Il Calderone di Severus

Sfida n. 7 FA+FF: Severus e le Stagioni

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view post Posted on 18/3/2021, 10:01
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CITAZIONE (Ele Snapey @ 18/3/2021, 00:30) 
Intanto inizio a postare il mio banner primaverile :)

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Splendido banner, Ele! Colori solari che scaldano il cuore come la frase che hai scelto a commento. Mi piace molto anche lo stile che hai scelto: sembra un quadro ad olio. ❤️
 
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view post Posted on 18/3/2021, 11:24
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Buca-calderoni

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Titolo: Tramonto – It’s bliss*
Autore: Silver Doe
Data: marzo 2021
Beta reader: Ida59. Come sempre, grazie
Tipologia: one shot
Rating: per tutti
Genere: drammatico
Avvertimenti: AU
Riassunto: Nell’oscurità, rischiarata soltanto dalla pallida luce argentea della luna, era più facile parlare, ancora seduti in silenzio, contemplando lo splendore intorno a voi.
Personaggi: Severus Piton, Harry Potter
Pairing: nessuno
Epoca: post 7° anno
Disclaimer: Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà e occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.



Tramonto – It’s bliss*




Sono trascorsi veloci, troppo veloci, le settimane e i mesi da quando hai ripreso il tuo posto di Preside a Hogwarts, non appena ti sei rimesso abbastanza e sei stato dimesso dal San Mungo.
Quel giorno, Minerva, vedendoti entrare nell’ufficio della presidenza, si è subito alzata dalla scrivania e ti è corsa incontro.
“Caro Severus, che gioia, finalmente! Come stai? Non sai che piacere vederti di nuovo in piedi! Sei in ritardo, l’anno scolastico è già iniziato da un pezzo! Tutti ti stanno aspettando” ha detto tutto d’un fiato, e ti ha guardato con un sorriso che le si allargava sul volto fino a illuminarle gli occhi dietro gli occhiali quadrati.
Poi ti ha preceduto nella Sala Grande, dove era calato improvvisamente il silenzio. Non ti piacciono i discorsi, ma hai dovuto dire poche parole adatte alla circostanza e hai percepito chiaramente un rispetto del tutto nuovo, che avevano verso di te studenti e insegnanti, e anche un pizzico di malcelata commozione.
Di certo, un bel cambiamento, rispetto all’ultima volta che eri stato lì, ci sarebbe stato quasi da ringraziare Nagini per questo. Non hai mai perso il tuo sarcasmo, ma questa volta hai taciuto.
Come ti è stata accanto Minerva in questi mesi, sempre al tuo fianco. È stata una collaboratrice preziosa, che si è fatta carico di mille incombenze quando eri troppo stanco e debilitato dalla sofferenza, ma soprattutto un’amica ancor più preziosa, che ti capisce con uno sguardo e che ti ha sempre sostenuto e confortato, a volte anche solo con un sorriso.
Cara Minerva, non potrai mai ringraziarla abbastanza. Ti mancherà.

Sai bene che il veleno mortale di Nagini ha quasi completato il suo lento lavorio, il dolore è diventato più forte, ma oggi sembra darti un po’ di tregua.
L’aria è tiepida e la finestra appena socchiusa lascia filtrare brillanti lame di luce, che si stagliano nette sul pavimento di pietra grigia della stanza. Ascolti il fruscio della brezza giocare con le leggere tendine di garza candida e osservi la danza irregolare dei granelli di polvere che vorticano nel raggio di sole. Ogni piccolo e apparentemente banale dettaglio sembra acquistare adesso un nuovo significato.
Un desiderio improvviso, irresistibile, di assaporare quella luce, di sentire l’aria fresca sfiorarti il viso ti spinge ad alzarti dal letto, sei debolissimo ma ce la fai, e, non senza fatica, arrivi a sederti sulla terrazza che dall’alto abbraccia il grande lago.
Ti lasci andare sui morbidi cuscini della poltrona. Non senti più tanto male, anzi provi quasi un senso di benessere. Respiri a fondo, sollevato dopo lo sforzo fatto e la sofferenza patita negli ultimi giorni.
Socchiudi gli occhi nella luce intensa. Questa sera il tramonto sembra aver allestito il suo più sfavillante spettacolo soltanto per te, o almeno così ti sembra, e contempli tanta bellezza in silenzio, il cuore colmo di gratitudine.
Da quassù ti sembra quasi di poter toccare il sole che si specchia nelle acque calme e distese del lago, perfettamente piatte e senza alcuna increspatura, tingendolo di mille sfumature, e il cielo è un tripudio di luce e di colori, un arancio intenso che vira al rosso per sfumare più in alto nel violetto e nell’azzurro cupo, solcato dal nero delle rondini che sfrecciano libere e veloci.
La luce ti avvolge nel suo tepore, ti fa sentire bene, stranamente protetto, al sicuro, compreso.
Non pensi a nulla mentre osservi a lungo le nuvole inseguirsi e trasmutare l’una nell’altra in pochi istanti. In un attimo ti passa davanti l’immagine di un bambino solitario, che nei caldi pomeriggi estivi di tanti anni addietro si affacciava alla finestra della sua stanzetta e, i gomiti sul davanzale, si divertiva a riconoscere buffe forme di animali nei candidi ed esili cirri.
Le giornate sono lunghe in questa stagione e senti in lontananza il vociare allegro degli studenti che si attardano nei cortili, percepisci il loro ingenuo entusiasmo per le vacanze estive ormai alle porte.
Sogni, speranze. Chissà se la vita sarà clemente con loro.
Assapori l’aria carica dei profumi della primavera inoltrata, lasci che la fresca brezza ti scompigli leggermente i capelli, sfiorandoti le guance e accarezzandoti gentilmente il viso.
Sai che è giunta l’ora, ma non ti dispiace andartene in primavera.
Osservi di nuovo il braccio sinistro tra le pieghe della manica sbottonata della camicia: il marchio orrendo è diventato ormai una pallida ombra, quasi indistinguibile, ma impossibile da cancellare, così come non può e non deve essere cancellato quel passato che conservi sepolto in fondo al cuore. Non fa più tanto male, non più sofferenza feroce e incessante.
Quanti anni di dolore e solitudine, ma era giusto così.
E infine, qualcuno è riuscito a darti un po’ di pace e di speranza, colui che è stato per anni la tua ragione di vita. L’unico al mondo che poteva farlo ti ha donato il suo perdono spontaneamente e senza riserve, con disarmante candore, anche se tu stesso ancora non riesci a concedertelo con la stessa semplicità.
Harry.

