Il Calderone di Severus

Le parole del cuore

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Ida59
view post Posted on 26/4/2011, 12:49 by: Ida59
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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Vi ricordo che il gioco si basa sull'anonimato dei partecipanti affinché si sentano pienamente liberi di esprimersi, e lo stesso vale per le identità di Fata, Folletto e Strega. Chiunque dovesse eventualmente capire qual è la persona celata sotto il nick è vivamente pregato di restare zitto.
Tutti gli utenti sono liberi di commentare le storie ed esprimere il proprio parere sulle stesse ma, per favore, non dite che non siete state voi a scriverle o che non scrivereste mai cose simili o altri giudizi negativi sull'autore delle storie: concentratevi sul contenuto delle risposte e lasciate perdere ogni commento personale sul suo autore perchè la persona celata sotto il nick ha diritto a tutto il nostro rispetto, qualunque cosa abbia scritto e in qualunque modo si sia espressa.
Provvederò personalmente a cancellare/censurare commenti che dovessero risultare irrispettosi delle persone.
Anche l'autore delle storie è libero di auto-commentarsi, stando attento a non farsi riconoscere.


Anche queste storie per diversi giorni sono rimaste bloccate sul mio desktop, quindi mi scuso per il ritardo con cui le inserisco.
Si tratta di altre 4 storie su Severus inviate da Sweetheart : quelle precedenti le trovate QUI.

8 - Il sole batte radente sul prato bagnato dalla rugiada del mattino, riempiendo l’aria di riflessi colorati e irreali. Dal nulla una figura si staglia in controluce…


One shot - drammatico/romantico/introspettivo – Fic di HP:7° anno, Severus/Pers. Originale (è il seguito di “Incontro notturno”).


