Cara Nicy la trama del tuo racconto è molto appassionante e mi fa venire voglia di conoscerne il principio e il seguito. Ho trovato molto interessante il personaggio di Artemis ed il modo in cui entra in conflitto con il sentimento di Hermione. Scrivi in modo fluido e dalle emozioni che versi nelle tue parole emerge il tuo grande amore per Severus. Complimenti!
Grazie mille, Gabry! Sì, l'amore per Severus è sicuramente immenso ... La FF completa si chiama "Redenzione", ho appena inserito un altro estratto. La storia ha già un inizio e una fine da tempo, sto ultimando i capitoli centrali. Quando sarà completa la inserirò nella sezione "Storie a capitoli" di Magie Sinister. Un abbraccio
La scadenza é: 20 dicembre alle ore 18.00. Dovete creare un'immagine oppure scrivere una storia, poesia, haiku o tanka che colleghino Severus alla stagione oggetto della sfida.
L’importante è che in tutte le opere, siano fanart, elaborazioni grafiche, prosa o poesia, emerga il nostro amore per Severus, l'affascinante cavaliere nero che ci ispira.
Le regole per le FanArt
- Dimensione: 700x500 pixel (larghezza x altezza); - Ricordate di "firmare" i vostri lavori; - Per i lavori fatti a mano i moderatori penseranno a sistemare le dimensioni, ove necessario; - L'immagine deve rappresentare al meglio il tema indicato per la sfida. - E' espressamente richiesto il rispetto del punto 4 del regolamento Fanart del Forum a pena dell'applicazione del succesivo punto 9: 4. In merito all’elaborazione di immagini, vi ricordiamo che se utilizzate una o più immagini, o parti di immagini riconoscibili appartenenti ad altri autori, a seconda delle regole vigenti sul sito da cui le avete prelevate dovete chiedere all’autore l’autorizzazione preventiva all’uso oppure riconoscergli i dovuti diritti di paternità. Gli autori che pubblicano su questo forum sono tenuti a rispettare le regole di pubblicazione dello stesso e dei siti di grafica e fanarts presenti sul Web. E' compito dell'autore informarsi sui regolamenti dei siti da cui ha prelevato materiale e provvedere ad attenersi ad essi. [...] 9. In caso di accertata violazione dei punti 3 e 4 del presente regolamento, cioè se qualcuno rivendicherà con successo la paternità dell'opera o di parte di essa, l'Amministrazione del Forum si farà parte diligente per rimuovere l'immagine che risulti aver violato il diritto d'autore e si riserva di prendere provvedimenti, anche di esclusione dal forum, contro l’utente responsabile della violazione.
Le regole per i componimenti scritti
- Il tema del componimento deve essere quello indicato per la sfida. - Sono accettati componimenti in prosa e poesia (compresi haiku e tanka) senza vincoli di un minimo o massimo di parole/versi. - Sono accettati tutti i generi e rating, nonchè l'utilizzo di qualsiasi personaggio (anche originale) ma Severus dovrà essere il protagonista della storia. - Possono essere direttamente inseriti in questa discussione nel rispetto del Regolamento Componimenti scritti del Forum . - Qualora il rating fosse VM, la storia va inserita in questa sezione e qui va inserito solo il link. - In caso di violazione del regolamento sopra citato il componimento verrà cancellato senza alcun preavviso all'autore. - Se vi siete ispirate ad uno dei banner riportatene l'immagine insieme alle vostre parole.
Le creazioni artistiche che perverranno entro la scadenza indicata saranno inserite nel Cavillo e vi resteranno esposti per alcuni giorni. Nella Gallery del Cavillo sarà altresì inserito l'elenco delle creazioni letterarie con link al messaggio.
Questa è la prima sfida a cui ho partecipato l'anno scorso, con un disegno, dal formato sbagliato naturalmente. Stamattina mi sono svegliata con questa immagine, l'ho scritta di getto, non è originale, lo so, ma è Severus.
Titolo: Elegia d’inverno Autore: Anouk Data: 20 novembre 2020 Beta-reader: nessuno Tipologia: one-shot Rating: per tutti Genere: introspettivo Personaggi: Severus Snape Epoca: prima del 7° anno Avvertimenti: nessuno
Racconto scritto per la Sfida: "Severus e le stagioni" - Inverno
Riassunto: A tu per tu con i tuoi demoni, il tuo destino, la tua vita.
