Il Calderone di Severus

Posts written by ellyson

view post Posted: 2/5/2024, 09:47 ellyson - Il Re e la Regina di Coppe - Storie in Progress
CITAZIONE (Arwen68 @ 1/5/2024, 22:40) 
Letto il quarto capitolo! 3_3
Veramente originale la tua Anathema, Elly! E deliziosa la scena di Severus e Minerva che giocano a scacchi: deliziosa e divertente.
Una storia veramente godibile. <3

Grazie. <3 :]
Anathema é un po' pazzerella... ha quella stravaganza che per me deve assolutamente avere una divinatrice e il passato al circo la rende decisamente unica.
E non ha filtri... o, per lo meno, é così che sto cercando di rappresentarla.

Minerva é vecchia... é stanca... e vuole assolutamente che Severus sia "sistemato" prima che decida di lasciare del tutto Hogwarts.
Sistemato no vuol dire, per forza, con una donna, ma lo vuole sereno.
Ci sarà un capitolo più avanti con i pensieri di Minerva. Uno dei miei preferiti :shifty:
view post Posted: 1/5/2024, 16:25 Conversazioni con Severus - Giocando con Severus
Chiara non ti arrabbiare, so che lo fai tu di solito.

- Cosa devo fare?
- Entra in vasca.
- Non ci penso proprio.
- Se non lo fai ti spingo.
- Sono vestito... non oseresti.
- Per amore delle immagini questo e altro.
- Allontanati da me Strana Babbana!
- Oh siamo tornati ai vecchi soprannomi! Vieni qui Pipistrellone.
- Non provarci neppure!


Splash

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- Corri lontano.

view post Posted: 1/5/2024, 08:30 Le favole con Severus Piton - Giocando con Severus
Primo Maggio! Festa dei lavoratori!
Giorno perfetto per ascoltare una fiaba di Zia Elly.
Quindi venite ragazzi, ragazze, ragazz*, prendete posto, una copertina se da voi fa freddo e ascoltate la storia di questo mese


Il bel Piton addormentato nel bosco



PS: Sempre per la solita questione dello sbatti le immagini sono sotto spoiler e non firmate. Sempre create con IA.

Copertina



C'era una volta in un regno lontano lontano un Re e una Regina.
Il Re e la Regina desideravano moltissimo un figlio, ma, per quanto il loro desiderio fosse forte e il loro amore infinito, sembrava che nel loro futuro non ci fosse posto per un bambino.
Il Re e la Regina erano molto tristi per questo.



Finalmente il regno fu benedetto dall'arrivo di una graziosa bambina paffuta che chiamarono Piturora.
Il Re e la Regina decisero di fare una grande festa in onore della loro bambina, così che tutto il regno potesse salutare la principessa Piturora.
Furono invitate anche le fate del bosco incantato che diedero regali speciali alla piccolina.
Fauna le fece il dono della bellezza.



Flora le diede il dono del canto.



Quando si avvicinò al terza fata, Serenella, si udì un forte boato e fiamme nere e verdi apparvero nel centro del salone.
Dalle fiamme uscì la strega del bosco, Malefica, una donna crudele, arrabbiata perché non era stata inviata alla grande festa in onore della principessa.



La strega invidiosa della felicità dei sovrani lanciò una maledizione sulla piccola Piturora.
La giovane sarebbe cresciuta bella e buona, amata da tutti e felice, ma al compimento dei sedici anni si sarebbe punta il dito con un fuso e sarebbe morta.
Malefica sparì in una nube nera, la sua risata inquietante echeggiava ancora nel salone mentre la Regina piangeva tra le braccia del Re, disperata per la sorte della figlia tanto amata e desiderata.

Serenella, la più giovane delle tre fate, nonché l'unica non aver ancora dato il suo dono alla fanciulla, modificò la maledizione della strega cattiva.
Non poteva annullarla, Piturora si sarebbe punta ugualmente con il fuso, ma non sarebbe morta. Sarebbe caduta in un sonno profondo, fino al quando non avrebbe ricevuto il bacio del vero amore.



