Il Calderone di Severus

Le parole del cuore

« Older   Newer »
  Share  
La Fata
view post Posted on 31/5/2011, 15:53 by: La Fata




Buongiorno boccioli di rosa :wub: Oggi è una giornata in cui mi sento un po' affaticata, perciò ho deciso di renderla più gradevole con la lettura di nuove, appassionati storie d'amore. E dove trovare il meglio se non in questo tranquillo angolo di paradiso? Dunque, dunque vediamo un po' di chi è il turno... Ah, ma della carissima

Sognando Severus

Il tuo nome dice già tutto, dolce amica; altri brevi racconti dedicati all'uomo più coraggioso che Harry Potter dice di aver mai conosciuto... meglio tardi che mai, come si suol dire, per rendersene conto, ragazzo mio ;) :P



CITAZIONE
2 - Non è necessaria una ricorrenza speciale per fare un regalo alla persona che si ama. Cosa regalereste a lui/lei?

Lo so…



Non ho bisogno di alcuna particolare ricorrenza per fare un regalo all’uomo che amo, solo il desiderio di rivedere, per un fuggevole istante, il sorriso ammorbidire appena la linea sottile delle sue labbra.

Un antico testo scovato per caso a Nocturn Alley, che parla di oscuri sortilegi proibiti, oppure una consunta pergamena, piena d’arcani simboli vergati in un inchiostro ormai stinto, riempiono d’eccitato interesse i suoi occhi neri che per un istante si spalancano, come quelli di un bimbo, felice di ricevere infine il dono tanto agognato.
Poi l’ombra cupa ritorna nello sguardo tenebroso, portata da quel sospiro di colpevolezza, colmo di ricordi e rimorsi.
« È finita… » gli ricordo, sfiorandogli piano la cicatrice sul collo.
Mi guarda, ma non mi vede: i suoi occhi sono persi nel nulla, irretiti da un tremendo passato cui ancora non sono riuscita a sottrarlo. Il pugno si stringe tra le pagine del libro, poi chiude gli occhi e si morde piano le labbra prima di sussurrare, in un amaro sospiro:
« Lo so…»
Già, la guerra è finita, il mondo magico è libero dall’oscura ideologia di Voldemort, ma Severus Piton, incredibilmente sopravvissuto al morso di Nagini, è ancora prigioniero dei suoi ricordi… e dei suoi errori.
Gli accarezzo la mano ancora serrata a pugno e insinuo le dita tra le sue che, cedevoli, mi accolgono in una lieve stretta. Ora mi guarda: è tornato al presente e cerca di abbozzare un sorriso mentre solleva un sopracciglio fintamente minaccioso.
« Albus non approverebbe i tuoi gusti in fatto di sortilegi ».
« Ti aveva nominato Professore di Difesa Contro le Arti Oscure, « ribatto sorridendo, felice che sia lui stesso a voler sdrammatizzare, » dovrai bene tenerti in esercizio, no?
Gli occhi neri scintillano nel volto pallido contornato dai lunghi capelli corvini:
« Strega… » sussurrano le sue labbra lambendomi piano il collo.

Non ho resistito: Severus ancora insiste a rimanere rintanato qui, lontano dal mondo, rifiutando ogni riconoscimento gli sia offerto, ma io ho deciso di accettarli al posto suo. Non sembra, ma una pergamena firmata dal Ministro apre molte porte, anche quelle che conducono a scovare erbe ormai ritenute estinte e preziosi, quasi introvabili ingredienti per antiche pozioni.
Fiamme nere brillano nei suoi occhi, increduli e felici per il mio dono, mentre rigira le ampolle tra le dita sottili e sfiora appena le delicate erbe essiccate; rovista nella libreria tra le vecchie pergamene e ne afferra una: un tocco di bacchetta e la scrivania è sgombra da ogni cosa, pronta a trasformarsi in un piano di lavoro su cui arrivano veloci, richiamati da silenziosi appelli, gli altri ingredienti e tutti gli strumenti necessari.
La bacchetta si muove rapida nell’aria e il fuoco prende vita nel vecchio camino, mentre il piccolo calderone per gli esperimenti fluttua leggero tra le fiamme e si adagia sugli alari; fa caldo in questo finale di estate, così, mentre lo osservo pregustando il piacere di vederlo distillare una pozione sconosciuta, Severus si slaccia i polsini della candida camicia e arrotola le maniche con un gesto fluido.
Poi si blocca di colpo e trattiene il fiato: le sue dita stanno sfiorando la sbiadita cicatrice di quello che un tempo è stato il Marchio che lo incatenò a Voldemort, l’orrido simbolo di tutte le sue colpe.
È fermo in mezzo alla stanza e lo vedo impallidire e chiudere gli occhi mentre un tremito leggero attraversa il suo corpo. Sembra quasi che non respiri più, tanto è immobile: solo le dita si muovono, sull’avambraccio, in un ossessivo ed inutile graffiare, in quel gesto tremendo che troppe volte gli ho visto ripetere.
Volo dall’uomo che amo, ancora una volta travolto dai suoi rimorsi:
« Non c’è, non c’è più! » esclamo stringendogli le dita per impedirgli di farsi male.
« Lo so… »
Il Marchio non deturpa più la candida pelle di Severus, è solo una cicatrice che sbiadisce ogni giorno di più, ma ha sempre il potere di richiamare in vita il passato e tutti i suoi dolorosi ricordi, è sempre l’emblema maledetto dei suoi errori e delle sue colpe.
Gli scosto la mano e mi chino sull’avambraccio a baciare dolcemente le striature arrossate sulla pelle; sento il braccio tremare sotto le mie labbra, ma non si sottrae al mio tocco, anzi, con l’altro braccio mi avvolge la vita e mi attira a sé. Alzo il viso e ci fissiamo a lungo negli occhi, i suoi splendidi occhi neri, tenebrosi abissi notturni ancora pieni di dolore, ma anche di amore, nato da poca e con tanta fatica:
« Sono libero, ora… » sussurra a fatica, la voce roca.
« Lo sei sempre stato, Severus… » mormoro piano, mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime e mi abbandono al suo dolce abbraccio.

