| Titolo: Buon tutto, Severus Autore: Ellyson Beta: Querthe Tipologia: One Shot Rating: Per tutti Genere: Malinconico, triste Personaggi: Severus Piton, Ellyson Pairing: nessuno Epoca: post tutto Avvertimenti: AU Riassunto: Severus a volte percorre la stessa strada di Silente. Note: Scritta per la sfida n. 4 “Auguri Severus” + “Invito a sorpresa” Note2 (questa é importante): Mi ci è voluto un po’ per decide di postare questa storia (oddio… non so neppure se chiamarla storia). Ogni volta che scrivo qualcosa con me e Severus è personale, piccole crepe in un’armatura che mi ci sono voluti anni per costruire. Un’armatura pesante, ingombrante, appariscente e soffocante, ma che mi aiuta ad andare avanti. Non fraintendetemi non sono una persona finta. Quello che vedere di Elly è Elly in tutta la sua imperfezione. Non ho strani segreti o scheletri nell’armadio o personalità multiple. Sono pazza, ma una pazza buona. Però c’è un lato ombroso della mia personalità che proprio non mi piace far uscire, che lascio in un angolo a non guardalo perché se non lo vedo non esiste. Beh quest’anno quell’angolo ombroso non è stato più così piccolo da ignorare. Ed è uscita fuori questa storia. Non ero certa di metterla sul forum, sono nuda qui… scoperta e questo mi spaventa perché quando l’ho fatto in passato non è mai andata bene. Però mi è stato detto che ci si deve fidare di qualcuno prima o poi… e io mi fido solo di voi. Detto questo non pretendo che la leggiate, non pretendo nulla, ma ho deciso di postarla, più che altro perché mi serve come terapia personale. Mettere allo scoperto le proprie debolezze per poterle affrontare e sconfiggere. Peccato che sia tutto molto più semplice quando la protagonista si chiama Abigail e non Elena…
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Buon tutto, Severus
Era in ritardo. Ormai era diventata un'abitudine. Un pessima abitudine. Non poteva farci nulla. Le sue giornate erano scandite da impegni di ogni genere, correva dalla mattina alla sera ed era sempre in ritardo. Per qualunque cosa. Il mago che l’attendeva con la Passaporta era stato stranamente paziente. Non era stato dello stesso avviso il mago che l’attendeva dall’altra parte. Si era sentita immensamente in colpa, indegna di trovarsi in quel luogo tanto amato. Mentre aspettava pazientemente che tornasse, si era mangiata tutte le poche unghie rimaste delle sue martoriate dita, si era strappata qualche pellicina e imprecato per il bruciore. Altra pessima abitudine. Alla fine la delusione e il senso di inadeguatezza avevano lasciato il posto alla rabbia. Aveva percorso a grandi passi la piazza del villaggio e si era rifugiata ai Tre Manici di Scopa, si era seduta ad un tavolo e aveva ordinato qualcosa di caldo. - Non resterò là fuori a farmi congelare le chiappe perché Mr.devi.fare.quello.che.dico.io si é offeso per un piccolo, minuscolo ritardo. L’attesa sarebbe stata lunga, lo immaginava. Per la prima mezz’ora torturò un fazzoletto di carta sminuzzandolo in tanti piccoli pezzi, borbottando varie imprecazioni sotto lo sguardo incuriosito di Madame Rosmerta. Quando del fazzoletto non fu rimasto che un mucchietto di coriandoli grandi come l’unghia del suo mignolo, prese lo zaino e l’aprì. Tra le varie cianfrusaglie prese un foglio di carta sparso, la penna a forma di unicorno e iniziò a scarabocchiare. Non sapeva neppure fare un cerchio con un bicchiere, le righe venivano storte perfino con il righello, ma scaricò la sua frustrazione sul quel pezzo di carta. Premette la punta così tanto che in alcuni punti quasi bucò il foglio. Non smise neppure quando sentì le porte aprirsi e un’ingombrante ombra alle sue spalle. Ingombrante quanto un pipistrello gigante incazzato. - Quello impiccato è Weasley? - domandò una voce alle sue spalle. - No. - rispose secca – Ron é questo. - indicò