Ragazze, ho voluto partecipare anche io, perchè come sanno bene Ida e Chiara, ho cominciato a esercitarmi nelle fic in italiano proprio per questa sfida, e per un certo periodo non ho saltato una stagione.
Oltretutto, Halloween è una festa che non sento molto, ma che comunque prelude alla mia nascita, dato che io sono nata il 1 novembre. Quindi mi fa piacere riapparire qui per l'occasione.
Stavolta però sono proprio messa male come tempi e spazi, quindi ho recuperato una vecchissima fic inglese datata 2014, e dopo una spolveratina, ve la presento.
Fa un po' schifo, quindi criticatela pure, non mi offendo. Per me è bello soprattutto partecipare di nuovo. Poi cercherò di commentare anche chi ha inviato lavori prima di me... Almeno lo spero. Saludos.
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Titolo: Headmaster SnapeAutore/data: Lady Memory – ottobre2018
Tipologia: one shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Amycus Carrow, Ginny Weasley, Neville Longbottom, Luna Lovegood.
Epoca: 7° anno
Riassunto: E' la notte di Halloween, e il Preside Snape ha davanti a sè un compito ingrato...
Nota : Scritta per la sfida “Happy Halloween” del Forum “Il Calderone di Severus”.
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.Headmaster SnapeNon si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.
(A. de Saint-Exupéry)
Una figura oscura camminava nei corridoi del castello, salendo le scale e attraversando gli ampi saloni con il movimento regolare di un dispositivo automatico; ma, sebbene quella camminata meccanica sembrasse destinata a durare per sempre, gradualmente il suo ritmo rallentò ed il suono di quei passi sbiadì finché non cessò completamente. Per qualche istante, l'ombra indugiò vicino a una delle grandi finestre ovali per osservare i giardini imbiancati sotto la luna. Poi, stancamente, riprese a camminare di nuovo.
Severus Snape - assassino di Albus Silente, spia e consigliere preferito di Voldemort, ex Maestro di Pozioni e ora preside di Hogwarts - teneva la testa abbassata in meditazione durante la sua marcia. Le braccia strettamente incrociate dietro la schiena lo facevano sembrare un nervoso studente del primo anno. Il suo pallido viso brillava dolcemente sotto la luce spettrale delle candele, mentre entrava ed usciva dai molti passaggi oscuri che incontrava sul suo cammino come se cercasse rifugio nella loro confortante oscurità… sebbene rinunciasse a quel conforto subito dopo.
Alla fine si fermò e guardò dritto davanti a sé. La porta del suo ufficio - l'ufficio di Albus - stava davanti a lui, e sembrava ricambiare il suo sguardo quasi con un ghigno derisorio.
Il mago sospirò. In quella stanza lo aspettava un compito molto spiacevole: la punizione di una piccola banda di giovani ribelli, tre studenti che conosceva sin dai primi anni di scuola e che avevano osato sfidare la sua autorità - l'autorità del Signore Oscuro, si corresse con un sorriso amaro
Ancor più spiacevole, anche Amycus Carrow sarebbe stato lì, a controllare, suggerire e ordinare con la sua voce aspra e sgradevole. Un bruto con una mente limitata ingabbiata nel corpo di un predatore.
Severus sospirò di nuovo, poi raddrizzò le spalle, aprì la porta ed entrò con decisione, l’abituale sorriso sardonico sulle labbra.
"Sei qui, finalmente!" sbottò Amycus sgarbatamente, mezzo sollevato, mezzo irritato.
Snape zittì l'uomo basso e repellente con uno sguardo freddo che era un avvertimento e una sfida allo stesso tempo, poi si sedette alla sua scrivania. Lì si girò per considerare di nuovo Amycus, inclinando la testa con studiata arroganza. L'atmosfera nella stanza sembrò vibrare improvvisamente: l'attore principale era entrato in scena.
"Preside", Amycus deglutì sotto lo sguardo di Snape e si ricompose con uno sforzo evidente, mentre i suoi occhi porcini scintillavano di rabbia repressa. "Sono qui per invocare il tuo giudizio su questi giovani criminali. Il loro crimine è così enorme che posso vedere solo una possibile punizione!"
