Il Calderone di Severus

Sfida N. 9 FF: Se Severus non fosse mai morto

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view post Posted on 25/5/2022, 18:57
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CITAZIONE
Il capitolo XX è diventato lunghissimo

Meno male :woot:

CITAZIONE
«Cos’è successo?»
Gawain non riusciva a guardare in faccia la sorella, né la moglie. Era unicamente in grado di fissarsi le mani come se appartenessero ad un altro.
«La bambina ha cambiato il colore dei fiori e…»
«Ha avuto quel che si è meritata», la voce Margaret era gelida e a Gawain fece quasi paura, come gli facevano paura le sue mani.
«L’ho schiaffeggiata più volte.»

Terribile, terribile, ho iniziato a odiare davvero i genitori di Rebecca: perchè questa folle cecità di entrambi, in particolare della madre? Hanno paura della figlia oppure c'è dell'altro?

CITAZIONE
Era stata una fortuna che la maestra avesse fatto fare loro quel compito in cui dovevano descrivere un percorso da effettuare usando la metropolitana e il treno e lei aveva scelto quella città. Ed aveva memorizzato perfettamente ogni cosa mentre preparava la mappa che la maestra aveva valutato.

Bravissima, Rebecca, bimba intelligente e intraprendente.

CITAZIONE
In quei momenti, nonostante quello che era accaduto a Rebecca, si sentiva stranamente in pace. Era come se, improvvisamente, la sua strada gli fosse apparsa chiara, quasi che un segnale stradale gli indicasse la bambina.
E si rese conto, mentre cucinava con Rebecca, di considerarla quasi come una figlia.

Ho avvertito anche io l'atmosfera di pace e di conforto nei gesti semplici di due persone vicine, e che si vogliono bene, intente a cucinare. Rebecca non potrebbe essere più tranquilla ed al sicuro in nessun altro posto: deve stare con Severus e Severus, finalmente, merita di poterle trasmettere tutto l'amore genitoriale di cui è sempre stato dotato.

Non so perchè ma non confido molto sull'aiuto dei nonni di Rebecca, qualcosa mi dice che il percorso di recupero della fiducia dei genitori nei confronti della bambina è ancora lungo.
 
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view post Posted on 25/5/2022, 19:37
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CITAZIONE (Lonely_Kate @ 25/5/2022, 19:57) 
Terribile, terribile, ho iniziato a odiare davvero i genitori di Rebecca: perchè questa folle cecità di entrambi, in particolare della madre? Hanno paura della figlia oppure c'è dell'altro?

I genitori di Rebecca si sono lasciati accecare dalle loro stesse paure e la paura e, purtroppo, una base feconda per la rabbia. Della madre non ho per ora ancora offerto alcun pensiero diretto, ma arriveranno alla fine del capitolo, in modo da avere anche il suo punto di vista.

CITAZIONE
Bravissima, Rebecca, bimba intelligente e intraprendente.

Diciamo che la maestra di Rebecca le ha dato il compito giusto al momento giusto (ho dovuto trovare un escamotage sensato per far riuscire ad anadre la bambina da Londra fino alla città dove abita Severus.

CITAZIONE
Ho avvertito anche io l'atmosfera di pace e di conforto nei gesti semplici di due persone vicine, e che si vogliono bene, intente a cucinare. Rebecca non potrebbe essere più tranquilla ed al sicuro in nessun altro posto: deve stare con Severus e Severus, finalmente, merita di poterle trasmettere tutto l'amore genitoriale di cui è sempre stato dotato.

Rebecca è assolutamente d'accordo con te.

CITAZIONE
Non so perchè ma non confido molto sull'aiuto dei nonni di Rebecca, qualcosa mi dice che il percorso di recupero della fiducia dei genitori nei confronti della bambina è ancora lungo.

I nonni di Rebecca compariranno soltanto nella terza parte del capitolo... quanto ai tuoi dubbi e alle tue ipotesi taccio.
 
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view post Posted on 2/6/2022, 17:35
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Mentre rileggevo e sistemavo la seconda parte del capitolo XX (e scrivevo al contempo il capitolo XXI), mi sono accorta che una parte del capitolo XIX era diventata ridondante e contradditoria.
Si tratta, in effetti, di quella lunga sezione in cui Severus pensa ai tre Auror e al loro possibile movente. Rileggendola, a distanza di tempo dalla sua stesura, mi sono resa conto che non avrebbe avuto alcun sviluppo successivo (e qui pago la lentezza della prima parte della storia) e che avrebbe soltanto generato un eccesso di informazioni, che non portavano da nessuna parte (oltre a creare un numero enorme di coincidenze improbabili).
L'ho quindi rivista e drasticamente ridotta.
Essenzialmente, ho tolto tutti i vari parenti citati degli Auror che avrebbero potuto conoscere Tristan, lasciando unicamente il fatto che direttamente o indirettamente avrebbero potuto entrare in contatto con i Berenger. Nel proseguire con la stesura mi sono accorta che tutta quella parte non "funzionava" nella storia.
Troverete la parte modificata nel capitolo XIX evidenziata in grassetto. Spero che, ora che ho alleggerito, risulti tutto più chiaro.
 
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view post Posted on 2/6/2022, 21:38
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CITAZIONE (Alaide @ 2/6/2022, 18:35) 
Troverete la parte modificata nel capitolo XIX evidenziata in grassetto. Spero che, ora che ho alleggerito, risulti tutto più chiaro.

Grazie. In effetti avevo avuto grosse difficoltà a seguire tutti quei nomi con intrecci vari. Poi rileggo e ti dico.
 
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view post Posted on 5/7/2022, 10:03
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Scusandomi per la lunga attesa - ma nel frattempo ho finito tutto Winterreise - propongo la seconda parte del capitolo XX (che sarà diviso non più in tre, ma in quattro parti). Lascio anche il link alla prima parte del capitolo.

