Il Calderone di Severus

Le parole del cuore

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La Fata
view post Posted on 25/5/2011, 18:26 by: La Fata




Scusate la sbadataggine: come mi è stato giustamente fatto notare ho omesso di commentare altre storie della cara amica Sweetheart. Mi sembra di essere più Fata Smemorina che Fata del Cuore in questi giorni, mah, sarà la primavera inoltrata che mi rende più leggera e confusa (del solito) la testolina :shifty: Comunque rimedio subito e vado a leggere e commentare le restanti splendide dediche di...

Sweetheart




CITAZIONE
4 - Pensare a lui vi ricorda una stagione. Quale e perché?

Stagioni d'amore


Un gelido inverno di solitudine e straziante dolore, la tua vita, nel buio del sotterraneo ove relegavi la tua oscurità e celavi la tua luce, combattendo in silenzio per noi ed espiando le colpe di un giovane orgoglioso che, cercando vendetta e potere, aveva solo trovato la schiavitù delle tenebre dell’Oscuro Signore.
Un lungo inverno senza speranza che mai giungesse la primavera, denso di odio e disprezzo per te stesso, nel ricordo di un amore mai nato che si era trasformato solo in un lacerante rimorso riflesso nelle iridi verdi di un ragazzo che non era tuo figlio.
Proprio guardando in quegli occhi avevi creduto che la tua esistenza fosse infine giunta al termine, che l’oblio potesse finalmente scendere sui tuoi rimorsi a spegnere le fiamme della sofferenza che per tanti anni ti aveva tormentato l’anima e il cuore.
Ma un altro era il tuo destino e la Fenice pianse le sue lacrime sul collo squarciato trattenendoti in vita.
Una vita che non volevi, un malinconico autunno in cui, foglia secca ormai priva di vita e trascinata inerme dal vento, fuggivi gli sguardi rintanandoti in sempre nuovi eremi, rifiutando il tardo riconoscimento al tuo coraggioso valore, di nuovo soffrendo in solitudine mentre il mondo ti cercava per guardarti con occhi diversi. Gli occhi verdi del giovane Potter che, finalmente, aveva compreso tutto il dolore nascosto dietro l’odio apparente del tuo tenebroso sguardo.
Un autunno frustato dal vento di un rimorso che non ti abbandonava, inseguito da colpe imperdonabili di cui ti eri invece già guadagnato il perdono con tanti anni di sacrificio, rischiando ogni giorno la vita per ripagare quelle che un tempo avevi distrutto. Vedevi le tue mani ancora lorde di sangue e sulla Tomba Bianca imploravi un perdono che ti era stato concesso ancora prima della colpa.
Lì ti incontrai, lì colsi il tuo dolore e vidi le lacrime sciogliere le tenebre dell’anima, lì m’innamorai della tristezza dei tuoi occhi neri e desiderai la tua serenità, giusto coronamento di tutta la tua sofferenza.
Mi guardasti, pallido e serio, e ascoltasti tutte le mie parole d’appassionato amore, immobile e in silenzio, gli occhi neri che ardevano, increduli che una giovane donna potesse amare la tua oscurità, che desiderasse condividere le tue tenebre, che volesse passare il resto della sua vita ad amarti e a cercare di donarti la serenità.
Quel giorno il tuo destino cambiò di nuovo, alla soave melodia della Fenice che cantava l’amore per un uomo che aveva creduto di meritare solo odio.
Così anche per te arrivò finalmente la dolce primavera, i raggi del sole a sciogliere il gelo della tua sofferenza regalandoti la speranza di un futuro che non avresti mai creduto possibile per te, responsabile di troppe colpe nel tuo lontano passato. Cercasti di resistere, di non cedere a quella languida lusinga che ti riscaldava il cuore, che leniva finalmente le tue pene, che ti faceva sentire di nuovo uomo dimenticando il mostro che tanto tempo prima eri stato.
Con il tepore della primavera nacque l’amore, delicato come le gemme degli alberi, profumato come i primi fiori di ciliegio, tenero come il sentimento che da sempre avevi nel cuore ma che non potesti mai esprimere, prezioso come la luce che scintillava nella nera profondità dei tuoi occhi che finalmente sorridevano, sorridevano a me. Un amore dolcissimo, sussurrato piano dalle tue timide labbra che ancora non conoscevano l’aroma di un bacio, nella leggiadria di un esitante abbraccio che donava molto più amore di quanto osasse pretenderne, nel crescente desiderio di un corpo che aveva sempre e solo conosciuto la castità.
Infine arrivò l’estate e la passione infuocata dell’amore, repressa per tutta la vita, esplose mentre mi stingevi forte a te e coglievi il frutto della mia intimità, bruciò possente il tuo corpo che si congiungeva col mio, arse in un sensuale desiderio che sempre si rinnovava, scintillò nei tuoi occhi neri, splendenti abissi di piacere in cui volevo annegare, vibrò nella tua voce profonda che mi giurava eterno amore sussurrando con passione il mio nome negli aneliti dell’amplesso.
È questo il nostro amore, adesso, una calda e appassionata estate infinita, stagione d’amore che non avrà mai fine, mentre mi perdo nei riflessi di sole che sfolgorano nei tuoi occhi neri, per me, solo per me!