Il Re, tuttavia, non fu rincuorato dal dono della fata e ordinò che tutti i fusi del regno venissero bruciati. Poi chiese alle tre fatine di portare la figlia adorata nel bosco, di nasconderla fino ai suoi sedici anni e di crescerla con amore.
Le tre fate acconsentirono e portarono al bambina nel bosco crescendola come tre affabili zie.



Gli anni passarono velocemente e la giovane Piturora crebbe bella e dolce.
Passava le sue giornate nel bosco a raccogliere frutti e parlare con i suoi amici animaletti.



Un giorno passò da quelle parti il Principe Filippo, figlio del Re del regno vicino, vide la giovane Piturora cantare circondata agli amici del bosco e se ne innamorò perdutamente.



Anche la giovane lo vide e anche lei si innamorò immediatamente di lui, senza sapere che fin da quando era nata il Principe Filippo era destinato a sposarla per unire i due regni.
Arrivò presto il giorno del sedicesimo compleanno della giovane e le tre fate decisero di portare Piturora a casa, dove avrebbe potuto riabbracciare i genitori che la aspettavano da tanto tempo.
Con l'aiuto della magia le cucirono un bellissimo vestito rosa.



Col favore della notte portarono la principessina al castello.
Credendo di essere al sicuro, lasciarono la giovane in una stanza, per andare a chiamare i sovrani. Ma non avevano fatto i calcoli con la potente magia di Malefica che in questi anni non aveva mai smesso di pensare alla sua vendetta.
Non appena vide la giovane principessa era tornata a casa, con l'inganno la chiamò a se, verso una stanza nascosta del castello, dove era rimasto l'ultimo fuso del regno.
Incantata dalla potente magia, Piturora allungò la mano e su punse il dito.



Come previsto la giovane cadde in un sonno profondo e con lei tutto il regno.
La tre fatine disperate, adagiarono la loro protetta su un letto in attesa del vero amore.



Poi volarono verso il Filippo e lo avvisarono di quello che era successo.
Il Principe galoppò fino al castello di Malefica per costringerla a spezzare la maledizione e liberare la sua amata.
Ma la strega non aveva nessuna intenzione di ascoltare il Filippo e con la sua magia si trasformò in un orribile drago.



Le tre fatine donarono al giovane eroe uno scudo e una spada per combattere contro il mostro che voleva ucciderlo.
Fu una battaglia feroce e Filippo credette più di una volta di perire sotto le fauci della bestia, ma era guidato dal suo amore per la giovane e sconfisse il maledico drago.



Guidato da Fauna, Flora e Serenella, il Principe fino alla stanza dove la principessa giaceva addormenta.
Il giovane riconobbe al fanciulla che gli aveva rubato il cuore nel bosco si chinò e la baciò.



Piturora aprì gli occhi e riconobbe il giovane che aveva conosciuto nel bosco e di cui si era innamorata a prima vista.



Aiutata da Filippo incontrò i suoi genitori che la riabbracciarono felici di aver finalmente riavuto la loro bambina sana e salva.
Le nozze col Principe furono celebrate quella notte stessa.
Ballarono fino all'alba e vissero per sempre felici e contenti.



FINE


Ora mie care, miei cari e miei car* ho una brutta notizia per voi.
Bing, il programma di IA che mi permette di creare le immagini che tanto amate, ha deciso che non si può più usare il volto di Severus nella versione Alan.
Quindi questa storia, purtroppo, sarà l'ultima con le immagini di Severus/Alan.
Non ho conoscenze così approfondite per poter usare altri programmi più sofisticati (e a pagamento) e non ho intenzione di modificare ogni immagine aggiungendo il volto di Alan. Il gioco é iniziato con lo scopo di far ridere con immagini buffe, non che Zia Elly si metta a ritoccare immagini. Diventerebbe un lavoro impegnativo e non ho tempo nè, francamente, voglia.
Pertanto avviso fin da ora che la prossima storia (che sarà la Sirenetta) avrà un paio di immagini con Severus/Alan, le uniche che sono riuscita a fare prima che Bing ci abbandonasse, le altre saranno un Severus diverso.
Se non dovesse piacere sarà l'ultima storia che Zia Elly vi racconterà, almeno fino a quando non troverà il programma (o Bing rinsavisce) che creerà le immagini col Severus desiderato.
Se invece dovesse piacere comunque e riuscite ad andare oltre Severus/Alan allora il progetto andrà avanti.
<3 <3 <3