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Elegia d’inverno
Il giorno si stava svegliando, il cielo era di un colore indefinito, con quel tenue bagliore all'orizzonte di un pigro sole invernale che sembrava tardare ad alzarsi. Il passo cadenzato ma deciso di Severus non riusciva a rompere il silenzio, solo un sommesso scricchiolio si udiva delicato, di fronde gelate che si schiacciano sotto le suole. A porvi attenzione sarebbe stato un bello spettacolo, di riccioli di ghiaccio attorcigliati sui bordi marroni delle foglie ormai morte, accatastate le une alle altre come a formare una coperta per proteggere dal freddo le radici degli alberi che le avevano nutrite fino a poco tempo prima, ma Severus proseguiva ininterrottamente, lentamente nel suo vagare mattutino. Il mantello sfiorava l'erba umida, inzuppandosi sul fondo, appesantendosi un poco ad ogni passo.
Raggiunse la riva del Lago Nero, la bruma accarezzava la terra, non c’era tepore a dissiparla, entrava nelle ossa, ma Severus non sentiva, non sentiva niente. Il lago se ne stava lì, come sospeso tra il cielo e la nebbia che lo celava appena, fermo, oscuro, minaccioso nella sua gelida staticità. Severus si guardò distrattamente attorno, conosceva quel paesaggio a memoria, lo stupore degli sguardi di giovinezza era dimenticato, apparteneva a un passato lontano che non riusciva ad affogare. Non gustava più la bellezza della natura, il susseguirsi delle stagioni, la rinascita della primavera o la pigrizia del caldo estivo, ma l'autunno lo accompagnava con la sua mestizia e lo portava lentamente nel cuore dell'inverno, la stagione che gli era più congeniale, quella che sentiva più in sintonia col suo essere.
L’inverno riusciva a spegnere un po’ il chiacchiericcio fastidioso dell’entusiasmo degli studenti, ammutoliva almeno in parte la loro esuberanza, o forse era solo un’impressione, ma l'inverno aveva il potere di placare il suo dolore, non si sentiva solo in quella stagione. La sua finta apatia sembrava giustificata in quel gelo diffuso, era quasi un anestetico.
Un uccello sbucò dal nulla e sfiorò il manto del lago, una minuscola increspatura si allargò fino alla riva, ma fu subito placata dal grande bacino che ritornò di nuovo immobile. Lo sguardo di Severus d'istinto si era spostato sull’acqua, per un momento tornò a pensare al sollievo che avrebbe provato a lasciarsi cadere dentro, lì, in quel momento. Il gelo gli avrebbe spezzato il fiato, l'acqua sarebbe entrata nei polmoni e il cuore avrebbe lottato per pochi istanti prima di cedere all'abbraccio della morte. Ma non si mosse, nemmeno questa volta si mosse.
Cos’è che lo teneva ostinatamente aggrappato a quella vita ingrata? Quell'insopportabile ragazzino? Lo detestava, lo trovava così simile a suo padre, sempre al centro dell'attenzione, così sicuro di se stesso, così mediocre e sfacciatamente fortunato. Severus non era mai stato fortunato e si odiava per sentire così forte il dovere di proteggere il figlio di lei. Lei, il cui corpo aveva desiderato accarezzare tante volte, il cui sorriso aveva alimentato i suoi acerbi sogni di ragazzo ingenuo. Se solo avesse saputo come sarebbero andate le cose…
Posò la mano sul tronco di un albero dormiente, affacciato al lago, a mala pena ne sentì la corteccia ruvida, il freddo aveva intorpidito il suo sentire, nemmeno le piccole piaghe del gelo gli davano noia. Quanto sarebbe stato più semplice se fosse stato un albero. Avrebbe dato asilo agli uccelli permettendogli di intrecciare i loro nidi, agli scoiattoli e alle loro veloci corse lungo i suoi rami, alle operose formiche coi loro infiniti e precisi percorsi sul suo corpo. Le sue chiome avrebbero fatto ombra a qualche giovane amore là sotto, si sarebbe potuto divertire ad ascoltare il suono delle sue stesse foglie mosse dal vento, a simulare quello di un ruscello allegro… e giunto l’inverno, avrebbe atteso pazientemente la neve per poi gioire delle piccole gemme che sarebbero rinate di nuovo, in un ciclo di equilibrio ben dipinto.