Sniff, sniff, che triste inizio, povero Severus, segnato dal gelo dell'Inverno in una vita degna solo di essere riscaldata dall'amore, ma poi ecco la deliziosa trovata di farla evolvere, attraverso il passaggio delle stagioni, verso la calda e lussureggiante estate di un'esistenza dove finalmente spicca la presenza di una donna innamorata e devota. Così mi piace! :wub: Adoro leggere i lieti fine, soprattutto se sono dedicati ad un uomo come lui, meritevole di ogni bene dopo aver scontato fino all'ultimo le scelte sbagliate. Carissima Sweetheart, le tue appassionate parole intrise di ammirazione e affetto sono un dolce balsamo per tutte coloro che, come te, lo amano e hanno creduto nella sua innocenza ed eroicità. Sono parole che, sgorgando pure ed istintive dal tuo cuore, regalano un raro momento di intensa emozione tutto da assaporare, un istante bellissimo in cui chiudere gli occhi e immaginare lo sfavillio di altri occhi, questa volta neri, ardenti e colmi di gratitudine verso un destino diverso, finalmente felice, che hai descritto con squisita bravura. Brava Sweet, ancora una volta ci hai dedicato un angolo romantico da sogno :rolleyes: proseguo quindi nella lettura, curiosa di assaggiare quali altri succulente fette mi riserverà il resto di questa deliziosa torta ;)




CITAZIONE
5 - La stanza è piena di sole. La luce danza sulla tela bianca, il pulviscolo dorato accarezza i colori sparsi sulla tavolozza di legno chiaro. Le linee sono sicure e le pennellate rapide. E’ il ritratto del vostro amore che state componendo.



