| Titolo: Mai solo Autore: Anouk Data: febbraio 2021 Previewer: Xenia Tipologia: one-shot Rating: per tutti Genere: introspettivo Personaggi: Severus, personaggi originali Epoca: post 7° anno Avvertimenti: AU
Riassunto: in una giovane notte di primavera Severus fa i conti con i cambiamenti della sua vita. Anouk, la semi demone apprendista pozionista (il mio personaggio originale che alberga sparpagliato nella mia testa) è colei che lo ha salvato dal morso di Nagini.
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali di Anouk, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
MAI SOLO
«E sei ancora qui». «No, non è possibile, non di nuovo». «Siamo di cattivo umore?». «Taci». «Notavo solo che sei ancora qui... solo». Le dita magre accarezzarono lentamente il collo percorrendo più volte il rilievo irregolare della cicatrice. La sagoma incerta della sua persona si rifletteva sul vetro della finestra piombata, illuminata dalla luce danzante delle candele, il cielo era già scuro, la notte era vicina. «Non ho chiesto io di sopravvivere» riprese. «Vero, ma un abile pozionista come te potrebbe porre rimedio a questo inconveniente ad occhi chiusi». Le sue labbra si piegarono appena in un sorriso sarcastico. Togliersi la vita... non lo aveva mai pensato veramente, nemmeno quando tutto gli era contro, perché avrebbe dovuto pensarci adesso? «Tu vuoi vivere». «Diciamo che non voglio morire» disse con tono sommesso. «Hai fatto quello che dovevi fare, tutto, fino in fondo, perché adesso non ti concedi un po' di tregua?». «Tregua?» ripetè lui con ostentato stupore. «Ma sì, guardati, sei guarito, sei ancora abbastanza giovane da costruirti un futuro». «Ma che diavolo...». «Sì, un futuro». Severus scosse la testa e prese a camminare per la stanza, poi tornò vicino allo scrittoio e si versò due dita di Whisky Incendiario. Si sedette e si mise a guardare attraverso il bicchiere il liquido ambrato ondeggiare, celando e scoprendo la vivida fiamma della candela dietro. Quella luce calda, il fuoco crepitante del camino per un tardivo torpore, la notte quieta là fuori prossima a rivelare la nuova vita di primavera, tutto sembrava dipingere un quadro di serenità, ma l'animo di Severus era inquieto. «Cosa dovrei fare?». «Lo sai». Lui scosse il capo chiudendo gli occhi e avvicinò il bicchiere alle labbra. Ne inalò il forte profumo alcolico e ne sorseggiò un poco sentendolo bruciare sulla lingua, in gola, nei polmoni. Prese un profondo respiro. «Ti ha salvato la vita». Severus tacque. «Si è presa cura di te, in silenzio, senza mai chiederti niente». «Smettila, so dove vuoi arrivare». «Non ti ha mai giudicato». «No... no... smettila». «Nemmeno quando hai ucciso». «BASTA, TACI!». Il bicchiere picchiò forte sul tavolo, un goccio uscì bagnando le dita e il legno scuro. Severus non si mosse. «Perché lo neghi? Perché ti arrabbi?». Lui portò la nocca alle labbra succhiando il liquido rimasto e mormorò: «Non fare lo stupido». Chiuse di nuovo gli occhi e l'esile figura di Anouk apparve davanti alla sua mente. «È carina». «E con questo? Il mondo è pieno di ragazze carine». «Vero, ma lei ti vuole bene». «Ha solo bisogno di me, sono l'unico che può aiutarla». «Menti e lo sai benissimo. Ed è patetico». «Patetico?». «Sì, patetico». Severus riprese il bicchiere e lo vuotò d'un sorso, sentì il Whisky percorrergli la gola, forte, corposo, quasi stordente. Ne versò dell'altro. «Va bene, mettiamo anche che si sia... affezionata a me». «Ti ama». «Ma vuoi startene zitto?» sbottò irato. «Ti piacerebbe che lo facessi, eh?». Severus si abbandonò sullo schienale della poltroncina lasciando scivolare le braccia oltre i braccioli e volse lo sguardo verso il nulla, assorto, distante. «Cos'ho da offrirle?» disse con un soffio deluso. «Se a lei stai bene, cos'altro ti serve? Lascia che sia lei a decidere». «La deluderei, io non...». «Cosa?». Severus scosse il capo. «Non te lo meriti? Non meriti di essere felice?». Lui chiuse forte gli occhi e i pugni. «Basta, ti prego...» disse tra i denti. «Per quanto ancora vuoi punirti? Per quanto ancora vuoi costringerti alla solitudine? A questa specie di esilio della tua anima?». «È quello che mi merito». «Sciocchezze. E poi credi che non abbia notato come la guardi? Tu la desideri ed è giusto che sia così, ma finché non le permetterai di avvicinarti non otterrai niente. Lei ti vede come l'uomo che non tollera di essere conosciuto o criticato, ma vorrebbe tanto scoprire la tua fragilità». «Mai». «Allora lo ammetti di essere fragile, eh?» disse la sua anima ridacchiando. «Non ne sono capace, non so come si fa a...». «Ad amare?». Severus sbuffò portandosi una mano sulla fronte, come a ricercare con i polpastrelli dei pensieri ostili che avrebbe voluto spingere via. «Ma che razza di idiozie». «Lei è pronta, non perdere altro tempo». «Non funzionerà». «Bene, stai vacillando». Lui non ribatté. Finalmente scese il silenzio nei suoi pensieri. Severus restò lì immobile, sempre con gli occhi chiusi e le braccia abbandonate ai lati, pareva dormisse. Non aveva bevuto tanto da assopirsi ma una strana quiete lo aveva pervaso. Due colpetti alla porta lo riscossero, gli ci vollero alcuni istanti per riprendere padronanza di sé. «Sì?» riuscì nonostante tutto a dire con apparente calma. «Sono Anouk, posso entrare?». «Avanti» riprese risoluto ricomponendosi sulla poltroncina. La ragazza fece capolino dalla porta ed entrò con un leggero timore. Gli porse una pergamena arrotolata dicendo: «La professoressa McGranitt mi ha dato il programma per la visita ministeriale di domani, lo ha finito solo adesso, dice che è mortificata». «Mortificata? Minerva?» fece lui alzando il sopracciglio incredulo. Si alzò avvicinandosi a lei mentre tutte le voci nella sua testa gli risuonarono alla rinfusa. Prese la pergamena e osservò la ragazza che mostrava un'educata intenzione di congedarsi. «Grazie Anouk» disse con un tono inaspettatamente dolce. «Di niente» sorrise lei gentile. Lui la scrutò ancora un momento, era davvero bella.
|