Il Calderone di Severus

Sfida N. 9 FF: Se Severus non fosse mai morto

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view post Posted on 14/8/2022, 18:29
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CITAZIONE
«Cosa farai se la lettera di risposta confermerà l’identità del suonatore di organetto?»
«Quello che ti ho già detto, Potter. Troverò il modo di parlare con lui, senza alcuna interferenza esterna.»
Severus aveva riflettuto a lungo sulla questione dopo aver intuito l’identità del suonatore di organetto e poteva perfettamente capire la rabbia che doveva averlo spinto ad essere coinvolto in quel piano criminale.

Bravo, Severus, ha ragione Harry a ipotizzare per te un futuro da Auror: sei un segugio sopraffino!
Io non ho capito per niente chi diavolo sia il malefico suonatore di organetto, anche se –come ti avevo già scritto in precedenza- chiunque sia è per me la vera mente criminale che ha organizzato tutta la faccenda; l’uomo (o la donna) non ha un interesse diretto come per la vendetta di Jane, ad esempio, ma viene spinto da motivazioni che coinvolgono Piton e il mondo magico.
Sto scrivendo cose senza senso, vero?

CITAZIONE
«Forse, signor Ainsworth, dovrebbe porre le sue domande direttamente a me.»

Grande scena! Un tempismo perfetto e perfetta e logica prosecuzione del dialogo. Ho trepidato solo un po’ quando il padre di Ygraine ha ventilato la possibilità di una denuncia per Piton.

CITAZIONE
«La magia può uccidere, signor Ainsworth. Noi maghi siamo unicamente degli uomini, così come lo siete voi Babbani. Ed entrambi abbiamo trovato il modo per fare del male»,

Bellissima frase!

CITAZIONE
«Vorrei accettare il tuo invito, credimi, ma non posso agire come un egoista… so che tu credi in quello che hai detto, ma, un giorno potrebbe accadere… e ne sarei felice, perché tu meriti ogni felicità, ma, Ygraine, non potrei mai vivere accanto a te, non potrei mai farti il torto di accettare il tuo invito per vivere come un parassita vicino a te, per impedirti, forse, in futuro di essere felice, perché sono stato così egoista da non saper rinunciare a vivere accanto alla donna che amo.»

Mi sono sbagliata, è Severus che rompe il ghiaccio! Evviva! :woot:

CITAZIONE
«Prima che Rebecca mi chiedesse quel fazzoletto, prima che tu mi invitassi a bere quel tè, non avevo mai incontrato qualcuno che non mi avesse già giudicato prima ancora di parlarmi»,

Povero Severus, quanto è stato ingiusto con te il mondo. :(

CITAZIONE
Sentì una mano di Ygraine scostargli i capelli dal volto, con la sua delicata purezza, mentre il sole sembrava farsi più luminoso e i rami del ciliegio ondeggiavano leggermente.
Rimasero entrambi immobili per qualche istante, silenziosi, illuminati dalla luce dorata del sole e da quella argentea del Patronus.
Severus posò le mani sulla vita di Ygraine, prima di chinare il capo e sfiorare le labbra della giovane donna con le sue.

Oleeeeee! Avevo già messo in ghiaccio lo champagne (ci hai provato eh, a gettarmi nel panico con le prima battute di Severus!), ma ora l’ho stappato e lo sorseggio appagata. Ora, cara Ygraine, puoi cercare una bella villa in Francia con un giardino pieno di erbe magiche. E pensaci tu a baciare per bene il mago :fischia:

Cara Leonora, ho appreso con sgomento che sei una ‘sadica fanwriter’: sappi che ci metterei poco a trasformarmi in una suonatrice di organetto (tanto dovrei girare una manovella) e a piazzarmi ad ogni angolo di strada delle città che frequenterai :ph34r: … se osi fare la cattiva nei prossimi capitoli. :furia:
 
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view post Posted on 14/8/2022, 18:47
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CITAZIONE (chiara53 @ 14/8/2022, 19:25) 
Capitoli 15 e 16

Mi sono rimessa a leggere e ho fatto bene!!
Provo un' immensa antipatia per i genitori di Rebecca, per gli Auror, mentre per il suonatore di organetti mi nascono dubbi e paure.

I genitori di Rebecca sono dei personaggi molto particolari (non posso dirti di più, altrimenti spoilero).

CITAZIONE
Severus è il tuo Severus, perfetto e perennemente invaso, sommerso dal senso di colpa.
Io sono un'inguaribile ottimista e spero che la trama si sviluppi positivamente, ma certo che la perquisizione mi ha un po' scosso.
Ma che idioti questi Auror, concordo con Severus: qualcuno di loro contribuisce ad incastrarlo!

Gli Auror sono pieni di pregiudizi, in effetti.
Quanto al tuo ottimismo, mi taccio.

CITAZIONE
Ygraine è dolcissima, un personaggio che emerge con lentezza, ma è la prova vivente che nei racconti non bisogna aver fretta.

Felice che Ygraine ti piaccia.
CITAZIONE
Harry mi piace molto in questa veste più matura e riflessiva.
Poveri libri... mi si stringe il cuore pensando che sono davvero l'unica cosa preziosa per Severus e sono stati maltrattati.

Devo ammettere che descrivere dei libri maltrattati non è stato facile (sono una bibliofila).

CITAZIONE
Il tempo atmosferico va in parallelo con lo stato d'animo dei personaggi, soprattutto con Severus, e le tue descrizioni sono davvero coinvolgenti.
Domani proseguo.
Complimenti , Leonora.

Grazie mille, Chiara <3
 
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view post Posted on 14/8/2022, 19:01
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CITAZIONE (Lonely_Kate @ 14/8/2022, 19:29) 
Bravo, Severus, ha ragione Harry a ipotizzare per te un futuro da Auror: sei un segugio sopraffino!

Quando avrò l'ispirazione, potrei anche scrivere un giallo in cui Severus indaga come si deve (magari come consulente esterno).
CITAZIONE
Io non ho capito per niente chi diavolo sia il malefico suonatore di organetto, anche se –come ti avevo già scritto in precedenza- chiunque sia è per me la vera mente criminale che ha organizzato tutta la faccenda; l’uomo (o la donna) non ha un interesse diretto come per la vendetta di Jane, ad esempio, ma viene spinto da motivazioni che coinvolgono Piton e il mondo magico.
Sto scrivendo cose senza senso, vero?

Alla tua ipotesi ovviamente non dico nulla. La rivelazione arriverà con il prossimo capitolo.
CITAZIONE
Grande scena! Un tempismo perfetto e perfetta e logica prosecuzione del dialogo. Ho trepidato solo un po’ quando il padre di Ygraine ha ventilato la possibilità di una denuncia per Piton.

Sono felice che il dialogo ti sia piaciuto (e anche che tu abbia trepidato ^_^ )
CITAZIONE
Bellissima frase

Merci!
CITAZIONE
Mi sono sbagliata, è Severus che rompe il ghiaccio! Evviva!

Nella mia primissima stesura era lei a rompere il ghiaccio, ma non funzionava... in definitiva mi sembrava più logico fosse lui a farlo (perché non mente mai a Ygraine).
CITAZIONE
Povero Severus, quanto è stato ingiusto con te il mondo.

La penso esattamente come te.
CITAZIONE
Oleeeeee! Avevo già messo in ghiaccio lo champagne (ci hai provato eh, a gettarmi nel panico con le prima battute di Severus!), ma ora l’ho stappato e lo sorseggio appagata. Ora, cara Ygraine, puoi cercare una bella villa in Francia con un giardino pieno di erbe magiche. E pensaci tu a baciare per bene il mago

Ygraine cercherà casa, in effetti, nel prossimo capitolo (è l'unico spoiler che posso fare).
CITAZIONE
Cara Leonora, ho appreso con sgomento che sei una ‘sadica fanwriter’: sappi che ci metterei poco a trasformarmi in una suonatrice di organetto (tanto dovrei girare una manovella) e a piazzarmi ad ogni angolo di strada delle città che frequenterai … se osi fare la cattiva nei prossimi capitoli.

I prossimi capitoli sono già scritti... e non posso ovviamente dirti se sarò sadica o meno... chissà :B):
 
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view post Posted on 14/8/2022, 20:13
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CITAZIONE (Alaide @ 14/8/2022, 18:15) 
L'autoconvinzione è una brutta cosa (ti confesso ora, dato che hai già letto tutto, che nel vecchissimo schema della storia, le cose finivano nell'incomunicabilità, soprattutto perché Ygraine era diversa)

Sono molto contenta del cambiamento indotto in Ygraine: grazie!
CITAZIONE
Grazie mille, Ida <3

Prego, ma sono complimenti ben meritati: hai saputo davvero stupirmi. Brava!
CITAZIONE
In un primisso progetto avevo pensato di scrivere anche tutto il progesso a Taylor, ma poi mi sono accorta che sarebbe stato ridondante, quindi ho concentrato tutto nei pensieri di Severus e Harry.

Buona idea: in fondo al lettore di Taylor interessa solo sapere che finisca in galera e ci resti molto a lungo!
CITAZIONE
La scena sulla tomba degli Hancock è stata un'aggiunta recente, ma mi serviva per fare una sorta di conclusione alla loro storia.

E' molto belle e permette anche quella col padre di Ygraine, altrettanto bella e di elevata tensione-
CITAZIONE
Hanno tempi un po' lenti... ma solo perché ho scritto dei capitoli fiume. In realtà il tempo della storia è breve (prendono il primo tè insieme l'8 gennaio e qui siamo al 6 aprile) a causa del mestiere di Ygraine (già le ho fatto fare le prove più lunghe della storia per poter allungare un po' i tempi).

I tempi gòlobali dellastoria sono coirretti: a Severus serve qualche mese per "smollarsi". E' in questa ultima scena che sono diventataun po' insofferente alle loro lungaggini, forse anche perchè temevo che non arrivassero alla dovuta conclusione
CITAZIONE
Ammetto che questa scena l'ho riscritta nei giorni scorsi. Prima era lei a confessare, quando gli spiegava perché voleva che andasse a vivere in Francia, ma non funzionava, perché parlava tantissimo e lui rimaneva zitto tutto il tempo... quindi ho rivoluzionato tutto.

Non so come fosse la scena precedente, ma se lei parlava troppo a lungo forse era squilibrata, e avresti dovuto immergere Severus nelle pastoie di dubitevoli pensieri per tenerlo zitto. La scena che ho letto io, invece, funziona bene.
CITAZIONE
Questa parte l'ho scritta piuttosto di getto. Mi serviva che chiarissero tutto (e poi, sono pur sempre una scrittrice sadica che deve far sudare i poveri personaggi).

Come lettrice vorrei subito giungere alla felice conclusione, ma come scrittrice concordo con te: tra Severus e la donna amata deve esserci una chiarezza assoluta. Quindi anche io spesso faccio parlare a lungo i due personaggi fornendo tutte le dovute spiegazioni.
CITAZIONE
Merci! (sto diventando ripetitiva)

Complimenti più che meritati.
CITAZIONE
Uno dei nodi che mi aveva portato a interrompere la stesura, era il rapporto con Lohengrin (da cui tutto il discorso sulla fiducia) perché, all'epoca, facevo fatica a mettere in relazione il cavaliere del cigno con Severus. Poi, è diventato tutto chiaro. In fondo Lohengrin è un eroe che agisce nell'anonimato (non può dire chi sia, da dove venga e quale sia la sua stirpe) e protegge, come meglio può, l'innocente. Certo, Lohengrin non ha commesso il fatale errore di Severus, ma ascoltando solo la musica cantata dal cavaliere del cigno ben si adatta a Piton (e infatti, una parte sarà inserita nell'Opera per Severus).

Di sicuro una certa assimilazione tra i due c'è. Aspetto con ansia l'ascolto nell'opera.
CITAZIONE
Grazie mille! <3 <3

Grazie a te! <3
 
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Capitolo 17

Un capitolo che mi ha conquistata e emozionata.
La trama si infittisce e io ho molti dubbi.
Decisamente i genitori di Rebecca sono due persone poco sensibili e, comunque, togliere l'affetto alla loro bambina mi sembra quasi incredibile. E' come se un bambino con un qualsiasi problema fisico non avesse il diritto di essere amato.

Il confronto con Otello, confronto che si svolge tutto dentro il cuore di Severus, è davvero spettacolare: la musica e i personaggi fanno questo effetto.
Ho apprezzato l'intensità delle emozioni di Severus e mi sono commossa.
Poi Ygraine viene assalita e lì ho avuto paura .
Chi è quest'uomo che vuole tanto male a Severus e di conseguenza persegue Ygraine?

Il suonatore di organetto è inquietante, molto inquietante.
Domani proseguirò.
Coinvolgente e davvero complicata la trama.
Brava!
 
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CITAZIONE (chiara53 @ 15/8/2022, 19:13) 
Capitolo 17

Un capitolo che mi ha conquistata e emozionata.
La trama si infittisce e io ho molti dubbi.
Decisamente i genitori di Rebecca sono due persone poco sensibili e, comunque, togliere l'affetto alla loro bambina mi sembra quasi incredibile. E' come se un bambino con un qualsiasi problema fisico non avesse il diritto di essere amato.

I genitori di Rebecca sono effettivamente due persone poco sensibili, ma, purtroppo, esistono anche genitori del genere (poi da brava fan di Verdi e Wagner non potevo inserire dei "buoni" genitori. Nell'opera i genitori sono per lo più pessimi).

CITAZIONE
Il confronto con Otello, confronto che si svolge tutto dentro il cuore di Severus, è davvero spettacolare: la musica e i personaggi fanno questo effetto.
Ho apprezzato l'intensità delle emozioni di Severus e mi sono commossa.

Sono felice che ti sia piaciuta questa parte!

CITAZIONE
Poi Ygraine viene assalita e lì ho avuto paura .
Chi è quest'uomo che vuole tanto male a Severus e di conseguenza persegue Ygraine?

Su questo punto non posso che tacere.

CITAZIONE
Il suonatore di organetto è inquietante, molto inquietante.
Domani proseguirò.
Coinvolgente e davvero complicata la trama.
Brava!

Grazie mille, Chiara <3
 
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view post Posted on 16/8/2022, 17:00
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Capitolo 18

Semplicemente stupendo.
Ogni parola ed ogni sentimento che hai narrato rasenta la perfezione.
Mi sono commossa di fronte alla potente immagine di quell'uomo piegato, ma non spezzato: un uomo che sa piangere e che mostra tutta la sua immensa umanità

CITAZIONE
Stava piangendo tutte le persone che non era riuscito a salvare nei suoi anni di spia.
Stava piangendo tutte le persone che aveva ucciso colmo di disprezzo per sé stesso, dopo che aveva compreso l’errore commesso.
Stava piangendo tutte le persone a cui aveva tolto la vita sentendosi potente e inarrestabile.
E le lacrime cadevano sulle speranze che aveva scioccamente nutrito da bambino.
E le lacrime cadevano sull’amicizia che aveva spezzato e sull’amore che aveva basato sull’impossibile speranza che Lily potesse provare qualcosa di simile per lui.
E le lacrime cadevano sull’assurda illusione di aver trovato in Albus un padre, quando invece aveva unicamente trovato un generale che stava muovendo le sue pedine sul campo di battaglia.

Ho apprezzato la fiducia , il perdono e sarei tentata di dire l'amore con cui Ygraine accoglie l'anima strappata di Severus.
La donna regala al mago ciò di cui più ha bisogno: la partecipazione e la comprensione insieme alla quotidianità tranquilla che non è mai stata parte della sua vita.
Vorrei segnalare tutto il capitolo, ma è lì e sarebbe inutile citarlo per intero, mi ha colpito quando hai cercato di farlo sfuggire dalle emozioni occludendo, mi sono chiesta come ha fatto Severus a farlo per tutta una vita?
Il suo pianto è un inno al personaggio, un dono per chi lo ama e un'emozione per chi legge.
Bravissima.
 
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view post Posted on 16/8/2022, 18:27
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CITAZIONE (chiara53 @ 16/8/2022, 18:00) 
Capitolo 18

Semplicemente stupendo.
Ogni parola ed ogni sentimento che hai narrato rasenta la perfezione.
Mi sono commossa di fronte alla potente immagine di quell'uomo piegato, ma non spezzato: un uomo che sa piangere e che mostra tutta la sua immensa umanità

Grazie mille, Chiara! Sono felicissima che il capitolo ti sia piaciuto.