Dipingere il futuro


Il mio amore dorme, i lunghi capelli neri sparsi sul cuscino candido, le rughe quasi svanite nella dolcezza del sonno, salvo quella che tanto amo e che sale verticale sulla sua fronte partendo dalla radice del naso.
Il sole del mattino inoltrato inonda la stanza e i suoi tiepidi raggi accarezzano il volto spigoloso e pallido di Severus: si muove un poco tra le lenzuola scoprendo il busto nudo, magro eppure muscoloso; il braccio scivola lungo il bordo del letto e rimane inerte, la cicatrice sbiadita di quello che fu l’orrido Marchio che incatenava il suo passato ora lambita da un raggio dorato.
Riposa dopo le fatiche di questa nostra lunga notte d’amore ed il suo viso è finalmente sereno, le labbra appena dischiuse ad alimentare ancora il mio desiderio per lui che in questi pochi giorni, dopo che due anni fa è incredibilmente scampato alla tremenda morte che Voldemort gli aveva riservato, ancora non è sazio dell’uomo che ho desiderato così a lungo.
Sfioro leggera le labbra sottili, carezzo lieve la cicatrice sul collo e vedo la sua pelle bianca incresparsi appena nel leggero brivido inconsapevole che la punta delle mie dita gli ha trasmesso. Scivolo piano giù dal letto e mi avvicino al cavalletto; scopro la tela sulla quale da tre giorni ritraggo il sonno del mio amore e resto ad osservare estasiata l’originale che ancora giace tra le candide lenzuola. Prendo il pennello e lo intingo nella tavolozza, quindi mi accingo a dipingere i miei desideri, il suo volto finalmente sorridente e sereno, come quando sono tra le sue braccia e il mio amore gli fa dimenticare il tremendo passato e tutte le sue sofferenze.
Fisso i suoi occhi neri impressi sulla tela e noto che c’è ancora quell’ombra cupa, quel lampo scuro che sempre porta ricordi di dolore che non riesce a dimenticare, raggi di fatale luce verde e maschere dagli argentei riflessi, sangue fra le sue mani e strazio nella sua anima ancora ferita. Stringo le labbra e impugno il pennello, decisa: la magia del mio amore saprà guarirlo, farà scivolare nell’oblio un troppo doloroso passato per aprire finalmente la porta a un futuro che Severus ancora non ritiene di meritare, ma che invece gli spetta, dopo tutto ciò che ha fatto per il mondo magico, dopo che ha dedicato la vita a ripagare mille volte le colpe commesse quando era poco più di un ragazzo.
La stanza ora è piena di sole e la luce danza sulla tela mentre il pulviscolo dorato accarezza i colori sparsi sulla tavolozza di legno chiaro. I movimenti della mia mano sono sicuri e le pennellate rapide: è il futuro del mio amore, di Severus, che sto dipingendo, è il suo sorriso, finalmente, e la serenità nel suo sguardo di tenebra.
Un’ultima pennellata, un anelito d’amore, un soffio di magia… e la luce è nei suoi occhi, scintillanti abissi d’oscurità, per sempre impressa sulla tela, regalo d’amore che può cambiare la realtà.
Un leggero fruscio; sollevo lo sguardo e incrocio il tuo, penetrante, ammaliante, tremendamente sensuale.
Mi sorridi, mentre fai cenno d’avvicinarmi e guardi malizioso il mio corpo coperto solo da un leggero velo, e nel nero profondo dei tuoi occhi vedo il riflesso del sole, vedo risplendere la luce del futuro, vedo il mio amore che incontra il tuo, senza più che le catene del passato ti trattengano o frappongano ostacoli.
Sei libero, finalmente, e mi sorridi: lo stesso sorriso sereno che brilla sulla tela, lo stesso sguardo privo di ombre che ho dipinto pochi istanti fa.
La magia è avvenuta, il mio amore ha vinto e tu, Severus, infine non soffri più.
Ti alzi e il lenzuolo scivola a terra mostrandomi il tuo corpo nudo che mi desidera; ti avvicini e mi prendi tra le braccia cercando le mie labbra. Con la coda dell’occhio getto ancora uno sguardo al dipinto, mentre le tue labbra sfiorano dolcemente le mie: è l’estasi dei tuoi baci che mi rapisce dalla realtà, oppure il volto del dipinto, adesso, è diventato il tuo e la tela è di nuovo bianca, illuminata dal sole?

Com'è attraente il tuo Severus, dolce amica! :rolleyes: La descrizione meticolosa che ne hai fatto è degna davvero del dipinto più bello; è un soggetto da ritrarre senza indugio, e il finale a "sorpresa", dove lasci immaginare al lettore se sia stato davvero uno scherzo della luce o sia avvenuta una magia d'amore a trasferire il volto dalla tela, è ancora più intrigante! Ritrarre un viso così interessante, infondendogli la vita, non è certo così semplice, ma tu attraverso parole ricercate e preziose sei riuscita a condurci in quella stanza dove si è appena consumato un miracolo perfetto d'amore, e ci hai invitato a provare. Ho voluto tentare anch'io, prendendo in mano il pennello e tracciando uno schizzo della fisionomia di quell'uomo serenamente addormentato nella stanza illuminata dal sole, e mi sono presto ritrovata a contemplare l'eleganza dei suoi tratti fieri sulla mia tela, dove incredibilmente, con poche pennellate, grazie alla mia creatività e alle tua accurata descrizione, due meravigliosi occhi neri hanno preso vita. Che splendida opportunità ci hai donato, conducendoci nel tuo immaginario mondo fatato, dove regna la fantasia più romantica, quella che da l'impulso alle mie alucce fatate per volare felice sempre più in alto! :wub:


CITAZIONE
6 - E se doveste paragonarlo/a ad un elemento naturale, quale sarebbe?

