| Allora, questa volta il compito presenta due errori, che sono però comprensibili, in base a quello che hai detto tu stessa ed al fatto che il brano in sé era più difficile. In più dai tuoi errori, posso aggiungere nuovi particolari alla lezione (che sta diventando interminabile!). Ti indico qui la giusta correzione (in grassetto il tempo di attacco, corsivo il cantabile, sottolineatro il tempo di mezzo e normale la cabaletta. Sotto le spiegazioni su come riconoscere la cabaletta ed il cantabile e scinderli dal tempo di mezzo (esiste una differenza che porta al cambio emozionale di Attila, proprio nel tempo di mezzo. Se nel cantabile mostra paura e timore, è proprio il tempo di mezzo che porta alla risoluzione di non temere il sogno/visione profetica che il re degli Unni ha avuto, ma è una cosa sottile e forse per me è normale perché io adoro Attila, opera minore, ma stupenda di Verdi... ehm un po' grezza forse, ma a me piace).
ATTILA (balzando esterrefatto) Uldino! Uldin!
ULDINO Mio re!
ATTILA Non hai veduto?
ULDINO Che mai?
ATTILA Tu non udisti?
ULDINO Io? Nulla.
ATTILA Eppur feroce qui s'aggirava. Ei mi parlò... sua voce parea vento in caverna!
ULDINO Oh re, d'intorno tutto è silenzio... della vigil scolta batte soltanto il piè.
ATTILA Mio fido, ascolta! Mentre gonfiarsi l'anima parea dinanzi a Roma, imman m'apparve un veglio che m'afferrò la chioma...
Il senso ebb'io travolto, la man gelò sul brando; ei mi sorrise in volto, e tal mi fe' comando:
«Di flagellar l'incarco contro i mortali hai sol: t'arretra! Or chiuso è il varco; questo de' numi è il suol!»
In me tai detti suonano cupi, fatali ancor, e l'alma in petto ad Attila s'agghiaccia pe 'l terror.
ULDINO Raccapriccio! E che far pensi?
ATTILA (riaccendendosi) Or son liberi i miei sensi! Ho rossor del mio spavento. Chiama i druidi, i duci, i re. Già più rapido del vento, Roma iniqua, volo a te.
Oltre a quel limite t'attendo, o spettro! Vietarlo ad Attila chi mai potrà?
Vedrai se pavido io là m'arretro, se alfin me vindice il mondo avrà.
Essenzialmente tra tempo di mezzo e cantabile e cabaletta ci sono differenze metriche. Il cantabile, in questo caso è costituito da settenari con tendenza di rima ABAB (anche se vi sono delle irregolarità). Il tempo di mezzo è invece metricamente più irregolare, alternando settenari ed ottonari. La cabaletta è invece costituita da quinari, organizzati in questo modo:
Oltra a quel lìmite (quinario sdrucciolo... accento sulla terzultima) t'addendo, o spettro (quinario piano... accento sulla penultima) Vietarlo ad Attila (quinario sdrucciolo) chi mai potrà (quinario tronco... accento sull'ultima)
Vedrai se pavido (quinario sdrucciolo) io là m'arretro (quinario piano) se alfin me vindice (quinario sdrucciolo) il mondo avrà (quinario piano)
Quindi, un trucco per poter riconoscere, in casi più complessi cantabile e cabaletta è vedere come il brano è organizzato metricamente. Solitamente il tempo di mezzo ed il tempo d'attacco hanno una metrica meno stabile (in questo caso v'è un'alternanza di settenari ed ottonari), mentre cabaletta e cantabile prevedo una metrica stabile (tutti settenari e tutti quinari, in questo caso.). Solitamente le rime sono più stabili, ma credo che il librettista abbia avuto i suoi problemi con il nome Attila, che rima con ben poca cosa (forse con nessuna parola italiana). Inoltre, un librettista, doveva tenere conto del fatto che quelle parole andavano cantate e, spesse volte, Verdi mandava lettere ai suoi librettisti chiedendo per esempio una parola sdrucciola là o una tronca lì. Di conseguenza il librettista doveva riuscire ad arrangiarsi un po' come poteva, soprattutto in casi in cui il tempo fosse veramente scarso.
E, dopo le mie farneticazioni metriche (che spero siano chiare), riporto sotto l'ascolto, che rende tutto più chiaro. Attila è interpretato da Michele Pertusi, con l'Orchestra dell'Emilia Romagna Arturo Toscanini diretta da Daniele Callegari. Regia di Pier Luigi Pizzi. Il brano è stato ripreso a Parma nel 1999.
|