view post Posted: 29/4/2024, 19:49 ellyson - Il Re e la Regina di Coppe - Storie in Progress
CITAZIONE (chiara53 @ 29/4/2024, 20:02) 
È deliziosa. Ho letto. 💕💕

:] :] :] :] :] :*: :*: :*: :*:
view post Posted: 28/4/2024, 11:27 Cosa state ascoltando adesso? - Canzoni e Cantautori e Cantanti
Oggi vi offro due canzoni.

That's Life · Frank Sinatra 1966



That's life (that's life)
That's what all the people say
You're riding high in April, shot down in May
But I know I'm gonna change that tune
When I'm back on top, back on top in June
I said that's life (that's life)
And as funny as it may seem
Some people get their kicks
Stomping on a dream
But I don't let it, let it get me down
Cause this fine old world, it keeps spinnin' around
I've been a puppet, a pauper, a pirate, a poet
A pawn and a king
I've been up and down and over and out
And I know one thing
Each time I find myself
Flat on my face
I pick myself up and get
Back in the race
That's life (that's life)
I tell you, I can't deny it
I thought of quitting, baby
But my heart just ain't gonna buy it
And if I didn't think it was worth one single try
I'd jump right on a big bird and then I'd fly
I've been a puppet, a pauper, a pirate, a poet
A pawn and a king
I've been up and down and over and out
And I know one thing
Each time I find myself layin'
Flat on my face
I just pick myself up and get
Back in the race
That's life (that's life)
That's life and I can't deny it
Many times I thought of cutting out, but my heart won't buy it
But if there's nothing shaking, come this here July
I'm gonna roll myself up
In a big ball and die

TRADUZIONE
La vita è così
La vita è così (la vita è così), questo è quello che tutti dicono.
Tu stai andando forte ad aprile, abbattuto a maggio
ma so che cambierò quella melodia
quando tornerò in cima, tornerò in cima, a giugno.

Ho detto che la vita è così (la vita è così), e per quanto possa sembrare divertente,
alcuni trovano gusto calpestando un sogno
ma io non lo lascio, non lo lascio buttarmi giù
perché questo bel vecchio mondo continua a girare.

Sono stato un pupazzo, un povero, un pirata, un poeta, un pedone e un re.
Sono stato su e giù e oltre e fuori e so una cosa:
ogni volta che mi trovo piatto sulla mia faccia,
io mi rialzo e torno in gara.

La vita è così (la vita è così), ti dico non posso negarlo,
ho pensato di finirla, piccola, ma il mio cuore non lo ha comprato,
e, se non pensassi che valesse la pena di provare almeno una volta
io saltarei su un grosso uccello e poi volerei.

Sono stato un pupazzo, un povero, un pirata, un poeta, un pedone e un re.
Sono stato su e giù e oltre e fuori e so una cosa:
ogni volta che mi trovo piatto sulla mia faccia,
io mi rialzo e torno in gara.

La vita è così (la vita è così), la vita è così e non posso negarlo,
molte volte ho pensato di finirla ma il mio cuore non lo ha comprato
ma se non succede niente qui per questo luglio
mi rotolerò in una grande palla e morirò.


