Il Calderone di Severus

Posts written by ellyson

view post Posted: 10/4/2024, 10:18 ellyson - Il Re e la Regina di Coppe - Storie in Progress
CITAZIONE
Mi piace il tuo modo di esprimere tra le righe tutto quello che è necessario per rendere il personaggio vero e umano: con Severus ci riesci in maniera eccellente, come la sua creatrice non saprebbe (o non vorrebbe?) fare.

<3 <3 <3 <3


CITAZIONE
E davvero vien voglia di abbracciare quest'uomo alto, scuro, cupo che altro non desidera che pace e un sorriso: è un'immagine che nasce dalle descrizioni, da un commento o un pensiero qua e là, ma tanto che fa cogliere l'anima di Severus. Ecco, tu descrivi le anime più che i corpi e rendi veri e tangibili i personaggi plasmati come tu li vedi, come vuoi che anche chi legge li veda. Invidio la tua bravura.

In questa storia Severus é molto leggero... sì, le ombre del passato ci sono, ma sono passati 3 anni dalla guerra e uno l'ha passato recluso in una camera con i suoi pensieri.
E' stata una lunga autoanalisi, non senza pianti, sconforto e urla. Ma ho deciso volutamente di non scrivere questa parte della storia.
Voglio che resti passato. Un nuovo capitolo per un nuovo libro della sua nuova inaspettata vita.
Oh ci sono momenti in cui Severus ripensa al passato, sarebbe impossibile con Silente che parla alle sue spalle dal quadro, ma è visto ormai come qualcosa che fa male, ma ogni giorno sempre meno.
Se non si é capito sono stanca di scrivere di un Severus che prova dolore.
Basta. Ora voglio allegria.
E il circo. :XD:

CITAZIONE
Ma veniamo ad Anathema.

Bene... veniamo ad Anathema...


CITAZIONE
Personaggio appena nato e già capace di farsi strada nel cuore del lettore, sorridente, morbida, maledetta dal dono che ha, forse... vedremo.

Anatahema è una veggente 2.0. :lol: :lol: :lol:
Non vede il suo dono come una maledizione e riesce a non perdersi in esso.
Ho creato Syl come una veggente incapace di schermare le visioni, in balia del suo dono come una foglia secca al vento.
Anathema, invece, ha delle visioni (spesso legati ad argomenti sentimentali) ma non si perde in essi.

CITAZIONE
L'immagine che hai creato è molto evocatrice.

Probabilmente non dovrei dirlo ma Santa IA :lol:

CITAZIONE
Mi piace Anathema, non fosse altro per come sopporta quel nome disgraziato, accettandolo per abitudine e fregandosene altamente, mi piace perchè non è perfetta, perchè è stata bullizzata ma ne è venuta fuori e sorride.
Mi piace perchè è possibile identificarsi in lei, fisicamente e emotivamente.

Sono felice che ti piaccia, voglio una strega allegra. Anathema lo é, nonostante il nome pesante (ma con un Severus accanto ci sta un altro nome pesante) e volevo che fosse una donna grande. Che sa com'é il mondo fuori dal castello.
Le donne originali che scrivo di solito sono sempre un po' ingenue... a volte un po' principessa scema che vuole essere salvata dal mago vestito di nero, ma ancora non lo sa. ^_^
Immature mi verrebbe da dire, ma sento che non é il termine giusto.
Dato il tempo trascorso dall'ultimo personaggio originale da me scritto, forse erano un riflesso di com'ero io.... non lo so... ci penserà il terapista per questo. X)
Oppure sono Hermione. :P
E no... io non sono Hermione (però alle medie avevo una cotta per uno rosso di capelli, ma rosso Weasley :blink: )
Anathema deve portare leggerezza... e tequila... e vecchie canzoni di cantanti ormai morti. :woot:
view post Posted: 9/4/2024, 17:49 Gli orrori della IA. - Immaginando Severus
a Severus non piace stare a piedi scalzi. :lol: :lol:
view post Posted: 7/4/2024, 10:48 Gli orrori della IA. - Immaginando Severus
Doveva essere Severus che mangia un hamburger...
Giuro non ho scritto nulla di strano.
Solo Severus Piton che mangia un hamburger.
L'immagine di per se non é brutta, ma non c'entra nulla con quello che ho chiesto.