Alzò lo sguardo perdendosi nel labirinto dei mille rami spogli perfettamente distribuiti sui rami robusti, il cielo si stava schiarendo. Aveva bisogno di un caffè. Sospirò profondamente, l’unico accenno della sua sofferenza, o come la definiva lui, della sua debolezza. Aveva votato la sua vita alla resistenza, non era ancora il momento di cedere, s'incamminò per tornare al castello.
Non è la prima delle tue storie che leggo, cara Anouk, e in tutte riconosco un’atmosfera particolare, rarefatta e indefinita, a cui sai accompagnare con naturalezza gli stati d’animo dei tuoi personaggi. Questa volta è il gelo dell’inverno, e, in parallelo, il gelo nell’anima di Severus, svuotato di ogni sentimento, insensibile ormai anche al dolore
CITAZIONE
non sentiva, non sentiva niente
Ma sentirsi vuoto dentro è forse peggio di soffrire. Non è più disperato, ma rassegnato. Non ha più desideri, se non quello di annullarsi, di sparire. Tremendi questi momenti:
CITAZIONE
per un momento tornò a pensare al sollievo che avrebbe provato a lasciarsi cadere dentro, lì, in quel momento
CITAZIONE
Quanto sarebbe stato più semplice se fosse stato un albero....
È stanco, Severus, stanco di soffrire, stanco di vivere, di resistere, stanco di dover portare il suo fardello da solo. Da solo non può farcela, nessuno potrebbe farcela. E allora il suo cuore si spegne. Credo che questa sia la tragedia più grande del tuo Severus, non il suo passato, o almeno non solo, ma la sua presente, incessante e assoluta solitudine. Tristissimo. Vorrei solo potergli dare un barlume di speranza. Brava, Anouk
Cara Anouk, innanzitutto devo dirti che mi ha colpito tantissimo la frase del riassunto: "A tu per tu con i tuoi demoni, il tuo destino, la tua vita". È un pensiero indirizzato direttamente a Severus, è un rivolgersi a lui, al suo cuore, al suo essere. Gli hai dedicato una bellissima dichiarazione d'amore e di comprensione. 🌹
Stupenda la descrizione invernale del paesaggio avvolto dal silenzio e sovrastato da un cielo "colore indefinito". In questa quiete i passi di Severus procedono spediti, ma non riescono a rompere l'immobile calma. Si ode infatti solo lo scricchiolio delle fronde calpestate dalle suole del Mago, che col mantello sfiora "l'erba umida, inzuppandosi sul fondo, appesantendosi un poco ad ogni passo". Stupendo.
Bellissima l'immagine delle foglie morte unite a formare una coperta a protezione delle radici degli alberi. Foglie che fino a poco tempo prima erano state nutrite dagli stessi alberi. Mi piace l'attenzione a come gli elementi della natura vadano a modificare, a capovolgere i propri compiti a seconda delle necessità stagionali. È il ciclo della natura che regala meravigliose certezze, ma anche autentiche novità: sequenze che solo gli animi dalla grande sensibilità riescono a notare e a sottolineare con delicatezza, come hai fatto tu.
Spettacolare il Lago Nero, sospeso tra il cielo e la nebbia. È una presenza immobile e silenziosa: è il compagno abituale e congeniale di un Severus in cerca di pace.
Compagno e caro amico è anche l'invero: la stagione amata dal Professore di Pozioni che, finalmente, in questo periodo dell'anno riesce a placare in parte il proprio dolore.
Trovo sia delicatissima e geniale l'idea dell'uccello che per un attimo sconvolge l'immobilitá delle acque lacustri e mette in moto i pensieri più neri e latenti di Severus. I ricordi e la ricerca dei perché lo conducono ad immaginare se stesso come un albero. Trasformato in un maestoso vegetale tutto "sarebbe stato più semplice" e lui avrebbe potuto concedere asilo a numerosi animali del bosco; avrebbe regalato ombra agli innamorati; avrebbe potuto sentire il rumore e il fruscio delle proprie foglie. Ecco che Severus riesce a sognsre ad occhi aperti e trova attimi di temporanea pace.
Poi si rende conto che il cielo sta divenendo chiaro: la magia è giunta al termine, il giorno sta inesorabilmente arrivando. Sente la necessità di un caffè, quasi come il bisogno di doversi destare dai propri pensieri, dai propri profondi desideri, ritornando così ai doveri quotidiani. Doveri che lo hanno tenuto ancorato alla vita e lui, ligio e devoto ad essi, sente il loro richiamo e si incammina verso il castello.
