Implacabile desiderio
Cominciamo con un risveglio nell’incubo peggiore.
Nella solitudine che segue l’abbandono di un affetto caro.
Ma finché si tratta di Severus possiamo sopportare la sua sofferenza.
Non ha avuto molto tempo per pensare. Il Marchio bruciava. E' stata questione di scegliere se proteggere Vivian abbandonandola o restarle accanto e rischiare di farle del male. A voi il brivido di vivere in prima persona il primo di una serie di momenti drammatici ed emozionanti, dove Severus, avvinto da una maledizione che gli scorre nelle vene, si ritroverà a dover affrontare il suo passato, il suo presente e… quello che potrebbe essere il suo futuro, nelle sembianze della donna che ama e che rischia di uccidere.
Il Severus di Ida, a cui l’autrice ci ha abituato stracciando da sempre il copione dell’eroe senza macchia e senza paura ma caricando il proprio Severus di uno spessore squisitamente umano e realistico nella sua imperfezione perfetta, in questa storia si ammanta di un ulteriore lato oscuro, fortemente legato al sangue, un lato con cui il protagonista dovrà combattere e cercare di conviverci per tutta la durata della storia.
Il racconto è valido perché concretizza l’aspetto forse più tenebroso dell’animo di Severus, ma, di riflesso, di ognuno di noi. Combattere le nostre personali maledizioni, i nostri lati oscuri, in modo da salvare noi stessi e le persone che amiamo. Il problema è: come si può fare? Come si può salvare tutto dopo aver sbagliato così tanto durante la propria vita?
Far scorrere i capitoli di questa storia, intensi e profondamente introspettivi, vuol dire compiere una lunga discesa nell’animo di questo Severus, così simile e, al contempo, così diverso dai “canoni” dell’autrice per questa nota di originalità, questa goccia di sangue maledetto che determina una lunga, estenuante lotta interiore del personaggio, ond’evitare che ciò che dovrebbe restare nell’ombra di se stesso emerga e distrugga ciò che gli è più caro, alimentandosi di quel frammento prezioso della sua vita che si è materializzato sotto forma di donna: Vivian.
Severus in questa storia, pur conservando le sue doti, la mente brillante e riflessiva e la forza d’animo a cui siamo abituati, appare in prevalenza come un fragile essere umano che cerca di combattere contro i propri demoni, contro impulsi che vanno addirittura al di là della natura umana a causa della maledizione infertagli da Voldemort che determina in lui una sete di sangue opprimente, seppur non vitale (a differenza del mito del Vampirismo, senza nutrirsi di sangue Severus sopravvive ugualmente, seppur in un’esistenza costellata dal dolore).
E qui sta una nota interessante: la maledizione di Severus non porta lui stesso a rischiare la sua vita, come il comune Vampirismo (un vampiro, se non si nutre costantemente di sangue, muore.) ma semplicemente la vita di coloro che ama. In questo modo l’autrice priva il personaggio di ogni giustificazione possibile: Severus sceglie di seguire Voldemort, pagandone ampiamente il fio, trovandosi per tutta la vita a dover combattere un duplice male: mantiene i suoi panni di spia, come nell’originale romanzo della Rowling, sicuro di poter mentire di fronte all’Oscuro e, allo stesso tempo, l’autrice ci regala questa parentesi scarlatta, in cui il mago, messo nella condizione di poter mettere ancora più a rischio la vita delle persone che gli stanno attorno, non avrà letteralmente mai pace.
A inizio storia Severus, di fronte all’enormità del male che lo attende e che, col bruciore del Marchio, rivela il chiaro indizio di essere in procinto di risvegliarsi, in un primo momento (con rimembranze al Prequel di questa FF “Incubo di sangue”) rinuncia a combattere il proprio male interiore e abbandona la sua donna, Vivian, temendo di non riuscire a controllarsi e reputandola al sicuro una volta sola.
Il successivo dialogo con Silente riesce, in parte, a riscuotere Severus, portandolo a cercare nuovamente un rimedio e, nonostante il ritorno dell’Oscuro e dell’ombra maledetta che proietta su di lui risvegliando una sete di sangue che non gli appartiene, avviene una lenta rinascita del personaggio che, nei capitoli successivi, tra alti e bassi, riscoprirà lentamente di poter combattere quella maledizione e di avere la capacità di farlo, pur stando a contatto con ciò che la risveglia: il sangue umano.