Appuntamento all’alba


Il sole era appena spuntato: superate le cime delle montagne che circondano Hogwarts, irradiava con i primi raggi le cime degli alberi della Foresta Proibita.
Severus Piton, il preside, non aveva dormito nelle sue stanze; Kelly Stevenson lo tenevo d’occhio, come sempre, e la sera prima l’aveva visto inoltrarsi, il lungo mantello nero che gli oscillava con eleganza alle spalle, nel folto degli alberi: aveva annotato tutto sul taccuino di giornalista, anche se neppure una riga sarebbe mai finita sulla Gazzetta del Profeta, o su qualsiasi altro giornale. Aveva imparato la lezione: la vita di Severus era troppo importante per lei, e per tutto il mondo magico, per rischiare di metterla in pericolo, anche se ciò lo condannava a una tremenda solitudine e al disprezzo di tutti colori per i quali, invece, Kelly sapeva che ogni giorno rischiava la vita.
Lo aveva sospettato fin da quanto era stato costretto a uccidere il vecchio preside, sì, proprio su suo ordine, terribile gesto che lo aveva gettato nel più tragico sconforto, e qualche giorno prima aveva avuto conferma definitiva dei suoi sospetti, quando lo aveva sorpreso a schiantare quel bastardo di Carrow per salvare Neville dalle sue torture. Quella notte gli aveva rivelato l’amore che da dieci anni le bruciava nel cuore, fin da quando era stata sua alunna dei M.A.G.O., ma Severus si era ritratto, quasi nascondendosi dietro al suo dovere, sfuggendo un amore che non riteneva di meritare. Ma Kelly aveva visto bene le nere fiamme incontrollate che ardevano nelle tenebrose profondità dei suoi occhi ed era sicura che, se anche una sola possibilità fosse esistita per arrivare al cuore del mago, avrebbe saputo trovare la strada, anche se in quel momento aveva solo potuto gridare il suo amore al mantello nero che gli ondeggiava alle spalle, mentre si allontanava dopo quell’istante di esitazione. E gli aveva promesso di aspettarlo.
Era quello il motivo per cui adesso era lì, ad attendere il suo ritorno nel primo sole del mattino, dopo quella che doveva essere stata un’altra sua tremenda notte trascorsa nel Cerchio del Mangiamorte, indossando un’impassibile maschera d’argento a celare la sua umanità, e il suo dolore. Cos’era accaduto tra quelle tenebrose ombre? Il sangue aveva ancora una volta macchiato le sue mani straziandogli di nuovo l’anima, o forse era riuscito a salvare qualche vittima designata?
Il sole batteva radente sul prato bagnato dalla rugiada del mattino, riempiendo l’aria di riflessi colorati e irreali. Dal nulla, una figura si stagliò in controluce, alle spalle la massa ancora scura degli alberi da cui era uscito zoppicando, stringendosi nel mantello nero: il sangue brillava rosso sul suo volto pallido, illuminato dal sole dopo i prima passi sul prato. Accorgendosi d’essere ormai in piena vista si ritrasse cercando di nuovo l’ombra protettiva degli alberi.
Kelly si slanciò verso il mago, giusto in tempo per sostenerlo ed aiutarlo ad appoggiarsi con la schiena al riparo di un tronco d’albero, nascosto alla vista delle finestre del castello.
- Severus!
Sul volto pallido del mago, una lacrima di sangue gli rigava la guancia, partendo da un taglio sulla tempia, ma era sulla gamba, che Severus ora teneva stretta tra le mani, che vi era la ferita più grave e profonda, quella che lo faceva zoppicare e dalla quale doveva aver perso abbondante sangue.
Il mago sospirò, mentre una smorfia di dolore si disegnava sul suo viso:
- Cosa ci fai qui?
- Ti aspettavo, - sussurrò piano Kelly, - ti aspetto sempre…
Severus scosse il capo senza parlare ma nei suoi occhi Kelly vide di nuovo ardere le fiamme nere che sapevano ammaliarla e condurla nella profondità dell’anima del mago. Si chiese se si rendesse conto che poteva leggere la straziante sofferenza della sua anima quando la guardava in quel modo. Lo sguardo nero si fece ancora più ardente e Kelly si sentì attrarre sempre più in quell’abisso di tenebre scintillanti:
- Ti amo… - riuscì appena a mormorare, il fiato che le mancava.
Severus distolse lo sguardo di colpo. Sì, era certa che il mago sapesse benissimo cosa accadesse in quegli istanti, e che fosse addirittura lui a volerlo. Anche se poi si ritraeva ogni volta che gli rivelava il suo amore, come se ne avesse paura, come se non si ritenesse degno d’essere amato.
Però le aveva permesso, in un breve flash, di vedere cos’era accaduto quella notte e Kelly non avrebbe più scordato il terrore impresso in quegli occhi color del cielo spalancati nell’orrore buio della notte. Eppure Severus era riuscito a salvare la ragazzina e la madre, a rischio della propria vita, e le aveva tratte in salvo portandole lontano, anche se l’ultimo sortilegio, prima che il Mangiamorte che li inseguiva cadesse morto a terra, lo aveva colpito alla gamba. Incurante del dolore, si era smaterializzato regalando la vita a vittime designate, scambiandola con quella del loro aguzzino.
Era stato costretto ad uccidere ancora, e Kelly era sicura che anche quella morte aveva straziato l’anima del mago, anche se era un… nemico, ma pur sempre un essere umano.
- Ti fa male?
Che domanda sciocca: certo che la gamba gli faceva male, ma non era quello il dolore cui Kelly si riferiva.
Di nuovo le fiamme arsero negli occhi neri di Severus e Kelly si sentì stringere il cuore; una lacrima scese lenta sul suo viso mentre di nuovo mormorava:
- Ti amo, Severus…
Questa volta il mago non distolse lo sguardo; lo vide tremare appena, le labbra che si schiudevano piano in un tenero sussurro:
- Kelly…
Lo guardò attraverso il velo di lacrime e gli parve bellissimo: un angelo nero caduto e rovesciato, abbattuto da colpe lontane, che si aggrappava a lei per sopravvivere. Era tutto scritto in quei suoi meravigliosi occhi neri, impresso nel tremore delle sue labbra sottili.
Era troppo, troppo da sopportare, per chiunque; Kelly chiuse gli occhi e gli sfiorò piano le labbra:
- Severus… amore…
Il respiro era tiepido e il mago non si sottrasse al suo lieve tocco: non lo ricambiò, ma le sue labbra rimasero lievemente dischiuse permettendole di deporvi un dolce bacio; Kelly percepì il tremito delle sue labbra e fu certa che in quell’istante i suoi occhi neri scintillassero. Ma non avrebbe potuto dire se fosse amore…
Infine Severus si lasciò lentamente scivolare a terra e le permise di aiutarlo con la ferita alla gamba. In pochi istanti il mago stesso la rimarginò e fu nuovamente in piedi: avrebbe potuto farlo anche da solo, prima, ma aveva dato la precedenza alla salvezza delle due donne, così come poi le aveva permesso di vedere quale era il vero dolore che lo straziava.
Avrebbe voluto stringerlo forte a sé e ripetergli mille volte il suo amore: temeva di essere respinta, ma se non ci avesse provato, non lo avrebbe mai saputo. Con un gesto impulsivo lo abbracciò e lo strinse forte tra le braccia, le lacrime che si mischiavano con il sangue sulla sua guancia:
- Ti amo, Severus, ti amo!
Lo sentì irrigidirsi un attimo, poi rilassarsi, e si trovò all’improvviso avvolta dalle sue braccia, le labbra ardenti che le sfioravano la fronte in un amaro sussurro:
- Non merito l’amore, c’è troppa oscurità in me…
Kelly si strinse al mago: non le importava quanto tempo ci avrebbe impiegato, ma sarebbe riuscita a convincere Severus che le sue erano tenebre luminose, rese preziose dai suoi rimorsi e dalla sua sofferenza. E che se c’era un uomo che meritava l’amore, quello era proprio Severus Piton, e lei aveva intenzione di amarlo, per tutto il resto della vita.
Il mago la stava guardando ora, leggendo i pensieri che gli offriva: scrollava il capo, il viso serio e pallido, ma le fiamme nere dei suoi occhi ardevano più luminose che mai.
- Ti aspetterò, Severus, ogni giorno e ogni notte, fino a quando verrai da me.
Kelly sì sentì bruciare dallo sguardo oscuro del mago, e desiderò solo perdersi in quell’abisso di tenebre di cui ormai conosceva anche la dolcezza.
- Torniamo al castello. - sospirò, mentre con un tocco di bacchetta si ripuliva dal sangue il volto pallido e stanco per la lunga notte, e le vesti. – Sei un’ottima copertura per il mio rientro alla scuola a quest’ora, senza destare sospetti.
Kelly sorrise, maliziosa:
- Uhm… chissà quale voci mai si spargeranno su di noi… piccanti…
Lo sguardo del mago la fulminò, minaccioso e severo.
- Ok, ok… le smentirò. - rispose sospirando e guardandolo negli occhi, sognante. – Sarà il nostro segreto…
Severus scosse il capo, ma Kelly fu certa di vedere l’ombra di un sorriso disegnarsi appena sulle sue labbra sottili mentre le porgeva il braccio cui si strinse subito, felice di quella inaspettata vicinanza con l’uomo che amava.