Dal gelo al fuoco


Gelo, gelo profondo di straziante dolore, gelo lacerante di rimorsi, gelo assoluto di solitudine, gelo buio e silenzioso di una vita non vissuta, di un’esistenza spesa a pagare per le colpe commesse senza ritenere d’avere il diritto d’implorare il perdono.
Gelo su labbra sottili che tremano sussurrando un nome, che inorridiscono pronunciando una maledizione. Gelo negli occhi neri, senza speranza, spenti, tunnel vuoti e oscuri che non vogliono più vedere, che sanno solo soffrire ricordando il passato. Gelo sul viso impassibile nella pericolosa menzogna, sui lineamenti che nulla rivelano dello strazio interiore, sul volto che non ha bisogno dell’argentea maschera per ricordare le colpe del passato.
Vento crudele e sferzante che frusta la tua anima con i rimorsi, vento ossessivo in cui vorticano ricordi di ciò che non è mai stato, vento rabbioso d’un silenzio che ti sigillato le labbra negandoti ogni personale vendetta, vento possente che ti respinge nel passato e nella sofferenza di una vita che avevi sacrificato alla causa, ma la morte non volle elargirti il sospirato oblio.
Vento pungente negli occhi neri, patetica scusa per una lacrima solitaria; vento furioso che scompiglia i lunghi capelli neri mostrando la profonda cicatrice sul collo; vento arido a bruciare le labbra sottili, orfane di baci mai conosciuti.
Vento che fischia, insistente, e solleva nell’aria il tuo mantello nero mentre ti stagli sul bordo della scogliera e il mare urla e ruggisce sotto di te, quasi invitandoti ad un fatale amplesso.
Poi, subitaneo il vortice di vento si muta in delicato zefiro che sussurra piano il tuo nome, con languida dolcezza a te sconosciuta, ma sempre inconsciamente bramata dal tuo cuore solitario.
- Severus…
Le sillabe dolci del tuo nome ondeggiano lievi nell’aria, quasi tremanti, ed il tuo sguardo di tenebra finalmente incontra il mio che ti ha tanto a lungo cercato e trabocca di un amore antico e determinato.
Acqua pura e scrosciante a lavare il sangue, a mondare mani già pulite da ogni colpa più e più volte pagata, a confondersi con salate lacrime e a trascinare via il passato, sfondando il muro che ti divideva dal futuro. Acqua fresca a lambire le tue labbra e a dissetarti d’amore; acqua tersa in cui specchiarti e scoprire la luce che c’è in te, oltre l’oscurità che ti incatenava al passato; gocce d’acqua come lacrime d’amore, piante per un uomo che ha sempre odiato se stesso credendo di non sapere amare.
Fuoco impetuoso di passione che divampa nei tuoi occhi neri, che permea i gesti e guida i tuoi veementi abbracci. Fuoco che arde vigoroso nel cuore e tutto travolge, che brucia di desiderio il tuo corpo avvinto al mio. Fiamme d’amore, languide e ammalianti nelle tue parole, mentre la tua voce profonda mi incanta quando le sussurri sulle mie labbra. Dolce fuoco che brucia la mia pelle in ardenti carezze, che solo mi sfiorano appena, scintille tra le tue dita che seguono lente il mio profilo facendomi rabbrividire al loro rovente tocco.
Fuoco d’amore, intenso e appassionato, dolce e delicato, che brilla nei tuoi occhi neri e splende nel tuo sorriso infine sereno.
Mi perdo nelle scintillanti e languide tenebre del tuo sguardo e ancora sussurro il tuo nome:
- Severus…
Poi solo le tue labbra su di me, ardenti e innamorate, a vivere il presente e costruire il futuro.