Una caratteristica fondamentale del personaggio è la continua espiazione: in ogni modo cerca di punirsi. Da un principio rinunciatario, (che può sempre essere visto come una punizione, considerando quanto costa a Severus abbandonare la donna che ama) segue una strada costellata da punizioni, più psicologiche che fisiche, anche se il corpo, sempre a causa della maledizione, ne risentirà di conseguenza.
Molte volte si troverà di fronte a nuove scelte: troppe volte sentiremo, con lui, di avere fatto la cosa giusta, per quanto dolorosa potrà sembrare (allontanare Vivian, mentirle, soffrire le cruciatus terribili di Voldemort) e nonostante tutto l'inquietudine che ci rode dentro. Questo conflitto lo evidenzia bene la nuova condizione di Severus, con il contrasto fra la delicatezza del romanticismo che aleggia nei pensieri del mago rivolti alla sua donna e la brutalità dei toni che la narrazione assume in presenza di Voldemort o nei momenti peggiori, in cui Severus si avvicina sempre più pericolosamente al suo limite.
Tornando al discorso dell’espiazione. Ad esempio: dopo il dialogo con Silente, Severus decide di ricorrere ad un vecchio rimedio (ma è meglio definirlo “palliativo”) rinchiuso in una boccetta di vetro, di un colore identico al sangue: qualche goccia e la sete di sangue, per un breve periodo di tempo, si placa. In questo caso il mago cerca di “punire” il più possibile questo suo lato “demoniaco”, facendo sì che la pozione, una volta rielaborata dalle esperte mani del Pozionista, muti aspetto e sapore, diventando disgustosamente simile al fango, un ulteriore modo per ripudiare quel lato incontrollabile di lui che, nei momenti in cui la sete di sangue raggiungerà il culmine, rischierà seriamente di farlo impazzire e di fare del male a chi gli sta attorno.
Un altro episodio che, sicuramente, colpisce il lettore, è quello con la volpe, quando Severus decide di mettersi alla prova, temprare il proprio animo, con tentazioni e conseguenti, tremende rinunce.
In questo caso Severus si allontana da Hogwarts e, nella notte, uccide il piccolo animale per berne il sangue. Al momento, però, di poter placare l’implacabile sete di quella maledizione atavica (e il sangue era già sulle labbra del personaggio) il pensiero di Vivian si insinua nella sua mente e Severus rinuncia a quella prova, soffrendo e tormentandosi al pensiero di aver perso ogni cosa buona nella sua miserabile esistenza.
Parliamo di Vivian: un personaggio forte ma, al contempo, dolce e comprensivo. Inizialmente la conosciamo attraverso i pensieri devoti e tormentosi del mago, ma successivamente avremo un contatto più ravvicinato con lei, andando a svelare meglio anche la psicologia e il modo di essere di questo personaggio, convinta erroneamente di conoscere tutto del mago, senza lontanamente immaginare quale tremendo lato oscuro si cela dentro di lui.
Il personaggio rivela la sua forza dal momento in cui decide di abbandonare la sfera protettiva in cui tutta Hogwarts (e in primis Severus) sembra determinata a volerla rinchiudere. Ribellandosi a questa condizione, Vivian farà di tutto per tornare a combattere al fianco di Severus, pur mettendo a rischio la propria vita e i propri sentimenti verso Severus. (anche se inizialmente è totalmente all’oscuro della maledizione che affligge il mago quindi non ha oggettivamente idea di quanto realmente rischia…)
Quest’ultimo, da un’iniziale fuga, passa a un vero e proprio “face-to-face” con Vivian, una volta incontrata di nuovo, respingendola in un modo crudelmente esplicito, seppur il tutto continui ad essere una messinscena volta a salvaguardare l’amata, pur sapendo di ferirla dichiarandole di non amarla più.
E’ una scelta condivisibile o meno, ma il mago la compie ragionando sulle proprie priorità e i propri limiti, cioè tentando il tutto per tutto affinché a Vivian non possa capitare nulla di male per causa sua. In questo caso amare si sostituisce al male che affligge Severus e, per alcuni capitoli, la maledizione del sangue viene sostituita dalla maledizione dei propri sentimenti.