Adesso è di là che studia, fra poco ci saranno i M.A.G.O., e lui trova sempre una scusa per starti fra i piedi. Ma ormai ha imparato a conoscerti e quando bruscamente glielo fai notare, lui non si scompone e ti risponde con un sorriso e una scrollatina di spalle, dicendo che qui si concentra meglio, è il posto più tranquillo e silenzioso della scuola.
Ma lo sai che lo fa per starti vicino e in fondo ti fa piacere, anche se non gliel’hai mai detto. Certo che no, non è da te.
Albus aveva ragione: non ha solo gli occhi di sua madre, ma anche il suo cuore, sincero e generoso.
Quante sere avete passato su questa terrazza, tu e lui, seduti l’uno accanto all’altro, a osservare il cielo, semplicemente in silenzio.
Nell’oscurità, rischiarata soltanto dalla pallida luce argentea della luna, era più facile parlare.
Spesso ti chiedeva di lei, la tua Lily, la sua mamma, e la tua voce non tremava a quei ricordi ormai lontani, che ti riempivano il cuore di malinconia e di una strana, triste dolcezza.
Poi lui ti raccontava dei suoi studi, dei progetti per il futuro e delle speranze della giovinezza, di una famiglia da costruire, e mille ricordi riaffioravano di nuovo nel tuo cuore.
Avete parlato di molte cose, sa che deve studiare molto se vuole diventare un Auror, e ha ascoltato tutto ciò che potevi insegnargli con umiltà e attenzione, senza perdersi una parola. Anche lui ne ha passate tante, ha sofferto, e anche lui è cambiato molto, è cresciuto.
È diventato un uomo. Sei orgoglioso di lui, come un… padre?
Non osi nemmeno pensarla, quella parola, è una parola che racchiude una gioia troppo grande e bella e tu… non sai…

Mentre ti perdi nei pensieri, lui solleva gli occhi dal libro, si accorge che ti sei alzato dal letto, ti raggiunge e si siede a terra rannicchiandosi accanto a te, le braccia a circondargli le ginocchia, e restate a lungo in silenzio. Ancora un’ultima volta.
Senti la vita che ti sta sfuggendo fra le dita e lui, con un solo sguardo, lo capisce. È sorprendente come riesca a farlo, eppure in Legilimanzia e Occlumanzia, nonostante tutti gli sforzi che avete fatto insieme, è del tutto negato.
Ma non importa. Restate ancora in silenzio, contemplando lo splendore intorno a voi.
Sei stanco, ma sai che fra poco non avrai più tempo e almeno questa volta vuoi essere completamente sincero.
“La mia non è stata una bella vita, Harry. Ma in questi mesi tu mi hai regalato qualcosa che mai avevo conosciuto prima, che mai avrei immaginato possibile per me. Grazie”
Il ragazzo è forte, ma ora non riesce più a trattenersi: senza dire una parola ti prende la mano e la stringe forte nascondendo il volto sulle tue ginocchia.
Non senti più nessun dolore, e guardi assorto il sole sceso ormai vicinissimo all’orizzonte.
Il cielo è inondato di fuoco e contempli l’ultimo spicchio di sole che scompare velocemente dietro le montagne all’orizzonte.
“Ora non ce la faccio proprio più, Harry. Lascia che io guardi i tuoi occhi, ancora una volta. E… ricordati di me”.
Lui solleva il viso rigato di lacrime, che asciuga veloce con una manica, cercando invano di non farsi notare.
Sempre” sussurra, le mani sempre strette alle tue, e di nuovo ti perdi in quel verde che hai tanto amato.
Senti ogni nodo della tua anima sciogliersi, il tuo cuore è leggero e sorridi.
Nel cielo che inizia a farsi scuro appare la prima stella della sera, fulgida e splendente di luce fissa, costante, incrollabile, eterna.
Ti lasci andare dolcemente, senza alcun timore, e chiudi gli occhi. It’s bliss*




*It’s bliss: beatitudine.
Questo è l’ultimo verso di una bellissima e struggente canzone dei Queen, poco conosciuta, che amo molto e che mi ha ispirato questa storia. Il brano in questione si intitola “A winter’s tale” ed è uno degli ultimi di Freddie Mercury, scritto mentre sedeva sulla terrazza della sua casa a Montreux, sul lago di Ginevra. Nonostante la sofferenza e la malattia, consapevole della fine ormai prossima, Freddie prova un senso di pace e beatitudine assaporando lo splendore del paesaggio che gli si offre davanti agli occhi.




Edited by silver doe - 19/3/2021, 22:11
 
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view post Posted on 18/3/2021, 16:40
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Sogno di primavera – Ida59

Che bello, Ida, ritrovare Crystal in questo lungo, vibrante capitolo che ha fatto riemergere tanti bei ricordi.
Avendo ovviamente già letto Trasparenza e Purezza del Cristallo la conosco bene, e posso tranquillamente affermare come lei sia forse uno dei tuoi personaggi originali più riusciti, forti e avvincenti.