Kind Of A Woman · Nancy Sinatra - 1972



Kind Of A Woman
(originale)
Well, I’m a sweet smelling, truth telling, city dwelling kind of a woman
Looking for a slow walking, sweet talking, hungry kind of a man
Well I’m a wine drinking, fast thinking, eye winking kind of a woman,
justa lookin’for a cool headed, unwedded serious kind of a man
Well I’m no man’s lady if your no lady’s man, so come and get me baby…
If you can, hmm, If you can…
I’m an icebreaking, painstaking, marry making kind of a woman, yeah looking for
a big hearted, uncharted, vulnerable kind of a man.
yeah I am.
Well I’m an eyecatching, back scratching, doorlatching kind of a woman,
just a lookin’for a love craving, coolshaving, courious kind of a man
Well I’m no man’s lady if you no lady’s man, so come and get me baby,
if you can, oh yeah, if you can…
Well I don’t want a knight in armour who would be untrue or a rich old man who
needs love too no juvenile delinquent trying to learn what to do,
just need a good man to carry me through
I’m a hardbusted, long lusted, maladjusted kind of a woman
looking for a good lookin', slow cookin, powerful kind of a man
Said I’m a big eyed, soft eyed, qualified kind of a woman
Looking for a hard riding, time binding, animal kind of a man
Well I’m no man’s lady If your no lady’s man, so come and get me baby,
hmm if you can, oh yeah if you can
Come on!
If you can…

Traduzione

Bene, sono una donna dall'odore dolce, che dice la verità, che vive in città
Alla ricerca di un tipo di uomo che cammina lentamente, parla dolcemente e affamato
Be', sono una donna che beve vino, che penso velocemente, che ammicca come una donna,
Sto solo cercando un tipo di uomo serio e freddo, non sposato
Beh, io sono una donna di nessuno se sei un uomo di nessuna donna, quindi vieni a prendermi baby...
Se puoi, hmm, Se puoi...
Sono una rompighiaccio, scrupolosa, sposata che fa una specie di donna, sì, cerco
un tipo di uomo dal cuore grande, inesplorato e vulnerabile.
si lo sono.
Beh, io sono una donna accattivante, che graffia la schiena, chiude la porta,
solo alla ricerca di un tipo di uomo curioso, bramoso d'amore, rasato e curioso
Beh, io non sono la signora di nessuno se tu non sei l'uomo di una signora, quindi vieni a prendermi piccola,
se puoi, oh sì, se puoi...
Beh, non voglio un cavaliere in armatura che sarebbe falso o un vecchio ricco che
ha bisogno anche di amore nessun delinquente giovanile che cerca di imparare cosa fare,
ho solo bisogno di un brav'uomo che mi accompagni
Sono un tipo di donna dura, bramosa e disadattata
alla ricerca di un bell'aspetto, di una cottura lenta, di un tipo potente di uomo
Ho detto che sono un tipo di donna qualificata, dagli occhi teneri e dagli occhi grandi
Alla ricerca di un tipo di uomo duro, legato al tempo e animale
Beh, io sono la signora di nessuno Se sei un uomo di nessuna signora, quindi vieni a prendermi piccola,
hmm se puoi, oh sì se puoi
Dai!
Se potete…
view post Posted: 28/4/2024, 11:05 ellyson - Il Re e la Regina di Coppe - Storie in Progress
Capitolo 4