Col ritorno di Voldemort, da buon canone sadico marchiato Ida59, i problemi e le conseguenti sofferenze del mago aumentano fino a raggiungere l’apice. Non bastava il distacco forzoso preso da Vivian, col ritorno dell’Oscuro, Severus sarà messo a dura prova, soprattutto nel dover continuamente controllare la propria sete di sangue. Le cose non migliorano dal momento in cui si riavvicina a Vivian.
Non voglio svelare altro della trama, ma devo dire che, per come l’ha congeniata l’autrice, Severus passerà da un tormento all’altro, con un susseguirsi di alti e bassi del suo ferreo autocontrollo. Di buono c’è da dire che raggiungerà sempre il bordo del proprio limite, affacciandosi all’abisso, ma che, nonostante tutto, riuscirà sempre a fermarsi e a controllarsi prima di precipitarvi.
Complessivamente questa è una storia impegnativa, questo è evidente, un po’ per lo stile, elegante, curato e palesemente adulto e in parte per l’introspezione veramente profonda del personaggio. La storia ruota attorno a Severus. C’è più un motivo se le storie di Ida mi piacciono, anche se si allontanano molto dal classico mio modo di scrivere le long fic. In primis la storia trasuda un grande amore per il personaggio, una passione per la sua interezza come persona che esce dalla cellulosa e si anima di pregi e difetti con cui l’autrice riesce sempre a dipingerlo, compiendo un lavoro di approfondimento che, coi soli libri di HP, ci siamo sempre potuti sognare; rievoca i momenti dei libri, li segue attentamente, permettendo al lettore di leggere una storia nella storia, materializzando il sogno di tutte le appassionate di Severus Piton, pur dando il proprio tocco personale.
Leggendola si ha certamente modo di approfondire la psicologia del personaggio, di poterlo vedere in atteggiamenti sia pubblici, (fermo, impassibile e professionale) sia molto intimi e privati, soprattutto quando è intento a riflettere o a deliziare la propria donna…
La storia è scritta per diletto, è chiaro, ma il suo significato (cosa che mi ostino a trovare) potrebbe essere che lo sforzo del singolo, se accompagnato e sostenuto da altre persone, persone che lo amano e lo accettano nella sua interezza, viene amplificato e porta a dei risultati, a quella libertà che Severus agogna fin dal primo capitolo. Libertà dal sacrificio di se stesso, dalla schiavitù di una scelta e dai dolorosi rimorsi che ne conseguono. Difficile giungere a un vero e proprio significato nel vortice di emozioni che accompagna la narrazione, i momenti salienti dei capitoli (il ritrovo di Severus e Vivian, le torture inflitte da Voldemort, i dialoghi con Silente) e le lunghe riflessioni di Severus, ma anche di Vivian.
Conflitto, rabbia, paura, istinto animale e dolorosa umanità sono presenti in dosi ancora maggiori con l’incedere della storia. L’aspetto più difficile sarà rimanere incollati a Severus, anche nei momenti in cui la maledizione sembrerà prevalere su di lui, perché lo conosciamo meglio, leggendo la sua introspezione così profonda, e lo sentiamo vicino. Per quanto brutali potranno apparire certe scene (di sangue parlasi…) sarà difficile riuscire ad abbandonarlo, se non impossibile. Soprattutto Vivian, che si conferma la donna eccezionale che nessuno potrebbe mai abbandonare, tantomeno lo stesso Severus, per quanto si sforzi di farlo, pensando che sia la cosa migliore per lei.
Aspettatevi alcune scene così vere e agghiaccianti da mettere alla prova ogni valore morale. D’altronde, la maledizione che corrompe il sangue di Severus, fa di tutto per convincerci che, in un mondo selvaggio, devastato dalla guerra, l'uomo è un lupo per l'uomo. Ma Severus può dimostrare il contrario. Se ne avrà la forza.
Ecco il senso di questa storia: metterci di fronte alle conseguenze irrevocabili delle nostre decisioni. E portarne il peso. Il carico emotivo è tale che anche noi, come lettori, usciremo cambiati dalle situazioni in cui l’autrice porrà Severus e potremo capirlo meglio.
E’ stata una lunga storia e mi ricordo molto bene quanto ci ho messo per comprenderne il senso, imputando alla maledizione di Severus un significato errato, troppo confinante con il mero istinto.
Ora che l’ho compresa, rileggerla è stato piacevole e mi ha fatto riscoprire aspetti che non credevo di poter ritrovare dopo tanto tempo.
I complimenti mi pare che siano impliciti ma anche assai esplicitati!
Ale;)