Il Calderone di Severus

Sfida N. 9 FF: Se Severus non fosse mai morto

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view post Posted on 5/8/2022, 14:22
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Io sono sempre solo al cellulare, ma non posso aspettare di riappropriarmi del pc per commentare. Che capitolo, Leonora! :woot: Come se fossi entrata nella testa di Severus, scalpitavo (e palpitavo) con lui durante l’interrogatorio di Ygraine: solo il suo grandioso autocontrollo e diplomazia gli hanno impedito di affatturare i due Auror e portar via Ygraine stringendola tra le sue forti braccia. L’abbraccio di Severus 😍: in mezza frase hai descritto alla perfezione il senso di tenerissima inadeguatezza che il mago avverte di fronte a qualsivoglia manifestazione fisica di affetto. Cara, carissima, Leonora, non ti azzardare a costringere i due piccioncini (“cignetti” :lol: :] ) in un estenuante gioco: “Ti amo, ma non posso dirtelo, non ti merito”, e “sono perduta per te, ma è impossibile che tu possa ricambiarmi” <_< Dov’è che abiti? Ti verrei a cercare… :shifty: :D
 
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view post Posted on 5/8/2022, 14:48
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CITAZIONE (Lonely_Kate @ 5/8/2022, 15:22) 
Io sono sempre solo al cellulare, ma non posso aspettare di riappropriarmi del pc per commentare. Che capitolo, Leonora! Come se fossi entrata nella testa di Severus, scalpitavo (e palpitavo) con lui durante l’interrogatorio di Ygraine: solo il suo grandioso autocontrollo e diplomazia gli hanno impedito di affatturare i due Auror e portar via Ygraine stringendola tra le sue forti braccia.

In effetti i due Auror hanno rischiato decisamente grosso per tutta la durata dell'interrogatorio. Sono ovviamente felice che ti sia piaciuto il capitolo!

CITAZIONE
L’abbraccio di Severus: in mezza frase hai descritto alla perfezione il senso di tenerissima inadeguatezza che il mago avverte di fronte a qualsivoglia manifestazione fisica di affetto.

Grazie mille, Cate! <3

CITAZIONE
Cara, carissima, Leonora, non ti azzardare a costringere i due piccioncini (“cignetti”) in un estenuante gioco: “Ti amo, ma non posso dirtelo, non ti merito”, e “sono perduta per te, ma è impossibile che tu possa ricambiarmi” Dov’è che abiti? Ti verrei a cercare…

Per sicurezza, mi trasferisco in qualche luogo irraggiungibile e segreto :B):
 
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view post Posted on 5/8/2022, 15:11
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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CITAZIONE
Il sentimento che aveva ammesso di provare per Ygraine era nato senza che lui se ne accorgesse, quasi con naturalezza, e si era radicato profondamente. In caso contrario, il suo Patronus non sarebbe mutato in quel modo. Riusciva anche ad immaginare perché fosse diventato un cigno. Da un lato, aveva avuto modo di associare Ygraine a Lohengrin dopo aver assistito a tutte le prove dell’opera che narrava la vicenda del cavaliere del cigno; dall’altro, il cigno era simbolo del canto. Ed era puro quanto era pura l’anima di Ygraine ed era simbolo di una fedeltà che, nel suo caso, rispecchiava la fiducia incrollabile della giovane donna nei suoi confronti. [1]
Era il perfetto specchio della giovane donna.

Molto bello!
CITAZIONE
Così come si rendeva conto che quell’amore era completamente diverso da quello che aveva provato per Lily. Non c’era nulla di ossessivo, come era invece stato il caso di quel sentimento che non era mai realmente maturato oltre la sua giovinezza. Mentre analizzava gli anni lontani della sua adolescenza, si rendeva conto di quanto quell’amore fosse diventato, con il tempo, incredibilmente possessivo, tanto più la possibilità di essere ricambiato svaniva. Dopo la morte di Lily, non gli era rimasto un amore adolescenziale mantenuto in vita da un adulto che voleva mantenere un brandello di umanità, che voleva trovare qualcosa di buono nel suo passato fatto, per lo più, di scelte terribilmente sbagliate

E Lily è archiviata, come questa sfida prevedeva.
CITAZIONE
Non provava nulla del genere per Ygraine. Non sapeva se fosse perché era abbastanza realistico da capire che non avrebbe mai potuto sperare di vedere quei sentimenti ricambiati. La giovane donna gli era amica e si fidava completamente di lui, ma un giorno avrebbe trovato una brava persona da amare, un uomo con l’animo puro quanto il suo con cui sarebbe stata felice.

Severus... sveglia! Lei è innamorata stracottissima di te! L'unico problema è la sadica fanwriter che scrive...
CITAZIONE
Portò una mano sulla nuca di Ygraine, chiedendosi se quel gesto le avrebbe dato un po’ di sollievo.
Non seppe quanto tempo trascorse, prima che i singhiozzi si placassero e le lacrime smettessero di scorrere.

Dolce!
CITAZIONE
Portò una mano sulla nuca di Ygraine, chiedendosi se quel gesto le avrebbe dato un po’ di sollievo.
Non seppe quanto tempo trascorse, prima che i singhiozzi si placassero e le lacrime smettessero di scorrere.

Ma che bello!
CITAZIONE
Poi si sedette, apprestandosi a vegliare sul sonno della giovane donna, mentre un raggio di luna crescente illuminava pallido la stanza, sfiorando i capelli biondi di Ygraine.

Bello, bello, bello! Delicato e dolcissimo!
CITAZIONE
la signorina Ainsworth era stata capace di fare quello che nessuno nel Mondo Magico aveva fatto. L’aveva notato il giorno prima, quando l’aveva vista stringere la mano di Piton. La giovane donna si fidava completamente di un uomo di cui tutti loro avrebbero dovuto fidarsi.

Già, proprio così!
CITAZIONE
Aveva evitato di osservarla durante la notte, poiché credeva che, facendolo, avrebbe mancato di rispetto alla giovane donna.

:lovelove:
CITAZIONE
ma non riusciva a sperare che il Patronus di Severus potesse mutare con il tempo.

E ivece... Sarà Rebecca a rivelarglielo?
CITAZIONE
osservando per qualche istante il volto di Ygraine illuminato dal sole e i suoi occhi nocciola sempre così fiduciosi. Solo in quel momento si rese conto di quanto fossero belli quegli occhi. Non era il colore a renderli tali, né la forma, ma la loro espressività e la luce che parevano emanare.

Sei innamorato, Severus, tutto qui.

In ogni caso quei due Auror sono degli stronzi colossali.
CITAZIONE
D’altronde non riusciva a fidarsi di quei due Auror, dopo che avevano tentato di far passare, ancora una volta, Severus come il peggiore degli uomini.

La capisco benissimo.
CITAZIONE
Severus staccò delicatamente le mani da quelle della giovane donna e, cercando di non mostrare l’incertezza per un gesto a cui non aveva mai dato inizio, l’abbracciò. Ygraine appoggiò il capo contro il suo petto, come aveva fatto le altre volte in cui aveva cercato conforto in lui.
Rimase immobile.
Ygraine non stava piangendo come le altre volte, ma aveva ricambiato l’abbraccio. Sentiva le mani pure della giovane donna sulla sua schiena e sentiva la sua fiducia nel modo in cui stava accettando il suo tentativo di confortarla, di farle, forse, dimenticare il male che le avevano fatto i due Auror.

Bello, bello, bello!!!
CITAZIONE
Gli sarebbe bastato poterle offrire la sua amicizia.
Gli sarebbe bastato vederla felice.
Gli sarebbe bastato amarla in silenzio.

Povero, dolce Severus. :lovelove: Puoi avere di più, molto di più.

Un altro capitolo bello e intenso.
 
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view post Posted on 5/8/2022, 15:56
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CITAZIONE (Ida59 @ 5/8/2022, 16:11) 
Molto bello!

Merci!
CITAZIONE
E Lily è archiviata, come questa sfida prevedeva.

E sono stata felicissima di archiviarla.
CITAZIONE
Severus... sveglia! Lei è innamorata stracottissima di te! L'unico problema è la sadica fanwriter che scrive...

La sadica fanwriter potrebbe, forse, rivelarsi meno sadica del solito (o più sadica...)
CITAZIONE
Bello, bello, bello! Delicato e dolcissimo!

Ho riscritto la scena almeno tre volte (Severus vegliava in tutte, ma mai in maniera soddisfacente), prima di arrivare alla versione definitiva
CITAZIONE
E ivece... Sarà Rebecca a rivelarglielo?

Su questo ovviamente taccio.
CITAZIONE
In ogni caso quei due Auror sono degli stronzi colossali.

Non potevo certo farli diventare improvvisamente gentili... (altrimenti la mia reputazione di sadica fanwriter ne avrebbe risentito ^_^ )
CITAZIONE
Bello, bello, bello!!!

Merci! <3
CITAZIONE
Un altro capitolo bello e intenso.

Grazie mille, Ida <3
 
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view post Posted on 8/8/2022, 08:50
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Ecco l'ultima parte del capitolo XXII. Preannuncio che il capitolo XXIII sarà diviso in due parti.

Capitolo XXII - Parte III

Mut



Gran Bretagna, 23 marzo 2002


Harry non sapeva di preciso cosa fare, mentre aspettava Piton. Pochi minuti prima l’uomo si era avvicinato alla signorina Ainsworth, mentre il ragazzo stava per entrare nella cucina dell’abitazione. La giovane donna sembrava molto provata alla fine dell’interrogatorio e, con ogni probabilità, lei e il mago stavano parlando. Sapeva per certo che Piton le aveva portato dell’acqua, dato che era entrato in cucina per procurarsene, senza quasi degnarlo di uno sguardo.
Ripensò a quello che era accaduto poco prima, al modo in cui si erano comportati Micheal ed Emily. Sapeva da quale prospettiva avessero cominciato quell’interrogatorio, ma più andavano avanti più sembrava che volessero mettere in difficoltà la signorina Ainsworth, farle ammettere qualcosa che non corrispondeva a verità, farla vacillare nella sua fiducia nei confronti di Piton.
«Cos’hai da dirmi, Potter?»
Harry riuscì a non sobbalzare. Non aveva nemmeno sentito Piton entrare, né aveva udito chiudersi la porta.
«La signorina Ainsworth… come sta?»
«Sta riposando e forse le sue corde vocali non saranno danneggiate. E di certo non grazie ai tuoi due colleghi.»
Ogni singola parola fu pronunciata con una rabbia gelida. E, come pochi istanti prima, Harry non poteva fare altro che trovarsi d’accordo con l’ira dell’altro mago. Emily e Michael avrebbero dovuto fermarsi, fare delle pause, non applicare alla lettera il regolamento, anche se Harry non era del tutto certo che esistesse quella regola che era stata usata per togliere l’acqua dal tavolo. Ma era di certo preferibile credere alla sua esistenza piuttosto che pensare che avessero fatto soffrire la signorina Ainsworth perché non si erano fidati di Piton, come se fosse stato nel suo interesse darle da bere qualcosa di nocivo.
«Mi dispiace per come hanno condotto l’interrogatorio.»
Severus annuì alle parole del ragazzo, che aveva almeno avuto il buon senso di chiedere una pausa e che era immediatamente andato a prendere il bicchiere d’acqua che gli aveva chiesto.
«Avevano almeno una buona ragione per quello che hanno fatto?»
«Prima di partire da Londra, mi avevano detto che le avrebbero dovuto porre più domande di quanto non avessero pensato ieri», rispose Harry, notando che la voce dell’uomo si era fatta quasi impersonale. «Non mi aspettavo però che fossero così ostinati. Credevo che accordassero alla signorina Ainsworth le pause che erano state chieste. So che Micheal si è documentato sulla pozione di Ruprecht von Dittmar.»
«Cos’è successo, Potter?»
Harry non si stupì nemmeno che Piton avesse capito che era accaduto qualcosa nel corso della notte. Estrasse la lettera che era sembrata pesare come un macigno durante l’intero interrogatorio.
«Avrebbero voluto dirlo alla signorina Ainsworth, ma sono riuscito a convincerli che sarebbe stato inutile, però hanno insistito per condurre un interrogatorio più serrato, in modo da confutare ogni parola di questa lettera», il ragazzo porse il foglio a Piton, chiedendosi come avrebbe reagito quando lo avesse letto. «Jane Stanton si è uccisa all’alba nella sua cella ad Azkaban e ha lasciato una lettera d’addio indirizzata alla signorina Ainsworth.»
«Come si è tolta la vita?»
Severus non aveva ancora aperto la lettera che Potter gli aveva passato, anche se temeva che potesse contenere un ultimo tremendo atto di vendetta da parte della pianista.
«Ha chiesto un bicchier d’acqua durante l’interrogatorio e…»
«A quella donna l’hanno concesso?»
La voce di Piton era tagliente e a Harry sembrò che, in quel momento stesse trattenendo a stento la rabbia, che stesse trattenendosi a stento dall’andare a cercare i suoi due colleghi. E come poteva dargli torto, quando avevano avuto più riguardo della colpevole piuttosto che della vittima?
«Sì. Emily non sembrava d’accordo con Micheal, ma…», Harry si interruppe, sistemandosi nervosamente gli occhiali. Non aveva pensato a quel particolare, ma, anche se avesse fatto notare la cosa, i due Auror avrebbero potuto rispondere che nessuno aveva esaminato con cura e approfonditamente l’acqua che Piton aveva preparato. «Il bicchiere si è rotto e, a quanto pare, la Stanton è riuscita a conservarne un frammento con cui si è tagliata le vene.»
«E nessuno ha pensato a perquisirla?»
«Gli addetti alle perquisizioni si sono giustificati dicendo che una Magonò non presentava alcun rischio.»
Severus non commentò nemmeno l’idiozia del Ministero, la stupidità dell’intero Mondo Magico, che sembrava nutrirsi unicamente di pregiudizi. Archiviati – a parole, in diversi casi – quelli contro i Nati Babbani, rimanevano, invece, ben presenti i pregiudizi nei confronti dei Magonò e, ancor più, dei Babbani. I maghi e le streghe sembravano pensare automaticamente che, se qualcuno non possedeva la magia, era, per forza di cosa o un essere innocuo o un essere inferiore.
Ne avevano dato prova anche i due Auror con Ygraine, sottovalutandola unicamente perché era una Babbana.
«Immagino le abbiano anche fornito carta e penna.»
Potter annuì soltanto, senza osare guardarlo in volto. Anche il ragazzo doveva rendersi conto della sciatteria con cui era stata portata avanti quell’indagine. Se così non fosse stato, non sarebbe nemmeno andato a chiedergli consiglio alcuni giorni prima. Osservò con attenzione il foglio che aveva in mano e notò immediatamente che era una copia. Guardò per qualche istante il ragazzo, ma questi stava evitando accuratamente il suo sguardo, il che voleva unicamente dire che nessuno sapeva che glie stava facendo leggere quella lettera.
Alla vil cortigiana [1] che è la puttana di un Mangiamorte.
So che stai recuperando la tua voce, per quanto avessi sperato il contrario. Avrei voluto saperti intenta a soffrire, come ha sofferto Tristan, come hanno sofferto mia sorella e la sua famiglia.
Invece non soffri come dovresti. Mi chiedo come tu lo abbia ringraziato per quell’antidoto (gli hai per caso anche chiesto quali ingredienti oscuri stesse utilizzando?). Non starò qui a nominare tutte le disgustose ipotesi che mi sono venute in mente, ma sono certa che non sia la prima volta che apri le gambe per lui, che permetti alle sue mani di toccarti.
Ti sei sempre comportata come una sorta di santa, quando non sei altro che la puttana di un assassino.
Ti riesco ad immaginare mentre neghi, mentre dici che Piton è una brava persona, mentre dici che ti fidi ciecamente di lui.
La verità è che ti sei lasciata ingannare e plagiare da un uomo che vive di menzogne e delitti.
Forse vorresti che in questa mia ultima lettera, ti dicessi che mi pento per quello che ho fatto, ma non posso farlo, quando so che ho agito seguendo la mia coscienza.
Non avrei voluto nuocerti a quel modo. Non per te, non per la tua ipocrisia, ma per l’arte. D’altronde, non mia hai lasciato altra scelta. Come potevo rimanere a guardare, mentre sporcavi tutto quello che Tristan aveva di sacro? Come potevo permetterti di insozzare anche l’animo innocente di Rebecca? L’ho vista mentre teneva per mano l’assassino tra le cui grinfie l’hai gettata.
Ed ora, senza più alcuna speranza di ottenere giustizia, non mi resta altro che scegliere la morte.
Chissà, forse ti autoconvincerai di sentirti in colpa anche per questo suicidio, ma come, per Tristan, ti sarai accorta della verità troppo tardi.