CITAZIONE
Ho apprezzato la fiducia , il perdono e sarei tentata di dire l'amore con cui Ygraine accoglie l'anima strappata di Severus.
La donna regala al mago ciò di cui più ha bisogno: la partecipazione e la comprensione insieme alla quotidianità tranquilla che non è mai stata parte della sua vita.

Ygraine è una persona molto sensibile (e il personaggio che ho faticato di più a creare... secoli fa era ben diversa e molto meno empatica e, infatti, non funzionava). Sono felice che ti sia piaciuta.

CITAZIONE
Vorrei segnalare tutto il capitolo, ma è lì e sarebbe inutile citarlo per intero, mi ha colpito quando hai cercato di farlo sfuggire dalle emozioni occludendo, mi sono chiesta come ha fatto Severus a farlo per tutta una vita?

Questa domanda me la sono sempre posta anch'io.

CITAZIONE
Il suo pianto è un inno al personaggio, un dono per chi lo ama e un'emozione per chi legge.
Bravissima.

Grazie mille, Chiara <3
 
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Ecco l'ultimo capitolo (per una volta non diviso in parti). Spero sinceramente che vi possa piacere.
A questo seguirà un epilogo.


Capitolo XXIV

Der Leierman



Drüben hinterm Dorfe steht ein Leiermann
und mit starren Fingern dreht er, was er kann.
(Al limitare del paese c'è un uomo con l'organetto;
con le dita indurite gira la manovella.)
[1]

