Titolo: Red Point
Autore: Xe83, Giorgy
Epoca: maggio/giugno 2021
Beta reader: La paziente Arwen68
Previewer: La dolce Anouk
Tipologia: one-shot
Genere: Introspettivo
Rating: per tutti
Personaggi: Severus Piton, Albus Silente, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Dopo il settimo anno
Avvertimenti: AU
Note: Nessuno
Riassunto: Severus alla scoperta di nuove sensazioni durante una breve vacanza.
Racconto scritto per la Sfida: "Severus e le stagioni" - Estate
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling ed a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Giorgy:
Un ringraziamento sentito alla mia dolce compagna di deliri Xenia ❤️ con pazienza, devozione e maestria ha reso la nostra “creatura letteraria” una splendida storia.
“Hai un amico in me, più di un amico in me
I tuoi problemi sono anche i miei
E non c'è nulla che io non farei per te
Se stiamo uniti scoprirai che c'è un vero amico in me.”Xe83:Quando si mette per iscritto i propri pensieri si vive sempre un'avventura magica, se poi si ha la fortuna di compiere il viaggio insieme ad un'anima affine, ad una cara amica, il percorso diventa un'esperienza entusiasmante e meravigliosa. Grazie a te, cara Giorgia. Grazie per esserci, grazie per riuscire a decifrare e a capire anche i miei numerosi lati "oscuri".
Ad Arwen68 un abbraccio caloroso per il suo prezioso lavoro da Beta, ci ha consigliato e indirizzato al meglio 🌹
Un sentito ringraziamento è rivolto alla cara Anouk. ❤️ Le sue impressioni e i suoi consigli sono stati illuminanti.
RED POINT Potrei procedere ancora a lungo seguendo questa lingua di terra che scorre lenta tra cielo e mare. Lo sciabordio delle onde scandisce il tempo senza sosta ma ho freddo.
Qui l'acqua dell'oceano è gelida e rigida anche in agosto, i flutti lambiscono la sabbia rossastra come una decisa carezza e si assiste a un mistico rituale di liberazione e di pace.
È impossibile non rimanere ammaliati da questo splendido tramonto: l'indaco cede il passo al pervinca, mentre l'ambra sfuma nel corallo.
Colori vividi, che segnano l'orizzonte per mitigarsi e confondersi nell'aria della sera: una sinfonia a illuminare ogni pensiero latente e straripante.
È strano, quasi surreale ritrovarsi in questo luogo.
No, non è da me concedermi una vacanza e interrompere il lavoro con una licenziosa pausa dagli impegni che allignano il quotidiano.
Eppure eccomi qui a osservare i mutamenti del cielo, a specchiarmi nelle onde del mare.
«Severus, sei stanco, hai bisogno di una pausa. Ragazzo mio, il tuo aspetto mi preoccupa…».
Mi hai rivolto parole amorevoli fissandomi dalla sobria cornice nel tuo ufficio, mentre sedevo sulla poltrona e compilavo una sfilza di innumerevoli scartoffie.
È il nostro nuovo rapporto, schietto e sempre leale, per proseguire a parlarci anche dopo il tragico volo. Quel maledetto giorno in cui il tuo cuore si è fermato e la mia anima è stata stravolta, senza conservare alcun brandello di umanità.
Sì, perché ora, io più di te, sono uno spettro che cammina e discorre da solo.
«Per Merlino, Albus, ne abbiamo già parlato non ho bisogno di alcuna vacanza» avevo replicato sbuffando quasi spazientito, sperando di poter riprendere, con scarsi risultati, il mio lavoro.
«Basta. Non voglio sentirti lamentare tutto il dannato tempo, partirò ma, sia chiaro, solo per pochi giorni» ho aggiunto a denti stretti e tu mi hai sorriso, allontanandoti lentamente verso il fondo del dipinto con aria sorniona e soddisfatta.
«Oh, finalmente ti sei deciso! Ho sentito che la spiaggia di Red Point in questo periodo dell’anno è davvero incantevole» avevi infine chiosato, mentre ammiccavi dedicandomi ancora un effimero sguardo.
Sì, amico fidato, eccomi qui con i piedi che sprofondano in questa sabbia umida, lasciando alle mie spalle una scia frazionata di orme parallele e scure.
Ho accolto il tuo suggerimento, domandando a me stesso una tregua dagli impegni del Castello.
Riuscivi a persuadermi da vivo, ci riesci tutt'ora, tu, da sempre padre, amico e confidente.