«Cosa ne farete?» domandò accartocciando la lettera.
«Verrà presentata al Wizengamot. Micheal crede che mostri la colpevolezza di Jane Stanton, ma ha ritenuto necessario che la signorina Ainsworth dimostrasse di non contraddirsi mai», Harry fece una pausa, raccogliendo le idee. «Ha detto che, considerando che al processo la signorina Ainsworth non sarà presente, avrebbe dovuto interrogarla con maggiore cura. Tutti hanno concordato nell’evitarle di presentarsi davanti al Wizengamot, anche se credo che lo abbiano fatto più per motivi logistici che non per rispetto nei suoi confronti.»
Severus annuì alle parole di Potter. Se avessero anche solo portato un briciolo di rispetto vero Ygraine non l’avrebbero trattata in quel modo, non l’avrebbero affaticata al punto che si era assopita contro di lui, quando l’aveva abbracciata pochi minuti prima.
Non avevano nemmeno compreso che fosse sopraffatta da quello che le era accaduto, non si erano nemmeno accorti che sarebbe potuta crollare davanti a loro, che a sorreggerla era unicamente la sua forza d’animo.
Non sembravano nemmeno aver visto la purezza dell’animo di Ygraine, che contrastava in maniera così stridente con l’oscurità che lui aveva toccato e di cui la giovane donna era a conoscenza. Eppure, nonostante tutto, lei si fidava a tal punto di lui da ricambiare il suo abbraccio, da posare il capo contro il suo petto, accettando quel tentativo di confortarla. Aveva tanta fede in lui da permettersi di assopirsi tra le sue braccia.
Sperava almeno che Ygraine stesse riposando in quel momento. Quando l’aveva adagiata sul letto si era rannicchiata e l’aveva lasciata così, dopo averle tolto le scarpe e averla coperta con un panno.
«Quando avrà inizio il processo?», domandò a Potter.
«Martedì. Ti arriverà un gufo con la convocazione.»
«Ygraine non dovrà mai sapere nulla di questa lettera, Potter», affermò, continuando a stringere con forza quel foglio. Se avesse potuto avrebbe distrutto anche l’originale, scritto da quella Magonò priva di qualsiasi forma di pietà. «Del suicidio della Stanton le parlerò io, ma se tu o uno degli Auror, oserà dirle qualcosa di questa lettera…»
«Non le dirò nulla. Te lo prometto», disse il ragazzo con voce solenne.
Piton lo osservò per qualche istante, prima di annuire e di distruggere la copia della lettera che gli aveva fatto leggere. Era certo che l’uomo avesse capito da solo che, in teoria, lui non avrebbe dovuto saper nulla di quel foglio fino al giorno del processo. Almeno non aveva fatto alcun commento sul modo avventato in cui aveva agito. D’altronde, Harry credeva che Piton dovesse essere messo a conoscenza di quello che era accaduto e che l’altro fosse mago la persona migliore per capire cosa dire di preciso alla signorina Ainsworth.
La donna si fidava di Piton e lo aveva ribadito durante la sua deposizione ed Harry credeva che fosse una delle poche persone al mondo ad aver stretto un rapporto così profondo con il mago. E così aveva fatto Rebecca. Ripensò a quello che aveva visto nei ricordi che Piton gli aveva dato, al rapporto tra il mago e sua madre, ma dubitava che mamma avesse provato la stessa completa fiducia di Ygraine Ainsworth.
E quel pensiero lo portò con l’altro motivo per cui voleva parlare con l’uomo.
Il ragazzo deglutì a vuoto, mentre si chiedeva se fosse veramente il caso di fare quello che si era ripromesso quella mattina. Forse non era il momento adatto, si disse, ma nella sua mente rimbombavano le parole pronunciate da Emily poche ore prima. Fece appello a tutto il suo coraggio, dicendosi che non avrebbe avuto un’altra occasione.
«Vorrei parlare anche di qualcos’altro.»
Severus notò che il ragazzo si era fatto improvvisamente nervoso e incerto, ben diverso da com’era stato poco prima e da come si era comportato nel corso dell’intero pomeriggio. Non sembrava nemmeno decidersi a parlare, preferendo rimanere immobile, lo sguardo fisso davanti a sé.
«Parla, Potter.»
«Io… avrei dovuto farlo prima», Harry deglutì a vuoto, prima di proseguire, dicendosi che il peggio che avrebbe potuto fare Piton era gettarlo fuori di casa. «Sarei dovuto venire in ospedale, ma non sapevo se… vorrei ringraziarti per tutto quello che hai fatto durante la guerra.»
Piton non disse nulla.
Forse era un buon segno, si disse Harry. Forse era il suo modo per accettare il suo ringraziamento. Almeno non aveva reagito come aveva temuto in tutti quegli anni in cui non aveva nemmeno avuto il coraggio di bussare alla sua porta.
«E per cosa mi ringrazi di preciso, Potter?»
«Per tutto. So che hai rischiato la vita, che mi hai salvato la vita in più di un’occasione. Io…»
«Stai dicendo tutte queste belle parole per parlare dei ricordi?»
Harry sapeva che avrebbe risposto in maniera affermativa soltanto alcuni mesi prima, ma, in quel momento, si rendeva conto che non era per quello che voleva parlare con Piton. Il suo unico scopo era unicamente quello di ringraziarlo, anche se temeva di averlo fatto in maniera totalmente inadeguata.
Mentre ripensava ai ricordi che Piton gli aveva affidato, notò che non avrebbe nemmeno saputo cosa dire di preciso. Non gli sembrava il caso di parlare di sua madre, soprattutto non dopo che aveva visto il nuovo Patronus dell’uomo e non voleva di certo parlare di Silente.
«No. Voglio unicamente ringraziarti e chiederti perdono per averti giudicato male per tutti gli anni in cui sono stato un tuo studente.»
«Non potevi far diversamente, Potter.»
Severus osservò per qualche istante il ragazzo, con quegli occhi verdi in cui, per anni, aveva cercato l’odio. Gli aveva mostrato il lato peggiore di sé e in cambio aveva ricevuto quello che aveva desiderato allora. D’altronde, all’epoca, in cui si stava ancora appigliando al ricordo di una Lily perfetta, Harry rappresentava tutto ciò che avrebbe potuto avere e non aveva avuto.
«Avrei potuto capire, riflettere meglio…»
«Questo lo avresti potuto fare anche quando hai detto a Rebecca che sono un eroe.»
«Le ho detto soltanto la verità», ribatté Harry con veemenza.
Si sentiva stranamente a suo agio con Piton, nonostante la conversazione che stavano avendo, nonostante il tono, a volte freddo, che stava usando l’uomo. Si chiese se quello con cui stesse parlando fosse il vero Piton, quello che a scuola non aveva mai visto e se fosse di quell’uomo che aveva parlato la signorina Ainsworth agli Auror.
«Hai uno strano concetto di verità, Potter», la voce dell’uomo era brusca, quasi volesse mettere fine al discorso.
Harry avrebbe voluto ribattere, ma non sapeva con che parole spiegare a Piton perché lo considerava un eroe. O, forse, più semplicemente non ne ebbe il tempo, considerando che l’uomo era uscito dalla stanza. Lo seguì, trovandolo davanti alla credenza, intento a frugare in un cassetto, fino a quando non trovò quello che stava cercando, in mezzo a dei fogli di carta palesemente Babbana. Senza dire una parola gli mise in mano quella che riconobbe essere la foto di sua madre che gli aveva visto prendere a Grimmauld Place.
«Grazie.»
Avrebbe potuto dire molto di più, chiedergli perché gli stava dando quella foto proprio in quel momento, ma non lo fece. Gli venne unicamente in mente il Patronus che gli era arrivato il giorno prima, il cigno che aveva sostituito la cerva. Ripensò al modo in cui Piton aveva confortato la signorina Ainsworth il pomeriggio precedente e a come avesse condotto la conversazione con gli Auror per ottenere di restare in quella stanza.
Ripensò ai ricordi che aveva visto e a sua madre e si chiese se fosse stata veramente una buona amica per l’uomo. Poi sentì nuovamente le parole pronunciate dalla signorina Ainsworth quel giorno, quelle parole così colme di fiducia, e sperò che Piton potesse avere una speranza quella volta.
«Potter, hai chiesto dell’organetto?»
Severus sapeva che, forse, il ragazzo avrebbe voluto dirgli altro, porgli delle domande o insistere su quella sua sciocca idea di vederlo come un eroe, ma non credeva che avessero altro da dirsi sull’argomento. Non era nemmeno stupito che Harry avesse voluto parlare della guerra, anche se aveva immaginato che lo facesse in maniera diversa, che volesse unicamente conoscere nuovi particolari su Lily.
Invece, il ragazzo lo aveva sorpreso. D’altronde, aveva già notato che era maturato e che aveva perso l’impulsività che lo aveva fatto agire senza riflettere in più di un’occasione. Fosse stato il ragazzo di un tempo, avrebbe agito impulsivamente o avrebbe cercato ad ogni costo di conoscere ogni singolo particolare del suo passato.
«Taylor ha detto di non saperne nulla. La Stanton ha sorriso, ma non ha pronunciato una sola parola.»
«Taylor era al Ministero il dodici di questo mese?»
«Sì, non si è mai assentato dall’undici in poi, se non ieri. Quindi era la Stanton a seguirvi?»
«Nessuno dei due.»
Harry rabbrividì. Le parole di Piton implicavano che ci fosse un’altra persona ancora in libertà, un’altra persona che avrebbe potuto ancora nuocere alla signorina Ainsworth.
«Devo parlarne con Micheal.»
«A che pro, Potter? Non esiste una sola prova che ci sia un suonatore d’organetto che s’aggira per Londra seguendo per lo più Ygraine. Otterresti unicamente che qualcuno possa mettere in dubbio la deposizione di oggi o che possano arrivare a dire che è una Babbana dotata di troppa immaginazione.»
«Ma l’hai visto anche tu e…»
«Credi davvero che faccia differenza? Immagino tu sappia perché hanno posto quelle domande a Ygraine, oggi. La lettera della Stanton è facilmente smontabile e non sarebbe nemmeno rilevante per il Wizengamot sapere se quello che viene detto in quella lettera sia vero o meno. Si tratta unicamente di capire se prestare fede alla parola di una Babbana e a quella di un Mangiamorte.»
«Ma non lo sei più», ribatté debolmente il ragazzo. Sapeva perfettamente che Piton aveva ragione, che molti non credevano nemmeno che fosse stato assolto giustamente.
«Non hai sentito la Thomson, Harry? Non serve nemmeno che ti indigni. Si tratta semplicemente della realtà dei fatti», Severus osservò il volto del ragazzo, che gli parve improvvisamente abbattuto. Forse era stato brutale, ma gli aveva detto unicamente la verità. «D’altronde, non ritengo che sia una buona idea coinvolgere gli Auror. Credo di aver capito chi sia il suonatore di organetto. Sono quasi del tutto certo che il suo ruolo, in tutto questo sia stato unicamente di spiarci.»
«Ma adesso potrebbe agire diversamente?»
«Non lo so. Per questo è necessario che io parli con lui e per farlo ho bisogno che tu scriva una lettera. Sono certo che il destinatario ti risponderà con gioia.»
Harry sapeva cosa sottintendevano le parole di Piton e la cosa non gli piaceva per la consapevolezza che per il Mondo Magico sarebbe sempre stato lui l’eroe e l’uomo che aveva davanti non avrebbe mai ottenuto alcun riconoscimento.
«A chi dovrei scrivere?»
La voce di Harry si perse in un sussurro nella stanza, mentre il sole illuminava i mobili e la sua luce entrava anche nella camera del primo piano.
Ygraine si svegliò sentendo dei rumori ovattati provenire dal piano di sotto e per qualche istante si sentì totalmente disorientata. Sbatté gli occhi più volte e si mise a sedere. Sfiorò con una mano la coperta che la copriva, sorridendo appena. Sapeva con certezza che era stato Severus a compiere quel gesto gentile. Sul comodino si trovava un bicchier d’acqua che bevve lentamente, mentre ricordava il modo confortante con cui Severus l’aveva abbracciata, dopo averle dato di nuovo l’antidoto.
Si era sentita al sicuro, allora, e le era sembrato – e le sembrava tuttora – che quell’abbraccio cancellasse qualsiasi parola pronunciata dai due Auror. Si appoggiò alla testiera del letto, pochi minuti prima di sentire la porta d’ingresso chiudersi e i passi di Severus salire le scale. Rimase immobile, attendendo che il mago entrasse nella stanza.
«Hai riposato?»
Ygraine annuì, sorridendogli. Severus aveva pronunciato quelle parole con voce calma che ad altre persone sarebbe potuta apparire fredda, ma che a lei pareva unicamente rassicurante.
«Se non vorrai tornare dai tuoi genitori, stasera, andrò a parlare con loro e Rebecca.»
Severus si sedette sul bordo del letto, come aveva fatto la notte precedente, quando Ygraine era stata destata dal secondo incubo, da quell’incubo in cui aveva creduto di vederlo morire. Sembrava aver perso la tranquillità di quella mattina e l’uomo sapeva che, per quello, doveva unicamente ringraziare quei due maledetti Auror.
E la defunta Jane Stanton.
Sapeva perfettamente cosa avesse tentato di fare con quella lettera: degradare Ygraine, farla passare per una Babbana così sciocca da diventare l’amante di un mostro. Almeno gli Auror avevano avuto il buon senso di dare retta a Potter e di non mostrarle la lettera, perché era certo che, di tutto quello che c’era scritto, le ultime parole l’avrebbero ferita maggiormente.
«Credo che sia meglio tornare nel Kent, per quanto preferirei restare qui», mormorò la giovane donna. «So che ti ho già chiesto molto, Severus, ma, unicamente se lo desideri, ti fermeresti a dormire a casa dei miei genitori questa notte?»
Ygraine appariva smarrita, com’era stata quando gli Auror avevano tentato di allontanarlo dalla stanza. Sembrava incredibilmente fragile in quel momento, nonostante la forza d’animo che aveva mostrato in ogni singolo momento di quel crudele interrogatorio.
«Sì, certo.»
La giovane donna gli sorrise, gli occhi nocciola, per quanto stanchi, colmi di fiducia. Severus l’aiutò ad alzarsi in piedi, anche se forse non ce n’era bisogno, ma voleva darle conforto, per quanto gli fosse possibile. Avrebbe voluto anche levarle dalle spalle il peso di quello che era accaduto nel pomeriggio e la spossatezza che, nonostante il breve sonno di quel pomeriggio, sembrava ancora segnarla. Avrebbe voluto caricare su di sé il ricordo del dolore atroce che aveva provato il giorno prima e che avrebbe tormentato ancora a lungo i suoi incubi.
Ma erano desideri impossibili da realizzare.
Non gli rimaneva altro da fare che offrirle il suo conforto e la sua vicinanza, mentre l’amava discretamente.
Avrebbe dovuto comunicarle la notizia del suicidio della Stanton, ma non se la sentiva di farlo in quel momento, quando ancora doveva del tutto riprendersi da quanto era accaduto nelle ultime ventiquattr’ore.
«Useremo il modo magico di viaggiare?»
«Con i mezzi pubblici impiegheremo più tempo, ma se preferisci prenderemo il treno fino a Londra e di lì fino a Canterbury.»
«Preferisco arrivare quanto prima dai miei genitori e da Rebecca.»
Non aggiunse che si fidava completamente di lui, che era l’unico mago a cui si sarebbe affidata per viaggiare utilizzando la Smaterializzazione. L’uomo annuì soltanto, prima di muoversi verso l’armadio. Ygraine si avvicinò alla finestra e scostò appena la tenda. Fuori il sole splendeva vivace illuminando le case, per lo più abbandonate a loro stesse, e la via piena di crepe. Un’altra persona avrebbe trovato incredibilmente squallida la via dove viveva Severus, a lei sembrava unicamente triste che quell’uomo così silenziosamente coraggioso, che tanto aveva dato al Mondo Magico vivesse in quella cittadina, che, un tempo, doveva essere stata vivace, ma che, in quel momento, sembrava simile ad un vecchio scheletro vacillante.
Alle sue spalle Severus si muoveva per la stanza, mentre il sole si posava su quell’angolo d’Inghilterra.
E il sole illuminava un piccolo caffè Babbano, posto in una via appartata di Londra. Harry vi si era rifugiato poco dopo essersi fermato a prendere l’occorrente per scrivere la lettera di cui aveva parlato con Piton.
L’uomo doveva aver riflettuto a lungo sulla questione, considerando che aveva elaborato ogni minimo particolare di un piano che, però, avrebbe potuto mettere a rischio la sua vita. Harry, si disse, che avrebbe dovuto insistere per avere un ruolo più attivo, anche a costo di essere rimproverato aspramente da Piton.
Aveva compreso per quale motivo l’altro mago avesse deciso di agire in quel modo, ma non riusciva a non pensare a tutto quello che sarebbe potuto andare storto. Se avesse avuto più coraggio, avrebbe detto a Piton che si stava comportando proprio come l’eroe che diceva di non essere, ma non voleva mettere a repentaglio il rapporto che gli sembrava di stare instaurando con l’uomo.
Si concesse per un attimo di fantasticare, chiedendosi come sarebbero state le cose tra loro se lui avesse accettato che il Cappello Parlante lo mettesse in Serpeverde, se avere Piton come Capocasa lo avrebbe portato a compiere scelte diverse.
Iniziare a fare ipotesi su cosa sarebbe stato se avesse preso scelte diverse non l’avrebbe portato da nessuna parte. La realtà era stata ben diversa e doveva dirsi lieto di essere almeno riuscito a ringraziare Piton e che Piton non lo avesse cacciato in malo modo, ma lo fosse stato ad ascoltare. Gli aveva anche affidato una parte importante del suo progetto per stanare il suonatore di organetto, anche se Harry sperava che l’uomo si sbagliasse, per quanto questo volesse dire riprendere l’intera indagine dall’inizio, senza poter sperare nell’aiuto dei mezzi del Ministero.
Il ragazzo prese in mano la penna e iniziò a scrivere le prime righe, mentre il sole entrava luminoso dalla finestra del caffè.
E il sole illuminava anche il sentiero che portava alla casa degli Hancock, quando Severus vi si Materializzò, tenendo stretta a sé Ygraine. La giovane donna, quella volta, non barcollò, ma rimase immobile per qualche lungo istante, prima di staccarsi da lui, come aveva fatto il pomeriggio precedente, quando erano attivati a Spinner’s End, ma, in quel momento, ne era certo, Ygraine doveva provare troppo dolore per rendersi veramente conto di quello che stava facendo.
Camminarono in silenzio, fino al paese, fianco a fianco. Incontrarono una o due persone che salutarono con calore Ygraine che ricambiò con un sorriso gentile. Raggiunsero in poco tempo la casa degli Ainsworth, con le sue rose pronte a fiorire di lì a poco e il giardino curato.
Non fecero nemmeno in tempo ad avvicinarsi che la porta d’ingresso s’aprì e ne schizzò fuori Rebecca che corse ad abbracciare la zia. Dietro di lei, a passo più lento, veniva Alfred Ainsworth che stava osservando la figlia con una certa preoccupazione. Severus si chiese se si fosse accorto della stanchezza di Ygraine o se avesse iniziato, a un certo punto, a mettere in dubbio le parole che aveva suggerito a Potter.
«Rebecca, perché non accompagni in casa la zia e il signor Piton?»
La bambina annuì con un sorriso sulle labbra e precedette la zia e Severus in salotto. Il nonno si rifugiò nel suo studio e lei era riuscita a sedersi tra i due adulti. Si sentiva veramente tranquilla, ancor più dopo di quando la zia le aveva telefonato quella mattina.
«Come stai, zia?»
«Meglio, Rebecca», la bambina notò che la voce della zia sembrava più debole del normale. «Severus mi ha dato una pozione che mi ha fatto stare bene.»
Rebecca si voltò verso l’uomo e gli sorrise. Sapeva che lui avrebbe aiutato la zia, così come aveva aiutato anche lei quando Gawain l’aveva picchiata. Si chiese cosa sarebbe accaduto se avesse iniziato a chiamare Severus papà, ma forse non era ancora il momento.
«Sono felice che tu stia meglio, zia», la bambina si voltò verso la giovane donna, osservandola con attenzione. «Però sembri stanca.»
«Forse è meglio se vai a riposare, Ygraine.»
La giovane donna sentì gli occhi di Severus su di lei e quelli preoccupati di Rebecca. Si sentiva spossata, per quanto la gola non le dolesse più. Eppure, era come se avesse cantato Don Carlo cinque volte senza fare una pausa, nella versione francese in cinque atti, che era ben più lunga e onerosa per il soprano di quella in quattro. Si rendeva conto che quel senso di fatica non era dovuto unicamente agli effetti della pozione che era stata costretta a bere, ma anche allo stress a cui l’avevano sottoposta i due Auror, con le loro domande e le loro insinuazioni.
«Rimarrai tu con Rebecca?»
L’uomo annuì soltanto, osservando con attenzione Ygraine alzarsi in piedi e incamminarsi verso le scale, pronto a intervenire se l’avesse vista anche solo esitare su un passo, ma si muoveva decisa, per quanto più lentamente del solito. Appariva unicamente stanca e sperava che riuscisse a riposare tranquillamente, senza che alcun incubo la tormentasse.
«Cos’è successo alla zia? Ieri mi hai detto che è stata Jane.»
«Jane e l’Auror Taylor hanno fatto bere a tua zia una pozione che le ha fatto male alla gola.»
«Ma tu l’hai curata», la voce di Rebecca era colma di riconoscenza e di affetto. Aveva pronunciata quella frase come se fosse assolutamente logico che lui avesse una soluzione e avrebbe voluto che fosse così, ma non aveva alcuna reale soluzione alla sventurata ipotesi in ci Ygraine non potesse più cantare.
«Le ho dato l’antidoto, ma occorre tempo prima che finisca di fare effetto», le disse, evitando di nominare i due Auror e la loro idiozia.
Non credeva nemmeno che fossero stati volutamente crudeli, ma erano così colmi di pregiudizi e preconcetti da non aver compreso che stavano danneggiando moralmente e fisicamente qualcuno che avrebbe dovuto unicamente proteggere.
«Ma starà meglio?»
«Sì, Rebecca. Deve solo riposare e stare tranquilla.»
«Perché Jane ha fatto del male alla zia?»
Severus avrebbe voluto che la bambina fosse meno attenta, che si concentrasse unicamente sulla prospettiva che la zia sarebbe stata bene, piuttosto che sulle motivazioni della Stanton. Sapeva di non poter evitare di risponderle, ma non voleva far cenno a Tristan o alle motivazioni profonde.
«La signorina Stanton e l’Auror Taylor hanno fatto del male a tua zia perché volevano vendicare la morte di una persona a loro cara.»
«Ma la zia non ha mai fatto del male a nessuno», disse la bambina con voce incredula, cercando di capire il modo in cui ragionavano gli adulti.
«Lo so, Rebecca. Ti ho detto una volta che ho commesso un errore terribile, che ho compiuto atti orribili», la bambina annuì seria alle sue parole. «La Stanton e Taylor pensavano che io avessi ucciso quella persona e hanno voluto fare del male a Ygraine perché non ha…»
«Hanno fatto del male alla zia perché ti vuole bene?» lo interruppe Rebecca, che stava cercando di capire perché qualcuno volesse fare qualcosa del genere, perché qualcuno trovasse brutto che la zia voleva bene a Severus. «Ma non ha senso…»
«Rebecca, devi capire che io ho fatto del male a molte persone in passato. Ho seguito un mago cattivo e ho compiuto delle azioni terribili. Ho ucciso delle persone», Severus si interruppe, osservando il volto di Rebecca che lo stava guardando con espressione seria. Non avrebbe mai voluto affrontare quella conversazione, ma doveva la verità alla bambina, soprattutto dopo quello che era accaduto a Ygraine. «Quando mi sono accorto del male che stavo facendo, ho tentato di rimediare.»
«Come?»
Rebecca era incredibilmente simile alla zia, notò Severus. Come Ygraine, non poneva mai la domanda che lui si aspettava, né pareva saperlo giudicare duramente. La bambina lo stava osservando, ma nei suoi occhi non c’era odio, né delusione perché aveva scoperto che l’uomo che le stava parlando aveva commesso degli atti orrendi.
C’era unicamente il suo affetto infantile.
«Sono stato una spia per poter sconfiggere il mago cattivo.»
«Ed è stato sconfitto?»
L’uomo annuì soltanto. La bambina gli mise una mano sulla sua in un gesto affettuoso, in un gesto in qualche modo assolutorio come quelli che tante volte aveva compiuto Ygraine.
«Allora aveva ragione Harry: sei un eroe.»
La bambina era stata certa di quel fatto, anche quando Severus le aveva detto nuovamente di aver compiuto degli errori orribili in passato. Alla zia non sarebbe mai piaciuto un uomo cattivo e un uomo cattivo non l’avrebbe mai salvata da Gawain, né avrebbe salvato zia Ygraine.
«Non lo sono, Rebecca. Ho solo tentato di rimediare alle cose cattive che avevo fatto.»
«Ma hai anche aiutato a sconfiggere il mago cattivo. E poi mi hai impedito di vedere quelle due persone morte al museo. E mi hai portata via da Gawain e hai salvato la zia.»
La bambina gli sorrise, dicendosi che era fortunata ad aver incontrato Severus, che era, di certo, migliore di Gawain.
«Non molti nel nostro mondo la pensano come te. Ho fatto del male a troppe persone perché lo possano fare.»
Severus era certo di non aver dovuto sostenere una conversazione così difficile da quel giorno di febbraio in cui aveva rivelato ogni sua singola colpa a Ygraine, quando aveva creduto che lei lo allontanasse per sempre, quando aveva incontrato unicamente una fiducia profonda e il perdono che stava inseguendo da anni.
«La zia sa di queste cose cattive e di quello che hai fatto per chiedere scusa?»
«Sì, Ygraine sa tutto.»
«Allora, molte persone del nostro mondo non sono veramente intelligenti», disse la bambina, lapidaria
Severus non si stupì nemmeno quando Rebecca lo abbracciò e ricambiò senza esitare quell’abbraccio. Gli stava diventando quasi naturale rispondere ai gesti d’affetto della bambina, a dimostrare il suo stesso affetto in quel modo.
Si stava abituando a ricambiare l’affetto di Rebecca, a dimostrarle, per quanto potesse, di considerarla come una figlia.