Avevo già avuto modo di ritrovarmi coinvolta nella lettura della travolgente e tormentata storia d'amore tra lei e Severus, ma non ricordavo molti degli innumerevoli, bellissimi passaggi che caratterizzano una trama traboccante di emozioni; sensazioni che ho ritrovato e riassaporato con assoluto piacere in questo estratto intriso di passione.

Certo ci vorrebbero tanto tempo e attenzione da dedicare alla lettura approfondita di questa fanfiction: in ogni caso consiglio, qualora dovesse scattare il bisogno di riservare alla propria giornata un sano momento di pausa, di soddisfarlo immergendosi totalmente in questa splendida avventura romantica condita da quel pizzico di stuzzicante sensualità che non guasta mai … ;P :*


Mai solo - Anouk

Si legge con estrema piacevolezza questo delizioso botta e risposta tra le due coscienze di Severus, diviso tra il bisogno di punirsi e annullarsi attraverso una feroce opera di disillusione e la speranza di poter meritare quella felicità che appare ancora come qualcosa di troppo impossibile da raggiungere.

Complimenti, Anouk, per il tuo stile di scrittura sempre scorrevole e gradevole che non sbaglia un colpo, e per la tua capacità di rendere, come anche in questo caso, molto credibile e reale la sua dolorosa introspezione attraverso la magistrale narrazione che fai del serrato incalzare e rincorrersi dei suoi pensieri, così come di ogni suo gesto ed espressione.

Infine l’apparizione gentile e discreta della tua Anouk è quel tocco di grazia conclusivo che regala una vivida pennellata di colore al quadro che fino a questo punto era apparso realizzato su una cupa scala di grigio privo di buoni auspici.
La sua bellezza, che irrompe come un raggio di sole a illuminare la penombra che grava nello studio e che riesco perfettamente a immaginare, assieme alla considerazione finale di Severus e all'ammorbidirsi del suo tono di voce sono quanto fanno ben sperare in un futuro diverso e concedono finalmente il sorriso. Bravissima! :]


Dandelion - Lonely_Kate


Dire che mi è piaciuto ciò che definirei un magnifico "quadro poetico" è riduttivo. Stavolta ti sei proprio superata, cara Kate! ;P
Trovo che il tuo tributo alla sfida stagionale sia un'espressione di bellezza straordinaria, in cui immagini e parole si fondono in modo perfetto dando vita a un quadro di grande impatto solo tutto da ammirare.

Il fascino dei bellissimi versi viene rimarcato dalla suggestione delle immagini e viceversa, bravissima Kate hai avuto un'idea davvero molto originale, vincente, riuscendo a rendere il passaggio dalla disperazione della stagione morta alla rinascita primaverile in modo strepitoso, in un sublime rincorrersi di concetti sia visivi sia poetici che non ho potuto fare a meno di apprezzare tantissimo.
Un applauso alla tua fantasia e alla capacità che hai avuto di tradurre in modo mirabile le tue incredibili emozioni! <3
 
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view post Posted on 18/3/2021, 19:27
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CITAZIONE (silver doe @ 18/3/2021, 11:24) 
Titolo: Tramonto – It’s bliss*

www.youtube.com/watch?v=CjWQZBmJf6M

Cara Barbara,
hai scelto un brano dei Queen meraviglioso per accompagnare il tuo racconto.
‘A Winter’s Tale’ è un brano delicato e potente, con una grande spinta evocativa: la dolcezza ed il conforto che la primavera sa regalare, anche alle anime più stanche e sconfitte dalla vita, è la forza che caratterizza il sentire della natura e dello stesso essere umano.
Verso la fine del brano c’è un passo molto significativo:

“There's a kind of magic in the air
What a truly magnificent view
A breathtaking scene
With the dreams of the world
In the palm of your hand”.

Sono proprio i sentimenti che descrivono la scena più intensa del tuo racconto, un momento che hai saputo ricreare in maniera vivida, toccante: Severus ed Harry insieme, finalmente vicini, a godere della loro reciproca presenza, immersi nell’atmosfera rilassata e sognante creata dalla luce del sole di primavera al tramonto. Il cuore di entrambi è pesante di tristi presagi, ma il panorama mozzafiato e la magica brezza che accarezza i loro volti, consolano e leniscono anche il più profondo dei dolori. Bravissima :]
 
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view post Posted on 18/3/2021, 19:33
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CITAZIONE (Ele Snapey @ 18/3/2021, 16:40) 
Dandelion - Lonely_Kate


Dire che mi è piaciuto ciò che definirei un magnifico "quadro poetico" è riduttivo. Stavolta ti sei proprio superata, cara Kate! ;P
Trovo che il tuo tributo alla sfida stagionale sia un'espressione di bellezza straordinaria, in cui immagini e parole si fondono in modo perfetto dando vita a un quadro di grande impatto solo tutto da ammirare.