Capitolo XX - Parte II

Der Wegweiser


2-5 marzo 2002


Quando Harry raggiunse la casa di Spinner’s End si sentiva incredibilmente sicuro di sé, come non gli era mai capitato in altre occasioni. Aveva parlato dei suoi sospetti con Hermione e l’amica lo aveva aiutato a sistemare i suoi appunti.
Sperava, però, che Piton potesse dargli un’altra prospettiva, che anche lui, in qualche modo condividesse i suoi stessi sospetti.
Bussò all’uscio e non dovette attendere molto prima che l’uomo venisse ad aprire. Non gli disse una parola, ma lo fece entrare. Harry notò che tutto era in ordine nella stanza, fatta eccezione per quello che sembrava essere un disegno che giaceva abbandonato sulla credenza e che gli sembrava incredibilmente fuori posto.
«Hai finito di guardarti intorno?»
«Sospetto che uno dei miei colleghi abbia a che fare con gli omicidi alla Tate Britain.»
Piton lo osservò per diversi istanti in silenzio, come se lo stesse in qualche modo valutando, poi lo invitò a sedersi al tavolo.
«Cosa ti ha fatto giungere a questa conclusione?»
Severus notò che il ragazzo si stava comportando in maniera più tranquilla rispetto alle altre volte in cui era andato a fargli visita.
Ne fissò gli occhi verdi e si rese conto di non provare nulla nel vederli. Non c’era né il desiderio di poter leggere in loro l’odio, né quello di leggervi il perdono, né il rimpianto per quello che avrebbe potuto essere e che non era mai stato realmente possibile.
Era come se stesse fissando gli occhi di una persona qualsiasi e non quelli del figlio di Lily.
Quando Potter iniziò a parlare, ricacciò quei pensieri in un angolo sperduto della sua mente. Li avrebbe analizzati in un altro momento, forse.
«Ho letto e riletto tutti i verbali scritti sul caso e hanno tutti qualcosa che non funziona», affermò il ragazzo. «Mancano di accuratezza. Non si capisce, per esempio, dove sia stata trovata l’arma del delitto e chi abbia fatto la scoperta. Non c’è nemmeno una parola sulle due vittime, se non i loro nomi e quello che è stato fatto per spiegarne la morte ai parenti. E tutti e tre gli Auror che stanno indagando sono generalmente scrupolosi.»
«Hai notato nulla nei loro comportamenti?»
«L’Auror Taylor mi è sembrato distratto ultimamente, ma, da quel che ho capito, ha delle incombenze amministrative piuttosto stressanti.»
«E tu credi che la sua distrazione sia dovuta solo a questo?»
«Voglio sperare di sì», ammise Harry, lanciando un’occhiata alla credenza. Da dove si trovava poteva vedere che il disegno era solamente abbozzato. «Cristopher è il mio supervisore e mi è sempre sembrato molto attento e competente. Quanto all’Auror Thomson è quella che più di tutti pare essere disposta a credere che lei sia il colpevole, Piton. Mi è parso a volte che influenzasse le azioni di Micheal, che ha indagato, di certo, in maniera superficiale e che ultimamente non sembra nemmeno più essere interessato alla questione.»
Severus osservò con attenzione il ragazzo. Potter aveva fatto esattamente quello che gli aveva suggerito di fare: non imbarcarsi in un’indagine solitaria e osservare i suoi colleghi. Forse aveva finalmente imparato a riflettere prima di lanciarsi a capofitto in una situazione pericolosa. Il che sarebbe stato unicamente un bene, considerando il mestiere che aveva scelto di fare.
«Ti sei fatto un’idea sul loro possibile movente?»
«Fino a quando non ho riflettuto sulla questione dell’arma del delitto non sono riuscito a capire, ma adesso credo che abbia qualcosa a che fare con la morte di Hugh Berenger e della sua famiglia. Ritengo che si tratti di una vendetta, che lo scopo della morte di quei due Babbani sia legato all’idea di accusare lei dell’omicidio e di farla finire ad Azkaban.»
«La Thomson e Taylor hanno frequentato Hogwarts quando erano studenti Hugh Berenger e sua moglie.»
«Quindi Michael potrebbe essere innocente?»
«Suo fratello maggiore era a scuola con i Berenger, quindi potrebbe averli conosciuti anche lui.»
Ad Harry sembrò di essere tornato al punto di partenza. Aveva creduto che le parole di Piton escludessero almeno uno dei tre colleghi; invece, era accaduto esattamente il contrario. Tutti e tre avrebbero potuto essere amici dei Berenger e, quindi, voler vendicarsi della loro uccisione. Aveva letto della morte di quella famiglia e dell’unico sopravvissuto alla strage. E dall’ultimo interrogatorio a Piton sapeva che l’uomo era stato presente. Harry si chiese come fosse riuscito a vederli morire, come avesse fatto a non intervenire per salvarli, facendo saltare completamente la sua copertura. Lui si era sentito in colpa per le persone che erano morte durante la battaglia perché stavano seguendo la sua causa, ma credeva che non fosse nulla se confrontato alla consapevolezza di non essere in grado di salvare la vita alle persone che gli altri Mangiamorte stavano uccidendo, perché farlo avrebbe significato, con ogni probabilità, la disfatta della resistenza a Voldemort.
«Hai notato altro nel loro comportamento?»
«Due giorni fa stavano parlando e Micheal ha nominato la signorina Ainsworth, dicendo che non riusciva a comprenderla. Emily si è detta d’accordo con lui e gli ha consigliato di interrogarla di nuovo, perché, secondo lei, potrebbe nascondere qualcosa. Mi sono stupito perché era da tempo che nessuno parlava dell’omicidio, ma non ho fatto commenti, per quanto non stessero affatto nascondendo la loro conversazione. A quel punto Micheal ha detto che aveva fatto delle indagini sulla signorina Ainsworth e che aveva scoperto che uno dei suoi fratelli si era suicidato. Emily si è chiesta se non fosse un buon indizio, per quanto a Cristopher non sembrasse affatto tale. Mi ricordo che ha detto qualcosa come “non possiamo di certo far ricadere il suicidio del fratello sulla signorina Ainsworth”. Emily ha scosso il capo e Micheal ha affermato che, forse, la morte di Tristan Ainsworth non era una vera fatalità.»
Severus scrutò con attenzione Potter, che, mentre parlava, sembrava essere attratto dal disegno posato sulla credenza. Era appena abbozzato, ma aveva intenzione di finirlo non appena il ragazzo se ne fosse andato, in modo da poterlo fare incorniciare e regalarlo a Rebecca per il suo compleanno. Quando Ygraine gli aveva parlato per la prima volta del compleanno della bambina, aveva pensato di farle avere un libro di racconti magici, ma, dopo quello che era accaduto con Gawain aveva creduto una migliore idea donarle un disegno, qualcosa che anche i genitori potessero tranquillamente vedere, per quanto non avrebbero saputo chi fosse il vero mittente.
«Hanno deciso di convocare nuovamente la signorina Ainsworth?»
«No. Alla fine, Cristopher ha convinto Emily e Micheal che quella loro idea non aveva senso.»
Severus rifletté rapidamente su quello che il ragazzo aveva appena detto. Stando a quello che era accaduto Green e la Thomson erano dei colpevoli più probabili di Taylor, per quanto non credesse una buona idea eliminarlo totalmente dalla lista dei sospetti.
Osservò per qualche istante Potter, che aveva smesso di guardare il disegno e aveva portato tutta la sua attenzione su di lui. Il ragazzo lo stava osservando con una concentrazione che non credeva di avergli mai visto prima. E fu quella concentrazione e il modo maturo con cui si era comportato che lo portarono a decidere di rivelare a Potter del legame che doveva esistere tra i Berenger e Tristan Ainsworth nel movente dell’assassino.
Era qualcosa di cui aveva parlato con Ygraine, un giorno in cui era ricomparso il suonatore di organetto davanti all’uscita artisti del Covent Garden. Le aveva chiesto se fosse d’accordo nello spiegare la vicenda di Tristan e le minacce che aveva ricevuto a Potter, nel caso in cui dovesse risultare necessario.
E la giovane donna gli aveva detto, con i suoi nocciola colmi di fiducia, che era certa che lui avrebbe compiuto la scelta migliore.
Mentre parlava, il crepuscolo iniziò a scendere sulla via, avvolgendo completamente l’isola.
Nella capitale la notte appariva particolarmente oscura, o almeno così parve a Ygraine, mentre sistemava l’ultimo piatto in lavastoviglie. Rebecca si era già ritirata in camera da letto e Gawain e Margaret stavano parlando tra loro.
Tutto sembrava incredibilmente tranquillo da quando erano tornate a Londra il giorno precedente, ma Ygraine temeva che quella fosse la quiete che precedeva la tempesta. Almeno il fratello aveva accettato di buon grado che la bambina prendesse più lezioni di disegno e già il giorno successivo Severus sarebbe stato con Rebecca.
Durante quell’incontro lei e l’uomo si sarebbero accordati su cosa avrebbe dovuto dire ai genitori il giorno del compleanno della nipote, in modo da svelare loro quello che era accaduto.
Impostò il programma della lavastoviglie, poi salutò il fratello e la cognata, che le augurarono la buonanotte come se nulla fosse accaduto, come se Gawain non avesse picchiato Rebecca, ma nella loro voce riusciva quasi a sentire il ribollire dei loro sentimenti, delle loro paure e della loro incapacità di accettare la magia della figlia.
Quando entrò in camera sua, trovò Rebecca ad aspettarla. La bambina le chiese se poteva dormire con lei e Ygraine accettò e, per un breve istante, desiderò essere di nuovo nella casa di Severus, di svegliarsi il giorno dopo e trovarlo in cucina. Era stato strano come, la mattina del primo marzo, loro tre fossero quasi sembrati una famiglia.
E quel pensiero la fece sorridere tristemente, per quanto sapesse che non sarebbe mai riuscita ad impedirsi di immaginare una vita insieme all’uomo, nonostante fosse certa che quei sogni non si sarebbero mai realizzati.
Eppure, mentre Rebecca si rannicchiava contro di lei, scivolò nel sonno con l’immagine di lei, l’uomo e la nipote che facevano colazione insieme nella casa di Spinner’s End.
E quando sorse l’alba, questa era grigia e opprimente. E così furono anche altre albe che si succedettero, fino al giorno precedente il compleanno di Rebecca. Ygraine l’era andata a prendere a scuola, consapevole che di lì a una trentina di minuti sarebbero andate nell’appartamento di Tristan e avrebbero trascorso del tempo con Severus.
La bambina le strinse la mano, mentre andavano verso casa, il cielo si era rasserenato nel corso della mattinata e, in quel momento, splendeva un bel sole vivace. Salirono rapidamente le scale che conducevano all’appartamento di Gawain e Ygraine mise la chiave nella toppa cercando di non tremare. Ogni volta che riportava Rebecca dal fratello e dalla cognata si sentiva inquieta, per quanto nei pochi giorni precedenti non fosse mai accaduto nulla. Per rincuorarsi si disse che tra poco sarebbe arrivato Severus e che tutto sarebbe andato bene, anche quel giorno.
Quando entrarono, la bambina sobbalzò e si nascose, quasi, dietro di lei. Soltanto allora Ygraine notò che Gawain e Margaret le stavano aspettando in salotto. E il fratello e la cognata non dovevano trovarsi lì, ma al lavoro.
E la loro espressione era dura.
La giovane donna cercò di mostrarsi tranquilla, anche quando notò che in un angolo avevano ammucchiato le valige con i suoi vestiti e le sue partiture, ma non riuscì ad impedirsi di deglutire a vuoto, quando si accorse che sul tavolino tra le due poltrone erano stati posati il libro di pozioni che Severus aveva dato alla bambina e le lettere dell’uomo.
«Credo che tu debba andartene da casa nostra, Ygraine.»
La voce di Margaret era particolarmente fredda, mentre Gawain la stava fissando con una durezza che non gli aveva mai visto.
«No, la zia deve rimanere qui… papà, mamma.»
Rebecca avrebbe voluto unicamente correre fino al tavolino, prendere il libro e le lettere e andarsene fuori. Avrebbe sicuramente incontrato Severus che doveva andare da loro e gli avrebbe chiesto di portarla via, al sicuro, con lui e la zia.
«Tu sei ancora piccola e non capisci quello che sta accadendo. La zia ha bisogno di rimanere da sola a riflettere e noi dobbiamo passare più tempo insieme», a parlare era stata ancora la mamma, ma la bambina non voleva starla a sentire. Se avessero mandato via la zia, poi le avrebbero impedito di prendere lezioni di disegno, anche se loro non sapevano che il suo maestro era Severus. «Abbiamo trovato un libro di cui non ci hai mai parlato e delle lettere a cui non hai mai fatto cenno.»
«Margaret…»
«Taci, Ygraine», la voce di Gawain era fredda. «Hai già fatto abbastanza danni. Hai incoraggiato Rebecca con questa follia della magia e hai permesso che ricevesse delle lettere da un uomo di cui non sappiamo nulla se non che è un poco di buono, un uomo che, con ogni probabilità, ti ha plagiata.»
«Severus è l’uomo migliore al mondo», la voce della bambina era poco più di un sussurro, mentre rimaneva accanto alla zia.
«E cosa vuole fare quest’uomo meraviglioso? Prendere il nostro posto? Contaminarti con quella sua maledetta magia? Qualsiasi cosa tu pensi di quell’uomo non dovrai mai più avere a che fare con lui. Prendi queste lettere e quel libro e buttali nel cestino della carta straccia.»
Ygraine lanciò un’occhiata all’orologio appeso alla parete di fronte a lei. La situazione stava precipitando e lei non aveva idea di come trovare una via di fuga, di come impedire che la vita di sua nipote diventasse un inferno. Le lezioni di disegno non sarebbero più bastate per aiutare Rebecca, che stava tremando di fianco a lei.
«Obbedisci a tuo padre», la voce di Margaret la fece quasi rabbrividire, colma com’era di freddezza.
«No. Non potete farmelo fare.»
«Allora lo farò io stesso.»
Rebecca sentì quasi mancarle il respiro. Non potevano toglierle il libro, né le lettere. Corse verso il tavolino ed afferrò tutto prima che suo padre potesse farlo. Rimase immobile, stringendo al petto il libro e le lettere.
Sarebbe ritornata accanto alla zia, ma il padre l’afferrò prima che lo facesse. Con la mano libera tentò di prendere una lettera di Severus. Rebecca era terrorizzata e tentò di indietreggiare, di impedirgli di portarle vie quel foglio di pergamena.
Non si rese nemmeno conto che suo padre aveva urlato.
Sentì soltanto che la lasciava andare.
Fece un passo indietro, verso la zia, ma l’uomo tornò ad afferrarla con tanta forza che non riuscì più a tenere strette le lettere di Severus e il libro di pozioni, che finirono ammonticchiati per terra.
«Gawain, lasciala andare.»
Ygraine si avvicinò di corsa al fratello, lanciando un’occhiata a Margaret, ma la donna stava ferma ad osservare il marito e sembrava essere perfettamente d’accordo con lui.
Temeva che qualcosa del genere sarebbe potuta accadere, quando la magia accidentale di Rebecca aveva ferito leggermente Gawain alla mano che voleva portarle via le lettere.
Il rumore della mano del fratello sulla bambina risuonò nel silenzio della stanza. Si avventò su di lui, cercando di fermarlo, ma Gawain era più alto di lei e più forte e non gli fu difficile colpirla al volto e poi gettarla sul divano.
Colpì altre volte Rebecca, prima che nel salotto risuonasse il campanello.
Fu Margaret a rispondere, calma, come se non avesse appena visto la furia del marito.
E Gawain non era mai stato così, prima di allora. Non lo aveva mai visto perdere a tal punto il controllo. Sapeva che lo aveva già fatto il 28 febbraio, ma Rebecca le aveva detto che l’aveva lasciata andare quasi subito e quando lei gli aveva parlato sembrava quanto meno sconvolto da quello che aveva fatto. E quando il primo marzo erano tornate era parso contrito e pentito, ma, forse era soltanto quello che voleva far credere a lei e probabilmente anche a sé stesso.
«Si tratta del signor Prince.»
Alle parole di Margaret, Gawain abbassò la mano, ma non lasciò andare Rebecca, che stava singhiozzando.
«Fallo salire e spiegagli che Rebecca non potrà fare la sua lezione oggi.»