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[1] L’inizio della lettera di Jane è una citazione dell’Otello di Verdi

 
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view post Posted on 8/8/2022, 15:14
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I ♥ Severus


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CITAZIONE
Ripensò ai ricordi che aveva visto e a sua madre e si chiese se fosse stata veramente una buona amica per l’uomo. Poi sentì nuovamente le parole pronunciate dalla signorina Ainsworth quel giorno, quelle parole così colme di fiducia, e sperò che Piton potesse avere una speranza quella volta.

Anche Harry, a quanto pare, sta capendo.
CITAZIONE
Credo di aver capito chi sia il suonatore di organetto. Sono quasi del tutto certo che il suo ruolo, in tutto questo sia stato unicamente di spiarci

Io, invece, non ho capito proprio nulla.
CITAZIONE
Harry sapeva cosa sottintendevano le parole di Piton e la cosa non gli piaceva per la consapevolezza che per il Mondo Magico sarebbe sempre stato lui l’eroe e l’uomo che aveva davanti non avrebbe mai ottenuto alcun riconoscimento

Bleah! :furia:
CITAZIONE
Non gli rimaneva altro da fare che offrirle il suo conforto e la sua vicinanza, mentre l’amava discretamente.

:lovelove:
CITAZIONE
Fuori il sole splendeva vivace illuminando le case, per lo più abbandonate a loro stesse, e la via piena di crepe. Un’altra persona avrebbe trovato incredibilmente squallida la via dove viveva Severus, a lei sembrava unicamente triste che quell’uomo così silenziosamente coraggioso, che tanto aveva dato al Mondo Magico vivesse in quella cittadina, che, un tempo, doveva essere stata vivace, ma che, in quel momento, sembrava simile ad un vecchio scheletro vacillante

Tenerissma Ygarine!
CITAZIONE
Si chiese cosa sarebbe accaduto se avesse iniziato a chiamare Severus papà, ma forse non era ancora il momento.

!!!!!
CITAZIONE
«Hanno fatto del male alla zia perché ti vuole bene?» lo interruppe Rebecca, che stava cercando di capire perché qualcuno volesse fare qualcosa del genere, perché qualcuno trovasse brutto che la zia voleva bene a Severus. «Ma non ha senso…»

Adorabile Rebecca!
CITAZIONE
L’uomo annuì soltanto. La bambina gli mise una mano sulla sua in un gesto affettuoso, in un gesto in qualche modo assolutorio come quelli che tante volte aveva compiuto Ygraine.
«Allora aveva ragione Harry: sei un eroe.»

Nodo alla gola!
CITAZIONE
«Allora, molte persone del nostro mondo non sono veramente intelligenti», disse la bambina, lapidaria

Waaaaooooo! Appalusi a scena aperta!
CITAZIONE
Si stava abituando a ricambiare l’affetto di Rebecca, a dimostrarle, per quanto potesse, di considerarla come una figlia.

Bello, bello, bello! :lovelove:
 
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view post Posted on 8/8/2022, 15:25
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CITAZIONE (Ida59 @ 8/8/2022, 16:14) 
Anche Harry, a quanto pare, sta capendo.

Esatto.
CITAZIONE
Io, invece, non ho capito proprio nulla.

Questo è assolutamente voluto... gli indizi ci sono, ma sono molto, ma molto sommersi. Spero che quando svelerò chi è il fantomatico suonatore (nel capitolo XXIV), funzioni.
CITAZIONE
Adorabile Rebecca!

Mi piace sempre tanto scrivere di Rebecca.
CITAZIONE
Bello, bello, bello!

Grazie mille! <3
 
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view post Posted on 11/8/2022, 14:52
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Capitolo XXIII - Parte I

Die Nebensonnen




Drei Sonnen sah ich am Himmel steh'n,
hab' lang und fest sie angeseh'n;
und sie auch standen da so stier,
als wollten sie nicht weg von mir.
(Tre astri ho visto in cielo,
intensamente li ho osservati;
eran così immobili,
pareva non volessero allontanarsi da me.)