Gran Bretagna, 13-14 aprile 2002


A Severus sembrava che le giornate trascorressero calme e pacifiche dopo quel primo bacio sotto il ciliegio solitario. Da allora, si erano concentrati sulla futura partenza per la Francia e sul luogo dove andare a vivere. Ygraine aveva gestito i contatti con l’agenzia immobiliare e, alla fine, avevano trovato un’abitazione piuttosto isolata, vicino a Villandry.
Ogni sera si separava da Ygraine e tornava nella solitudine di Spinner’s End e ogni giorno si recava nuovamente nel Kent e viveva quei momenti di una pace che non aveva mai sperimentato prima. Non era soltanto la consapevolezza di essere amato da Ygraine a renderli tali, ma, forse, il modo in cui quelle giornate trascorrevano quiete, insieme alla giovane donna o a Rebecca che si sistemava fra loro o si sedeva sulle sue ginocchia. E in quei momenti tranquilli riusciva quasi a vedere il futuro che avrebbe vissuto accanto alla bambina che considerava una figlia e alla donna che amava.
Tuttavia, quella pace inusitata, quella tranquillità lo rendeva, a volte, inquieto. Temeva che quella pace, che quell’improvvisa e insperata calma potessero spezzarsi da un momento all’altro.
Anche quella sera, mentre sedeva su una panchina da giardino, fuori dalla casa degli Ainsworth, con Ygraine rannicchiata contro di lui, il capo posato sulla sua spalla, non riusciva a togliersi dalla mente che tutto potesse finire. Si trattava semplicemente del fatto di non aver mai sperimentato nulla del genere in tutta la sua vita e, ora che era riuscito ad afferrare qualcosa di molto simile alla pace che aveva sempre cercato, non riusciva ad impedirsi di temere di perderla.
Un tempo, quando aveva rischiato quotidianamente la vita, non aveva avuto nulla da perdere, se non la propria esistenza e, all’epoca, era tale il disgusto che provava per sé stesso e che voleva che gli altri provassero per lui da non importargli nulla della morte, da desiderarla quasi.
E le cose non erano cambiate molto quando si era ritrovato vivo. Non era più presente il rischio quotidiano, ma era rimasto il disgusto e l’odio. In quei giorni, dopo aver confessato i propri sentimenti a Ygraine e averne ricevuto una risposta insperata, si rendeva conto di non odiarsi più, di non provare più disgusto quando ripensava al suo passato.
Nulla avrebbe cancellato le sue colpe, ma aveva iniziato, lentamente, a mettere ogni sua minima azione in prospettiva, ad analizzarla con mente fredda. Sentiva sempre gravoso il peso di quello che aveva compiuto, ma riusciva a sentire anche il dolce sollievo del perdono e non era più soltanto il perdono che gli donava Ygraine, ma anche quello che stava lentamente concedendo a sé stesso.
La giovane donna si mosse leggermente al suo fianco, stringendosi maggiormente a lui.
Non era la prima sera che trascorrevano nel giardino dei signori Ainsworth. Era diventato una specie di rituale. A volte parlavano, a volte rimanevano in silenzio, come in quel momento, in cui Severus si concesse di assaporare la pace, nonostante quel senso di inquietudine.
Era consapevole, d’altronde, come quell’inquietudine, fosse dovuta anche alla mancanza di notizie circa il suonatore di organetto. Sperava soltanto che Potter ricevesse al più presto una risposta alla lettera che aveva inviato, perché, allora, anche la questione del suonatore di organetto sarebbe stata risolta, perché, allora, forse, il suo animo sarebbe stato meno inquieto.
«Cosa ti preoccupa, Severus?»
La voce di Ygraine era poco più di un sussurro che si perse nel crepuscolo di quel giorno di aprile. La giovane donna si era staccata da lui, forse per cercare di osservare il suo viso, illuminato dalla tenue luce che gli Ainsworth avevano posto in giardino.
«So che avrei dovuto parlartene prima», Ygraine cercò di osservarlo in volto, ma la luce era fioca e Severus risultava in ombra. «Il suonatore di organetto non è nessuno dei due che sono stati arrestati.»
La giovane donna tentò di non farsi prendere dal panico, di non pensare che un complice di Jane e Taylor era ancora libero. Si rannicchiò di nuovo contro Severus e si sentì più tranquilla quando il mago la strinse maggiormente contro di sé.
«Credo di aver capito chi sia, ma mi serve un unico particolare per confermarlo.»
«E quando avrai quel particolare, lo denuncerai?»
A Ygraine parve che il silenzio la cullasse per qualche lento momento, mentre Severus posava un bacio lieve sulla sua fronte.
Poi l’uomo iniziò a parlare e le spiegò i suoi sospetti. La giovane donna sperò che avesse torto, che si fosse sbagliato, ma era certa che Severus aveva riflettuto a lungo sulla questione e che quella fosse l’unica reale risposta all’identità del suonatore di organetto. E mentre il mago parlava, Ygraine riuscì anche a comprendere per quale motivo Severus volesse parlare con lui e quella consapevolezza le permise di ammirare ancora di più l’uomo di cui si era innamorata e che, contrariamente alle sue convinzioni, la riamava.
Il silenzio tornò a cadere su di loro, quando Severus smise di parlare, ma la quiete fu ben presto rotta dall’apparire del Patronus di Harry che pronunciò poche parole - la lettera è arrivata - che fecero improvvisamente preoccupare la giovane donna.
Nessuno dei due disse nulla, per qualche tempo, e furono silenziosi anche quando si alzarono dalla panchina e andarono verso l’ingresso. Severus avrebbe potuto Smaterializzarsi anche da lì, ma aveva notato fin da subito l’occhio attento della signora Honeychurch e quello altrettanto vigile della sua concorrente per quel che riguardava i pettegolezzi del paese. Avevano già entrambe fermato più volte mamma per chiedere chi fosse l’uomo misterioso – perché non del villaggio – che pareva ronzare intorno a casa loro.
Quando furono sulla soglia, come ogni altra sera, si baciarono e, come le altre sere, Ygraine rimase per qualche istante ferma, osservando Severus che si allontanava lungo la via. Ma quella notte non riuscì a dormire sonni tranquilli, come le era capitato le altre volte. Si dibatté in un succedersi di incubi orribili in cui Severus soccombeva di fronte al suonatore di organetto e, quando si svegliò all’alba, non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine di Severus che moriva a causa di una ferita al ventre, mentre lei lo teneva tra le braccia e tentava inutilmente di fermare il sangue.
Rebecca sembrò sentire la sua preoccupazione perché rimase rannicchiata contro di lei, mentre le spiegava che cosa avesse imparato il giorno scorso con il nonno. E quando, più tardi, nel primo pomeriggio, Severus entrò in caso, Ygraine lo abbracciò e le parve di starsi sincerando che l’uomo fosse veramente lì, davanti a lei.
Soltanto, allora, si tranquillizzò e fu felice quando uscì dalla casa dei genitori insieme al mago, dopo che Rebecca andò nello studio del nonno per studiare francese.
Camminarono uno accanto all’altro, fino alle ultime case del villaggio e poi lungo il sentiero che avrebbe portato fino alla casa abbandonata degli Hancock e di lì fino al ciliegio dove si erano baciati la prima volta. Erano passati pochi giorni da allora, ma, a volte, la giovane donna non riusciva quasi a credere di essere amata da Severus. Si era detta per troppe settimane di non avere alcuna speranza che faticava ancora ad afferrare pienamente che il mago l’amava.
Eppure, in quel momento, mentre avanzano l’uno accanto all’altro, la mano di Severus nella sua, la verità di quelle parole la avvolgeva come un manto.
«Stamattina ho parlato con Potter», disse l’uomo, rompendo il silenzio di quella giornata nuvolosa. «Tra due giorni avverrà l’incontro.»
Severus sentì la mano di Ygraine tremare nella la sua. Forse avrebbe dovuto tacere, ma non voleva nasconderle nulla. Era qualcosa che aveva immaginato da bambino, prima ancora di incontrare Lily. Aveva sognato un matrimonio tranquillo, basato sulla fiducia e sulla sincerità e, ora che aveva trovato una relazione come quella che aveva vagheggiato allora, non voleva iniziare a mentire a Ygraine.
«Mi prometti che non correrai rischi inutili?»
Mentre parlavano erano giunti ad un bivio del sentiero. Sulla loro sinistra si ergeva la casa abbandonata degli Hancock, mentre alla loro destra iniziava la stradina che portava al ciliegio solitario. Severus si fermò e si voltò ad osservare il volto della giovane donna, con i suoi occhi sempre così espressivi, che manifestavano l’amore, la fiducia e la preoccupazione che stava provando in quel momento.
«Non intendo far altro che parlargli. Sai perfettamente che…», Ygraine sobbalzò quando la voce del mago fu interrotta dalle note dissonanti di un organetto.
«Severus…»
Il volto di Ygraine era pallido, mentre la melodia di morte si diffondeva nell’aria solitamente silenziosa di quell’angolo di campagna. L’uomo prese in mano la bacchetta, mentre si guardava rapidamente intorno, in cerca della sagoma del suonatore. Lo individuò non molto lontano dal ciliegio sotto il quale le aveva dichiarato il suo amore. Doveva mettere al sicuro Ygraine, un’impresa tutt’altro che facile, considerando che erano allo scoperto e che il suonatore si trovava in una posizione di vantaggio.
Per un breve istante la musica si interruppe.
Severus si gettò a terra, trascinando con sé Ygraine, coprendo il corpo della giovane con il suo. L’incantesimo, lanciato dal suonatore, andò a perdersi contro le pareti della casa degli Hancock. Non aveva nemmeno idea di quale incantesimo avesse intenzione di lanciare, ma gli era apparso chiaro che avesse interrotto la melodia per mettere mano alla bacchetta. Probabilmente non aveva idea di come incantare uno strumento musicale o, forse, non ci aveva pensato. Avrebbe anche potuto contrattaccarlo, ma non voleva rischiare in alcun modo che Ygraine potesse essere colpita.
«Ti sei fatta male?»
Ygraine scosse il capo, senza osare dire una parola. Forse si era sbucciata le ginocchia, ma non le importava, non mentre il suonatore ricominciava a far risuonare della sua nenia di morte i campi intorno a loro. Non seppe cosa accadde, ma sentì nuovamente la musica fermarsi.
«Corri verso la casa degli Hancock.»
Il tono della voce di Severus era colmo di urgenza e Ygraine non pensò nemmeno a ribattere, a dirgli di stare attento, di raggiungerla. Gli obbedì unicamente, la porta della casa era ancora aperta, come l’aveva travata alcuni giorni prima. Si lasciò scivolare per terra, appena oltre l’uscio. Da fuori non si sentiva nulla, né la musica, né le voci. Aveva visto diverse volte Severus usare la magia per sapere che non pronunciava gli incantesimi ad alta voce, ma non aveva idea se lo stesso potesse dirsi per il loro assalitore.
Quel silenzio la inquietava e riuscì a sentirsi sollevata soltanto quando Severus entrò a sua volta nella casa.
«L’ho solo rallentato», disse l’uomo, osservandola negli occhi. «Cerca una porta sul retro, Ygraine, e torna a casa.»
«Severus…»
«Promettimi una sola cosa, Ygraine… se le cose dovessero andare male… promettimi che non rimarrai ancorata nel passato, che riuscirai ad amare nuovamente.»
«Severus… possiamo fuggire entrambi, non è necessario che…»
«Invece lo è», avrebbe voluto stringerla fra le braccia e Smaterializzarsi a casa degli Ainsworth, ma non sarebbe servito a nulla, se non a posticipare il momento in cui avrebbe dovuto avere a che fare con il ragazzo. Il piano studiato con Potter era andato in fumo e dubitava che fosse realizzabile ormai. «Promettimelo, Ygraine.»
«Te lo prometto… ma tu tornerai… sono sicura che lo farai…»
Le prese il volto fra le mani e la baciò con passione, prima di staccarsi da lei e uscire.
Il ragazzo aveva agito come si era aspettato e aveva perso tempo a spegnere le fiamme che avevano avvolto l’organetto, ma si era fatto più vicino, la bacchetta in pugno, per quanto a Severus sembrasse che gli stesse tremando leggermente la mano.
Si trovava ormai al bivio, dove si erano fermati lui e Ygraine pochi minuti prima.
Non gli ci volle molto per respingere il primo degli incantesimi del ragazzo e per disarmarlo, mentre il cielo si faceva grigio e alcune volute di fumo si alzavano da quel che era rimasto dell’organetto.
«Mi ucciderai, adesso, come hai fatto con la mia famiglia?»
«Non ho nessuna intenzione di ucciderti, William», affermò Severus, avvicinandosi al ragazzo, fino a quando non gli fu di fronte. «Così come non ho mai desiderato la morte della tua famiglia.»
«Non è vero… non è vero», ribatté il ragazzo. «Ho sentito la tua voce quella notte. L’ho riconosciuta chiaramente e… e quando sono entrato nella casa erano tutti morti. Mamma, papà, Annabel e il piccolo Luke.»
William Berenger si odiò per come gli stesse tremando la voce, per come fosse stato facile all’altro mago disarmarlo e per la paura che lo stava attanagliando in quel momento. Zia Jane gli aveva detto che Piton avrebbe tentato di discolparsi, che non doveva fidarsi di un uomo che era riuscito ad ingannare anche Harry Potter.
«Lo so», almeno quella volta quel maledetto assassino non aveva pronunciato il suo nome. «Ma non ti sei mai chiesto come tu sia riuscito a sopravvivere quella notte?»
«Sono caduto nel capanno degli attrezzi. Ero sul punto di uscire, ma sono inciampato e ho sbattuto la testa. Quando sono tornato in me, non c’era più nessuno. Non so chi fossero gli altri, ma so che tu eri presente, Piton. Era impossibile non riconoscere una voce che avevo sentito per quattro anni…»
Non lo disse, ma Pozioni era stata la sua materia preferita e gli era dispiaciuto quando, durante il suo quarto anno, il professore era cambiato. Per quanto in pochissimi avessero condiviso la sua opinione, a lui piaceva avere Piton come insegnante in quella particolare materia. Lo aveva stimato, anche. Invece, l’uomo aveva ucciso e torturato la sua famiglia.
«Ed è qui che ti sbagli. Se hai sentito la mia voce è soltanto perché ci eravamo avvicinati al capanno degli attrezzi. Li ho convinti ad andare verso la casa, mentre io controllavo che non ci fosse nessuno», il ragazzo era pieno di rabbia e gli si era avvicinato, mentre parlava. Lo sguardo di William Berenger doveva essere in tutto e per tutto simile al suo, quando aveva scelto di diventare un Mangiamorte. Era per quello che aveva deciso di parlargli, perché non voleva che quel ragazzo, a mala pena ventenne, commettesse i suoi stessi imperdonabili errori. «Ti ho schiantato e ti ho chiuso lì dentro. Se avessi potuto, avrei salvato anche tua sorella e tuo fratello e i tuoi genitori.»
«Non è vero… zia Jane sa che sei un bugiardo. Me l’ha ripetuto molte volte.»
«E tua zia ti ha anche fatto credere che uccidere due persone innocenti fosse necessario per vendicare la morte dei tuoi cari?»
William non lo avrebbe mai ammesso con Piton, ma lui non era mai stato d’accordo con quella parte del piano, nonostante la zia gli avesse ripetuto più e più volte che era un passo necessario se volevano farla pagare all’unico degli assassini dei suoi familiari di cui conoscevano l’identità. Cristopher avrebbe voluto fare del male anche alla bambina, ma su quel punto lo erano stati ad ascoltare.
«E ti ha anche detto che era giusto torturare un’altra persona innocente?»
«La tua puttana aveva causato un grande dolore a mia zia.»
Severus non reagì alle parole del ragazzo. Sapeva che era la Stanton a parlare, ad avergli inculcato l’idea che il rapporto tra lui e Ygraine fosse così triviale. Eppure, nello sguardo di William riuscì a leggere il dubbio, per quanto fosse sommerso dalla rabbia e dal desiderio di vendetta.
«Eppure, Ygraine non aveva fatto nulla di male né a te, né alla tua famiglia. Non avevate motivo di farle bere quella pozione. Ti hanno detto quali erano i suoi effetti?»
Il ragazzo scosse il capo e subito dopo si diede dello stupido per averlo fatto. La zia l’aveva messo in guardia di fronte alle capacità persuasive di Piton, quando gli aveva spiegato cosa dovesse fare nel caso in cui il piano che avevano messo a punto, quando non erano riusciti ad accusare Piton dei due omicidi al museo, fosse fallito. Era stata lei a indicargli dove vivessero i genitori della signorina Ainsworth, quando le aveva fatto presente che la cantante non sembrava più trovarsi a Londra. E aveva avuto modo di seguire i movimenti della giovane donna e dell’uomo, aspettando con pazienza che si allontanassero dalla casa e dal villaggio.
«Causa un dolore indicibile, mentre logora le corde vocali di chi l’ha bevuta. Se non fosse stato trovato un antidoto, Ygraine sarebbe morta.»
William non disse nulla. Non poteva riflettere troppo su quello che aveva appena detto Piton, non quando era stato lui a distillare la pozione per la zia e Cristopher. Non si era nemmeno chiesto a cosa servisse. O forse era stato certo che fosse destinata a Piton perché sarebbe stata una vendetta perfetta, sapere che un pozionista sarebbe stato distrutto da una pozione. Se quello che l’uomo gli stava dicendo era vero, aveva, invece, creato qualcosa che aveva fatto soffrire una giovane donna che non gli aveva fatto nulla.
Sua zia, però, l’odiava e zia Jane gli era stata sempre vicino da quando erano morti i genitori. Era stata lei a convincere la famiglia di sua madre a lasciarlo andare in Spagna con i nonni paterni, non appena la guerra era finita. Era stata lei a vegliare su di lui quando non riusciva a dormire nelle settimane successive alla morte dei genitori e dei fratelli.
Doveva molto alla zia e a Taylor
Aveva pianto la morte della donna, quando era arrivata la notizia ai nonni materni. Non sapeva cosa fosse accaduto, ma era certo che la zia non avesse retto all’orrore di sapersi in prigione, quando Piton era libero, nonostante il male che aveva fatto.
Ignorò la voce che gli diceva che anche la donna aveva fatto del male, che non era mai stato necessario nuocere alla giovane cantante.
Eppure, zia Jane odiava Ygraine Ainsworth, anche se William non credeva che la giovane donna fosse realmente colpevole del suicidio del fratello.
Quanto a lui, la riteneva una sciocca che si era infatuata del peggiore degli uomini, dell’uomo che l’aveva privato della sua famiglia.
Un tuono ruppe il silenzio, che era calato tra i due maghi, e che sembrava avvolgere minaccioso l’intera campagna inglese.
Ygraine tremò a quel rumore improvviso.
Dopo che Severus era uscito, non era riuscita a muoversi. Riusciva soltanto a sentire ancora le mani dell’uomo sul volto e le sue labbra sulle sue.
Le era sembrata troppo simile ad un bacio d’addio e lei non voleva che lo fosse.
Forse avrebbe dovuto insistere maggiormente, ma sapeva per quale motivo Severus volesse parlare con William Berenger. L’aveva capito non appena le aveva rivelato l’identità del suonatore di organetto.
E lo ammirava per quello.
E lo amava per quello.
Sbirciò dalla finestra che si trovava accanto alla porta e vide che Severus era ancora fermo, in piedi, davanti al ragazzo. Sapeva che sarebbe dovuta andare via, ma non riusciva a farlo. Forse, credeva che, se fosse rimasta, a Severus non sarebbe accaduto nulla di grave.
Un altro tuono rombò sulla campagna del Kent, minaccioso, mentre le nubi sembravano diventare più cupe, cariche com’erano di pioggia.
«So cosa stai cercando di fare, Piton. Vuoi convincermi delle tue menzogne, ma io non sono la signorina Ainsworth che devi aver ingannato a tal punto che non si è mai allontanata da te.»
William era vicino all’uomo, più vicino di quanto non si fosse aspettato. Mentre intorno a loro il vento scuoteva l’erba e i rami degli alberi solitari che punteggiavano i campi, mise una mano in tasca, cercando di trovare lucidità e freddezza.
«Non pretendo che tu mi creda, William», al ragazzo sembrò di udire una nota sorda nella voce di Piton, quasi che l’uomo stesse provando qualcosa di simile al rimpianto, ma non doveva lasciarsi ingannare, si disse. «Vorrei soltanto che tu ti chiedessi se tutta la sofferenza che avete causato sia servita a qualcosa, Nulla potrà riportare in vita i tuoi cari.»
William non voleva sentire quelle parole.
Sapeva che erano vere, che, a volte, quando Jane e Cristopher avevano progettato l’omicidio dei due Babbani, le aveva pensate lui stesso.
Per qualche breve attimo esitò, ma poi si disse che era proprio quello che l’uomo voleva, che non doveva dar retta all’assassino dei suoi genitori e dei suoi fratelli.
Sapeva anche che nulla glieli avrebbe ridati, ma poteva vendicarli. Estrasse lentamente il pugnale dalla tasca.
Fece per sferrare il colpo, ma sentì una mano stringergli il polso. William cercò di divincolarsi, di muovere la mano e di affondare la lama, ma la presa di Piton era più forte di quanto si sarebbe aspettato. L’uomo gli torse leggermente il polso, facendogli mollare la presa. Il pugnale cadde a terra con un tonfo sordo.
La presa di Piton si allentò un attimo e William ne approfittò per gettarsi per terra. Sperava quasi di trascinare l’altro mago con lui, ma l’uomo lasciò andare la presa. Quando raggiunse il luogo dov’era caduto il pugnale, il ragazzo si diede dello stupido. Piton aveva avuto tutto il tempo per far schizzare il pugnale dal suolo e farlo finire tra le sue mani.
Aveva fallito, si disse.
«Alzati», Severus allungò la mano che non teneva la bacchetta verso il ragazzo. Non credeva che William la accettasse, ma sperava che quel gesto gli facesse almeno capire che lui non aveva alcuna intenzione di fargli del male. «Ti sei almeno chiesto per quale motivo abbia deciso di parlarti invece di schiantarti, legarti e chiamare gli Auror?»
«Non sono in grado di seguire il ragionamento di un assassino.»
Il ragazzo continuava a rimanere in terra, senza osare alzare gli occhi verso Piton. Sapeva di aver parlato con odio, di essere lui stesso complice di due assassini, ma non voleva pensarci.
Zia Jane e Cristopher avevano sempre messo logicamente a tacere le sue proteste e loro erano due persone che lo avevano sempre amato. Taylor era stato il migliore amico dei suoi genitori e lo aveva visto molte volte nella loro casa. Era stato a lui, prima ancora che ai genitori, che aveva confidato il suo sogno di diventare, un giorno, Guaritore.
Un rombo di tuono infranse nuovamente il silenzio, mentre William si metteva in ginocchio. La mano di Piton era ancora tesa verso di lui, ma il ragazzo quasi non la vide, mentre affondava con forza il coccio di vetro appuntito, che aveva trovato per terra, nella gamba dell’uomo.
Quando il mago vacillò e cadde in ginocchio davanti a lui, si sentì incredibilmente potente.
Sperò che il vetro si fosse infilato in profondità, che Piton lasciasse andare la bacchetta, di riuscire in qualche modo a riprendere almeno il pugnale o la bacchetta, che l’uomo gli aveva sottratto.
Quello era solo il primo passo per fare quello che aveva progettato con Jane e Cristopher.
E mentre cercava di capire come colpirlo ancora, quasi non sentì un urlo echeggiare nella campagna, né si rese conto che qualcuno di stava avvicinando correndo.
«Severus…», William quasi sobbalzò quando sentì una voce femminile. La signorina Ainsworth sembrava essere comparsa dal nulla ed era inginocchiata accanto a Piton.
«Non dovresti essere qui, Ygraine», nella voce dell’altro mago non c’era nessuna traccia di rimprovero, notò il ragazzo.
«Ti ho visto cadere… pensavo...»
William rimase inebetito, senza nemmeno ascoltare le altre parole che vennero scambiate, mentre la giovane donna aiutava Piton a rialzarsi in piedi. Il sangue bagnava i pantaloni dell’uomo, dove aveva affondato il vetro. Si rialzò a sua volta. Non aveva alcuna possibilità, si disse, a meno che non riuscisse a distrarre l’altro mago, usando la signorina Ainsworth.
Poteva essere un buon piano, ma non riuscì nemmeno a chiedersi come potesse metterlo in pratica.
Non riusciva a distogliere lo sguardo dal volto della giovane donna, dal modo in cui stava aiutando il mago a non far gravare il proprio peso sulla gamba ferita. Alcune lacrime bagnavano il volto della Babbana, ma non furono queste a colpirlo, né il fatto che Piton non gli aveva scagliato contro alcun incantesimo, dopo quello che aveva fatto.
Era piuttosto il modo in cui la signorina Ainsworth stava osservando l’altro mago, che lo fece indietreggiare di un passo.
Anche mamma aveva guardato in quel modo papà.
E non era affatto quello che gli aveva detto zia Jane.
Non era lo sguardo infatuato di una sciocca, ma uno sguardo innamorato.
«Perché lo hai colpito, quando Severus non ti ha torto un capello?»
La voce della giovane donna era stranamente ferma, notò William, nonostante le lacrime che le rigavano il volto e lui non sapeva nemmeno cosa risponderle.
L’aveva fatto per vendicare la sua famiglia e, se ne avesse avuto la possibilità, lo avrebbe colpito ancora al ventre e al petto, ma, in quel momento, mentre vedeva quella Babbana minuta aiutare l’altro mago a reggersi in piedi, mentre vedeva il volto di Piton farsi più pallido di quanto non fosse, mentre le prime gocce di pioggia iniziavano a cadere su di loro, non seppe cosa rispondere.
«Io…», provò a dire, ma non riuscì a fare altro che a fissare le mani macchiate del sangue che doveva essere schizzato dalla ferita che aveva inferto a Piton.
«So che volevi vendicare i tuoi familiari», Severus concentrò tutta la sua attenzione sul volto del ragazzo. Mente prima aveva notato un lieve dubbio nel suo sguardo, in quel momento poteva vedere quanto questo lo stesse rodendo. «Hai ogni ragione per odiarmi e non ho mai preteso che tu potessi perdonarmi per quel che è accaduto, né che tu potessi credermi, quando ti ho detto quel che ti è accaduto quella notte.»
«Aspettavi che perdessi la testa, che ti colpissi… così ora hai… così puoi denunciarmi…»
«Ti sbagli, William. Voglio unicamente impedirti di compiere i miei stessi errori.»
La pioggia stava cadendo copiosa sulla campagna inglese, lavando le lacrime di Ygraine e il sangue che colava dalla ferita alla gamba. Il vetro era conficcato in profondità e Severus sapeva che non poteva ignorarne oltre il dolore, né poteva continuare ad appoggiarsi in parte alla giovane donna.
Quando l’aveva vista correre verso di loro, aveva temuto che Berenger potesse trovare il modo di colpirla, ma il ragazzo sembrava aver perso ogni contatto con la realtà, dopo che era riuscito a coglierlo di sorpresa afferrando un vetro dal terreno. Sapeva che avrebbe dovuto rimproverarla per non essere corsa al sicuro, ma non riusciva a non essere grato per la sua presenza al suo fianco, in quel momento.
«Io…»
«Cos’hai provato quando mi hai colpito?»
Severus sentiva le gambe cedergli, ma lottò con sé stesso per rimanere fermo, in piedi, senza appoggiarsi troppo pesantemente a Ygraine. Aveva subito di peggio, in passato, si disse.
«Mi sono sentito potente per qualche attimo, quando l’ho vista cadere.»
Un fulmine squarciò il cielo, seguito da un tuono vigoroso. Severus sentì Ygraine stringersi maggiormente a lui, mentre la pioggia sembrava farsi, se possibile, più violenta.
E quel fulmine fu ben visibile anche dalle finestre della casa degli Ainsworth. Rebecca rabbrividì, mentre lo osservava dallo studio del nonno.
«Credi che la zia e Severus siano ancora là fuori?»
«Forse hanno trovato un riparo, mentre tornavano a casa», rispose il nonno, ma la bambina non riuscì a togliersi dalla mente che stesse accadendo qualcosa di brutto.
Avrebbe voluto che Severus e la zia non fossero usciti per fare una passeggiata. Quando lo avevano fatto era stata felice. Le piaceva vedere l’uomo che considerava come un padre e zia Ygraine così palesemente innamorati. Non vedeva l’ora di andare in Francia, nella casa che avevano scelto, di vivere con quella nuova famiglia.
Non pensava nemmeno più a Gawain e Margaret, se non in rarissime occasioni, e, quando lo faceva, non li rimpiangeva, perché il suo nuovo papà era di gran lunga migliore di quello vecchio e la sua nuova mamma era più paziente di quanto la vecchia non fosse mai stata.
«Non dovremmo andarli a cercare?»
«Non credo che sia necessario, Rebecca», Alfred Ainsworth sorrise rassicurante alla nipote, anche se in realtà era preoccupato.
Quel temporale era particolarmente violento e gli sembrava strano che il signor Piton non avesse usato quel modo di viaggiare magico di cui gli aveva parlato la figlia un giorno, prima che lui avesse riconosciuto nell’uomo, la persona che portava i fiori sulla tomba degli Hancock. Ma forse non era sicuro utilizzare quella magia con la pioggia, si disse, per rassicurarsi.
D’altronde, era certo che il signor Piton non avrebbe mai messo in pericolo Ygraine.
Anche se nessuno dei due aveva detto nulla, si era accorto di come fosse cambiato il loro rapporto, di come l’amore represso in entrambi fosse ora visibile. Era impossibile non notarlo nel suo piccolo usignolo, mentre era più discreto nell’uomo, ma, osservandolo con attenzione, si notava che il suo volto si addolciva quando guardava Ygraine, così come accadeva con Rebecca, anche se per ragioni totalmente diverse.
Un altro lampo illuminò la campagna, facendo baluginare per un istante le luci elettriche e quel lampo per poco non colpì il ciliegio presso il quale si trovavano i resti anneriti dell’organetto, ma Ygraine quasi non lo notò, mentre aiutava Severus a sedersi in quello che era stato il salotto della casa degli Hancock, l’unica stanza che avesse ancora i vetri alle finestre.
William Berenger non aveva fiatato, quando lei aveva proposto di trovare un riparo. L’aveva aiutata, sempre senza dire una parola, a sorreggere Severus, fino a quando erano entrati in quella stanza, con la sua unica sedia in un angolo.
Il cielo era talmente buio che sembrava quasi notte. Un altro lampo illuminò la stanza, rendendola quasi spettrale, mentre Ygraine sentì i vestiti asciugarsi rapidamente. Poco dopo una luce si irradiò dalla bacchetta di Severus, illuminando meglio anche la ferita alla gamba.
«Quello che hai provato, William», le parole dell’uomo sembrarono rimbombare nella stanza, la stessa stanza dove Ygraine sapeva che erano morti gli Hancock. Posò una mano sul braccio di Severus per quello che quel luogo rappresentava e per le parole dolorose che avrebbe dovuto pronunciare per aiutare quel ragazzo smarrito. «Quel senso di onnipotenza, lo conosco bene e l’ho provato in passato e, quando mi sono reso conto di quel che avevo fatto, è stato troppo tardi perché non si possono riportare in vita coloro a cui la si è tolta.»
Il ragazzo si era seduto di fronte al professor Piton e alla giovane donna. Non sapeva cosa rispondere a quelle parole. Zia Jane e Cristopher non gli avevano mai detto nulla del genere. Al contrario, gli avevano fatto credere che uccidere fosse, a volte, un male necessario.
In quel momento, si sentiva totalmente spaesato, come una bambola di pezza scossa da un vento simile a quello che stava soffiando feroce al di fuori di quella casa abbandonata.
«Io… zia Jane mi aveva rassicurato… Cristopher…»
«Ti hanno detto unicamente delle menzogne. Uccidere ti distrugge lentamente, ma inesorabilmente… e non importa il motivo per cui lo si fa», lo interruppe Severus. «Ci si può anche dire che lo si fa per una giusta causa, ci si può convincere della sua necessità, ma il tuo animo ne uscirà lacerato. So che sei arrabbiato e posso capire la tua rabbia. Posso anche comprendere per quale motivo mi volevi uccidere con quel pugnale. Non posso nemmeno condannarti per questo. Non sono riuscito a salvare i tuoi genitori, non ho potuto fare nulla perché i miei compagni non torturassero i tuoi fratelli. L’unica cosa che sono riuscito a fare è stato uccidere Annabel, per evitarle altra sofferenza. Se avessi potuto, li avrei messi in salvo, come ho fatto con te.»
Ygraine sentì le lacrime pungerle gli occhi, ma le ricacciò indietro. Il nipote di Jane, invece, stava piangendo e, in quel momento, sembrava molto più giovane dei suoi anni, ma doveva essere terribile scoprire di essere stato ingannato da chi avrebbe dovuto, invece, proteggerlo.
Jane e Taylor avevano voluto bene ai genitori di William e avrebbero potuto dargli un supporto, invece lo avevano solamente danneggiato. Non l’avevano aiutato, come avrebbero dovuto, a vivere il lutto, a cercare un conforto, ma avevano alimentato la sua rabbia fino a coinvolgerlo in quel piano di vendetta.
«E i miei genitori? E Luke?»
«Ho dovuto scegliere uno di loro.»
William sentì chiaramente il rimorso nella voce dell’uomo e si chiese come avesse fatto a dare retta a sua zia, come avesse fatto a non porsi nemmeno una domanda sul modo in cui era sopravvissuto quel giorno.
Aveva quasi colpito il professor Piton, avrebbe potuto anche ucciderlo con il pugnale, se l’uomo non l’avesse fermato. E l’aveva comunque ferito.
Non voleva nemmeno pensare a quello che avrebbe potuto subire Annabel se l’altro mago non l’avesse uccisa.
Si asciugò le lacrime con il dorso di una mano, mentre cercava qualcosa da dire, ma ogni parola gli sembrava inutile. Come avrebbe potuto chiedere perdono a quell’uomo che aveva appena rischiato la vita per farlo ragionare?
«Dobbiamo curarle la gamba, professore.»
«Prendi», William deglutì a vuoto, quando l’uomo gli porse la bacchetta che gli aveva sottratto, dopo aver posato a terra la sua, che, con un Lumos particolarmente potente, illuminava la stanza. «Conosci l’incantesimo con cui estrarre quel vetro?»
Il ragazzo scosse il capo. Aveva frequentato gli ultimi due anni in una scuola magica in Spagna, ma la sua mente era stata così colma di rabbia, da non impegnarsi realmente ed ottenere risultati pessimi in tutti i voti finali, con la sola eccezione di Pozioni e Trasfigurazione. Un tempo, aveva sognato di diventare un Guaritore. In quel momento, non sapeva nemmeno quale sarebbe stato il suo destino.
Cercando di vincere l’orrore per quello che aveva fatto, scoprì la ferita dell’uomo e notò che il vetro si era conficcato a fondo, come lui, ricordò con disgusto, aveva sperato che accadesse. Si tirò indietro, mentre la stanza diventò improvvisamente buia, dopo il Nox di Piton. William si avvicinò nuovamente all’uomo e pronunciò un incantesimo che non si era immaginato di dover usare quel giorno. La punta della sua bacchetta spandeva una luce più debole di quella evocata dal professore, ma il ragazzo credeva che bastasse. Non seppe come l’uomo riuscì a non emettere nemmeno un gemito, mentre estraeva da solo il pezzo di vetro appuntito che lui gli aveva conficcato nella gamba.
«Severus…», la voce di Ygraine ruppe, gentile, il silenzio. Severus sentì la giovane donna tamponare la ferita con un pezzo di tessuto. William Berenger stava osservando con orrore il pezzo di vetro che era caduto con un tonfo per terra, sporco del suo sangue, che aveva appena estratto dalla sua gamba, per quanto sarebbe stato preferibile che quell’incantesimo fosse eseguito da un’altra persona.
«Immagino tu non conosca nessun incantesimo di guarigione», il ragazzo scosse nuovamente il capo. «Osserva con attenzione.»
I libri sconsigliavano di auto-medicarsi con la magia, ma Severus aveva iniziato a sperimentare per poter fare da sé. La prima volta era stato a casa, quando suo padre lo aveva gettato contro alcune bottiglie vuote, provocandogli più di un taglio. Non era stato particolarmente preciso, allora, ma con il tempo era migliorato. Scostò gentilmente le mani di Ygraine e con gesti rapidi e sicuri, rimarginò la ferita.
«Pomona aveva detto che volevi diventare Guaritore.»
«Non posso accedere agli studi in tal senso, considerando come sono andati gli esami finali in Spagna.»
«Credo che tu sappia che puoi sostenere nuovamente gli esami finali, sia in Spagna che qui in Inghilterra.»
William osservò con attenzione l’uomo e notò che la signorina Ainsworth gli stava sorridendo e in quel sorriso lesse l’amore che aveva visto quando la donna era arrivata.
«Ma, come potrò diventare un Guaritore, dopo… credevo che zia Jane e Cristopher avessero ragione… io… hanno progettato tutto per anni e, quando mi hanno chiesto di aiutarli… non so perché zia Jane abbia pensato a travestirmi da suonatore di organetto, né perché mi abbia fatto acquistare dei trucchi teatrali per mascherarmi. Ma ero felice che mi avessero coinvolto e ora… avrei potuto ucciderla e sono stato io a preparare quella pozione… la zia…»
«Jane ti ha ingannato», la voce della signorina Ainsworth era incredibilmente calma. William portò lo sguardo su Piton e notò il modo in cui pareva ammirare la giovane donna, il modo in cui sembrava amarla a sua volta. «Ti ha usato per i suoi scopi. Forse credeva veramente di essere nel giusto, ma non avrebbe mai dovuto coinvolgerti. Anche quello che è accaduto oggi, era parte dei suoi piani?»
«Mi avevano detto cosa avrei dovuto fare se loro avessero fallito», Severus notò che il ragazzo si stava fissando le mani. «Io… credevo veramente che fosse la cosa giusta da fare… come posso diventare un Guaritore… avrei potuto ucciderla, oggi, professor Piton.»
«Ma non l’hai fatto.»
«Soltanto perché lei me lo ha impedito… e avrei potuto evitare anche solo di provarci se avessi ascoltato realmente quello che mi stava dicendo.»
Severus riconobbe il senso di colpa nella voce del ragazzo e il rimorso. Forse, poteva impedirgli di commettere un altro dei suoi innumerevoli errori, di rimanere ancorato al passato, di alimentare incessantemente quei sentimenti.
«So che adesso ti sembra impossibile riuscire ad andare avanti e che deve esserti parso così anche dopo la morte dei tuoi genitori. Ti sentivi in colpa per essere sopravvissuto e tua zia ha fatto leva su questo per dare fuoco alla tua rabbia e so che ti senti in colpa anche ora perché sei stato suo complice.»
«Come… come si riesce a superare tutto questo?»
«Non ti mentirò dicendoti che sarà facile, William», Ygraine strinse una mano a Severus. L’uomo le aveva confidato durante una delle loro sere in giardino che aveva iniziato a lasciare andare in parte il senso di colpa, che, forse, sarebbe riuscito a perdonarsi, per quello che di perdonabile c’era. E lei ne era stata lieta, ma poteva comprendere come rispondere a quella domanda sarebbe stato complesso. «Non ti mentirò dicendoti che il tempo guarirà questa ferita, né che ti verrà naturale perdonarti, un giorno. Devi essere consapevole, però, che, non importa quanto tempo ci si impieghi, potrai riuscire a superare quello che provi in questo momento, ma non potrai mai compiere questo cammino da solo. I tuoi nonni ti aiuteranno e…»
«E lei, professore? Potrò scriverle?»
«Se lo riterrai necessario», Severus non era certo di poter essere una buona guida per il ragazzo da quel punto di vista. Era riuscito a impedirgli di precipitare nello stesso abisso in cui era caduto lui, ma non sapeva come insegnargli a perdonarsi, quando lui stesso faticava a farlo.
«Ritiene veramente che potrò diventare comunque un Guaritore?»
L’uomo annuì soltanto, cercando di ignorare il disagio per la gratitudine che era apparsa sul volto di William Berenger. Rimase in silenzio, mentre Ygraine poneva alcune domande al ragazzo, delle domande semplici e quasi banali sul percorso che avrebbe dovuto seguire per diventare Guaritore, ma che sembrarono infondere nel ragazzo una qual certa fiducia nel futuro.
E mentre parlavano, la pioggia iniziò a scemare e un lieve raggio di sole illuminò la stanza.
Quando si alzò in piedi, stando attento a non forzare la gamba che aveva guarito da poco, si chiese se non vi fosse un che di simbolico nell’aver parlato con William proprio nel luogo in cui si era reso conto di quale mostro fosse diventato.
Il ragazzo fu il primo ad andarsene, promettendogli di scrivergli non appena fosse giunto in Spagna presso i nonni paterni.
«So che avrei dovuto fare quello che mi avevi chiesto, ma non ci sono riuscita», mormorò la giovane donna, mentre uscivano dalla casa.
«Sono felice che tu non l’abbia fatto.»
Severus era perfettamente consapevole che, un tempo, non avrebbe mai detto una frase del genere e, probabilmente, non l’avrebbe fatto con un’altra persona. Ygraine meritava unicamente la sua sincerità. D’altro canto, si era reso conto che più i giorni passavano più gli risultava facile parlare con lei ed esprimere quello che provava. Non si sentiva nemmeno vulnerabile quando lo faceva, né inadeguato.
«Quando ti ho visto cadere… ho pensato che ti avesse colpito più gravemente. Ho temuto di dover tener fede alla promessa che ti avevo fatto.»
«Mi dispiace, Ygraine. Non avrei mai voluto…»
«Lo so», lo interruppe la giovane donna, la voce dolce, colma dell’amore che provava per lui.
Non dissero altro, fino a quando non giunsero alla casa degli Ainsworth. Quando aprirono la porta, Rebecca corse loro incontro e tentò di abbracciarli entrambi. Severus lasciò andare la mano di Ygraine e si inginocchiò davanti alla bambina, ignorando il lieve dolore che ancora sentiva alla gamba. La prese in braccio, come aveva fatto quando l’aveva portata via dai suoi genitori, e la portò nel salotto illuminato dalla luce del sole.
Quando si sedette la bambina si sistemò sulle sue ginocchia e Ygraine si sedette al loro fianco. Con una mano la strinse a sé e mentre abbracciava la donna che amava e la bambina che considerava come una figlia, riuscì a credere che gli si apriva davanti un futuro di pace.
E di perdono.