Il fascino dei bellissimi versi viene rimarcato dalla suggestione delle immagini e viceversa, bravissima Kate hai avuto un'idea davvero molto originale, vincente, riuscendo a rendere il passaggio dalla disperazione della stagione morta alla rinascita primaverile in modo strepitoso, in un sublime rincorrersi di concetti sia visivi sia poetici che non ho potuto fare a meno di apprezzare tantissimo.
Un applauso alla tua fantasia e alla capacità che hai avuto di tradurre in modo mirabile le tue incredibili emozioni! <3

Cara Ele,
ci credi se ti dico che ho riletto il tuo commento almeno dieci volte?
Ad ogni tua parola, ad ogni frase, il mio sorriso si è allargato sempre di più, fino a terminare in un tremito delle labbra accompagnato a quello degli occhi, oramai lucidi. Mi sono emozionata, sì, veramente tanto.
Il piacere che mi hai trasmesso, con le tue gratificanti ed entusiastiche parole, mi ha riempito di gioia, impressionata, colpita… ed avrai capito che il mio non è un ‘’eufemismo emozionale’’. :blink: XP
Grazie <3 <3
 
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view post Posted on 19/3/2021, 00:46
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CITAZIONE (Lonely_Kate @ 18/3/2021, 19:33) 
Cara Ele,
ci credi se ti dico che ho riletto il tuo commento almeno dieci volte?
Ad ogni tua parola, ad ogni frase, il mio sorriso si è allargato sempre di più, fino a terminare in un tremito delle labbra accompagnato a quello degli occhi, oramai lucidi. Mi sono emozionata, sì, veramente tanto.
Il piacere che mi hai trasmesso, con le tue gratificanti ed entusiastiche parole, mi ha riempito di gioia, impressionata, colpita… ed avrai capito che il mio non è un ‘’eufemismo emozionale’’. :blink: XP
Grazie <3 <3

<3 <3 <3
E grazie di cuore anche a te per l'apprezzamento del mio banner! 3_3
 
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view post Posted on 19/3/2021, 00:52
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CITAZIONE (Arwen68 @ 18/3/2021, 10:01) 
Splendido banner, Ele! Colori solari che scaldano il cuore come la frase che hai scelto a commento. Mi piace molto anche lo stile che hai scelto: sembra un quadro ad olio. ❤️

Grazie mille, Manu, sono felice che tu abbia apprezzato soprattutto il mio tentativo di rendere la pennellata stile quadro a olio :lol: <3
 
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view post Posted on 19/3/2021, 08:48
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CITAZIONE (Lonely_Kate @ 18/3/2021, 19:27) 
CITAZIONE (silver doe @ 18/3/2021, 11:24) 
Titolo: Tramonto – It’s bliss*

www.youtube.com/watch?v=CjWQZBmJf6M

Cara Barbara,
hai scelto un brano dei Queen meraviglioso per accompagnare il tuo racconto.
‘A Winter’s Tale’ è un brano delicato e potente, con una grande spinta evocativa: la dolcezza ed il conforto che la primavera sa regalare, anche alle anime più stanche e sconfitte dalla vita, è la forza che caratterizza il sentire della natura e dello stesso essere umano.
Verso la fine del brano c’è un passo molto significativo:

“There's a kind of magic in the air
What a truly magnificent view
A breathtaking scene
With the dreams of the world
In the palm of your hand”.

Sono proprio i sentimenti che descrivono la scena più intensa del tuo racconto, un momento che hai saputo ricreare in maniera vivida, toccante: Severus ed Harry insieme, finalmente vicini, a godere della loro reciproca presenza, immersi nell’atmosfera rilassata e sognante creata dalla luce del sole di primavera al tramonto. Il cuore di entrambi è pesante di tristi presagi, ma il panorama mozzafiato e la magica brezza che accarezza i loro volti, consolano e leniscono anche il più profondo dei dolori. Bravissima :]

Carissima Kate, grazie di cuore per questo bellissimo commento.
Il brano dei Queen è uno dei miei preferiti e occupa un posto speciale nel mio cuore, proprio per l’intensità e la sincerità del sentimento che lo permea.
Stesso sentimento che ho voluto regalare a Severus.
L’ho fatto morire, ma lui è in paradiso.
Grazie ancora ❤️
 
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view post Posted on 19/3/2021, 08:54
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CITAZIONE (Ele Snapey @ 18/3/2021, 00:30) 
Intanto inizio a postare il mio banner primaverile :)

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Bellissimo il tuo banner, Ele, magiche pennellate di colori solari e il soffione regalano speranza e scaldano il cuore di Severus
 
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view post Posted on 19/3/2021, 09:05
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Silver doe Tramonto – It’s bliss
Cara Barbara, hai scritto un racconto toccante, di una dolcezza e delicatezza rare!
Il brano dei Queen, con cui hai accompagnato il racconto, è la colonna sonora perfetta per questa storia.
Splendido il rapporto di amicizia che hai costruito tra Severus e Harry! Finalmente Harry riesce a vedere Severus con occhi nuovi e Severus a notare in lui tutte le somiglianze con Lily.
Commovente la fine: lascia tristezza ma anche un senso di pace, quella pace che hai saputo donare a Severus. ❤️

Edited by Arwen68 - 19/3/2021, 09:24
 
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view post Posted on 19/3/2021, 14:01
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CITAZIONE (Arwen68 @ 19/3/2021, 09:05) 
Silver doe Tramonto – It’s bliss
Cara Barbara, hai scritto un racconto toccante, di una dolcezza e delicatezza rare!
Il brano dei Queen, con cui hai accompagnato il racconto, è la colonna sonora perfetta per questa storia.
Splendido il rapporto di amicizia che hai costruito tra Severus e Harry! Finalmente Harry riesce a vedere Severus con occhi nuovi e Severus a notare in lui tutte le somiglianze con Lily.
Commovente la fine: lascia tristezza ma anche un senso di pace, quella pace che hai saputo donare a Severus. ❤️

Harry e Severus meritano di trovarsi, di capirsi e di volersi bene.
Grazie delle tue parole, Manu, e del tuo commento. Grazie con tutto il cuore ❤️
 
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Xe83
view post Posted on 20/3/2021, 18:01




Titolo: Polvere e luce
Autore: Xe83
Data: marzo 2021
Beta reader: Arwen68, Anouk. Siete due angeli.💛
Tipologia: one shot
Rating: per tutti
Genere: generale
Avvertimenti: AU
Personaggi: Severus Snape, Rolanda Bumb
Pairing: Severus Snape, Rolanda Bumb
Epoca: aprile 1991
Riassunto: A volte la primavera o il cambio di stagione può avere "strani" affetti sulla mente delle persone. Ci sono giorni in cui accadono eventi inaspettati e da ciò nemmeno Severus Snape può considerarsi completamente al riparo.

Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. La trama di questa storia è invece di mia proprietà e occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.


POLVERE E LUCE
Aprì le piccole ante della finestra a bifora e sbatté fuori il piumino impolverato: una densa nuvola grigia si sparse nell'aria. La mattina era fresca, il sole era già alto, una tiepida brezza incontrava l'umidità stagnante della stanza e il gaio cinguettio dei passeri segnalava il risveglio della natura.

Era il giorno del riordino, quello stabilito per le pulizie di laboratorio. Il Professore se ne occupava personalmente: una volta ogni tre mesi, al cambio di stagione, organizzava una mattinata libera da impegni, dalle lezioni. Si dedicava all'aula nella quale custodiva tutto l'occorrente per poter insegnare la sublime arte delle Pozioni. Nella angusta stanza semibuia, coperti da un sottilissimo strato di polvere residuale, esercitavano la propria presenza scuri calderoni, barattoli di ogni genere e numerosi vasi di vetro in cui strane essenze venivano conservate meticolosamente e trovavano nuova vita.

Con pazienza spostava tutte le preparazioni, le sospensioni, spolverava con cura gli imponenti scaffali a parete, rendendo lindo e lucente il suo laboratorio.
Gli studenti erano impegnati in altre lezioni, si udiva il chiassoso vociare al cambio dell'ora e lui, Severus, provava reale soddisfazione nel riordinare e rimettere tutto secondo la disposizione che da sempre aveva scelto, quella necessaria, quella consueta.

Con la fidata bacchetta di betulla apriva la finestra piombata. Premeva delicatamente i sottili ganci e spalancava gli spessi vetri che quotidianamente rimanevano serrati a generare condensa, a fermare aria fresca dall'esterno: una barriera ipotetica tra il noto e l'ignoto, tra la propria anima e il mondo.

Mentre appoggiava delicatamente il contenitore con le preziose ali di fata fu interrotto da un timbro femminile, potente e conosciuto che chiamava a gran voce il suo nome. Madama Bumb entrò con impeto nel suo sotterraneo e si sentì immersa in un universo singolare, insolito: non aveva mai varcato prima quella soglia. La donna diede una sbirciata intorno, cauta, circospetta, incuriosita, poi, riacquistata la necessaria concentrazione si avvicinò al Professore e cercò i suoi occhi. Snape si lasciò raggiungere e si sentì scrutare da enormi pupille dorate che penetravano dilagando nelle sue con piglio deciso, senza domandare il permesso.

Si sentì turbato da quelle iridi intense. Si sentì spogliato da uno sguardo che non aveva mai conosciuto, mai accolto. Si immaginò nudo, come se i suoi abiti fossero divenuti trasparenti e percepí una sensazione di insolito imbarazzo pervadere ogni centimetro del suo corpo.
Conosceva la collega da alcuni anni, ma lei non lo aveva mai scrutato in quel modo così diretto, ravvicinato.
Si incrociavano alle partite di Quiddich, quando un nugolo di ragazzi chiassosi se le davano di santa ragione sfrecciando a cavallo delle scope per avere la meglio sulla squadra avversaria. Lui assisteva agli incontri comodamente seduto sugli spalti, la collega nell'ovale verde con il fischietto d'ottone tra le labbra. A Severus non era sfuggito il suo portamento slanciato, composto e misurato. Aveva notato il tono perentorio della sua voce, il temperamento deciso che la rendeva un'autoritá indiscussa. Ma aveva anche colto come fosse premurosa e protettiva quando i ragazzi cadevano vittime di infortuni di gioco.
Ora questa donna tanto decisa e comprensiva era davanti a lui in tutto il suo splendore.
La proverbiale impassibilitá del mago vacillò. Provò un brivido di meraviglia, un fremito di piacere percorrergli le spalle, scendere lungo i fianchi, procurandogli solletico. Si ricordò di pochi mesi prima al banchetto di Natale quando la collega aveva preso posto sedendogli di fianco. Lui si era ritrovato ad osservare la lucentezza naturale del delicato volto: un incarnato quasi trasparente, profumato che lo aveva stupito. Si era soffermato a contemplare la curva appena accennata del suo sorriso,si era sentito come un rapace notturno appollaiato sul ramo di una vecchia quercia ad ammirare lo splendore della volta celeste.

Circondato dall'umidità dell'aula di Pozioni Severus rammentò automaticamente tutto questo ed entrò in un vortice di sublimi ricordi capaci di riportare in vita emozioni vivide e di condurre la mente lungo un percorso costellato da superbe e stimolanti sensazioni. Non percepiva le parole pronunciate dalla donna: udiva soltanto suoni indistinti, lontani. Vedeva le morbide e sottili labbra contrarsi nel tentativo di pronunciare frasi complesse, ma la sua attenzione era rapita dal contorno della bocca, leggermente lucida, ben disegnata. Il mago respirava un'aroma fresco, stimolante e la sua mente correva verso pascoli inesplorati, lungo rive di ruscelli gorgoglianti e tersi. La sua volontà, ferma custode di una morigeratezza costruita negli anni, per la prima volta, dopo tanto tempo, iniziava piacevolmente a barcollare, risvegliata e avvolta da uno charme inaspettato, seducente, incantato.