Gran Bretagna, 24-26 marzo 2002


Mary Ainsworth osservava preoccupata la figlia, mentre sedevano al tavolo della cucina per la colazione. Ygraine si era seduta accanto al signor Piton, quasi stesse cercando conforto in lui e la donna era certa che gli avesse chiesto di dormire a casa loro quella sera unicamente per quello, per avere accano a sé qualcuno di cui si fidasse completamente e Mary era certa che Ygraine riponesse la massima fiducia nel mago.
Il giorno prima aveva parlato con la figlia, facendo in modo di non affaticarne la voce, come le aveva suggerito il signor Piton, e aveva scoperto una realtà ben più inquietante di quella che aveva comunicato loro il ragazzo che aveva accompagnato Rebecca.
Almeno Ygraine poteva ancora parlare, considerando che Jane Stanton aveva deciso di farle assumere una sostanza che l’aveva resa afona per diverso tempo. La figlia le aveva detto che soltanto una pozione distillata dal signor Piton era riuscita a salvare la sua voce, per quanto non sapesse se sarebbe stata in grado di cantare ancora.
Il pensiero che una persona, che era stata ospite in casa loro, avesse potuto fare del male a Ygraine perché la credeva responsabile del suicidio di Tristan era agghiacciante e Mary temeva quello che sarebbe accaduto se il mago non avesse saputo cosa fare o quel che poteva ancora capitare se il giorno successivo Ygraine avrebbe scoperto di dover interrompere improvvisamente la sua carriera.
Il silenzio che circondava il tavolo fu rotto unicamente da qualche parola scambiata tra Rebecca e Alfred.
«Vuoi che ti aiuti a sparecchiare, mamma?»
Ygraine sorrise a Rebecca e a Severus, mentre uscivano dalla cucina. Aveva capito che la madre voleva parlare con lei da sola ed era certa che a Severus e alla nipote potesse far bene trascorrere del tempo insieme. Sapeva – glielo aveva detto la bambina – che il mago le aveva spiegato parte del suo passato e la giovane donna aveva quasi pianto quando Rebecca le aveva rivelato che ammirava molto Severus perché non le aveva mai mentito e perché era molto coraggioso.
«Sono preoccupata per te e lo è anche tuo padre. Ieri sera ti ha chiamata mio piccolo usignolo, come faceva quand’eri piccola, come ha fatto quando è morto Tristan.»
«Non hai motivo per essere in pena per me, mamma», la rassicurò la giovane donna. «Il peggio è passato.»
«Lo sarà soltanto dopo le visite di domani.»
«Mamma, so che potrei dover interrompere la mia carriera. Te l’ho già detto ieri.»
«L’hai detto, è vero, ma, Ygraine, sei anche pronta a questa eventualità?»
Mary fissò la figlia, chiedendosi se avesse fatto bene ad affrontare quel particolare problema, se non fosse stato meglio tacere e attendere quel che sarebbe stato detto il giorno dopo.
«Ne ho parlato con Severus, quando mi ha detto di non sapere se mi sarebbe stato possibile riprendere a cantare. Ho preso in considerazione quel che potrei fare della mia vita se dovessi abbandonare le scene.»
La donna osservò con attenzione Ygraine, ringraziando mentalmente l’uomo per essersi preso cura della figlia il giorno in cui Jane aveva compiuto quell’atto orrendo.
«Sono certa che qualsiasi cosa vorrai fare, la saprai compiere nel migliore dei modi.»
Ygraine sorrise alla mamma, mentre le passava le tazze che avevano usato a colazione. Era felice che i suoi genitori fossero stati così comprensivi, ma soprattutto che avessero accettato immediatamente di ospitare Severus la sera precedente.
Quando finirono di sistemare la cucina, si recò in salotto, dove trovò Rebecca e Severus chini sul libro che l’uomo aveva procurato alla bambina tempo prima, quando ancora lei credeva stupidamente che Gawain potesse accettare che sua figlia era una strega. Senza dire una parola, andò a sedersi accanto a loro e come, in altre occasioni, le parve quasi di essere parte di una piccola famiglia, di assaporare quello che avrebbe potuto essere, se il cuore di Severus non fosse appartenuto ad un’altra.
Rimase ad ascoltare in silenzio l’uomo spiegare alcuni particolari alla bambina, cullandosi in quel momento di pace e tranquillità.
Tutta la giornata sembrò passare in quel modo e la casa degli Ainsworth era ancora immersa nella calma più assoluta nel momento in cui, nel tardo pomeriggio, quando già il sole stava per tramontare, il mago non si congedò da loro.
Severus si allontanò rapidamente dall’abitazione, finché non fu abbastanza lontano dal villaggio per Smaterializzarsi. Quando si ritrovò nella casa di Spinner’s End, avrebbe quasi voluto tornare indietro e rivedere il volto tranquillo di Ygraine, ma non aveva voluto imporre oltre la sua presenza ai genitori della giovane donna che erano sempre gentili e ospitali nei suoi confronti, forse perché non aveva idea che l’uomo che aveva accettato così di buon grado in casa era stato un mostro, che aveva partecipato all’uccisione di una famiglia che viveva a dieci minuti di cammino.
Era stata quella una giornata stranamente calma, ben diversa dalla precedente, funestata dalle domande prive di buon senso dei due Auror. Sapeva che la giovane donna aveva rivelato ai genitori una verità addolcita di quello che era avvenuto il giorno prima. Non aveva fatto cenno agli Auror, né al fatto che Jane Stanton aveva deciso di colpirla non tanto per la morte di Tristan, ma perché Ygraine aveva scelto di essergli amica.
La giovane donna aveva spiegato che la pianista l’aveva obbligata a bere una pozione, ma era stata vaga su come avesse fatto. Era, con ogni probabilità, la narrazione migliore per i genitori di Ygraine. Rivelare loro ogni particolare, avrebbe significato dover metterli al corrente del suo maledetto passato e non era certo che i signori Ainsworth possedessero lo stesso animo pronto al perdono di Ygraine. Probabilmente lo avrebbero cacciato da casa loro. Era chiaro che amavano la figlia e la nipote e che non avrebbero compreso perché entrambe riuscissero a stargli vicine dopo aver saputo che razza di uomo fosse stato.
Si sedette su una delle poltrone, ma non riuscì ad evitarsi di pensare al giorno successivo. Temeva che la giovane donna non potesse più cantare, che non potesse più dar vita, in maniera così intensa, ai personaggi a cui presta il suo dolce canto. La voce non aveva ancora ripreso il suo tono abituale e, in un’occasione, quel giorno, le si era quasi spezzata. Avrebbe voluto dirsi certo che tutto sarebbe andato nel migliore dei modi, ma non riusciva a non pensare a quel giorno in cui la musica di morte dell’organetto aveva sovrastato la voce pura di Ygraine.
Si prese il capo tra le mani, cercando di scacciare quello che qualcuno avrebbe potuto definire un presagio funesto.
Si alzò in piedi e iniziò a far scorrere lo sguardo sui libri che aveva collezionato da quando era diventato insegnante di pozioni. Era stato l’unico piacere che si era concesso, gli unici amici che avesse mai avuto. Anche in quei tre anni, in cui era rimasto immobile a guardare il suo passato, aveva trovato una sorta di rifugio in quei volumi, per quanto incapace di scalfire il ghiaccio che aveva avvolto il suo animo.
Ne estrasse uno, un vecchio volume scritto da un pozionista di Granada sul finire del XIV secolo. Era stato uno dei primi volumi che aveva comprato con i suoi magri risparmi. Fece per tornare a sedersi, ma fu disturbato dal becchettare di un gufo sui vetri. Quando prese in mano la lettera, si attese di trovare la convocazione del Wizengamot per il processo a Taylor. Invece, la missiva proveniva dal centro di ricerche a cui aveva scritto giorni prima.
La aprì e lesse ogni parola. Si dicevano onorati di aver ricevuto una missiva da un pozionista così esperto, che aveva trovato l’antidoto alla pozione di Ruprecht von Dittmar – un’informazione che in teoria non avrebbero dovuto conoscere, considerando che aveva pubblicato la scoperta sotto pseudonimo – e che ne aveva migliorate altre. Erano, quindi, più che lieti di averlo come membro del loro centro di ricerca. La lettera era incredibilmente accomodante. Avrebbe potuto lavorare dove voleva, se non quando fosse stato necessario andare in sede per confrontarsi con gli altri pozionisti.
Si sedette e stillò una risposta che avrebbe inviato la mattina dopo, prima di incontrare Ygraine a Londra, come si erano accordati poche ore prima. Scrisse poi un’altra lettera in cui diede le sue dimissioni dal piccolo centro di ricerca per cui aveva lavorato fino a quel momento. Quando la concluse, si rese conto che aveva scelto la soluzione lavorativa peggiore quando si era scoperto vivo, perché non avrebbe dovuto veramente immergersi nel presente, considerando le poche ricerche effettuate, tutte volte al miglioramento di pozioni esistenti e mai all’invenzione di nuovi composti.
Lasciò le lettere sul tavolo, poi tornò ad afferrare il libro che aveva preso, pochi minuti prima, dalla biblioteca. Era una versione a stampa piuttosto antica, recuperata, fortuitamente, in un mercatino Babbano, dov’era finita chissà come. Fortunatamente il pozionista, che aveva operato alla corte dei sultani di Granada, aveva deciso di scrivere il suo testo in latino e non in arabo, allo scopo di diffonderlo tra gli altri grandi pozionisti del tempo, concentrati per lo più nel Regno di Francia e in alcuni comuni italiani. D’altronde, era stato per leggere quel particolare volume che Severus aveva imparato il latino, che non veniva insegnato a Hogwarts, il che era un’assurdità considerando che molti degli incantesimi avevano nomi di origine latina e che un gran numero testi medievali e rinascimentali erano scritti in latino e non erano mai stati tradotti in altre lingue.
Sfogliò rapidamente il libro, finché non trovò la sezione che stava cercando e la lesse avidamente, prendendo qualche rapido appunto su un foglio. Forse non avrebbe nemmeno dovuto darsi tanto da fare, ma non riusciva a togliersi dalla mente la sensazione che Ygraine avrebbe dovuto rinunciare per sempre al canto. Ricordava vagamente di aver letto in uno dei volumi della sua collezione dell’esistenza di una pozione che ripristinava completamente la voce, di cui si era persa completamente la conoscenza e la pratica in tempi remoti.
Quando terminò la lettura, era già notte inoltrata, ma gli sembrava di aver fatto diversi passi avanti e di avere una base da cui partire, nel caso in cui le sue sensazioni si fossero rivelate esatte. Si passò una mano sugli occhi stanchi, prima di salire al piano di sopra, cercando di riposare, ma il suo sonno fu tormentato da incubi. In uno vide Lily ridere di lui e del suo amore per Ygraine, mentre Albus scuoteva il capo con aria di compatimento e gli ricordava le sue promesse, quasi che volesse rammentargli che doveva ucciderlo, quasi che volesse che compisse di nuovo quel gesto che aveva distrutto ancora di più la sua anima. E quando le risate di Lily tacquero e la voce di Albus non divenne che un sussurro, vide Ygraine, mentre Taylor le faceva bere la pozione, ma quella volta lui arrivava troppo tardi e il suo antidoto peggiorava solo le cose, aumentando unicamente la sofferenza della giovane donna, e i suoi occhi nocciola sembravano perdere qualsiasi luce e diventare colmi d’odio.
Non riuscì più a dormire dopo quell’incubo. Fuori era ancora notte, ma gli era impossibile tornare a chiudere gli occhi, gli era impossibile pensare di poter vedere nuovamente lo sguardo luminoso di Ygraine spegnersi, privo della fiducia con cui l’aveva sempre guardato.
Sapeva razionalmente che la giovane donna non lo avrebbe mai odiato. Aveva avuto troppe occasioni per farlo e in nessuna di quelle la sua fede aveva vacillato.
Eppure, quell’incubo era lo specchio delle sue paure e delle sue insicurezze.
E non era nemmeno l’odio ad averlo così turbato, ma l’assenza di luce negli occhi di Ygraine. Non era nemmeno la luce della vita ad avere abbandonato le iridi nocciola, quanto piuttosto la luminosità del suo animo. Era come se, in quell’incubo, tutto fosse stato inghiottito dall’oscurità, era come se l’astro lucente che era Ygraine si fosse spento per sempre.
Tornò al pianterreno e si sedette su una delle poltrone.
Svuotò con metodo la mente, fino a quando non poté ripensare a quell’incubo con maggior distacco, fino a quando non fu in grado di riprendere in mano gli appunti che aveva scritto. Reggendoli con una mano, iniziò a osservare i libri della biblioteca, estraendone altri sia da quella del pianterreno, sia dallo scaffale che aveva posto in camera sua, quando aveva modificato totalmente l’arredo della casa, una volta che era stato dimesso dal San Mungo.
Quando ebbe finito era quasi tempo per recarsi a Londra. Fece una rapida colazione, poi prese in mano le lettere che aveva scritto la sera precedente e si recò a Diagon Alley per usare il servizio di posta.
Quando giunse in stazione, il treno da Canterbury era annunciato in arrivo tra una decina di minuti. Ygraine gli sorrise non appena lo vide ad attenderla sulla banchina, ma Severus notò che la giovane donna era nervosa e incerta. Mentre uscivano dalla stazione, lo prese sottobraccio, la mano leggermente tremante e sembrò, per un breve istante sul punto di crollare.
«Ho dovuto promettere a Rebecca che stasera ti saresti fermato a cena. Voleva venire con noi, ma non è affatto saggio. Ho chiesto a mamma di portarla con lei al negozio.»
Ygraine strinse maggiormente il braccio di Severus. Sapeva che chiunque li avesse visti, li avrebbe potuti scambiare per una coppia, ma lei voleva unicamente sentire la sua presenza, prenderne coraggio. Quella mattina, quando aveva salutato Rebecca e i suoi genitori, le si era spezzata la voce. Almeno le parole che aveva rivolto a Severus erano uscite senza fatica, per quanto sentisse da sola che non riusciva a emettere la voce come prima della pozione di Taylor e Jane.
«In effetti, è l’unica soluzione sensata.»
L’uomo avrebbe voluto dire di più, trovare parole di conforto, ma sapeva che qualunque cosa avesse detto non avrebbe alleviato la tensione nervosa di Ygraine. La giovane donna, nonostante tutto, mostrò una calma invidiabile durante tutta la giornata, senza mai avere un attimo di cedimento evidente. Forse, avrebbe dovuto farla visitare da un Guaritore, che, almeno sarebbe stato più rapido dei Babbani nell’arrivare ad una conclusione.
Quando furono di nuovo in strada, Ygraine gli chiese di portarla subito a casa. Anche durante il tragitto dal luogo dove si erano Materializzati alla dimore degli Ainsworth, riuscì a mantenere la calma, ma non appena entrarono in casa si accasciò quasi contro di lui, nascondendo il volto contro il suo petto.
Severus sentì le lacrime scendere silenziose e bagnargli il cappotto. Non singhiozzava nemmeno, mentre si stringeva a lui, stremata dal peso di tutto quello che era accaduto e probabilmente sollevata per quello che le era stato detto quel pomeriggio. L’uomo posò le mani sulla schiena di Ygraine, sorreggendola quasi. Il corpo della giovane donna sembrava fragile e privo di forze e Severus era certo che nella mente di Ygraine si stesse mescolando tutto quanto era accaduto dal momento in cui aveva messo piede nell’appartamento di Jane Stanton.
Da venerdì non aveva avuto un reale momento di tregua, se non il giorno precedente che però doveva essere stato offuscato dalla preoccupazione per quello che sarebbe potuto accadere durante la giornata successiva.
Quando il corpo di Ygraine iniziò ad essere scosso dai singhiozzi, non poté fare altro che stringerla maggiormente a sé. Non credeva vi fosse nulla che potesse realmente compiere per allievare quel pianto che era al tempo stesso colmo di dolore e di sollievo, che era dovuto alla spossatezza e alla consapevolezza di poter ancora cantare.
Non c’era nemmeno nulla che le potesse dire.
Nulla, se non che condivideva il suo sollievo.
Nulla, se non che avrebbe voluto farsi carico del suo dolore.
Nulla, se non che avrebbe fatto qualsiasi cosa per poterle impedire di soffrire ancora in quel modo in futuro.
La stava ancora abbracciando e Ygraine stava ancora piangendo, quando Alfred Ainsworth si affacciò in salotto. L’uomo lo guardò per qualche breve istante e sorrise appena quando Severus annuì, comprendendo, con ogni probabilità, che la figlia sarebbe ancora stata il suo piccolo usignolo, come l’aveva chiamata il giorno precedente.
Il padre di Ygraine si ritirò nel suo studio, lasciandoli soli e, per quanto quella giornata si fosse conclusa in maniera positiva, Severus era felice che l’uomo non avesse fatto alcuna domanda. D’altronde, per le parole ci sarebbe stato tempo dopo. Avrebbe potuto dirgli di come nessuno pareva aver compreso cosa fosse accaduto al giovane soprano, di come la pozione di Ruprecht von Dittmar avesse logorato le corde vocali di Ygraine e di come il suo antidoto fosse riuscito a riparare il danno. Aveva dovuto ricorrere a un Confundus per evitare che i medici Babbani indagassero ulteriormente, che comprendessero che doveva essere accaduto qualcosa di strano e apparentemente inspiegabile.
Per alcuni terribili momenti, era quasi sembrato che Ygraine non potesse più cantare, ma, dopo ulteriori analisi, erano giunti alla conclusione che le occorreva un periodo di riposo di due mesi, durante il quale non avrebbe dovuto emettere alcuna nota.
Mentre stringeva a sé la giovane donna, avrebbe voluto posare un unico bacio sulla fronte di Ygraine, ma non lo fece, limitandosi a cullarla, come aveva visto fare, ma come non aveva mai fatto prima, sperando di poterne sollevare almeno un poco lo spirito.
E, quando la giovane donna smise di piangere, quando si staccò da lui, il suo volto non era spento e gli occhi nocciola non erano in nulla simili a quelli dell’incubo che l’aveva tenuto sveglio quasi tutta notte.
Il suo sguardo era luminoso e colmo di fiducia e di gratitudine, al pari del sorriso appena accennato che gli rivolse.
Le gote erano umide per le lacrime versate e gli occhi nocciola arrossati dal pianto, e la giovane donna appariva perduta. Per quanto fra due mesi sarebbe tornata a cantare, il peso dei giorni precedenti la stava schiacciando. Era stata torturata fisicamente e mentalmente nei giorni precedenti, prima da Taylor e dalla Stanton, poi, per quanto più per dabbenaggine che per volontà di nuocerle, dai due Auror.
«Severus, io… mi dispiace. Non so nemmeno perché sia crollata in questo modo… dovrei unicamente essere sollevata, dovrei…»
«Ygraine», la interruppe, mantenendo la voce calma. Vincendo la propria abituale titubanza, allungò una mano e le sfiorò una guancia, asciugando lievemente le lacrime che la giovane donna aveva versato. Aveva già compiuto un gesto simile, a casa sua, ma, in quell’occasione non aveva osato toccarla direttamente, ma utilizzare un fazzoletto. «Per qualche minuto hai creduto di perdere il canto e hai subito un dolore straziante nei giorni scorsi.»
Forse non erano le parole più consolanti che si potessero dire. Chiunque avrebbe saputo pronunciare delle frasi che sapessero trasmettere conforto e vicinanza. Eppure, mentre le asciugava, sentendosi totalmente inadeguato e goffo, l’altra guancia, notò che gli occhi di Ygraine si erano riempiti di gratitudine e di una fiducia luminosa.
«Severus, mi farebbe piacere se… potresti… so che mamma e papà saranno d’accordo, se tu sarai nostro ospite per qualche giorno.»
Ygraine avrebbe voluto che l’uomo non abbassasse la mano, dopo averle asciugato le guance, avrebbe voluto avere il coraggio di alzarsi in punta di piedi e di baciarlo, ma sapeva che sarebbe stato un gesto sconsiderato, che avrebbe potuto distruggere tutto, che avrebbe potuto allontanarlo.
In quel momento e nei giorni a venire voleva unicamente averlo al suo fianco, sentirne la forza, mentre lei tentava di lasciarsi alle spalle quello che aveva vissuto e sapeva che, per poterlo fare, avrebbe avuto bisogno della presenza rassicurante di Severus, di saperlo da qualche parte nella casa dei suoi genitori.
Gli sorrise, quando annuì alla sua richiesta, e si sentì più tranquilla e incredibilmente al sicuro.
E quella sensazione durò per il resto della giornata e la attraversò anche quando parlò con i suoi genitori, anche quando chiese loro consiglio su cosa fare ora che doveva occuparsi anche di Rebecca, se avrebbe dovuto trasferirsi in Francia a maggio, come aveva progettato, o, piuttosto, iscrivere la bambina alla scuola del paese e raggiungere il continente alla fine dell’anno scolastico, trasferendosi direttamente a Aix-en-Provence, dove avrebbe cantato Lohengrin, prima di trovare casa da qualche parte, più a nord. Quando era tornata a vivere con i suoi genitori, era andata a parlare con la preside della scuola di Londra, spiegandole, meglio che poteva, la situazione, e facendole vedere il documento in cui veniva nominata tutrice della nipote. Le era stato consigliato, considerando che si sarebbe trasferita in Francia prima della fine dell’anno scolastico, di scolarizzare Rebecca a casa e di sostenere un esame sul continente per poi iscriverla direttamente in quarta.
Le cose erano decisamente cambiate e doveva capire quale sarebbe stata la soluzione migliore per sua nipote.
Avrebbe dovuto telefonare al suo agente, per spiegargli che voleva rivedere il suo calendario per i prossimi anni e renderlo meno fitto, adducendo come scusa quella pausa per far riposare le corde vocali. Conosceva abbastanza bene la sua voce, da essersi resa conto che non era ancora tornata quella di un tempo e, anche se le era stata assicurato che sarebbe riuscita a cantare come prima, non voleva rischiare di forzare inutilmente le corde vocali. Poteva sostituire un titolo d’opera con un ciclo di recital, che poteva intercalare meglio e che non presupponeva un numero elevato di prove. Era certa che il suo agente non sarebbe stato convinto di quello che gli avrebbe comunicato, così come non lo era stato quando aveva già sfoltito i suoi progetti per essere una buona tutrice per Rebecca.
D’altronde, non voleva rischiare la salute della sua voce, né rendere inutile il modo in cui Severus si era occupato di lei, perché, sapeva perfettamente che, se poteva ancora cantare, lo doveva unicamente a lui e al suo antidoto.
Aveva già telefonato al teatro, quando si era calmata, dopo quel pianto quasi liberatorio, per spiegare che non poteva prendere parte alla produzione di Lohengrin perché doveva riposare le corde vocali.
Quando si rannicchiò sotto le coperte, si disse certa di non riuscire a dormire quella notte, preda com’era di sensazioni contrastanti, di sollievo e di spossatezza, del ricordo di quello che era avvenuto e dei progetti per il futuro. Invece, il sonno fu tranquillo e privo del men che minimo incubo.
E anche il giorno successivo trascorse in una sorta di pace, interrotta soltanto dall’arrivo di un gufo per Severus, da parte del Ministero della Magia con la convocazione per il processo a Taylor e Jane. Domenica l’uomo le aveva spiegato che lui sarebbe stato chiamato a testimoniare, ma Ygraine non aveva potuto fargli domande, considerando la presenza dei genitori all’arrivo del rapace notturno.
Nemmeno la consapevolezza che nel Mondo Magico stavano processando Taylor e Jane sembrò turbare Ygraine. Si sentiva stranamente distaccata, quel giorno, tranquilla, quasi stesse analizzando ogni cosa dall’esterno, quasi non fosse stata lei a essere costretta a ingerire quella terribile pozione e a essere vessata dagli Auror.
Sentiva lo sguardo preoccupato e sollevato di mamma e papà su di sé e aveva notato che anche Severus pareva osservarla, senza però far trapelare nulla nei suoi occhi neri.
Quella strana fredda calma crollò quando si ritrovò sola nella sua camera, mentre osservava la camicia da notte ripiegata sul letto. Per alcuni istanti le parve quasi di non riuscire ad emettere alcun suono, com’era accaduto nell’appartamento di Jane. Sentì il panico montare in lei, quando cercò di parlare e le parve di essere muta, che era stata tutta un’illusione, che non aveva compreso bene quello che le era stato letto. Frugò nella borsetta fino a quando non prese in mano il referto, che, però, sottolineava come avrebbe dovuto unicamente fermare la sua attività per due mesi.
Quando udì chiaramente un singhiozzo fuggirle dalle labbra, si rese conto che durante quella giornata aveva vissuto in una specie di calma apparente, che aveva tentato di ignorare quello che era accaduto, più di quanto non avesse fatto a casa di Severus o anche solo il giorno precedente quando era crollata contro di lui. Si sedette sul letto, cercando di riprendere la calma. Intrecciò i capelli, quasi meccanicamente, ma non si tolse il vestito che aveva indossato durante la giornata.
Si asciugò le lacrime, prima di alzarsi e scendere al piano di sotto, i piedi nudi silenziosi sul pavimento.
La casa era immersa nella tranquillità più assoluta. Mamma e papà erano andati a letto prima di lei e Rebecca dormiva tranquilla, come aveva avuto modo di verificare prima di entrare in camera sua. Probabilmente anche Severus era già immerso nel sonno, nella stanza degli ospiti, che un tempo era appartenuta a Gawain.
Quand’era piccola e non riusciva a dormire andava sempre in salotto e si sedeva accanto alla finestra che dava sul giardino, a guardare le stelle. All’epoca riusciva sempre a calmarsi, ma non credeva veramente che sarebbe stato quello il caso quella notte.
Entrò nella stanza in punta di piedi e si stupì nel trovare la luce ancora accesa.
Severus era immerso nella lettura di un libro, seduto sul divano. Altri volumi erano sparsi sul tavolino basso che si trovava davanti a lui. Ygraine rimase per qualche istante immobile, osservando il mago, sentendo nuovamente una certa tranquillità, grazie alla sua presenza. Era certa che si fosse accorto che era entrata, ma non disse nulla, nemmeno quando si andò a sedere accanto a lui.
Il silenzio li avvolse confortante, mentre Ygraine si sistemava meglio, rannicchiandosi quasi, sul divano, per sollevare i piedi dal pavimento, piuttosto freddo, del salotto. Quando si voltò verso di lui, notò che l’uomo aveva chiuso il libro.
«Credevo di essere riuscita ad accettare quello che è accaduto venerdì, di aver superato il dolore, ma stasera tutto è come improvvisamente crollato.», mormorò. Le sarebbe bastato poco per posare il capo contro la spalla di Severus, ma non lo fece, per quanto sapesse che quella vicinanza fisica le avrebbe dato conforto.
«Hai soltanto tentato di non soffermarti troppo su quanto ti è accaduto», disse l’uomo, posando il libro sul tavolino.
«Sono stata una sciocca… e stasera… per un istante ho creduto di non riuscire più a parlare, di aver frainteso quello che mi è stato detto… eppure, durante il giorno tutto sembrava così calmo. Sono anche riuscita a parlare con chiarezza al mio agente, a ignorare la sua insistenza perché non alleggerissi il mio calendario futuro. Invece, quando sono stata sola… era come se mi fossi ritrovata nuovamente in casa di Jane.»
Severus si voltò verso Ygraine e ne osservò il volto smorto e gli occhi stanchi, cercando inutilmente qualcosa da dirle, anche una sola frase che potesse darle sollievo, che potesse sollevarne lo spirito, senza ferirla.
Avrebbe voluto unicamente abbracciarla, in quel momento, ma non era certo che fosse la soluzione adatta a vincere lo sconforto di Ygraine.
Avrebbe voluto dirle che l’amava e che avrebbe continuato ad amarla per sempre, ma non sapeva nemmeno come articolare quelle parole.
Mai come in quel momento, si sentiva inadeguato nel riuscire ad offrire conforto e comprensione.
«Quello che ti è stato fatto, Ygraine, avrebbe messo alla prova chiunque», le disse, anche se gli sembrarono delle ben misere parole.
«Credevo che dopo ieri… invece sono terrorizzata al pensiero di perdere la voce, di salire sul palcoscenico e di non riuscire a cantare…»
La voce di Ygraine si spezzò, ma Severus era certo che non avesse nulla a che fare con la tortura che aveva subito. Era impaurita, come non era stata nemmeno quando si era stretta a lui, dopo che aveva schiantato e legato Taylor. Gli occhi apparivano stanchi e quasi spenti in quel momento.
Scacciò con forza il senso di colpa e la rabbia nei confronti di Taylor e della defunta Stanton, perché sapeva che erano totalmente inutili. L’ira non l’avrebbe portato da nessuna parte, se non a dire, forse, delle parole incaute. Quanto al senso di colpa, sapeva di non aver alcuna possibilità di controllare le scelte degli altri, che non era stato lui a incitare la Stanton o Taylor a colpire Ygraine e che non era stato lui a spingere la giovane donna a riporre tanta fiducia in lui.
«Non ti mentirò dicendoti che sarà facile tornare sul palcoscenico, che non sentirai il panico, ma credo che riuscirai a superare quei momenti, così come sei riuscita a superare l’incubo che ti ha svegliata alcune sere fa.»
Ygraine rimase per qualche istante in silenzio, mentre sentiva le parole di Severus avvolgerla. Sapeva che qualcuno le avrebbe definite prive di tatto, troppo brutali e poco rassicuranti, ma lei apprezzava che l’uomo non le mentisse, che non le desse false rassicurazioni. Il problema risiedeva tutto nel timore di perdere nuovamente la voce, di non riuscire nemmeno ad affrontare le prove al pianoforte di una nuova produzione o di un recital.
«Spero di essere abbastanza forte», mormorò, chiedendosi se non dovesse domandare a Severus di rimanere al suo fianco ad Aix-en-Provence, ma gli aveva già chiesto tanto e non voleva sfruttare la sua amicizia. «Non so nemmeno come reagirò quando mi troverò accanto ad un pianoforte… sai quello che ha tentato di fare Jane… e… dovrò trovare un nuovo pianista con cui rivedere le parti, ma non sono certa che riuscirò a fidarmi…»
«Ygraine», la voce di Severus era calma, quando la interruppe. «So che non ti sarà facile, che impiegherai tempo prima di sentirti veramente a tuo agio accanto ad un pianoforte, ma sai mantenere la calma in situazioni difficili. L’hai fatto quando ti hanno interrogato quegli Auror e l’hai fatto nell’appartamento della Stanton.»
«Ti ho quasi stritolato una mano, mentre Green… mentre gli spiegavi cosa fosse accaduto.»
«Per mantenere la calma, Ygraine, stringi con forza le pieghe della gonna, come hai fatto sabato poco prima di andare a parlare con i tuoi genitori. Come ti ho già detto, non ti dirò delle menzogne pietose, non ti dirò che tutto tornerà come prima, ma sei più forte di quanto tu creda.»
La giovane donna gli sorrise riconoscente, di quel suo sorriso luminoso che Severus aveva imparato ad amare. Forse avrebbe dovuto dirle delle frasi più rassicuranti, ma la rispettava troppo per mentirle. Non l’aveva mai fatto, nemmeno quando aveva creduto che frequentare zia e nipote gli potesse fornire una breve tregua, gli potesse far assaporare quella normalità che non aveva mai conosciuto.
Non poteva, in tutta coscienza, offrirle false speranze, perché sapeva che ritornare sul palcoscenico le sarebbe stato difficile, ma era certo che avrebbe affrontato quella paura con la forza d’animo e con la dignità che la contraddistinguevano. Non avrebbe rifiutato la vita che le si apriva dinnanzi come aveva fatto lui dopo essersi svegliato al San Mungo.
Non sarebbe stata così vigliacca.
«Grazie», mormorò Ygraine, fissandolo con i suoi occhi nocciola la cui fiducia sembrava essere diventata, se possibile, più profonda. «Per tutto, Severus.»
Non aggiunse altro, preferendo rimanere in silenzio, accoccolata sul divano accanto all’uomo che amava.
E quella sera, le sembrò che il suo amore fosse diventato più profondo, perché non aveva nemmeno tentato di consolarla con parole che si sarebbero rivelate soltanto delle menzogne. L’era stata a sentire e, quando aveva risposto, non aveva indorato la pillola e non poteva far altro che apprezzarlo per quello.
Si sentiva sollevata, più sicura di sé stessa, dopo le parole di Severus e le pareva di aver ritrovato parte della calma che aveva provato quel giorno, ma era una tranquillità diversa, non ovattata, non nata dal tentativo di allontanarsi da quanto era accaduto, ma dalla consapevolezza che sarebbe riuscita, seppure a fatica, a superare gli ostacoli che il ricordo di quello che le avevano fatto Jane e Taylor avrebbe posto sul suo cammino.
Solo in quel momento, in cui era più tranquilla, osservò con attenzione il tavolino basso e i libri che lo ingombravano.
«Stai lavorando ad una ricerca?»
«Sì, si tratta di un nuovo progetto», Severus distolse per un istante lo sguardo da Ygraine, portandolo sui libri e sugli appunti che sarebbero risultati incomprensibili a chiunque. Aveva scritto in fretta, abbreviando quasi ogni parola con delle sigle che probabilmente erano chiare unicamente a lui. «Ho iniziato a collaborare con un nuovo centro di ricerca in campo pozionistico, che ha sede in Francia, ma che mi permette di lavorare anche dall’Inghilterra, se non in alcune occasioni particolari.»
Non le disse che sarebbe stato decisamente più semplice andare a vivere Oltremanica, ma era certo che Ygraine comprendesse da sola per quale motivo non lo ipotizzasse nemmeno. Aveva visto la squallida casa in cui viveva e doveva aver notato come tutti i mobili fossero di seconda mano. Lo stipendio da insegnante di Hogwarts non era particolarmente elevato e, pensando di non sopravvivere alla guerra, aveva forse comprato un libro antico di troppo, senza mettere da parte molti risparmi. La pensione di guerra che gli passava il Ministero era risibile, ma non si era mai aspettato nulla di diverso, e il centro di ricerca per cui aveva lavorato pagava poco. Il Centre International de recherche dans le domaine des Potions era stato incredibilmente accomodante e, forse, in un futuro che vedeva lontano e fumoso avrebbe potuto trasferirsi, avrebbe potuto vivere più vicino alla giovane donna, che si sarebbe trasferita in Francia per portare avanti la sua carriera, che Severus sperava potesse darle unicamente soddisfazioni.
«Sembra una ricerca complicata», mormorò Ygraine, osservando i vari libri ammucchiati sul tavolino e i fogli di pergamena sparsi intorno.
«Si tratta di una pozione nuova. Occorre partire da zero, cercando qualche appiglio in libri antichi, che non sono stati più consultati da anni, perché ritenuti inaffidabili.»
Non le disse altro.
Non voleva spiegarle che il Centre International aveva chiesto, quando gli aveva mandato la lettera in cui accettava di assumerlo come pozionista, una sua opinione su un particolare antidoto ad una pozione che, come quella di Ruprecht von Dittmar, era stata inventata secoli prima. Non voleva, ora che era più calma, farle tornare alla memoria il dolore atroce che aveva dovuto sopportare.
Aveva dato, come richiesto, la sua disponibilità nella sua lettera di risposta, a cui aveva allegato il contratto firmato, sottolineando che si sarebbe messo immediatamente al lavoro. I tempi di corrispondenza non sarebbero stati rapidi come quando si mandava un gufo da Londra a Spinner’s End, considerando che si passava dai servizi di posta magica internazionale e aveva preferito preannunciare che avrebbe iniziato subito a cercare una soluzione.
«Sono felice che tu abbia ottenuto questo lavoro.»
Il volto di Ygraine rispecchiava le sue parole e, mai come in quel momento, gli parve luminoso. E di fronte a quella luce, sentì gravare il peso di quei tre anni gettati al vento.
«Avrei potuto ottenerlo tempo fa, se, una volta ritrovatomi in vita dopo la guerra, non fossi stato così vigliacco da evitare di affrontare la vita.»
«Tu non sei un vigliacco, Severus», protestò Ygraine e, nonostante la voce fosse ancora fioca, all’uomo parve che le sue parole rimbombassero nella stanza.
«Lo sono stato, invece. Ho preferito guardare unicamente al mio passato, ho trascorso tre anni a macerarmi nei ricordi, senza osare guardare avanti, senza osare afferrare la possibilità che mi era stata offerta», Severus si interruppe, osservando il volto della giovane donna, i suoi occhi fiduciosi, privi di qualsiasi forma di pietà, privi di qualsiasi forma di giudizio. «Se Rebecca non mi avesse chiesto un fazzoletto, se tu non mi avessi chiesto di bere un tè, sarei ancora intrappolato nella non vita che avevo deciso scientemente di vivere. Io…», la voce gli morì, per un istante. Fissò gli occhi della giovane donna per poter trovare la forza di esprimere almeno la sua gratitudine. «Tu mi hai ringraziato più volte di quanto non meriti, Ygraine, e io non ho mai saputo fare altrettanto e tu meriti più ringraziamenti di quanti sarò mai capace di dirti o di dimostrarti.»
Severus chinò il capo, incerto delle parole che aveva appena pronunciato. Si era già messo a nudo davanti a Ygraine, le aveva già palesato molto del suo animo, ma gli era stato quasi facile parlare del sangue che aveva versato, del modo in cui aveva distrutto sé stesso, di quanto fosse giunto a odiarsi. Non le aveva, invece, mai detto nulla del genere, non l’aveva mai ringraziata per tutte le volte in cui gli aveva donato il perdono, per tutte le volte in cui gli era stata vicina, per come lo avesse spronato a non detestarsi più come aveva fatto per tanti anni della sua vita.
«Sono felice che tu abbia accettato di venire a bere quel tè, Severus», l’uomo alzò lo sguardo verso la giovane donna e la vide sorridergli dolcemente e in quelle poche parole e in quel sorriso lesse che aveva accettato la sua gratitudine.
Rimasero entrambi in silenzio per diverso tempo, mentre un orologio ticchettava sulla parete del salotto. Era un silenzio tranquillo, come tanti che aveva condiviso. Era un silenzio in cui, si rese conto Severus, veniva espressa più profondamente quella gratitudine che aveva provato a dire a parole.
«Quando sei stato convocato a Londra?»
Era qualcosa che avrebbe voluto chiedergli nel corso della giornata, ma non aveva mai avuto occasione. Forse non avrebbe dovuto domandarlo, ma voleva avere un pretesto per continuare a rimanere in salotto, per continuare a rimanere accoccolata sul divano, al suo fianco.
«Dovrò andare dopodomani», Severus osservò il volto tranquillo di Ygraine, prima di dirle quanto avrebbe dovuto già fare da giorni. Forse avrebbe dovuto attendere ancora, ma era certo che più faceva passare il tempo, più la notizia sarebbe stata difficile da riferire. «C’è una cosa che devo comunicarti, che avrei dovuto dirti già sabato. Quando ho parlato con Potter, mi ha informato che Jane Stanton si è suicidata in carcere.»
«Ha lasciato un foglio di addio?»
«Non che io sappia», avrebbe voluto dirle che non esisteva alcuno scritto, ma, se era ragionevolmente certo che Potter non le avrebbe detto nulla, non poteva dire altrettanto di Green e della Thomson, per quanto sperasse che non incontrassero più Ygraine, nemmeno da lontano.
«Non riesco a capire cosa provo ora che Jane è morta», mormorò la giovane donna, facendosi più vicina a lui. «So che dovrei essere dispiaciuta, ma non… mi sento unicamente indifferente e sollevata. Questo fa di me una cattiva persona?»
Mentre parlava, Ygraine appoggiò il capo sulla spalla di Severus, quasi temesse di osservarne il volto. O, più probabilmente, voleva unicamente sentire maggiormente la sua presenza al suo fianco. Notò come avesse iniziato a cercare più di frequente la vicinanza fisica con l’uomo, almeno da quando gli aveva parlato nello studio del padre.
«Non essere dispiaciuta perché la donna che ti ha torturata è morta non ti rende una cattiva persona, Ygraine. Potresti anche odiarla e questo non ti renderebbe meno innocente.»
«Non so se la odio», disse la giovane donna, rannicchiandosi quasi contro Severus. «Mi sento però sollevata nel sapere che non potrà più nuocere a nessuno. So che sarebbe rimasta in carcere, ma… dopo sabato, non riesco… avevo paura che potessero assolverla, che riuscisse a convincere i giudici della sua buona fede.»
Severus poteva comprendere quella paura, soprattutto dopo che gli Auror avevano trattato in quel modo Ygraine, che almeno ignorava che Green aveva permesso alla Stanton di bere, quando lo aveva proibito alla giovane donna.
«Non avrebbero potuto far altro che condannarla e sono certo che condanneranno Taylor», mentre parlava, spostò il braccio e posò la mano sulla vita di Ygraine, permettendole di appoggiarsi maggiormente a lui. Soltanto, in un secondo momento, si accorse di aver compiuto quel gesto, di non aver nemmeno esitato, nell’offrire il suo conforto alla giovane donna. Era come se, progressivamente, manifestare fisicamente il suo affetto fosse diventato meno difficoltoso, per quanto una parte di lui continuasse a esitare. «D’altronde, Green e la Thomson non hanno nemmeno tentato di rassicurarti in proposito.»
«Mi sono sentita umiliata dalle loro domande», Ygraine non specificò a quali domande facesse riferimento, ma Severus era certo che stesse pensando alle ultime poste dagli Auror. «Era come se stessero parlando Jane e Taylor… quando… quel pomeriggio, erano così colmi d’odio, soprattutto la Stanton. Ero terrorizzata fin da quando ha iniziato a parlare di Tristan… e poi di te… le ho anche detto che avevi salvato la vita a suo nipote, ma non mi ha creduto. E ogni minuto che passava, mi sentivo più impaurita e impotente, ma sapevo che tu saresti arrivato, che…»
«Sarei potuto arrivare troppo tardi, Ygraine.»
Quando gli aveva raccontato quello che era accaduto, dopo che l’antidoto aveva fatto effetto, non era scesa in tutti i dettagli, non si era messa così a nudo, non aveva fatto cenno alla paura provata allora, per quanto Severus l’avesse letta nel suo sguardo non appena aveva posto fine alla sua immobilizzazione.
«Ma non l’hai fatto ed è questo che conta. Sei arrivato e… non ho visto molto di quello che è accaduto, ma so che… mi hai salvata e, dopo, sei stato colmo di gentilezza… sei riuscito a fermare il dolore e a farmi nuovamente parlare, a permettermi di cantare ancora», la voce di Ygraine si perse nel silenzio del salotto.
Severus non disse nulla, limitandosi a tenere la giovane donna contro il suo fianco. Non era in grado di mormorare parole di conforto. O, forse, non ce n’era bisogno, non in quel momento.
Avrebbe dovuto suggerire a Ygraine di tornare in camera e di riposarsi, ma non lo fece. Forse era tremendamente egoista in quel momento, ma gli sembrava di star ricevendo dalla giovane donna lo stesso conforto che lui stava tentando di offrirle.
E, mentre la teneva contro di sé, si chiese se non dovesse tentare di esprimere i suoi sentimenti, se non dovesse dirle che l’amava, anche se questo non l’avrebbe portato da nessuna parte, anche se Ygraine lo avrebbe respinto.
Non credeva che fosse quello il momento per pronunciare parole del genere. La giovane donna era troppo scossa da quello che era accaduto e dalla consapevolezza delle prove che l’avrebbero attesa e non voleva che confondesse la gratitudine nei suoi confronti per un sentimento più profondo.
Chiuse qualche istante gli occhi, mentre sentiva il respiro di Ygraine farsi più regolare, e si rese conto che riusciva ad accettare completamente di non aver nessuna responsabilità per quello che era accaduto nell’appartamento della Stanton, di poter lasciare andare la voce insinuante della colpa, almeno per quanto era accaduto quel giorno. E, mentre si perdonava per quello che era accaduto a Ygraine, gli pareva che il gelo che lo aveva avvolto per tanto tempo continuasse a perdere la sua presa.
Era come se si stesse sciogliendo grazie alla luce luminosa dell’animo puro della giovane donna.
Riaprì gli occhi, chinando appena il capo. La giovane donna si era addormentata, con la testa appoggiata sulla sua spalla, in un gesto che ancora una volta esprimeva la sua più totale fiducia.