---

W. Mueller, Der Leierman (l'uomo dell'organetto), vv. 1-2. La traduzione è stata tratta dal programma di sala di Santa Cecilia

 
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view post Posted on 19/8/2022, 14:21
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I ♥ Severus


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Capito XXIV

CITAZIONE
Tuttavia, quella pace inusitata, quella tranquillità lo rendeva, a volte, inquieto. Temeva che quella pace, che quell’improvvisa e insperata calma potessero spezzarsi da un momento all’altro.

Povero caro, è molto facile comprendere i suoi timori.
CITAZIONE
In quei giorni, dopo aver confessato i propri sentimenti a Ygraine e averne ricevuto una risposta insperata, si rendeva conto di non odiarsi più, di non provare più disgusto quando ripensava al suo passato

<3 :lovelove: <3
CITAZIONE
Sentiva sempre gravoso il peso di quello che aveva compiuto, ma riusciva a sentire anche il dolce sollievo del perdono e non era più soltanto il perdono che gli donava Ygraine, ma anche quello che stava lentamente concedendo a sé stesso.

Meraviglioso!
CITAZIONE
ma aveva notato fin da subito l’occhio attento della signora Honeychurch e quello altrettanto vigile della sua concorrente per quel che riguardava i pettegolezzi del paese.

Hihihihi!
CITAZIONE
«Non intendo far altro che parlargli. Sai perfettamente che…», Ygraine sobbalzò quando la voce del mago fu interrotta dalle note dissonanti di un organetto.

Ecco, la tensione saòe, altro che incontro da due giorni e non correre rischi. Ma chi cavolo è il suonatore??? Il ragazzo, forse, quello che lui ha salvato?
CITAZIONE
«Promettimi una sola cosa, Ygraine… se le cose dovessero andare male… promettimi che non rimarrai ancorata nel passato, che riuscirai ad amare nuovamente.»

No, no.... ma perchè questa richiesta, adesso?????
CITAZIONE
«Mi ucciderai, adesso, come hai fatto con la mia famiglia?»

Sì, alla fine, proprio all'ultimo, avevo intuito. Ma questo significa che il ragazzo non sa. Come può non ricordare, non aver capito? Non era stato Severus a salvarlo? Ricordo male?
CITAZIONE
Zia Jane gli aveva detto che Piton avrebbe tentato di discolparsi, che non doveva fidarsi di un uomo che era riuscito ad ingannare anche Harry Potter.

Aah, ecco, sempre quella stronza della Stanton!
CITAZIONE
Era per quello che aveva deciso di parlargli, perché non voleva che quel ragazzo, a mala pena ventenne, commettesse i suoi stessi imperdonabili errori. «Ti ho schiantato e ti ho chiuso lì dentro. Se avessi potuto, avrei salvato anche tua sorella e tuo fratello e i tuoi genitori.»

Quindi il ragazzo non sapeva... e la zia lo ha manovrato.
CITAZIONE
«E tua zia ti ha anche fatto credere che uccidere due persone innocenti fosse necessario per vendicare la morte dei tuoi cari?»

Ottima domanda.
CITAZIONE
«Causa un dolore indicibile, mentre logora le corde vocali di chi l’ha bevuta. Se non fosse stato trovato un antidoto, Ygraine sarebbe morta.»
William non disse nulla. Non poteva riflettere troppo su quello che aveva appena detto Piton, non quando era stato lui a distillare la pozione per la zia e Cristopher.

Povero ragazzo...
CITAZIONE
Le era sembrata troppo simile ad un bacio d’addio e lei non voleva che lo fosse.

No, no, noooo! Neanche io lo voglio!
CITAZIONE
Forse, credeva che, se fosse rimasta, a Severus non sarebbe accaduto nulla di grave.

O mamma mia... non fare brutti scherzi, Leonora!
CITAZIONE
«Ti sei almeno chiesto per quale motivo abbia deciso di parlarti invece di schiantarti, legarti e chiamare gli Auror?»

Altra ottima domanda.
CITAZIONE
Era piuttosto il modo in cui la signorina Ainsworth stava osservando l’altro mago, che lo fece indietreggiare di un passo.
Anche mamma aveva guardato in quel modo papà.
E non era affatto quello che gli aveva detto zia Jane.

Bellissimo!
CITAZIONE
«Ti sbagli, William. Voglio unicamente impedirti di compiere i miei stessi errori.»