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view post Posted: 6/4/2024, 23:11 Cosa state ascoltando adesso? - Canzoni e Cantautori e Cantanti
Continuiamo con la mia personale playlist.

Dolly Parton - 9 To 5

view post Posted: 6/4/2024, 22:50 (Profilo Autore) ellyson - Gli autori di Magie Sinister
Titolo: Il Re e la Regina di Coppe
Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: long fic - in progress
Rating: Per tutti
Genere: generale
Personaggi: Severus Piton, pers. Originale
Pairing: Severus / Pers. Originale
Epoca: post 7 anno
Avvertimenti: AU
Riassunto:

C’è una strega.
C’è un mago.
C’è una profezia.

- Non è una profezia. Sono solo delle frasi in rima che potrebbe dire anche un bambino di cinque anni.

long collegata a:
Peli di gatto
L’Anatema del Preside Piton
view post Posted: 6/4/2024, 22:49 ellyson - Il Re e la Regina di Coppe - Storie in Progress
Titolo: Il Re e la Regina di Coppe
Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: long fic
Rating: Per tutti
Genere: generale
Personaggi: Severus Piton, pers. Originale
Pairing: Severus / Pers. Originale
Epoca: post 7 anno
Avvertimenti: AU
Riassunto:

C’è una strega.
C’è un mago.
C’è una profezia.

- Non è una profezia. Sono solo delle frasi in rima che potrebbe dire anche un bambino di cinque anni.

Copertina


Note: Questa long é anticipata da altre due one shot:
- Peli di gatto;
- L'anatema del Preside Piton.
Anathema è arrivata nella mia mente all’improvviso. Porta allegria, vecchie canzoni e un po’ di leggerezza
Mi ci sono legata subito e spero che anche voi possiate volerle bene.
Ci saranno svariate immagini legate alla storia.
Tutte create con IA, al massimo saranno un pochino ritoccate da me.
È una long di 11 capitoli e credo che posterò un capitolo a settimana.

Capitolo 1: qui di seguito
Capitolo 2: Qui
Capitolo 3: Qui
Capitolo 4: Qui
Capitolo 5: Qui
Capitolo 6:
Capitolo 7:
Capitolo 8:
Capitolo 9:
Capitolo 10:
Capitolo 11:


Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Il Re e la Regina di Coppe



Capitolo 1

Un forte BANG ruppe la quiete del villaggio di Hogsmeade, quella mattina di piena estate.
Il villaggio era silenzioso: alcuni negozi erano chiusi, la Testa di Porco e i Manici di Scopa non avrebbero aperto che tra qualche ora.
L’autobus a tre piani viola apparve nella piazza centrale, frenando a pochi centimetri dalla grande fontana, sollevando una nuvola di polvere.
Una giovane donna che dimostrava appena vent’anni scese dal Nottetempo, indossando la divisa dello stesso colore del bus; a tracolla una borsa di pelle marrone chiara.
- Siamo arrivati al Villaggio di Hogsmeade! – annunciò a voce alta e con più enfasi del necessario.
Anathema Shipton scese i pochi scalini e si guardò attorno.
Hogsmeade non era cambiata dall’ultima volta che l’aveva vista.
Alle sue spalle la bigliettaia, che rispondeva ironicamente al nome Daisy Ticket, si stava dando da fare per prendere il suo baule.
- Arrivo subito. – ansimò la giovane con uno sforzo.
- Posso farcela da sola.
- Oh no! Rientra nel mio lavoro. Lei è una nostra cliente, solo il meglio sul Nottetempo.
Anathema non ribatté: aveva passato le ultime ore strattonata su un letto in perenne movimento e l’autista aveva inchiodato così tante volte nel percorso che aveva smesso di contarle. Avrebbe di gran lunga preferito viaggiare col suo camper, in fondo l’aveva usato per anni e le mancava un poco la vita da nomade, ma probabilmente non sarebbe mai riuscita ad arrivare al villaggio. Con ogni probabilità non esisteva neppure un garage ad Hogwarts dove lasciare il suo mezzo.
Finalmente il baule fu appoggiato a terra.
- Ecco qui, signora Shipton.
Daisy si piegò all’indietro portando le braccia in alto stiracchiandosi la schiena.
- Così questo è il famoso villaggio di Hogsmeade. – disse guardandosi velocemente attorno - Non l’avevo mai visto.
- Non hai frequentato Hogwarts?
- No, signora. – spiegò – I miei dicono che sono sempre stata troppo… lenta per una scuola come Hogwarts. Ho frequentato un altro istituto.
Le sorrise comprensiva.
- Sono certa che sia stata una grande scuola.
- Eccome! Mi guardi ora! – esclamò entusiasta l’altra indicando la divisa che indossava – Viaggio tutto il giorno e vedo un sacco di posti nuovi!
Anathema non riteneva che Daisy stesse svolgendo il lavoro più appagante del mondo, né il più remunerativo, ma si tenne per sé i suoi pensieri.
Se era contenta di indossare una divisa di un orrido viola, chi era lei per distruggere i suoi sogni?
- E poi ho il mio Buddy-Puddy.
Ecco su questo aveva qualcosa da ridire.
- Daisy… io cercherei di andarci piano con Buddy.
La ragazza le riservò uno sguardo confuso.
- Perché?
- Sai… sei giovane… forse lui non è l’uomo giusto.
- Sciocchezze. – tagliò corto la ragazza tornado sul bus – Buddy-Puddy è perfetto. Mi ama alla follia. Dobbiamo andare. Arrivederci signora Shipton.
Il Nottetempo sparì con uno altro BANG che echeggiò per il villaggio come lo schiocco di una frusta.
- Quando piangerai perché il perfetto Buddy-Puddy avrà speso i soldi della vostra fuga romantica risparmiati con fatica e, soprattutto, da te, per comprarsi un nuovo manico di scopa, penserai che avevo ragione.
Sospirò sistemandosi la borsa a tracolla di tela colorata che portava con sé.
Si guardò attorno con aria vagamente malinconica.
- Accidenti. – mormorò – È tutto esattamente come lo ricordavo.
Voltò il capo verso est dove in lontananza si vedevano le alte guglie del castello di Hogwarts.
Sorrise mestamente e si incamminò verso la scuola. Fece solo una decina di passi, poi si voltò: il baule era ancora a terra, accanto alla fontana. Estrasse la bacchetta dalla borsa la puntò verso il bagaglio.
- Andiamo?
La valigia tremò: dal fondo si allungarono tante piccole zampe sottili che ricordavano quelle di un ragno e iniziò a muoversi nella sua direzione.
Riprendendo a camminare lungo il sentiero che aveva percorso tante volte da ragazza, si guardava attorno, rivivendo momenti della sua giovinezza che credeva dimenticati.
Si era ritrovata a sospirare notando la vecchia panchina di legno dove aveva baciato il suo primo ragazzo durante il quarto anno. La stessa dove poi aveva pianto quando l’aveva lasciata per una ragazza meno strana.
Lasciò vagare liberamente i ricordi. Alcuni erano piacevoli, altri avevano una sfumatura più triste.
Era stata un’adolescente cicciottella appassionata di divinazione.
Non il biglietto da visita ideale per avere molti amici.
Arrivò ai cancelli della scuola col fiato corto. Erano chiusi e non sembrava che non ci fosse nessuna ad attenderla.
- Strano. – borbottò allungando quanto possibile lo sguardo – Sapeva che stavo arrivando. – abbassò gli occhi sul baule: era immobile vicino ai suoi piedi con ancora le zampe da ragno in vista – Sai saltare?
La valigia non si mosse.
Sbuffò guardandosi attorno cercando un punto dove sedersi.
Quando adocchiò il ceppo di un albero tagliato adatto come sedia il cancello si aprì.