La tua voce vive incessantemente dentro me: trova perenne dimora nelle pieghe del mio essere. Non mi abbandona mai, è il suono della coscienza, il metronomo dell’anima.
Lo sarà per sempre, custodita e protetta, dove stima e ricordo si saldano in un unico timbro.
Nel luogo in cui la spiaggia si dirada e inizia una lunga distesa rocciosa ricoperta da un prato smeraldo, noto un gruppo di persone che indossa un casco paglierino e si muove indaffarato.
Tanti visi. Li seguo con gli occhi da alcuni minuti, ma loro non si curano di me e continuano, imperterriti, come una colonia di formiche operose.
Una giovane, inginocchiata alle prese con un cumulo di terra e gli attrezzi da riordinare, attira la mia intenzione: rimane discretamente in disparte e ha modi tanto compiti e cortesi.
Le mie gambe mi guidano involontariamente verso di lei: la donna dai lunghi capelli castani e ardenti riflessi ramati.
Le sue profonde iridi d'ebano e la fronte opalescente, perlata di sudore emanano un incanto irresistibile.
Nuove suggestioni, tenui e garbate come sfere di rugiada, scorrono leggiadre ad incontrare ricordi barocchi in una danza di coungiunti significati.
Dardi bizzarri e distopici inondano la mia mente, catturano i pensieri in un serbatoio iridescente, mentre la visione esprime un idioma reale, concreto, presente.
Forse mi avvicino troppo o semplicemente la fisso con insistenza; lei interrompe il lavoro e dirige lo sguardo incrociando le mie iridi.
Due pupille vivide, seriamente incuriosite mi scrutano, cercando di ottenere informazioni dalla mia presenza. Mentre mi osserva si terge la candida fronte con un aggraziato movimento del polso.
«Buonasera. Si è perso?».
Non avrei potuto udire suono più delizioso di queste parole sbrigative, pronunciate quasi sottovoce e accompagnate da un delicato sorriso.
«Assolutamente no, passeggiavo in tranquillità quando ho percepito rumori molesti provenire da questa direzione».
Le labbra della giovane si atteggiano a una posa sardonica e lo sguardo acquista una sfumatura maliziosa.
«Mi dispiace aver interrotto la sua passeggiata, signore, ma, come capirà qui stiamo lavorando» chiosa accompagnando le parole con un gesto della mano a indicare il terreno alle loro spalle.
Le dita elegantissime, annerite da un velo di polvere e terra, sono una visione eterea e provvidenziale. Provo a ricompormi: trattengo il mio evidente stupore, ma un sopracciglio sfugge al controllo e si inarca, come un gabbiano sospinto dal vento.
«Lavorate? Cosa fate con tanto entusiasmo?».
«Siamo archeologi. Conduciamo una campagna di scavo. Questa dovrebbe essere l’antica dimora di una matrona romana».
Sorrido compiaciuto e dagli occhi della donna respiro un ardore conosciuto: lo stesso di quando mi occupo di pozioni.
Ritrovo la medesima passione, il profumo intenso di un'unica e arcaica devozione.
«Bene, non vi sottraggo altro tempo. Mi raccomando, signorina, la prossima volta cerchi di non turbare troppo la quiete di questo paradiso».
Non le lascio possibilità di replica, mi volto senza indugiare e riprendo il cammino lungo il litorale.
I flutti ora mormorano silenziosi. I colori nel cielo sono divenuti più caldi, il tramonto cede il passo al crepuscolo e il sole è un punto rosso lontano.
Percepisco una sensazione singolare: procedo passo dopo passo, ma avverto il cuore intento in un'alacre corsa senza sosta, ingoio battiti accelerati e tutto ciò mi lascia stordito.
Socchiudo le palpebre, inspiro lentamente.
Mi fermo, assaporo la carezza leggera delle onde, poi proseguo.
Albus, amico mio, avevi ragione.
Posso ritornare a vivere. Forse non tutto è finito, non è tempo di abbandonarsi a un apatico futuro, a una sopravvivenza insoddisfatta. Il mio destino avrà ancora pagine da raccontare, capitoli da scrivere, progetti da realizzare, occhi da incontrare e, perché no, anche labbra da accarezzare.
Non posso rinunciare a tutto questo, restando ancorato a lisergici flussi di memoria, strangolato in spesse reti di tormento.
Voglio tornare a scorgere le luci del porto, a sentire la brezza dell'alba sul mio copro, non voglio continuare a sopravvivere sentendomi già morto.
Edited by Giorgy - 14/6/2021, 10:49