Di nuovo bellissimo! Un gran bel finale nel finale!
CITAZIONE
«Quello che hai provato, William», le parole dell’uomo sembrarono rimbombare nella stanza, la stessa stanza dove Ygraine sapeva che erano morti gli Hancock. Posò una mano sul braccio di Severus per quello che quel luogo rappresentava e per le parole dolorose che avrebbe dovuto pronunciare per aiutare quel ragazzo smarrito. «Quel senso di onnipotenza, lo conosco bene e l’ho provato in passato e, quando mi sono reso conto di quel che avevo fatto, è stato troppo tardi perché non si possono riportare in vita coloro a cui la si è tolta.»

Parole difficili da dire, che riportano in vita il passato.
CITAZIONE
Un tempo, aveva sognato di diventare un Guaritore.

Bene, vediamo se hai la stoffa per diventarlo, adesso.
CITAZIONE
Un tempo, aveva sognato di diventare un Guaritore.

Severus è Severus, ma pensavo che sarebbe toccato al ragazzo riparare al danno compiuto.
CITAZIONE
«Osserva con attenzione.»

Beh... non male, questo permette a Severus di insegnargli, creando tra loro un nuovo legame, positivo.
CITAZIONE
Severus riconobbe il senso di colpa nella voce del ragazzo e il rimorso. Forse, poteva impedirgli di commettere un altro dei suoi innumerevoli errori, di rimanere ancorato al passato, di alimentare incessantemente quei sentimenti.

Severus ha una di quell'esperienza nel campo dei rimorsi, da paura!
CITAZIONE
«E lei, professore? Potrò scriverle?»
«Se lo riterrai necessario», Severus non era certo di poter essere una buona guida per il ragazzo da quel punto di vista. Era riuscito a impedirgli di precipitare nello stesso abisso in cui era caduto lui, ma non sapeva come insegnargli a perdonarsi, quando lui stesso faticava a farlo.

In effetti, però Severus è sulla buona strada e l'esperienza è una perfetta maestra.
CITAZIONE
si chiese se non vi fosse un che di simbolico nell’aver parlato con William proprio nel luogo in cui si era reso conto di quale mostro fosse diventato.

In effetti... l'autrice è stata brava ad orchestrare tutto.
CITAZIONE
Con una mano la strinse a sé e mentre abbracciava la donna che amava e la bambina che considerava come una figlia, riuscì a credere che gli si apriva davanti un futuro di pace.
E di perdono.

Bellissimo finale sereno!
 
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view post Posted on 19/8/2022, 15:13
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CITAZIONE (Ida59 @ 19/8/2022, 15:21) 
Povero caro, è molto facile comprendere i suoi timori.

CITAZIONE
Meraviglioso!

Grazie!
CITAZIONE
Hihihihi!

Questo è un omaggio alla mia vicina di casa che secondo me conosce meglio di me gli orari dei miei allievi.
CITAZIONE
Ecco, la tensione saòe, altro che incontro da due giorni e non correre rischi. Ma chi cavolo è il suonatore??? Il ragazzo, forse, quello che lui ha salvato?

Sei riuscita a indovinare in extremis (l'idea che il suonatore fosse William è nuova rispetto alla prima stesura, all'epoca il suonatore era essenzialmente un simbolo estraneo alla vicenda).
CITAZIONE
No, no.... ma perchè questa richiesta, adesso?????

Perché dietro le quinte c'è una scrittrice sadica che ascolta troppe opere.
CITAZIONE
Sì, alla fine, proprio all'ultimo, avevo intuito. Ma questo significa che il ragazzo non sa. Come può non ricordare, non aver capito? Non era stato Severus a salvarlo? Ricordo male?

Il ragazzo non sa, perché Severus non si è fatto vedere (ho usato i miei vecchi Lego per mettere a punto la scena), poi la zia ci mette lo zampino.
CITAZIONE
Aah, ecco, sempre quella stronza della Stanton!

La Stanton è la mente di tutta la vendetta (Cristopher la segue con gioia... il povero William viene plagiato.)
CITAZIONE
Quindi il ragazzo non sapeva... e la zia lo ha manovrato.

Esatto!
CITAZIONE
Povero ragazzo...

Scrivendo di William è dispiaciuto anche a me quello che gli ho fatto passare fuori scena.
CITAZIONE
O mamma mia... non fare brutti scherzi, Leonora!

Confesso, ora, che all'inizio Severus veniva ferito più gravemente (il pugnale andava a segno), poi però la scena non funzionava più e mi sembrava troppo sadico anche per me... quindi mi sono accontentata di una gamba (dovevo trovare un espediente per far uscire Ygraine dalla casa).
CITAZIONE
Bellissimo!

Merci <3
CITAZIONE
Di nuovo bellissimo! Un gran bel finale nel finale!

Grazie mille!
CITAZIONE
Severus è Severus, ma pensavo che sarebbe toccato al ragazzo riparare al danno compiuto.

Inizialmente lo era, ma, poi, ho trovato più realistico che William non fosse riuscito ad ottenere buoni risultati a scuola (anzi è un vero disastro dato che ottiene unicamente due M.A.G.O.) e, dopo la scuola, è rimasto coinvolto nelle simpatici raggiri della zia.
CITAZIONE
Beh... non male, questo permette a Severus di insegnargli, creando tra loro un nuovo legame, positivo.

L'intento era esattamente questo.
CITAZIONE
In effetti, però Severus è sulla buona strada e l'esperienza è una perfetta maestra.

Sulla questione tornerò nell'epilogo
CITAZIONE
In effetti... l'autrice è stata brava ad orchestrare tutto.

Grazie mille <3
CITAZIONE
Bellissimo finale sereno!

Grazie mille (lo so sono ripetitiva) <3 <3
 
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view post Posted on 19/8/2022, 16:29
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Che capitolo, Leonora! Ci avviamo alla conclusione e io sono triste, ma ho deciso di accantonare l’incipiente nostalgia per godermi appieno questo emozionantissimo XXIV.
Tuttavia, quella pace inusitata, quella tranquillità lo rendeva, a volte, inquieto. Temeva che quella pace, che quell’improvvisa e insperata calma potessero spezzarsi da un momento all’altro.

CITAZIONE
Si trattava semplicemente del fatto di non aver mai sperimentato nulla del genere in tutta la sua vita e, ora che era riuscito ad afferrare qualcosa di molto simile alla pace che aveva sempre cercato, non riusciva ad impedirsi di temere di perderla.

Emozione assolutamente condivisibile! Ma è arrivato il momento di vivere di nuovo, Severus!

CITAZIONE
Ygraine sobbalzò quando la voce del mago fu interrotta dalle note dissonanti di un organetto.
«Severus…»

Oh Oh...
CITAZIONE
«Promettimi una sola cosa, Ygraine… se le cose dovessero andare male… promettimi che non rimarrai ancorata nel passato, che riuscirai ad amare nuovamente.»
«Severus… possiamo fuggire entrambi, non è necessario che…»
«Invece lo è»,

Nooooo ;_;

William Berenger? Mannaggia, ci sarei potuta arrivare!
Leonora non ti quoto tutto il passaggio dell’incontro-scontro tra Severus e il giovane mago, ma è stato super emozionante, impeccabile, logico, motivato. Grande Severus e meravigliosa, coraggiosa, innamorata Ygraine! <3

CITAZIONE
Quando si sedette la bambina si sistemò sulle sue ginocchia e Ygraine si sedette al loro fianco. Con una mano la strinse a sé e mentre abbracciava la donna che amava e la bambina che considerava come una figlia, riuscì a credere che gli si apriva davanti un futuro di pace.
E di perdono.

:lovelove: tenerissimo!
 
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view post Posted on 19/8/2022, 16:58
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CITAZIONE (Lonely_Kate @ 19/8/2022, 17:29) 
Che capitolo, Leonora! Ci avviamo alla conclusione e io sono triste, ma ho deciso di accantonare l’incipiente nostalgia per godermi appieno questo emozionantissimo XXIV.

Devo ammettere che quando ho scritto l'ultima parola dell'epilogo (che è piuttosto lungo) sono stata presa da una buona dose di malinconia (soprattutto perché c'è stato un momento in cui pensavo di non riuscire a finire più questa storia).
CITAZIONE
Emozione assolutamente condivisibile! Ma è arrivato il momento di vivere di nuovo, Severus!

Alcuni spunti di inizio capitolo saranno poi analizzati nell'epilogo che dovrebbe essere pubblicato domenica o lunedì al più tardi.
CITAZIONE
William Berenger? Mannaggia, ci sarei potuta arrivare!
Leonora non ti quoto tutto il passaggio dell’incontro-scontro tra Severus e il giovane mago, ma è stato super emozionante, impeccabile, logico, motivato. Grande Severus e meravigliosa, coraggiosa, innamorata Ygraine!

Sono felicissima che tu abbia apprezzato tutto l'incontro tra Severus e William.
CITAZIONE
tenerissimo!

Ti ringrazio ancora per tutti i bellissimi commenti <3 <3
 
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view post Posted on 21/8/2022, 15:06
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Ecco l'epilogo (che è venuto ben più lungo di quanto non pensassi), che spero possa piacere. Adesso che ho finito di pubblicare la storia, posso ammettere che mi mancherà scrivere di Ygraine, Severus e Rebecca, ma soprattutto di essere felice di essere riuscita a concludere questa storia anche se mi ci sono voluti secoli.

Epilogo



Villandry, 8 settembre 2014


La casa sembrava fin troppo silenziosa da alcuni giorni a quella parte e Severus credeva che, se non fosse stato per la voce di Ygraine che stava preparando un nuovo ruolo, quel silenzio gli sarebbe risultato quasi insopportabile.
La musica risuonava anche nel laboratorio, dove stava scrivendo con cura quello che aveva osservato durante l’ultima fase di una ricerca piuttosto complessa di cui il centro di ricerca di Tours l’aveva incaricato. Il brano cantato da Ygraine era decisamente drammatico, come d’altronde si presentava tutta l’opera che avrebbe debuttato a ottobre alla Staatsoper di Monaco di Baviera.
Non si accorse quasi dell’aprirsi della porta e dei passi che gli si avvicinavano.
«Credevo di trovarti insieme alla mamma.»
Rebecca non era più la bambina che aveva tenuto un tempo sulle ginocchia, ma una giovane strega che aveva concluso i suoi studi e che aveva iniziato da qualche mese a collaborare con il centro di ricerca di Tours.
«Ygraine sta provando per la nuova opera.»
«Secondo me, papà, state soltanto cercando di tenervi occupati», affermò la ragazza, avvicinando a lui. «Credo che dovremmo andare, invece, tutti insieme in salotto. Sono certa che la tua relazione sia più che completa.»
Rebecca sorrise quando papà annuì. Le sarebbe piaciuto essere ancora una bambina, in quel momento, per poter accoccolarsi contro di lui, sul divano, con il suo pupazzo preferito tra le mani, mentre leggevano un libro insieme.
Era accaduto ogni sera, fino a quando non era andata a Hogwarts.
«Renaud mi ha fatto notare ieri che in casa nostra ci sono poche foto», disse, quando si sedettero entrambi sul divano. Mamma stava ancora cantando nella stanza dove avevano sistemato il pianoforte quattro anni prima, quando Brigitte, la pianista con cui aveva iniziato a lavorare quando si erano trasferiti, era andata a vivere più vicina ai figli.
«Sai perfettamente per quale motivo non abbiamo molte foto appese alle pareti.»
«Credi che dovrei dirgli che sono una strega?»
Severus notò che Rebecca era arrossita leggermente, ma non se ne stupiva neppure. A voler essere sincero, era stato certo che gli avrebbe rivolto quella domanda ben prima.
«Soltanto se ritieni che sia la cosa migliore da fare.»
«Sono certa di sì. In fin dei conti è stata la prima persona con cui ho fatto amicizia quando ci siamo trasferiti qui.»



Villandry, 3 maggio 2002


A Rebecca la casa sembrava bellissima. Era grande come si era immaginata e circondata da un giardino in cui si aspettava di trascorrere molto tempo con Severus.
Erano arrivati quattro giorni prima e stavano ancora sistemando le ultime cose del trasloco, anche se avere un mago esperto con loro era sicuramente un bene, considerando che aveva messo in ordine tutti i libri con pochi abili colpi di bacchetta.
«Posso andare in giardino?»
Severus e la zia erano in salotto, entrambi intenti a leggere, dopo aver finito di sistemare la cucina e una parte della stanza, nel seminterrato, che sarebbe diventato il laboratorio di pozioni, per quanto, nelle intenzioni di chi aveva costruito la casa, quella avrebbe dovuto essere una parte adibita a sala da pranzo e a stanza dei giochi.
«Naturalmente, Rebecca.»
Ygraine sorrise quando la nipote uscì dalla casa, che si trovava a circa un quarto d’ora di distanza a piedi dal centro di Villandry. La giovane donna si sentiva sfinita, nonostante gran parte del lavoro l’avesse fatto la magia. Chiuse il libro e si rannicchiò contro l’uomo, che l’abbracciò, pur continuando a leggere.
«Credi che Rebecca si troverà bene a scuola?»
Il mattino precedente era andata a parlare con l’insegnante di terza elementare e la donna le aveva consigliato di iscrivere subito la bambina, in modo tale che si ambientasse e potesse imparare meglio la lingua. Era stata decisamente gentile quando aveva risposto alla sua telefonata e aveva accettato di parlare con loro senza troppo preavviso. Aveva dovuto anche spiegare come meglio poteva la situazione di Rebecca, anche se, in quel caso, la presenza di Severus era stata determinante. L’uomo era riuscito a fare apparire tutto incredibilmente semplice, quando, invece, la questione era ben più complicata.
«La maestra sembra una persona che sa il fatto suo», commento l’uomo, chiudendo il libro. «La classe è piccola e Rebecca è tranquilla.»
Severus non aggiunse che riteneva che una bambina, che era riuscita a smuoverlo dal gelo di cui si era circondato, sarebbe stata sicuramente in grado di farsi degli amici. Lo preoccupava di più il momento in cui Rebecca sarebbe partita per Hogwarts, sempre che non decidesse, nel frattempo, di andare a Beauxbatons o in una più piccola scuola di magia che aveva aperto da una decina d’anni a Reims.
«Tra due giorni andrò a parlare con la donna di cui mi ha parlato la fornaia… la pianista», la voce di Ygraine si era improvvisamente fatta incerta. «Mi accompagnerai?»
La giovane donna si era staccata da lui e lo stava fissando con la stessa incertezza che aveva sentito nella sua voce. Nei giorni precedenti alla partenza non avevano avuto tempo di parlare della questione. William Berenger gli aveva effettivamente scritto una lettera non appena era rientrato in Spagna, intorno alla metà di aprile. Gli chiedeva consiglio su come parlare di quello che era accaduto ai nonni, aggiungendo anche alcune domande su come potesse fare a tentare nuovamente l’equivalente spagnolo dei M.A.G.O. Ygraine era con lui, quel giorno, nella casa di Spinner’s End, mentre preparavano i libri per il trasloco, e gli aveva detto che era certa che il ragazzo sarebbe riuscito a superare la manipolazione di Jane e Taylor unicamente grazie a lui. Allora, gli era sembrato che la giovane donna lo sopravvalutasse. E lo credeva ancora, per quanto fosse giunta il giorno prima un’altra lettera da parte del giovane Berenger, accompagnata da un’altra in cui i nonni Babbani del ragazzo lo ringraziavano per quello che aveva fatto per il nipote.
«Naturalmente. Dovrà venire anche Rebecca.»
«Lo so, ma non sono certa di riuscire ad andare da sola.»
Severus baciò Ygraine sulla fronte, sperando di darle il conforto di cui era certo la giovane donna avesse bisogno. Gli sorrise riconoscente, prima di tornare a rannicchiarsi contro di lui, come faceva ogni volta che rimanevano soli. La strinse a sé, mentre si guardava intorno, mentre si rendeva conto, dopo i giorni passati a sistemare la casa, che quella era la sua nuova realtà.
Aveva detto a Potter, quando gli aveva spiegato, brevemente quel che era accaduto con William, che si sarebbe trasferito in Francia. Aveva messo in vendita, con scarse speranze di successo, la casa di Spinner’s End, ma anche, allora, l’idea di trasferirsi in un altro paese, di vivere accanto a Ygraine e Rebecca non l’aveva realmente sfiorato. In quel momento, in cui teneva tra le braccia la giovane donna, sul divano del loro salotto, la realtà di quella nuova e insperata situazione lo colpì improvvisamente.
Ed ebbe altrettanto improvvisamente paura.
Non era più l’inquietudine che aveva provato nel giardino degli Ainsworth, ma la paura irrazionale che, in qualche modo, quella pace prendesse bruscamente fine. Sapeva che era un pensiero senza senso, ma era ben cosciente da dove nascesse quel terrore.
Da anni era stato certo di non meritare alcuna gioia, di non meritare né la pace, né il perdono.
In quel momento, invece, teneva tra la braccia la donna che amava e stava assaporando una felicità quieta, discreta, ma pur sempre presente.
«Sono contenta che tu sia qui con noi, Severus», mormorò Ygraine. «Quando Gawain mi ha affidato Rebecca, non sapeva cosa fare, se non immaginare di chiederti di seguirci, senza avere il coraggio di farlo se non molto più tardi.»
«Però l’hai fatto, Ygraine, e ora…»
Una risata infantile interruppe le sue parole. Poco dopo Rebecca entrò in casa quasi di corsa.
«Ho incontrato un bambino… è il figlio dei vicini. Può venire a giocare qui in casa? Fuori si sta annuvolando.»
«Ha il permesso dei suoi genitori?»
«Certo. Sua mamma sa bene l’inglese… però con Renaud sono riuscita a farmi capire lo stesso.»