 
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view post Posted on 12/8/2022, 13:47
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Molto intensi gli ultimi due capitoli, Leonora, anche se mi rendo conto di come descrivano momenti di transizione verso una parte più emozionante e ricca di colpi di scena, che spero arrivi presto.
Attendo anche ulteriori sorprese dalla tua magica penna e un finale non scontato… pur se mooolto desiderato! Lasci piccoli indizi qui e là:

andò a sedersi accanto a loro e come, in altre occasioni, le parve quasi di essere parte di una piccola famiglia, di assaporare quello che avrebbe potuto essere, se il cuore di Severus non fosse appartenuto ad un’altra.

«Ho iniziato a collaborare con un nuovo centro di ricerca in campo pozionistico, che ha sede in Francia

E ti piace tenere viva nel lettore l’aspettativa.

Sono felicissima che Ygraine abbia potuto riacquistare la sua voce da usignolo, Severus non se lo sarebbe perdonato mai e temevo che una cattiva notizia potesse compromettere il rapporto tra i due.

CITAZIONE
Non c’era nemmeno nulla che le potesse dire.
Nulla, se non che condivideva il suo sollievo.
Nulla, se non che avrebbe voluto farsi carico del suo dolore.
Nulla, se non che avrebbe fatto qualsiasi cosa per poterle impedire di soffrire ancora in quel modo in futuro.

Mentre stringeva a sé la giovane donna, avrebbe voluto posare un unico bacio sulla fronte di Ygraine, ma non lo fece, limitandosi a cullarla, come aveva visto fare, ma come non aveva mai fatto prima, sperando di poterne sollevare almeno un poco lo spirito.

Su, Severus, tu puoi tutto, tira fuori un po’ del tuo coraggio da Grifondoro! :P :lol: :lovelove:

CITAZIONE
«Lo sono stato, invece. Ho preferito guardare unicamente al mio passato, ho trascorso tre anni a macerarmi nei ricordi, senza osare guardare avanti, senza osare afferrare la possibilità che mi era stata offerta»… «Se Rebecca non mi avesse chiesto un fazzoletto, se tu non mi avessi chiesto di bere un tè, sarei ancora intrappolato nella non vita che avevo deciso scientemente di vivere. Io…», la voce gli morì, per un istante. Fissò gli occhi della giovane donna per poter trovare la forza di esprimere almeno la sua gratitudine. «Tu mi hai ringraziato più volte di quanto non meriti, Ygraine, e io non ho mai saputo fare altrettanto e tu meriti più ringraziamenti di quanti sarò mai capace di dirti o di dimostrarti.»

Bello, bello, bello! 3_3

CITAZIONE
E, mentre la teneva contro di sé, si chiese se non dovesse tentare di esprimere i suoi sentimenti, se non dovesse dirle che l’amava, anche se questo non l’avrebbe portato da nessuna parte, anche se Ygraine lo avrebbe respinto.

Eh, Ygraine, cara, mi sa che dovrai darti una mossa per prima, l’affascinante mago in nero ha proprio bisogno di una spintarella!
 
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CITAZIONE (Lonely_Kate @ 12/8/2022, 14:47) 
Molto intensi gli ultimi due capitoli, Leonora, anche se mi rendo conto di come descrivano momenti di transizione verso una parte più emozionante e ricca di colpi di scena, che spero arrivi presto.
Attendo anche ulteriori sorprese dalla tua magica penna e un finale non scontato… pur se mooolto desiderato! Lasci piccoli indizi qui e là:

Io taccio ovviamente su tutto (il finale di tutta la vicenda spero funzioni quando arriverà). Posso solo dire che manca la seconda parte del capitolo XXIII e il capitolo XXIV (che si intitola "il suonatore di organetto").

CITAZIONE
Sono felicissima che Ygraine abbia potuto riacquistare la sua voce da usignolo, Severus non se lo sarebbe perdonato mai e temevo che una cattiva notizia potesse compromettere il rapporto tra i due.

In una prima stesura del capitolo, Ygraine perdeva effettivamente la capacità di cantare (la cosa non intaccava il rapporto tra i due, ma rendeva la situazione di certo più tesa), ma poi mi è sembrato troppo sadico anche per me.

CITAZIONE
Su, Severus, tu puoi tutto, tira fuori un po’ del tuo coraggio da Grifondoro!

Chissà, magari lo farà... oppure no :B): .

CITAZIONE
Bello, bello, bello!

Grazie mille, Cate <3

CITAZIONE
Eh, Ygraine, cara, mi sa che dovrai darti una mossa per prima, l’affascinante mago in nero ha proprio bisogno di una spintarella!

Sulla questione non dico nulla.
 
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Vi propongo la seconda parte del capitolo XXIII (pensavo di postarla nel corso della settimana prossima, ma, considerando che sarà zeppa di impegni, ho preferito proporla oggi, onde non dimenticarmi). La prima parte del capitolo la trovate QUI.
Dopo questo capitolo, ne rimane ancora uno e l'epilogo.