con la penna quella che sembrava una mummia – Questo non é finito. Finì quello che doveva essere un omino impiccato e sollevò la testa. - Con una cicatrice sulla fronte è un’altra cosa. - sentenziò il mago – Credevo di trovare piccoli, orridi disegni che ritraevano la mia persona. - Oh ma ci sono, Severus. - spiegò girando il foglio e mostrando altri scarabocchi – Hai tutta una parte dedicata. - Hai messo la mia testa sul corpo di un pipistrello? - Ti ho fatto anche con la barba e i baffi. - Molto maturo. Il mago prese posto davanti a lei. Aveva lo sguardo severo, come sempre del resto. - Lasciarmi a congelare là fuori è un comportamento maturo? - Sei in ritardo. - Ho le mie buone ragioni. Madama Rosmerta venne a prendere l’ordinazione di Severus. La Babbana tornò nel suo mondo muto fatto di scarabocchi: ci stava bene Sirius accanto ad Harry. La strega tornò subito con quella che sembrava una tazza di caffè. Lei lanciò una rapida occhiata alla tazza. Le andava un caffè, ma forse era già abbastanza nervosa. La gamba sotto il tavolo iniziò a tremare mentre quelli che dovevano sembrare i capelli di Sirius Black assomigliano sempre di più ad un cactus… Era proprio una pessima disegnatrice. - Sei silenziosa. - notò lui dopo aver bevuto un sorso - Mi sembrava averti già detto che non mi piace. - Sono arrabbiata. - Con me? - Sì, sono arrabbiata con te! - Vuoi passare tutto il tempo a fare scarabocchi restando in silenzio? - Se mi evita di sentire il tuo inutile sarcasmo sì! - Potevi farlo a casa tua. Sbattè irritata la penna sul tavolo. - Sai una cosa, Severus? Hai ragione. Potevo starmene a casa. Avevo tante cose da fare. Ho sempre tante cose da fare. Il lavoro. La casa. La famiglia. Avrei una montagna di cose da fare, ma sono qui. Nonostante la mia vita sia solo un'infinita lista di cose da fare sono qui! Ma se non lo apprezzi puoi anche andare a farti fottere! Si alzò di scatto senza lasciargli il tempo di ribattere, prese il suo pesante zaino e uscì dalla locanda senza guardarsi indietro. Iniziò a camminare rabbiosa, senza sapere bene dove andare, ma solo con la certezza che non poteva più in stare lì. Non era dell'umore giusto. Non lo era mai ultimamente. Quando si sentì abbastanza stupida si fermò vicino alla vetrina oscurata di un negozio che sembrava chiuso da tempo. - Fantastico. Ora sono arrabbiata, mi sento in colpa perché sono arrabbiata e sono ancora più arrabbiata! Sbuffò e si guardò attorno trovando una panchina di pietra sicuramente gelida. Si sedette chiudendo gli occhi e cercando di placare il respiro che si condensava in tante nuvolette davanti al volto. Sentì un fruscio accanto e qualcuno che si sedeva. Non parlava la figura accanto a lei, ma non aveva bisogno di parole. Sapeva chi fosse. - Sono stanca, Severus. - Lo capisco. - No, invece. Nessuno lo capisce. Mi avvicino sempre al baratro. Sempre di più, ma riesco a tirarmi indietro in qualche modo. Ce la faccio sempre, ma il baratro è lì ed è sempre più vicino. Non so per quanto posso ancora avere le forze per non gettarmici dentro. E’ come se fossi sospesa nel vuoto e l’unica cosa che mi permette di non precipitare è una corda fatta solo con la mia forza di volontà… ma la corda si sfilaccia. E ogni volta che riesco ad aggiustarla non è mai forte come prima. - Tu sei forte. - Non voglio più essere forte, Severus. Non voglio più essere quella che ascolta, quella che scherza per gli altri e quella che ride per alleggerire l'atmosfera. Sono stanca di tutto questo. Mi sembra di non avere il diritto di essere triste anch’io perché i miei problemi sono piccoli di fronte a tutto il resto. Se i miei casini così minuscoli perché non riesco a superarli? Il mago restò in silenzio forse non sapeva come rispondere oppure era consapevole che qualsiasi cosa avesse detto non avrebbe fatto alcuna