L'indignazione nella sua voce si trasformò in un tono oscenamente eccitato, che rivelava l'aspettativa di una mente sadica. "Non può esserci clemenza per tali colpe. Chiedo di avere il permesso di eseguire un trattamento speciale, qualcosa che li farà urlare di dolore finché non riconosceranno i loro errori e imploreranno pietà."
Severus lasciò che il suo sguardo passasse lentamente su ciascuno dei giovani davanti a lui, sulle loro espressioni ostinate, sulle loro labbra serrate.
"
No," pensò, "
sei un totale idiota, Amycus. Questi ragazzi non si piegheranno, mai e poi mai. Sarebbe più facile spezzarli piuttosto che sottometterli.”
Eppure doveva agire. Per il loro bene. Voleva che fossero liberi. E sicuri. La promessa che aveva fatto al vecchio lo aveva vincolato. Poteva ancora udirne la voce.
"Ho la tua parola che farai tutto il possibile per proteggere gli studenti di Hogwarts?"Sentì le catene invisibili, i segni della sua obbedienza, stringere di nuovo la sua anima. Inspirò profondamente e guardò Ginny Weasley, cercando di farle abbassare gli occhi.
"Piega il tuo spirito, piccola testarda dalla testa calda! Sii astuta. Non è solo te stessa, è tutta la tua causa che stai mettendo in pericolo!"Al suo fianco, Amycus stava blaterando e sputando saliva e veleno, accusando tutti nella scuola e minacciando di informare Colui-Che-Non-Può-Essere-Nominato ... Ma Snape non stava più ascoltando: la voce odiosa era scomparsa in un vortice mentre nuove, dolorose considerazioni nascevano nella sua anima.
"Ginny Weasley. Posso leggere nella tua mente così bene! Ho visto la tua angoscia e la disperazione. Tu pensi che a me non importi. Credi che io non abbia un cuore. Ma io vedo, capisco ... so cosa un amore a senso unico significhi per chi ama senza speranza. So cosa soffre il tuo cuore ogni volta che lo vedi. Perché tu ami Potter, il ragazzo che ho giurato di proteggere, ma che mi è stato chiesto di tradire, e questa volta deliberatamente..."E qui Snape ansimò sommessamente. All'improvviso, un'altra ragazza dai capelli rossi, apparendo dalla lontananza di un passato mai dimenticato, sovrappose il suo viso a quello di Ginny e guardò Severus.
L'impatto era stato così forte che sentì le lacrime bruciargli gli occhi. Abbassando la testa per nascondere le sue emozioni, finse di giocherellare con la piuma sulla sua scrivania, mantenendo allo stesso tempo un'aria di supremo disprezzo per coloro che lo circondavano.
Lily... Il suo viso era apparso così vividamente! Poteva quasi vederla: il modo in cui aveva riso, il modo in cui lo aveva guardato con l'espressione fiduciosa dei loro primi anni di amicizia… e il modo in cui lo guardava ora attraverso gli occhi di Ginny, l'agonia che si diffondeva sui suoi lineamenti adorabili. Era… era
intollerabile!
Seguì un silenzio attonito. Con sua grande sorpresa e shock, si rese conto di aver appena urlato quelle parole; Amycus sorrise con il suo ghigno feroce e annuì con entusiasmo, eccitato dalle potenti emozioni che percepiva ma che stava ovviamente interpretando in modo sbagliato.
I tre ragazzi lo fissavano sconcertati. Ecco lì Neville Longbottom, il più goffo dei suoi studenti, colui al quale non si poteva affidare un calderone senza temere che lo facesse scoppiare. Eppure quanta fierezza insospettata in quel viso!
E Luna Lovegood, con quelle strane iridi chiare che non dimostravano né odio né timore, e che neppure sembravano giudicarlo… forse solo compatirlo, scrutandolo senza paura.