Villandry, 8 settembre 2014


«Renaud ti manda i suoi saluti, papà, e ti ringrazia per il regalo che tu e la mamma gli avete fatto per il compleanno.»
«E non può farlo da solo?»
Rebecca scosse il capo, il volto illuminato da un sorriso. Ricordava perfettamente il giorno in cui aveva incontrato il figlio maggiore dei vicini. Renaud frequentava il primo anno di collège, ma era stato molto gentile con lei durante gli ultimi due mesi di scuola. La loro amicizia era sbocciata nel corso dell’estate ed era sopravvissuta durante i setti anni di Hogwarts, nonostante la lontananza e le menzogne che lei aveva dovuto dirgli.
«Credo che sia ancora intimidito da te», il pianoforte e la voce di zia Ygraine si spensero.
«Quello lo era nei primi tempi. Posso assicurati, Rebecca, che, mentre eri a Hogwarts, ha trascorso più di un pomeriggio qui a riempire me o Ygraine di domande su di te.»
La ragazza annuì soltanto. In effetti, Renaud si era fatto nuovamente timido nei confronti di papà in quegli ultimi tempi, soprattutto, da quando, due giorni prima, le aveva chiesto di andare a cena con lui a Tours. Rebecca sperò di non essere arrossita di nuovo, ma credeva che a papà e mamma Renaud piacesse, soprattutto a papà, anche se forse non lo avrebbe mai ammesso, dato che lo stava aiutando nella preparazione dell’agrégation[1] di inglese che Renaud avrebbe provato a sostenere di nuovo l’anno successivo.
«Mamma è bellissima in quella foto.»
Severus non commentò l’improvviso cambio di argomento di Rebecca. Ygraine era certa che Renaud avrebbe chiesto la mano della ragazza entro la fine dell’anno. Severus credeva, invece, che avrebbe aspettato fino al superamento del concorso.
Si concentrò sulla foto che Rebecca aveva indicato. Ygraine aveva i capelli sciolti e indossava un abito bianco, mentre camminava sulla scena. Era la sera del suo debutto in Lohengrin al Festival di Aix-en-Provence e, nonostante le paure, nonostante il panico che l’aveva presa in più di un’occasione durante le prove, era stata magnifica davanti al pubblico.
«E ricordi ancora il tempo trascorso a Aix-en-Provence?»
«Credi veramente che potrei dimenticarmene?»



Aix-en-Provence, 16 luglio 2002


Ygraine era bellissima con il suo abito di scena, candido come la sua anima, e bella era anche la sua risata cristallina. Non lo stava, però, guardando, in quel momento. I suoi occhi nocciola sembravano fissare continuamente il biondo e bel tenore che aveva interpretato Lohengrin.
Severus fece per avvicinarsi, ma dei rovi parvero bloccarlo.
«Credevi veramente di meritarla?», la voce di Lily era particolarmente sgradevole.
«Devo darle ragione, ragazzo mio», Albus lo stava guardando, fissandolo con attenzione. «Come potevi immaginare che un’anima così pura potesse essere tua?»
L’uomo non fu in grado di rispondere.
Riusciva unicamente a guardare Ygraine che si allontanava insieme al tenore biondo, dall’espressione gentile. Accanto a lei camminava Rebecca che non si voltò nemmeno per un misero istante.
«La tua anima è troppo nera per lei, Sev», disse Lily, utilizzando quel diminutivo che non gli era mai piaciuto, per quanto non avesse mai osato dirglielo.
«Sembravi esserne consapevole anche tu, quando ti ho chiesto di uccidermi.»
Severus aprì improvvisamente gli occhi, mentre la voce di Albus si perdeva nel silenzio di quella notte di luglio.
Trasse un lento respiro.
Sapeva perfettamente perché avesse avuto un incubo del genere.
Non era nemmeno la prima volta che gli accadeva di svegliarsi dopo un sogno del genere da quando era andato ad abitare in Francia.
Era la sua paura a farsi sentire, quella dannata paura di essere felice.
O, forse, era semplicemente la paura dell’ignoto.
Abbassò leggermente lo sguardo, mentre le ultime immagini dell’incubo svanivano.
Ygraine dormiva tranquilla, il capo sul suo petto.
I capelli biondi erano raccolti nell’abituale treccia, da cui, però, più di una ciocca era sfuggita.
Non aveva nessun motivo per dubitare del suo amore.
Ma non era nemmeno quella la ragione dei suoi incubi, che andavano a sovrapporsi a quelli vecchi.
Almeno quella notte non l’aveva svegliata.
Le accarezzò lievemente la schiena nuda, quasi a cercare di rassicurarsi di essere degno di lei e della quieta felicità che provava al suo fianco.
Quando avevano iniziato a vivere insieme era stato attraversato anche da altre paure. Era stato solo per troppi anni e aveva temuto di non potersi adattare a vivere con altre due persone. Invece, era stato incredibilmente facile.
Era stato altrettanto facile assaporare la felicità di quei giorni tranquilli.
E, in quel contesto più quieto e pacifico, lontano dall’Inghilterra, gli risultava più naturale iniziare a lasciare andare il senso di colpa che lo aveva schiacciato per tanti anni.
Non aveva nessun motivo per aver paura.
Lo sapeva perfettamente, ma quella gioia lo rendeva inquieto.
Lo terrorizzava.
Non c’era nessun pensiero razionale che potesse vincere quella paura. Era certo che, se avesse avuto dovuto affrontare un Molliccio, questo si sarebbe trasformato nella paura della felicità che stava provando ogni giorno.
Trasse un altro lento respiro, mentre cercava di ritrovare la calma.
Si concentrò sul respiro tranquillo di Ygraine, sui suoi capelli biondi, sul suo corpo contro il suo e, come era già accaduto dopo incubi simili, si sentì più tranquillo.
Sentì che quella paura irrazionale lo stava lentamente abbandonando.
Non aveva alcun motivo di temere che Ygraine potesse allontanarsi da lui, né che lo facesse Rebecca. Aveva anche avuto modo di conoscere il tenore che interpretava Lohengrin e, per tutto il tempo, non aveva fatto altro che parlare della moglie e del suo primogenito che era nato poche settimane prima.
Ygraine che si allontanava da lui non era un’immagine dovuta ad una gelosia totalmente inesistente. Si trattava unicamente del pretesto affinché le ombre spettrali di Lily e Albus gli ricordassero che lui non era degno di vivere insieme a Ygraine.
E quello era un pensiero che aveva nutrito da quando si era accorto di essersi innamorato di lei.
Ygraine si mosse appena, rannicchiandosi ancora di più contro di lui.
E quel gesto inconscio gli trasmise la tranquillità che era stata spezzata da quell’incubo.
La giovane donna si addormentava sempre in quel modo, da quando si erano amati per la prima volta nella casa di Villandry.
E trascorreva tutta la notte rannicchiata contro di lui, con il capo sul suo petto.
Chiuse lentamente gli occhi, lasciandosi cullare dal respiro tranquillo di Ygraine, ma quella notte altri incubi sorsero a tormentarlo. Si rivedeva mentre uccideva Albus e si rivedeva mentre osservava i Berenger morire e, quella volta, nella campagna del Kent, William non lo stava ad ascoltare e uccideva Ygraine.
Si svegliò nuovamente, il respiro affannoso.
E quella volta aveva disturbato anche il sonno della giovane donna.
«Severus», la voce di Ygraine era un lieve mormorio, mentre si scostava leggermente da lui e gli sfiorava il volto con una mano.
«Non volevo svegliarti.»
«Lo so», disse la giovane donna, mettendosi a sedere. Gli scostò delicatamente i capelli dal volto, poi si chinò a baciarlo. «Speravo che gli incubi si stessero facendosi più radi.»
C’erano state notti in cui aveva effettivamente dormito tranquillo, senza che nulla lo turbasse, senza che nessun incubo lo destasse. Le ultime notti erano state effettivamente tranquille, ma, per quanto stesse tentando di perdonarsi, per quanto stesse lasciando andare il senso di colpa, i fantasmi del suo passato e le paure irrazionali del presente non gli davano realmente pace nel sonno.
«Ho commesso troppe azioni orribili, Ygraine, perché possa sperare di dormire sonni tranquilli.»
«Hai anche compiuto molte azioni buone, Severus», ribatté Ygraine, mentre l’uomo si metteva a sua volta a sedere. Nella luce che filtrava dalle tende non riusciva a osservarne veramente il volto. «Non credo che esistano molte persone che avrebbero fatto quello che hai fatto tu con William Berenger. Alcuni lo avrebbero lasciato al suo destino, altri, la maggior parte temo, lo avrebbero semplicemente denunciato.»
«Perché continui a sopravvalutarmi?»
«Potrei porti la stessa domanda, Severus. Perché ti ostini a sottovalutarti?», quando l’uomo non ribatté, Ygraine continuò decisa. «Se non fosse per te, Rebecca non sarebbe la bambina serena che è adesso. È a te che si è affidata quando Gawain l’ha picchiata, in entrambe le occasioni. Se non fosse per te, io non potrei prendere parte alla produzione qui ad Aix e, se sono riuscita a vincere le crisi di panico con Brigitte a casa e sul palcoscenico qui, è stato unicamente perché sapevo che tu eri vicino a me, che mi avresti sostenuta. Non sto nemmeno parlando di quanto hai sacrificato durante i tuoi anni da spia e, per quanto tu mi potresti interrompere dicendomi che stavi unicamente pagando per i tuoi errori, ritengo che pochi altri sarebbe riusciti a sopportare quello che hai sopportato tu e ad uscirne sani. So che non ti piace sentirtelo dire, ma sei una brava persona, Severus, e mi dispiace che gli incubi continuino a tormentarti.»
L’uomo non disse nulla per diverso tempo. Avrebbe voluto ribattere che lo stava idealizzando, ma sapeva che Ygraine non aveva mai negato il male che lui aveva fatto. Avrebbe voluto dirle che non era una brava persona, ma era consapevole che la giovane donna era profondamente convinta di quell’affermazione. Avrebbe voluto spiegarle che non c’era nulla di speciale in quello che aveva fatto per William o per Rebecca o per lei, ma era certo che Ygraine avrebbe ribattuto nuovamente e, con ogni probabilità, aveva ragione.
Sapeva che i vicini di casa non potevano ignorare le botte di cui lo riempiva il padre, né lo potevano ignorare le maestre, né Lily o i suoi genitori, ma nessuno aveva alzato un dito, nessuno l’aveva portato via.
Era ben consapevole che nessuno degli insegnanti di Hogwarts aveva provato a parlare con lui, a fermarlo dal baratro in cui stava precipitando. Sapeva che la responsabilità di quello che aveva scelto di fare sarebbe sempre ricaduta unicamente su di lui, ma, forse, se qualcuno gli avesse parlato, se qualcuno lo fosse stato ad ascoltare avrebbe potuto credere che ci fosse qualcos’altro per lui nel mondo.
Era cosciente che, se non fosse stato guidato dal peso della colpa, dalla consapevolezza del male fatto, non sarebbe mai riuscito a reggere alla tensione degli anni in cui aveva dovuto spiare, degli anni in cui aveva dovuto lasciar morire degli altri esseri umani, in cui aveva dovuto uccidere degli innocenti per mantenere la sua copertura.
«Ygraine, io…», la voce gli si spezzò, mentre si accorgeva di avere gli occhi umidi di lacrime. Ricordò il modo in cui aveva pianto nell’appartamento di Gawain Ainsworth, di come si fosse aggrappato a lei. «Non so se posso definirmi una brava persona… probabilmente non mi sarà mai veramente possibile. Eppure, Ygraine, se sto iniziando a guardare il mio passato con uno sguardo diverso, è unicamente grazie alla tua vicinanza.»
Non le disse che nessuno gli era mai stato così vicino, che nessuno era mai stato in grado di offrirgli conforto come faceva lei.
D’altronde non credeva nemmeno che nessuno l’avesse mai amato come Ygraine, né come Rebecca.
Sentì una lacrima scendergli lungo una gota, seguita immediatamente da altre.
«Severus…», Ygraine si interruppe, quando notò che l’uomo stava piangendo silenziosamente.
Si mosse appena e lo abbracciò. In quelle lacrime, lo notò, mentre gli accarezzava lievemente i capelli, non c’era la disperazione di quelle che aveva versato dopo che le aveva detto ogni cosa di sé. Forse, c’era soltanto la consapevolezza, celata nelle parole che le aveva appena detto, di quanto fosse stata crudele la vita con lui. O, forse, erano lacrime liberatorie, perché stava iniziando a perdonarsi, come lasciavano intendere altre sue frasi.
«Ygraine», Severus si staccò appena da lei. Nella penombra della stanza riuscì a scorgere il suo sorriso e riuscì quasi a vedere gli occhi nocciola colmi di fiducia e amore. «Io…»
«Hai asciugato tante volte le mie lacrime», mormorò la giovane donna, allungando una mano ad accarezzargli una guancia ancora umida. «E non c’è nulla di male nel piangere. Sono certa che possa essere un balsamo, quando hai dovuto nascondere ogni tua emozione per tanti lunghi anni.»
Forse era per quello che si era innamorato di lei, si disse Severus, per il suo modo gentile di comprenderlo. Forse, aveva iniziato ad amarla quando le aveva rivelato ogni sua colpa e lei non era inorridita, ma l’aveva sorretto mentre crollava sotto il peso di tutto quello che era stata la sua vita fino a quel momento.
«Ti amo, Ygraine», mormorò, rendendosi conto di quanto fosse facile dirlo, di quanto fosse incredibilmente naturale. «E so che ti amerò per sempre.»
Mentre pronunciava quella frase si rese conto di quanto quel sempre fosse sostanzialmente diverso da quello che aveva pronunciato davanti ad Albus. Quello non era stato altro che una maschera, che un modo per nascondere, in definitiva, quello che provava. Quello che aveva appena sussurrato a Ygraine non era una menzogna, non era una maschera, né un appiglio per dirsi che possedeva ancora un briciolo di umanità.
«So che forse ti sembrerà incredibilmente affrettato», riprese poco dopo, osservando il volto di Ygraine nella semioscurità della stanza. Non era la prima volta in cui avrebbe voluto dire quelle parole, ma, fino a quella notte, gli erano sembrate premature. «So che ci conosciamo da pochi mesi, so che…», si interruppe, lasciando ripiombare la stanza nel silenzio. Alla luce dell’alba che penetrava dai tendaggi, riuscì a vedere gli occhi nocciola sempre così espressivi, sempre così colmi di amore. «Vorresti sposarmi?»
«Non credo che sia affrettato, Severus», rispose la giovane donna, con un dolce sorriso. «Non credo nemmeno che importi da quanto tempo ci conosciamo. Se dipendesse solo da me, ti sposerei domani, ma non credo che mamma e papà sarebbero particolarmente felici di non essere invitati.»
Ygraine vide un lieve sorriso, il primo che gli avesse mai visto, disegnarsi sul volto di Severus, mentre la luce dell’alba illuminava lieve il letto.
Rimasero per qualche istante immobili a fissarsi, prima di baciarsi, mentre un timido raggio di sole faceva capolino tra i tendaggi.