- Grazie a Merlino. – mormorò entrando non appena ci fu lo spazio sufficiente per farla passare.
La valigia le trottò accanto come un cagnolino ben addestrato.
Il castello di ergeva proprio davanti a lei in tutta la sua magnificenza.
Quando era solo una studentessa a volte si era sentita oppressa dalla grandezza della scuola, da quello che rappresentava; col passare del tempo aveva creduto che fossero solo le sue insicurezze di adolescente a parlare, ma ora che era tornata quella sgradevole sensazione alla bocca dello stomaco era tornata.
Si fermò a contemplarla.
Aveva visto molto del mondo fuori dal Regno Unito.
Era stata nell’Europa dell’Est, in Italia, Francia, aveva viaggiato per i Paesi Bassi e la Germania. Aveva visto la Spagna e anche gli Stati Uniti, aveva vissuto in centinaia di posti diversi, ma mai nessuno l’aveva convinta a pensarlo come una casa.
Hogwarts era, in fin dei conti, l’unico posto dove si fosse mai sentita davvero al sicuro, l’unico che chiamava veramente casa, nonostante la sensazione di sentirsi sempre di troppo, sempre sbagliata e nel posto sbagliato, ma per quello doveva solo ringraziare i suoi compagni di Casa. Hogwarts non la giudicava, non la prendeva in giro.
Le sue aule l’avevano protetta, i suoi giardini accolta e coccolata, la sua biblioteca aveva dissetato la sua sete di sapere.
Non aveva avuto molti amici ed era stata uno dei bersagli preferiti dei bulli, ma non ricordava un altro posto in cui si fosse sentita davvero protetta.
Voltò la testa verso destra e fece una smorfia amara.
Riconobbe un albero in lontananza, uno dei più vicini al perimetro del castello, uno dei punti più lontani dove gli studenti potevano spingersi: uno dei suoi luoghi preferiti ed odiati. Lì si nascondeva dai bulli, ci provava almeno. La trovavano sempre e sempre veniva derisa, additata, umiliata.
Non si lamentava mai, gli insulti non erano una novità.
Sua madre le aveva sempre detto – strillato era il verbo corretto - che la sua nascita era solo una maledizione.
L’aveva chiamata Anathema per non dimenticarlo mai.
Cosa potevano dirle dei bulli brufolosi che non si sentiva dire tra le mura di quella che avrebbe dovuto chiamare casa?
Almeno Hogwarts aveva bei posti dove nascondersi.
Tornò a guardare il castello e sorrise.
Riprese a camminare verso il portone principale con la valigia che si muoveva pochi passi dietro.
Si accorse che il Preside Piton la stava raggiungendo a passo fiero, veloce, testa alta e vestiti neri.
Questa volta aveva la casacca e il mantello.
Si incontrarono a metà strada.
Alle sue spalle Hogsmeade.
Dietro di lui Hogwarts.
- Scusami. – disse subito senza lasciarla parlare – Volevo accoglierti al cancello, ma sono stato trattenuto.
- Non c’è problema. – rispose – Mi sono persa nei ricordi mentre venivo qui. Non è cambiato nulla. – aggiunse lanciando, di nuovo, una rapida occhiata al castello – Eppure ho visto alcune fotografie della scuola dopo la guerra. Era messa male.
- Devi ringraziare Minerva. – spiegò – Mentre ero in convalescenza ha diretto i lavori di riparazione.
- Insegna ancora? Era una delle mie insegnati preferite.
- Ricopre ancora la carica di Vicepreside, ma non insegna più. Al momento è in visita da uno dei suoi nipoti. Tornerà tra un paio di settimane. Andiamo, voglio farti vedere i tuoi alloggi. – abbassò lo sguardo – Ti aiuto con il bau…
La frase gli morì in gola. Entrambi osservarono il baule zampettare verso il castello.
Severus si voltò a guardarla, Anathema osservò con grande interesse il sopracciglio nero sollevarsi verso l’alto.
Lo faceva anche da adolescente, ma con gli anni aveva perfezionato la tecnica.
- Ero brava in incantesimi e trasfigurazione. – spiegò con un’alzata di spalle.
- Quello, - disse indicando il baule che continuava a muoversi – è inquietante, Anathema.
Lei ridacchiò e si avviò verso il castello. Severus la raggiunse con due falcate.
- Allora. – gli chiese – Quale importante compito ha trattenuto Preside Piton impedendogli di accogliere la nuova insegnante di Divinazione?
Voltò appena il capo, lo vide sollevare gli occhi al cielo.
- Gazza.
- Ti ritiene un Preside troppo buono? Ha stilato una nuova lista di torture per gli studenti?
- No, si tratta della sua gatta. È morta il mese scorso. Non l’ha ancora superata. Ho passato gli ultimi quindici minuti a consolarlo mentre singhiozzava sulla mia spalla.
La strega strinse le labbra per non scoppiare a ridere. Le dispiaceva per la gatta del custode, ma l’immagine di lui che piangeva sulla spalla di Severus era esilarante.
- Aspetta. – disse bloccandosi a pochi metri dal portone principale – Non c’era qualcun altro a consolarlo?
- Molti insegnanti passano la maggior parte dell’estate al castello, ma le settimane centrali di Luglio e le prime due di Agosto si svuota. Quindi ci siamo solo io e Gazza.
- Passi le tue giornate in un castello da solo con Gazza? – Severus annuì – Questo è inquietante, Severus.