Snape chiuse i suoi occhi per sfuggire a quello sguardo. Non dovevano capire le sue emozioni, non dovevano percepire la lotta interiore che lo divorava lentamente, giorno dopo giorno, in quel logorante esercizio di autorità. Il vero preside era ancora Albus, il cui ritratto dormiva placidamente sopra di loro, pronto a risvegliarsi e a dare ordini non appena loro due fossero stati soli. Ma nessuno doveva saperlo, nessuno doveva sospettarlo. Il continuo controllo di se stesso era diventato una tortura, ma aveva giurato nel nome di lei, e quel vincolo era diventato la sua unica ragione di vita.
Lentamente alzò la testa, come chi ha meditato a lungo. Il suo sguardo si fece crudele mentre Amycus lo guardava con ansia.
“Stasera è la notte di Halloween,” disse Snape lentamente. “Sicuramente voi ragazzi sapete bene cosa accade nel mondo magico in una notte come questa.”
La voce gli divenne bassa e vibrante. “Potenze demoniache scatenate alla ricerca di anime innocenti come le vostre… Creature deformi che salgono alla luce della luna una volta l’anno per divorare chi ha la sventura di incontrarle.”
Neville deglutì nervosamente. Snape alzò una mano e sorrise ancora, un sorriso carico di sottintesi. “Io credo che per voi sia arrivato il momento di mettere alla prova tutte le vostre velleità di ribellione… con loro.”
La sua espressione si indurì mentre annunciava in tono definitivo, “Passerete la notte nella Foresta Proibita. Niente dolcetti o scherzetti per voi quest’anno. Vedremo chi di voi sarà in grado di farcela, e in quel caso, forse il Signore Oscuro potrà perdonarlo e riservargli un posto nella sua armata.”
“Mai!” scattò Ginny, incapace di trattenersi.
“Nessuno ha chiesto il tuo parere, Weasley!” ribattè duramente Snape mentre Amycus già metteva mano alla bacchetta.
Doveva far presto, doveva impedire a quel bruto di prendere il sopravvento…“Avviserò il professor Hagrid di prendervi in consegna prima di cena. Uno stomaco vuoto a volte ragiona meglio di un cervello pieno di presunzione come il vostro.”
Mentre parlava, osservava i visi dei ragazzi. Neville stringeva i pugni e si sforzava di mantenere un atteggiamento spavaldo. Luna aveva la solita aria svagata ma poteva vedere che tremava leggermente. E Ginny… Ginny lo guardava con la stessa espressione determinata di Lily, i capelli rossi come i suoi e gli occhi che gli torturavano l’anima.
“Ottima idea, Snape!” proruppe Amycus, fregandosi le mani. Poi si rese conto dell’errore e balbettò sotto lo sguardo tagliente dell’altro mago, “Volevo dire: ottima idea, Preside! Questi ragazzi si meritano questo e altro.”
Poi si girò trionfante verso di loro, “Stanotte abbasserete la cresta, galletti miei!” sghignazzò. “Andate, andate, ne riparleremo domattina.”
“Un momento!” ordinò seccamente Snape. “
Io non li ho congedati.”
Amycus lo guardò a bocca aperta, e Snape rispose con un’altra occhiata di sfida che ribadiva la sua autorità. Ora doveva essere rapido, perché c’era ancora una questione da sistemare. Aveva salvato i ragazzi affidandoli a Hagrid -
quanto faceva male anche lo sguardo deluso e triste con cui quel gigante buono obbediva ai suoi ordini! - e sapeva benissimo che avrebbero trovato cibo e protezione. Ma adesso doveva trovare un modo di aiutarli anche dopo, e pensava di sapere come fare.
“Questi studenti devono subire una punizione e tu li lasci andare così?” disse bruscamente ad Amycus. “È questo il modo con cui ti comporti abitualmente? Non mi meraviglio che i tuoi risultati siano così scarsi.”
Amycus emise un gorgoglio strozzato di protesta, e Snape lo zittì immediatamente con un gesto della bacchetta.
“Voi!” si rivolse seccamente ai ragazzi. “Aspetterete qui l’arrivo del professor Hagrid… in ginocchio, come si conviene a chi è in attesa di punizione.”
Neville fece per ribellarsi ma lo sguardo gelido di Snape lo bloccò.