Capitolo XXIII - Parte II

Die Nebensonnen



Gran Bretagna, 28 marzo – 6 aprile 2002


Harry stava quasi correndo attraverso i corridoi del Ministero della Magia, per riuscire a raggiungere Piton. Il processo era appena terminato e Taylor era stato condannato al carcere a vita, ma il Wizengamot aveva deciso di non concedere nessun risarcimento alla signorina Ainsworth, nonostante le azioni dell’ex Auror l’avessero costretta a interrompere la sua carriera per due mesi e, forse, avrebbero potuto comprometterne il futuro.
Una decisione che chiunque avrebbe dovuto trovare ingiusta, come altri aspetti di quello che era appena accaduto nell’aula.
Riuscì a raggiungere l’altro mago unicamente all’esterno dell’edificio, quando Piton rallentò di poco il passo.
«Vorrei parlarti», disse, quando riuscì ad affiancarlo.
«Lo so, Potter», rispose l’altro, continuando a camminare e addentrandosi nella Londra Babbana.
Harry non disse nemmeno che avrebbe potuto almeno aspettarlo, invece di farlo quasi scontrare con un mago dall’espressione austera poco prima di uscire dall’edificio. Ripensò con attenzione al percorso che lo aveva portato sulle tracce di Piton che era uscito rapidamente dall’aula del Wizengamot. Fu solo, mentre l’uomo apriva la porta di un caffè, dai tavolini occupati per lo più da studenti universitari, che si rese conto del numero di giornalisti presenti durante il processo e poi nei corridoi del Ministero.
«Hai inviato la lettera?»
«Sì, è la prima cosa che ho fatto lunedì mattina.»
Piton annuì soltanto, mentre ordinava un tè, prontamente imitato da Harry, che si prese qualche tempo per guardarsi intorno. Nessuno aveva guardato in direzione sua e dell’altro mago, ma, nel mondo Babbano nessuno aveva idea di chi lui fosse o di chi fosse l’uomo seduto davanti a lui.
«Cosa farai se la lettera di risposta confermerà l’identità del suonatore di organetto?»
«Quello che ti ho già detto, Potter. Troverò il modo di parlare con lui, senza alcuna interferenza esterna.»
Severus aveva riflettuto a lungo sulla questione dopo aver intuito l’identità del suonatore di organetto e poteva perfettamente capire la rabbia che doveva averlo spinto ad essere coinvolto in quel piano criminale. E sapeva perfettamente che denunciarlo agli Auror sarebbe stato controproducente.
«Senza nemmeno un appoggio?»
«Non ho detto che l’incontrerò in un luogo deserto nel cuore della notte, Potter, né che sarò completamente solo. La cosa importante è che lui creda che non ci sia nessuno con me.»
Prima di conoscere Ygraine e Rebecca non gli sarebbe importato di morire. Anzi, forse avrebbe accolto con gioia la morte che lo aveva fuggito nella Stamberga Strillante. In quel momento, invece, voleva vivere, anche se questo avesse significato poter amare da lontano Ygraine e non poter essere pienamente un padre per Rebecca. Sapeva, d’altronde, che zia e nipote tenevano a lui e non desiderava infliggere loro un altro dolore.
«Quindi, come faremo?»
«L’ideale è portarlo in un luogo frequentato. Se avesse voluto nuocere a Ygraine avrebbe potuto farlo in più di un’occasione e avrebbe potuto anche coinvolgere i Babbani che camminavano ignari per le strade di Londra. Ritengo che il suo solo interesse sia colpire chi lo ha privato di tutto.»
Harry annuì, impedendosi di ribattere a quell’ultima affermazione, per quanto fosse consapevole, e sperava che lo fosse anche l’altro mago, che erano ben altre le persone che avevano privato di tutto il suonatore di organetto. Preferì immergersi nella pianificazione di quello che sarebbe potuto accadere una volta che gli fosse arrivata la lettera di risposta. Doveva ammettere che il piano escogitato da Piton era ben più sottile di qualsiasi idea fosse mai venuta in mente a lui e credeva che l’uomo potesse riuscire nel suo intento. Con ogni probabilità aveva ragione a non voler coinvolgere l’intera squadra, considerando soprattutto quello che era accaduto quel giorno al processo.
«Mi dispiace per come siano andate le cose, oggi», affermò, quando ebbero analizzato ogni minima variabile. Harry si chiese come dovesse essere lavorare insieme a Piton, se l’uomo avesse mai avuto l’idea di cambiare vita e diventare un Auror. Sarebbe stato uno dei loro migliori elementi, se non il migliore. «Ad un certo punto ho avuto l’impressione che non stessero più processando Taylor, ma che stessero accusandoti per quello che è avvenuto.»
«Non è accaduto nulla che io non mi aspettassi», la voce dell’uomo era straordinariamente calma, mentre Harry aveva ribollito per l’intera durata della testimonianza di Piton. Un membro del Wizengamot sembrava voler credere ad ogni parola della lettera di Jane e aveva insinuato alcune cose molto sgradevoli sulla signorina Ainsworth a cui l’altro mago aveva replicato con una freddezza che Harry aveva invidiato. «Credevi veramente che non avrebbero avuto dubbi su di me?»
«Non avrebbero dovuto. Quando ti hanno processato, dopo la battaglia finale, sembravano essere tutti incredibilmente ben disposti. Credevo che ti avrebbero dato un Ordine di Merlino.»
«Perché avrebbero dovuto? La maggior parte delle famiglie ha visto soffrire uno dei suoi figli a Hogwarts, troppe persone hanno visto morire un loro caro durante la guerra. Credi che non ci sarebbero state proteste? Il Ministero ha fatto quello che doveva.»
La voce di Piton era assolutamente ragionevole e Harry sapeva che aveva ragione, così come si rendeva conto che anche il ragionamento di Hermione sul fatto che l’uomo non fosse un eroe rassicurante aveva senso, ma non poteva impedirsi di pensare che fosse ingiusto che l’uomo che aveva permesso a tutti loro di vincere non vedesse riconosciuti i suoi sacrifici.
«Questo posso capirlo, anche se non mi sembra giusto, ma, oggi, non avrebbero dovuto porti quelle domande, né offendere in quel modo la signorina Ainsworth.»
Severus fissò per qualche istante il ragazzo, che sembrava essere particolarmente scosso da quello che era accaduto al processo. Quanto a lui, si era aspettato che lo attaccassero, che non si fidassero della sua parola, che gli ponessero molte più domande di quanto fosse necessario per il caso in questione.
Dopo sabato, aveva anche messo in conto che qualcuno avrebbe potuto avere in serbo delle parole offensive su Ygraine. Eppure, questo non gli aveva impedito di sentire la furia montare in lui per come alcuni membri del Wizengamot mostrassero fin troppi pregiudizi nei confronti dei Babbani e di come altri non fossero riusciti a non infangare il nome di una persona ben più meritevole di tutti loro. Era riuscito a non lasciar trapelare la sua rabbia, a mantenere la stessa calma che aveva manifestato davanti all’Oscuro Signore, ogni volta che aveva mentito o che aveva manipolato delle informazioni. Eppure, in alcuni momenti del processo, si era accorto di faticare a fingere che quelle parole non gli facessero nessun effetto.
«Taylor ha ricevuto la condanna che meritava», disse soltanto, decidendo di mettere fine al discorso. «Non sarà nemmeno la prima volta che vedrai qualcosa del genere, durante la tua carriera da Auror.»
Le parole di Piton si spensero nel silenzio del caffè, mentre il cielo si faceva improvvisamente scuro e alcune gocce di pioggia iniziavano a cadere sulla capitale.
Il maltempo parve colpire tutta l’isola e Ygraine si ritrovò a fissare la pioggia bagnare insistente il giardino dei genitori. Rebecca era con papà che le stava insegnando il francese. Avrebbe potuto farlo lei, ma il padre sembrava felice di poterlo fare e lei poteva comprendere che l’uomo volesse trascorrere più tempo possibile con la nipote, prima del loro trasferimento in Francia.
Dopo averne parlato con la mamma, Ygraine aveva deciso di trasferirsi oltremanica già a maggio. Quella mattina, dopo che Severus era partito per Londra, aveva iniziato a cercare, sul vecchio computer dei genitori, il luogo migliore in cui andare a vivere. Aveva già pensato di scegliere un piccolo villaggio dotato di scuola elementare. Rebecca sarebbe poi andata a Hogwarts o nella scuola magica presente in Francia; quindi, non era particolarmente utile avere a portata di mano una scuola media. Credeva, anche, che la bambina sarebbe riuscita a integrarsi meglio in una piccola comunità.
In quel momento, mentre osservava le gocce cadere insistenti, si chiedeva se non dovesse chiedere consiglio a Severus, ma non le sembrava l’idea migliore. Prima di fare un passo del genere, avrebbe dovuto parlargli dell’idea che aveva iniziato ad accarezzare da tempo, da prima di quello che era avvenuto nell’appartamento di Jane.
Sapeva di doverlo fare quanto prima, di non poter procrastinare troppo a lungo, ma, quando l’uomo tornò da Londra non disse nulla in proposito. Parlarono brevemente del processo e Ygraine si sentì sollevata nell’apprendere che Taylor era stato condannato, che non avrebbe più avuto a che fare con gli Auror.
Si sentiva decisamente più tranquilla, dopo aver acquisito la consapevolezza che l’unico sopravvissuto dei due complici che avevano ucciso quelle due povere persone e aggredito lei si sarebbe trovato dietro le sbarre della prigione magica, un luogo su cui non aveva osato fare nemmeno una domanda a Severus.
Quel senso di tranquillità si estese alle successive che portarono alla fine di marzo e all’inizio di aprile. Ygraine si era lasciata cullare da quella calma e aveva continuato ad evitare di parlare con Severus dell’idea che le frullava nella testa da tempo. Aveva continuato ad attende al punto che era giunto l’ultima sera, quella di Pasqua [1], in cui era rimasto a dormire a casa dei suoi genitori, e anche quel giorno era trascorso, senza che lei dicesse una parola sulla questione.
Era stato strano, il giorno dopo, non saperlo nella stanza degli ospiti, non poter parlare con lui dopo cena, quando tutti gli altri si erano ritirati per riposare e la cosa doveva essere sembrata strana anche a Rebecca, dato che la nipote era riuscito a convincerlo a fermarsi a cena il tre.
Eppure, nonostante quella prospettiva, si rendeva conto che le mancava quella quieta presenza, che doveva trovare il coraggio di chiedergli se avesse voluto andare a vivere in Francia con loro. Le aveva detto che il nuovo centro di ricerca per cui lavorava si trovava oltremare e Ygraine credeva che quella fosse un’ottima motivazione per tentare di convincerlo ad accettare. Tuttavia, continuò ad esitare.
E sapeva perfettamente perché stesse continuando a posticipare.
Era semplicemente timorosa che quella richiesta gli sembrasse inaudita, che potesse allontanarlo da sé, invece di avvicinarlo.
La mattina del tre aiutò mamma in cucina, per quanto la giovane donna sapesse di essere una pessima cuoca, prima di salutare la donna che stava andando ad aprire il negozio e di attendere insieme a Rebecca l’arrivo di Severus. Per un istante avrebbe voluto essere spontanea come la nipote che era corsa ad abbracciarlo come faceva ogni volta che l’uomo varcava la soglia della casa dei genitori, ma, per quanto avesse cercato un contatto fisico con Severus nei giorni subito successivi al ventidue marzo, non riusciva a farlo così casualmente, quando non era palese che stesse cercando il conforto che soltanto lui sapeva darle.
Rimasero per qualche tempo in salotto, prima che Rebecca trascinasse quasi Severus in giardino per farsi spiegare se alcuni dei fiori della nonna fossero utili per qualche pozione. Ygraine preferì rimanere dentro, perché voleva permettere all’uomo e alla bambina di godersi quei momenti in cui si erano, a tutti gli effetti, un padre e una figlia. Rimase per qualche istante davanti alla finestra, mentre osservava Severus e Rebecca intorno ad un cespuglio di lavanda, di cui sua madre andava particolarmente orgogliosa.
«Ygraine, possiamo parlare?»
La giovane donna si voltò verso il padre che aveva il volto stranamente serio. Non l’aveva nemmeno sentito avvicinarsi e, in quel momento, stava osservando Severus con un’espressione dubbiosa che non gli aveva mai visto prima. Si chiese se avesse scoperto quello che era accaduto veramente a casa di Jane. Forse uno degli Auror, per quanto non ne avesse nessun motivo, era andato a casa loro certo di trovarla lì e aveva parlato con i genitori. Era già un miracolo che mamma e papà avessero accettato le sue vaghe parole e che Rebecca non avesse mai detto nulla, ma la bambina non era a conoscenza di tutto quello che era accaduto.
«Certo, papà.»
«Andiamo nel mio studio.»
Ygraine seguì il padre, chiedendosi che cosa dovesse dirle. Mamma era ancora in negozio e la casa era silenziosa e vuota.
«Cosa sai di preciso del signor Piton?»
«Perché mi stai ponendo questa domanda?»
Ygraine osservò il padre farsi pensieroso mentre si avvicinava alla finestra dello studio osservando il giardino, dove si trovavano Severus e Rebecca.
«Credo di averlo già visto prima del giorno in cui l’hai portato qui. Immagino che ricorderai della morte degli Hancock.»
La giovane donna annuì soltanto. Sperava sinceramente di non essere impallidita. Non riusciva nemmeno a comprendere come fosse possibile che suo padre potesse collegare Severus a quello che era avvenuto agli Hancock, quella notte di Natale.
«Era il 1982, la notte di Natale ed io non riuscivo a dormire. Sai che a volte mi accade e, come faccio sempre, sono andato a piedi fino alla chiesa ed è là che ho visto qualcuno sulla tomba degli Hancock. Era una notte stranamente luminosa ed io mi sono fermato ad osservare. Non credo che lui mi abbia visto, quando si è allontanato dalla lapide. Era giovane, ma devi ammettere che il signor Piton ha un volto particolare», Ygraine non disse una parola, ma poteva immaginare che andare sulla tomba degli Hancock fosse una sorta di tortura autoinflitta. «Ho pensato che fosse un qualche parente di quella povera famiglia e, forse, avrei continuato a pensarlo, se l’anno successivo non mi fossi accorto che intorno al giorno di Natale erano comparsi dei fiori freschi. Non so nemmeno perché l’ho fatto, ma nell’ottantaquattro sono andato fino alla chiesa e ho visto di nuovo quell’uomo, fermo sulla tomba degli Hancock e così tutti gli anni successivi fino al Natale del novantasei. Il Natale dopo non si è presentato e nemmeno quello del novantotto. Ma da quello seguente, per quanto non mi sia mai recato ad osservare, sono ricomparsi i fiori freschi il giorno di Natale sulla tomba degli Hancock. E questo mi ha dato da pensare. Ci sono stati momenti in cui ho creduto che fosse saggio andare alla polizia.»
«Non è un reato portare fiori su una tomba.»
Ygraine sperava che la voce non le fosse uscita strozzata e che, se così fosse, papà pensasse che fosse legato a quello che le era accaduto, per quanto, negli ultimi giorni, le sembrava che la voce stesse sempre più migliorando, che stesse tornando come prima.
«Lo so, Ygraine, ma quei fiori e quelle piante avevano tutte un unico significato: il rimorso e la colpa. E tuo fratello ha detto a tua madre qualcosa sul signor Piton, che Mary ha ritenuto un’esagerazione, ma adesso… ho avuto la certezza che fosse lui l’uomo sulla tomba degli Hancock due giorni fa, quando è tornato dal giardino con Rebecca che faceva già buio. Il modo di muoversi, il volto illuminato dalle luci stradali e dalla luna erano esattamente gli stessi. Cosa sai veramente di lui?»
«Papà, non devi preoccuparti, davvero. Forse…»
«Forse, signor Ainsworth, dovrebbe porre le sue domande direttamente a me.»
Severus vide il padre di Ygraine sobbalzare e la giovane donna voltarsi verso di lui. Nessuno dei due si era accorto del suo arrivo e lui non si sarebbe nemmeno avvicinato allo studio dell’uomo se la signora Ainsworth non fosse tornata poco prima e non gli avesse chiesto il favore di andare a chiamare il marito.
«Quanto ha sentito?»
«Non molto, ma da quel che ho potuto intuire, mi ha visto portare dei fiori sulla tomba degli Hancock.»
Sapeva che avrebbe potuto mentire facilmente, ma non l’avrebbe fatto. Non gli importava del giudizio del signor Ainsworth, per quanto stimasse quell’uomo, ma non voleva deludere Ygraine, non voleva che lei credesse che fosse un vigliacco che fuggiva dalle sue responsabilità. O, forse, come uno sciocco, sperava che, un giorno, potesse ricambiare i suoi sentimenti, che potesse desiderare di illuminare ogni singola ora le sue giornate.
«Severus, non…»
«Devo a tuo padre una risposta, Ygraine.»
Alfred Ainsworth avrebbe voluto non aver parlato con la figlia, ma era preoccupato per lei e, forse, voleva sentirsi dire che l’uomo che aveva visto non era il signor Piton, che non era l’uomo con cui parlava di letteratura medievale, che non era l’uomo di cui sua figlia si era innamorata e che sua nipote considerava un padre.
«Cosa vuole sapere, signor Ainsworth?» la voce del mago era sorda, notò l’uomo e Ygraine gli si era fatta più vicina.
«Quei fiori… immagino lei sappia quale sia il loro significato.»
«Li ho scelti per il loro significato», Alfred non commentò quella frase, mentre osservava il volto di Piton che pareva nascondere con cura ogni possibile emozioni e quello espressivo della figlia che sembrava incredibilmente preoccupata. Ygraine posò la mano sul braccio dell’uomo, un gesto lieve, un gesto di vicinanza. «Li ho scelti perché ero presente la notte in cui la famiglia Hancock è stata uccisa.»
Il silenzio si posò soffocante sulla stanza. Ygraine avrebbe voluto dire a Severus che non era necessario parlare, che avrebbe potuto inventare una bugia plausibile e avrebbe voluto dirgli che lo ammirava per quello che stava facendo, perché non stava mentendo, perché stava mostrando ancora una volta la sua forza d’animo e il suo silenzioso e doloroso coraggio.
E avrebbe voluto dirgli che lo amava ancor di più per come si stava mettendo a nudo di fronte a suo padre.
«Sono… è stata la magia a ucciderli?»
«La magia può uccidere, signor Ainsworth. Noi maghi siamo unicamente degli uomini, così come lo siete voi Babbani. Ed entrambi abbiamo trovato il modo per fare del male», la voce di Severus era quasi inespressiva, ma Ygraine era certa che i suoi occhi fossero colmi del rimpianto e della colpa. «Ed io ho tolto una vita quella notte. Non ero solo, ma questo non diminuisce la mia responsabilità.»
Alfred Ainsworth osservò il volto dell’uomo e i suoi occhi neri, cupi e imperscrutabili. Ygraine gli si era fatta più vicina, quasi lo volesse sorreggere, quasi lo volesse proteggere da qualsiasi cosa lui avesse detto dopo quella confessione. Osservandola meglio, notò che la figlia doveva già essere a conoscenza di quel fatto, che la sua bambina sapeva e che, nonostante quella consapevolezza, rimaneva vicina al signor Piton.
Riportò la mente a quei fatti lontani. La signora Hancock era stata una donna gentile che aveva gestito il negozio di fiori del villaggio e suo marito aveva insegnato matematica in un liceo di Canterbury. Ricordava l’orgoglio di entrambi quando avevano detto che il figlio maggiore era stato accettato in una scuola esclusiva in Scozia.
«Il figlio maggiore, Robert, era come Rebecca?»
«Sì. Era un Nato Babbano.»
Alfred tentò di non rabbrividire, ma rammentava il giorno della morte degli Hancock. Il villaggio era stato colto dalla paura, mentre i giornalisti avevano iniziato a porre domande a tutti, in cerca di qualche oscuro segreto o di una storia perversa, ma i colpevoli non erano mai stati trovati e l’interesse della stampa era scemato di colpo. Non credeva, però, che gli abitanti del villaggio si fossero mai del tutto ripresi. O, almeno, lui non si era mai del tutto ripreso da quello che era accaduto quella notte. Aveva dovuto parlarne con i bambini e aveva dovuto consolare Ygraine che, pur essendo la minore, era quella che sembrava aver compreso meglio cosa fosse accaduto. Le aveva anche parlato dell’altro grande mistero di quella notte e, in quel momento, mentre osservava il signor Piton, si chiese quanti anni dovesse aver avuto all’epoca. Doveva essere poco più di un ragazzo.
«Qualcuno chiamò la polizia quella notte, la stessa persona che sistemò i cadaveri. Immagino sia stato lei, signor Piton.»
Ygraine notò che il padre sembrava solamente stanco in quel momento, ma non aveva fatto più cenno all’idea di recarsi alla polizia. E sperava che non ci pensasse più, perché avrebbe fatto di tutto per impedirglielo, anche fuggire in una terra lontana, con Severus e Rebecca. Avrebbe anche abbandonato il canto pur di impedire che il mago pagasse ancora per qualcosa per cui aveva già immensamente pagato.
«Sono stato io, signor Ainsworth, ma nessun gesto io abbia compiuto potrà mai ripagare il male che ho fatto.»
«Dovrei fare il mio dovere e denunciarla alla polizia», Severus annuì soltanto, interrompendo qualsiasi parola stesse per uscire dalle labbra di Ygraine. Si era illuso, aveva sfiorato la pace, ma era stato uno sciocco a pensare che il suo passato non venisse a chiedere il conto. «Ma se lo facessi, perderei il rispetto di mia figlia e, probabilmente, anche quello di mia nipote. Forse non avrei nemmeno dovuto dire nulla, ma ero preoccupato per Ygraine. Temevo che non sapesse nulla, che non avesse idea... Invece, mi pare chiaro che il mio piccolo usignolo sia a conoscenza di quello che deve essere accaduto quella notte di Natale.»
Alfred Ainsworth vide la figlia rilassarsi e il signor Piton osservarlo con attenzione. Non sapeva nemmeno lui come spiegarlo, ma erano state le parole del mago stesso a farlo desistere da qualsiasi volontà di rivolgersi alla giustizia.
E non erano state solo le parole, ma anche qualcosa nella sua voce, quando aveva ammesso di aver telefonato alla polizia, quando aveva ammesso di aver dato una qualche dignità ai cadaveri, che lo aveva fatto desistere da qualsiasi pensiero di andare dalla polizia, come avrebbe dovuto fare, come si era ripromesso di fare se i suoi sospetti fossero stati veri.
Il signor Piton gli era parso quasi rassegnato, mentre Ygraine sembrava pronta a combattere, a difendere il mago a qualunque costo. Sua figlia non aveva detto una parola, ma la conosceva troppo bene per non saper leggere ogni suo movimento.
Alfred era felice di aver deciso di non dire nulla a Mary prima di parlare con Ygraine. La moglie sarebbe stata meno comprensiva o, forse, non avrebbe compreso come la figlia potesse rimanere accanto ad un uomo che aveva ucciso in passato.
«Papà…»
«Non dire nulla, Ygraine, e perdonatemi entrambi se ho rivangato quella vecchia storia.»
La voce di Alfred Ainsworth era sincera, notò Severus, e l’uomo era certo che il filologo avesse agito spinto unicamente dalla preoccupazione per la figlia ed era sempre per la figlia che gli permetteva di rimanere in casa sua. Avrebbe potuto cacciarlo, anche se era giunto alla conclusione di non denunciarlo, ma non lo aveva fatto e di questo gli era grato.
«Non ha nulla di cui farsi perdonare, signor Ainsworth.»
L’uomo osservò per qualche istante il signor Piton, prima di annuire, senza commentare oltre, senza dare l’impressione di aver notato le parole che non erano state pronunciate.
In quel momento, si rese conto di essersi lasciato accecare dalla preoccupazione per Ygraine, di non aver considerato appieno il significato di quei fiori, che esprimevano il rimorso e la colpa.
E capì perché la sua bambina fosse rimasta accanto al mago, perché gli si fosse fatta così vicina poco prima.
E mentre usciva, non poté far altro che dirsi orgoglioso del suo piccolo usignolo.
«Severus, mi dispiace», mormorò Ygraine, dopo che il padre chiuse la porta dello studio alle sue spalle. «Non credevo che papà…»
«Era una possibilità. Chiunque nel villaggio avrebbe potuto vedermi quelle notti.»
«Hai portato i fiori anche questo Natale?»
Rebecca gli aveva già parlato pe la prima volta e aveva già saputo quale fosse il nome dell’uomo che era stato così gentile con la nipote. Era stato poco prima di Natale, quando aveva cantato, accompagnata da Jane, un concerto al museo.
Per un istante si chiese se la pianista si fosse accorta allora che aveva parlato con Severus, ma scacciò quel pensiero dalla mente.
«Sì, come ogni anno, tranne quello in cui ho usurpato la presidenza di Hogwarts e l’anno successivo perché mi stavo ancora riprendendo dalle ferite di Nagini», Ygraine strinse entrambe le mani di Severus tra le sue, mentre cercava di immaginarlo ogni notte di Natale in piedi, solitario, davanti a quella tomba. «So che non serve a cancellare quello che ho fatto, ma è un modo per mostrare almeno il mio rispetto.»
«Andrai anche il prossimo Natale?»
L’uomo annuì soltanto. Quella degli Hancock era l’unica tomba che visitava. Non era mai stato sulla lapide di Lily, né era mai andato su quella di Silente. Non sapeva se fosse la gravità di quello che aveva fatto, di come fosse giunto ad uccidere un bambino oppure se vi andava perché quella era stata la prima volta in cui si era reso conto del baratro in cui era precipitato, in cui si era reso conto di che razza di mostro fosse diventato.
«Mi permetterai di accompagnarti, Severus?»
«Ygraine, tu non hai commesso alcuna colpa.»
Avrebbe voluto dirle che aveva un animo troppo puro per poter condividere quel momento con lui, che era troppo luminosa per poter rimanere accanto alle sue tenebre.
«Vorrei soltanto che tu non fossi solo quella notte.»
Le parole di Ygraine erano quasi un lieve sussurro, ma gli parve che riuscissero, in parte, a donare sollievo al suo animo. Tentò di immaginarsi in piedi davanti alla tomba degli Hancock, mentre depositava quei fiori, con la giovane donna al fianco. Forse sarebbe crollato, ma non temeva di perdere il controllo delle sue emozioni davanti a Ygraine. Oppure, sarebbe riuscito a fare i conti con quell’evento del suo passato, perché la giovane donna sarebbe stata lì con lui.
C’era un altro modo per affrontare direttamente quello che aveva compiuto quella notte di Natale e sapeva che quello doveva farlo da solo.
«Se, quando sarà il momento, vorrai ancora venire con me, potremo andare insieme.»
Ygraine gli sorrise e forse avrebbe aggiunto qualche altra parola, se Rebecca non fosse entrata nella stanza per annunciare che la cena era pronta. Durante il pasto, il signor Ainsworth fu sorprendentemente amichevole con lui, ma forse, si disse Severus, l’uomo era decisamente simile alla figlia. Era certo che Mary non sarebbe stata altrettanto tranquilla intorno a lui, dopo quello che aveva scoperto quel pomeriggio.
Quando l’uomo lasciò la casa, quella notte, spirava un vento furioso, che parve quietarsi durante le giornate successive, che parevano aver trovato uno strano schema fisso. Ogni giorno Severus andava a casa loro, spesso nel primo pomeriggio e vi rimaneva fino all’ora di cena. A volte si fermava a mangiare; altre preferiva rincasare prima.
Anche quel sabato, l’uomo era giunto nel primo pomeriggio ed era rimasto con lei e Rebecca per diverso tempo, fino a quando non era stato consultato da papà su un manoscritto che stava studiando e che portava una versione particolare della storia della fata Melusina. Severus le aveva confidato che, con ogni probabilità, era un testo scritto da un mago del XII secolo, ma era un’informazione che suo padre non avrebbe mai potuto conoscere, per evitare il rischio che nell’eccitazione di spiegare una variante testuale non rivelasse l’esistenza del Mondo Magico a tutti i suoi colleghi.
Ygraine approfittò dell’assenza di Severus per far vedere a Rebecca alcuni villaggi francesi dove avrebbero potuto andare ad abitare, ma quando tornò in salotto, da sola, dato che la bambina aveva deciso di fare alcuni esercizi che le aveva dato il nonno per imparare la nuova lingua, del mago non c’era traccia.
Suo padre non aveva idea di dove fosse, ma le disse che l’uomo aveva accettato l’invito a cena che lui stesso gli aveva fatto. Fu la mamma a indicarle la strada per cui l’aveva visto andarsene, uscendo dalla porta sul retro e dal cancello del giardino. Ygraine indossò rapidamente un soprabito, prima di uscire e ripercorrere la via indicatale dalla madre.
Il vento soffiava lieve, simile ad una brezza, sulla campagna inglese, ma lei parve non farci quasi caso. Il suo unico scopo era raggiungere Severus ed avere il coraggio di fare quello che si era riproposta giorni prima. Avrebbe dovuto farlo da tempo, soprattutto considerando che non aveva nulla da fare in quei giorni, se non capire dove volesse stabilirsi e poi iniziare a contattare alcune agenzie immobiliari. Avrebbe potuto parlargli dopo quella conversazione dolorosa che Severus aveva avuto con suo padre.
Invece, aveva continuato a rimandare.
Ma, ormai, non aveva più molto tempo.
Aveva fissato un recital il 29 giugno a Tours, un primo appuntamento, alcune settimane prima del Lohengrin ad Aix-en-Provence, in modo da capire se la voce avrebbe retto un’intera opera, in modo da capire se sarebbe riuscita a salire su un palcoscenico senza essere colta dal terrore di non riuscire ad emettere un solo suono.
Per allora, sarebbe già stata in Francia da alcune settimane, perché voleva che Rebecca si ambientasse, che iniziasse a parlare la lingua che papà le stava insegnando. Avrebbe anche tentato di comprendere se iscrivere Rebecca sul finire dell’anno scolastico o se fosse meglio aspettare direttamente l’anno successivo. Sarebbe dovuta andare a parlare con le maestre e spiegare loro in parte la situazione, senza scendere nei particolari, inventando un’altra motivazione alla scelta del fratello, di cui nemmeno mamma e papà avevano molte notizie. Sapevano soltanto che lui e Margaret si trovavano a New York, dove Gawain aveva trovato da lavorare come avvocato, ma i contatti erano pochi e scarsi.
Si fermò soltanto un attimo, quando raggiunse la casa degli Hancock. I vetri erano rotti e alcune scritte erano comparse sulle pareti. Appariva chiaro che nessuno vi avesse abitato da anni. La porta era aperta, come si era aspettata, quando mamma le aveva indicato per quale strada Severus si fosse allontanato.
E lo trovò in quello che doveva essere stato il salotto.
La stanza era vuota – papà le aveva detto che alcuni parenti degli Hancock si erano portati via i mobili – se non per una sedia rimasta lì, probabilmente dimenticata.
L’uomo era immobile, una macchia nera nella stanza illuminata dal sole di quel giorno di aprile.
«Severus», lo chiamò piano, quasi temesse di spaventare i ricordi che dovevano agitarsi nella sua mente.
L’uomo si voltò verso di lei, il volto una maschera di fredda quiete. Ygraine gli si avvicinò di qualche passo, osservando gli occhi neri vuoti e allo stesso tempo colmi della colpa.
«Erano qui, riuniti. Stavano ridendo prima che entrassimo. Erano…»
«Usciamo, Severus.»
L’uomo scosse il capo, tornando a voltarsi verso la stanza spoglia. Sentì la mano di Ygraine posarsi lieve sull’avambraccio sinistro, dove rimaneva il segno sbiadito del Marchio Nero, dove la giovane donna aveva visto il grumo nero della sua orribile scelta.
E anche quella volta gli parve che la sua innocenza potesse mettere a tacere il senso di colpa per il male che aveva portato, che potesse lavare le sue colpe e purificare quel simbolo di magia oscura.
Sapeva di non aver alcun motivo per andare alla casa degli Hancock, ma aveva creduto che rivedere quel luogo potesse in qualche modo portarlo a lasciar andare, almeno in parte, il peso di quella colpa, della colpa più orribile che avesse mai commesso.
Invece, gli era solo sembrato di rivedere la famiglia intorno al tavolo del salotto, mentre ridevano felici ed ignari dei tre mostri che sarebbero entrati in casa loro. Rivedeva davanti agli occhi il volto del ragazzino che aveva ucciso e rivedeva i suoi compagni assassinare e torturare gli altri membri della famiglia, mentre lui rimaneva fermo, immobile e sconvolto da quello che era diventato.
«Severus…»
La voce di Ygraine era poco più di un sussurro gentile e puro, come i raggi del sole che accarezzavano il pavimento impolverato della stanza.
«Credevo che venendo qui sarei riuscito a fare realmente i conti con il mio passato, ma ho trovato unicamente il senso di colpa e il ricordo di quella notte di Natale.»
«Forse hai trovato soltanto ciò che volevi trovare», la voce di Ygraine era sempre gentile. Si era fatta più vicina a lui e la mano era scivolata a stringere la sua. «Stai ancora cercando di pagare per quello che hai fatto, anche quando hai già pagato così duramente.»
«Non abbastanza, Ygraine. Ho causato troppo dolore nella mia vita. Ho distrutto troppe famiglie, a partire dagli Hancock… so che tu non me ne fai una colpa e credimi se ti dico che sono consapevole che non ho alcuna responsabilità diretta in quello che ti è accaduto, ma non sono riuscito a salvare i Berenger, non ho potuto far altro che vederli morire, che vederli torturare. Ho ucciso io stesso uno di loro ed era l’unica cosa che potessi fare, l’unico modo per fermare la tortura a cui era sottoposto.»
Severus si aspettò quasi che la giovane donna togliesse la mano dalla sua, invece la strinse con più forza, con la stessa forza con cui i raggi del sole entravano dalle finestre rotte della casa degli Hancock. O forse era Ygraine stessa ad illuminare la stanza con la sua purezza.
«Hai solo compiuto un gesto pietoso, l’unico che tu potessi compiere in quel momento», Ygraine avrebbe voluto andare a chiedere ai maghi e alle streghe che avevano conosciuto Severus e che dicevano di essere dalla parte del bene, come avessero potuto non capire, come avessero potuto non dubitare nemmeno per un attimo dopo che aveva ucciso il Preside, come avessero potuto lasciarlo solo ad affrontare tutto quel dolore. Sapeva che Severus era in grado di fingere alla perfezione, ma se qualcuno avesse provato per lui anche solo un barlume di amicizia, avrebbe dovuto porsi almeno qualche domanda. «Hai però salvato la vita ad uno dei figli di Hugh e Mathilde Berenger. So che per te non è abbastanza, ma quel ragazzo può vivere con i suoi nonni unicamente grazie a te.»
L’uomo strinse a sua volta la mano di Ygraine, quella mano che gli offriva lo stesso perdono delle sue parole, cercando di ignorare la convinzione di aver salvato e, al tempo stesso, distrutto la vita di William Berenger. Chiuse per un breve istante gli occhi, concentrandosi unicamente su quanto la giovane donna gli stava donando.
E quella volta non fuggì dal perdono come aveva fatto quella mattina ventosa in casa di Gawain Ainsworth, ma lo accettò, perché rifiutarlo avrebbe voluto dire far tramontare uno dei soli che illuminavano la sua vita, uno dei due soli che stavano lentamente sciogliendo il ghiaccio dell’inverno del suo animo.
Quando riaprì gli occhi, la stanza gli parve meno carica di fantasmi. I ricordi, il senso di colpa e il peso di quello che aveva compiuto rimanevano, ma sembravano meno opprimenti.
E per qualche breve istante si permise di sperare in un futuro che non sarebbe stato privo della consapevolezza di ciò che era stato, ma che avrebbe potuto essere almeno rasserenato.
«Usciamo.»
Avrebbe potuto dire altro, ringraziarla, confessarle financo il suo amore, ma non riuscì a dire altro, per quanto avesse già espresso malamente, in un’altra occasione, la propria gratitudine alla giovane donna. Ciononostante, Ygraine gli sorrise, quasi le fosse bastato che lui ricambiasse la sua stretta di mano.
La lasciò andare soltanto quando furono all’aperto.
Il sole pomeridiano illuminava la tranquilla campagna di quell’angolo di Inghilterra. Da dove si trovavano si vedevano alcuni alberi solitari e in lontananza il campanile della chiesa del villaggio.
«Ti andrebbe di fare una passeggiata?»
Annuì soltanto, osservando il volto della giovane donna, incorniciato dai capelli che aveva raccolto in una crocchia, quel giorno. La seguì lungo un sentiero laterale che non aveva visto, mentre camminava da solo verso la casa degli Hancock.
Non parlarono mentre si addentravano per il sentiero, fino a fermarsi ai piedi di un vecchio ciliegio che si trovava solitario in mezzo alla campagna.
«C’è una cosa di cui vorrei parlarti», la voce di Ygraine era tranquilla, per quanto gli sembrasse di sentire una lieve incertezza. «Ci ho riflettuto a lungo da quando Gawain ha affidato a me la custodia di Rebecca. Avrei dovuto parlartene da tempo, ma ho sempre rinviato… non so nemmeno perché l’abbia fatto. So che Rebecca ti ha detto che stiamo cercando casa.»
La voce della giovane donna si spense nella lieve brezza, che pareva voler giocare con i capelli, raccolti in una crocchia. Severus non disse nulla, attendendo che proseguisse e impedendosi di formulare qualsiasi ipotesi.
Ygraine stava evitando di guardarlo, preferendo fissare un punto indeterminato nella campagna.
«Io… vorrei chiederti se vuoi venire a vivere con noi in Francia.»
La giovane donna lanciò un’occhiata a Severus, ma l’uomo non la stava guardando. Forse era stata precipitosa o una sciocca.
«Non è una scelta saggia, Ygraine», affermò l’uomo continuando ad evitare il suo sguardo.
«Invece, è logica. Mi hai detto che lavorerai per un centro di ricerca in Francia e possiamo cercare una casa abbastanza grande lì vicino. So che può sembrare una richiesta insolita, ma…»
«Può sembrarti logica adesso, Ygraine», la interruppe Severus, posando lo sguardo sul volto della giovane donna, che almeno non sembrava ferita da quel rifiuto che faticava financo a pronunciare. Il suo cuore e il suo animo lacerato avrebbero voluto accettare, ma la ragione imponeva di intraprendere un’altra strada. «Ma non hai alcuna idea di quello che ti riserverà il futuro, né puoi dirti certa che riusciremmo a vivere nella stessa casa per più di qualche giorno.»
«Nulla mi fa pensare che non sia possibile», la voce di Ygraine si era fatta incerta, in quel momento.
«E anche se fosse possibile, cosa accadrà, quando incontrerai una brava persona con cui dividere per sempre la tua vita, non solo spinta dall’amicizia, ma da sentimenti più profondi?»
Severus distolse nuovamente lo sguardo da Ygraine e dai suoi occhi luminosi. Sapeva che lei avrebbe ribattuto e che il suo sguardo avrebbe potuto portarlo a cedere, perché, in fondo, l’unica risposta che avrebbe voluto dare era di accettare, di lasciare la casa di Spinner’s End e i suoi tristi ricordi e di andare a vivere in Francia con lei e Rebecca, ma non voleva condannarsi a vedere costantemente Ygraine felice con un altro, né condannare lei alla sua miserevole presenza. Sarebbe andato in Francia più volte all’anno e in quelle occasioni avrebbe potuto vedere la giovane donna, avrebbe potuto scriverle anche e sarebbe stato contento della sua futura felicità, ma non sarebbe mai riuscito a vederla ogni giorno insieme ad un altro.
«Severus… quello… non accadrà mai.»
Ygraine avrebbe voluto aggiungere altro, avrebbe voluto dirgli che non sarebbe mai accaduto perché esisteva già una brava persona con cui avrebbe voluto dividere per sempre la sua vita, ma non ci riuscì, non quando non riusciva a togliersi dalla mente il quadro davanti a cui aveva incontrato Severus e la cerva che le aveva mandato e che, lo sapeva, rappresentava la madre di Harry.
«Come puoi esserne certa, Ygraine?» la voce di Severus era incredibilmente sorda in quel momento, ma il volto era ancora rivolto verso il suolo, nascosto dai capelli neri. «Non puoi sapere quale sarà il tuo futuro, ma so che meriti di incontrare un uomo buono, che possa renderti felice, e dubito che quest’uomo potrà essere contento delle mia… e anche se lui sopportasse la mia presenza, io non potrei mai riuscire a vivere…»
Severus si interruppe di colpo, deglutendo a vuoto. Si sentiva incredibilmente incerto, in quel momento, ma sapeva che doveva a Ygraine la più assoluta sincerità, che doveva farle comprendere il motivo per cui non avrebbe potuto accettare la sua proposta, anche se questo avrebbe significato perdere la sua amicizia.
«Severus…»
«Ygraine, lasciami finire, ti prego», la giovane donna fece un passo verso l’uomo che le apparve in quel momento incredibilmente vulnerabile. «Vorrei accettare il tuo invito, credimi, ma non posso agire come un egoista… so che tu credi in quello che hai detto, ma, un giorno potrebbe accadere… e ne sarei felice, perché tu meriti ogni felicità, ma, Ygraine, non potrei mai vivere accanto a te, non potrei mai farti il torto di accettare il tuo invito per vivere come un parassita vicino a te, per impedirti, forse, in futuro di essere felice, perché sono stato così egoista da non saper rinunciare a vivere accanto alla donna che amo.»
Le sue parole parvero perdersi nella brezza di quel giorno di primavera, illuminato dal sole. Nella quiete di quell’angolo di campagna inglese si sentiva unicamente il cinguettio di alcuni uccelli e il lieve stormire dei rami.
E il fruscio dell’erba sotto i piedi di Ygraine, che si era fatta più vicina a lui.
«Severus, quando ti ho detto che non ci sarebbe mai stato il rischio che io potessi incontrare una brava persona in Francia con cui dividere per sempre la mia vita, non ho mentito, né ho esagerato», il mago non osò alzare lo sguardo, nonostante la voce di Ygraine fosse dolce, nonostante non vi fosse nulla che lasciasse presagire un rifiuto. «Ho già incontrato quella persona, ma credevo di non avere alcuna speranza, che l’unico modo per starti vicino fosse chiederti di venire con me e Rebecca in Francia, di accontentarmi della tua amicizia e di vederti ogni giorno, di vivere, in qualche modo, accanto all’uomo che amo.»
«Ygraine…», la voce gli si spezzò, mentre sollevava lo sguardo dal suolo per posarlo sugli occhi della giovane donna.
E vi lesse l’incrollabile fiducia.
E vi lesse la gioia.
E vi lesse l’amore.
«Avrei voluto dirti quello che provo da giorni», riuscì a dire con una facilità che non si aspettava. Non aveva nemmeno osato sperare, quando Ygraine aveva cominciato a parlare che lei potesse amarlo. Allungò una mano e le sfiorò delicatamente una guancia, scostandole una ciocca di capelli, che si era liberata dalla crocchia con cui li aveva raccolti. «Ma non volevo che tu… eri vulnerabile, dopo quello che ti era stato fatto e temevo che potessi agire spinta da una riconoscenza che sapevo di non meritare.»
«Non sarebbe accaduto, Severus», mormorò Ygraine, osservando gli occhi neri dell’uomo, che parevano fissarla con una dolcezza che non aveva mai notato prima sul suo volto. «Mi ero accorta di amarti da tempo, da prima che Gawain agisse in quella maniera sconsiderata. Ed ero certa che il tuo cuore appartenesse a un’altra, che non sarei mai riuscita a competere con una donna morta. So che non mi hai mai detto nulla, in proposito, ma… prima del giorno in cui hai dato il fazzoletto a Rebecca, ti avevo visto altre volte sempre davanti a Sancta Lilias ed io…»
«Quella di cui ero infatuato non era nemmeno più Lily», affermò l’uomo. Avrebbe voluto unicamente baciare Ygraine, ma credeva di doverla rassicurare in proposito, di non lasciare spazio a malintesi futuri. «Era la donna che io avrei voluto incontrare, ma che non avevo realmente incontrato. E più ti conoscevo, più avevo a che fare con te o con Rebecca, più il fantasma che avevo costruito nella mia mente, ha iniziato a mostrare la sua evanescenza. L’ultima volta che ho parlato con Lily non avevo nemmeno finito la scuola e per anni ho creduto che…»
«Severus, non…»
«È giusto che tu sappia, Ygraine», la giovane donna annuì soltanto, quando Severus la interruppe. «Per anni ho alimentato quello che era stato l’amore di un ragazzo perché era l’unica cosa che mi facesse sentire la mia umanità. Tu sai quello che ho fatto per scelta e quello che ho dovuto e voluto fare per porre rimedio a quella scelta. Credo che mi servisse un simbolo, qualcosa a cui appigliarmi… e quel simbolo poteva essere soltanto Lily che per qualche anno mi era stata amica.»
Ygraine allungò una mano e strinse quella di Severus. Sentì l’uomo ricambiare subito la stretta, senza nessuna esitazione, senza nessuna titubanza. Non fece altro, non lo abbracciò come avrebbe voluto fare, né disse nulla, per quanto avrebbe voluto dargli conforto. Sapeva già che aveva condotto una vita solitaria, ma sentirgli dire quelle parole sembravano unicamente centuplicare quella solitudine.
«Per anni ho creduto… ho voluto credere che l’amicizia con Lily fosse finita a causa mia, che avessi oltrepassato il segno e che quello che aveva detto fosse imperdonabile.»
Ygraine strinse maggiormente la mano di Severus, mentre parlava di quel giorno lontano. Avrebbe voluto dirgli di smettere e avrebbe voluto prendere a schiaffi la madre di Harry per come si era comportata, per come era stata cieca, per come non avesse voluto capire perché Severus avesse detto quella parola.
Avrebbe voluto piangere e avrebbe voluto abbracciarlo e abbracciare il ragazzo che era stato. E mentre le rivelava anche quella parte della sua vita, si rese conto di quanta forza di carattere possedesse e in quale solitudine avesse vissuto e avesse maturato le sue scelte. In quella solitudine era caduto, ma sempre in quella solitudine era riuscito a trovare il coraggio di rivolgersi a Silente, di sopportare, poi, il dolore che il cammino che aveva scelto per espiare gli aveva posto davanti.
«Prima che Rebecca mi chiedesse quel fazzoletto, prima che tu mi invitassi a bere quel tè, non avevo mai incontrato qualcuno che non mi avesse già giudicato prima ancora di parlarmi», Severus si interruppe per qualche breve istante, prima di riprendere, la voce esitante, mentre metteva ancora più a nudo il suo animo. «Quando ho accettato il tuo invito… e ti prego di perdonarmi, Ygraine, l’ho fatto perché volevo provare a capire cosa volesse dire essere una persona come tutte le altre. Volevo unicamente trovare un attimo di tregua ai miei pensieri che fuggivano sempre verso il passato.»
«Non hai nulla di cui farti perdonare, Severus», disse la giovane donna, la voce dolce e colma di affetto. «Ero una sconosciuta, allora.»
«Vi stavo usando, Ygraine, stavo…»
«Non credo che tu lo stessi facendo veramente, Severus», lo interruppe, prima che potesse denigrarsi. «Hai spiegato a Rebecca perché le accadevano quelle strane cose ed io, anche se non sapevo nulla di te, se non il tuo nome, mi sono accorta che mi fidavo istintivamente di te.»
«Sei… siete state…», Ygraine strinse anche l’altra mano di Severus che, come quando le aveva dichiarato il suo amore, appariva vulnerabile e insicuro. «Quella fiducia, Ygraine… non so se mi sono innamorato di te per quello, non so nemmeno quando sia accaduto… ma so che quella fiducia che non crollava mai, quando mi aspettavo che accadesse, ha distrutto l’immagine fittizia a cui mi ero aggrappato, quell’immagine che avevo cercato in un quadro Babbano per rimanere aggrappato al passato, per cercare un perdono che per primo non riuscivo a concedermi. Ero certo che tu mi avresti disprezzato quando ti ho svelato il mio passato, che mi avresti odiato… e quando non l’hai fatto, sono cominciate a comparire le prime crepe e più tu mi offrivi il tuo perdono, più tu mi spronavi a perdonarmi, più mi rendevo conto di non amare più Lily da tempo, forse da prima della fine della guerra. E, quando ho compreso questa verità, ho capito di amarti, Ygraine.»
«Sei ben più coraggioso di me, Severus. Se tu non avessi detto nulla, io non avrei mai osato rivelarti i miei sentimenti…», mormorò la giovane donna. «Ogni volta che avrei voluto farlo, ero intimorita… e pensavo al tuo Patronus, alla tua cerva e a quello che Rebecca mi aveva spiegato su quell’incantesimo.»
«Immagino che Rebecca ti abbia anche spiegato che i Patronus possono cambiare forma.»
Severus lasciò andare una mano di Ygraine per afferrare la bacchetta, quando la giovane donna annuì alle sue parole. L’uomo si rese conto che si sentiva finalmente in pace, che, per quanto la strada del perdono fosse ancora lunga, gli pareva di intravedere una speranza. Mentre evocava il Patronus, gli parve, quasi che il sole brillasse più luminoso e che gli occhi di Ygraine esprimessero ancora più profondamente i suoi sentimenti.
«Un cigno…»
Ygraine non riusciva a staccare gli occhi dal Patronus, che le sembrò incredibilmente luminoso ed elegante, mentre volteggiava intorno a loro. Lo seguì per qualche istante con lo sguardo, prima di tornare ad osservare il volto di Severus e i suoi occhi neri.
«Ygraine…», le parole gli morirono in gola, mentre allungava una mano e sfiorava una guancia della giovane donna.
Sentì una mano di Ygraine scostargli i capelli dal volto, con la sua delicata purezza, mentre il sole sembrava farsi più luminoso e i rami del ciliegio ondeggiavano leggermente.
Rimasero entrambi immobili per qualche istante, silenziosi, illuminati dalla luce dorata del sole e da quella argentea del Patronus.
Severus posò le mani sulla vita di Ygraine, prima di chinare il capo e sfiorare le labbra della giovane donna con le sue.