Nella semi oscurità del sotterraneo, dove un timido raggio di sole era riuscito ad oltrepassare i minuscoli e spessi vetri della finestra piombata, i capelli di Madama Bumb risplendevano indiscreti. Infinite sfumature argentee e luminose accendevano la corta chioma lucente di salute e di eleganza, scompigliata con grazia.
La camicia bianca inamidata emanava una fragranza candida e sensuale, la cravatta con lo stemma di Hogwarts e l'abito di lana pesante le donavano un'aura sacrale. Non indossava i consueti guanti di pelle, mostrava invece mani setose, con nocche decise e dita aggraziate.
L'insegnante di volo, la cui voce tonante oltrepassava quotidianamente le spesse pareti del castello, la collega dal profilo delicato e gentile, dal piglio risoluto e sicuro, capace di arbitrare con polso anche gli incontri più duri, aveva fatto irruzione nella sua aula, nella sua anima, risvegliando istinti sopiti da secoli.

Impulsi celati al mondo intero, ma vivi, accesi e vibranti nelle segrete più recondite e inaccessibili della sua anima.
Pensieri inconfessabili, troppo impudichi che stridevano con la propria immagine che lui stesso aveva eretto da anni.
Pulsioni che Snape sapeva gestire e custodire nel cuore e che mai avrebbe rivelato a nessuno, tantomeno al proprio interlocutore.
Eppure stavolta qualcosa di insolito e inaspettato volteggiava nei riflessi del sole, nel pulviscolo dell'aria, qualcosa dal sapore di antico, dal profumo di nuovo.

Lui conosceva a memoria le confidenze della penombra, l'odore di stantio dei sotterranei, la polvere annidata sugli scaffali, lei la luce del giorno, l'aria fresca e pungente, quella tiepida e calda. Non si erano mai parlati, non si erano ancora spinti oltre un cortese e laconico cenno di saluto o poco più. Eppure non erano estranei. Ora il destino li aveva accuratamente avvicinati, li aveva messi uno di fronte all'altra come sospinti da una sconosciuta forza magnetica.
Un incontro inaspettato, una combinazione curiosa, un'occasione speciale solo per loro.

Il professore di Pozioni fissava la donna con sguardo imperturbabile e inaccessibile mentre un quesito indiscreto si dipanava davanti agli occhi, facendosi largo nella sua mente: proseguire il consueto cammino di ombre di un'intera esistenza, oppure aprire un fresco spiraglio di luce ad un gentile refolo di primavera.

Il tiepido aprile offriva un soffio di vita nuova, una prospettiva differente, uno squarcio nella solitudine, un calcio alla diffidenza.
Severus percepiva l'intrigante effluvio di una proposta allusiva: una stagione da interpretare con un brivido di follia.
Solleticato da idee allettanti, meditava il seducente richiamo di un balzo lungo l'ignoto, verso un domani vissuto con meno rigidità e più fantasia.

Edited by Xe83 - 21/3/2021, 15:41
 
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CITAZIONE (Ele Snapey @ 18/3/2021, 16:40) 
Mai solo - Anouk

Si legge con estrema piacevolezza questo delizioso botta e risposta tra le due coscienze di Severus, diviso tra il bisogno di punirsi e annullarsi attraverso una feroce opera di disillusione e la speranza di poter meritare quella felicità che appare ancora come qualcosa di troppo impossibile da raggiungere.

Complimenti, Anouk, per il tuo stile di scrittura sempre scorrevole e gradevole che non sbaglia un colpo, e per la tua capacità di rendere, come anche in questo caso, molto credibile e reale la sua dolorosa introspezione attraverso la magistrale narrazione che fai del serrato incalzare e rincorrersi dei suoi pensieri, così come di ogni suo gesto ed espressione.

Infine l’apparizione gentile e discreta della tua Anouk è quel tocco di grazia conclusivo che regala una vivida pennellata di colore al quadro che fino a questo punto era apparso realizzato su una cupa scala di grigio privo di buoni auspici.
La sua bellezza, che irrompe come un raggio di sole a illuminare la penombra che grava nello studio e che riesco perfettamente a immaginare, assieme alla considerazione finale di Severus e all'ammorbidirsi del suo tono di voce sono quanto fanno ben sperare in un futuro diverso e concedono finalmente il sorriso. Bravissima! :]

Devo ringraziarti Ele per questo tuo commento davvero meraviglioso, naturalmente amo addentrarmi nelle sensazioni di Severus e visto che siamo in primavera non potevo esimermi dal regalargli una rinascita.
Grazie ancora per avermi letta.

Ora devo mettermi in pari con le altre storie e banner!
 
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Sempre sul filo di lana... :lol:


Titolo: Vento di primavera
Autore: Ele Snapey
Data: marzo 2021
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo.
Personaggi: Severus, Platano Picchiatore.
Pairing: nessuno
Epoca: pre HP
Avvertimenti: nessuno.

Riassunto: Da sempre, passando davanti al Platano Picchiatore che si ergeva nella radura poco distante dal sentiero, provava una maledetta sensazione di disgusto che rasentava la nausea. Una sorta di stretta allo stomaco che lo costringeva ad accelerare il passo…

Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà e occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.



Vento di Primavera



Da sempre, passando davanti al Platano Picchiatore che si ergeva nella radura poco distante dal sentiero, provava una maledetta sensazione di disgusto che rasentava la nausea. Una sorta di stretta allo stomaco che lo costringeva ad accelerare il passo.
Perciò cercava quanto più spesso di evitare quel percorso quando doveva raggiungere il cancello d’ingresso.

Era passata una sufficiente quantità di anni dalla notte in cui si era trovato chiuso là sotto assieme a un Lupo Mannaro; eppure ogni volta, sfilando davanti al grosso albero gli sembrava di avvertire ancora il tanfo di quella stanza impregnata di polvere, muffa e odore selvatico.