Era appoggiata alla cattedra con le braccia incrociate al petto.
La sua prima lezione.
Sesto anno: Corvonero e Tassorosso.
Sentiva un nodo all’altezza dello stomaco, un vago malessere mentre fissava la porta in attesa dell’entrata degli studenti.
Gli ultimi due giorni prima delle lezioni li aveva passati ripassando ogni punto del suo programma, cercando di pensare ad un discorso di apertura divertente, ma serio nello stesso tempo. Voleva mostrarsi affidabile, amica, ma anche severa all’occorrenza.
La professoressa McGranitt era stata molto gentile a consigliarla su come presentarsi ai ragazzi; Severus, d’altro canto, era stato del tutto inutile con le sue ferree idee di non essere all’occorrenza un’amica per gli studenti, ma qualcuno di cui avere timore.
Non credeva che tutti gli studenti avessero paura di lui: era certa che per la Casa di Serpeverde lui fosse una guida severa, ma giusta e che la porta del suo ufficio fosse sempre aperta per qualsiasi domanda.
Trattenne un sospiro, ricordando la mezza visione avuta quella sera di ritorno dalla Torre di Astronomia.
Severus non aveva più tirato fuori l’argomento e lei aveva fatto finta di dimenticarla per colpa della tequila, ma lei la ricordava molto bene.
Era come impressa a fuoco sotto la pelle.
Se si concentrava, poteva ancora sentirsi stringere in quel ballo lento, sotto i fuochi colorati o lo sguardo che aveva, prima di provare a baciarla.
Perché Severus avrebbe dovuto baciarla? Perché lei lo respingeva?
Si stropicciò la faccia con le mani, reprimendo un gemito frustrato.
Il suo dono spesso si rivelava una vera fregatura troppe variabili, troppe domande e mai nessuna vera risposta. O meglio, nessuna risposta quando serviva, quando arrivavano era sempre troppo tardi.
Perché con la vita degli altri le previsioni sembravano più facili?
La campanella suonò, distraendola da Severus, dai balli, dai fuochi colorati e dai baci non ricambiati.
Una ventina di studenti entrarono timorosi in aula guardandosi attorno: di certo la disposizione dell’aula era ben diversa da quella della precedente insegnante.
- Qui non c’è puzza di tè. – notò una ragazzina con la divisa di Tassorosso, capelli ramati e una spruzzata di lentiggini sul naso.
- Neppure quello degli incensi. – valutò un ragazzino di Corvonero con ricchi capelli neri e la pelle scura.
- Non si muore di caldo. – finì una sua compagna dai cortissimi capelli biondi.
Anathema sorrise e allargò le braccia.
- Benvenuti ragazzi! Accomodatevi, - disse indicando le sedie – forza. Abbiamo tante cose di cui discutere in questa prima lezione.
Conosceva bene il lavoro della Cooman, aveva letto il suo programma e la valutazione che aveva fatto degli studenti prima della pensione.
Non era sua abitudine giudicare gli altri, ma sapeva che i ragazzi che aveva di fronte avevano una conoscenza della materia molto superficiale, dozzinale e basata su interpretazioni frammentarie.
Ci sarebbe stato molto lavoro da fare, ma prima avrebbe dovuto parlare con loro e fissare incontri individuali per capire le loro potenzialità.
I ragazzi presero posto in silenzio, lanciandole occhiate curiose e guardandosi attorno.
Prese la bacchetta che aveva appoggiato sulla cattedra e la agitò: il gessetto iniziò a scrivere alla lavagna alle sue spalle.
- Sono la professoressa Anathema Shipton.
- Anathema? – fece eco una ragazzina con lunghi capelli color platino e lo sguardo tagliente – Ovvero si chiama Maledizione?
Non era la prima volta che sentiva quella domanda e sapeva non sarebbe stata l’ultima.
Sorrise, come faceva sempre quando qualcuno le faceva notare il significato del suo nome.
- Esatto. – confermò – Il suo invece?
La ragazzina alzò il mento con sufficienza.
- Regina Schroede. – lo pronunciò come se il suo nome fosse abbastanza per aprire tutte le porte del mondo magico, e forse era davvero così per lei.
Ma non si sarebbe fatta raggirare da un nome altisonante.
- Bene signorina Schroede. – disse allungando la mano verso una pila di fogli che aveva sulla scrivania, proprio accanto alla bacchetta e alla piuma d’oca – La professoressa Cooman mi ha lasciato un resoconto dettagliato su tutti voi. – con la coda dell’occhio vide molti studenti muoversi a disagio sulle sedie – Se non ricordo male il suo nome… - sfogliò i fogli velocemente fino a quando non trovò quello della ragazza – eccolo qui. Sì, il suo nome è tra quelli che la professoressa riteneva più preparati nella materia.
La ragazzina gongolò con un sorriso freddo.
- Ci sono molti famosi veggenti nel mio albero genealogico.
- Lo immagino, ma deve sapere, - si mosse per la classe con i fogli ben stretti in mano – anzi tutti dovete sapere che io non sono la professoressa Cooman e pretendo che i miei studenti siano davvero portati per la divinazione. Non mi accontenterò di profezie fasulle su un foglio di carta e non basta essere preparati… dovrete essere predisposti alla Divinazione. – tornò a guardare la studentessa che deglutì incrociando sul suo sguardo – Nei prossimi giorni avrete un colloquio individuale con me. Se vedrò in voi la scintilla che cerco potrete seguire il corso. Altrimenti sarete costretti a scegliere un’altra materia per i M.A.G.O. del prossimo anno.
Si levarono dei mormorii di disapprovazione.
- Bene! - sorrise di nuovo rimettendo i fogli sulla scrivania – Avevate dei compiti delle vacanze. Voglio i rotoli sui vostri banchi. Sarà un buon punto di partenza per conoscervi meglio. Ed ora salutate Jim.
I ragazzi si guardarono intorno spaesati.
Si avvicinò al grammofono che aveva portato dalla sua camera e gli diede un lieve pacca sulla base.
- Lui è Jim e vi farà ascoltare un sacco di vecchia musica.