1 - Gli occhi si aprono nel buio della notte. L’avete sognato e le immagini sono ancora chiare nella vostra mente...

One shot - drammatico/romantico/introspettivo – Fic di HP:7° anno, Severus/Pers. Originale (è il seguito di “Incontro notturno” e “Appuntamento all’alba”).


Il sogno di Kelly


Era accaduto.
Oltre ogni speranza di Kelly, al di là dei confini della realtà, in un sogno dolce e appassionato che aveva le incantate sembianze del vero.
Severus Piton, il Preside tanto odiato e disprezzato dai colleghi, ma che col favore delle tenebre sottraeva gli studenti alle torture dei Mangiamorte, il mago che si era a lungo sottratto ad ogni suo approccio ritenendo di non essere degno che qualcuno l’amasse, l’uomo integerrimo che aveva sempre frapposto il suo dovere fra loro, quella sera di inizio estate si materializzò nel salone dove si teneva il ricevimento del Ministro: i suoi occhi neri arsero quando si posarono su Kelly Stevenson, e non la lasciarono più.
La maga si sentì avvampare sotto quello sguardo rovente e le mancò il respiro, eppure non volle sottrarsi, non cercò neppure di recuperare la propria lucidità e solo si abbandonò al sogno, alle braccia di Severus che l’avvolsero stretta al suo corpo negli appassionati passi di danza.
Kelly si perse nello scintillante abisso degli occhi neri del mago, tenebre vellutate intrise di desiderio, fiamme oscure che ardevano incontrollate rivelandole l’agognata verità: Severus la amava. Oltre le colpe e i rimorsi, oltre la sofferenza e il dovere, Severus aveva ceduto a se stesso e al richiamo insistente dell’amore.
Con studiata casualità la condusse fuori nel parco, dove la notte li attendeva con il suo velo di tenebre trapunto di stelle. E gli occhi di Severus splendevano, neri diamanti che oscuravano anche gli astri notturni, colmi d’un amore che non poteva più trattenere e celare.
L’avvinse più forte a sé, al proprio corpo che sfacciatamente la desiderava, e lentamente si avvicinò alle sue labbra:
- Eccomi, Kelly, sono qui, alla fine sono venuto da te, - sussurrò in un ardente sospiro, - la tua lunga attesa è finita, amore mio!
La maga rabbrividì mentre le labbra frementi di Severus scendevano sulle sue, dolci e delicate, brucianti e appassionate, e le braccia la stringevano ancor più forte, in un abbraccio impetuoso e possessivo che sembrava non poter più attendere un solo istante.
Un tenue plop e si smaterializzarono nell’oscurità, congiunti da un bacio infinito, languido e travolgente, sogno d’amore che infine prendeva vita.