Villandry, 8 settembre 2014


Ygraine entrò in salotto, dopo aver congedato François, il suo nuovo pianista, e sorrise quando vide Severus e Rebecca sul divano. Era sempre straordinario osservare il legame particolare che li univa. Nessuno, in paese, aveva pensato che lui non fosse il padre di Rebecca e, quando doveva spiegare per quale motivo la bambina non portava il suo cognome, il suo interlocutore non riusciva a trattenere lo stupore.
D’altronde, Rebecca aveva iniziato a chiamarlo papà quando erano tornati a Villandry da Aix-en-Provence.
«Vieni a sederti con noi, mamma?»
Ygraine annuì soltanto. Rebecca aveva impiegato più tempo a chiamarla in quel modo, ma il loro rapporto era completamente diverso. Prima di diventare la sua tutrice – per quanto Rebecca odiasse quella parola – era stata la zia cantante che viveva in Francia, la zia con cui la nipote amava parlare. Credeva che fosse stato il matrimonio con Severus a farla decidere di chiamarla mamma, quando già prima chiamava l’uomo papà.
Quando si sedette dall’altra parte di Severus, gli strinse una mano. Sapeva perfettamente perché erano tutti e tre in salotto quel giorno di settembre.



Villandry, 30 giugno 2003


Quando Severus rientrò in casa, trovò Rebecca intenta a giocare con Renaud a quello che sembrava essere un gioco di società particolarmente intricato.
«Buonasera, Monsieur Piton», lo salutò il ragazzo.
L’uomo ricambiò il saluto, entrando in cucina e iniziando a sistemare la spesa che aveva fatto una volta ritornato da Tours, mentre, dall’altra stanza giungevano le chiacchiere dei due bambini. Renaud era un buon amico per Rebecca e pareva non farsi alcun problema a trascorrere molto tempo insieme ad una bambina, anche se aveva appena finito il secondo anno di collège.
«Mamma sta riposando», lo informò Rebecca quando ritornò in salotto.
L’uomo annuì, prima di lasciare da soli i due amici. Poco prima di aprire la porta della camera, si fermò un istante, mentre si rendeva conto di come tutto stesse diventando stranamente semplice nella sua vita.
Era come se, improvvisamente, tutti i sogni che aveva nutrito da bambino si stessero realizzando. All’epoca aveva sognato di avere una famiglia, di vivere accanto alle persone che avrebbe amato e che lo avrebbero amato. Si era anche immaginato come padre e si era visto interagire con i possibili amici dei figli. Crescendo, aveva iniziato a pensare che quel futuro non si sarebbe mai realizzato e, quando aveva conosciuto Ygraine, la realtà in cui era immerso in quel momento gli era sembrata totalmente estranea.
C’era qualcosa di stranamente rassicurante in quella vita. Gli abitanti di Villandry erano sempre cordiali con lui, per quanto all’inizio fossero incredibilmente incuriositi dalla famiglia inglese che aveva comprato quella casa sfitta da qualche mese, dopo che i proprietari si erano trasferiti in Martinica per motivi di lavoro. Poi, quella curiosità era scemata, ed era rimasta una quieta accettazione dei nuovi membri della comunità. Ygraine aveva anche cantato, una sera, nell’antica chiesa del paese, nella piazza accanto al castello, alcune arie d’opera, accompagnata dalla pianista che le aveva suggerito la fornaia quando erano arrivati.
Era tutto così semplice e tranquillo. Anche il suo lavoro a Tours, dove si recava una volta a settimana, era circondato da quella sensazione di pace, che un tempo, nei mesi successivi al loro arrivo in Francia lo aveva spaventato in maniera assolutamente irrazionale. Non provava più quella paura. Lentamente gli incubi legati ad essa erano scomparsi e quando Ygraine era diventata sua moglie, in un soleggiato giorno di ottobre dell’anno precedente, non li aveva più da giorni.
Aprì la porta e trovò Ygraine con in mano un libro. La moglie gli sorrise, i suoi occhi nocciola mostravano l’abituale fiducia e l’amore che sembrava non abbandonarli mai.
«Ti scrive William.»
Severus annuì soltanto, mentre si sedeva sul bordo del letto e si toglieva le scarpe. Il ragazzo aveva continuato a scambiare una fitta corrispondenza con lui, soprattutto dopo che, l’estate precedente era riuscito ad ottenere i M.A.G.O. necessari per intraprendere gli studi da Guaritore. In ogni lettera aggiungeva anche qualche frase per Ygraine e per Rebecca.
Anche quelle lettere gli davano uno strano senso di pace o, forse, la sensazione di aver fatto qualcosa di buono, di essere riuscito ad aiutare profondamente il ragazzo. In quegli scritti gli parlava spesso di quello che provava, di come stesse affrontando il senso di colpa, chiedendogli costantemente consiglio così come gli rivolgeva domande in merito agli studi che stava seguendo in Spagna, dove abitavano i nonni e lo zio Babbani.
«Rebecca ha detto che eri stanca», disse a Ygraine, mentre si sedeva accanto a lei, sul letto.
«Mentre eri a Tours, mi ha telefonato mamma. Mi ha detto che Gawain e Margaret stanno per tornare in Inghilterra. Dopo mesi che non si facevano sentire, hanno chiamato i miei genitori e quando mamma ha fatto loro notare che avrebbero potuto tenersi maggiormente in contatto, Gawain le ha rinfacciato di avermi preferito a lui. Credo che mamma abbia pianto poco prima di telefonarmi.»
Severus sperava di non incontrare Gawain e Margaret in futuro. Erano due persone grette, ancor più se avevano fatto piangere Mary e se avevano ferito anche Alfred. I genitori di Ygraine erano due brave persone e non meritavano l’ingratitudine del figlio.
«Spero che Gawain non la cerchi più.»
«Immagino che non lo farà, dopo che mamma gli ha detto che non era lei ad aver scelto noi, ma lui e Margaret ad aver lasciato tutti.»
«Hai parlato anche con Alfred?»
Severus attirò contro di sé Ygraine, mentre la moglie gli spiegava di come il padre fosse rimasto a sua volta scosso dalla telefonata di Gawain. Le aveva però anche parlato del nuovo poema di cui stava stabilendo l’edizione critica.
«La lettera di William è sul tuo comodino», gli disse, quando ebbe tentato di illustrare i vari manoscritti che suo padre stava studiando.
Ygraine osservò il volto di Severus mentre leggeva quella che sembrava essere una lettera interminabile. D’altronde credeva che William avesse iniziato a vedere nel marito una figura paterna, dopo quello che era accaduto nella campagna del Kent, dopo il modo in cui Severus gli aveva parlato, il modo in cui aveva esposto una parte del suo animo per aiutarlo.
Il ragazzo era stato l’unico invitato da parte di Severus al loro matrimonio. Era stata una cerimonia intima, con una manciata di invitati anche da parte sua. D’altronde era sempre stato così che aveva sognato di sposarsi. Non aveva mai desiderato avere un numero spropositato di invitati, ma unicamente coloro che le stavano maggiormente a cuore.
«Come stanno andando i suoi studi?»
«Sembrerebbe bene, ma non ne parla molto. Credo che sia stato influenzato da tuo padre, anche se probabilmente non si sono più parlati dopo il nostro matrimonio», mentre parlava Severus aveva posato una mano sul ventre arrotondato della moglie. «A quanto pare nessuno crede che riusciremo a trovare un nome ai nostri figli.»
«Papà ha proposto Lancelot, oggi, che di certo è meglio di Engrevain», Severus sentì uno dei due gemelli scalciare, mentre Ygraine parlava. Probabilmente era inorridito di fronte ai nomi che il nonno proponeva ogni volta che aveva occasione di parlare con loro. «Ha anche provato a dire che Leodagan è uno splendido nome, nel caso in cui fossero due maschi.»
«Nessun nome femminile, questa volta?»
«Sono sicura che per domani avrà trovato qualcosa con cui sostituire Enid.»
Alfred pareva convinto che i suoi nipoti dovessero avere un nome tratto dalle leggende arturiane e aveva argomentato dicendo che, considerando che Merlino era realmente esistito, dovevano essere necessariamente conosciuti nel mondo magico. Severus non aveva avuto cuore di dirgli che probabilmente nessun mago Purosangue sapeva che Leodagan era il nome del suocero di Artù.
Alfred era parso anche piuttosto deluso dal fatto che avevano deciso – ma la scelta era stata essenzialmente di Ygraine – di non voler conoscere prima della nascita il sesso dei bambini. Sapevano solo che erano due gemelli – e qui Mary aveva elencato tutti i suoi avi che avevano avuto dei gemelli – eterozigoti.
«Forse dovremmo iniziare a fare le nostre ipotesi, prima che papà ci convinca che Lamorak è un bel nome.»
«Ho pensato unicamente ai secondi nomi. Credo che anche tu abbia avuto l’idea di utilizzare Tristan se uno dei due fosse un maschio.»
Ygraine annuì soltanto. Nessuno dei due ne aveva parlato prima, ma era qualcosa che la donna aveva dato quasi per assodato. D’altronde non si aspettava che Severus scegliesse un secondo nome che avesse qualcosa a che fare con la sua vita. Quando aveva scoperto di essere incinta, il marito le aveva promesso, pochi giorni dopo, che non sarebbe mai stato come suo padre. Era stato allora che le aveva parlato per la prima volta della sua infanzia, della violenza di Tobias e dell’indifferenza di Eileen. Era l’unico aspetto di sé a cui aveva fatto solo vaghi cenni. Lo aveva rassicurato che non avrebbe mai potuto essere come suo padre, considerando che era un ottimo padre per Rebecca.
Ma, soprattutto, lo aveva ammirato ancora di più per come fosse riuscito a diventare l’uomo che era nonostante tutto quello che aveva vissuto, nonostante la solitudine in cui aveva trascorso quasi tutta la sua esistenza, nonostante non avesse ricevuto nemmeno l’amore dei suoi genitori.
«E per una bambina ho pensato a Euterpe.»
Era uno di quei gesti discreti con cui Severus le esprimeva il suo amore. Era un pensiero incredibilmente gentile pensare di dare ad una figlia il nome della musa della musica. Portò una mano su quella di Severus e, mentre dal salotto provenivano le risate di Rebecca e Renaud, Ygraine si sentì incredibilmente felice.



Villandry, 8 settembre 2014


«Quando credete che arriverà il gufo da Antonia ed Einar?»
«Il tuo è arrivato nel tardo pomeriggio, Rebecca.»
La ragazza quasi non riusciva, a volte, a credere di aver già finito gli studi. Le sembrava che fosse passato un tempo relativamente breve da quando era salita per la prima volta sull’Espresso per Hogwarts. Invece, erano già trascorsi dieci anni da quando aveva iniziato ad ambientarsi nel castello, cercando di ricordarsi che avrebbe dovuto scrivere i propri compiti in inglese. Per Antonia ed Einar sarebbe stato ancora più difficile, considerando che avevano vissuto la loro intera vita in Francia.
Papà aveva tentato di convincerli a scegliere Beauxbatons o la scuola di Reims, ma i gemelli erano sempre stati decisi a frequentare la stessa scuola del padre e della sorella maggiore. Ricordava ancora che papà aveva cercato di convincerla a non andare a Hogwarts e la sua preoccupazione, quando era partita perché temeva che, una volta che qualcuno avesse scoperto che l’uomo che lei chiamava papà era lui, l’avrebbero ostracizzata. Anche allora aveva compreso i motivi di papà, che le aveva spiegato più dettagliatamente il suo passato, pochi giorni dopo l’arrivo della lettera da Hogwarts. Rammentava anche come avesse temuto che Antonia ed Einar potessero rimanere delusi da lui, quando li aveva presi da parte, a inizio anno per spiegare loro il suo passato. Pareva che l’uomo continuasse a non accettare il fatto di essere un eroe. I fratelli gli avevano detto che erano orgogliosi di essere figli di un uomo così coraggioso e Rebecca era stata certa che papà fosse prossimo alle lacrime, mentre Antonia ed Einar lo abbracciavano.
«Mi chiedo perché non possano modificare le cose per quel che riguarda la posta internazionale degli studenti.»
Nessuno dei due adulti rispose e, forse, non aveva importanza, ma si ricordava che era stato frustrante dover aspettare che il gufo addetto alla posta internazionale della scuola partisse il primo venerdì disponibile e, non sarebbe nemmeno stato un gran problema, se il primo settembre del 2004 non fosse stato un giovedì. I Prefetti della sua casa le avevano spiegato come, in casi come quello, occorresse attendere il venerdì successivo. Aveva mandato una lettera ai nonni usando Hoffmann, ma aveva fatto promettere loro di non lasciarsi sfuggire con i genitori in che casa fosse stata smistata.