differenza. Non in quel momento. - Mi sento una fallita. - buttò fuori quella frase con un filo di voce; una frase che teneva dentro da tanto, ma che non aveva mai avuto il coraggio di dire a voce alta - Mi sembra di non concludere nulla di buono. Mi impegno tanto, ma ho sempre l’impressione di deludere qualcuno. Sai come ci si sente? - Sì. Si voltò a guardarlo. La fissava con l’espressione più seria che gli avesse mai visto. Fece un lieve sorriso. - Credo che sia anche questa una cosa che ci accomuna. - abbassò di nuovo lo sguardo - Nello zaino c’è il tuo regalo di Natale e di compleanno. E’ uno dei miei soliti regali stupidi. Avrei voluto vedere la tua faccia quando l’avresti aperto, ma non sono più dell’umore giusto. Te lo darò un’altra volta. L’uomo restò ancora in silenzio qualche istante poi si alzò di scatto facendola sussultare spaventata. - Andiamo. - Dove? - Mi si sta gelando il culo. Andiamo. - Hai appena detto culo? - Sarà la tua malsana influenza. Muoviti o ti lascio lì fino a quando non torna il funzionario del Ministero con la Passaporta. - È canon che tu dica una parolaccia? Severus alzò un sopracciglio, poi si voltò e iniziò a camminare senza voltarsi indietro. Si alzò di scatto e lo seguì a passo svelto. Era quasi certa che avesse usato il freddo solo come scusa, ma non si lamentò. L'aveva trattato male in fin dei conti. Avrebbe potuto lasciarla al villaggio senza spiegazioni, invece l’aveva raggiunta, aveva ascoltato quel vomito di parole che le era scappato di bocca. Allungò il passo, Severus era decisamente veloce quel giorno, più delle altre volte che l’aveva incontrato. Quando arrivarono davanti al cancello di Hogwarts aveva il fiatone. Guardò con il castello con la medesima meraviglia delle altre volte. Ogni volta che lo guardava ci trovava qualche particolare che le era sfuggito. Una guglia… una finestra… anche solo un insignificante cespuglio. Il mago picchiettò la serratura del cancello con la punta della bacchetta, questo si aprì senza cigolii sinistri. Percorsero sempre velocemente il parco ed entrarono nel castello. Il mago non disse una sola parola, continuò a camminare a passo svelto certo che lei lo stesse seguendo. La Babbana si guardò attorno, aveva capito dove erano diretti, ma non capiva le intenzioni del mago. Era più strano del solito. E lei di stranezze ne aveva vista tante. Entrarono nell’ufficio circolare dove li accolse il tepore del fuoco nel camino. Ormai aveva il fiatone e sospirò quando riuscì a sedersi di fronte alla scrivania. - Tu mi vuoi morta, Severus. - borbottò con il fiato corto – Perché avevi così tanta fretta? Ti scappa qualcosa di urgente? Il pozionista sospirò esasperato togliendosi il cappotto pesante; lei lo imitò lasciando a terra lo zaino, appoggiando giaccone e sciarpa sulla sedia vuota accanto. - Vorrei vedere il mio regalo. Lo guardò meravigliata. - Mi hai fatto corre fino a qui per avere il tuo regalo? - Sì. - Da quando sei così ansioso di vedere i miei brutti regali? - Se ti dico per favore? - Questo mi sconvolge ancora di più della parolaccia, Severus. - disse lei chinandosi per aprire lo zaino. Lo aprì e ne tirò fuori un pacchetto rosso con nastro dorato. - Niente unicorni che vomitano arcobaleni questa volta?- domandò sarcastico. - No, ma un bel pacchetto degno di Grifondoro. Gli passò il pacchetto, poi si alzò per vedere fuori dalla finestra. - Non ho le forze di vedere la tua espressione schifata. Osservava fuori, ma in realtà aveva l’orecchio teso alle spalle cercano di captare anche il più piccolo dei rumori. Sentì la carta che veniva strappata e appoggiata da qualche parte. - E’ un… - … maglione di Natale, sì.