Ancora una volta sei riuscita a paragonare la meravigliosa essenza di quest'uomo a tutti gli elementi della natura e non posso che ammirare la straordinaria capacità che hai di esprimerti. Leggendo questo brano, che nella prima parte raggiunge addirittura cadenza e bellezza di sorprendenti versi poetici, non si può che riscontrare l'esatta essenza di aria, acqua e fuoco, cioè della natura stessa. E' il tuo modo speciale di gridare al mondo che Severus è tutto, cara amica, che la sua natura non può essere limitata ad un solo elemento perchè è lui stesso a non avere limiti, anche e soprattutto ora che, incontrando l'amore, è riuscito a liberarsi dalle catene del rimorso che lo tenevano prigioniero. Una metamorfosi incredibile per un uomo al quale è sempre stato impedito di esprimere tutto il bisogno di vivere e amare da sempre racchiusi in sè, un uomo unico, singolare al quale è stata preclusa un'esistenza degna della sua grande umanità e delle sue infinite capacità. Ora le tue parole hanno spezzato l'oscuro maleficio che da sempre lo avevano costretto ad adattarsi ad una non vita, carissima Sweet, come non potrà esserti riconoscente per l'eternità, o fortunata mortale? ;) :P


CITAZIONE
12 – È notte e l’oscurità silenziosa vi circonda. Poi sentite un fruscio, o forse l’avete solo immaginato