Mentre si alzava dal divano, Ygraine vide Margaret andare ad aprire la porta e sentì la voce di Severus, ovattata al di là dell’uscio. La cognata sembrava aver fretta e Ygraine si sentiva completamente impotente, intrappolata com’era tra il divano, le poltrone e il corpo di Gawain, che appariva incredibilmente teso.
Non si accorse nemmeno che Rebecca era riuscita a liberarsi della presa del fratello, se non quando la vide correre verso la porta. Gawain rimase immobile dove si trovava, mentre la bambina era riuscita a passare oltre Margaret. Ygraine non vedeva nulla da dove si trovava, ma sapeva che Rebecca doveva aver abbracciato Severus ed era certa che il loro stratagemma fosse miseramente crollato.
«Torna dentro», disse Gawain, facendo un passo in avanti.
Severus sentiva le lacrime della bambina contro di lui e i suoi singhiozzi. Tenendola stretta contro di sé, riuscì a superare Margaret Ainsworth che non aveva detto più una parola da quando Rebecca gli si era gettata contro. Ygraine era pallida, di un pallore che non le aveva mai visto prima, ma che sapeva riconoscere fin troppo bene. Era il pallore della paura. Era in parte nascosta e sovrastata dal corpo di Gawain Ainsworth che sembrava pronto a esplodere. E già doveva aver scatenato la sua rabbia, come era evidente dal livido che si stava formando sulla guancia di Ygraine, che, lo poteva immaginare perfettamente, doveva aver tentato di fermare il fratello.
«Rebecca, dovresti lasciare andare il signore.»
A parlare era stata la madre della bambina, che sembrava voler agire come se non fosse accaduto nulla. Aveva imbastito una scusa miserevole per farlo andare via e, prima che Rebecca gli corresse incontro, stava cercando di convincerla che una lezione di disegno era l’ideale per aiutare la bambina dopo quello era accaduto a scuola, dove era caduta, inciampando nel suo zaino. Come se non avesse sentito i singhiozzi della piccola all’interno della stanza, ma, forse, la signora Ainsworth credeva che lui fosse uno stolto.
«Non si preoccupi», disse, mentre esaminava con cura la stanza. Notò il libro che aveva fatto avere a Rebecca per terra, insieme alle sue lettere e, in un angolo, alcune valigie.
«Credo che dovrebbe andarsene, signor Prince. Come può notare, mia figlia non sta bene.»
Gli occhi nocciola di Ygraine erano preoccupati, impauriti, come non li aveva mai visti, nemmeno quella sera in cui era stata aggredita a teatro. Eppure, nonostante tutto, riusciva ancora a leggere la fiducia nei suoi confronti sul suo volto.
«Come stavo dicendo a sua moglie, il disegno è un vero toccasana con i bambini, quando affrontano delle difficoltà», disse. Era certo di apparire come il più ingenuo degli uomini, i suoi sentimenti accuratamente celati. Aveva iniziato ad occludere non appena aveva sentito i singhiozzi di Rebecca dal momento che non poteva permettersi, in quel momento, di reagire in maniera sconsiderata, lasciandosi guidare dalla rabbia e dall’affetto. Doveva indossare la maschera di Tobias Prince, l’ingenuo maestro di disegno. «Da quel che ho capito, la nostra piccola artista si vergogna per essere stata così goffa a scuola, e devo dire che posso comprenderla perfettamente. Anche a me è capitato, quand’ero piccolo. La maestra diceva che avevo sempre la testa tra le nuvole.»
Ygraine non si era mai sentita così tesa. Sperava che il fratello desse retta a Severus, che gli permettesse di dare quella lezione di disegno, ma aveva paura che così non fosse. Era terrorizzata per quello che sarebbe potuto avvenire di lì a poco ed era terrorizzata all’idea di rimanere da sola con il fratello e Margaret, perché lei non sarebbe riuscita a proteggere Rebecca come avrebbe voluto.
«Sono felice che lei comprenda, ma, come le ho già detto dovrebbe andarsene. Rebecca è stanca.»
Ygraine avrebbe voluto parlare, ma era certa che avrebbe unicamente peggiorato le cose. Incontrò per un istante lo sguardo di Severus. L’uomo appariva perfettamente controllato, ma qualcosa nei suoi occhi mostrava la desolante verità. L’unica soluzione, in quel momento era accondiscendere, sperando che almeno Gawain non togliesse alla figlia le lezioni di disegno, che avrebbero potuto offrirle un piccolo spiraglio di serenità.
Osservò l’uomo, allontanare con delicatezza da sé Rebecca, posandole per qualche istante le mani sulle spalle e poi lasciandola andare del tutto, prima di fare un passo verso la porta.
«Non andartene… Severus… non and…»
Ygraine vide l’uomo fermarsi e voltarsi verso la bambina, il fratello farsi più teso, mentre Rebecca pareva singhiozzare ancora più forte. Per diversi lunghi secondi nessuno disse né fece nulla, poi Gawain si avvicinò alla bambina.
«Le consiglio di non fare un altro passo, signor Ainsworth, né men che meno di sfiorare sua figlia.»
Le parole di Severus erano freddamente cortesi, tranquille quasi, ma nel loro essere fredde e tranquille apparivano più minacciose di un grido. E mentre parlava aveva fatto qualche passo avanti e si era posto tra Rebecca e Gawain.
«Se ne vada, subito», era stata Margaret a parlare, da dove si trovava, presso la porta, che aveva chiuso senza che lei se ne accorgesse. «E anche tu, Ygraine. Provavamo pietà per te, credevamo che fossi stata plagiata… invece non sei altro che una bugiarda.»
«Margaret…»
«Taci», Gawain si era voltato verso di lei, minaccioso, arrabbiato forse ancora di più rispetto a pochi istanti prima.
«Signor Ainsworth, le sconsiglio di toccare sua sorella, così come le ho sconsigliato di toccare sua figlia.»
Il tono della voce di Severus era se possibile ancora più freddo. Gawain si bloccò di colpo e lei ne approfittò per correre verso Rebecca che, notò in quel momento, si era di nuovo aggrappata all’uomo.
«Rebecca vieni qui, subito.»
Severus sentì la bambina afferrargli con forza la mano sinistra e nascondere il volto contro di lui. Ygraine era riuscita ad allontanarsi da Gawain, ma la situazione non poteva che aggravarsi. Ne era stato certo nel momento in cui Rebecca si era lasciata sfuggire il suo nome. Aveva temuto che potesse accadere qualcosa del genere quando aveva iniziato ad allontanarsi, ma, in quel momento, non avrebbe potuto agire diversamente. Insistere sarebbe stato inutile e controproducente, soprattutto se voleva conservare una benché minima possibilità di mantenere il ruolo del maestro di disegno, un ruolo con cui, forse, avrebbe potuto aiutare la bambina, in futuro. Aveva dovuto allontanarsi da Rebecca sperando che la bambina capisse che non la stava abbandonando, ma lei non aveva nemmeno nove anni ed era impaurita. Aveva reagito nel modo più ovvio.
«Cos’ha fatto a mia figlia?»
«Io, nulla.»
«Invece qualcosa deve aver fatto, Piton», la voce di Gawain Ainsworth rasentava l’isterismo e, allo stesso tempo, appariva colma d’odio represso. «Lei ci ha portato via la nostra bambina.»
«Qui si sbaglia, signor Ainsworth», Rebecca gli stava stringendo con ancora più forza la mano. Sentì Ygraine farsi più vicina a loro, ma non si girò, preferendo tenere gli occhi fissi su Gawain. «Lei e sua moglie avete fatto tutto da soli.»
«Mia sorella può crederla un grand’uomo, ma quei vostri poliziotti ci hanno detto che è un assassino, un criminale… è lei che ha cambiato Rebecca, che l’ha infettata, che l’ha fatta diventare diversa.»
Sentì la mano di Ygraine unirsi a quella di Rebecca sulla sua. La bambina lasciò andare leggermente la presa, senza alzare il capo da dove l’aveva nascosto contro il suo cappotto. Il soprano stava tremando. Eppure, nonostante tutto, nel gesto della giovane donna riusciva a leggere la fiducia, che, mai come in quel momento, gli appariva malriposta.
«Non nego il mio passato, signor Ainsworth. Eppure, anche un imbecille capirebbe che siete stati voi due a fare tutto.»
Ygraine lanciò un’occhiata al fratello da dove si trovava, accanto alla nipote e a Severus, con una mano su quella dell’uomo, che Rebecca stava stringendo con forza e l’altra sulla schiena della bambina. Mentre il fratello e la cognata parlavano e Severus ribatteva, sentì la fiducia per lui aumentare. Il suo tono di voce non era più così freddo e minaccioso, com’era stato quando aveva fermato Gawain dal fare nuovamente del male a Rebecca. Era calmo, secco a volte, ma sempre perfettamente controllato.
«Non nega nemmeno di essere un assassino?» la voce di Margaret era stranamente acuta. Ygraine si voltò verso la cognata che si stava avvicinando al marito. Sembrava spaventata in quel momento e irritata. «Però nega di aver fatto qualcosa a Rebecca… nostra figlia è irriconoscibile, disobbediente e… se non fosse stato per lei, mio marito non avrebbe fatto quello che ha fatto.»
«Quindi sono stato io a dirgli di schiaffeggiare Rebecca?» Ygraine non aveva mai sentito la voce di Severus così sarcastica. «Oppure non volete ammettere di essere stati così vigliacchi da picchiare vostra figlia?»
Margaret non ribatté, ma Gawain fece un passo verso di loro.
«Non si avvicini oltre, signor Ainsworth.»
L’uomo si bloccò, per quanto non volesse farlo, ma qualcosa nel tono di voce di Piton lo spaventava. Quello non era più l’insegnante di disegno che credeva fosse stato, razionale e tranquillo. Quello era il mago che gli aveva portato via la sua bambina. Gawain sapeva che quello non era un pensiero logico, che quel maledetto uomo aveva ragione e che erano stati lui e Margaret ad allontanare Rebecca.
Ma quei pensieri non fecero altro che irritarlo ancora di più.
Avrebbe dovuto cacciare Piton da casa sua, ma non l’aveva fatto. E adesso vedeva la figlia che gli si stringeva contro piangendo.
Il mago si voltò per un attimo verso Ygraine e mormorò alcune parole che Gawain non riuscì ad afferrare. Osservò la sorella annuire e condurre via Rebecca verso le camere da letto. Avrebbe voluto fermarle, ma non lo fece. Quando se ne furono andate, Piton tornò ad osservare lui e Margaret.
«Credo sia giunto il momento di parlare, signori Ainsworth.»
«E cosa ci sarebbe da dire?»
Gawain fece di tutto per non far capire che era incredibilmente spaventato, arrabbiato e confuso. Era deluso da sé stesso perché aveva creduto ciecamente alla sorella quando gli aveva presentato Tobias Prince, senza porsi nemmeno una domanda. Invece, avrebbe dovuto dubitare. Avrebbe dovuto capire che c’era qualcosa di strano in quell’uomo, ma, a quanto pareva Piton sapeva fingere molto bene. Ed era arrabbiato con quel criminale che aveva rivoltato Rebecca contro di lui. Ed era spaventato da lui perché non aveva idea di cosa potesse fare un mago adulto.
«Non molto», disse Piton, con quella sua voce freddamente minacciosa che lo fece quasi rabbrividire. «La situazione mi pare quasi limpida, signori Ainsworth.»
«Lei se ne deve andare», Margaret era decisamente più coraggiosa di lui, che non era riuscito a dire quelle parole. «Questa è casa nostra e non ha alcun diritto di restare o di parlarci.»
«E voi avete forse il diritto di maltrattare vostra figlia? Se non ricordo male, è un reato e lei dovrebbe saperlo bene, signor Ainsworth.»
Gawain avrebbe voluto ribattere, ma sapeva che l’uomo aveva ragione. Nessuno avrebbe avuto il bene che minimo dubbio a condannare lui perché aveva picchiato Rebecca e nessun giudice avrebbe creduto alle ragioni che lo avevano portato a perdere a tal punto la calma. Chi gli avrebbe dato retta se avesse detto che sua figlia gli aveva fatto del male con la magia? Non che la bambina avesse fatto un gran danno, ma quel gesto involontario gli aveva fatto perdere completamente il controllo.
E quell’uomo, così calmo e freddo davanti a lui, lo riempiva di un odio e di una rabbia che non aveva mai provato prima.
E tutto quello lo terrorizzava.
«Lei non…»
«Le consiglio di tacere, signora Ainsworth», Severus portò lo sguardo sulla madre di Rebecca e fu certo che quanto aveva intuito quella sera a casa sua corrispondesse alla verità, che la peggiore dei due fosse lei. L’aveva osservava mentre parlava e mentre guardava la figlia. Era più calma del marito e questo la rendeva più pericolosa. «E consiglio entrambi di ascoltarmi con attenzione. Voi non alzerete più nemmeno un dito su Rebecca e non le direte più una sola parola contro la magia che nulla potrà fare sparire come invece voi credete che possa accadere. E statene certi che se mai farete qualcosa del genere, lo verrò a sapere.»
«E come? Rebecca non avrà più nulla a che fare con lei.»
«E credete veramente che questo mi impedirà di sapere?»
Severus osservò Gawain impallidire e Margaret mostrare chiaramente la sua paura e l’odio. Nessuno dei due disse nulla, per quanto forse avrebbero voluto, anche solo per dirgli quanto lo odiassero. Lo aveva letto nei loro sguardi quell’odio intenso nei suoi confronti, ma a quel sentimento era abituato e lo trovava meno destabilizzante della fiducia di Ygraine e dell’affetto di Rebecca.
Con un movimento accurato della bacchetta chiamò a sé le lettere e il libro di pozioni. Avrebbe potuto lasciarli dov’erano, ma aveva bisogno che Gawain e Margaret avessero ben chiaro che lui padroneggiava perfettamente l’arte magica. E del fatto che per praticarla non occorresse parlare.
«Immagino siate d’accordo con me nel ritenere che Rebecca sarebbe più serena lontana per qualche giorno da questa casa.»
«E finire quello che ha iniziato? Perché vuole portarcela via?»
La voce della Margaret Ainsworth era quasi tranquilla, per quanto piuttosto acuta, ma gli occhi erano colmi di odio e paura e Severus temeva che parte di quell’odio e di quella paura fossero rivolti alla bambina e forse anche a Ygraine.
«Da quel che so Rebecca ha dei nonni, i signori Ainsworth, che sono certo saranno più che felici di occuparsi di lei nei prossimi giorni.»
Severus sapeva che stava unicamente prendendo tempo. Ygraine era certa che i suoi genitori avrebbero appoggiato Rebecca e lui voleva credere che fosse vero, che effettivamente i nonni della bambina fossero più simili alla figlia che al figlio.
«Lasci fuori i miei genitori da tutta questa storia.»
«E crede veramente, signor Ainsworth, che non si accorgeranno di nulla? Domani è il compleanno di Rebecca e so che lo avreste festeggiato a casa loro, subito dopo la scuola.»
Gawain avrebbe voluto colpire quel maledetto mago che pareva sapere tutto – e per quello doveva unicamente ringraziare Ygraine –, ma l’aveva appena visto sollevare il libro e le lettere senza che dicesse una sola parola e non aveva idea di che cos’altro potesse fare, di come un mago sapesse uccidere.
Fuori dalla finestra un raggio di sole illuminava il salotto e la stanza di Rebecca. Ygraine teneva contro di sé la nipote che non aveva ancora parlato da quando si era lasciata sfuggire il nome di Severus. Sperava che l’uomo riuscisse a convincere Gawain e Margaret a non fare più del male a Rebecca, ma era terrorizzata da quello che sarebbe accaduto quando lei sarebbe partita per l’Italia tra poco più di un mese, di quello che sarebbe potuto accadere mentre lei era alle prove e Rebecca era sola in casa con Gawain e Margaret.
Quando Severus entrò nella stanza, teneva in mano le lettere e il libro della bambina.
«Ho convinto tuo fratello a farti restare qui fino a che non dovrai partire e a far andare Rebecca dai vostri genitori per qualche giorno.»
Ygraine riuscì a sorridergli, mentre Severus posava le lettere e il libro ordinatamente sulla scrivania della bambina. In silenzio si alzò e preparò una borsa mettendovi dentro alcuni vestiti per Rebecca. Quando tornò a guardare l’uomo, notò che si era seduto sul letto e che la nipote lo aveva abbracciato, con forza, le braccia intorno al collo e il capo nascosto contro la spalla.
E lui stava ricambiando l’abbraccio, nello stesso modo in cui un padre avrebbe abbracciato una figlia, mentre il sole giocava con i capelli neri dell’uomo, rendendoli quasi più scuri di quanto non fossero.