E lo splendido sogno si tramutò in un incubo orrendo, un lago di sangue che sommergeva il corpo inerte di Severus, la tenera pelle del collo squarciata dalle zanne avvelenate di Nagini.
No, no, nooo!
Il loro amore non poteva finire così, non dopo solo pochi giorni di sogno, non dopo aver atteso tanto tempo, non dopo l’infelicità e la sofferenza di Severus durata tutta una vita.
No, no, non era giusto!
Kelly urlò e cadde a terra di schianto, svenuta davanti alla morte dell’uomo che amava, davanti alla fine d’un fragile incanto d’amore durato solo l’attimo d’un fugace battito di ciglia.

- Kelly, Kelly, amore mio!
Gli occhi neri di Severus la scrutarono nell’oscurità, scintillanti abissi colmi d’amore e di preoccupazione.
Kelly spalancò gli occhi e trattenne il grido che aveva sulle labbra: Severus era davanti a lei, vivo, e non nel lago di sangue nella Stamberga Strillante, dove aveva visto il suo corpo esanime.
Le braccia del mago l’avvolsero, dolci e protettive, per riportarla nella realtà del loro talamo d’amore:
- Amore, ancora la visione di quel terribile momento? – sussurrò piano sfiorandole la guancia con un tenero bacio. – Proprio ora che i miei incubi, finalmente, non mi tormentano più?
Kelly si strinse all’uomo che amava, al mago cui, a tutti i costi, aveva voluto regalare la felicità e l’amore, anche se per un soffio una terribile sorte avversa non glielo aveva sottratto. Gli accarezzò piano il collo seguendo con la punta delle dita la cicatrice che lo segnava:
- Fanny è arrivata appena in tempo… - mormorò con voce ancora un poco tremante:
Severus sorrise, fiamme d’amore che bruciavano nello sguardo languido:
- L’avevi chiamata tu…
Kelly si perse negli occhi neri nel mago, arse nelle sue stesse fiamme, là dove aveva capito tutta la verità ed aveva imparato ad amarlo, mesi prima.
No, non era un incubo, quella tremenda visione, ma solo la realtà del sacrificio di Severus.
E tutto il resto non era che un sogno. Un sogno che era diventato la splendida realtà del loro amore.






10 - Se fosse un’emozione sarebbe...


One shot - drammatico/romantico/introspettivo – Fic di HP: post 7° anno, Severus/Pers. Originale


Anelito di sogno


Una sola emozione non può bastare a descrivere l’uomo che amo, perché sono molte quelle duramente incise dalla sofferenza sul suo volto pallido, nascoste tra le rughe precoci del dolore, celate nelle profondità tenebrose e tormentate dei suoi occhi infinitamente neri, ombreggiate dai lunghi capelli corvini.