* * * *



La accompagnò ai suoi appartamenti al sesto piano.
Erano state le vecchie stanze di Sibilla. Aveva dovuto tenere aperte le finestre e far arieggiare le camere per giorni per far uscire l’odore del tè e dello sherry.
La battaglia al castello aveva provato molto la vecchia professoressa di Divinazione, tanto che si era stupito che avesse resistito tre anni prima di ammettere di aver bisogno di andare in pensione.
Aprì la porta e la lasciò entrare.
Anzi, prima entrò l’inquietante baule, poi Anathema.
Osservò la valigia zampettare fino ad un angolo e poggiarsi sul pavimento. Le lunghe zampe di ragno furono risucchiate tra la pelle marrone.
Fece una smorfia mal celando il disgusto. Non aveva paura dei ragni, nella sua vita aveva avuto a che fare con le più disgustose delle creature.
Minus era in cima alla lunga lista, ma nessuno si avvicinava a quel baule.
Distolse lo sguardo, distratto da Anathema che stava osservando la camera da letto.
- Se non è di tuo gradimento…
- Stai scherzando? Solo questa stanza è grande quasi quanto il mio negozio! Va benissimo!
Trattenne un sorriso soddisfatto.
- Ti lascio disfare i bagagli.
- Sei così impaziente di tornare dal tuo nuovo amico?
La fissò.
- Non toccherò quella cosa. – precisò indicando il baule fermo nell’angolo.
Anathema rise e si avvicinò al baule.
- Non ce ne sarà bisogno.
Estrasse la bacchetta e sollevò la valigia adagiandola con delicatezza sul basso tavolino da tè appoggiato al muro.
Lo aprì e ci guardò dentro, appoggiando le mani sui fianchi morbidi.
- Vediamo… - si guardò attorno analizzando velocemente la stanza – bene. So dove metterti per il momento.
Non fece in tempo a chiedere a cosa si riferisse che, con un altro tocco di bacchetta, fece uscire dal baule un vecchio grammofono a manovella, con la base ottagonale di legno scuro e un tubo di ottone ambrato.
Posizionò lo strumento su una vecchia cassapanca che Sibilla usava per mettere in bella mostra le sue sfere di cristallo migliori.
Dopo il giradischi fu fatta uscire dal baule una grande scatola di legno chiaro con all’interno un numero considerevole di vinili.
Un disco si sollevò dalla cassettina come un bimbo che richiede le attenzioni della madre.
- Non adesso. – sussurrò la strega con un sorriso gentile.
Il vinile tornò al suo posto docile come un bambino ubbidiente.
Il mago si guardò attorno vagamente a disagio.
- Come posso aiutarti?
- Siediti da qualche parte. – gli disse dandogli le spalle e indicando qualcosa a caso con la mano - Mi piacerebbe avere compagnia… - si girò a guardarlo – se non hai niente di meglio da fare.
Si andò a sedere su una della poltrone davanti al camino spento, osservandola estrarre oggetti dal baule e posizionarli nella stanza o nella camera da letto apparentemente a caso.
La fissò incuriosito, Anathema parlava da sola, a volte con gli oggetti che teneva in mano. Forse era una caratteristica delle veggenti, anche Sibilla parlottava spesso da sola; col tempo aveva dato la colpa alla solitudine che si era autoimposta nella torre di Divinazione e allo sherry.
- Cosa ci fai qui, Severus?
- Mi hai chiesto di restare.
La donna sospirò alzando gli occhi al cielo.
- Cosa ci fai ad Hogwarts, Severus. – precisò.
- Sono il Preside.
La veggente sbuffò esasperata chiudendo gli occhi. Il pozionista ne approfittò per tirare le labbra sottili in un sorriso divertito.
Sorriso che sparì immediatamente quando lei tornò a guardalo.
- Perché sei ad Hogwarts in pieno Luglio? – gli domandò lentamente, come se cercasse di non perdere la pazienza – Non hai una casa dove passare le vacanze?
- No.
La risposta la spiazzò, lo vide chiaramente.
- No?
- Ho abbandonato Spinner’s End finita la guerra. A dire il vero l’ho abbandonata dopo… - si fermò un istante, era ancora difficile dire certe parole – la morte di Silente. Non credevo che ci avrei rimesso mai più piede. Quella non era la mia casa, ma solo un posto dove scappare.
- Scappare da cosa?
Il mago fece un cenno con le mani indicando l’intero castello.
- Da Hogwarts. Dai suoi ricordi. Dagli occhi verdi, da quelli celesti… quelli rossi…
- Accidenti, - fece puntando la bacchetta verso il baule: una serie di vestiti uscirono in una fila perfetta e svolazzarono fino alla camera da letto – sono un sacco di occhi da cui scappare.
Lo sapeva molto bene, per anni si era sentito legato dagli sguardi degli altri.
Aveva inseguito gli occhi verdi alla ricerca di un sentimento che non sarebbe mai sbocciato.
Aveva cercato negli occhi celesti un amico, un mentore, forse anche un padre.