Cara Anouk, hai saputo descrivere il tutto in modo assolutamente lirico e dolce. Hai trattato il dolore celato di Severus con grande tatto ed infinita delicatezza. Il punto in cui Snape immagina di diventare un albero è a dir poco divino: è meraviglioso.
Il tuo racconto è un viaggio di una bellezza incredibile tra i pensieri, i ricordi, le sensazioni di Severus, in un momento magico del giorno, quando le tenebre non si sono dissipate del tutto e la luce del cielo non è completamente chiara. È il momento in cui i pensieri fluisocno più vividi, sciolti e spediti e tu hai offerto tutto questo al lettore attraverso lo stile raffinato, elegante, profondo che ti è proprio.
Anouk, hai scritto un'autentica e meravigliosa elegia che mi ha fatto letteralmente urlare di gioia per la bellezza delle descrizioni. Allo stesso modo mi ha anche fatto capovolgere il cuore per il muto dolore soffocato in "finta apatia" del tuo Severus e per la sua determinazione a continuare a vivere, ad andare avanti, nonostante tutto.
Bravissima, cara Anouk, hai scritto un grande racconto, una bellissima elegia e grazie per averla condivisa. ❤️
Stupenda la foto del lago: lo scatto è tuo, vero? È spettacolare, è magico perché mi dà la sensazione che l'acqua si muova davvero. Poi adoro la luce e i colori molto tenui. È una foto meravigliosa.
Splendida immagine, Anouk! Sì perché questo tuo scritto breve e incisivo è un fermo immagine meraviglioso, ricco di un’introspettiva speciale, intensa, vibrante, toccante; è ciò che rende tanto coinvolgente il momento di riflessione del tuo Severus, paurosamente vero e descritto con straordinario spirito di immedesimazione; un Severus bellissimo nel quale hai delineato la cupa rassegnazione al dolore con maestria, come se tu stessi leggendogli dentro.
E i colori dell’inverno, così vivi e brillanti davanti agli occhi del lettore grazie al tuo saper rievocare splendide immagini narranti anche attraverso le parole, si fondono con lo stato d’animo del protagonista cogliendone l’essenza in modo perfetto, rimandando alla profondità del suo terribile dolore e del bisogno di sparire nelle acque del lago, o piuttosto al desiderio intollerabile di essere qualcosa di inanimato ma quantomeno utile:
…Quanto sarebbe stato più semplice se fosse stato un albero. Avrebbe dato asilo agli uccelli permettendogli di intrecciare i loro nidi, agli scoiattoli e alle loro veloci corse lungo i suoi rami, alle operose formiche coi loro infiniti e precisi percorsi sul suo corpo…
Questo è il passaggio che mi ha colpito di più, forse, quello in cui si evince la sua sofferenza lancinante camuffata da pacata evidenza e il punto che rivela tutta l’impossibilità di un cambiamento, che sottolinea l’ineluttabilità di un maledetto destino ormai segnato. Complimenti, Anouk, un vero gioiellino d’inverno!
Descrizioni indubbiamente molto belle, dal fascino evocativo.
CITAZIONE
A porvi attenzione sarebbe stato un bello spettacolo, di riccioli di ghiaccio attorcigliati sui bordi marroni delle foglie ormai morte, accatastate le une alle altre come a formare una coperta per proteggere dal freddo le radici degli alberi che le avevano nutrite fino a poco tempo prima [...] Il lago se ne stava lì, come sospeso tra il cielo e la nebbia che lo celava appena, fermo, oscuro, minaccioso nella sua gelida staticità.
Poi si passa alle descrizioni che portano dentro, nell'anima, che sprofondano nel dolore.
CITAZIONE
Il mantello sfiorava l'erba umida, inzuppandosi sul fondo, appesantendosi un poco ad ogni passo. [...] Severus si guardò distrattamente attorno, conosceva quel paesaggio a memoria, lo stupore degli sguardi di giovinezza era dimenticato, apparteneva a un passato lontano che non riusciva ad affogare. [...] Ma non si mosse, nemmeno questa volta si mosse.
Così il mantello diventa sempre più pesante ad ogni passo, come la vita è sempre più difficile da vivere, perduta l'innocenza dello sguardo mentre i ricordi restano dannatamente vividi e... e poi c'è solo il dovere, l'affrontare ogni giorno un futuro che non c'è più.