Un tempo fu l’orgoglio che sfolgorava nei tuoi occhi neri a guidarti; più e più volte fosti ferito a fondo e umiliato senza ritegno, a cominciare da tuo padre, che ti generò ma poi ti tolse l’affetto, rinnegandoti come mostro, inaccettabilmente diverso.
Negli anni verdi in cui tutto sembrava a portata di mano e il mondo ai tuoi piedi, Severus, le prospettive si capovolsero e il mondo, con un sogghigno di scherno, ti sfuggì dalle dita, la tua giovane dignità appesa ad un incantesimo che tu stesso avevi inventato, l’amicizia calpestata e derisa da taglienti parole e la giustizia dimenticata da chi doveva amministrarla.
Da quel giovane orgoglio, da tutti trafitto e deluso, e dalla tua innegabile superiorità magica, di cui eri fin troppo ben conscio, nacque il tuo irrefrenabile impulso di vendetta, ad ogni costo e contro tutti, sorse l’odio accecato dalla perdita dei sogni e ingigantito dal dolore.
Così cadesti, Severus, sprofondasti senza speranza nel baratro dell’errore e dell’oscurità: di tua volontà scegliesti le spire del serpente ed abbandonasti la luce, perdendo te stesso e condannando la tua povera anima alle lacerazioni dell’assassinio. E le tenebre dei tuoi occhi divennero più profonde, nel riflesso argenteo di un’implacabile maschera che rinnegava la tua umanità.
Presto l’odio si tramutò in orrore per il sangue innocente che gocciolava dalle tue mani; tremasti, Severus, e l’impulso vendicativo divenne terrore di perdere ciò che, ancora, nella profondità del tuo cuore, scopristi di amare teneramente, con tutto te stesso, oltre te stesso. La tua vita perse d’ogni importanza quando scopristi d’aver messo in pericolo la purezza di un amore solo vagheggiato e mai vissuto. Furono mesi di sgomento e d’angoscia, fiamme rosse e lampi verdi a sovrapporsi a teneri ricordi di felicità ormai perduta, là, nel fondo dei tuoi cupi occhi neri, ormai dominati solo dall’amara consapevolezza di un errore irrimediabile.
Poi fu solo la sofferenza più tremenda e la disperazione assoluta: dover vivere avendo causato la morte dell’unica persona che, a tua stessa insaputa, avevi infine imparato ad amare di un amore puro e totalmente disinteressato. In quella notte la tua vita, Severus, arse sul rogo impetuoso del rimorso: moristi insieme con lei, in quello stesso lampo verde, nel riflesso spento di occhi amati che non si sarebbero mai più fissati nel nero tormento del tuo sguardo. E dal ragazzo orgoglioso e colpevole che eri, diventasti l’uomo pronto ad espiare ogni colpa per il resto della vita.
Si susseguirono anni uguali a se stessi, fatti solo di solitudine e rinuncia, di disprezzo di te stesso e di tremendi rimorsi, di incubi che uccisero i sogni e infransero ogni speranza. Per te furono anni di vita non vissuta, Severus, di occhi vuoti in un gelo silenzioso e buio, ricordi di puro dolore, passato senza futuro, inchiodato ad un infinito presente di sofferenza, condannato ad espiare imperdonabili colpe, senza consolazione alcuna, sempre e solo attanagliato dagli incubi del rimorso.
Sul tuo volto pallido calò la maschera della freddezza e dell’impassibilità a celare un dolore che non aveva requie; fu la recita e la finzione, l’esasperazione di un controllo estremo che dominava la tua umanità e cancellava ogni emozione in un uomo condannato a vivere solo per compiere il proprio dovere alla ricerca di un’impossibile redenzione.
Fu ancora un lampo verde a lacerarti l’anima e a strapparti l’unico amico che avevi, l’unica persona che aveva saputo credere in te fino al punto di affidarti con totale fiducia la propria morte. E consapevolmente ti gettasti nel baratro dell’orrore, Severus, ma in quelle tenebre ora brillava la coraggiosa luce dei tuoi occhi neri.
Orrore ed oscurità, terrore e tenebre, quel figlio mai avuto, ma sempre desiderato, da proteggere senza poterlo amare, e un dovere essenziale da portare a termine, oltre te stesso; poi anche tu saresti potuto morire, Severus, e il tuo infinito dolore stemperarsi finalmente nell’oblio della morte, nell’abbraccio di quelle verdi iridi che non avevi mai smesso d’amare, in cui dissolvere per sempre l’abisso nero e perduto dei tuoi occhi.
Ma la morte non ti volle: miracolose lacrime di Fenice sanarono le tue ferite, benedizione di un caro amico che non ti aveva mai abbandonato, testamento d’un sorriso azzurro, pacato e sereno, che voleva anche per te la felicità dopo tanta sofferenza.