Aveva guardato negli occhi rossi mentendo, giocandosi la vita ogni giorno.
E poi c’erano gli occhi che lo fissavano con astio, quelli che lo sfidavano, quelli che lo chiamavano traditore con mute parole d’odio.
Decisamente un sacco di occhi da cui scappare.
- Ora non scappi più?
- Sono stato convalescente al San Mungo un anno, Anathema. Sai cosa puoi fare quando resti così a lungo in una stanza d’ospedale?
Lei scosse il capo andando a sedersi sulla poltrona accanto; i vestiti stavano ancora fluttuando fino alla stanza e si erano aggiunte le scarpe.
- Pensare. – le spiegò – Ho avuto un sacco di tempo per riflettere e fare una profonda analisi di tutto quello che è successo nella mia vita fino a quando non mi sono risvegliato su quel pavimento sporco con accanto Minerva che cercava di tenermi in vita.
- Deve essere stato difficile.
- La parola che userei è deprimente. Uscito dal San Mungo sono venuto direttamente qui, mi sono fatto impacchettare le mie cose da Potter e non ho più messo piede in quella casa.
La strega lo fissò con le labbra leggermente imbronciate.
La lunga fila di vestiti si era esaurita a metà della sua spiegazione.
- A cosa stai pensando? – le domandò – Posso sentire il tuo brillante cervello di Corvonero lavorare fin qui.
- Potter? – domandò infine – Harry Potter si è occupato del tuo trasloco?
- Era un continuo piagnucolare le sue petulanti scuse. – borbottò innervosito – Sempre in mezzo ai piedi a dirmi quanto fosse dispiaciuto per non aver creduto in Silente e di come sia stato ingiusto che nessuno si sia mai accorto di nulla. Continuava a dirmi che voleva sdebitarsi e io non volevo tornare in quella casa. Ho colto l’occasione.
- Stiamo parlando dello stesso Harry Potter? L’eroe del mondo magico? Quell’Harry James Potter?
- Fortunatamente c’è un sono Harry Potter e sono stato chiamato anch’io eroe, sai?
Anathema scoppiò a ridere.
Una lunga risata, sguaiata, sgraziata che le accendeva lo sguardo e arrossava le guance.
Severus si ritrovò a fissarla senza riuscire a dire una sola parola.
Non ricordava che qualcuno avesse mai riso così in sua presenza.
Le persone che gli stavano attorno erano sempre intimorite da quello che rappresentava.
L’eroe che nessuno aveva mai compreso.
Il sopravvissuto indegno che meritava la morte.
Per Minerva era un rimorso non ancora del tutto superato.
Con lui nella stanza non si rideva, si sussurravano solo mezze parole. C’erano occhiate, vaghi cenni nella sua direzione, alcuni lanciavano ancora silenziose maledizioni alla sua persona.
C’erano stati sorrisi, per lo più di circostanza e freddi come il ghiaccio.
Era stato definito eroe, ma non tutti la vedevano in quel modo.
A lui non interessava, voleva solo starsene tranquillo.
Ma le risate… non ricordava l’ultima persona che aveva riso al suo fianco.
- Oh Morgana… - mormorò lei riprendendo fiato asciugandosi le lacrime – non ridevo di te, Severus. – precisò – Credo che nessuno possa pensare di sfruttare Harry Potter come fattorino personale.
- Sfruttare… - bofonchiò fingendosi offeso – è un’esagerazione.
La strega ridacchiò ancora un po’.
- Anche tu stai scappando.
La veggente smise di ridere.
- Non sto scappando, Severus.
Sollevò un sopracciglio nero scettico.
- Cosa ci fai qui, Anathema? – le rigirò la domanda.
- Mi hai assunto tu.
- Non eri così entusiasta quando te l’ho proposto e ti avevo lasciato una settimana per pensarci, ma mi hai risposto il giorno seguente.
La strega perse immediatamente il suo sorriso e Severus se ne rammaricò. Era bello avere qualcuno che sorrideva senza forzature per una volta.
Anathema si alzò di colpo dalla sedia, per un istante pensò che volesse buttarlo fuori dalla stanza, così come aveva fatto nel suo negozio; invece, andò al baule ancora aperto e iniziò a frugarci dentro infilando le braccia fino alle spalle.
- Non sono abituata a stare ferma nello stesso posto per lughi periodi. – spiegò tirando fuori dal baule una pila di libri – Il negozio mi stava stretto. Era ora di cambiare.
Era una pessima bugiarda, se ne accorse già nel suo microscopico negozio a Diagon Alley.
- Sei una pessima bugiarda.
Era inutile fingere con una veggente, forse con Sibilla era più facile, gli anni e lo sherry avevano offuscato quello che lei chiamava occhio interiore, ma con Anathema non sarebbe stato necessario. Era brava, era capace e avrebbe capito al volo che lui non le credeva.
- Lo so. – confermò mentre sistemava i volumi su una libreria vuota – È complicato da spiegare, Severus. Non sto scappando… ho solo bisogno di capire.
- Cosa?
- Non lo so bene neppure io.