Stupenda ed evocativa l'immagine, perfetta per il racconto.
Brava!
Attenzione a "un" apostrofato quando seguito da un sostantivo maschile...
Grazie di cuore per le vostre bellissime parole e per l'attenzione con cui mi avete letta.
Barbara: amo molto l'introspezione e come tutte qui, amo andare nel profondo dell'animo di Severus.
Credo che quando la solitudine e il dolore sono protratti così a lungo nel tempo, può succedere di scivolare in questa forma di vuoto e di stanchezza, come giustamente le definisci tu. L'hai colto e sentito, grazie ❤
Xenia: come sempre tu svisceri nel dettaglio ogni parte e mi conosci un po' di più, sai quanto amo l'inverno e vi hai posto molta attenzione.
La tua analisi mi lusinga, hai usato parole stupende e ti ringrazio tanto.
(La foto del lago è in parte responsabile di questa riflessione su Severus, credo sia il lago d'Iseo, ho fatto qualche gita prima del nuovo lockdown)
Elena: La parte dell'albero mi è particolarmente cara e mi fa piacere che tu l'abbia apprezzata. Più di una volta ho pensato e desiderato di essere un albero, ho trasposto le mie sensazioni nell'animo del nostro amato Severus.
Mi ha colpito la tua definizione di "maledetto destino ormai segnato" penso che in qualche oscuro momento sia capitato anche a voi di provarlo. Lui sicuramente lo conosce bene, anche se molto triste è arrivato.
Immagini descritte sull'onda dei pensieri, immagini nitide rilette dall'introspezione di Severus: stupendo e abile l'uso degli aggettivi spesso usati in un climax ascendente che amo tantissimo.
Davvero bello questo spaccato di sensazioni che emergono a fare da corollario al gelo, alla natura, all'acqua immobile e benedetta: no, non credo che Severus sarebbe sfuggito ai suoi doveri con la fuga dei codardi. Sei stata davvero brava e spesso non importa la lunghezza del brano, ma il contenuto e la potenza evocativa che si trasmette. Le parole sono come pennellate di un dipinto.
Molto calzante il desiderio di poter essere un albero: mi è piaciuto perchè è un pensiero che anche io elaboro nella mia testa, essere un albero e guardare con distacco le sofferenze e gli eventi.
La chiusura è indovinata e quasi alleggerisce un po' il cuore di me che leggo e di Severus. L'inverno è una stagione molto Severica concordo!
Come sempre Chiara hai una delicatezza che è come un abbraccio. La definizione "Le parole sono come pennellate di un dipinto" mi ha commossa, grazie davvero. Ho già detto più volte che non ho molta esperienza in ambito letterario e mi lusinga quello che mi dici. Grazie ❤
Titolo: Il re è morto Autore: NickySnape Data: 12 dicembre 2020 Beta-reader: Xe83 Tipologia: one-shot Rating: per tutti Genere: introspettivo Personaggi: Severus Piton, Albus Silente, Aberforth Silente, Alastor Moody, Elphias Doge Epoca: dicembre 1981 Avvertimenti: nessuno
Racconto scritto per la Sfida: "Severus e le stagioni" - Inverno
Riassunto: “Out of the blue and into the black”, Neil Young- My My, Hey Hey (Out Of The Blue), 1979
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Il re è morto
Una notte di dicembre, Londra, Battersea Park, 1981
Ci sono quartieri di Londra che nel cuore della notte fanno paura a chiunque, persino agli assassini. Era di Moody l’idea di incontrarci in un luogo dove fosse impossibile usare la magia, la Battersea Power Station. C’è un parco di fronte alla centrale elettrica, il Battersea Park. I Babbani poco raccomandabili lo frequentano per scambiarsi sostanze che alleviano il peso di vivere. Moody credeva che nessuno avrebbe avuto il coraggio di avvicinarsi a lui, ai fratelli Silente, a Elphias Doge e a me. Io stesso non avrei il coraggio di avvicinarmi, soprattutto a me. Senza la maschera di ferro faccio anche più paura.