È passato tanto tempo da quando Severus ha riaperto gli occhi alla vita e da quando è nato il nostro amore, io così ostinata da averglielo saputo imporre, lentamente, giorno per giorno, mentre l’ombra si ritraeva dalle profondità tenebrose dei suoi occhi, scacciata da scintille di luce sospinte dalla speranza.
Ora dorme, tranquillo, senza più tremendi incubi a tormentare il suo sonno. Ora sorride, sereno e rilassato al mio fianco, guardando al futuro, il passato nascosto in fondo al cuore di cui solo io ho le chiavi.
Alla fine, dopo tanto tempo e impegno ci sono riuscita: gli ho regalato il mio amore… e la felicità!

:wub: :wub: :wub: Voglio aprire così il mio commento a questo brano di rara bellezza, scritto in maniera perfetta e colmo di passione. L'immagine di Severus è splendidamente resa, e lei è così deliziosamente innamorata da farmi battere forte il cuoricino: parole che sono musica preziosa per le mie orecchie fatate. Ma voglio soffermarmi ancora sulla figura di quest'uomo da brividi, capace di sopportare immensi sacrifici e di vivere, oserei dire con umiltà, anche dopo essere stato scagionato da ogni colpa, nell'ombra di un rimorso mai sopito, schivo da qualsiasi riconoscimento e lontano da qualsiasi sacrosanto onore: come non adorarlo? "... i suoi occhi neri che per un istante si spalancano, come quelli di un bimbo, felice di ricevere infine il dono tanto agognato " e come non intenerirsi davanti a questa immagine straordinariamente dolce? Mia diletta amica, le tue magnifiche parole gli hanno regalato la possibilità di vivere un sentimento profondo e delicato al tempo stesso, cacciando l'inverno che alberga da sempre nel suo animo splendente, e a tutte noi, fedeli lettrici, la commossa gioia di sapere che finalmente, a fianco a sè, avrà una degna compagna per la vita che sarà una ricompensa mille volte migliore degli onori tributatigli. :wub: Un ottimo, ottimo inizio davvero, carissima Sognando Severus!

CITAZIONE
3 - Un camino acceso, un indumento abbandonato sul bracciolo della poltrona, il candelabro a rischiarare l’angolo del piccolo tavolo dove è appoggiato un libro aperto...