D’inverno i suoi rami nodosi e spogli si stagliavano come inquietanti artigli contro il cielo plumbeo e carico di neve delle Highlands.
D’estate e d’autunno quegli stessi rami erano pieni di foglie che cambiavano colore, appagando la vista grazie al loro straordinario turbinio di sfumature, ma, nonostante ciò, trovava che continuassero lo stesso a stagliarsi inquietanti contro il cielo mutevole delle Highlands.

Gli capitava sempre di percepire, contro la propria volontà, sprazzi di ricordi relativi al brutto episodio: un fastidioso deja vu che ricorreva puntuale ogni volta che si avvicinava all’albero. E la cosa influiva invariabilmente sul suo umore per il resto della giornata, rendendolo intrattabile. Più intrattabile del solito, insomma.

Quando proprio non poteva evitare di transitargli nei pressi cercava di non prestarvi attenzione e di allargare il giro, benché il cigolio delle fronde scosse dal vento provasse costantemente ad attirare il suo sguardo con una sorta di maligno compiacimento.
Era certo che il platano vivesse di vita propria: pareva quasi in grado di rendersi conto come la sua imponente presenza seguitasse a metterlo a disagio a dispetto del trascorrere del tempo.

Gli dava i brividi. E questa era la cosa che più gli seccava. Non voleva accettare che quel dannato albero gli desse i brividi, ma era così…
Una cosa che lo mandava ai pazzi, dal momento che aveva determinato di non manifestare più alcuna reazione emotiva, positiva o negativa che fosse, anche e soprattutto davanti agli altri.
Figuriamoci, quindi, come gli risultasse ancor più inaccettabile il dover ammettere di andare in crisi davanti a una pianta!

Si era perfino imposto di passargli davanti di proposito per cercare di esorcizzare quella puerile sensazione di raccapriccio che lo assaliva puntualmente. Ma, con altrettanta puntualità, il platano seguitava a procurargli uno spiacevole malessere: ogni volta sembrava sussurrargli che tanto là sotto sarebbe stato costretto a tornarci, prima o poi, anche se non avrebbe mai più voluto farlo.

Quel giorno di fine marzo era appunto uno di quei giorni in cui avrebbe dovuto per forza percorrere il sentiero verso i cancelli, passando davanti al nefando vegetale.
La primavera aveva già iniziato ad annunciarsi, disseminando nel parco del castello boccioli e tenere foglioline sui rami degli alberi ancora sonnecchianti; mentre scendeva il sentiero a passo sicuro, avvolto nel mantello da viaggio, non riusciva a staccare gli occhi dal platano piazzato nella radura, poco più in giù, inerme come un gigante solo apparentemente privo di vita.

Folate di vento gelido sferzavano il prato di un bel verde brillante punteggiato dai cespugli di erica appena fiorita, su cui scivolavano le ombre delle grosse nuvole che solcavano veloci il cielo terso.
E lui era lì, che lo stava aspettando.
Ma c’era qualcosa di diverso, quel giorno, qualcosa che lo faceva sembrare meno inquietante del solito.
Ne ebbe la certezza quando fu costretto a fermarsi ad osservare con attenzione, forse per la prima volta, i rami contorti e bitorzoluti che le raffiche riuscivano appena a muovere, sui quali la primavera aveva iniziato a posare piccole gemme verdi e delicate che si sarebbero trasformate presto in nuove foglie.

Appariva ancora spoglio e minaccioso, eppure percepì una nuova essenza, come se il delicato refolo di vita che incominciava a manifestarsi sulle possenti braccia legnose alle quali era sconsigliato avvicinarsi, ne avesse lievemente smussato l’inflessibilità e il rigore.

Trascorse qualche secondo in attenta osservazione, le mani affondate nelle tasche, i lunghi capelli corvini sollevati e arruffati dal vento; rimase così guardandosi bene dall’avvicinarsi, incredulo del fatto che anche a un rozzo, malvagio Platano Picchiatore potesse accadere di risvegliarsi dolcemente dal lungo torpore invernale.

Scosse il capo e proseguì nel suo percorso, ma ne rimase così colpito che qualche giorno dopo decise di dedicarsi una breve passeggiata lungo il sentiero che scendeva ai cancelli.
Mise da parte i compiti che stava correggendo e uscì nel parco. Ufficialmente perché aveva voglia di prendere una boccata d’aria fresca e staccare dal lavoro, in realtà perché era curioso di vedere a che punto fosse arrivata la fase di trasformazione del nemico.

Quando raggiunse la radura in cui svettava l’albero si bloccò, attonito, perchè gli parve di averlo sentito bisbigliare. Rimase per un po' ad osservare stupito l’infinità di foglioline novelle che stavano iniziando a spuntare ovunque e che frusciando delicatamente, mosse dalla fredda brezza, sembravano proprio aver pronunciato un timido benvenuto rivolto al suo indirizzo.

Come colpito da una piccola scintilla benefica di calore azzardò qualche passo verso il platano.
– Buon pomeriggio, vecchio mio… - mormorò, sforzandosi di smorzare l’acido sarcasmo contenuto nel tono di voce che gli veniva sempre così spontaneo.
Subito dopo si rese conto che stava parlando a una pianta, ma non provò alcun imbarazzo. Le fronde stormirono di nuovo; pensò razionalmente che l’albero non avesse certo potuto replicare al suo saluto, ma gli piacque immaginare come fra loro si fosse potuto finalmente instaurare una sorta di primo tentativo di comunicazione non verbale.