Ieri ha nevicato e le strade sono ancora scivolose. Sul Chelsea Bridge passa ancora qualche bus rosso, ma sento solo lo scalpiccio dei miei stivali che calpestano le pozzanghere sul terriccio che circonda l’ingresso del parco. Intorno a me la città è un cantiere e il cielo di notte non riesce a diventare mai nero. Non troppo diverso da Spinner’s End. Il fumo scuro delle ciminiere si confonde con le nuvole e forma una coltre di nebbia densa.
Sono in anticipo. L’appuntamento è alle due di stanotte, ma manca circa mezz’ora all’arrivo della vecchia guardia dell’Ordine della Fenice. Intorno a me non vedo nessuno, solo una panchina. Nell’immaginario collettivo dei Babbani la morte è una figura con un lungo mantello nero. Non stento a credere che la morte trovi molti modi per far visita a questo parco. Non mi dispiace l’idea di essere associato alla morte. Una persona che per anni ha ucciso perché credeva di non saper fare nulla di meglio. Una persona che provoca la morte senza neanche desiderarlo. Mi vesto di nero, perché porto il lutto dentro di me. Io stesso sono il lutto. Lei è morta e con lei anche il mio Signore.
In un Paese monarchico come questo dicono “Lunga vita al re!”, ma cosa si dice quando il tuo re è morto? Non so di preciso cosa sia accaduto quella notte di ottobre, ma una magia più potente della morte ha sconfitto la morte stessa. Lui è scomparso. Non c’è più la sola persona che abbia mai accettato me per quello che ero, per quello che sapevo fare, che mi ha reso il suo braccio destro. Mi faceva sentire indispensabile, nella stessa misura in cui in passato chiunque mi faceva sentire inutile e indesiderato. Eravamo il Principe e il Lord, l’aristocrazia che doveva ripulire il mondo magico da chi ci faceva sentire spazzatura. Due facce della stessa sofferenza. Il mondo magico doveva liberarsi da quei residui di sangue debole, terrorizzato da chi è diverso, spaventato dai poteri soprannaturali, quelli che contrastano l’elettricità di questo mostruoso edificio che è davanti a me. Sembra un castello, che al posto delle torri ha quattro ciminiere che producono un fumo in grado di oscurare il cielo. I Babbani sono deboli, usano le industrie e la tecnologia per distruggere la natura, la violenza per combattere le loro paure e loro hanno sempre paura. Dovevamo ripulire il mondo magico dalla contaminazione e dalla corruzione di questo mondo Babbano sudicio. Io e Tom eravamo fin troppo contaminati nel sangue, condividevamo la stessa rabbia.
Eppure non riesco ad accettare di aver perso lei per colpa della paura per la cosa più naturale di tutte, la morte. Lo facevo più coraggioso, credevo che il mio Signore avrebbe aspettato il giorno in cui il bambino di cui parlava la profezia sarebbe cresciuto, per poterlo affrontare alla pari. Ho perso la sola donna che sarò mai capace di amare e che non mi ha mai amato, e il solo amico che avrei desiderato avere, prima di scoprire che non era in grado di ricambiare un briciolo del mio sincero affetto per lui. Da quando Regulus è stato ucciso, la nostra utopia di un mondo più puro si era ridotta alla lotta per la sopravvivenza del nostro padrone. Chiunque si metteva contro di lui andava incontro a morte certa. Il nostro re, che combatteva la debolezza dei Babbani, era lui stesso vittima della sua debolezza, la paura di morire. Come poteva guidarci in quella missione se lui stesso era così spaventato?
Da mesi ho deciso di tradire il mio Signore per passare informazioni a Silente. Questa è la scelta più pericolosa che ho fatto in tutta la mia vita, ma è la sola scelta che rifarei. Credevo nella nostra missione, ma ho smesso di credere in un uomo che scoprii essere tutto fuorché coraggioso. Il mago che aveva sconfitto Gellert Grindelwald era il solo che poteva combattere Lord Voldemort. Sono qui solo per lei, mi chiedo. Sì, sempre. Sarò ovunque io debba stare per lei, ma in questo preciso istante penso di essere qui per Albus Silente.