Distillato d’amore



Dall’angolo della porta socchiusa vedo il riflesso delle fiamme nella stanza: il camino è acceso, come sempre quando sa che sto arrivando; avanzo di un passo e scorgo anche il suo mantello nero, abbandonato con inaspettata negligenza, quasi di fretta, sul bracciolo della poltrona, e il piccolo candelabro che rischiara l’angolo del tavolino dove è appoggiato un libro aperto.
Apro lentamente la porta, senza fare rumore, e lo vedo, di spalle, chino sul calderone che sobbolle nel camino, i lunghi capelli neri avvolti dalle spirali di vapore misto a fumo.
Mi fermo e trattengo il fiato: non voglio che Severus si accorga che sono entrata; adoro guardarlo quando non sa di essere osservato, in particolare quando sta distillando una pozione: lo fa con la stessa instancabile devozione che un amante dedica alla propria donna, con l’ardente passione dettata da un amore profondo e infinito, con la tenera e delicata cura di un padre alle prese col figlioletto di pochi giorni.
In questi ultimi mesi ho vissuto sola con lui, lontana dal mondo di cui ha rifiutato con disincantata indifferenza ogni tardivo onore reso al suo coraggio e all’abnegazione per il dovere che l’ha portato ad uccidere il suo unico amico. Celata nella solitudine del rifugio di questo bosco, reso impenetrabile dalla magia, ho imparato ad apprezzare la delicata scienza e l'arte esatta delle pozioni, ho compreso la profonda bellezza del calderone che bolle a fuoco lento, con i suoi vapori scintillanti, il delicato potere dei liquidi che scorrono nelle vene umane ammaliando la mente e stregando i sensi: con i miei occhi ho visto Severus imbottigliare la fama, la gloria, addirittura la morte... Sì, è stato proprio grazie ad una sua potente pozione che si è salvato dal morso di Nagini, fermando l’emorragia e neutralizzando il veleno, restando in vita anche se Potter l’aveva dato per morto.
Osservo i gesti eleganti e sicuri delle sue mani, il movimento fluido del polso che guida il mestolo immerso nel liquido, i cerchi concentrici in senso orario, pausa, lenta inversione del giro e nuovi anelli a solcare la superficie, che vira di colore non appena le sue dita sottili lasciano cadere a pioggia una finissima polvere, che aleggia un attimo nell’aria prima di adagiarsi con leggiadra grazia e congiungersi alla pozione come nell’agognato amplesso di un amante.
Vedo le sue labbra socchiudersi appena in un sorriso compiaciuto, mentre con un colpo di bacchetta magica fa voltare la pagina del libro e vi getta uno sguardo di conferma. Annuisce piano tra sé, soddisfatto, e torna ad osservare il fluido, argento fuso che illumina il pallore del suo viso rendendo quasi irreali i lineamenti, delicata immagine che sfuma nel sogno, bellissimo e desiderabile ai miei occhi innamorati.
Riprende a girare il mestolo nel calderone, le dita che lo sospingono con studiata lentezza, quasi volessero carezzare il liquido che si amalgama alla polvere appena aggiunta. Poi lo estrae piano, le gocce che cadono lente, lo appoggia di lato e resta immobile ad attendere, le labbra ancora leggermente dischiuse, lo sguardo fisso sul fuoco che improvvisamente aumenta d’intensità, le fiamme che si alzano e lambiscono il bordo del paiolo, crepitanti, mentre argentee bolle ne solcano la superficie, scoppiando progressivamente in scintille che, alla luce delle fiamme, dal delicato argento si trasformano in un trionfante oro intenso.
Gli occhi neri di Severus ardono nel riflesso del fuoco, lampi d’oro si accendono sfolgoranti nelle tenebrose profondità del suo sguardo, mentre il sorriso si adagia morbidamente sulla sua bocca dischiusa, quasi fremente.
Guarda languido il liquido scintillante, si tocca appena le labbra con la punta delle dita e sembra quasi gettare un bacio tra i vapori dorati che si levano lievi dalla superficie fino ad avvolgere il suo viso, a carezzare la bocca socchiusa ricambiando il bacio. Attende ancora pochi istanti, quindi afferra un’elegante ampolla e, prelevato un po’ di liquido ardente, stilla a stilla lo versa con sicurezza nel sottile cristallo, riflessi dorati che scintillano come fiamme nei suoi occhi neri.
Sono proprio curiosa di sapere quale filtro ha distillando: non gli ho mai visto profondere tanto amore su un calderone.
Mi avvicino rapida alle sue spalle, svelando infine la mia presenza:
« Che pozione è? »
« Mmm… » risponde sornione, assolutamente non sorpreso dalla mia improvvisa apparizione.
« Avanti, dimmelo! » lo incito abbracciandolo da dietro e premendo il mio corpo contro il suo.
Con studiata indifferenza continua a versare lento la pozione dorata, infine si gira, gli occhi profondamente neri che scintillano d’amore:
« Non è una pozione… » sussurra guardandomi con sensuale malizia.
« Ma…»
Mi impedisce di ribattere ponendomi con delicatezza un dito sulle labbra, mentre con un braccio mi stringe a sé:
« Da quanto tempo mi stavi spiando, deliziosa strega che hai saputo ammaliare il mio cuore ed irretire i miei sensi? » mi chiede con voce profonda, venata di voluttà. « Ora stai anche cercando di carpire i miei segreti? »
Non riesco a resistere alla sua voce, al suo sguardo ed al suo abbraccio avvolgente. Desisto da ogni domanda e solo lo guardo: nei suoi occhi neri ardono fiamme più scintillanti di quelle del camino:
« È solo un olio, » sussurra con voce misteriosa, mentre il suo respiro tiepido mi sfiora la pelle, « per massaggiare tutto il tuo corpo… »
Rabbrividisco di desiderio tra le sue braccia.
« … nudo… » sussurra con passione sulle mie labbra.
Chiudo gli occhi e mi abbandono al suo bacio appassionato pregustando le sue mani ardenti sul mio corpo.

Wow, mia cara amica, quant'è intrigante, stuzzicante, sensuale, affascinante il Severus di questo brano e come è altrettanto sensuale e conturbante il frangente in cui lo fai agire :blush: :blush: Oops, mi sento tutta accaldata, scusate se arrossisco ma noi fatine non siamo abituate a fantasticare su... ehm... certe cose, abituate così come siamo a vivere solo di amori platonici :rolleyes: anche se in questo caso, cara amica, sei stata abilissima nel ricreare un'atmosfera deliziosamente eccitante senza ricorrere ad alcun espediente volgare, ma solo esclusivamente attraverso l'uso della tua incredibile abilità narrativa, con cui hai reso molto efficacemente ogni suo piccolo gesto ed espressione. Ho letteralmente divorato ogni riga, guardando con gli occhi di colei che, entrando nella stanza in cui sta lavorando alla pozione, si perde incantata nella contemplazione di quanto sentimento e passione quest'uomo che, solo a uno sguardo superficiale può appare privo di emozioni e sentimenti, dedichi a tutto ciò che fa e che ama. Un magnifico brano, dolce amica, complimenti, davvero coinvolgente!