Io ero là, erede di quel canuto sorriso, a conoscenza d’ogni palpito di sofferenza della tua povera anima, Severus, lacerata eppure di nuovo integra nel suo estremo sacrificio; avevo un compito difficile da svolgere, quasi impossibile: occupare il posto lasciato vacante da verdi sogni morti da troppo tempo e risvegliare all’amore il tuo cuore, così a lungo congelato e torturato dal tremendo dolore dei rimorsi.
È stato incredibilmente difficile e più volte fui vicina ad arrendermi, ma alla fine ci sono riuscita.
Nei tuoi meravigliosi occhi neri, Severus, ora risplendono fiamme d’amore profondo e di travolgente passione e sulle tue labbra, sottili e frementi, insieme ad un tenero sorriso di serenità aleggia il mio nome, sussurro dolcissimo e intenso, anelito di sogno finalmente realizzato a riempire la vita d’un uomo che ha saputo amare oltre se stesso.




11 - Il colore dei suoi occhi vi ricorda...


One shot - angst/romantico/introspettivo – Fic di HP: post 7° anno, Severus/Pers. Originale


Nero di morte, nero di vita


Il nero timido d’un pudico amore che non ha il coraggio di spiegare le ali alla luce del sole e resta a guardare, nell’ombra, il candido giglio brillare.
Il nero orgoglioso di chi vuol possedere il sapere, il nero fiero di chi sa quanto vale e pretende ciò che gli spetta.
Il nero sfumato di ricordi lontani, di candida innocenza di un’anima che si dibatte, di una strada di luce ormai perduta.
Il nero dell’odio e della vendetta, il nero della rivalsa d’una dignità calpestata e derisa, il nero profondo e bruciante d’una tremenda scelta sbagliata.
Il nero scintillante del coraggio, il cadere e il rialzarsi, sempre, con forza infinita, fino a ritrovare la strada giusta.
Nero, nero di morte e di disperazione; il nero devastante della perdita e del nulla, il nero infinito di dolci occhi verdi che non sorrideranno mai più.
Il nero desolato d’un gelido lago di devastante dolore, strazio infinito di rimorsi, angoscia di morte sulle mani, neri incubi a punire imperdonabili colpe.
Il nero profondo e scuro di un abisso notturno, senza stelle, senza vita, senza speranza, senza futuro.
Il nero della solitudine e del disprezzo nella costanza del compimento del dovere alla ricerca di un’irraggiungibile redenzione.
Il nero gelido di un’umanità celata dietro a un impassibile volto dal bianco pallore; il nero assoluto della rinuncia ad ogni emozione e sentimento per poter ingannare il Male.
Il nero atroce di fatali parole, ultima richiesta d’un padre amato, nera sofferenza di un’anima straziata, sola, sconosciuta a tutti nel suo sublime silenzio.