Osservò a lungo l’insieme intricato dei rami, la cui vista gli aveva sempre procurato disagio: ora che le giovani foglie li avevano ingentiliti, grazie alle fresche pennellate di verde brillante sapientemente distribuite dalla natura con cura casuale, gli sembrarono perfino belli.
Così come gli sembrò bello e solenne anche il vecchio tronco tortuoso alla cui base si trovava l’entrata che conduceva alla Stamberga Strillante.
Aveva riacquistato una dignità, e in esso pareva non esserci più nulla di inquietante e disperato. All’improvviso, senza quasi rendersene conto, vi si vide riflesso ed ebbe la singolare sensazione di avere molte cose in comune con lui.

Ne rimase alquanto turbato, tanto che nei giorni successivi si sentì spinto come da una bizzarra forza interiore a fare altre visite al suo antico avversario. Con la scusa di dover staccare dal lavoro di catalogazione degli ingredienti o di correzione dei compiti per prendere una boccata d’aria, prese a percorrere il sentiero fino alla radura quasi tutti i pomeriggi.

Nel frattempo le foglie nascevano, si moltiplicavano e crescevano, andando ad infoltire i rami sempre meno tristi e sempre più rigogliosi del grosso albero, mentre lui amava perdersi molto più a lungo nella contemplazione del piccolo miracolo primaverile che stava avvenendo sotto i propri occhi.

Il rituale era sempre quello, ormai consolidato.
- Buona sera, vecchio mio… - soleva esordire. E, immancabilmente, dal fogliame tornava quel delicato brusio provocato dalla carezza del vento che tanto bastava a scaldargli il cuore.

Trascorsero così una ventina di giorni. Le piccole escursioni alla radura erano diventate una gradevole consuetudine quotidiana e rigenerante.
Non si era accorto di come ormai percorresse il sentiero che conduceva al platano con un altro spirito, più propositivo e leggero; sapeva solo che da qualche giorno a quella parte si sentiva meglio, soprattutto quando era lì, al cospetto del grande albero dove intuiva di essere finalmente compreso e protetto.

Non aveva bisogno di aggiungere null’altro al breve saluto iniziale. Era sufficiente lasciar andare ricordi, emozioni, tormenti, rimpianti senza dover più erigere barriere.
Tutto fluiva con straordinaria naturalezza liberandolo da ogni fardello, mentre le fronde ondeggiavano placide e fruscianti, permettendo ai raggi del sole di giocare tra le chiome verdeggianti, e assorbivano ogni malinconia, ogni incertezza, ogni amarezza del piccolo uomo ritto sul sentiero a poca distanza dalle sue possenti radici.

In un giorno luminoso di aprile il vecchio platano vide il piccolo uomo avanzare verso di lui, correndo il pericolo di arrivargli troppo vicino, a tiro dei rami.
Lo aveva percepito così simile a sé nei giorni passati, in quei pomeriggi vicini al calar del sole in cui egli si era soffermato ad osservarlo da lontano avvolto nel proprio mantello nero ( conscio del rischio che sfidare l’indole burbera e scontrosa che scorreva nella linfa dell’albero avrebbe potuto costargli molto in termini fisici) che fargli del male non rientrava proprio più nelle sue intenzioni.

Era stato piantato lì per assolvere a un compito preciso, per proteggere l’entrata, e non per causare volutamente sofferenza. Ed era ciò a cui aveva adempiuto in tutti quegli anni, era ciò che avrebbe continuato a svolgere negli anni a venire.
Proprio per quel motivo era stato abbandonato in mezzo a quella radura, isolato e condannato alla solitudine.

L’uomo nel frattempo era arrivato a pochi metri dal suo tronco, tanto che potè percepire il battito veloce del suo cuore e captarne la vera essenza di immenso valore. Quindi scelse uno dei rami più lunghi e verdi e lo distese con solenne lentezza, per poi abbassarlo garbatamente verso di lui.
Severus sobbalzò e d'istinto fece un passo indietro. Poi capì che il platano non aveva alcuna intenzione di colpirlo: si riavvicinò con cautela al ramo che, allungandosi pian piano, aveva ormai finito per raggiungerlo.

Tese la mano, dapprima con una certa titubanza, poi con fiducia. Sfiorò le foglie con le dita, ne saggiò la fragrante freschezza con il palmo accarezzando a lungo il legno robusto ma gentile, inalò a fondo il loro profumo che sapeva di rinascita.
Infine chiuse gli occhi e si abbandonò al suono della natura.
Udì il sottile spirare del vento, il canto gentile degli uccellini e si lasciò avvolgere dall'intensa sensazione di benessere che gli stava regalando la meravigliosa esplosione di fragranze e colori orchestrata dalla primavera delle Highlands.

Fu allora che si sentì pervadere da qualcosa di profondo, mai sperimentato prima: era come se nelle proprie vene stesse scorrendo una linfa nuova, vigorosa, vitale e comprese come tra lui e il platano si fosse stabilito un contatto prodigioso, permettendo uno straordinario passaggio di energia che da quell’istante in poi avrebbe fortificato reciprocamente il loro spirito.
– Grazie, vecchio mio… - mormorò, staccandosi da lui con il cuore traboccante di riconoscenza.
Le fronde stormirono delicatamente e un sorriso sereno increspò le labbra sottili dell’uomo ammorbidendone i tratti duri.
Quindi alzò la mano in segno di saluto e riprese il sentiero per rientrare al castello.

Sentiva finalmente di aver fatto pace con l’orribile ricordo di quella notte dove, grazie a una banda di decerebrati, aveva seriamente rischiato di morire. Ma prima di tutto e, forse per la prima volta nella vita, sentiva di aver fatto pace anche un po’ con se stesso.

Edited by Ele Snapey - 22/3/2021, 18:44
 
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view post Posted on 20/3/2021, 19:12
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Ele, ti perdono il ritardo perchè la storia è davvero stupenda! <3

Adesso chiudo la sfida poi commento tutte le belle storie che ho letto.
Complimenti donne!
 
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