CITAZIONE
7 - Siete riusciti a conoscerlo/a. Descrivete la situazione e le vostre emozioni e sensazioni.



Occhi che ardono nella notte


Non l’avrei mai creduto possibile, ed invece sono qui, nella stessa stanza in cui c’è anche lui, Severus Piton.
Per quanto tempo ho sognato questo istante! Incontrarlo, rivedere ancora i suoi occhi neri, tenebre scintillanti che ardono nella notte, e provare di nuovo quel brivido profondo, infinito…
Sono agitata, agitatissima, più tesa di quanto mai avrei creduto possibile; il cuore mi martella in petto mentre seguo la sua alta e sottile figura nera con lo sguardo, cercando di non perderlo mai di vista, neppure un istante.
Quanto tempo è passato? Sono quasi tre anni, tre anni durante i quali l’ho rivisto mille volte con gli occhi nella mente, ed ogni notte è stato nei miei sogni… anche se lui non lo sa, non sa niente delle mie illusioni.
È incredibilmente riuscito a salvarsi dal morso fatale di Nagini, grazie ad una potente pozione che aveva con sé: Potter l’aveva creduto morto, ma Severus si è ripreso e poi è stato soccorso, anche se è stata la sua pozione a fermare la fuoriuscita di sangue e a proteggerlo dal veleno.
Ora è un eroe, riconosciuto da tutti: bisogna ammettere che Potter si è dato un gran daffare affinché ogni dubbio fosse chiarito e il coraggio e l’abnegazione si Severus Piton emergessero oltre ogni contraria evidenza, anche la morte di Silente
Severus, invece, non è cambiato: vive rintanato come un orso chissà dove, sfuggendo ogni onore, continuando a pagare in silenziosa solitudine per le sue colpe, già, proprio lui che quelle colpe ha già mille volte espiato, ogni notte, con la sua tremenda sofferenza nel Cerchio, celato da una maschera d’argento che torturava la sua anima, incatenato da un orrido Marchio ad un padrone da tanto tempo rinnegato.
Quel Marchio non esiste più, Severus, ora sei un uomo libero, ma la sofferenza che riesco a cogliere nei tuoi occhi colmi di tenebre, anche da così distante, mi racconta che i tuoi rimorsi continuano a tormentarti e che non hai ancora trovato la pace che tanto agognavi.
Io lo so, Severus, io conosco bene chi sei: lo so da tre anni, ed è da quella notte che ti amo, dalla notte in cui mi sono perduta senza speranza nell’abisso dei tuoi occhi che ardevano nell’oscurità.
Ma questa sera sei qui, e ci sono anch’io: il mio sogno si realizzerà, finalmente?
Il mio ospite ti sta parlando e fa segno verso di me: alzi il volto, sempre pallido, contornato dai lungi capelli neri, e mi guardi con fredda aria impassibile. Ora ti avvicini, con lenta eleganza, e mi sembra di soffocare: mi aggrappo al ricordo di ciò che è stato, mi appiglio al mio amore per te, mentre i tuoi occhi si avvicinano, neri e indifferenti, così diversi da quella notte…
Articolo a fatica due parole, convenevoli insulsi e balbettati cui rispondi con distaccata cortesia, quindi con un rigido cenno di saluto mi volti le spalle e te ne vai, il mantello che oscilla mentre ti allontani.
Rimango immobile, inebetita: non mi hai riconosciuto!
Ancora non riesco a respirare, né a credere che il mio sogno finisca miseramente qui.
Mi mordo le labbra cercando di trattenere le lacrime: sono una stupida, solo un’idiotissima illusa!
Scappo fuori sul terrazzo e piango a lungo, disperata, appoggiata alla balaustra di marmo, il trucco che si scioglie lentamente, le lacrime amare della disillusione a lambirmi le labbra prima di cadere a terra.
Una voce gracchiante si leva all’improvviso alle mie spalle:
« Ma certo, è ovvio… » una tossettina nevosa intercala le parole, « abbiamo sempre avuto… ehm… fiducia, » il tono si assottiglia sempre più, « in lei, Professor Piton! »
Mi volto di scatto e Severus è lì, a pochi passi: li fissa in silenzio con gelido disprezzo, senza credere alle loro parole, quindi si gira e se ne va, scendendo veloce i pochi scalini della gradinata.
Come una pazza lo seguo, volo dietro ai suoi passi, al suo mantello ondeggiante che mi sfugge nella notte, la vista annebbiata dalle lacrime e la disperazione nel cuore. Mi prenda pure per una pazza, se vuole, eppure devo dirglielo!
Corro sul prato e lo raggiungo:
« Io, invece, ho sempre avuto fiducia in te! » grido fra le lacrime, la voce che trema.
Ti giri, irritato per il mio osare, fai per aprir bocca ma ti blocchi all’improvviso, gli occhi spalancati che fissano il mio volto dal trucco sfatto, proprio come in quella notte di terrore.
« Da quando rischiasti la tua vita per salvare la mia! » aggiungo in un soffio roco.
Sarei caduta a terra, se non mi avessi afferrato tra le braccia: il tuo viso è vicino al mio e vedo fiamme nere scintillare nei tuoi occhi, ardere proprio come in quella notte in cui mi salvasti dal Cerchio bestiale.
« Gillyan… » sussurri a fior di labbra.
Ti sorrido fra le lacrime che ancora si ostinano a scendermi sulle guance. Non hai dimenticato il mio nome, non hai dimenticato nulla, e mi guardi proprio come in quella notte lontana, quando mi sono perduta nell’abisso di sofferenza che ardeva nei tuoi occhi, dopo aver compreso il tuo dolore in quell’istante meraviglioso in cui le nostre menti si sono unite.
« Sono qui, Severus, ti ho sempre aspettato, » sussurro con amore, - come ti avevo promesso… »
Tremo tra le tue braccia, proprio come allora, e tu mi stringi ancora una volta, con delicato rispetto, riaccendendo il mio sogno.
« Ti amo, Severus! »
E mi perdo nelle ardenti fiamme dei tuoi occhi neri, scintillante abisso di sogno, tenebrosa notte d’amore.