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[1] Nel 2002 Pasqua era il 31 marzo

 
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CITAZIONE
Senza dire una parola, andò a sedersi accanto a loro e come, in altre occasioni, le parve quasi di essere parte di una piccola famiglia, di assaporare quello che avrebbe potuto essere, se il cuore di Severus non fosse appartenuto ad un’altra.

E' già tuo, il suo cuore, Ygraine!
CITAZIONE
Mentre stringeva a sé la giovane donna, avrebbe voluto posare un unico bacio sulla fronte di Ygraine, ma non lo fece, limitandosi a cullarla, come aveva visto fare, ma come non aveva mai fatto prima, sperando di poterne sollevare almeno un poco lo spirito.

Eeeh... occorre attendere ancora...
CITAZIONE
Ygraine avrebbe voluto che l’uomo non abbassasse la mano, dopo averle asciugato le guance, avrebbe voluto avere il coraggio di alzarsi in punta di piedi e di baciarlo, ma sapeva che sarebbe stato un gesto sconsiderato, che avrebbe potuto distruggere tutto, che avrebbe potuto allontanarlo.

No,n i, tranquilla, fallo pure è proprio ciò che servce, perchè se aspettiamo che sia lui a fare la prima mossa...
CITAZIONE
Avrebbe voluto unicamente abbracciarla, in quel momento, ma non era certo che fosse la soluzione adatta a vincere lo sconforto di Ygraine.
Avrebbe voluto dirle che l’amava e che avrebbe continuato ad amarla per sempre, ma non sapeva nemmeno come articolare quelle parole.

Fallo, severus, fallo! ti assicuro che è la soluzione giusta!
CITAZIONE
Lo stipendio da insegnante di Hogwarts non era particolarmente elevato e, pensando di non sopravvivere alla guerra, aveva forse comprato un libro antico di troppo, senza mettere da parte molti risparmi.

Tenero! Protesto con albus: doveva pagare meglio i suoi insegnanti, soprattutto quellO che faceva il doppio lavoro, anche di spia!
CITAZIONE
«Se Rebecca non mi avesse chiesto un fazzoletto, se tu non mi avessi chiesto di bere un tè, sarei ancora intrappolato nella non vita che avevo deciso scientemente di vivere. Io…», la voce gli morì, per un istante. Fissò gli occhi della giovane donna per poter trovare la forza di esprimere almeno la sua gratitudine. «Tu mi hai ringraziato più volte di quanto non meriti, Ygraine, e io non ho mai saputo fare altrettanto e tu meriti più ringraziamenti di quanti sarò mai capace di dirti o di dimostrarti.»

Bellissimo!
CITAZIONE
mentre parlava, spostò il braccio e posò la mano sulla vita di Ygraine, permettendole di appoggiarsi maggiormente a lui. Soltanto, in un secondo momento, si accorse di aver compiuto quel gesto, di non aver nemmeno esitato, nell’offrire il suo conforto alla giovane donna. Era come se, progressivamente, manifestare fisicamente il suo affetto fosse diventato meno difficoltoso, per quanto una parte di lui continuasse a esitare.

Sei sulla buona strada, Severus, continua!
CITAZIONE
Avrebbe dovuto suggerire a Ygraine di tornare in camera e di riposarsi, ma non lo fece. Forse era tremendamente egoista in quel momento, ma gli sembrava di star ricevendo dalla giovane donna lo stesso conforto che lui stava tentando di offrirle.

Bella questa reciprocità!
CITAZIONE
E, mentre la teneva contro di sé, si chiese se non dovesse tentare di esprimere i suoi sentimenti, se non dovesse dirle che l’amava, anche se questo non l’avrebbe portato da nessuna parte, anche se Ygraine lo avrebbe respinto.