Questo lessi nei tuoi occhi, tenebre buie e profonde nel delirio che ti ha sottratto alla morte del serpente; nei tuoi occhi neri spalancati sul passato, aperti a me senza difesa alcuna, conobbi l’oscurità della tua vita e il nero devastante del tuo dolore, scoprii il tuo coraggio e la tua abnegazione. Vidi il nero della tua anima, ma anche la sua meravigliosa luce.
Mi innamorai perdutamente di te, mentre ti tergevo dalla fronte il sudore della febbre e del veleno e ti umettavo le labbra sottili, fragili come foglie secche; io, giovane e ambiziosa Medimaga, ricercatrice stimata nel campo delle lesioni da creature magiche, lottai strenuamente con te contro la morte, dimenticando di mangiare e non riuscendo a dormire ascoltando i tuoi flebili gemiti.
Poi, un giorno mi accorsi che stavo combattevo da sola contro la Morte, che tu volevi invece abbandonarti all’oblio eterno; ma ormai ti amavo e non ti avrei mai permesso di lasciarti andare in quel nero nulla che anelavi, perché Severus Piton meritava di vivere e di essere finalmente felice. Nei tuoi occhi avevo visto scorrere tutta la tremenda sofferenza della tua vita ed avevo giurato a me stessa che un giorno sarei riuscita a farti conoscere la felicità e vivere l’amore che avevi sempre solo sognato.
Così cominciai a parlarti, anche se i tuoi occhi neri, sempre spalancati e rivolti al soffitto, sembravano non vedere nulla se non il continuo ripetersi della tragedia del tuo passato; ti parlai a lungo, con dolcezza, raccontandoti l’amore nato guardando nei tuoi occhi, specchiandomi in quei profondi e tenebrosi laghi di dolore che mi guardavano senza vedermi. Carezzavo piano il tuo pallido viso, seguivo con la punta delle dita le rughe precoci che lo segnano e sfioravo la tua pelle con le labbra sognando che un giorno mi avresti finalmente vista ed amata.
Ma i giorni passavano, divennero settimane e mesi, e i tuoi occhi neri rimasero fissi sul tuo inferno privato, che ormai conoscevo fin troppo bene, in cui ogni giorno mi immergevo cercando la chiave per salvarti, per riportarti in vita, anche se tutti ormai dicevano, rassegnati, che non c’era più nulla da fare, che tra il troppo sangue perso ed il veleno di Nagini ormai il tuo cervello era perduto e non avresti mai più ripreso conoscenza, rimanendo un vegetale, disteso su quel letto, l’Ordine di Merlino a far bella mostra di sé sul comodino.
Ma io sapevo che non era così, io sapevo che eri tu a non voler tornare a vivere, perché non ritenevi ne valesse la pena, perché non ritenevi di meritarlo. Perché avevi paura di ritornare a soffrire. Così continuavi a crogiolarti nell’ossessione dolorosa dei tuoi ricordi, sprofondato nel nero senza luce del tuo passato, ostinato a non voler accettare che c’era ancora un motivo per vivere, che c’era ancora una speranza ed un futuro, che io ti amavo e non me ne sarei mai andata via lasciandoti solo.
Nessuno veniva più a trovarti, nessuno chiedeva più informazioni su di te, solo io rimasi al tuo fianco, irremovibile e incrollabile, a raccontarti il mio amore, ancora e ancora e ancora, con disperata insistenza, carezzando il pallore del tuo volto e sfiorando labbra che rimanevano inerti, implorandoti di uscire da quel nero nulla in cui eri voluto sprofondare con le tue colpe ed il tuo dolore, e di tornare infine a vivere perché anche tu meritavi di conoscere l’amore ed essere infine felice.
Poi quel mattino lo vidi, nel nero profondo e infinito dei tuoi occhi, e finalmente capii.
Mi chinai su di te, le lacrime strenuamente trattenute in tutti quei mesi che mi inondavano le guance, e lo dissi:
- Ti perdono, ti perdono, ti perdono…
Lo ripetei mille volte quel perdono cui il nero dei tuoi occhi anelava, lo dissi e lo ridissi tra i singhiozzi, le lacrime che non si fermavano:
- Ti perdono, ti perdono, ti perdono…
Con voce roca e spezzata, dal cuore uscivano sempre e solo quelle parole a lenire colpe ed errori abbondantemente espiati, a confermare una redenzione che ti eri già guadagnato con mille coraggiose azioni e con tutto il dolore dei tuoi rimorsi:
- Ti perdono, ti perdono, ti perdono… e ti amo, Severus!
Infine ti guardai e tra il velo del pianto non vidi più il nero dei tuoi occhi.
Li avevi chiusi, dopo tanto tempo, ed ora le ciglia tremavano appena mentre una lacrima usciva dai lati e lenta scendeva a congiungersi con le mie. Rimasi senza fiato quando vidi anche le tue labbra tremare ed un sussurro uscirne:
- Grazie…

Sono passati mesi da quel giorno ed ora il nero dei tuoi occhi sfolgora di felicità, risplende d’amore, scintilla di desiderio.
È il nero dolce e vellutato dei tuoi occhi quando li posi su di me, colmi d’amore, ebbri di passione.
È il nero languido e voluttuoso del desiderio che brilla nei tuoi occhi e che mi racconta il tuo amore.
È il nero profondo di un amore infinito che ha sconfitto la morte.






Passo la parola a Fata, Folletto e Strega i cui commenti, dolci o pungenti che siano (e alla Strega, ma anche al Folletto, talvolta, concediamo una dose di "malignità" in più affinché possano adeguatamente svolgere il loro ruolo), devono considerarsi esclusivamente effettuati sulla storia e i suoi personaggi e non sulla persona dell'autore.

Edited by Ida59 - 23/5/2011, 10:55
 
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