* * * *



Era quasi la fine di quella lunga giornata, di quella lunga settimana, di quel lungo, lunghissimo mese.
Aveva concluso i colloqui individuali in tempi record. Alcuni non l’avevano presa bene – l’irritante signorina Regina Schroede solo la settimana prima, per esempio – altri avevano solo alzato le spalle sbuffando per aver perso il corso più facile di tutti.
Gli studenti rimasti avevano capito ben presto che il corso di Divinazione non sarebbe stato lo stesso di prima.
Aveva iniziato con lunghe sessioni di meditazione, insegnando ai ragazzi che per ascoltare il proprio dono bisognava estraniarsi dal mondo, anche quando attorno a te sta per crollare tutto.
Non era raro trovare i ragazzi seduti a terra, gambe incrociate e occhi chiusi mentre in sottofondo Jim il Grammofono suonava vecchie canzoni e lei camminava tra di loro cercando di distrarli.
Quella sera stava finendo di correggere gli ultimi compiti.
Era stato un compito a sorpresa che aveva creato qualche scompiglio, ma i ragazzi se la stavano cavando bene.
Appoggiò la piuma d’oca sul tavolo e si stropicciò gli occhi stanchi. La luce fioca delle lampade non aiutava: c’erano delle sere che si buttava a letto con un mal di testa lancinante.
Ma voleva essere all’altezza, Severus aveva creduto in lei e voleva dimostragli che aveva fatto la scelta giusta. Stranamente la vita da insegnante non le dispiaceva come aveva temuto.
Non le mancava Londra o quel buco di negozio che aveva a Diagon Alley, teneva ancora qualche consulenza; alcune clienti le mandavano lettere e lei si presentava nel fine settimana armata di parrucca e turbante per leggere carte e sfere di cristallo.
La totale assenza della mancanza di Londra era il chiaro segnale che quella vecchia vita non era per lei.
Le mancava la sua famiglia del circo. Era stata con l’ultima compagnia per dieci anni, aveva visto amori sbocciare, bambini crescere e loro l’avevano vista nei suoi momenti migliori e, soprattutto, in quelli peggiori.
Sospirò chiudendo gli occhi… i peggiori non li voleva ricordare.
Il grammofono iniziò a suonare Frank Sinatra.
- Non sei d’aiuto Jim, - gemette aprendo gli occhi – stasera il vecchio Frank non va bene.
Lo strumento optò per la figlia Nancy.
- Siamo nostalgici. – valutò con un mezzo sorrise triste, si alzò, si avvicinò al grammofono e gli accarezzò il legno della base – Mancano anche me.
Gli diede un’altra affettuosa pacca sul legno, quindi si voltò verso la scrivania.
Un miagolio.
Corrugò la fronte credendo di averlo sognato, forse era veramente troppo stanca.
Un altro miagolio.
Si voltò incuriosita trovandosi un gatto seduto su un banco.
Sembrava che la stesse fissando.
- E tu da dove arrivi?
L’animale miagolo in risposta.
La professoressa si avvicinò e allungò la mano per accarezzarlo. Il gatto si lasciò grattare la testa.
- Sei l’animale di uno studente? Ti sei perso?
Si affacciò alla porta per vedere se qualcuno lo stesse cercando, ma non si vedeva e non si sentiva nessuno.
Il gatto miagolò di nuovo, come se le stesse chiamando.
- Mi vuoi fare compagnia? - domandò – Va bene.
Lo prese in braccio e tornò alla sedia, si sedette e mise il gatto sulle gambe. Il felino si accoccolò e appoggiò la testolina sulle zampette.
Anathema gli diede una lunga carezza ricevendo in cambio delle sonore fusa.
- Saprai tornare dal tuo padrone. – mormorò prima di tornare al lavoro.