 
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view post Posted on 5/7/2022, 18:13
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Capitolo XX parte 1
Fiuuuuu! Sono rimasta molto in pena per Rebecca.
CITAZIONE
Osservò l’uomo, sempre inginocchiato davanti a lei, prendere la bacchetta. Poco dopo apparve una cerva argentea. Era bellissima si disse, Rebecca,<b> anche se per un istante le parve che una zampa fosse quasi invisibile</>, ma doveva essere a causa della luce delle candele.

Bellissimo il dettaglio, estremamente realistico, della zampa quasi invisibile.
CITAZIONE
Forse, però, la madre della bambina era diversa dalla sua e avrebbe contrastato il marito.

Mi sa che è molto èpeggio, invece!
CITAZIONE
Ygraine stava osservando Rebecca e Severus, mentre tutti e tre si trovavano intorno alla tavola della cucina. Era come se quel giorno il loro rapporto si fosse evoluto, come se si fossero fatti più vicini.

Ottimo!
CITAZIONE
Non sapeva cosa si fossero detti nel tempo che lei aveva impiegato per arrivare, ma era come se la bambina avesse compiuto l’ultimo passo per trovare nel mago una nuova figura paterna. Già da tempo aveva notato che qualcosa del genere stava accadendo, ma non era mai stato evidente come nelle ultime settimane. Quando erano sole, Rebecca nominava ben più spesso Severus che non Gawain e non sembrava nemmeno importare che, negli ultimi tempi, prima di quella maledetta sera, il fratello pareva aver ritrovato in parte i suoi modi affettuosi verso la figlia.

Questo, invece, potrebbe essere un grande problema.
CITAZIONE
Tutto era pacifico nei loro gesti, così diverso da altri gesti che erano avvenuti in quella casa.

Bellissimo
CITAZIONE
Ricacciò in un angolo della sua mente l’idea che Rebecca fosse stata una bambina felice fintanto che non aveva incontrato lui, che l’unica cosa che era in grado di fare era distruggere quel poco di buono che illuminava la sua miserevole vita.

Ma no, no, noooooo! Non è colpa di Severus!

Speriamo che Harry abbia qualche informazione/indizio utile per Severus. E che gliela fornisca in tempo!
 
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view post Posted on 5/7/2022, 18:51
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CITAZIONE (Ida59 @ 5/7/2022, 19:13) 
Fiuuuuu! Sono rimasta molto in pena per Rebecca.

Nella primissima stesura del racconto (quella di eoni d'anni fa) a Rebecca non accadeva nulla - ma i suoi genitori erano soltanto accessori allora - poi ho iniziato a riflettere su Gawain e Margaret e questo è diventato uno degli snodi centrale della storia.
Ti posso assicurare che è stato molto difficile descrivere tutte le scene con la povera Rebecca.
CITAZIONE
Bellissimo il dettaglio, estremamente realistico, della zampa quasi invisibile.

Merci.
CITAZIONE
Mi sa che è molto èpeggio, invece!

Nella terza parte del capitolo arriveranno anche i pensieri di Margaret (per il resto non spoilero).
CITAZIONE
Questo, invece, potrebbe essere un grande problema.

Su questo taccio (anche se una parziale risposta la potresti trovare già nella seconda parte)
CITAZIONE
Ma no, no, noooooo! Non è colpa di Severus!

Però, rispetto a inizio storia, dove sarebbe rimasto a pensarci per ore, qui scaccia subito il pensiero.
CITAZIONE
Speriamo che Harry abbia qualche informazione/indizio utile per Severus. E che gliela fornisca in tempo!

Su questo ovviamente taccio
 
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view post Posted on 5/7/2022, 20:48
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Capitolo XX parte 2
CITAZIONE
Ne fissò gli occhi verdi e si rese conto di non provare nulla nel vederli. Non c’era né il desiderio di poter leggere in loro l’odio, né quello di leggervi il perdono, né il rimpianto per quello che avrebbe potuto essere e che non era mai stato realmente possibile.
Era come se stesse fissando gli occhi di una persona qualsiasi e non quelli del figlio di Lily.

Evviva, finalmente! È un primo passo importante.
CITAZIONE
E dall’ultimo interrogatorio a Piton sapeva che l’uomo era stato presente. Harry si chiese come fosse riuscito a vederli morire, come avesse fatto a non intervenire per salvarli, facendo saltare completamente la sua copertura. Lui si era sentito in colpa per le persone che erano morte durante la battaglia perché stavano seguendo la sua causa, ma credeva che non fosse nulla se confrontato alla consapevolezza di non essere in grado di salvare la vita alle persone che gli altri Mangiamorte stavano uccidendo, perché farlo avrebbe significato, con ogni probabilità, la disfatta della resistenza a Voldemort.

Già, proprio così. Finalmente Potter sta cominciando a capire…
CITAZIONE
E quel pensiero la fece sorridere tristemente, per quanto sapesse che non sarebbe mai riuscita ad impedirsi di immaginare una vita insieme all’uomo, nonostante fosse certa che quei sogni non si sarebbero mai realizzati.

È ovvio che io faccio il tifo a mille per lei!
Certo che i genitori di Rebecca sono persino peggio degli zii di Harry! Davvero orribili!
CITAZIONE
Lo aveva letto nei loro sguardi quell’odio intenso nei suoi confronti, ma a quel sentimento era abituato e lo trovava meno destabilizzante della fiducia di Ygraine e dell’affetto di Rebecca.

Povero Severus! Che, per altro, è grandioso in questa scena!
CITAZIONE
E lui stava ricambiando l’abbraccio, nello stesso modo in cui un padre avrebbe abbracciato una figlia, mentre il sole giocava con i capelli neri dell’uomo, rendendoli quasi più scuri di quanto non fossero.

Bello!

 
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view post Posted on 5/7/2022, 21:08
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CITAZIONE (Ida59 @ 5/7/2022, 21:48) 
Evviva, finalmente! È un primo passo importante.

Mi sbilancio a dirti che ci saranno altri passi in futuro (ma non se saranno avanti o indietro... lo so, sono sadica)
CITAZIONE
Già, proprio così. Finalmente Potter sta cominciando a capire…

Questo passaggio è peraltro fondamentale per qualcosa che viene dopo.
CITAZIONE
È ovvio che io faccio il tifo a mille per lei!

Ygraine è felice per il tuo tifo.
CITAZIONE
Certo che i genitori di Rebecca sono persino peggio degli zii di Harry! Davvero orribili!

