Il Calderone di Severus

Le parole del cuore

« Older   Newer »
  Share  
Ida59
view post Posted on 6/5/2011, 08:11 by: Ida59
Avatar

I ♥ Severus


Potion Master

Group:
Administrator
Posts:
55,406
Location:
Da un dolce sogno d'amore!

Status:


Vi ricordo che il gioco si basa sull'anonimato dei partecipanti affinché si sentano pienamente liberi di esprimersi, e lo stesso vale per le identità di Fata, Folletto e Strega. Chiunque dovesse eventualmente capire qual è la persona celata sotto il nick è vivamente pregato di restare zitto.
Tutti gli utenti sono liberi di commentare le storie ed esprimere il proprio parere sulle stesse ma, per favore, non dite che non siete state voi a scriverle o che non scrivereste mai cose simili o altri giudizi negativi sull'autore delle storie: concentratevi sul contenuto delle risposte e lasciate perdere ogni commento personale sul suo autore perchè la persona celata sotto il nick ha diritto a tutto il nostro rispetto, qualunque cosa abbia scritto e in qualunque modo si sia espressa.
Provvederò personalmente a cancellare/censurare commenti che dovessero risultare irrispettosi delle persone.
Anche l'autore delle storie è libero di auto-commentarsi, stando attento a non farsi riconoscere.


Sempre scusandomi con l’autore per il ritardo con cui le inserisco, ecco le 4 risposte (1 fic su Severus e 3 poesie originali) inviate da Jareth The Goblin King .


2- Non è necessaria una ricorrenza speciale per fare un regalo alla persona che si ama. Cosa regalereste a lui/lei?

One-shot – generale, sentimentale – Fic di HP: post 7° anno – Severus e pers. originale