“Sono sicuro che il mio stimato collega qui non vede l’ora di esercitarsi con la bacchetta. Una maledizione
Cruciatus sulle tue amiche potrebbe renderti più malleabile?”
Poi il mago si voltò di scatto verso Ginny, che aveva fatto un passo avanti.
“Vale anche il contrario, Weasley. Non ho mai fatto discriminazioni tra maschi e femmine in questa scuola.”
Poi, dominandoli con lo sguardo, costrinse i ragazzi ad arretrare fino a toccare con le spalle la parete opposta alla sua scrivania. E infine, con un leggero svolazzo della sua bacchetta, li fece inginocchiare sul pavimento. I tre studenti lo fissavano in silenzio, e i loro occhi erano cupi e feroci.
“
Coraggio,” pensava amaramente Snape. “
Odiatemi. Odiate tutto ciò che rappresento. Odiatemi e fate il possibile per combattermi, ma senza farvi ammazzare. Non servirebbe a niente.”
Il mago rivolse loro un cenno del capo, che era allo stesso tempo un ordine e una minaccia, poi si girò verso il suo tozzo gregario, che osservava la scena leccandosi le labbra con aria avida.
“E adesso, veniamo alle cose serie,” disse seccamente.
In ginocchio all’altro capo dello stanzone, Ginny vide Snape piegarsi verso Amycus. Le sue labbra stavano chiaramente sussurrando, come se non volesse farsi sentire, eppure la ragazza percepiva chiaramente ogni parola. Stupita, si azzardò a girarsi verso gli amici e vide che anche loro stavano sperimentando la stessa strana esperienza. Forse la stanza aveva un’acustica particolare? Non lo sapevano, ma a quel punto, tutti e tre si irrigidirono in silenzio mentre le loro orecchie si tendevano per carpire le preziose istruzioni che Snape stava impartendo.
“Dovremo cambiare i turni di guardia, Amycus. Tu e tua sorella ormai siete stati scoperti, e i ragazzi sanno quando e dove evitarvi.” Qui Snape sbuffò e aggiunse ironicamente. “Siete un po’ troppo grassi e goffi per questo lavoro. Forse dovrei mettervi a dieta, che ne dici? Oppure meglio informare il Signore Oscuro che non siete in grado di badare neanche ad una banda di ragazzini?”
I ragazzi sentirono Amycus protestare, sussurrando con voce querula, “Suvvia, Snape, mica vorrai davvero farci questo! Noi… noi non siamo pratici, ma possiamo imparare. Il fatto è che queste canagliette strisciano e si nascondono come quei vermi che sono, ecco! Se tu mi lasciassi dargli una regolata come dico io…”
“Sciocchezze, Amycus! Io non ho bisogno di “dare una regolata”, come ti piace dire. Basta la mia presenza. Guarda e impara!” Qui Snape fece una pausa minacciosa e si girò a scrutare i ragazzi in fondo alla stanza. Ginny si affrettò a curvarsi con aria obbediente, ma la curiosità la spinse a rialzare la testa quasi subito, e così incontrò lo sguardo del mago.
Per un attimo, le parve di vedere Snape accennare un sorriso – ma certo si era sbagliata, chi aveva mai visto Snape sorridere? - poi lo sentì rivolgersi ad Amycus con voce dura. “Allora, cambieremo i turni in questo modo. Tu pattuglierai la torre di Astronomia. Aletto terrà d’occhio la zona delle aule…
“Ma… ma Snape! In quei posti non va mai nessuno!” Amycus lo interruppe con rabbia soffocata. “Ci fai fare un lavoro inutile!”
“Al contrario,” rispose soavemente Snape. “Vi faccio fare qualcosa di utile, cioè vi tengo fuori dai piedi e lascio fare il lavoro a chi lo sa fare. Quindi, Minerva verrà destinata al settimo piano…”
“
La professoressa McGonagall!”, pensò Ginny fuori di sé dalla gioia, e vide che anche gli altri avevano sentito e faticavano a nascondere l’esultanza. “
La McGonagall proprio al piano della Stanza delle Necessità! Non avremo problemi a riunirci lì per un bel pezzo!”