Concordo. I genitori di Rebecca da comparse, sono diventati dei genitori terribili (tra l'altro non riesco a non creare dei rapporti genitori-figli orribili... e questa è sicuramente un'influenza verdiana).
CITAZIONE
Povero Severus! Che, per altro, è grandioso in questa scena!

Sono felice che Severus ti sia piaciuto, mentre si confronta con Gawain e Margaret.
CITAZIONE
Bello!

Merci <3
 
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view post Posted on 6/7/2022, 09:29
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Intricatissimo il mistero che si cela dietro gli omicidi alla Tate e che si collega ad eventi passati, di cui, mea culpa, non sono ancora riuscita ad afferrare il bandolo. Devo dire, invece, che apprezzo l’evoluzione in crescendo delle capacità investigative e deduttive di Harry questa volta pronto a mettere subito a frutto gli insegnamenti di Piton (gli ennesimi: il nostro mago ha una pazienza con Potter invidiabile!). Per quel che mi riguarda ho abbandonato il potenziale ruolo da investigatore e sto godendo appieno del dipanarsi delle vicende che vede coinvolti i protagonisti immediati della long. Mi ha sconvolta lo scatto aggressivo e il seguente schiaffo a Rebecca da parte del padre, con una madre consenziente e più adirata di lui verso la figlia. Scioccante! Una scena di violenza domestica descritta alla perfezione (elogi a te per le capacità descrittive, a Gawain avrei dato uno, anzi due, calci nelle… ). Applausi per tutta la scena dedicata a quest’evento drammatico che ha il suo culmine all’arrivo di Severus che non smentisce le sue immense capacità di implacabile osservatore e profondo conoscitore (suo malgrado) delle menti malvage. Con due frasi piazzate a puntino fredda i genitori di Rebecca (oltre ai calci avrei aggiunto una bella fattura) e ristabilisce una calma, almeno apparente, per dare modo alla piccola e a Ygraine di rasserenarsi un po’.

CITAZIONE
Quando tornò a guardare l’uomo, notò che si era seduto sul letto e che la nipote lo aveva abbracciato, con forza, le braccia intorno al collo e il capo nascosto contro la spalla.
E lui stava ricambiando l’abbraccio, nello stesso modo in cui un padre avrebbe abbracciato una figlia, mentre il sole giocava con i capelli neri dell’uomo, rendendoli quasi più scuri di quanto non fossero.

Grazie per aver chiuso il capitolo con questo passaggio tenerissimo.
 
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view post Posted on 6/7/2022, 09:36
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CITAZIONE (Lonely_Kate @ 6/7/2022, 10:29) 
Intricatissimo il mistero che si cela dietro gli omicidi alla Tate e che si collega ad eventi passati, di cui, mea culpa, non sono ancora riuscita ad afferrare il bandolo.

Gli indizi ci sono e spero che quando si arriverà alla soluzione finale tutto sia logico.
CITAZIONE
Devo dire, invece, che apprezzo l’evoluzione in crescendo delle capacità investigative e deduttive di Harry questa volta pronto a mettere subito a frutto gli insegnamenti di Piton (gli ennesimi: il nostro mago ha una pazienza con Potter invidiabile!).

Felice che tu apprezzi l'evoluzione di Harry.
CITAZIONE
Per quel che mi riguarda ho abbandonato il potenziale ruolo da investigatore e sto godendo appieno del dipanarsi delle vicende che vede coinvolti i protagonisti immediati della long. Mi ha sconvolta lo scatto aggressivo e il seguente schiaffo a Rebecca da parte del padre, con una madre consenziente e più adirata di lui verso la figlia.

Forse è stata la scena più difficile da scrivere dell'intera storia (finora).
CITAZIONE
Scioccante! Una scena di violenza domestica descritta alla perfezione (elogi a te per le capacità descrittive, a Gawain avrei dato uno, anzi due, calci nelle… ).

I calci glieli avrei dati anch'io, credimi.
CITAZIONE
Applausi per tutta la scena dedicata a quest’evento drammatico che ha il suo culmine all’arrivo di Severus che non smentisce le sue immense capacità di implacabile osservatore e profondo conoscitore (suo malgrado) delle menti malvage. Con due frasi piazzate a puntino fredda i genitori di Rebecca (oltre ai calci avrei aggiunto una bella fattura) e ristabilisce una calma, almeno apparente, per dare modo alla piccola e a Ygraine di rasserenarsi un po’.

Severus conosce fin troppo bene l'animo umano e le sue bassezze (e ha provato sulla propria pelle una situazione familiare orribile). Quindi solo lui poteva intervenire come ha fatto in quel momento. Ovviamente non posso aggiungere altro, se non che una bella fattura l'avrei piazzata anch'io mentre scrivevo.
CITAZIONE
Grazie per aver chiuso il capitolo con questo passaggio tenerissimo.

Grazie a te, Cate <3
 
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view post Posted on 8/7/2022, 09:06
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Capitolo XX - Parte III

