gli sorrise, si era resa conto che la sua era solo una durezza di facciata, l’aveva notato quando lui chiedeva di essere lasciato solo, mentre i suoi occhi sussurravano aiuto; l’aveva capito, lei si comportava allo stesso modo.
L’uomo si alzò dal letto, voleva andarsene, ma non appena mise un piede sul pavimento, le esigue forze vennero meno e cadde a terra.
- Beva questo – gli disse mentre cercava di sorreggerlo.
- Non bevo intrugli di cui non conosco ingredienti e preparazione – risponde scansando l’ampolla.
- Benissimo. Allora aspetti che il sangue si riformi da solo, ma questo significa che lei dovrà stare ancora per un bel po’ di tempo qui, eppure mi sembrava così ansioso di andarsene.
- Mm, – sbuffò – mi dia quell’ampolla – e la bevve tutta in un sorso.
Stava già molto meglio e dovette ammettere a se stesso che era ben fatta quella pozione.
- Chi è lei? – le chiese all’improvviso.
- Mi chiami Nessuno – rispose sorridendo.
- Va bene, Nessuno, ma io non sono Ulisse.
- Allora chi è?
- Non ha importanza sapere chi sono.
- D’accordo, mi permetta di ricordarla come Ulisse, solo come un marinaio che ha perso la rotta.
L’uomo le sorrise.

Ulisse era andato via, doveva tornare alla sua Itaca, le aveva lasciato soltanto un biglietto vicino alla sua sciarpa nera.
“Mi chiamo Severus, ma ricordami come Ulisse e non cercarmi mai.
Grazie, Nessuno, per esserti presa cura di me.
Mi sarebbe piaciuto conoscere il tuo nome.
S.”
- Se non vuoi essere cercato perché mi hai lasciato il tuo nome e la tua sciarpa, Severus? Ti troverò, Ulisse e ti dirò come si chiama Nessuno.
La luna era ormai alta in cielo e le parve di vedere una figura fuori dalla finestra.
- Ti troverò, Ulisse.

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Oh, leggendo l'inizio mi è sembrato proprio di essere ai margini del mio Bosco Incantato, che nostalgia! Ma bando alle malinconie: la breve storia prosegue in maniera davvero eccellente, e ti confesso che mi è molto spiaciuto doverne interrompere la lettura... mi sarebbe tanto piaciuto seguire l'evolversi delle vite dei due protagonisti, venute per caso a contatto ai margini di un bosco, e destinate sicuramente a incrociarsi di nuovo. Peccato, mia dolce amica, non saprò mai dove, come e quando Nessuno e il novello Ulisse si incontreranno di nuovo, e come sboccerà sicuramente il sentimento tra loro, a meno che tu non venga a trovarmi appunto ai margini del Bosco Incantato per raccontarmi il proseguo di questa intrigantissima vicenda ;)



CITAZIONE
11 - Il colore dei suoi occhi vi ricorda...


Oscuri arcani


I tuoi occhi mi gettano
in una notte solitaria e silenziosa
che mi culla in un sonno senza incubi.

I tuoi occhi dipinti di nera ombra
sono stelle ormai spente da tempo
relegate in una cupa galassia di dolore.

Il mio sguardo ha scorto il tuo
e son caduta nella disperazione del tuo cuore,
gelida scultura di candido marmo.

Notte senza luna
che mi guidi verso la meta segnata da tempo,
attraverso un rotta di melanconici sorrisi.

Manto di cielo senza stelle
che osservi quest’anima che si strugge per te,
uomo eremita d’amore.

Pietre di sconosciuto mondo
mai calpestato da anima esploratrice
che aspetta il risorgere dell’anima.

Ti guardo e l’oscurità m’avvolge,
sentendo il vuoto avanzo lenta verso il baratro,
tempesta nell’oceano dei tuoi occhi.

Ti guardo e in tristi lacrime mi perdo,
lucenti diamanti di nere speranze
ove sorridere all’alba nascente.

Lasciami camminare per queste contrade insieme a te,
in queste grotte buie e desolate
nero cavaliere d’amor straniero.

Lasciami custodire arcani e dolori, tuoi patimenti
che diverranno i miei quando aprirai gli occhi verso il mio volto,
che beato potrà sorridere d’amor ricambiato.

Sei decisamente brava a comporre versi, mia deliziosa amica! Anche in questo caso non avresti potuto esprimere in modo migliore le tue intense emozioni e descrivere perfettamente la bellezza del suo sguardo. Hai davvero un animo votato alla poesia, cara Bloody, è ammirevole la cura con cui scegli le parole che compongono questo prezioso diadema, ed elevano alla potenza il piacere della lettura. Fanne sempre tesoro!


