Per la sfida delle stagioni mi ispira la coppia Tonks/Severus; è totalmente AU… Lupin è morto, ma Tonks è sopravvissuta. Chi non ha letto le due storie precedenti a questa
Ci vorrebbe un miracolo e
Il canto dell’alba, può farlo, ma comunque non è necessario…
Sono un po' più di 1000 parole
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Titolo: Magia d’autunno
Autore/data: chiara53 – settembre 2016
Beta-reader: /
Tipologia: one shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Severus Piton, personaggio originale.
Pairing: Severus/Tonks
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Sei solo, il silenzio è assoluto e il paesaggio risplende di una luce irreale che avvolge ogni cosa.
Nota 1: Scritta per la sfida “Severus e le stagioni” del Forum “Il Calderone di Severus”
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Nota 2
Questo racconto è il seguito di: “Ci vorrebbe un miracolo” e “Il canto dell’alba”.
Il mio consiglio è di leggere le storie, ovviamente, ma comunque non è strettamente necessario….
Magia d’autunno
La pergamena intonsa ti guarda, è lì, aperta davanti a te: dovresti scrivere una nota importante per il ministero.
Ma non lo fai.
Non lo stai facendo.
Hai intinto la piuma nell’inchiostro, l’hai appoggiata, poi hai aggiustato e impilato le carte e messo altro ordine dove già tutto era al suo posto.
Quella lettera proprio non vuole essere scritta.
Il piccolo studio che hai ricavato nelle stanze riservate alla tua famiglia si apre sulla vista del lago; lontano si vedono i monti e, con l’autunno alle porte, gli alberi cominciano per primi a vestirsi dei nuovi colori,
Su tutto si dipingono toni caldi e meravigliosi: mille sfumature di rosso, giallo e bordeaux riflesse nelle acque increspate del Lago Nero.
E’ molto presto ed è domenica: oggi i ragazzi poltriscono, infatti non senti nessun rumore.
Sei solo, il silenzio è assoluto e il paesaggio risplende di una luce irreale che avvolge ogni cosa: le acque immobili del lago, le sagome scure delle montagne come riflesse in uno specchio e il cielo cupo.
Spalanchi la finestra sul freddo pungente, getti uno sguardo disgustato al lavoro che ti aspetta, poi decidi che, per una volta, rimanderai un tuo dovere.
Andare fuori è la priorità, una passeggiata nella foresta ti attira.
L’aria frizzante e i colori sono un richiamo che non vuoi disattendere.
L’autunno è la stagione che preferisci e poi trovi la giusta e razionale motivazione per questa passeggiata imprevista: devi raccogliere fiori di brugo e cornus kousa utili per le pozioni e i decotti che servono a Minerva per i suoi dolori articolari.
Il mantello in un attimo è sulle spalle, scendi silenzioso e veloce le scale.
Silenzioso, ma non abbastanza.
Sei a metà strada quando una vocina trillante ti chiama.
- Papà, papà, dove vai? Voglio venire con te. Portami con te.
Eirene, cinque anni di pura testardaggine: ti somiglia nei capelli nerissimi, negli occhi altrettanto neri e anche nel carattere, sostiene sua madre.
Non è un Metamorfomagus, ma Dora ne è contenta, non dovrà sentirsi diversa come è capitato a lei e come forse sarà per Teddy.
Scende le scale con i piedini nudi e il pigiama, ti raggiunge in un momento.
Si aggrappa ai pantaloni e ti guarda da sotto in su con un visetto severo e compunto, come ti avesse colto in fallo.
E in fondo è proprio così, pensi.
Adesso che Ted frequenta il primo anno qui ad Hogwarts
(Corvonero, ma meglio che Grifondoro…) dorme in camerata e lei si sente un po’ sola senza il fratello, si sveglia troppo presto!
- Ma torno subito. - Le dici per consolarla e, accarezzandola, la prendi in braccio – Avanti, ti porto a dormire un altro pochino. Fuori è freddo per te. - Cerchi di giustificarti per sfuggire al suo sguardo languido e già velato di lacrimoni.
