| Ma buongiorno, gente!
Sono felice di vedere che la sfida si va piano piano animando di lavori, e bei lavori! Benvenuti (ormai mi sento padrona di casa qui) ai fantastici banner di Chiara e Manu. Ragazze, siete davvero brave! Un meritatissimo applauso anche a nome di chi magari leggerà queste pagine ma non lascerà messaggi.
Io invece posto il penultimo capitoletto. Ormai stiamo arrivando, la primavera e l'eclissi sono dietro le porte. Vi siete preparati per l'evento? State attenti specialmente su al nord dove l'eclissi arriverà al 70% contro il 53% di Roma e il 40% circa della Sicilia. Gli occhi vanno protetti e protetti bene, se volete osservarla. Qui da noi sono letteralmente spariti gli speciali occhialetti venduti dagli ottici, e stanno sparendo vetrini e occhiali da saldatore, quest'ultimi peraltro a prezzi abbastanza elevati. Lo so perchè ho dovuto comprarli su richiesta della professoressa di mia figlia, che ha detto ai ragazzi che potranno vedere l'eclissi solo se convenientemente attrezzati.
Sapevate che l'ultima eclissi di sole in concomitanza con l'arrivo della primavera è stato nel 1600 qualcosa?
Va bene, ho sfoggiato le mie nozioni. Come al solito, sono orrendamente didattica... Passiamo al capitolo.
Conta di primavera
- 2
La sala era molto affollata. Professori e studenti si muovevano, da soli o in crocchi, chiacchierando e ridendo allegramente. Le luci erano attenuate, e splendide decorazioni floreali pendevano dal soffitto, saturando l’aria con una lieve fragranza profumata.
“Da quando Minerva è diventata preside, qui c’è troppa allegria,” Hermione sentì Sibilla dichiarare in tono sdegnoso mentre si dirigeva verso il tavolo dove troneggiava la brocca del punch riservato ai professori.
La ragazza si guardò attorno. Era pronta, vestita a festa, ed aveva un fiore appuntato sul vestito, uno dei due cardi che aveva trovato quella mattina nella sala di pozioni. Severus invece non si era fatto trovare per un bel pezzo e poi, quando era arrivato, aveva fatto il possibile per non parlarle.
Visto l’umore scontroso, Hermione si era rassegnata. Alla festa sarebbe andata per i fatti suoi. Ma adesso, seduta in un angolo vicino alle tende – davvero si poteva dire che stava facendo tappezzeria – si sentiva molto sola e infelice.
Stava considerando tristemente il movimento scintillante attorno a sé quando sentì una presenza alle sue spalle.
“Severus!” esclamò, guardando sbalordita il nuovo arrivato, sbucato fuori dalle tenebre grazie all’ausilio del suo abito. Il professore era ovviamente vestito di nero, ma all’occhiello della sua giacca sfoggiava il cardo compagno di quello che indossava la ragazza. Aveva tuttora un’aria imbronciata e sembrava molto più a disagio di lei.
La gioia salì al viso di Hermione e si rivelò in uno splendido sorriso che parve addirittura illuminare quell’angolo buio.
“Allora sei venuto?” chiese lei, sprizzando letteralmente felicità.
“Non mi vedi forse?” rispose lui in tono burbero. “Ma non resterò. Non credo di essere vestito per l’occasione.”
“Stai benissimo,” si affrettò a rassicurarlo Hermione, e poi, quasi a contraddire le sue parole, si dedicò a sistemare tanti piccoli dettagli, raddrizzandogli il colletto, spianando le pieghe della giacca, e raddrizzando il fiore che sporgeva dal taschino in modo maschilmente inesperto.
Severus lasciava fare, il viso arrossato da un’emozione intensa che la ragazza, intenta a tutti quei ritocchi, non stava assolutamente notando.
Quando la coppia entrò nel cerchio di luce, ben pochi parvero vedere Severus. Gli studenti si tenevano prudentemente alla larga dai professori, e i professori erano troppo intenti a rilassarsi o a tenere d’occhio gli studenti per far caso ad altri colleghi.
“Balliamo?” chiese Hermione e subito dopo, si pentì della domanda. Che sciocchezza! Snape non ballava, lo sapevano tutti. Ma in quel momento la musica diventò un lento suadente, e il professore esitò un attimo prima di cedere alla richiesta col suo caratteristico stile. “Proverò.”
Il pezzo finì relativamente in fretta. Severus l’aveva guardata per tutto il tempo, tenendola educatamente tra le braccia e restando in silenzio assoluto o rispondendo a monosillabi ai tentativi di Hermione di far conversazione. Poi, quando ripartirono le note di un motivo più veloce, si fermò, si inchinò e la consegnò ad un festoso Neville, che sembrava spuntato dal pavimento al momento sbagliato. Hermione fece un sorriso tirato, ma poi, non volendo offendere un vecchio amico, porse il braccio al suo nuovo cavaliere.
Tutto intorno, la festa proseguiva spumeggiante. Il chiasso cresceva continuamente, interrotto da applausi e scoppi di risate. Anche se era a suo agio con Neville, Hermione non vedeva l’ora che il ballo finisse. Sentiva una specie di dolore sordo, un cupo presentimento, e ad ogni giro cercava di identificare Severus tra la folla. Due o tre volte le parve di vederlo mentre si faceva strada in mezzo ad un gruppo di studenti, che gli lasciavano doverosamente il passo.
Poi non lo vide più.
A quel punto, non resistette oltre.
“Scusami,” disse a Neville che la guardava preoccupato. “Devo assolutamente andare. Ho… ho perduto una cosa!”
Perplesso, il ragazzo la vide sgusciar via. Hermione si precipitò di gruppo in gruppo, guardando, chiedendo, sperando. Poi vide quello che non avrebbe voluto vedere.
Il fiore che Snape aveva all’occhiello giaceva per terra, abbandonato.
(continua)
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