Der Wegweiser



Gran Bretagna, 5 marzo 2002


Il sole di quel giorno di marzo illuminava il salotto, dove Margaret e Gawain si trovavano, seduti sul divano, dopo che l’uomo aveva riportato le borse della sorella nella stanza degli ospiti. Era stato tentato di sbirciare nella camera della figlia, ma aveva avuto paura di quello che avrebbe visto.
Ed ora era seduto in silenzio in salotto, mentre cercava di trovare un senso ai suoi pensieri e alle sue sensazioni.
«Non avremmo dovuto acconsentire.»
Margaret si voltò verso il marito e notò che aveva il volto pallido e l’espressione incerta. Sapeva che Gawain aveva sbagliato a reagire come aveva fatto e che lei non avrebbe mai dovuto essere del suo stesso avviso, che non avrebbe mai dovuto dire, giorni prima, che la bambina aveva avuto quello che si meritava.
Ma era terrorizzata da quello che Rebecca era diventata e, per quanto non volesse ammetterlo, quella paura si stava trasformando in sentimenti ben più cupi.
«Lo so, Margaret, ma hai visto come… sono certo che sappia fare ben di peggio.»
La donna avrebbe voluto dire al marito che non avrebbero mai dovuto accettare di ospitare Ygraine. Lei non era stata d’accordo. Sapeva che sua cognata si era offerta di contribuire alle spese familiari durante il suo soggiorno, ma, per come la vedeva lei, avrebbe tranquillamente potuto prendere un appartamento in affitto, considerando che guadagnava fin troppo per esibirsi su un palcoscenico. Ma Gawain era stato felice di avere la sorella in casa. Avrebbe potuto aiutarli con Rebecca, aveva detto.
Ed il suo aiuto era stato quello di far entrare nella vita della figlia un uomo che non negava nemmeno di aver avuto un passato violento e suo padre le aveva sempre ripetuto che un criminale rimaneva sempre un criminale. Ed era stato felice quando aveva saputo che avrebbe sposato un rispettabile avvocato civile e che non avrebbe inseguito qualche stupida idea romantica, come aveva fatto sua zia, che si era sposata con un piccolo criminale da poco uscito dal carcere e che era finita ammazzata dal marito. Si chiese cosa avrebbe detto suo padre, se fosse stato ancora in vita, del modo in cui Ygraine guardava quel Piton.
«Quando la bambina tornerà dalla casa dei tuoi genitori, dobbiamo riprendere il controllo su di lei.»
«Come puoi essere così fredda, Margaret?»
La voce di Gawain era sconfortata. Tra loro due si stava rivelando il più impulsivo, ma lei non si sentiva affatto fredda come lui diceva. Rebecca si stava allontanando da loro, stava scivolando via, irretita da quel mago – ormai non aveva più alcuna possibilità di negare che la magia fosse ben reale – dalla voce tagliente.
Ed era terrorizzata per il modo in cui stavano perdendo la figlia.
E odiava con tutta sé stessa l’uomo che la cognata aveva fatto conoscere a Rebecca.
E provava una rabbia sorda nei confronti di Ygraine.
Ma voleva mostrarsi tranquilla, perché riteneva che Gawain ne avrebbe avuto bisogno nei prossimi giorni.
«Margaret…»
«Gawain, io…»
Ma non riuscì a proseguire quando sentì la porta della stanza di Rebecca e subito dopo i passi sul pavimento. La prima a entrare nel salotto fu Ygraine. La cognata era pallida e Margaret non riusciva a mostrarsi dispiaciuta per il livido che aveva sulla guancia. Dietro di lei avanzava il mago, il volto calmo, quasi inespressivo, mentre teneva in braccio Rebecca, che aveva il volto nascosto contro di lui.
La donna sentì di odiarlo ancora di più e di essere gelosa per come la figlia si stava affidando a lui.
Ma poteva, in tutta sincerità, darle torto dopo quello che lei e Gawain avevano fatto?
Anche un imbecille capirebbe che siete stati voi due a fare tutto.
Era come se l’uomo, che era appena uscito dall’appartamento, stesse ancora dicendo quelle parole e Margaret sapeva, al di là dell’odio, della paura e della rabbia, che quelle parole erano orrendamente vere.
Ed era certa che lo sapesse anche Gawain.
Eppure, non riusciva ad immaginare di comportarsi in maniera diversa.
Non era nemmeno in grado di afferrare completamente il fatto che Rebecca non fosse una bambina tranquilla e normale, com’era stata, prima. Era sempre stata orgogliosa della maturità della figlia, del suo modo tranquillo di fare. Era stata unicamente preoccupata dalla sua sensibilità dopo che Tristan si era suicidato.
Invece, aveva improvvisamente scoperto che Rebecca era una specie di scherzo della natura, capace di infrangere vetri e di ferire Gawain.
E non era riuscita ad accettarlo, come non l’aveva fatto il marito.
Si era rifugiata nell’idea che quella che sua cognata e la bambina chiamavano magia fosse una specie di malattia, aveva anche proposto a Gawain di mandarla da uno psicologo, ma il marito aveva fermamente rifiutato.
E, adesso, dopo quello che era accaduto non sapeva cosa fare, se non osservare, seduta in silenzio accanto al marito, il sole che tramontava, lasciando spazio al crepuscolo.
E il crepuscolo copriva le campagne del Kent, quando in un sentiero deserto, poco distante da una casa abbandonata da anni, si sentì il rumore sordo che un mago avrebbe identificato istintivamente.
Severus controllò immediatamente Rebecca e Ygraine, che si erano affidate, ancora una volta, a lui, quando aveva proposto loro quel modo per raggiungere il Kent, spiegando accuratamente tutti i rischi, ma la giovane donna gli aveva unicamente detto che si fidava del suo giudizio e che era certa che non sarebbe accaduto nessun incidente.
La bambina aveva ancora le mani strette attorto al suo collo e non sembrava nemmeno essersi accorta che si erano appena Materializzati. Non aveva nemmeno fatto una domanda quando lui aveva rimpicciolito la borsa con i vestiti suoi e della giovane donna, prima di lasciare Londra, forse perché non aveva mai sollevato il capo dalla sua spalla.
Ygraine si staccò lentamente da lui, dopo pochi istanti. Stava tremando ed era molto pallida, ma pareva non essere sul punto di vomitare.
«Hai viaggiato così ogni volta che sei tornato a casa da Londra?»
Annuì soltanto, prima di riportare, bilanciando il peso di Rebecca su un solo braccio, la borsa con i vestiti alle sue dimensioni normali. Ygraine era ancora un po’ instabile, mentre si chinava e prendeva in mano il borsone. La bambina era rimasta immobile, aumentando solo leggermente la presa.
«I miei genitori abitano a circa dieci minuti da qui.»
Accanto a loro c’era il sentiero che portava alla casa degli Hancock e che ricordava fin troppo bene, come ogni cosa che era accaduta quella notte di Natale di tanti anni prima. Ma quei pensieri non erano importanti in quel momento. Voleva concentrarsi unicamente sulla bambina che gli stava in braccio e sulla donna che gli stava accanto.
«Rebecca», la voce di Ygraine era quasi un dolce sussurro. «forse dovresti scendere per raggiungere la casa dei nonni.»
Ma la bambina scosse il capo alle parole gentili della zia. Non parlò nemmeno, non l’aveva più fatto da quando lo aveva chiamato per nome davanti ai suoi genitori. L’uomo annuì soltanto, rivolto alla giovane donna che prese a camminare lungo il sentiero, fino alle prime case del villaggio. Le mani di Rebecca gli stavano irritando la cicatrice lasciata dalla ferita di Nagini, ma non fece nulla per scostarla. Sperava che la bambina riuscisse – per quanto improbabile gli sembrasse – a trovare conforto, a superare quello che era accaduto. Quando era entrato nella camera della piccola aveva visto i lividi vistosi e aveva dovuto vincere la tentazione di andare nell’altra stanza e di farla pagare a Gawain e Margaret Ainsworth, che erano riusciti a distruggere il sorriso solare che era sempre presente sul volto di Rebecca, che l’avevano ammutolita, lei che gli poneva sempre delle domande sulla magia e, da qualche tempo, sul disegno e che gli raccontava anche con entusiasmo ogni piccolo fatto delle sue giornate.
Ma aveva saputo che sarebbe stato controproducente aggredire due Babbani e non sarebbe servito a nulla, se non a portare lui ad Azkaban, probabilmente a vita, considerando che si sarebbe aperta una revisione del processo che lo aveva assolto alla fine della guerra.
Non importava nemmeno che loro fossero convinti che lui li avrebbe colpiti con la magia, nel caso in cui si fosse accorto che avevano fatto nuovamente del male a Rebecca, per quanto credesse che fosse ormai tardi, che il male peggiore lo avessero già compiuto.
E lui non era riuscito ad evitarlo.
Sapeva che avrebbe dovuto escogitare un modo per riuscire a proteggere la bambina, per riuscire a starle vicino senza che i suoi genitori se ne accorgessero, soprattutto se i nonni non si fossero rivelati il supporto che Ygraine sperava.
«Siamo arrivati.»
La voce di Ygraine era poco più di un sussurro, quando si fermò davanti ad una casa circondata da un piccolo giardino. Le finestre spandevano una luce vivace sul prato ai lati del vialetto d’ingresso e sui cespugli di rose che sarebbero sbocciate di lì a qualche tempo.
La giovane donna suonò il campanello, poi rimase ferma, qualche passo davanti a lui e Rebecca, il corpo leggermente teso.
«Ygraine?»
«Mamma, possiamo entrare? Giuro che ti spiegherò tutto, ma Rebecca è stanca e…»
Severus sentì lo sguardo della donna su di sé per qualche istante, prima che li invitasse ad entrare. Rebecca, se possibile, si strinse maggiormente a lui, affondando involontariamente le dita nella cicatrice, ma non fece quasi caso al fastidio che gli provocava quel gesto, mentre la signora Ainsworth li faceva accomodare in un salotto dai colori vivaci.
«Cos’è successo, Ygraine?»
«Credo sia meglio che ci sia anche papà.»
La giovane donna osservò la mamma annuire comprensiva, prima di uscire dalla stanza. Fece segno a Severus di accomodarsi sul divano, sedendosi subito doppo accanto a lui. Rebecca non sembrava voler lasciare l’uomo, né parlare.
Ygraine si sentiva incredibilmente tesa e preoccupata. Non aveva nemmeno pensato di avvisare i suoi genitori del loro arrivo quando avevano lasciato l’appartamento di Gawain. Sperava che mamma e papà accettassero di ospitare lei e Rebecca per qualche giorno e che potessero parlare con il fratello e la cognata. Non sapeva cosa Severus avesse detto loro dopo averle mandate nella camera della bambina, ma, almeno, avevano acconsentito a fare allontanare per qualche giorno Rebecca e a non cacciare lei fuori di casa.
Osservò per qualche istante la stanza in cui aveva letto con Tristan durante i giorni di pioggia, cercando di trovare la calma necessaria per affrontare il discorso con la madre. Accanto a lei, Severus stava mormorando alcune parole alla bambina, che, poco dopo, gli lasciò andare il collo, per poi sedersi accanto a lui, dall’altra parte del divano. Ma appena si fu posizionata, nascose il volto contro il fianco dell’uomo.
E Ygraine poteva capirne tranquillamente il motivo. Rebecca voleva sentirsi al sicuro.
Quando mamma tornò, papà era con lei e fissò, per un breve istante, Severus con un’espressione indecifrabile, che però si trasformò ben presto nel suo abituale volto gioviale. Dopo che furono state fatte le presentazioni, la giovane donna tacque, senza riuscire a capire da dove potesse cominciare a raccontare quello che era accaduto.
«Cos’è successo, Ygraine?»
La voce del signor Ainsworth era preoccupata e Severus era certo che l’uomo avesse notato il livido sul volto della figlia e il modo in cui la bambina si stava aggrappando a lui. Rebecca non l’aveva più lasciato andare da quando era entrato in camera sua dopo aver parlato con Gawain e l’uomo temeva che quanto accaduto influisse per sempre sull’animo della bambina.
E lui si sentiva completamente inadeguato in quel momento. La sentiva tremare contro di lui e sotto la mano che le aveva posato sulla schiena.
«Gawain…», la voce di Ygraine si spezzò. Severus si voltò verso di lei e notò che sembrava sul punto di crollare, ma riuscì, in qualche modo, a mantenere la calma. «Devo spiegarvi tante cose e non so nemmeno se mi crederete…»
«Ygraine, è stato Gawain?»
Mary Ainsworth aveva notato il livido sul volto della figlia e il modo in cui Rebecca sembrava non voler lasciare l’uomo che era con lei. Ma aveva intravisto dei lividi anche sul volto della bambina e aveva notato che non aveva nemmeno salutato lei e Alfred. Chiunque fosse quel signor Piton, la nipote doveva aver instaurato un rapporto profondo con lui, al punto da affidarglisi totalmente.
«Sì, mamma, ma è… le motivazioni sono complicate.»
«Lo sai che puoi dirci tutto.»
Mary osservò la figlia deglutire a vuoto e la osservò mentre si voltava verso l’uomo che le aveva accompagnate. Li vide scambiarsi un’occhiata. Ygraine sembrava incerta e la donna avrebbe voluto che si fosse confidata con lei il giorno del compleanno di Alfred, che le avesse almeno parlato del signor Piton, che stava agendo nel migliore dei modi con Rebecca, confortandola in silenzio, senza spingerla a parlare o ad assumere un comportamento abituale. Vedere dei bambini in quelle condizioni era stato il motivo per cui, poco dopo essersi sposata, aveva deciso di lasciare il suo lavoro nei Servizi Sociali. E vedere quei segni sul volto della nipote la stava facendo interrogare su quanto fosse stata una buona madre per Gawain.
«Forse, sarebbe meglio se prima di parlare vi rinfreschiate e credo che la cosa migliore da fare sia discorrere mentre ceniamo», disse Alfred che, notò Mary, stava osservando la nipote preoccupato.
«Sì, è una buona idea», disse la donna. «Vado a prendere una pomata.»
Severus sentì Rebecca scostarsi leggermente da lui, non appena la nonna ebbe parlato, e tirargli la manica del cappotto. Quando si voltò vide che lo stava guardando, con gli occhi arrossati e i lividi sul volto. Eppure, nel suo sguardo era presente l’affetto e la fiducia, la fiducia in un uomo che aveva ucciso e che aveva le mani macchiate di sangue. Era la stessa fiducia di Ygraine, per quanto vi fosse qualcosa di diverso nei loro sguardi, come se quella fiducia le avesse condotte ad esprimere diversamente l’affetto e l’amicizia.
«Non puoi usare l’unguento che hai fatto tu?»
La voce della bambina era flebile, forse a malapena udibile, per quanto Ygraine e i suoi genitori non avessero detto nulla, né fatto un solo movimento.
«Dovrò andarlo a prendere.»
Rebecca scosse il capo e tornò a stringersi a lui, quasi che avesse paura di vederlo scomparire da un momento all’altro.
«Non andartene… Severus…»
La voce di Rebecca era ovattata dal suo cappotto, ma l’uomo poteva sentirne la disperazione e avvertiva chiaramente il modo in cui la bambina si stava aggrappando a lui. I genitori di Ygraine li stavano osservando e poteva leggere sui loro volti la sincera preoccupazione per la nipote.
«Rebecca…»
«Non puoi preparare qui l’unguento?»
La bambina continuava a tenere il volto nascosto nel suo cappotto e ad aggrapparsi a lui. Sentì Ygraine alzarsi da dov’era seduta e la vide avvicinarsi ai suoi genitori. Non udì cosa si dissero, ma la signora Ainsworth annuì e annunciò, con voce leggermente scossa, che sarebbe andata a preparare la cena e il marito aggiunse che sarebbe andato ad aiutarla. Fu grato a Ygraine per aver convinto i loro ospiti ad allontanarsi, per quanto non sapesse se la sua gratitudine fosse dovuta al fatto che avrebbe potuto parlare più apertamente o perché in questo modo i nonni della bambina non avrebbero notato il suo disagio.
«Occorre troppo tempo, Rebecca», disse, mentre, con delicatezza, scostava di poco la bambina da sé, in modo da guardarla in viso. Ygraine era andata a sedersi dall’altra parte della piccola e lo stava osservando con la sua sconfinata fiducia. «Mi assenterò soltanto il tempo di andare a casa e di prendere l’unguento.»
«Non voglio che tu vada via.»
Severus tentò di ignorare i lividi presenti sul volto di Rebecca e di concentrarsi sul suo sguardo, colmo della paura che lui potesse non tornare più.
E lui non sapeva come agire di fronte a quello sguardo.
«Ti prometto che tornerò, Rebecca.»
La bambina osservò il volto serio di Severus e i suoi occhi neri. C’era qualcosa nel tono di voce del mago che le fece credere che l’uomo non avrebbe mai tradito quella promessa, ma non riusciva a non avere paura.
Mamma e papà non le volevano più bene.
E sapeva che la zia doveva andare a lavorare all’estero.
E non voleva perdere di vista Severus, voleva stare al sicuro abbracciata a lui, perché lui l’avrebbe sempre difesa da mamma e papà.
«Mi… mi vuoi ancora bene?»