Immagini legate al capitolo 1

Anathema nel suo negozio a Diagon Alley



L'inquietante baule di Anathema



Edited by ellyson - 6/5/2024, 21:51
view post Posted: 3/4/2024, 21:09 Gli orrori della IA. - Immaginando Severus
Palesemente l'ex marito della Maria Teresa Ruta. :lol: :lol: :lol:
view post Posted: 3/4/2024, 20:56 Gli orrori della IA. - Immaginando Severus
Nelle ultime due sembra un Jedi. In estate. :lol: :lol:
view post Posted: 1/4/2024, 15:54 Le favole con Severus Piton - Giocando con Severus
Cosa c'é di meglio dopo l'abbuffata di Pasqua, chili di cioccolato e la passeggiata di pasquetta?
Ovviamente sedersi attorno alla poltrona di Zia Elly e ascoltare una nuova favola.
Oggi, miei cari e mie care, vi racconterò la favola di


Pitorentola



PS: Sempre per la solita questione dello sbatti le immagini sono sotto spoiler e non firmate. Sempre create con IA.

Copertina



C'era una volta in regno molto, molto lontano, un regno bellissimo dove viveva una graziosa fanciulla col suo amorevole padre.
La madre era morta quando la bambina era solo una neonata e non ricordava nulla di lei, il padre, nonostante l'amasse con tutto il suo cuore, credeva che avesse bisogno di una figura materna, così si sposò con una donna molto bella anche lei rimasta vedova molto giovane.



La donna aveva anche lei due figlie che divennero così le sorellastre della nostra piccola fanciulla.



L'amorevole padre, purtroppo, morì qualche anno dopo lasciando l'adorata figlia sola con la matrigna e le sorellastre che, gelose dell'affetto che nutriva l'uomo verso di lei, la costrinsero a pulire casa e servirle.
La giovane, buona di cuore, non si lamentava mai, puliva e serviva la madre e le sorelle.
Con gli anni avevo ormai dimenticato il nome della ragazza e la rinominarono Pitorentola.



Pitorentola ormai si era abituata a questa vita, non provava rabbia verso la famiglia e passava le sue giornate con i suoi amici topolini.



Un giorno, dal castello del principe, arrivò un comunicato ufficiale che annunciava da li a qualche settimana un gran ballo dove il principe avrebbe ballato con ogni fanciulla in età da marito per trovare la sua futura moglie.
Le sorellastre e la matrigna erano eccitate all'idea di partecipare al grande ballo.
Passarono giornate intere al villaggio per acquistare le stoffe più pregiate e i gioielli più belli.
La matrigna fece cucire vestiti pomposi ed eleganti affinché il principe le notasse.



Anche Pitoretola voleva partecipare al ballo.
Lavorò sodo ogni giorno per avere il permesso di partecipare e, di nascosto, cucì lei stessa il suo vestito. Aiutata come sempre dai suoi amici pelosetti.