E la voce bassa di Snape continuò, puntualizzando ogni orario e spostamento con la sua consueta precisione, mentre Amycus ribolliva di ira repressa senza potersi opporre, e i ragazzi aguzzavano le orecchie e la memoria per immagazzinare tutte quelle informazioni preziose.
Infine, Snape alzò gli occhi ancora una volta verso di loro.
“
Sì,” pensò, “
Avete sentito. Più di così non posso fare. Vi ho messo a disposizione tutto quello che potevo per aiutarvi. E adesso andate, e cercate di far tesoro di quello che avete sentito.”
“Non vale la pena che ci facciate perdere altro tempo,” disse allora con un calcolato tono sprezzante. “La cena sta per iniziare, e Hagrid dovrebbe essere qui da un minuto all’altro.”
“Quel grosso imbecille!” esclamò Amycus con disprezzo, cercando qualcuno su cui scaricare la sua frustrazione, e sporse avanti il ventre rotondo in un tentativo di parodiare il mezzo-gigante.
Subito dopo, si sentì bussare alla porta, e Hagrid entrò, il viso senza espressione, la voce atona mentre chiedeva, “Mi ha chiamato, signor Preside?”
Ginny vide Snape rispondere ad Hagrid e poi rivolgersi verso di loro. Il suo sguardo si posò scrutatore su ognuno dei ragazzi, ma sembrò indugiare un attimo di più su di lei. Improvvisamente, la ragazza provò una strana sensazione e un brivido interno la fece vibrare tutta. Intanto i suoi compagni si avviavano verso la porta, da cui Hagrid li contemplava con occhi che tradivano affetto e apprensione, pur tentando di mantenere una postura rigida e un’espressione grave come richiedeva l’occasione.
Neville e Luna uscirono a testa bassa, sforzandosi di nascondere il sollievo per la vicinanza di quel gigantesco amico. Spinta da quelle strane sensazioni, Ginny invece si voltò ancora una volta prima di uscire. Amycus, con la lingua tra i denti, stava scribacchiando i nuovi ordini su un foglio di pergamena, ma Snape, a braccia incrociate, continuava a guardarla, e sul suo viso aleggiava un pallido sorriso, un’espressione che lei non gli aveva mai visto.
Ginny chinò il capo. Non capiva, non riusciva a comprendere cosa stava succedendo. Eppure… eppure, qualcosa stava succedendo, qualcosa di assurdo, qualcosa di incomprensibile. Possibile che Snape avesse fatto tutto quel che aveva fatto…
volontariamente?
“Grazie,” mormorò la ragazzina senza quasi accorgersene, e vide il mago irrigidirsi per la sorpresa, mentre batteva le palpebre come per scacciare le lacrime. Poi Snape sembrò improvvisamente ricomporsi e il suo viso si alterò in una smorfia ironica.
“Felice Halloween, signorina Weasley. Spero che i fantasmi della Foresta abbiano pietà di te e dei tuoi compagni.”
A quel saluto, Ginny tornò se stessa. Quella strana sensazione che l’animava scomparve bruscamente. Vibrando di rabbia repressa, si voltò con uno scatto netto e chiuse la porta molto più violentemente di quanto fosse necessario.
Subito scoppiò la risata oscena e trionfante di Amycus che si congratulava con Snape per la magnifica idea, e poi i ragazzi sentirono la voce di Snape rispondere beffarda, con quel tono sarcastico che odiavano tutti, mentre spiegava al suo rozzo accolito quanto fosse facile per lui “
mettere a posto quei piccoli ribelli malcresciuti.”
“
Bastardo!” pensò Ginny mentre gli occhi le si facevano lucidi per la collera e la frustrazione. “
Bastardo schifoso! E ti ho anche ringraziato. Spero che tu soffra quanto soffriamo noi e anche di più. Non meriti altro!”
E allontanando la mano che Luna le poggiava consolatoria sulla spalle, e scrollando la testa per dominare le lacrime, si incamminò dietro la grossa sagoma di Hagrid.