- Non è vero! – Esclama. -Tu vai nel bosco e torni tardi. Io lo so. - Ti colpisce con i pugnetti sulle spalle e singhiozza. - Sei un bugiardo, sei cattivo. Io non sono mai stata nella foresta proibita. Ted ce lo portavi sempre… però. - Tira su con il naso, e singhiozza.
Si stringe al tuo collo.
Non resisti.
Eri duro, inflessibile, cinico, e adesso bastano due lacrime di tua figlia per confonderti e farti cedere.
E poi ti ha detto che sei bugiardo: è vero, sei stato a lungo un bugiardo, hai mentito per anni.
A volte basta una sola parola a farti tornare indietro nel tempo e risvegliare i ricordi che tieni ben nascosti.
Eiry sa così poco di te, ma prima o poi dovrai raccontarle la verità su chi sei stato, lei conosce solo l’uomo che sei ora, ma non vuoi tacerle per sempre la tua storia, quella vera e non le dolci bugie che le raccontano Dora e Minerva.
Hai giurato a te stesso che non dirai più menzogne, soprattutto a tua figlia.
Le asciughi gli occhi con il pollice e le offri il tuo fazzoletto per soffiarsi il naso, l’aiuti a soffiare e la stringi forte a te.
Hai deciso di accontentarla.
Ha vinto lei!
La guardi con falsa severità, lei capisce che ti ha sconfitto e sorride, mentre si asciuga l’ultima lacrima.
- Non ti lamenterai se ci sarà da camminare? - Le dici con gravità.
- No, no, papino. Io vengo con te! Io non mi stanco. Io sono brava come Ted.
Papino?
Tu, Severus Piton, stimato preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts con un passato da far paura: papino?
E’ in quel momento che una cosa leggera come una farfalla e dolce come il miele ti frulla dentro, non puoi ancora credere a quanto la vita ti abbia donato di bello e inatteso: una creatura innocente che ti ama incondizionatamente e che tu ami più di qualsiasi cosa al mondo.
Risali le scale e tornate in casa.
Trasfiguri i suoi abiti in qualcosa di caldo e comodo, l’aiuti a infilare le scarpe e poi, prima di andare, entri in camera per lasciare due righe di avviso a Dora.
Lei dorme e tu la guardi, per una volta ha i capelli del suo colore naturale castano ed è quello che preferisci, è così abbandonata e tenera nella pace del sonno.
Ami tanto quella dolce pasticciona che ha cambiato la tua vita, l’ha rivoluzionata e ha mescolato la tua solitudine con la sua, annullandole entrambe per sempre.
Non puoi farne a meno, le dai un bacio leggero, sperando di non svegliarla, ma mentre stai per allontanarti lei si gira e apre gli occhi.
- Dove state andando voi due? Esclama con voce ancora impastata dal sonno.
Eirene le risponde prima che tu possa aprire bocca.
- Io vado nella foresta con papà! - Esclama soddisfatta.
- E’ vero?- Chiede lei a te, mentre fissa lo sguardo, imbronciato e in evidente disaccordo, nel tuo.
- Davvero vai nella foresta, Severus Piton? - Ripete lei. - Ma non dovevi scrivere al ministero e preparare le poz…
Non è il momento di giustificarti, non ne hai voglia e non lo farai, stronchi la frase e ribatti:
- Dopo, Dora, dopo. Ora dormi cara, torniamo presto.
Ma lei non si lascia convincere e aggiunge.
- Non andare in posti pericolosi con
tua figlia, Professore, o ti taglio le orecchie.
Le sorridi con un filo di sarcasmo.
- Io vivo per proteggere sempre qualcuno. - Pronunci la frase quasi con dolcezza.
Ti allunga una carezza e bacia vostra figlia.
- Fai la brava e obbedisci a tuo padre. Mamma adesso dorme solo un altro pochino…
Si gira e torna a coprirsi fino al naso, ma mentre esci ti rivolge un altro avvertimento:
- Ricordati delle tue orecchie, tesoro! – Mugugna.
Chiudi la porta piano e finalmente, senza incontrare nessun altro, siete fuori dal grande portone di quercia.
Il cielo si è schiarito appena e non minaccia pioggia imminente.
A passo veloce siete presto ai margini della foresta.