Aaaaah, che emozione fortissima! Emozione, emozione, e ancora emozione, all'infinito: è quello che ha suscitato in me questo stupendo brano, non è così anche per voi, care amiche lettrici? E anch'io, come voi e come Gillyan, (e non ditemi che non è così, o che non vi è mai capitato) siamo preda del batticuore forsennato prima e della disperazione poi davanti alla presenza inaspettata e all'indifferenza inaccettabile dell'uomo che ha catturato il nostro cuore. Ma la protagonista di questa splendida storia è sicuramente più coraggiosa di quanto potrebbe esserlo ognuna di noi, e alla fine reagisce al dolore, ma soprattutto all'idea terribile di perderlo definitivamente se lo lasciasse andare, e fa una cosa assolutamente eccezionale: lo insegue, correndo il rischio di prendersi un'altra porta in faccia. Ti adoro Gillyan, valorosa riscattatrice della fatina che c'è in ogni donna, e della donna che c'è in ogni fatina ;) Che dire, carissima Sognando Severus, questa breve fic mi è piaciuta tantissimo, e tu sei davvero una scrittrice con i fiocchi!


CITAZIONE
9 - Vi offrono una serata a teatro. Che spettacolo teatrale andreste a vedere con lui/lei?

<i>

Le parole del cuore



Parole che parlano al cuore, poesie recitate con voce profonda, liriche che aleggiano nell’aria in musicali sussurri suadenti accompagnati da melodiose note nel trionfo del Romanticismo letterario e musicale.
Non so come ho fatto, ma sono riuscita a convincere Severus ad uscire dal suo rifugio lontano dal mondo e l’ho trascinato a teatro, ad ascoltare poesie declamate con struggente enfasi nella penombra del palcoscenico, accompagnate dalla melodia delle note di Beethoven, Čajkovskij e Wagner.
Le luci si attenuano e le tenebre con lenta progressività invadono il teatro, che si fa silenzioso, finché resta solo un fascio di raggi luminosi ad illuminare l’attore che comincia a declamare, accorato, mentre le prime toccanti note si spargono nell’aria.

Quante querule e lacrime
sparsi nel nuovo stato,
quando al mio cuor gelato
prima il dolor mancò!
Mancar gli usati palpiti,
l’amor mi venne meno,
e irrigidito il seno
di sospirar cessò!

Piansi spogliata, esanime
fatta per me la vita;
la terra inaridita
chiusa in eterno gel;
deserto il dì; la tacita
notte più sola e bruna;
spenta per me la luna,
spente le stelle in ciel.


Vedo Severus irrigidirsi appena e quasi trattenere il respiro mentre il pallore del suo viso risplende nell’oscurità del teatro, dall’altro lato del palco: le parole del poeta stanno risvegliando il ricordo di un dolore lontano, mai del tutto sopito, di una perdita che per tanto tempo ha fatto ardere il rogo dei suoi rimorsi per una colpa imperdonabile che ha cambiato la sua vita e distrutto quella della donna che amava.

Pur di quel pianto origine
era l’antico affetto:
nell’intimo del petto
ancor viveva il cor.
Chiedea l’usate immagini
la stanca fantasia;
e la tristezza mia
era dolore ancor.

Fra poco in me quell’ultimo
dolor anco fu spento,
e di più far lamento
valor non mi restò.
Giacqui: insensato, attonito,
non dimandai conforto:
quasi perduto e morto,
il cor s’abbandonò.