CITAZIONE
12 – È notte e l’oscurità silenziosa vi circonda. Poi sentite un fruscio, o forse l’avete solo immaginato…


Ombre


Diagon Alley stava tornando lentamente alla normalità, i negozi stavano via via riaprendo e la guerra pian piano scivolava dalle menti e dai cuori della gente, anche se il cammino sarebbe stato ancora lungo.
La giovane strega camminava a passo lento in quella strada che era ormai deserta, era notte inoltrata, un passo dopo l’altro senza meta. Non aveva idea di dove volesse andare, voleva solamente prendere un po’ d’aria fredda che le avrebbe schiarito i pensieri.
Stretta in un cappotto corto, le mani nelle tasche, cercava di riscaldarsi in quella gelida nottata, ma era difficile perché il freddo che aveva dentro era ben più rovente.
C’era solamente lei in quella stradina: all’improvviso sentì un lieve rumore, alzò gli occhi da terra e vide un’ombra all’entrata di una stradina secondaria.
Pensava che stesse sognando, così aumentò l’andatura per raggiungere quel luogo, ma quando fu vicina, l’ombra sparì.
Si guardò intorno sbalordita, senza riuscire a comprendere la natura di quella visione.
Continuò a camminare mentre il silenzio circondava ogni cosa, soltanto il rumore dei suoi passi echeggiava nell’aria, ma era quasi del tutto impercettibile, poi si soffermò a guardare un piccolo ristorante e vide la stessa ombra di prima seduta riflessa sul vetro.
Si voltò di scatto, ma era nuovamente svanita nel nulla.
Si sentiva veramente pazza ad avere quelle strane visioni: conosceva a chi apparteneva quell’ombra, per quello si sentiva ancora più folle.
Sapeva che era morto e non poteva essere lui, aveva visto il sangue mischiarsi alla polvere, il suo corpo ormai freddo che giaceva in quella pozza rossa.
Perché la sua mente le stava facendo quegli strani scherzi?
Che cosa voleva dirle?
Continuò a camminare sentendosi mancare il respiro, il gelo l’avrebbe riscossa da quei pensieri e da ogni finzione che stava vedendo.
Si sarebbe dovuta distrarre, ma quella passeggiata stava avendo l’effetto contrario a quello desiderato; andò a passo svelto verso il negozio dei gemelli Weasley per osservarne la vetrina.
Un velo di tristezza le cadde sugli occhi e un profondo dolore le lacerò improvvisamente l’anima: Fred non c’era più, non avrebbe più visto i due inseparabili fratelli scherzare allegramente.
Poggiò con forza il viso e le mani al vetro per riuscire a vedere meglio all’interno.
Guardano tra gli scaffali, dove c’erano i più variegati gadget, vide una figura alta vicino ai Marchi Neri Gommosi, era la stessa che aveva visto prima in strada e nel vetro del ristorante, ne era certa. Cerco un modo per entrare, si voltò un istante per controllare che non ci fosse nessuno, diresse nuovamente lo sguardo al negozio, ma, come già era accaduto, l’ombra era svanita lasciando la ragazza a guardarsi intorno smarrita.
Le venne in mente che pochi giorni prima aveva visto quella stessa ombra, in quello stesso posto all’interno del negozio, vicino agli scaffali dei Marchi Neri Gommosi.
Sorrise al pensiero di dove aveva notato quell’ombra.
George l’aveva guardata un attimo, sul suo volto aveva visto un’espressione stupita, ma nei suoi occhi aveva notato un velo di speranza, la stessa nebbia che aveva oscurato il suo sguardo quando gli sembrava di sentire la voce del fratello, quando pensava di scorgerlo tra i vari ripiani del negozio. Aveva capito perfettamente cosa c’era nel cuore della ragazza, gli stessi sentimenti di cui era intriso anche il suo di cuore.
- Segui il mio consiglio, vai a casa, fatti una bella doccia calda e poi cerca di dormire e soprattutto di non pensare, prendi una pozione se serve. – le aveva detto quel giorno.
Come se fosse stato facile, ma aveva seguito il consiglio di Fred ed era tornata a casa.
Era tornata in quella casa.
Ma quella sera non ci sarebbe riuscita, il dolore di vedere solo la sua ombra era troppo, non sarebbe mai potuta tornare, ma non poteva farne a meno. Quella casa raccontava ogni cosa di lui, emanava ancora il suo profumo.
Lo avrebbe cercato tra i suoi libri e i suoi oggetti, lì lo avrebbe sempre trovato e non sarebbe mai svanito.
Come non si sarebbe mai dissolto tra il labirinto del suo cuore.


Noooo, che sadness! :cry: Hai scelto di chiudere con un quadro molto triste la tua splendida serie di brevi storie d'amore, sniff, sniff E hai rappresentato in modo molto efficace il tremendo senso di perdita della poveretta, senza bisogno di descrivere pianti straziati. Indubbiamente tutto molto bello e toccante, anche se forse troppo crudele, sob :( Povera me, vorrei che la realtà fosse sempre una dolce favola incantata per tutti, invece bisogna fare i conti anche con il senso di perdita e la sofferenza, purtroppo. Mi sento le alucce un po' appesantite dalla malinconia, stasera, forse mi converrà tornare alla casina di fiori e prima di andare a dormire preparare una tisana di melassa con il miele, per addolcire e conciliare il sonno. Grazie per avermi regalato dei magnifici, romanticissimi momenti di lettura fatata, dolce Bloody; spero che contribuiscano ad allietare i miei sogni! :wub:

Mi ritiro dunque ai margini del Bosco Incantato, per godere del meritato riposo. Ci vedremo presto, amiche mie dilette, auguro anche a voi che i sogni che farete stanotte, siano rilassanti e dolci come una tisana di melassa al miele!
 
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113 replies since 20/9/2010, 20:33   5129 views
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