La sera del gran ballo arrivò.
Mente la matrigna e le sorellastre si preparavano per salire il carrozza si presentò anche Pitorentola, nel suo bellissimo vestito rosa.



Notando la bellezza della giovane le donne aggredirono al povera Pitorentola e le strapparono il vestito uscendo poi di casa ridendo e lasciandola sola con le sue lacrime.



Rimasta sola e con tutto il suo bel vestito rovinato, Pitorentola corse nel giardino e pianse.
Il castello era lontano ed era troppo tardi per poter aggiustare il vestito e presentarsi in tempo per il ballo.



Le lacrime della giovane non restarono inascoltate.
Mente Pitorentola piangeva una giovane, bellissima fata apparve a poca distanza e iniziò ad accarezzarle il capo.



La giovane meravigliata le spiegò quello che era accaduto, così la fata madrina le concesse una notte da sogno.
Trasformò il suo vestito rovinato in meraviglioso abito e i suo amici i maestosi cavalli bianchi, prese anche una zucca dall'orto e la straformò in una bellissima carrozza.



L'avvisò che la magia si sarebbe esaurita allo scoccare della mezzanotte e per quell'ore doveva assolutamente ritornare a casa.
Entusiasta Pitorentola promise di tornare a casa entro la mezzanotte e partì per il castello con la sua carrozza.



Arrivata la castello la giovane Pitorentola fu subito vista dal Principe Azzurro che rimase folgorato dalla sua bellezza.



Il giovane principe ignorò tutte le altre ragazze presenti al castello.
Si avvicinò alla misteriosa giovane appena arriva e la invitò a ballare.
I due, fissandosi negli occhi, ballarono tutta la notte sulle note del loro amore nato all'improvviso.



Ma le cose belle finiscono e la mezzanotte arrivò fin troppo in fretta per la giovane Pitorentola che, persa nello sguardo del giovane principe, non si rese conto dell'ora fino a quando il grande orologio del castello iniziò a battere i colpi della mezzanotte.
Spaventata Pitorentola scappò dal castello, corse per raggiungere la carrozza e tornare a casa.
Correndo non si rese neppure conto di aver perso una scarpetta di cristallo.



La notte passò.
Il principe cercò la giovane misteriosa in ogni via del villaggio, ma non riuscì a trovarla.
Quello che gli restava di lei era solo il ricordo di un ballo e una scarpetta di cristallo così piccina che poteva calzare solo alla ragazza con cui aveva ballato per tutta la notte.



Il giovane decise così di passare in ogni casa del regno e provare la piccola scarpa ad ogni donna in età da marito sicuro di trovarla.
Alla matrigna, indignata per l'offesa ricevuta al ballo da quella giovane inopportuna che aveva rubato la scena alle sue amata figlie, arrivò la notizia della ricerca del principe. Seppe che il ragazzo sarebbe passato dalla sua casa nella mattina così chiude Pitorentola in soffitta per non farle provare la scarpetta.



Anche Pitorentola sentì la notizia dell'arrivo del principe e voleva a tutti i costi dirgli che era lei la ragazza del ballo. Che l'amava e che voleva passare la vita con lui.
Con i suoi fidati amici topolini la giovane riuscì ad uscire dalla soffitta e scese nel salone in tempo per vedere una delle sorellastre provare ad incastrare il grosso piede nella piccola scarpetta.
Appena il principe la vide la riconobbe anche se era vestita di stracci e le permise di provare la scarpa che, ovviamente, calzò alla perfezione.



Il giovane prese Pitorentola e la portò al suo castello.
Furono celebrate le nozze il giorno seguente e fissero per sempre felici e contenti.



FINE

Edited by ellyson - 1/4/2024, 18:18
view post Posted: 31/3/2024, 10:12 Gli orrori della IA. - Immaginando Severus
Nella mia infinita ricerca di un'immagine adeguata per Pasqua sono uscite cose discutibili....





Volevo un'immagine di Severus che montava una sorpresina dell'uovo di Pasqua. Ariel in particolare. (Perché? Perché si)
Ha capito male...

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Io davvero non so perché la IA ha problemi con l'idea di Severus che mangia un uovo di cioccolata.
O diventa un vampiro o diventa una roba pornografica...



Edited by Ida59 - 31/3/2024, 21:34
5624 replies since 5/7/2005