**
La passeggiata è stata lunga e piacevole, ad ogni fiore e pianta Eiry si è fermata, ha fatto domande e parlato incessantemente: dice che si ricorderà il nome e l’uso di tutto, perché tu – dice – sei bravo a spiegare.
Sei orgoglioso di tua figlia.
E’ stupendo guardare il mondo con occhi nuovi, gli occhi innocenti e curiosi di un bambino.
Tutto sembra diverso, lucido e fresco.
La foresta proibita si schiude davanti ad Eirene, ma non vuoi andare troppo oltre.
Decidi di portarla in una radura che conosci bene; bella e terribile per i ricordi che ti suscita.
Quante volte sei arrivato lì materializzandoti, ferito e straziato nel corpo e nell’anima?
E’ parte del tuo passato, fa parte di te e adesso vuoi guardare anche questo luogo con altro animo con diverso sentire: con tua figlia accanto.
Le acacie che crescono intorno alla radura sono rosse e stupende, vestono di ocra tutto il paesaggio, il brugo, tanto simile all’erica, cresce abbondante e ne cogli un mazzo purpureo, non solo per le proprietà terapeutiche, ma anche perché a lungo è stato il tuo fiore: nel simbolismo è dedicato alla solitudine, perché cresce e fiorisce là dove non fiorirebbe nessun’altra pianta.
Eiry sembra affascinata da quei colori e scopre un cespuglio ricco di frutti rossi: è una Cornus Kousa, un albero delle fragole, perché i frutti sono simili alle fragole e la polpa, di consistenza molle che comprende i semi, è dolce e commestibile.
- Sono buoni da mangiare papà? - Ti chiede allungando la manina a coglierne.
Le allunghi il cestino che hai portato e la inviti a riempirlo.
- Vieni, li mangiamo insieme.- Le dici sorridendo complice.
Ti siedi sull’erba, accanto ad un tronco e la guardi cogliere i frutti dolci.
Ne mangia qualcuno per assaggiarli, curiosa.
- Buoni! Sono dolci. - Esclama felice. – Ne porteremo un po’ a mamma.
Poi si siede accanto a te e anche tu assaggi i frutti che ha raccolto; sono tanto simili a corbezzoli, ma più dolci, più rossi. Più buoni, perché assaporati con tutto l’amore di chi li ha colti.
Eirene si alza e muove pochi passi fino al centro della radura, si guarda intorno, sembra delusa.
- Papà, ma qui non ci sono farfalle!
E’ vero, qui si ascolta il silenzio, nessun uccello, né insetto ronzante.
Di nascosto fai per estrarre la bacchetta e accontentarla.
Vuoi creare per lei farfalle grandi e bellissime, come non ne esistono in natura.
Ma mentre stai per farlo, lei danza in cerchio, solleva le braccia e una nuvola di minuscole farfalle multicolori la circonda.
- Guarda, papà! Le ho fatte io! - Esclama con un trillo felice.
Sei stupito e le sorridi, le sue farfalline sono più belle di quelle che avresti creato con il tuo incantesimo.
Leggere, minuscole e iridescenti come il raggio di sole che fa capolino tra gli alberi colorati d’autunno.
Si posano su di lei e Eirene ne appare estasiata, il suo volto esprime pura gioia.
La guardi sorridendo mentre danza felice in cerchio tra le sue farfalle.
Non puoi fare a meno di ricordare la tua infanzia e la felicità di usare la magia ed esserne stupito e soddisfatto, né puoi scordare un piccolo fiore sbocciato nella mano di una bambina tanto lontana nel tempo e nello spazio.
Eirene ti si avvicina con un sorriso entusiasta.
- Queste sono per te, papà! - Pronuncia guardandoti.
Le farfalle la seguono e poi volano verso di te.
Uno sciame colorato si posa sui tuoi capelli, e tu apri le mani per accogliere quella colorata magia dell’amore che solo tua figlia con la sua innocenza può donarti.
*Eirene o Irene (in greco antico: Eἰρήνη, Eiréne) era nella mitologia greca la dea della pace, di cui costituisce la personificazione.
Edited by chiara53 - 14/4/2017, 11:59