Diglielo, Severus, diglielo!
CITAZIONE
e non voleva che confondesse la gratitudine nei suoi confronti per un sentimento più profondo.

Solo Severus, dolcissimo, può pensarlo...
CITAZIONE
Chiuse qualche istante gli occhi, mentre sentiva il respiro di Ygraine farsi più regolare, e si rese conto che riusciva ad accettare completamente di non aver nessuna responsabilità per quello che era accaduto nell’appartamento della Stanton, di poter lasciare andare la voce insinuante della colpa, almeno per quanto era accaduto quel giorno. E, mentre si perdonava per quello che era accaduto a Ygraine, gli pareva che il gelo che lo aveva avvolto per tanto tempo continuasse a perdere la sua presa.
Era come se si stesse sciogliendo grazie alla luce luminosa dell’animo puro della giovane donna.

Supendo!

Altro bellissimo capitolo!
 
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I ♥ Severus


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Capitolo XXIII parte 2a

CITAZIONE
Prima di conoscere Ygraine e Rebecca non gli sarebbe importato di morire. Anzi, forse avrebbe accolto con gioia la morte che lo aveva fuggito nella Stamberga Strillante. In quel momento, invece, voleva vivere, anche se questo avesse significato poter amare da lontano Ygraine e non poter essere pienamente un padre per Rebecca.

E allora vivi, Severus... pienamente!
CITAZIONE
La voce di Piton era assolutamente ragionevole e Harry sapeva che aveva ragione, così come si rendeva conto che anche il ragionamento di Hermione sul fatto che l’uomo non fosse un eroe rassicurante aveva senso, ma non poteva impedirsi di pensare che fosse ingiusto che l’uomo che aveva permesso a tutti loro di vincere non vedesse riconosciuti i suoi sacrifici.

Hai ragione tu, Harry, una volta tanto hai perfettamente ragione!
CITAZIONE
Dopo sabato, aveva anche messo in conto che qualcuno avrebbe potuto avere in serbo delle parole offensive su Ygraine. Eppure, questo non gli aveva impedito di sentire la furia montare in lui per come alcuni membri del Wizengamot mostrassero fin troppi pregiudizi nei confronti dei Babbani e di come altri non fossero riusciti a non infangare il nome di una persona ben più meritevole di tutti loro. Era riuscito a non lasciar trapelare la sua rabbia, a mantenere la stessa calma che aveva manifestato davanti all’Oscuro Signore, ogni volta che aveva mentito o che aveva manipolato delle informazioni. Eppure, in alcuni momenti del processo, si era accorto di faticare a fingere che quelle parole non gli facessero nessun effetto

Delizioso Severus!
CITAZIONE
Prima di fare un passo del genere, avrebbe dovuto parlargli dell’idea che aveva iniziato ad accarezzare da tempo, da prima di quello che era avvenuto nell’appartamento di Jane.

Chissà se è ciò che penso io...
CITAZIONE
he doveva trovare il coraggio di chiedergli se avesse voluto andare a vivere in Francia con loro.

Sì, avevo indovinato.
CITAZIONE
«Era il 1982, la notte di Natale ed io non riuscivo a dormire. Sai che a volte mi accade e, come faccio sempre, sono andato a piedi fino alla chiesa ed è là che ho visto qualcuno sulla tomba degli Hancock. Era una notte stranamente luminosa ed io mi sono fermato ad osservare. Non credo che lui mi abbia visto, quando si è allontanato dalla lapide. Era giovane, ma devi ammettere che il signor Piton ha un volto particolare», Ygraine non disse una parola, ma poteva immaginare che andare sulla tomba degli Hancock fosse una sorta di tortura autoinflitta.

Oh sì, assolutamente da Severus!
CITAZIONE
«Lo so, Ygraine, ma quei fiori e quelle piante avevano tutte un unico significato: il rimorso e la colpa. E tuo fratello ha detto a tua madre qualcosa sul signor Piton, che Mary ha ritenuto un’esagerazione, ma adesso… ho avuto la certezza che fosse lui l’uomo sulla tomba degli Hancock due giorni fa, quando è tornato dal giardino con Rebecca che faceva già buio. Il modo di muoversi, il volto illuminato dalle luci stradali e dalla luna erano esattamente gli stessi.

Oooh... e adesso come va a finire?
CITAZIONE
«Quei fiori… immagino lei sappia quale sia il loro significato.»
«Li ho scelti per il loro significato»,

E' proprio Severus, non c'è che dire...
CITAZIONE
la voce di Severus era quasi inespressiva, ma Ygraine era certa che i suoi occhi fossero colmi del rimpianto e della colpa. «Ed io ho tolto una vita quella notte. Non ero solo, ma questo non diminuisce la mia responsabilità.»

Povero, coraggioso, onesto Severus...
CITAZIONE
mentre osservava il signor Piton, si chiese quanti anni dovesse aver avuto all’epoca. Doveva essere poco più di un ragazzo.
«Qualcuno chiamò la polizia quella notte, la stessa persona che sistemò i cadaveri. Immagino sia stato lei, signor Piton.»

Già, proprio lui. Solo poco più di un ragazzo. Nodo alla gola.
CITAZIONE
E sperava che non ci pensasse più, perché avrebbe fatto di tutto per impedirglielo, anche fuggire in una terra lontana, con Severus e Rebecca. Avrebbe anche abbandonato il canto pur di impedire che il mago pagasse ancora per qualcosa per cui aveva già immensamente pagato.

Dolcissima Ygraine! Sono sicura che non sarà necessario: tuo padre capirà...
CITAZIONE
Ma se lo facessi, perderei il rispetto di mia figlia e, probabilmente, anche quello di mia nipote. Forse non avrei nemmeno dovuto dire nulla, ma ero preoccupato per Ygraine. Temevo che non sapesse nulla, che non avesse idea... Invece, mi pare chiaro che il mio piccolo usignolo sia a conoscenza di quello che deve essere accaduto quella notte di Natale.»

Fiuuuuu
CITAZIONE
E non erano state solo le parole, ma anche qualcosa nella sua voce, quando aveva ammesso di aver telefonato alla polizia, quando aveva ammesso di aver dato una qualche dignità ai cadaveri, che lo aveva fatto desistere da qualsiasi pensiero di andare dalla polizia, come avrebbe dovuto fare, come si era ripromesso di fare se i suoi sospetti fossero stati veri.

Già... ha capito, anche se ancora non sa a sufficienza.
CITAZIONE
«Non ha nulla di cui farsi perdonare, signor Ainsworth.»
L’uomo osservò per qualche istante il signor Piton, prima di annuire, senza commentare oltre, senza dare l’impressione di aver notato le parole che non erano state pronunciate.
In quel momento, si rese conto di essersi lasciato accecare dalla preoccupazione per Ygraine, di non aver considerato appieno il significato di quei fiori, che esprimevano il rimorso e la colpa.
E capì perché la sua bambina fosse rimasta accanto al mago, perché gli si fosse fatta così vicina poco prima.
E mentre usciva, non poté far altro che dirsi orgoglioso del suo piccolo usignolo.

Che dire, una bellissima scena da nodo alla gola.
CITAZIONE
«So che non serve a cancellare quello che ho fatto, ma è un modo per mostrare almeno il mio rispetto.»
«Andrai anche il prossimo Natale?»
L’uomo annuì soltanto. Quella degli Hancock era l’unica tomba che visitava. Non era mai stato sulla lapide di Lily, né era mai andato su quella di Silente. Non sapeva se fosse la gravità di quello che aveva fatto, di come fosse giunto ad uccidere un bambino oppure se vi andava perché quella era stata la prima volta in cui si era reso conto del baratro in cui era precipitato, in cui si era reso conto di che razza di mostro fosse diventato.
«Mi permetterai di accompagnarti, Severus?»
«Ygraine, tu non hai commesso alcuna colpa.»
Avrebbe voluto dirle che aveva un animo troppo puro per poter condividere quel momento con lui, che era troppo luminosa per poter rimanere accanto alle sue tenebre.
«Vorrei soltanto che tu non fossi solo quella notte.»

Più nodo alla gola di così...
Un capitolo stupendamente intenso, Leonora!
CITAZIONE
Ho ucciso io stesso uno di loro ed era l’unica cosa che potessi fare, l’unico modo per fermare la tortura a cui era sottoposto.

Aaah, ecco, mi pareva...
CITAZIONE
«Hai solo compiuto un gesto pietoso, l’unico che tu potessi compiere in quel momento», Ygraine avrebbe voluto andare a chiedere ai maghi e alle streghe che avevano conosciuto Severus e che dicevano di essere dalla parte del bene, come avessero potuto non capire, come avessero potuto non dubitare nemmeno per un attimo dopo che aveva ucciso il Preside, come avessero potuto lasciarlo solo ad affrontare tutto quel dolore. Sapeva che Severus era in grado di fingere alla perfezione, ma se qualcuno avesse provato per lui anche solo un barlume di amicizia, avrebbe dovuto porsi almeno qualche domanda. «Hai però salvato la vita ad uno dei figli di Hugh e Mathilde Berenger. So che per te non è abbastanza, ma quel ragazzo può vivere con i suoi nonni unicamente grazie a te.»

Adorabile Ygraine! <3
CITAZIONE
E quella volta non fuggì dal perdono come aveva fatto quella mattina ventosa in casa di Gawain Ainsworth, ma lo accettò, perché rifiutarlo avrebbe voluto dire far tramontare uno dei soli che illuminavano la sua vita, uno dei due soli che stavano lentamente sciogliendo il ghiaccio dell’inverno del suo animo.

Finalmente!
CITAZIONE
Il suo cuore e il suo animo lacerato avrebbero voluto accettare, ma la ragione imponeva di intraprendere un’altra strada.

Ooh Severus, uffa! Devo veniure a darti una botta in testa???
CITAZIONE
non voleva condannarsi a vedere costantemente Ygraine felice con un altro, né condannare lei alla sua miserevole presenza. Sarebbe andato in Francia più volte all’anno e in quelle occasioni avrebbe potuto vedere la giovane donna, avrebbe potuto scriverle anche e sarebbe stato contento della sua futura felicità, ma non sarebbe mai riuscito a vederla ogni giorno insieme ad un altro.

oooooooh! ma questi due vogliono parlarsi si o no? Ora li prendo e li appiccico insieme!
CITAZIONE
Severus si interruppe di colpo, deglutendo a vuoto. Si sentiva incredibilmente incerto, in quel momento, ma sapeva che doveva a Ygraine la più assoluta sincerità, che doveva farle comprendere il motivo per cui non avrebbe potuto accettare la sua proposta, anche se questo avrebbe significato perdere la sua amicizia.

Glielo dice??? Preso dai suoi impoeti di sincerità glielo confessa? Dai Severus, dai! :lovelove: :lovelove: :lovelove:
CITAZIONE
perché sono stato così egoista da non saper rinunciare a vivere accanto alla donna che amo.»

L'ha detto... non ci credo, glielo ha detto! Evviva! :lovelove:
CITAZIONE
«Ho già incontrato quella persona, ma credevo di non avere alcuna speranza, che l’unico modo per starti vicino fosse chiederti di venire con me e Rebecca in Francia, di accontentarmi della tua amicizia e di vederti ogni giorno, di vivere, in qualche modo, accanto all’uomo che amo.»

Aaaah che sollievo! <3
Leonora questa volta ti sei superata! Una storia strepitosa... e ancora aspetto il suonatore d'organetto all'ultimo capitolo, visto che è il titolo dell'ultimo lied.
CITAZIONE
«Avrei voluto dirti quello che provo da giorni», riuscì a dire con una facilità che non si aspettava. Non aveva nemmeno osato sperare, quando Ygraine aveva cominciato a parlare che lei potesse amarlo. Allungò una mano e le sfiorò delicatamente una guancia, scostandole una ciocca di capelli, che si era liberata dalla crocchia con cui li aveva raccolti. «Ma non volevo che tu… eri vulnerabile, dopo quello che ti era stato fatto e temevo che potessi agire spinta da una riconoscenza che sapevo di non meritare.»

Zitto e baciala!
CITAZIONE
Avrebbe voluto unicamente baciare Ygraine

Ecco, fallo!
CITAZIONE
«È giusto che tu sappia, Ygraine», la giovane donna annuì soltanto, quando Severus la interruppe. «Per anni ho alimentato quello che era stato l’amore di un ragazzo perché era l’unica cosa che mi facesse sentire la mia umanità. Tu sai quello che ho fatto per scelta e quello che ho dovuto e voluto fare per porre rimedio a quella scelta. Credo che mi servisse un simbolo, qualcosa a cui appigliarmi… e quel simbolo poteva essere soltanto Lily che per qualche anno mi era stata amica.»

Eeh... è Severus, ed è per questo che ci piace...
CITAZIONE
Ygraine strinse maggiormente la mano di Severus, mentre parlava di quel giorno lontano. Avrebbe voluto dirgli di smettere e avrebbe voluto prendere a schiaffi la madre di Harry per come si era comportata, per come era stata cieca, per come non avesse voluto capire perché Severus avesse detto quella parola.

Mettiti in coda, Ygraine: qui c'è una fila molto linga di persone che vorrebbero prendere a schiaffi Lily!
CITAZIONE
si rese conto di quanta forza di carattere possedesse e in quale solitudine avesse vissuto e avesse maturato le sue scelte. In quella solitudine era caduto, ma sempre in quella solitudine era riuscito a trovare il coraggio di rivolgersi a Silente, di sopportare, poi, il dolore che il cammino che aveva scelto per espiare gli aveva posto davanti.

E' Severus, non si può non amalro! :lovelove:
CITAZIONE
«Quella fiducia, Ygraine… non so se mi sono innamorato di te per quello, non so nemmeno quando sia accaduto… ma so che quella fiducia che non crollava mai, quando mi aspettavo che accadesse, ha distrutto l’immagine fittizia a cui mi ero aggrappato, quell’immagine che avevo cercato in un quadro Babbano per rimanere aggrappato al passato, per cercare un perdono che per primo non riuscivo a concedermi. Ero certo che tu mi avresti disprezzato quando ti ho svelato il mio passato, che mi avresti odiato… e quando non l’hai fatto, sono cominciate a comparire le prime crepe e più tu mi offrivi il tuo perdono, più tu mi spronavi a perdonarmi, più mi rendevo conto di non amare più Lily da tempo, forse da prima della fine della guerra. E, quando ho compreso questa verità, ho capito di amarti, Ygraine.»

Stupendo, intenso, commeovente. Di nuovo da nodo alla gola.
CITAZIONE
«Immagino che Rebecca ti abbia anche spiegato che i Patronus possono cambiare forma.»

Ooh sì, sì, sì! Anche Ygraine deve saperlo, subito!
CITAZIONE
Rimasero entrambi immobili per qualche istante, silenziosi, illuminati dalla luce dorata del sole e da quella argentea del Patronus.
Severus posò le mani sulla vita di Ygraine, prima di chinare il capo e sfiorare le labbra della giovane donna con le sue.

Bello, bello, bellissmo! Anche il sole, poi, il patronus: oro e argento per il loro amore!
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 14/8/2022, 16:04)
E' già tuo, il suo cuore, Ygraine!

L'autoconvinzione è una brutta cosa (ti confesso ora, dato che hai già letto tutto, che nel vecchissimo schema della storia, le cose finivano nell'incomunicabilità, soprattutto perché Ygraine era diversa)
CITAZIONE
No,n i, tranquilla, fallo pure è proprio ciò che servce, perchè se aspettiamo che sia lui a fare la prima mossa...

In effetti, in una stesura precedente del capitolo, lei agiva più impulsivamente, ma la scena non mi sembrava funzionare bene
CITAZIONE
Tenero! Protesto con albus: doveva pagare meglio i suoi insegnanti, soprattutto quellO che faceva il doppio lavoro, anche di spia!

Ho calcolato che dato che i professori hanno vitto e alloggio, lo stipendio non deve essere particolarmente alto (anche se fanno un orario che nessun insegnante nel mondo reale copre).
CITAZIONE
Bellissimo!

Merci!
CITAZIONE
Bella questa reciprocità!

Quella frase è stata una delle prime che ho scritto nel capitolo e sono felicissima che ti sia piaciuta.
CITAZIONE
Supendo!
Altro bellissimo capitolo!

Grazie mille, Ida <3
CITAZIONE
Delizioso Severus!

In un primisso progetto avevo pensato di scrivere anche tutto il progesso a Taylor, ma poi mi sono accorta che sarebbe stato ridondante, quindi ho concentrato tutto nei pensieri di Severus e Harry.
CITAZIONE
Sì, avevo indovinato.

Questo è stato un punto fermo della nuova struttura della vicenda (e l'unico escamotage logico).
CITAZIONE
Oh sì, assolutamente da Severus!

La scena sulla tomba degli Hancock è stata un'aggiunta recente, ma mi serviva per fare una sorta di conclusione alla loro storia.
CITAZIONE
Già, proprio lui. Solo poco più di un ragazzo. Nodo alla gola.

Era la cosa che Alfred doveva notare (e l'aveva già notata nell'82) per fargli capire che non deve stare in pensa per sua figlia.
CITAZIONE
Dolcissima Ygraine! Sono sicura che non sarà necessario: tuo padre capirà...

Ygraine è, dei figli, quella più simile al padre.
CITAZIONE
Già... ha capito, anche se ancora non sa a sufficienza.

Probabilmente non verrà mai a sapere tutto.
CITAZIONE
Che dire, una bellissima scena da nodo alla gola.

Grazie!
CITAZIONE
Più nodo alla gola di così...
Un capitolo stupendamente intenso, Leonora!

Ti ringrazio, Ida!
CITAZIONE
Ooh Severus, uffa! Devo veniure a darti una botta in testa???

A volte, la voce della ragione è piuttosto ingombrante.
CITAZIONE
oooooooh! ma questi due vogliono parlarsi si o no? Ora li prendo e li appiccico insieme!

Hanno tempi un po' lenti... ma solo perché ho scritto dei capitoli fiume. In realtà il tempo della storia è breve (prendono il primo tè insieme l'8 gennaio e qui siamo al 6 aprile) a causa del mestiere di Ygraine (già le ho fatto fare le prove più lunghe della storia per poter allungare un po' i tempi).
CITAZIONE
Glielo dice??? Preso dai suoi impoeti di sincerità glielo confessa? Dai Severus, dai!
L'ha detto... non ci credo, glielo ha detto! Evviva!

Ammetto che questa scena l'ho riscritta nei giorni scorsi. Prima era lei a confessare, quando gli spiegava perché voleva che andasse a vivere in Francia, ma non funzionava, perché parlava tantissimo e lui rimaneva zitto tutto il tempo... quindi ho rivoluzionato tutto.
CITAZIONE
Leonora questa volta ti sei superata! Una storia strepitosa... e ancora aspetto il suonatore d'organetto all'ultimo capitolo, visto che è il titolo dell'ultimo lied.

Grazie mille, Ida!! Spero che l'ultimo capitolo (e il seguente epilogo) sia all'altezza delle aspettative.
CITAZIONE
Eeh... è Severus, ed è per questo che ci piace...

Questa parte l'ho scritta piuttosto di getto. Mi serviva che chiarissero tutto (e poi, sono pur sempre una scrittrice sadica che deve far sudare i poveri personaggi).
CITAZIONE
E' Severus, non si può non amalro!

Concordo.
CITAZIONE
Stupendo, intenso, commeovente. Di nuovo da nodo alla gola.

Merci! (sto diventando ripetitiva)
CITAZIONE
Ooh sì, sì, sì! Anche Ygraine deve saperlo, subito!

Uno dei nodi che mi aveva portato a interrompere la stesura, era il rapporto con Lohengrin (da cui tutto il discorso sulla fiducia) perché, all'epoca, facevo fatica a mettere in relazione il cavaliere del cigno con Severus. Poi, è diventato tutto chiaro. In fondo Lohengrin è un eroe che agisce nell'anonimato (non può dire chi sia, da dove venga e quale sia la sua stirpe) e protegge, come meglio può, l'innocente. Certo, Lohengrin non ha commesso il fatale errore di Severus, ma ascoltando solo la musica cantata dal cavaliere del cigno ben si adatta a Piton (e infatti, una parte sarà inserita nell'Opera per Severus).
CITAZIONE
Bello, bello, bellissmo! Anche il sole, poi, il patronus: oro e argento per il loro amore!

Grazie mille! <3 <3
 
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view post Posted on 14/8/2022, 18:25
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Capitoli 15 e 16

Mi sono rimessa a leggere e ho fatto bene!!
Provo un' immensa antipatia per i genitori di Rebecca, per gli Auror, mentre per il suonatore di organetti mi nascono dubbi e paure.

Severus è il tuo Severus, perfetto e perennemente invaso, sommerso dal senso di colpa.
Io sono un'inguaribile ottimista e spero che la trama si sviluppi positivamente, ma certo che la perquisizione mi ha un po' scosso.
Ma che idioti questi Auror, concordo con Severus: qualcuno di loro contribuisce ad incastrarlo!

Ygraine è dolcissima, un personaggio che emerge con lentezza, ma è la prova vivente che nei racconti non bisogna aver fretta.
Harry mi piace molto in questa veste più matura e riflessiva.
Poveri libri... mi si stringe il cuore pensando che sono davvero l'unica cosa preziosa per Severus e sono stati maltrattati.

Il tempo atmosferico va in parallelo con lo stato d'animo dei personaggi, soprattutto con Severus, e le tue descrizioni sono davvero coinvolgenti.
Domani proseguo.
Complimenti , Leonora.
 
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745 replies since 11/1/2010, 13:59   24487 views
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