UN REGALO DAL PASSATO


Severus Piton si stava allacciando nervosamente la lunga fila di bottoni della giacca, chiedendosi perché avesse accettato l’invito a quello strano ricevimento dell’ultimo minuto.
Del resto era il preside della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e non poteva rifiutare un invito del Ministro in persona.
Mentalmente cercava di passare in rassegna tutti gli invitati pensando a quanto sarebbe stato tedioso e a quanto tempo si sarebbe dovuto trattenere.
Con questo pensiero sgradevole nella mente si adagiò sulle spalle il mantello e aprì la porta, Smaterializzandosi subito oltre la soglia.
Il cielo di Londra era solitamente scuro e gelido, ma quella sera una grande luna cremisi faceva capolino aprendo intorno a sé uno squarcio e illuminando a giorno le strade.
Severus vi volse lo sguardo prima di varcare la pesante porta del Ministero.
Nella grande sala insolitamente addobbata ancora non c’era nemmeno l’ombra degli altri invitati.
Tuttavia si sentì sollevato di essere in anticipo, questo gli dava il tempo di abituarsi all’idea e a quel luogo dove non andava mai volentieri e sempre per ragioni ufficiali.
Si guardò intorno, pensò che era il genere di evento che sarebbe piaciuto a Silente: un grande abete di Natale faceva bella mostra di sé di fianco al grande camino acceso; ai due lati del salone vi erano due lunghe tavole sulle quali splendevano calici d’argento che di lì a poco si sarebbero tinti del rosso profondo del vino elfico della migliore annata.
Mancava poco a Natale e se lo avesse dimenticato c’erano le cibarie sui vassoi a ricordargli quel periodo dell’anno che detestava.
‘’Si,’’ pensò, ‘’a Silente sarebbe proprio piaciuto.’’
Prese a far scorrere le dita sull’antica cornice del camino, quasi senza accorgersene, eppure ripercorrendone con precisione il motivo floreale, poi delle voci dal piano di sopra lo riportarono alla realtà.
Riconobbe subito la voce del Ministro e di Potter, poi un’altra voce di donna che non conosceva.
Diede le spalle al fuoco e attese di vederli scendere dalla grande scalinata di marmo.
Era passato qualche anno dalla sconfitta di Lord Voldemort e aveva incontrato più volte Harry Potter sempre per motivi ufficiali e quello non lo era: si chiese cosa avrebbero potuto dirsi, ammesso che avessero qualcosa da dirsi…
Shakelbolt avanzò verso di lui con la mano tesa e un largo sorriso:
<< Preside Piton, che piacere >> esordì .
Piton strinse la mano al ministro facendo appena un cenno di saluto col capo a Potter e alla giovane strega alla sua sinistra, che aveva un’espressione curiosa dipinta sul volto.
<<venga, le presento la mia ospite, Harry lo conosce molto meglio di me. >>
Piton annuì, fissando gli occhi verdi del giovane che gli restituì lo sguardo.
<< Professor Piton, la Signorina Elisa Osbourne, la mia segretaria. >>
Piton fissò negli occhi la giovane strega che arrossì vagamente.
<< Un tempo ero una sua allieva ad Hogwarts, , ma non credo si ricordi di me >>
Severus rimase sorpreso e cercò mentalmente di frugare nella memoria alla ricerca del volto delicato che aveva di fronte.
<< Osbourne, il nome mi è familiare>> sussurrò << ma ho avuto così tanti studenti che non potrei ricordarmeli tutti. >>
<< Certo, comprendo. >> sorrise imbarazzata la donna.
Finalmente cominciarono ad arrivare anche altri ospiti, per lo più impiegati del Ministero, tra cui anche Lucius Malfoy e Draco.
Piton fu sollevato dal fatto che la combriccola si spostasse verso i nuovi arrivati per lo scambio di convenevoli.
Prese dal tavolo un calice di vino e rimase a fissare Elisa, mentre Shakelbolt la presentava agli altri ospiti; non riusciva a ricordare chi fosse eppure tra i suoi ricordi quel nome era familiare, del resto era difficile immaginare la bella donna che aveva ora di fronte con una divisa scolastica.
Si mosse verso il buffet, ma si arrestò vedendo la giovane segretaria di Shakelbolt allontanarsi con fare circospetto.
Il pensiero di restare lì e conversare ‘’amabilmente’’ magari con Malfoy o Draco, che altri non era diventato che l’ombra sbiadita del padre, non lo allettava.
Quindi preferì seguire la sua diffidenza verso l’estraneo e seguire la Signorina Osbourne, forse anche solo per scacciare la noia.
La strega salì su per una piccola scala che portava sul tetto dell’edificio trascinandosi dietro il lungo abito; non si accorse che Severus l‘avesse seguita.
Quando si trovò all’aperto sulla terrazza, guardò verso il cielo e nervosamente prese a togliersi le forcine dal capo, i capelli le ricaddero sulle spalle scompigliati ma per lei sembrò essere un enorme sollievo.
Piton ritirò il lembo del mantello che sporgeva da dietro la colonna cui si era nascosto: quel lieve fruscio di stoffa nel silenzio della notte attrasse l’attenzione della donna.
La vide portare istintivamente la mano alla bacchetta e decise di uscire allo scoperto.
<< Deduco che lei non ami molto questo genere di feste >> esordì, con la solita voce glaciale.
<< Professore, mi scusi, ma dovevo assolutamente liberarmi di questa acconciatura fastidiosa. >> rispose imbarazzata ma con uno strano sorriso sorpreso.
Piton la guardò meglio con i capelli arruffati sotto la luce lunare: anche il suo volto gli sembrava familiare.
<< Dunque è stata una mia studentessa? >> chiese.
La donna annuì: erano passati diversi anni, e spesso aveva pensato a come sarebbe stato rivederlo.
Era evidente che lei lo ricordava bene mentre lui no.
<< Ero nella sua casa, e non me la cavavo molto male con le pozioni, ma sono passati diversi anni e non ho la pretesa che ricordi ogni studente >> aggiunse, vedendo il Professore che continuava a scrutarla.
<< Nella mia casa e non era neanche una testa di legno >> sibilò Piton pensieroso fissando gli occhi ambrati di lei e i capelli rossicci scompigliati.
Poi un’immagine chiara gli venne alla mente:
Una ragazzina dell’ultimo anno con lunghe trecce sulla soglia del suo studio a Natale, quegli stessi occhi rischiarati dalla luce cerulea di una candela e lei che stringeva un pacchetto con un nastro arancio.
Poi si sentì rimbombare nelle orecchie le sue stesse parole pronunciate in un sibilo furioso << Fuori dai piedi Osbourne, non ho tempo per queste sciocchezze! >>