Le labbra sottili di Severus tremano appena mentre china il capo e i lunghi capelli neri gli coprono in parte il viso; so bene qual è il nome che aleggia sulla bocca socchiusa, lo stesso nome cui per tanti anni ha implorato un perdono che non riteneva di meritare, il perdono di cui solo io, alla fine, ho saputo convincerlo d’esserne degno. Il perdono che ha risvegliato il suo cuore congelato dalla sofferenza.
Vorrei avvicinarmi e stringerlo a me, dargli il conforto di cui ha bisogno, ma ormai ho imparato che vuole affrontare da solo gli spettri del suo passato, quando gli si presentano ancora davanti, portati dalle coincidenze della vita.
Si morde piano le labbra e, col nome di Lily, deglutisce un dolore che entrambi sappiamo che non lo lascerà mai del tutto.
La musica triste cessa, le luci si fanno oscurità e gli applausi scrosciano. Poi di nuovo silenzio, prima che altre parole escano dal cuore del poeta accompagnate da una melodia cupa che sembra far vibrare l’anima.

Quando il cielo basso e cupo pesa come un coperchio
sullo spirito che geme in preda a lunga noia
e abbracciando il cerchio di tutto l’orizzonte
ci versa una luce nera più triste delle notti;

quando la terra si muta in umida spelonca
dove la Speranza, come un pipistrello
va battendo i muri con la sua timida ala
e picchia la testa su fradici soffitti;

quando la pioggia distendendo immense strisce
imita le sbarre di una vasta prigione
e un muto popolo di ragni infami
in fondo ai nostri cervelli tende le sue reti,

campane a un tratto scattano con furia
e lanciano verso il cielo un urlo orrendo
come spiriti erranti e senza patria
che si mettano a gemere ostinati.


Sento una stretta al cuore quando vedo Severus alzare il capo sospirando cupo, abbandonare con lo sguardo il palcoscenico e perdersi nel nulla oscuro davanti a sé, per immergersi nella solitudine e nella sofferenza del passato, nella lunga prigionia imposta in un gelido sotterraneo, in una vita non vissuta, tesa solo ad espiare le colpe commesse da un ragazzo orgoglioso che non voleva altro che il potere del sapere, ma ha trovato invece la condanna del sangue e del rimorso.
Chiude gli occhi, ora, il mio povero amore, sopraffatto dal ritorno improvviso del passato e dei suoi strazianti ricordi: come me conosce bene la poesia e sa che racconta le sue atroci disillusioni, i sogni perduti, la speranza svanita e il tormento dell‘angoscia davanti alla notte di incubi che sempre ritorna, ossessiva, ad esigere il tributo di sofferenza rammentandogli tutte le lacerazioni della sua povera anima.

E lunghi carri funebri, senza tamburi né musica,
sfilano lenti dentro la mia anima; la Speranza,
vinta, piange, e l’Angoscia atroce, dispotica,
pianta sul mio cranio il suo nero vessillo.


Geme piano, Severus, e solo io posso percepire lo strazio della sua anima, io che ho saputo conoscerlo e riconoscerlo, io che l’ho rivissuto con lui nei pensieri che ha voluto aprirmi, quando si è reso conto che la morte non gli aveva concesso l’oblio da se stesso e dal suo passato, dal dolore e dai rimorsi.
Ho visto la sofferenza atroce ardere nel fondo dei suoi occhi neri, l’ho visto dibattersi nel baratro della disperazione del passato senza potergli tendere una mano pietosa, l’ho visto combattere strenuamente e, infine, risalire a fatica l’erta china, l’anima lacerata e stremata, ma mai perduta.
La luce svanisce e il palcoscenico resta buio e silenzioso mentre gli applausi ancora riempiono l’aria.
No, forse non è stata una bella idea venire a teatro ad ascoltare queste poesie…
Di nuovo silenzio, e la voce profonda riprende a declamare, struggente, le limpide note del pianoforte a sottolineare il pianto:

Perché, o mie luci, l’angoscioso pianto
voi non cessate? Et al suo cupo affanno
non vi piace lasciare l’anima mesta?
Troppo voi siete a quella soglia inganno
che m’è cara soffrire finché non sia infranto
lo stame a cui s’attien mia vita infesta.

E se il destin mi toglie
chi era de’ giorni miei pace e governo,
almeno alle sue spoglie
che ormai sotterra son cenere frale
si dica sospirando un caldo vale.


Una lacrima trema sulle mie ciglia, si gonfia e poi mi scende lenta sul viso, mentre il suo, mortalmente pallido, è asciutto: piango per Severus, per le lacrime che non si permette di piangere, per tutte le lacrime che è stato costretto a ingoiare e per quelle che hanno straziato la sua anima, lacerata dall’assassinio del suo unico amico nell’assolvimento di un tremendo dovere.

L’amico il padre è morto: or qual mai speme
fia che più resti alle mie brame afflitte
se non che la pietà m’apra la fossa?
Profondamente nel mio sen stan scritte
le sante dolci sue parole estreme
onde sovente quest’anima è scossa.
Mi traggon elle a visitar quest’ossa
sparger miei voti, e forse al sordo vento;
Ah! Che mai dissi? Dall’Eterea sede
ove beato ei siede
non ode il suon del mio triste lamento?
E del dolor non vede
l’alta ferita? Ah s’egli è ver cessate
lugubri voci, né più duol gli date.

O cupa notte! O tenebroso istante!
O tetra bara, o feretro funebre
ove il padre vid’io la volta estrema!
Dal duolo avvolti e da vostre tenebre
venite agli infelici ora d’innante
onde ognun sopra voi sospiri e gema.