Villandry, 12-13 settembre 2004


Severus chiuse silenziosamente la porta d’ingresso, illuminando il salotto con la punta della bacchetta. La riunione a Tours era durata fino a notte inoltrata e Ygraine e i bambini dovevano già essere a letto da tempo. Era raro che accadesse qualcosa del genere, ma quella ricerca stava dando loro più di un grattacapo e sembrava che fosse imprescindibile trovare una soluzione entro la fine di quella giornata.
Si tolse le scarpe, prima di far ripiombare la casa nella semioscurità. Alla fine, avevano discusso e fatto ipotesi per ore, senza giungere ad una soluzione. Almeno, quell’idea non era venuta loro in mente il 28 agosto, quando Antonia e Einar avevano compiuto il loro primo anno d’età; né il 31, quando avevano accompagnato Rebecca in Inghilterra dai nonni.
Erano stati i signori Ainsworth ad accompagnare la bambina al treno. Sapeva che Rebecca avrebbe preferito che ci fosse lui, ma credeva che avesse compreso per quale motivo fosse meglio che a salutarla fossero gli anonimi nonni Babbani. L’ultima cosa che voleva era che Rebecca fosse in qualche modo ostracizzata per legame che aveva con lui. Non erano trascorsi ancora abbastanza anni dalla fine della guerra e molti dei ragazzi presenti a scuola dovevano aver conosciuto qualcuno che aveva perso tutto durante quel periodo orrendo o che aveva conosciuto uno degli studenti che aveva sofferto sotto la sua presidenza.
Era ormai giunto alla conclusione che, durante quell’anno, aveva fatto tutto quanto gli fosse possibile per proteggere i ragazzi, che agire in maniera diversa lo avrebbe portato a tradirsi e a consegnarli nelle mani di qualcuno di ben peggiore, ma non poteva ignorare che gli studenti avessero sofferto, non poteva ignorare in quale situazione impossibile l’aveva posto Albus, né poteva lasciar del tutto andare il senso di colpa che provava nei confronti degli studenti che aveva giurato di difendere.
Probabilmente se Ygraine non fosse stata impegnata nelle prove di Tannhäuser all’Opéra di Parigi, avrebbe accompagnato lei Rebecca, ma Alfred era sembrato decisamente felice di avere l’opportunità di salutare la nipote.
La porta della camera dei bambini era aperta, come al solito, e, come al solito, la luce fioca di una candela – una delle poche che avevano in una casa essenzialmente Babbana – illuminava il volto dolce di Antonia. I capelli neri della figlia si perdevano invece nella semioscurità della stanza e lo stesso sarebbe accaduto con gli occhi che aveva ereditato da lui. I lineamenti, però, erano quelli di Ygraine. Se n’era accorto già il giorno in cui era nata, il giorno in cui aveva deciso di chiamarla con il nome del personaggio che la moglie aveva interpretato la prima volta che l’aveva sentita cantare a teatro.
Einar si rigirò in quel momento nel suo lettino, ma il figlio, generalmente tranquillo, sembrava non riuscire a star fermo durante la notte. Era stata Ygraine a scegliere quel nome, dopo aver trascorso ore su un volume che le aveva prestato Alfred. Quando erano tornati a casa dall’ospedale aveva cercato quel nome insolito sul libro consultato dalla moglie ed era riuscito a capire perché l’avesse scelto, per quanto lui non riuscisse a vedersi realmente sotto quella luce, o quanto meno non completamente [2].
Non si stupì nemmeno quando sentì una mano lieve sulla schiena. Si era accorto che Ygraine era entrata nella stanza, i capelli stranamente sciolti, ma era rimasto fermo ad osservare i bambini e i loro volti pacifici.
Rimasero entrambi immobili per qualche tempo e Severus assaporò quella pace, come faceva ogni giorno. Si ritirarono insieme nella loro stanza, mentre le stelle illuminavano la notte francese, fino a quando non sorse un altro giorno.
Ygraine non avrebbe avuto alcuna prova fino al giorno dopo quando sarebbe stato il tempo dell’ante-generale. Severus sapeva che la donna stava tenendo un calendario leggero ed era certo che non fosse unicamente per stare accanto ai bambini. Per quanto le corde vocali non fossero state irrimediabilmente danneggiate dalla pozione che era stata obbligata a bere, preferiva essere cauta e non forzare troppo la voce.
«Domani rimarrai a dormire a Parigi?»
«No, le prove sono state anticipate e riuscirò a prendere il treno delle cinque», Ygraine distolse per un istante lo sguardo da Antonia e Einar che stavano giocando sul tappeto davanti al divano. «Rimarrò a Parigi per quattro sere. Fortunatamente canto in due pomeridiane.»
Il silenzio calò tra loro, mentre Ygraine si sistemava meglio sul divano, accoccolandosi, come faceva sempre, contro Severus. Antonia aveva interrotto il gioco e si era voltata a guardarli o, più probabilmente, stava guardando suo padre e forse, tra poco, lo avrebbe chiamato. Invece, rimase silenziosa, con i suoi occhi neri così simili a quelli di Severus, ma privi del peso del passato che aveva vissuto il padre. Erano occhi innocenti e fiduciosi.
«Papà, mamma.»
Einar stava indicando con insistenza qualcosa, gli occhi nocciola illuminati di curiosità, notò Severus. A quanto pareva il loro figlio era l’unico abbastanza attento da accorgersi dell’arrivo di un gufo. Fu Ygraine ad andare ad aprire la finestra, mentre lui sollevava il bambino sul divano. Einar si andò a posizionare subito sulle sue ginocchia, posando il capo, ricoperto dagli stessi capelli neri che condivideva con lui e con la sorella, contro il suo petto, in un gesto colmo di fiducia. Antonia, dopo che l’ebbe aiutata a salire sul divano, stando attento a non far cadere il figlio, si rannicchiò contro di lui, nello stesso modo in cui faceva Ygraine.
«Ci scrive Rebecca», annunciò la moglie, sedendosi accanto ad Antonia.
Cari mamma e papà,
mi dispiace tantissimo per l’attesa, ma era proprio come avevi detto tu, papà, e fino al 10 non ho potuto inviare la lettera.
Posso però scrivere molte più cose e non soltanto la casa in cui sono stata smistata.
Per prima cosa, il professore di Pozioni non ci ha ancora fatto fare nulla di pratico, ma ha solo tenuto dei discorsi di carattere teorico. Forse, la prossima volta inizieremo, finalmente, a lavorare ad una pozione. Ho preso il massimo dei voti nel primo compito, comunque. D’altronde ho passato molto tempo nel tuo laboratorio, papà, e sono certa di aver capito la differenza tra sminuzzare e frantumare.
Delle altre materie, ho delle difficoltà in Trasfigurazione e – e mi dispiace veramente molto, papà – in Difesa contro le Arti Oscure. La professoressa ci ha fatto fare subito pratica, ma i miei incantesimi non sembrano mai essere abbastanza efficaci. Come immaginavamo Erbologia è una delle mie materie preferite, ma abbiamo passato molte ore a curare il nostro giardino e, alla fine, non c’è un abisso tra dei fiori “normali” e delle piante magiche.
Ho anche fatto amicizia con una ragazza, Charlotte, e un ragazzo, Timothy. Nessuno dei due è nella mia stessa casa, ma non credo che sia un problema.
Il Cappello Parlante è stato piuttosto rapido – sono stata anche la prima a essere smistata, dato che per tutti continuo ad essere una Ainsworth… credo che la legge, a volte, sia molto stupida – e mi ha smistata a Tassorosso.
La sala comune è molto accogliente e la Professoressa Sprite mi piace tantissimo sia come Capocasa che come insegnante.
Spero che le prove stia andando bene, mamma, e che la tua ricerca stia finalmente dando i suoi frutti, papà.
Date un bacio ad Antonia ed Einar da parte mia.
Rebecca.



Villandry, 8 settembre 2014


Rebecca si alzò rapidamente dal divano, non appena vide il gufo picchiettare il vetro. Lei si era fatta una sua idea su quali case avrebbero accolto i fratelli. Antonia ed Einar, per quanto gli fosse stato spiegato due anni prima, che lei non era realmente la loro sorella maggiore, non l’avevano mai considerata come una cugina.
D’altronde, lei non ricordava più i volti di Gawain e Margaret. Sapeva che erano tornati in Inghilterra, ma non li aveva mai nemmeno incrociati o, forse, se lo aveva fatto, non li aveva riconosciuti. Era anche cosciente che non parlavano più nemmeno con i nonni e questo le dispiaceva perché era certa che loro fossero stati dei genitori eccellenti, proprio come erano Severus e Ygraine con lei e i gemelli.
Mentre portava le due lettere ai genitori, si rese conto di apprezzare la quieta felicità della sua casa e che le sarebbe dispiaciuto, in futuro, lasciarla.
Si sedette accanto a papà, mentre l’uomo apriva la lettera di Einar.
Papa et maman,
sono certo che Antonia scriverà molto più di me. Rebecca mi ha consigliato di tenere per ultimo il risultato dello smistamento, ma non mi sembra particolarmente sensato. Sono certo che leggerete comunque tutto quello che avrò da scrivervi.
Sono un Corvonero e ne sono felice. Spero che lo siate anche voi.
Posso già anticiparvi che mia sorella non è nella mia stessa casa, ma era una cosa che avevamo un po’ tutti messi in conto.
I professori mi piacciono tutti, anche se, devo ammettere, che papà spiega di gran lunga meglio della professoressa di Pozioni che, per lo meno, non è lo stesso insegnante che aveva Rebecca. Credo di essere entrato subito in sintonia con Difesa contro le Arti Oscure e Incantesimi. Su Trasfigurazione la penso esattamente come te, Rebecca. In Erbologia sono, come immaginavamo, un mezzo disastro. È stata la prima materia che abbiamo avuto e sono certo che la pianta che stavamo curando sia salva soltanto perché Rachel – una mia compagna di casa – pare essere brava quanto Rebecca e Antonia. Ho preso però il voto più alto nel saggio che ho dovuto scrivere per compito.
Mi dispiace soltanto di non poter visitare Monaco di Baviera con voi. Riuscirete a mandarmi una cartolina? Immagino che esista anche lì un quartiere magico.
Vi voglio bene,
Einar

Rebecca aveva creduto che il fratello sarebbe stato smistato a Tassorosso, ma, in effetti, poteva immaginarlo anche come Corvonero. Era anche certa che, per quanto non lo lasciasse trasparire, fosse quello che provava più nostalgia di casa. Lanciò un’occhiata alla lettera di Antonia che sembrava aver scritto ben più del fratello.
Papa, maman et grande sœur,
Come immaginavamo, io ed Einar non siamo nella stessa casa, ma abbiamo alcune lezioni insieme, tra cui Trasfigurazione. L’insegnante mi ha fatto i complimenti dopo la prima lezione – ho ottenuto anche 5 punti per la mia casa – mentre Einar è andato in difficoltà. Direi che ci siamo compensati in questo senso, dato che ho avuto più di un problema durante la lezione di Incantesimi. Ho chiesto all’insegnante se avrei potuto utilizzare gli schemi che mi avevi preparato, papà, ma non ne ha voluto sentir parlare. Gli altri insegnanti sono sembrati accomodanti, anche se alcuni di loro non sembravano nemmeno sapere cosa fosse la dislessia. È stato piuttosto umiliante doverlo spiegare, ma, a quanto pare, nel Mondo Magico nessuno si è mai interessato alla questione.
Il mio Capocasa mi ha assicurato che parlerà con l’insegnante di Incantesimi, quindi, papà, non devi preoccuparti.
Il professor Paciock sembrava quasi incredulo quando abbiamo avuto lezione e non per il modo in cui prendevo appunti – ma è veramente così inusuale costruire degli schemi mentre il professore spiega? –, ma perché non ho ucciso una delle sue piante come invece ha tentato di fare Einar. E dire che l'avevi messo in guardia... è anche strano pensare che un tuo ex allievo sia un mio insegnante, ma, forse, non è nemmeno l'unico, considerando che hai iniziato a insegnare così giovane.
Le mie compagne di casa sono rimaste stupite quando hanno visto che, tra le mie cose, c’era anche una viola. Ho dovuto spiegare a una di loro, una Purosangue credo, che cosa fosse (ho però avuto l’impressione che Judith sia l’unica che abbia avuto il coraggio di chiederlo). Sarai felice, mamma, di sapere che riesco ad esercitarmi tutte le sere. Il mio Capocasa mi ha indicato un’aula in disuso del secondo piano per farlo. A volte vengono anche Ambrose, un altro compagno di casa, e Judith.
Rebecca, come vedi, ho seguito il tuo consiglio e non ho ancora parlato dello smistamento.
Il Cappello Parlante mi ha smistata in Serpeverde. Sono fiera di essere nella tua stessa casa, papà, e sono felice che Einar sia un Corvonero.
Antonia Euterpe Piton.
P.S.: Ho mandato anche una lettera a William. Spero che Einar non se lo sia scordato. Io ho comunque scritto a nome di entrambi.

Severus osservò Ygraine sorridere, mentre ripiegava con cura la lettera della figlia. Il gufo che l’aveva portata stava ancora riposando in cucina e avrebbe aspettato fino a quando non avessero scritto le loro risposte. I bambini sembravano essersi inseriti bene all’interno della scuola, anche se era sempre stato certo che nessuno dei due sarebbe stato smistato nella sua stessa casa. Aveva immaginato che Einar potesse essere un Corvonero, ma si era preparato all’eventualità che Antonia tornasse a casa con i colori di Grifondoro.
Dei loro figli, era anche l’unica che avesse dimostrato una qualche affinità con la musica. Ad Einar piaceva ascoltare Ygraine cantare, ma Antonia aveva voluto imparare a suonare uno strumento e anche quello gli era mancato da quando i gemelli erano partiti.
D’altronde, sapeva che i bambini – lo avrebbero rimproverato se li avesse definiti così davanti a loro – sarebbero tornati a casa per le vacanze di Natale. Quell’anno Alfred e Mary sarebbero andati in Francia, considerando anche che Ygraine era impegnata in una serie di recital, di cui l’ultimo a Tours il 23.
E mentre ripensava agli anni trascorsi e agli anni a venire, si rendeva conto di come ormai la pace fosse il sentimento preponderante della sua vita.
Gli incubi non se n’erano del tutto andati e qualche volta, di notte, si svegliava ancora con l’immagine degli Hancock o di Albus o dei Berenger, ma si erano fatti più rari e distanziati nel tempo. Ygraine, che continuava a dormire con il capo appoggiato sul suo petto, si svegliava tutte le volte e, dopo parlavano o rimanevano in silenzio abbracciati.
Sentiva ancora presente il senso di colpa, ma si era fatto un peso lieve, che, forse, non l’avrebbe lasciato mai, ma che non gli impediva di assaporare il perdono che Ygraine continuava ad offrirgli ogni giorno e che lui riusciva a concedersi ogni giorno.
Rebecca si congedò poco dopo, probabilmente per andare a parlare con Renaud, e lui rimase da solo con Ygraine che si rannicchiò contro di lui, come faceva sempre.
Alle pareti c’erano soltanto altre due foto, oltre a quella di Ygraine in vesti di Elsa von Brabant. Una mostrava il loro matrimonio, l’altra era stata scattata da Alfred l’anno precedente e ritraeva Rebecca, insieme ad Antonia ed Einar. I suoi tre figli sorridevano felici in quella foto.
E Severus si rese conto di sorridere a sua volta, immerso nella pace di quella nuova vita e nell’amore che donava a sua moglie, ai suoi figli e ai suoi cari e nell’amore che riceveva da loro.



---

[1] L’agrégation è il concorso pubblico francese per diventare insegnante alle medie e alle superiori. È una prova molto dura (quella di inglese prevede 4 scritti e 4 orali), che in pochissimi superano al primo tentativo.
[2] Einar è un nome scandinavo che significa solo/solitario e guerriero (quindi per estensione coraggioso).

Edited by Alaide - 8/11/2022, 09:37
 
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view post Posted on 21/8/2022, 16:43
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I ♥ Severus


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CITAZIONE
Le ultime notti erano state effettivamente tranquille, ma, per quanto stesse tentando di perdonarsi, per quanto stesse lasciando andare il senso di colpa, i fantasmi del suo passato e le paure irrazionali del presente non gli davano realmente pace nel sonno.

Pvero caro... :lovelove:
CITAZIONE
«Severus…», Ygraine si interruppe, quando notò che l’uomo stava piangendo silenziosamente.
Si mosse appena e lo abbracciò. In quelle lacrime, lo notò, mentre gli accarezzava lievemente i capelli, non c’era la disperazione di quelle che aveva versato dopo che le aveva detto ogni cosa di sé. Forse, c’era soltanto la consapevolezza, celata nelle parole che le aveva appena detto, di quanto fosse stata crudele la vita con lui. O, forse, erano lacrime liberatorie, perché stava iniziando a perdonarsi, come lasciavano intendere altre sue frasi.

:( :lovelove: :lovelove: :lovelove:
CITAZIONE
Forse era per quello che si era innamorato di lei, si disse Severus, per il suo modo gentile di comprenderlo. Forse, aveva iniziato ad amarla quando le aveva rivelato ogni sua colpa e lei non era inorridita, ma l’aveva sorretto mentre crollava sotto il peso di tutto quello che era stata la sua vita fino a quel momento.

Dolcissima scena
CITAZIONE
Mentre pronunciava quella frase si rese conto di quanto quel sempre fosse sostanzialmente diverso da quello che aveva pronunciato davanti ad Albus. Quello non era stato altro che una maschera, che un modo per nascondere, in definitiva, quello che provava. Quello che aveva appena sussurrato a Ygraine non era una menzogna, non era una maschera, né un appiglio per dirsi che possedeva ancora un briciolo di umanità.

Bellissimo!
CITAZIONE
mentre parlava Severus aveva posato una mano sul ventre arrotondato della moglie.

Lo aspettavo con ansia.
CITAZIONE
Era uno di quei gesti discreti con cui Severus le esprimeva il suo amore. Era un pensiero incredibilmente gentile pensare di dare ad una figlia il nome della musa della musica.

Delicato e romantico.
CITAZIONE
Rammentava anche come avesse temuto che Antonia ed Einar potessero rimanere delusi da lui, quando li aveva presi da parte, a inizio anno per spiegare loro il suo passato. Pareva che l’uomo continuasse a non accettare il fatto di essere un eroe. I fratelli gli avevano detto che erano orgogliosi di essere figli di un uomo così coraggioso e Rebecca era stata certa che papà fosse prossimo alle lacrime, mentre Antonia ed Einar lo abbracciavano.

Molto commovente.
CITAZIONE
Ho chiesto all’insegnante se avrei potuto utilizzare gli schemi che mi avevi preparato, papà, ma non ne ha voluto sentir parlare. Gli altri insegnanti sono sembrati accomodanti, anche se alcuni di loro non sembravano nemmeno sapere cosa fosse la dislessia. È stato piuttosto umiliante doverlo spiegare, ma, a quanto pare, nel Mondo Magico nessuno si è mai interessato alla questione.

Brava, bel pensiero.
CITAZIONE
Severus osservò Ygraine sorridere, mentre ripiegava con cura la lettera della figlia.

Un papà delizioso!
CITAZIONE
E mentre ripensava agli anni trascorsi e agli anni a venire, si rendeva conto di come ormai la pace fosse il sentimento preponderante della sua vita.

Bello, bello, bello.
Mi piace questo lungo e lento epilogo che permette di salutare con molta calma i personaggi cui ci siamo affezionati e ci assicura circa la raggiunta serenità e completezza di vita per Severus.
CITAZIONE
E Severus si rese conto di sorridere a sua volta, immerso nella pace di quella nuova vita e nell’amore che donava a sua moglie, ai suoi figli e ai suoi cari e nell’amore che riceveva da loro.

:lovelove: :lovelove: :lovelove:
 
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