Incontro notturno


Erano state le grida concitate che l’aveva attirata nel sotterraneo: la voce del ragazzo, spaventata eppure piena di sfida, e la voce dell’uomo, rozza e malvagia. Era certa di averle riconosciute entrambe: Carrow doveva aver sorpreso l’audace Neville fuori dal dormitorio e intendeva approfittarne per soddisfare i suoi sadici istinti. Aveva intuito il crepitio di un incantesimo subito seguito dalle urla di dolore dello studente.
Sapeva che si sarebbe solo cacciata nei guai, ma non poteva permettere che il ragazzo fosse torturato ancora. Del resto, in qualche modo la Gazzetta del Profeta avrebbe pur protetto la sua inviata speciale a Hogwarts, anche se era sicura che il pezzo che intendeva scrivere non sarebbe piaciuto: aveva intenzione di denunciare il clima di terrore che avvolgeva la scuola e le torture di cui giornalmente i ragazzi erano vittime. Era disposta a perdere il posto, se fosse stato necessario: in ogni caso Lovegood avrebbe pubblicato l’articolo sul Cavillo e tutti avrebbero finalmente saputo.
Le urla di Neville erano strazianti: quel bastardo di Carrow probabilmente lo stava cruciando!
All’improvviso aveva udito due tonfi in rapida successione, proprio di là dell’angolo cieco del corridoio, ed ogni rumore era di cessato. Era rimasta immobile, la bacchetta in mano, circondata dall’oscurità silenziosa della notte. Poi aveva udito un fruscio, o forse l’aveva solo immaginato.
Avanzò piano di qualche passo, cercando di non fare rumore, e svoltò l’angolo, la bacchetta sempre stretta in pugno e il respiro trattenuto.
Un uomo vestito di nero era inginocchiato di fianco a Neville: gli aveva sollevato il busto da terra e lo stava delicatamente sostenendo tra le braccia mentre gli passava lentamente la bacchetta sul corpo mormorando una musicale litania con voce bassa e profonda.
Kelly era sempre stata brava a individuare le voci, ma quella, in particolare, l’avrebbe riconosciuta tra mille: era la voce di Severus Piton!
Sentì il cuore balzarle in petto e battere furiosamente fino a farle mancare il respiro: Severus Piton, il Mangiamorte assassino del povero Silente, era curvo sul ragazzo che capitanava la rivolta contro la sua autorità, intento a curare le sanguinanti ferite che Carrow, con qualche sortilegio diverso dalla Cruciatus, gli aveva provocato sul viso e sul petto. E pochi istanti prima aveva schiantato quel sadico bastardo!
Kelly sorrise a se stessa: finalmente aveva la prova di aver sempre avuto ragione! Da quando Piton aveva ucciso Silente, aveva cominciato a svolgere approfondite e minuziose indagini e si era convinta che il mago avesse agito su ordine del vecchio preside. Naturalmente, nessuno le aveva mai creduto e quelli che conoscevano la cotta che a scuola aveva avuto per il professore di pozioni l’avevano presa bellamente in giro, dandole della romantica senza speranza.
Gli occhi nocciola di Kelly s’illuminarono: aveva ragione, aveva sempre avuto ragione! Severus Piton non era un assassino come dicevano tutti quelli che non si erano lasciati manipolare da Voldemort e dal cumulo di falsità sfornata dal corrotto giornale che le garantiva da vivere, non era un maledetto Mangiamorte: Severus era ancora e sempre un uomo fedele a Silente! Sì, anche se lo aveva ucciso… Possibile che solo lei avesse notato, da semplici foto animate, tutto il lancinante dolore che albergava nei suoi occhi, in quei meravigliosi occhi neri di cui si era innamorata dieci anni prima, quando era ancora una sua alunna dei M.A.G.O.?
Poi l’aveva vista dal vivo, la sofferenza che bruciava nell’abisso tenebroso dei suoi occhi, quando aveva ottenuto l’intervista ed erano rimasti soli in presidenza. In ogni ruga precoce del suo pallido volto, stanco e teso, era inciso il dolore di quell’uccisione eseguita per fedeltà; nelle cicatrici superficiali, rimaste sulla sua guancia dopo l’attacco dell’Ippogrifo, aveva letto le profonde lacerazioni della sua anima per quel gesto che aveva salvato, invece, l’anima di un ragazzo condannato alla perdizione da Voldemort. Nei suoi rigidi silenzi aveva udito l’urlo del suo cuore e nei sospiri repressi aveva colto tutta la tremenda solitudine di un uomo costretto a vivere in mezzo all’odio e al disprezzo di coloro per i quali, invece, stava ancora combattendo e rischiando ogni giorno la vita.
Possibile che nessun altro avesse compreso?
Severus aveva negato, naturalmente, aveva recisamente smentito che le sue parole corrispondessero a verità, ma per un lungo momento le aveva lanciato uno sguardo penetrante e lei l’aveva lasciato entrare nella mente, gli aveva permesso di leggere tutto l’amore che da quasi dieci anni provava per lui. Sul volto impassibile del giovane preside per attimo si era disegnato uno stupore incredulo e nell’abisso tenebroso dei suoi occhi era apparso un lampo di luce, una scintilla che aveva ridato vita al suo volto pallido. Era stato solo un fugace istante, quindi Severus aveva subito ripreso il pieno controllo di se stesso, ma Kelly era sicura che ora il mago conoscesse la sincerità e la profondità dei sentimenti che provava per lui.
Adesso erano lì, soli nel sotterraneo, davanti alla prova inconfutabile della fedeltà del mago a Silente, e il cuore le batteva all’impazzata mentre Severus terminava di ripetere il musicale incanto e lentamente si voltava:
- Questa non è l’ora di girare da sola nei sotterranei, Sig.na Stevenson! – sibilò puntandole la bacchetta al petto con fare minaccioso.
Kelly sorrise, tranquilla:
- Le mie “folli” ipotesi, quindi, erano giuste, Preside. – rispose con aria di sfida. – Nessun Mangiamorte schianterebbe un proprio compare per salvare un alunno indisciplinato.
Il mago la fissò in silenzio, con il suo penetrante sguardo nero che sembrava ardere nel pallido volto impassibile, contornato dai lunghi capelli corvini:
- Nessuno le crederà. – affermò in un secco sibilo. – Né la Gazzetta pubblicherà le fantasticherie della sua inviata.
- Lovegood pubblicherà la mia storia, tutta! – esclamò con enfasi. – E lì convincerò della verità. – terminò con sicurezza, il volto infervorato.
- Luna è in mano ai Mangiamorte da Natale. – disse Piton con voce atona. – Il Cavillo ha la bocca cucita.
- Aah… Luna, no! – esclamò Kelly, ansia e timore a farle tremare la voce.
- Mi occuperò io di lei, - rivelò il mago in un cupo sospiro, - se sarà necessario…
Kelly spalancò gli occhi e li fissò nel volto pallido e stanco dell’uomo che amava fin da quando era una ragazzina: non le era mai parso così bello come in quella notte in cui aveva avuto la certezza di chi fosse realmente.
- Severus… - mormorò avanzando di un passo e tendendo la mano verso il suo viso.
- Non lascerò che le accada nulla di male. – aggiunse con tono tranquillizzante,
Kelly sorrise mentre stemperava la tensione in un lungo sospiro.
Il mago la fissò di nuovo negli occhi, il viso ora serissimo:
- Se si sapesse la verità, - disse con tono basso e cupo, - io sarei un uomo morto.
Kelly si portò le mani alla bocca reprimendo un grido: come aveva potuto essere così stupida? Se fosse mai riuscita a convincere la gente che Severus era ancora e sempre fedele a Silente, Voldemort avrebbe scoperto il suo tradimento e lo avrebbe ucciso!
Ora il mago la fissava con quel suo nero sguardo penetrante e Kelly seppe che i suoi pensieri erano un libro aperto: doveva averla considerata molto sciocca per quel suo patetico tentativo di rivelare una verità che poteva condannarlo a morte.
- Io… io… - balbettò, - ti amo, Severus, io…
Lo vide irrigidirsi e arretrare di un passo:
- Ho il mio dovere da compiere. – rispose con voce cupa, e a Kelly sembrò di udire un rintocco di morte.
- Io sono qui, ti aspetterò, - mormorò con un filo di voce, - e non rivelerò nulla di ciò che so, a nessuno. – aggiunse, lo strazio nel cuore per l’uomo che amava, condannato a rimare ancora solo e disprezzato da tutti.
- Dimostrami che sai proteggere la tua mente. - le ordinò secco.
- So farlo, Severus, altrimenti mi avrebbero già buttato fuori dalla Gazzetta, - rispose con un mezzo sorriso, cercando di sdrammatizzare, - ma se non mi permetti di rivelarti il mio amore, allora dovrai leggerlo dai miei desideri! – esclamò con intensità.
Il mago si lasciò sfuggire un sospiro e rimase in silenzio, le fiamme che ardevano negli occhi neri.
Infine scosse il capo:,
- Non perdere tempo con me, non lo merito.
- È da dieci anni che ti amo, e lo sai!
Lo sguardo penetrante di Severus le accarezzò il viso rigato di lacrime che neppure s’era accorta d’aver pianto e seppe che in quel momento stava leggendo tutto il suo amore, dalla mente e dal cuore, mentre nere fiamme incontrollate ardevano ancora nelle tenebrose profondità dei suoi occhi. Infine si concesse un lungo sospiro, mentre scuoteva la testa e le girava le spalle:
- Porta il Signor Paciock nel suo dormitorio, prima che quella bestia di Carrow si risvegli. – ordinò allontanandosi.
- Severus! – esclamò Kelly, disperata.
Le fece eco solo il silenzio, ma la figura nera per un istante esitò prima di riprendere il cammino, il mantello che ondeggiava piano alle sue spalle.
- Ti amo, Severus, e ti aspetterò!