Ancora oggi mi chiedo come Severus abbia potuto farlo, dove abbia trovato il coraggio di lanciare quella maledizione fatale e dannare la propria anima alla totale solitudine, allo straziante dolore e al disprezzo di tutti coloro per i quali ha, invece, continuato a combattere, fino alla fine, sacrificando la propria vita. E ringrazio la Morte di non averla voluta cogliere tra le zanne velenose di Nagini…
Eppure, so che in quei giorni il suo unico desiderio era morire, e salvare invece l’amico, il padre che aveva saputo conquistarsi il suo affetto, l’unica persona che aveva saputo credere in lui, dargli fiducia e tendergli la mano quando l’oscurità ancora lo avvolgeva.
Sulla Tomba Bianca, solo le protettive tenebre della notte l’hanno visto inginocchiarsi e tremare, tra gemiti e sospiri implorare un perdono già donato, piangere lacrime di sangue per le colpe di un passato che l’ha obbligato a tornare ad essere un assassino. Poi alzarsi e tornare, inesorabilmente solo, al suo dovere, sprofondato nelle atrocità di chi doveva chiamare amico, oppresso dall’odio di chi credeva d’essere suo nemico.

E a squallor tanto in mezzo io con la fronte
dalle man sostenuta, i miei sospiri
traggo più ardenti, e li rattengo invano.
Par che d’intorno a me l’ombra s’aggiri
e delle smorte luci il caldo fonte
egli m’asciughi in atto dolce umano:
rammento allor qual diemmi la mano
qual me la strinse e qual mi benedisse
coi guardi ove mancavangli gli accenti!.

Canzon, tu oscura, dolorosa, e sola

drizza gemendo il volo

e siegui un figlio che alla mesta notte
e alla tacita luna
fra lacrime dirotte
narra le tempre di sua rea fortuna
ivi per l’aura bruna
t’innoltra, e digli in suon d’aura notturna:
solo non piangi del tuo Padre all’urna.


No, non posso più lasciarlo solo a soffrire, la fronte sostenuta dalla mano e i capelli sul viso a coprire quella lacrima che brilla e lenta scende sulla sua guancia pallida e scavata. Sposto la poltroncina e mi avvicino, gli prendo una mano e la stringo piano: deve sapere che non è solo, che io comprendo e soffro con lui.
Severus ricambia la mia stretta e solleva appena il volto, un sorriso tremulo a cercare di rassicurarmi che va tutto bene. Ma nell’abisso dei suoi occhi neri rivedo ancora lo stesso strazio di allora, la disperazione profonda e l‘angoscia che lo tormentarono. Allungo una mano e gli sfioro piano i lunghi capelli neri, spostandoli indietro per liberargli il volto che risplende pallido nell’oscurità. Il sorriso trema appena sulle sue labbra sottili, poi le dischiude e posa un bacio sulle mie dita:
« Ti amo, » sussurra piano, la luce che combatte con le tenebre nel nero del suo sguardo, « mia adorabile strega… »
Gli applausi scrosciano: la poesia è terminata è noi non ce ne siamo neppure accorti.
La musica riprende, struggente sull’agonia dei violini, e la voce di nuovo si leva nell’aria, quasi roca e colma di dolore.

Ma come fai a soffocare il vecchio e lungo Rimorso
che vive, s’agita e s’attorciglia,
e si nutre poi di te come il verme dei morti
e come il bruco della quercia?
Ma come fai a soffocare l’implacabile rimorso?

In che filtro, in che vino, in che tisana
puoi affogare il vecchio nemico
che distrugge ingordo come cortigiana,
paziente come formica?
In che filtro? In che vino? In che tisana?

Dimmelo, bella strega, dillo, se lo sai,
a questo spirito colmo d’angoscia
e simile al morente schiacciato dai feriti,
pestato dallo zoccolo del cavallo!
Dimmelo, bella strega, dillo, se lo sai,

A questo agonizzante, che già il lupo fiuta
ed il corvo spia,
questo povero soldato affranto! Dillo se è bene che disperi
d’avere la sua croce e la sua tomba
questo povero agonizzante che il lupo già fiuta!

Puoi forse far luce in un cielo nero e fangoso?
Puoi forse squarciare tenebre
più dense della pece, senza mattino, senza sera,
senza stelle, senza funerei lampi?
Puoi forse far luce in un cielo nero e fangoso?

La Speranza che brilla ai vetri della Locanda
è spenta, è morta per sempre!
Senza luna e senza raggi, che luogo vuoi trovare
per martiri d’una cattiva strada?
Il Diavolo ha spento tutti i vetri della Locanda!


Severus mi guarda, immobile e senza quasi respirare, e i suoi occhi neri ardono in un rogo senza fine.
Ho già ascoltato queste parole, e venivano dalle sue labbra tremanti; ho già percepito questa disperazione, si dibatteva nel suo cuore sconsolato e colmo d’angoscia; ho già visto questo strazio sconvolgere il suo viso, ed era il dolore dell’uomo che ho imparato ad amare, proprio per i suoi errori ed i suoi rimorsi, per le sue colpe imperdonabili che io volevo perdonare.
Sembra passata un’eternità, ma è solo da pochi mesi che ho imparato a conoscere l’anima di Severus e a comprendere tutta la sua sofferenza, da quella notte in cui, disperato d’essere ancora condannato a vivere, mi ha permesso di vederla. Ed io ho solo voluto lenirla…

Strega adorabile, ti piacciono i dannati?
Dimmi, conosci l’irremissibile?
Conosci il Rimorso dalle frecce avvelenate
a cui fa da bersaglio il nostro cuore?
Strega adorabile, ti piacciono i dannati?