Ora ricordava.
Sulla terrazza all’improvviso era calato il gelo: la donna distolse lo sguardo e ora stava di nuovo fissando lo squarcio di cielo.
Piton pensò che avrebbe dovuto restare in quella maledetta sala e consumarsi le orecchie a sentire conversazioni futili, ma non avrebbe mai dovuto trovarsi lì.
<< Dunque, lavora per Shakelbolt; dovrà abituarsi a questo genere di eventi mondani, lui ne sembra molto divertito >> disse cercando di cambiare argomento.
<< Sì, è un tipo stravagante, ma mi trovo bene con lui, anche se devo ammettere che questo genere di feste è piuttosto irritante >> ammise con semplicità.
Piton stava guardando la strada sottostante completamente deserta ed Elisa ebbe modo di guardarlo con più attenzione; non era cambiato: sempre glaciale e imperscrutabile anche se sembrava stanco e qualche ruga aveva cominciato a solcargli il volto in modo più marcato.
<< Credo che sarebbe meglio se tornasse al ricevimento, tra un po’ si apriranno le danze e per me è venuto il momento di tornare a casa; spero potrà salutare il Ministro al posto mio e giustificare la mia assenza. >> sussurrò il mago senza guardarla.
<< Certo, lo farò senz’altro. >> annuì la strega, << ora mi scusi, devo andare a sistemarmi. >> sospirò.
Si allontanò a piccoli passi, dietro la sagoma scura che continuava a scrutare il panorama.
<< Signorina Osbourne >> la richiamò, prima che potesse scendere le scale.
La giovane tornò sui suoi passi e di nuovo lo sguardo indagatore del Preside fu su di lei.
Piton non sapeva perché l’avesse richiamata: era stato toccato nel profondo e una sorta di curiosità assopita si stava risvegliando in lui.
<< Sì, professore.>>
<< Cosa c’era nel pacchetto? >>la voce di Piton suonò fredda e incolore ma con una nota di dolcezza che Elisa non vi aveva mai colto.
Arrossì violentemente e prima di rispondere ci fu un lungo momento di silenzio, poi la giovane trasse dalla borsetta che aveva con sé un piccolo pacchettino stropicciato.
<< E’ diventato quasi un portafortuna ormai, ma credo che debba comunque averlo, sempre che questa volta voglia accettarlo. >>
Piton guardò la giovane con sorpresa e disappunto, non avrebbe dovuto fare quella domanda e sicuramente non si aspettava che lo avesse ancora.
Elisa stava per riporre il piccolo oggetto nella borsa, quando una mano calda si posò sulle sue.
<< Grazie. >> sussurrò il mago.
<< Non credo ci rivedremo presto, quindi Buon Natale, Professor Piton.>> disse piano, prima di allontanarsi in fretta da quell’uomo che la confondeva come tanti anni prima.
Piton rimasto solo rigirò il pacchetto tra le dita; si chiese cosa gli fosse saltato in mente, non era da lui.
Lacerò piano la carta ormai consumata dal tempo ed estrasse un foulard di seta nera.
Si tolse lentamente il suo e lo sostituì con quello nuovo.
Le sue labbra per la prima volta dopo anni si piegarono un piccolo sorriso sotto quella grande luna rossastra che sovrastava il cielo di Londra.





4- Pensare a lui vi ricorda una stagione. Quale e perché?


Poesia – introspettivo - originale


SEMPLICEMENTE ESTATE


Attraverso i campi di girasoli,
sulle morbide colline
ove scivola l’alba dorata.
Tra pietre antiche come il mondo
scaldate dal sole di tutte le estati
che si sono avvicendate nel tempo.
Perché l’estate?
Se l’autunno meglio si accorda
all’ambra dei tuoi occhi?
Perché è il ricordo di un’estate
a riscaldare ogni momento buio dell’anima.




6- E se doveste paragonarlo/a ad un elemento naturale, quale sarebbe?


Poesia – introspettivo - originale


I QUATTRO ELEMENTI


Aria leggera e impalpabile
che sa diventare vento
per poi riprendere a soffiare leggermente
accarezzando il volto come brezza tiepida.
Fuoco che divampa
nella cornice antica di un camino,
con lingue che avvolgono come un manto
i tronchi recisi mutandoli in braci
sotto cui le fiamme continuano a vivere.
Acqua che ondeggia
accarezzata dal sole
e nella notte d’ebano
si schianta con forza
contro gli scogli acuminati.
Terra eterna mutevole e immutata,
provata da mille e mille inverni
e altrettante estati
il cui sole ne segna indelebilmente il volto.




11 - Il colore dei suoi occhi vi ricorda...


Poesia – introspettivo - originale


AMBRA


Un oceano d’ambra e miele
dove silenziosa si posa
una goccia di smeraldo.
Tenere tra le dita un cubetto di ghiaccio
mentre ci si perde con lo sguardo
in una tazza di the bollente.
Turbini e tempeste
che creano ombre e pagliuzze dorate,
quasi una pioggia scrosciante
di foglie d’autunno.
Questo sono i suoi occhi.






Passo la parola a Fata, Folletto e Strega i cui commenti, dolci o pungenti che siano (e alla Strega, ma anche al Folletto, talvolta, concediamo una dose di "malignità" in più affinché possano adeguatamente svolgere il loro ruolo), devono considerarsi esclusivamente effettuati sulla storia e i suoi personaggi e non sulla persona dell'autore.
 
Web  Top
113 replies since 20/9/2010, 20:33   5130 views
  Share