Davanti ad una dichiarazione del genere, anche le fate si sciolgono come margarina al sole, nonostante vivano in un bellissimo mondo riscaldato quotidianamente dalla fiamma della bontà e dell'amore, e vi siano abituate! E anche le fatine vorrebbero con tutto il cuore fare incontri notturni del genere :rolleyes: Beata Kelly: la mia natura non conosce cattivi sentimenti e non riesce a fare brutti pensieri, ma confesso che in questo momento un po' di sana invidia per la ragazza c'è, eccome :P Innamorata di un uomo del genere riesce dieci anni dopo a realizzare il suo desiderio d'amore... *sospirone* :rolleyes: :rolleyes: :rolleyes: si può avere più c... ehmmmm, essere più fortunate di così? Brava Sweet, ancora una volta ci hai fatto sognare ad occhi aperti, confezionando su misura per ogni cuore romantico qui presente un meraviglioso episodio in cui passione e sentimento si fondono in modo squisito. Un grazie ancora per come hai egregiamente contribuito a rendere ancora più bello il nostro magico luogo incantato, dove brillano tante piccole stelle lucenti d'amore.
E ora, devo confidarvi che ho un certo languorino; credo che, dopo la bella scorpacciata di dolcezza che ho appena fatto, come antipasto, tornerò nella mia piccola casina profumata, ai margini del bosco, per cucinarmi qualcosa di ghiotto. Una bella insalata di pistilli di tulipano, semi di girasole e petali di quadrifoglio, condita con succo d'anice andrà benissimo. Buon appetito anche a voi, dolcissime amiche, e a presto! :wub:
 
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113 replies since 20/9/2010, 20:33   5130 views
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