- confermò lei senza voltarsi - Un brutto maglione di Natale. Era uno di quei maglioni che si regalano per gioco, quello che aveva scelto per lui era nero, ovviamente, ma ritraeva la testa di un’enorme renna con occhiali da sole, lucine tra le corna, fiocchi di neve e campanelle. Non era di certo uno dei più brutti aveva visto in giro, ma, certamente, non era il genere di Severus. Non sentì più alcun rumore, era troppo spaventata dalla sua reazione per voltarsi. In una situazione normale avrebbe usato il suo solito sarcasmo, avrebbe fatto qualche battuta spiritosa, forse avrebbe cercato di convincerlo a provarlo, ma restò zitta a fissare un punto imprecisato fuori dalla finestra, con le orecchie tese pronta a scappare al primo segnale di allarme. Come un incantesimo borbottato a labbra socchiuse. Chiuse gli occhi sospirando, questo silenzio era peggio delle battute acide e pungenti che di solito le riserva. Ora capiva perché le diceva sempre che il suo silenzio lo preoccupava. - Va bene. - sbottò non tollerando più quella situazione - Lo so che è brutto, ma era proprio quello lo spirito del regalo: strapparti un sorri… Si voltò e le parole le morirono in gola. Indossava il brutto maglione da natale che gli aveva comprato. Aveva abbandonato mantello da pipistrello e casacca dai mille bottoncini per indossare un brutto maglione di natale con raffigurata una renna gigante. Non sapeva cosa dire. Severus sollevò un sopracciglio nero. - Cosa c'è? - Bel maglione. Il mago tirò le labbra in un sorriso abbassando lo sguardo su l'imbarazzante disegno. - È la prima e unica volta che me lo vedrai addosso. - Perché l'hai fatto? - Silente e Molly Weasley. Si voltò verso il quadro del vecchio Preside che dormiva nella sua cornice. - Non capisco, Severus. - Non solo Potter e Granger sono stati i destinatari dei lavori a maglia di Molly. Ogni membro dell'Ordine ha un suo lavoro da qualche parte nascosto nell'armadio. Ho un cappello e una sciarpa verde in qualche baule. - Cosa c'entra Silente? - Molly si era convinta che il colore preferito di Albus fosse l’arancione. Un bel arancione acceso che faceva male agli occhi solo a guardalo. Ha iniziato a mandare i suoi lavori a maglia ad Albus dopo che Ginny Wealsey è stata salvata nella Camera dei Segreti. Ha ricevuto berretti, sciarpe, guanti, babbucce e maglioni di quel arancione zucca visibile a chilometri di distanza. - continuava a non capire, ma pensò che fosse meglio lasciarlo parlare piuttosto che interrompere quella storia fatta di lana arancione - Quando ero giù di morale, e accadeva molto spesso quando il Marchio aveva ripreso a bruciare, mi chiudevo nella mia stanza. A volte per ore, giorni se non avevo lezioni in programma. Albus veniva da me con addosso uno di quegli orridi lavori a maglia come se nulla fosse. Come se fosse normale per lui girare per il castello con un berretto di lana color zucca in testa o con delle babbucce che spuntavano dalla veste. Mi faceva sorridere per qualche istante. Era il discorso più lungo che gli avesse mai sentito fare. Solitamente i loro incontri erano fatti di frasi sarcastiche e silenzi. Era bello il silenzio con Severus, riusciva a rincuorarla anche solo con la sua presenza. - Sorridevi di fronte ad Albus Silente? - incedibile, Severus non faceva che sorprenderla quel giorno. - Assolutamente no. - dichiarò deciso - Non gli avrei mai dato quella soddisfazione, ma lui sapeva che riusciva a strapparmi un sorriso. Vero, vecchio barbagianni? Dal quadro Silente russò più forte, ma era ben visibile il sorriso divertito sotto la barba. Tornò a guardare quell’orrido maglione addosso a Severus. - Hai indossato quel brutto maglione solo per farmi sorridere, Severus? - Se lo racconti a qualcuno ti uccido. Sorrise, un sorriso vero questa volta, uno di quelli che ultimamente faticavano ad arrivare. - Buon Natale, Elena. - Buon Natale e Buon Compleanno. Buon tutto, Severus.
Fine
Edited by ellyson - 23/12/2020, 12:37
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