L’Irreparabile come rode col dente maledetto
l’anima nostra, meschino monumento,
e spesso attacca, come termite
l’edificio alla sua base!
L’Irreparabile come rode col dente maledetto!

A volte ho visto in fondo a un banale teatro,
infiammato dalla sonora orchestra,
una fata accendere una miracolosa aurora
in un cielo d’inferno;
a volte ho visto in fondo a un banale teatro

un essere che non era che luce, oro e velo,
schiacciare l’enorme Satana,
ma il mio cuore, mai in preda all’estasi,
è un teatro dove s’aspetta sempre,
e sempre invano, l’Essere dalle ali velate!


« Sì, ami i dannati, » sussurra Severus con voce roca mentre mi stringe a sé, con forza, con amore, quasi con la disperazione del ricordo di quel nostro primo incontro, « adorabile strega che hai saputo riaccendere amore e speranza nel mio cuore! »
Mi sfiora piano le labbra, sussurrandomi il suo amore ed il bacio è dolce, pieno di languida passione, infinitamente tenero e colmo d’amore.
Gli applausi ci avvolgono nelle tenebre e Severus continua a stringermi, mentre il bacio diventa fuoco ardente, rovente desiderio, bruciante impeto che accende il mio corpo.
Nuove parole aleggiano con lievi e dolci armonie nell’aria, confondendosi con i nostri sospiri d’amore, versi pieni di speranza e di luce, parole che dal cuore raccontano il nostro futuro.

Poiché l’alba si accende, ed ecco l’aurora,
poiché, dopo avermi a lungo fuggito, la speranza consente
a ritornare a me che la chiamo e l’imploro,
poiché questa felicità consente ad esser mia,

facciamola finita coi pensieri funesti,
basta con i cattivi sogni, ah! soprattutto
basta con l’ironia e le labbra strette
e parole in cui uno spirito senz’anima trionfava.

E basta con quei pugni serrati e la collera
per i malvagi e gli sciocchi che s’incontrano;
basta con l’abominevole rancore! Basta
con l’oblio ricercato in esecrate bevande!

Perché io voglio, ora che un Essere di luce
nella mia notte fonda ha portato il chiarore
di un amore immortale che è anche il primo
per la grazia, il sorriso e la bontà,

io voglio, da voi guidato, begli occhi dalle dolci fiamme,
da voi condotto, o mano nella quale tremerà la mia,
camminare dritto, sia per sentieri di muschio
sia che ciottoli o pietre ingombrino il cammino,

sì, voglio incedere dritto e calmo nella Vita
verso la meta a cui mi spingerà il destino.


Severus mi guarda e sorride, ancora ansimante per la passione trasfusa nel lungo bacio: negli occhi neri scintillano fiamme d’amore, risplendono di luce le tenebre del suo sguardo e trema la sua mano stringendo la mia.
Ricambio il sorriso, felice. Conosciamo il nostro destino: il dolore ci ha fatto incontrare e abbiamo saputo condividerlo, ma ora l’amore ci unisce e la passione ci congiunge. Per sempre!

E qui, non posso far altro che inchinarmi davanti a cotanto splendore di versi di poeti che non hanno bisogno di nessun commento. E che piacere scoprire che in un verso di sommo poeta, c'è una menzione anche a me ^_^

"...A volte ho visto in fondo a un banale teatro,
infiammato dalla sonora orchestra,
una fata accendere una miracolosa aurora
in un cielo d’inferno;
a volte ho visto in fondo a un banale teatro..."

Mi sento molto onorata. Che dire? La dedica che chiude in bellezza questa serie di brani stupendi, non poteva che essere migliore. La forza possente e drammatica della poesia di Verlaine e Baudlaire a fare da contraltare alla sofferenza profonda e incancellabile di Severus, non hanno bisogno di parole, sono solo da gustare in silenzio. E poi il finale... oooh :blush: :blush: ecco che arrosisco ancora, davanti alla passione che si accende nel buio spezzato dagli applausi... più stuzzicante di così :shifty: Grazie infinite, Sognando Severus, ho trascorso in tua compagnia un romantico, sublime momento dedicato ad un bellissimo sogno d'amore, così come sono sicura lo sia stato per tutte coloro che hanno letto come me le tue magnifiche Parole del Cuore.

A presto mie dilette amiche, torno a gustare la pace del bosco in compagnia di una bella tisana ai petali di narciso, ad effetto calmante e decongestionante, perchè dopo tutto questo... ehm... batticuore, ho paura di aver scordato che noi Fatine ci dedichiamo solo all'amore platonico! :blink:
 
Top
113 replies since 20/9/2010, 20:33   5131 views
  Share