«Rebecca…», Severus si interruppe, deglutendo a vuoto. Sapeva cosa rispondere alla bambina, ma non era mai stato realmente capace di esprimere i suoi sentimenti. Da piccolo aveva tentato con i suoi genitori, ma in cambio aveva avuto soltanto botte e indifferenza. Allungò esitante una mano e sfiorò delicatamente la guancia della bambina, attento a non farle del male. «… sì, certo.»
«E me ne vorrai sempre?»
«Sì.»
Forse avrebbe dovuto aggiungere qualcosa, ma Rebecca gli sorrise appena, il primo sorriso di quel giorno.
«Tonerai subito con l’unguento?»
«Te lo prometto, Rebecca», la bambina si scostò del tutto da lui. «Resta qui con tua zia.»
Ygraine seguì con lo sguardo l’uomo, mentre si alzava dal divano e si chiese se si fosse accorto dell’unica lacrima che aveva versato quando Rebecca gli aveva chiesto se le volesse bene. Lo vide girarsi una sola volta verso di loro, prima di uscire.
«Quanto tempo impiegherà?»
«Non lo so, Rebecca», non aveva idea se Severus sarebbe dovuto andare nel punto in cui erano apparsi usando quell’orribile modo magico di viaggiare o se si trovasse già nella casa di Spinner’s End. «Ma sono certa che tornerà, prima che ce ne rendiamo conto.»
«Lo so. L’ha promesso.»
Ygraine annuì soltanto alle parole della nipote. Quella sera la sua stima per Severus e la sua fiducia in lui erano ulteriormente aumentate. Era riuscito a gestire nel migliore dei modi tutta quell’orribile situazione e si sentiva sollevata sapendo che tra poco sarebbe tornato e che le sarebbe stato accanto durante la cena, quando avrebbe dovuto parlare con mamma e papà.
Lanciò uno sguardo alla porta di casa, quasi si aspettasse di vederlo già di ritorno. Fuori era buio e l’oscurità della notte era ben visibile anche dalla finestra della cucina.
«Sono preoccupata, Alfred», mormorò Mary Ainsworth, mentre controllava le patate in forno.
Quando Ygraine li aveva pregati di andare in cucina, aveva pensato, per qualche istante, di protestare, ma aveva visto quanto fosse preoccupata la figlia e aveva creduto che fosse meglio lasciare soli il signor Piton e Rebecca, sperando di poter, d’altronde, presto capire per quale motivo Gawain si fosse accanito a quel modo contro la bambina.
«Anch’io, anche se credo che quell’uomo abbia la situazione sotto controllo. Mi sembra chiaro che Ygraine si fida completamente di lui.»
Mary annuì alle parole del marito. Aveva notato il modo con cui la figlia osservava l’uomo ed era certa che Ygraine dovesse avere le sue ragioni per nutrire quella fiducia così profonda nei suoi confronti.
«Chi pensi che sia?»
«Non lo so, ma nostra figlia non è una sprovveduta», affermò Alfred che, Mary lo sapeva perfettamente, aveva sempre avuto un rapporto particolarmente stretto con Ygraine. «Se si fida del signor Piton avrà degli ottimi motivi.»
Nessuno dei due fece cenno a quello che dovevano aver notato. La figlia cercava di nasconderlo, ma la conosceva da troppi anni per non comprendere che i sentimenti che Ygraine provava per quell’uomo erano profondi, ben più profondi di quelli che aveva dimostrato nei confronti di quel controtenore con cui si era fidanzata per qualche mese.
Il volto del signor Piton era invece illeggibile, per quanto fosse chiaro che tenesse a Rebecca, considerando il modo in cui l’aveva tenuta stretta a sé, fino a quando la bambina non aveva parlato, facendo riferimento ad un misterioso unguento. Forse l’uomo lavorava per qualche industria farmaceutica, anche se non credeva che la risposta fosse così banale.
Sentì dei passi nell’altra stanza, ma vinse la tentazione di aprire la porta e spiare cosa stesse accadendo. Preferì portare lo sguardo sul cielo notturno che si stava trapuntando di stelle.
E le stelle sembravano seguire i passi di Severus fino a quando non si trovò davanti alla porta della casa dei genitori di Ygraine. Non appena mise piede in salotto, Rebecca gli corse incontro e lo abbracciò con affetto.
La bambina si staccò quasi subito da lui, che prese l’unguento da una tasca. Senza dire una parola, Rebecca si sedette sul divano e attese che l’uomo si inginocchiasse davanti a lei. Fu un’operazione silenziosa e delicata. Gawain Ainsworth era stato più violento quel giorno ed i lividi erano più severi. Il mago sapeva che quell’unguento avrebbe permesso di riassorbirli più rapidamente, ma non sarebbe mai bastato per permettere a Rebecca di superare quello che era successo, soprattutto considerando che, un giorno, sarebbe dovuta tornare dai suoi genitori.
«Ti fa male anche da qualche altra parte?»
Rebecca scosse il capo, prima di rannicchiarsi sul divano. Dalla porta chiusa della cucina proveniva l’odore della cena che la madre di Ygraine stava preparando.
«Forse è meglio se andiamo di là.»
«Aspetta», la fermò l’uomo, tenendo ancora in mano l’unguento che aveva usato sulla bambina.
Ygraine si voltò verso la vetrina che conteneva il servizio da tè per le feste e notò solo allora la presenza di un livido, là dove Gawain l’aveva colpita. Severus le si era avvicinato, mentre Rebecca la stava osservando dal divano. Le dita dell’uomo erano gentili, mentre le applicava l’unguento. E le parve che quel gesto fosse lo specchio della gentilezza che l’uomo teneva nascosta, quella stessa gentilezza che l’aveva caratterizzato il giorno in cui aveva prestato il suo fazzoletto a Rebecca. Ed era uno specchio della sua nobiltà d’animo. Papà le aveva spiegato, un giorno, che nel Medioevo la parola gentilezza era utilizzata per designare la nobiltà d’animo e Severus, per quanto sembrasse pensare il peggio di sé, possedeva un animo nobile, reso tale da quelle stesse colpe che lo tormentavano e che aveva cercato di espiare in ogni modo possibile.
«Ti siederai di fianco a me, Severus?»
Rebecca si era avvicinata alla zia e all’uomo. Erano le uniche due persone di cui si fidasse completamente in quel momento. Forse anche dei nonni, ma temeva che facessero come mamma e papà, che appena avessero scoperto che lei era una strega non l’avrebbero amata più.
La zia però non aveva smesso di volerle bene e Severus le aveva appena detto che le avrebbe sempre voluto bene.
Prese la mano ad entrambi, mentre andavano in cucina.
I nonni stavano apparecchiando la tavola e sembravano tutti e due preoccupati, mentre si sedevano. Lei si mise tra Severus e zia Ygraine.
Era come se si fosse trovata tra mamma e papà.
E, per un attimo, sognò che fossero loro due i suoi genitori ed era certa che con loro sarebbe stata felice.
«Ygraine, cos’è successo?»
Mary Ainsworth aveva notato come la nipote non avesse ancora salutato né lei, né il marito e aveva visto il posto che aveva scelto per sedersi. Ma c’era qualcosa altro che aveva notato e che non riusciva a comprendere. I lividi sul volto di Rebecca erano molto meno evidenti in quel momento e allo stesso modo quello sul viso di Ygraine. Si chiese che unguento avesse utilizzato l’uomo che era giunto con loro.
«Mamma, papà», la voce di Ygraine era flebile. Mary notò che la mano che teneva la forchetta stava tremando leggermente. «Quello che sto per dirvi… avevo già pensato di farlo, dopo il compleanno, ma la situazione è precipitata e a Rebecca serve il vostro appoggio.»
«Quello che mi hai chiesto il mese scorso, quando hai voluto la chiave dell’appartamento di Tristan.»
Ygraine osservò i genitori, cercando di capire da dove cominciare. Forse avrebbe dovuto chiedere a Severus di spiegare tutto lui, ma credeva che fosse meglio che a iniziare il discorso fosse lei. Posò la forchetta sul piatto e portò le mani in grembo. Si voltò verso il mago e notò che la stava osservando ed il suo sguardo le diede il coraggio di continuare.
«Avete mai notato capitare delle cose strane a Rebecca?»
«Cosa intendi per strane, Ygraine?»
«Qualcosa di inspiegabile, papà… come dei fiori che cambiano colore senza alcun motivo.»
Non era certa che fosse la frase giusta da dire. Severus aveva fatto sembrare tutto così semplice e naturale quando aveva spiegato dell’esistenza del mondo magico a Rebecca, al punto che lei aveva creduto ad ognuna delle sue parole, senza nemmeno pensare a chiedergli di dimostrare che quello che stava dicendo fosse vero. Ma già allora si fidava istintivamente di lui.
«Ygraine, cosa stai cercando di dirci?» la voce della mamma era perplessa e la stava osservando con attenzione, com’era solita fare quando c’era un problema in famiglia.
«È complicato, mamma.»
«Forse dovresti cominciare dall’inizio e spiegarci come hai conosciuto il signor Piton.»
«L’ho incontrato alla Tate Britain, a dicembre dell’anno scorso. Ero con Rebecca e una donna ha manifestato il suo fastidio per qualcosa di inspiegabile. La donna diceva che la bambina aveva usato un pennarello per colorare i fiori sul suo vestito e Rebecca ha ammesso soltanto di aver pensato che il colore fosse brutto. Io non sapevo cosa fare, ma, alla fine ho convinto la donna ad uscire con me dalla sala e Rebecca ha preferito rimanere lì, sedendosi sul divanetto», Mary non commentò le parole della figlia, ma riteneva che Ygraine fosse stata irresponsabile a lasciare sola la nipote, per quanto potesse immaginare che non sapesse come comportarsi in quel momento. «Sul divanetto dove si è sistemata Rebecca, era già seduto Severus.»
«Ed è stato molto gentile, nonna. Mi ha prestato un fazzoletto.»
Severus scostò lo sguardo dai signori Ainsworth che stavano ascoltando con attenzione il racconto della figlia per portarlo su zia e nipote, in tempo per vedere Ygraine annuire in risposta alle parole di Rebecca. Nessuno nel Mondo Magico lo avrebbe definito in quel modo. Lui stesso non si sarebbe definito in quel modo ed era certo che Lily non lo avrebbe mai definito gentile, ma quell’ultimo pensiero lo mise a tacere. Non era quello il momento di analizzare la sua amicizia con la Grifondoro.
O, forse, non voleva ancora ammettere con sé stesso la verità.
«Ed è da allora che è entrato nella tua vita, Ygraine?»
«Non propriamente, papà», mentre Ygraine parlava, Severus si rese conto che era tutto accaduto rapidamente. In poche settimane era giunto a fidarsi della giovane Babbana, come non si era mai fidato di persone che aveva conosciuto per anni. E si era affezionato a tal punto a Rebecca, da iniziare a vederla come una sorta di figlia. «Abbiamo scambiato soltanto qualche fugace parola prima di un incidente a scuola. Ero andata a prendere Rebecca, perché la maestra aveva telefonato a casa. C’era stata una lite tra lei e un compagno di classe e quest’ultimo aveva accusato Rebecca di averlo graffiato, ma lei giurava di non averlo fatto. Non voleva nemmeno tornare a casa e mi ha chiesto di portarla al museo. Mi ha detto che le stavano accadendo delle cose strane, che aveva liberato una coccinella sciogliendo il ghiaccio, che quel giorno a scuola era impaurita e arrabbiata, ma che non ricordava di aver graffiato il bambino. Ci eravamo sedute accanto a Severus e gli ho chiesto, dato che lo avevamo disturbato altre volte, se gli avrebbe fatto piacere prendere un tè con noi. Ed è stato mentre eravamo nella caffetteria del museo che ha spiegato tutto a Rebecca.»
«Cos’ha spiegato, Ygraine?»
Mary si voltò verso Alfred, cercando la sua stessa perplessità e preoccupazione, ma il marito aveva sul volto la stessa espressione di quando aveva appena compreso quale lezione scegliere per l’edizione di un oscuro poema arturiano. Era come se avesse improvvisamente compreso cosa stava cercando di dire Ygraine, qualcosa che a lei sfuggiva completamente.
«Rebecca ha un dono, mamma, papà… possiede la magia.»
«Ygraine…»
«Mi vorrete ancora bene?»
La voce di Rebecca aveva interrotto la frase di sua madre. Ygraine si voltò verso la nipote e Severus e notò che l’uomo stava fissando con attenzione i suoi genitori, come se non volesse lasciarsi sfuggire nessuna sfumatura del loro sguardo. La bambina aveva spostato la sedia e si trovava più vicina al mago.
«Certo che ti vogliamo bene», la voce di papà era affettuosa e tranquilla, mentre mamma sembrava non sapere cosa dire, ma il suo volto era soltanto perplesso. Non c’era paura, né sospetto.
«Anche… anche se non sono come gli altri bambini?»
«Naturalmente, Rebecca, per quanto forse ci dovresti spiegare meglio quello che ci stava dicendo la zia.»
Mary invidiava il marito che appariva così tranquillo, ma lui passava le sue giornate immerso nella lettura delle avventurose imprese di cavalieri che incontravano ogni sorta di sortilegio. Ed era stato per quello che si era innamorata di lui. Tutti gli altri ragazzi del villaggio erano eccitati dall’uscita di un nuovo film o di una nuova canzone, mentre Alfred Ainsworth stava studiando filologia e non sembrava saper parlare d’altro che di Lancelot, Guenevere – guai a chiamarla Ginevra – o qualche cavaliere della Tavola Rotonda. E lei ne era rimasta affascinata, forse perché, con le sue storie la portava lontana dalla dura realtà che affrontava ogni giorno nel suo mestiere. Gli aveva anche lasciato scegliere i nomi dei loro figli, per quanto inusuali potessero essere.
«Lo farò io.»
Era la prima volta che il signor Piton interveniva da quando avevano iniziato a parlare, mentre la cena si stava raffreddando. Mary aveva notato come Rebecca si fosse mossa avvicinandosi a lui e si chiese quanto dovesse averla ferita Gawain perché la nipote giungesse ad affidarsi così tanto ad un uomo che conosceva da poco tempo.
E rimase ad ascoltarlo, mentre spiegava brevemente dell’esistenza di un mondo parallelo al loro fatto di maghi e di streghe, un mondo di cui sua nipote, a quanto pareva, faceva parte. E lei non riusciva a capire se fosse un pazzo o se stesse dicendo la verità. Alfred stava accogliendo con tranquillità quello che il signor Piton stava dicendo, come doveva averlo fatto Ygraine, che era più simile al padre di quanto lei non avesse mai creduto.
Più di Tristan, per quanto fosse certa che il figlio avrebbe abbracciato subito quello che era appena stato detto.
«Forse, signora Ainsworth, le risulterà più facile capirlo, se ne avrà una prova concreta.»
Mary annuì soltanto. La sua perplessità doveva essere incredibilmente visibile se quell’uomo aveva anticipato la sua domanda. Lo vide prendere in mano qualcosa di molto simile alla bacchetta di un direttore d’orchestra, anche se le sembrava più pericolosa. Poi lo sentì mormorare delle parole in quello che credeva essere latino e i bicchieri divennero tutti verdi. Se avesse fatto scomparire qualcosa avrebbe potuto credere in un trucco da prestigiatore, ma non avrebbe potuto in alcun modo sostituire tutti i bicchieri con bicchieri nuovi. Poco dopo mosse di nuovo la bacchetta e i bicchieri tornarono trasparenti com’erano prima.
«Ci credi adesso, mamma?»
«Non so come farei a non crederci… e, Rebecca, avrai tutto il mio appoggio e quello di Alfred. Non so come mi sento a sapere che esistono persone che possono fare quello che ha appena fatto il signor Piton, ma so che ti voglio bene e che ti appoggerò nel tuo futuro.»
Mary notò il sorriso sollevato sul volto della figlia e che la nipote sembrava più calma, anche se aveva ancora gli occhi tristi. Tagliò un pezzo di carne e se lo portò alla bocca. Era straordinariamente ancora caldo, come se fosse appena stato tolto dalla padella. Lanciò un’occhiata verso il signor Piton, ma l’uomo sembrava impegnato a rispondere ad una domanda della nipote.
Guardò per un istante fuori dalla finestra, decidendo di aspettare la fine della cena prima di chiedere alla figlia di Gawain, ma temeva di sapere cosa fosse accaduto. Al di là dei vetri la notte si era fatta cupa e le stelle sembravano aver abbandonato i cieli inglesi nel Kent, come a Londra.
Nell’appartamento degli Ainsworth, né Gawain né Margaret riuscivano a pensare ad altro se non a quello che era accaduto.
L’uomo si era avvicinato al telefono tre volte con l’idea di telefonare alla madre e per tre volte aveva rinunciato. Non avrebbe nemmeno saputo cosa dirle. Sapeva che quando Rebecca fosse arrivata avrebbe portato i segni della sua rabbia ed era cosciente che la mamma aveva lavorato per qualche anno nei Servizi Sociali.
Si disse che era tutta colpa di quel mago, ma sapeva che non era vero.
Quel pensiero era il peggiore di tutti.
E lo riempiva di nuova rabbia nei confronti di un criminale che si stava dimostrando migliore di lui.
Avrebbe potuto dire che quel Piton gli aveva rubato la figlia, ma sapeva che Rebecca si era allontanata da loro perché lui non era riuscito ad accettare il fatto che non fosse una bambina come tutti gli altri.
Si voltò verso Margaret e lesse nei suoi occhi i suoi stessi pensieri.
La stessa rabbia.
E la stessa paura.
E non riusciva nemmeno più a capire a chi fossero indirizzate quella rabbia e quella paura.