Mancano pochi minuti al mio incontro con Alastor Moody, l’Auror che aveva già pronta una cella ad Azkaban per me, Aberforth Silente, che mi avrebbe gonfiato il volto quella maledetta sera al ‘Pub Testa di Porco’, per aver origliato quelle parole vuote. Non sarò mai in grado di guardare negli occhi Sybill Trelawney senza provare odio per le sue parole e le mie orecchie. Vorrei che Aberforth mi avesse ucciso quella notte, in modo molto doloroso, e con le sue stesse mani. Il dolore del volto tumefatto avrebbe reso più sopportabile il senso di colpa per quello che non avrei mai dovuto fare. Elphias Doge non l’ho mai incontrato in questi anni, ma posso solo immaginare il disprezzo per un giovane Mangiamorte. Ma Albus Silente è la sola ragione per cui sono seduto su questa panchina in piena notte, mi rende presentabile a me stesso e agli uomini di cui si fida di più.
In lontananza scorgo quattro figure con un mantello lungo che si dirigono verso di me. Sono loro. Inizia a nevicare. Il battesimo ufficiale nell’Ordine della Fenice è proprio oggi. La mia fronte si bagna della candida purezza naturale della neve e Albus, il candido, si avvicina a me, mi accarezza il volto e mi dà un bacio sulla fronte. Mi abbraccia davanti agli altri, il solo che sa vedere tutti i demoni che porto dentro di me, specchio dei suoi. Il solo uomo che ricambierà pienamente il mio affetto con il suo. La sola persona che mi abbia mai amato per quello che sono. La sola persona a cui sarò sempre fedele e per cui sarò disposto a fare qualunque cosa.
Imagine Dragons, Demons (traduzione italiana)
Quando i giorni sono freddi E le carte sono piegate E i santi che vediamo Sono tutti fatti d’oro Quando tutti i tuoi sogni falliscono e le persone che salutiamo sono le peggiori fra tutti e scorre vecchio sangue
Voglio nascondere la verità Voglio proteggerti Ma con la bestia dentro me Non c’è posto per nascondersi Non importa quale sia la nostra razza Siamo ancora fatti d’invidia Questo è il mio regno che arriva Questo è il mio regno che arriva
Quando senti il mio calore Guarda nei miei occhi È dove i miei demoni si nascondono È dove i miei demoni si nascondono Non avvicinarti troppo Dentro di me c’è il buio È dove i miei demoni si nascondono È dove i miei demoni si nascondono
Quando il calo del sipario È l’ultima cosa Quando la luce si spegne Tutti i peccatori strisciano
E così scavano la tua fossa E la tua finzione arriva chiamandoti per il casino che hai fatto
Non voglio abbatterti Ma sono legato all’inferno Nonostante tutto questo sia per te Non voglio nasconderti la verità
Non importa quale sia la nostra razza Siamo ancora fatti d’invidia Questo è il mio regno che arriva Questo è il mio regno che arriva
Quando senti il mio calore Guarda nei miei occhi È dove i miei demoni si nascondono È dove i miei demoni si nascondono Non avvicinarti troppo Dentro di me c’è il buio È dove i miei demoni si nascondono È dove i miei demoni si nascondono
Dicono sia ciò che fai Io dico che dipende dal destino È intrecciato con la mia anima Ho bisogno di lasciarti andare
I tuoi occhi brillano così luminosi Voglio salvare la loro luce Non posso fuggire da tutto questo ora A meno che non mi mostri come fare
Quando senti il mio calore Guarda nei miei occhi È dove i miei demoni si nascondono È dove i miei demoni si nascondono Non avvicinarti troppo Dentro di me c’è il buio È dove i miei demoni si nascondono È dove i miei demoni si nascondono
Anche quest'anno, tanto per cambiare, non riesco a scrivere nulla: sono subissata da impegni vari, e meno male che il mio lavoro per adesso mi lascia molto tranquilla. Non posso far altro che pescare nel mio nutrito archivio e vi propongo
E' una long fic in tre capitoli scritta per il calendario dell’Avvento 2011 del sito di fanfiction Fanworld. Vi lascio alcune informazioni.
Titolo: Neve d’inverno Autrice: Ida59 – 8/17 ottobre 2011 Beta-reader:nessuno Tipologia:one-shot Rating: per tutti Genere:Introspettivo, drammatico, sentimentale Personaggi: Severus, Lily, Silente Pairing:Severus/Lily Riassunto: Delicati fiocchi di neve si sciolgono in lacrime d’amore e di dolore mentre i ricordi scorrono. Nota: Scritta per il calendario dell’Avvento 2011 di Fanworld. Epoca: 7° anno HP con flash back all’epoca dei Malandrini e al 6° anno HP. Avvertimenti: Missing moments Parole/pagine: 5242 - 12