| Da Trasparenza e purezza del cristallo – ovvero - La compagna
11 - Rivelazioni nell’ombra
Piton la fissò a lungo, poi le chiese, a bruciapelo, in un soffio amaro sibilato a labbra strette: - Ci tenevi, dunque, così tanto a rivedere in faccia l’assassino di Silente, il codardo traditore? Gli occhi neri del mago scintillavano, colmi d’un dolore che credeva non riconosciuto, le labbra contratte in quella crudele accusa.
* Un lieve sorriso illuminò lo sguardo di Piton, mentre osservava l’argentea Fenice che volava in larghi cerchi sopra di loro: - Gli volevo bene. – sussurrò in un soffio di dolore, gli occhi neri lucidi di commozione. – Non l’avrei mai ucciso per salvare la mia vita. Mai! Si morse le labbra, i profondi occhi neri fissi in quelli castani della studentessa che non si era lasciata accecare dalle apparenze: - Albus era condannato a morire a causa della maledizione che lo aveva colpito e che ero riuscito a intrappolare, solo temporaneamente, nella sua mano. – spiegò con voce roca, poi strinse i denti e continuò. – Non voleva che Draco lacerasse la sua anima nell’omicidio che l’Oscuro Signore gli aveva ordinato, né voleva che io morissi a causa di quel Voto. Piton sospirò dolorosamente: erano passati più di sei mesi, da quella notte sulla torre, ma la sua sofferenza, al ricordo, era sempre la stessa, atroce e lancinante. Fissò gli occhi, lucidi di straziante pena, in quelli attenti e commossi di Hermione e mormorò, con voce soffocata: - Mi ha ordinato di ucciderlo, per risparmiargli una morte peggiore, per riuscire ad ottenere la piena fiducia di Voldemort, rimanere al suo fianco e scoprire così i restanti Horcrux e il loro nascondiglio. Per aiutare Potter a distruggere l’Oscuro. - E’ per questo motivo che il Preside chiese ripetutamente a Harry di venire a cercarla, quella notte? – domandò Hermione, che vedeva ogni tassello del complicato puzzle andare finalmente al suo posto. - Perché aveva capito che c’erano i Mangiamorte nella scuola e che la sua fine era dunque vicina? Per impedire che Draco diventasse un assassino? Piton annuì, quindi sospirò ancora, abbassando gli occhi, lucidi di lacrime cui non avrebbe mai permesso di scendere davanti alla ragazza. Strinse i denti, poi rispose, in un soffio roco: - Perché io rispettassi la promessa che mi aveva imposto, lacerando la mia anima con un orribile assassinio. Hermione stava piangendo: lo strazio, sul viso pallido e scavato del Professor Piton, era più che tangibile e lei ricordava fin troppo bene ciò che aveva letto su quell’orribile libro, “Segreti dell’Arte più Oscura”; rammentava bene l’atroce sofferenza, che poteva perfino arrivare a distruggere una persona, descritta per chi, tramite la consapevolezza dell’orrore insito nei propri atti, percorreva volontariamente la dolorosa strada del rimorso, unico modo che permetteva di rimettere insieme i pezzi dell’anima lacerati dall’omicidio. Era quella la penosa e difficile strada che il mago aveva intrapreso, tanti anni prima, era quello il lancinante dolore che aveva sempre albergato in fondo agli occhi del suo Professore che, all’improvviso, non le parvero più gelidi e vuoti tunnel, immersi nel buio, ma solo pozzi d’infinita e lacerante sofferenza. Certo, considerato l’odioso atteggiamento che il Professor Piton aveva sempre tenuto nei loro riguardi, era difficile immaginare che nascondesse un tale dramma dietro la sua maschera d’impassibile freddezza. Ma era quella, solo quella, la verità che dimorava nei suoi profondi occhi neri. Hermione ne era certa. Quegli occhi che ora la stavano scrutando con attenzione, interpretando senza alcuna difficoltà i suoi commossi pensieri, ai quali aveva potuto accostarsi senza incontrare il minimo ostacolo: la ragazza si riscosse e lo respinse con decisione, precludendogli ogni ulteriore accesso alla sua mente. Il Professore stirò appena le labbra in un sorriso sottile, soddisfatto dal positivo risultato della rapida reazione della studentessa: - Vedo che hai fatto buon uso dei libri che ti ho suggerito, Signorina Granger, come sempre, del resto. – affermò rigido, concedendole solo un impercettibile cenno d’approvazione con il capo. - Ma, attenta: non devi mai abbassare le tue difese, come hai appena fatto ora, davanti a me. – concluse con tono secco e severo, come d’abitudine. Hermione si morse le labbra: era incredibile come Piton riuscisse ad alternare, in poche e secche parole, logiche deduzioni, sottili complimenti, utili insegnamenti e aspri rimproveri. Il tutto, sempre mantenendo il viso perfettamente impassibile. Solo i suoi occhi scintillavano, luminose stelle nere nell’ombra scura della sera.
* La ragazza levò obbediente la bacchetta e il vecchio testo magico si materializzò davanti a loro: Piton non disse nulla, neppure un muscolo si mosse sul suo volto pallido, ma Hermione colse uno scintillio di approvazione nelle tenebre dei suoi occhi per il modo perfetto con il quale aveva operato il contro-incantesimo non verbale di disillusione, che lui stesso, il Principe Mezzosangue, aveva inventato.
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