 
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view post Posted on 15/7/2022, 18:27
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I ♥ Severus


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Cap XX parte 3

CITAZIONE
Si era rifugiata nell’idea che quella che sua cognata e la bambina chiamavano magia fosse una specie di malattia, aveva anche proposto a Gawain di mandarla da uno psicologo, ma il marito aveva fermamente rifiutato.

E meno male, ci mancava solo di mandarla dallo psiocologo per sputtanarsi del tutto.

CITAZIONE
Le mani di Rebecca gli stavano irritando la cicatrice lasciata dalla ferita di Nagini, ma non fece nulla per scostarla.

Tenerissimo!

Il fatto che i nonni abitino vicino alla casa dove i Mangiamorte hanno sterminato la famiglia mi preoccupa molto. Tristan ha visto cos'era accaduto, forse? E questo ha in qualche modo a che fare con la sua morte?

CITAZIONE
Le dita dell’uomo erano gentili, mentre le applicava l’unguento. E le parve che quel gesto fosse lo specchio della gentilezza che l’uomo teneva nascosta, quella stessa gentilezza che l’aveva caratterizzato il giorno in cui aveva prestato il suo fazzoletto a Rebecca. Ed era uno specchio della sua nobiltà d’animo. Papà le aveva spiegato, un giorno, che nel Medioevo la parola gentilezza era utilizzata per designare la nobiltà d’animo e Severus, per quanto sembrasse pensare il peggio di sé, possedeva un animo nobile, reso tale da quelle stesse colpe che lo tormentavano e che aveva cercato di espiare in ogni modo possibile.

Molto bello e commovente.

CITAZIONE
Era come se si fosse trovata tra mamma e papà.

... un sospirone...

CITAZIONE
Lui stesso non si sarebbe definito in quel modo ed era certo che Lily non lo avrebbe mai definito gentile, ma quell’ultimo pensiero lo mise a tacere. Non era quello il momento di analizzare la sua amicizia con la Grifondoro.
O, forse, non voleva ancora ammettere con sé stesso la verità.

Waaaaooo!

CITAZIONE
Rebecca ha un dono, mamma, papà… possiede la magia.»
«Ygraine…»
«Mi vorrete ancora bene?»
La voce di Rebecca aveva interrotto la frase di sua madre

Ooh povera piccina! E' terrorizzata. Giustamente, visto l'esperienza coi genitori.

CITAZIONE
Mary invidiava il marito che appariva così tranquillo, ma lui passava le sue giornate immerso nella lettura delle avventurose imprese di cavalieri che incontravano ogni sorta di sortilegio. Ed era stato per quello che si era innamorata di lui. Tutti gli altri ragazzi del villaggio erano eccitati dall’uscita di un nuovo film o di una nuova canzone, mentre Alfred Ainsworth stava studiando filologia e non sembrava saper parlare d’altro che di Lancelot, Guenevere – guai a chiamarla Ginevra – o qualche cavaliere della Tavola Rotonda. E lei ne era rimasta affascinata, forse perché, con le sue storie la portava lontana dalla dura realtà che affrontava ogni giorno nel suo mestiere. Gli aveva anche lasciato scegliere i nomi dei loro figli, per quanto inusuali potessero essere.

Bello, bello, bello, mi paice molto questo nonno! Bravissima a costruire storia e personaggi, Leonora.

CITAZIONE
«Non so come farei a non crederci… e, Rebecca, avrai tutto il mio appoggio e quello di Alfred. Non so come mi sento a sapere che esistono persone che possono fare quello che ha appena fatto il signor Piton, ma so che ti voglio bene e che ti appoggerò nel tuo futuro.»

E stupenda anche la nonna!

Bel capitolo... ed è solo un terzo del tutto: tutto insieme il capitolo XX è favoloso! Brava:è valsa la pena attencdere tutti questi anni. ;)
 
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view post Posted on 15/7/2022, 18:35
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CITAZIONE (Ida59 @ 15/7/2022, 19:27) 
E meno male, ci mancava solo di mandarla dallo psiocologo per sputtanarsi del tutto.

In effetti...


CITAZIONE
Il fatto che i nonni abitino vicino alla casa dove i Mangiamorte hanno sterminato la famiglia mi preoccupa molto. Tristan ha visto cos'era accaduto, forse? E questo ha in qualche modo a che fare con la sua morte?

Su questo mi nascondo dietro un no comment.

CITAZIONE
Molto bello e commovente.

Grazie! Dovrò ringraziare uno dei miei allievi a cui avevo spiegato il concetto di gentilezza nella poesia medievale, poco prima di scrivere questo passaggio.

CITAZIONE
Ooh povera piccina! E' terrorizzata. Giustamente, visto l'esperienza coi genitori.

Esatto. Rebecca è effettivamente terrorizzata e ha pochissime certezze in questo momento (in pratica soltanto Severus e Ygraine).

CITAZIONE
Bello, bello, bello, mi paice molto questo nonno! Bravissima a costruire storia e personaggi, Leonora.

Grazie! Sono felice che il nonno filologo ti piaccia.

CITAZIONE
E stupenda anche la nonna!

Felice ti piaccia anche la nonna.

CITAZIONE
Bel capitolo... ed è solo un terzo del tutto: tutto insieme il capitolo XX è favoloso! Brava:è valsa la pena attencdere tutti questi anni.

Grazie mille!! Spero che ti piacerà anche l'ultima parte del capitolo XX che pubblicherò domani.
 
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view post Posted on 15/7/2022, 20:03
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I ♥ Severus


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Aah non tre parti, bensì 4 per un solo capitolo! Accipicchia!!!
 
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