* * * *



Il pedone nero si mosse lentamente terminando la corsa in paio di caselle avanti.
- Torre in A-5.
La torre bianca di spostò in avanti senza fare rumore.
Il mago corrugò la fronte ragionando sulla prossima mossa.
Poteva sacrificare un pedone e provare un attacco frontale con l’alfiere.
Probabilmente il suo avversario ci aveva già pensato.
- Ragioni troppo. – lo rimproverò la strega seduta davanti.
- Vaglio ogni possibilità.
La sentì sbuffare contrariata e tirò le labbra in un sorriso sottile.
Fanny, dal suo trespolo, sonnecchiava, la testa nascosta sotto una grande ala.
Le lanciò uno sguardo contrariato, per quanto si sforzasse di cacciarla via quel maledetto pennuto non sembrava volerlo ascoltare.
Se ne andava solo quando sentiva di essere vicino alla fine; moriva e rinasceva da qualche parte per poi tornare ad Hogwarts.
Tornò a guardare la scacchiera.
- Terzo pedone a sinistra, F-6.
Il pezzo si mosse.
- Cavallo in F-6.
Il cavallo si avvicinò al pedone e lo distrusse in un colpo solo.
Severus prese i pezzi e li adagiò sulla scrivania.
- Da quando sei così impulsiva a giocare a scacchi?
- Sono vecchia, Severus. Gradirei non morire su questa sedia mentre aspetto che tu faccia la prossima mossa.
Silente ridacchiò alle sue spalle.
- Se ti annoi tanto perché accetti di giocare con me, Minerva?
- Vorresti giocare a whist con Vitius e Pomona?
- Ho l’aria di uno che gioca a whist? Torre in H-5.
La Vicepreside raccolse i pezzi dell’alfiere che la torre aveva distrutto.
- Secondo pedone a destra, B-3.
- Alfiere in…
Un forte rumore interruppe la quiete di quel tardo mattino.
Le temperature erano insolitamente miti, le finestre dell’ufficio erano aperte e arrivava ogni rumore forte proveniente dal parco.
Il suono arrivò di nuovo, questa volta più forte.
Un paio di pedoni si smontarono da soli per lo spavento. Fanny tirò fuori la testa dall’ala.
Lui si alzò velocemente dalla sedia e si affacciò alla finestra. Minerva lo seguì immediatamente, nonostante l’età, due guerre e un ginocchio ormai quasi fuori uso che la costringeva a camminare nelle giornate di pioggia con un bastone, dimostrando un’agilità degna del gatto in cui si trasformava.
Non fu difficile trovare la fonte del rumore: anche se distante, notò la classe di Divinazione del quinto anno di Serpeverde e Grifondoro, seduti nell’erba in fase di meditazione. Anathema camminava tra di loro tenendo in mano due grossi piatti da orchestra presi chissà dove, li faceva sbattere cercando di valutare il livello di concentrazione dei ragazzi. Da quella distanza non poteva esserne certo, ma gli sembrò che nessuno fosse disturbato dal suono fastidioso.
- Ho sentito dire che chiama il grammofono Jim. – disse Minerva, come lui stava fissando Anathema e la sua strana lezione di meditazione in giardino – Le hai detto delle lettere dei genitori?
Annuì tristemente ripensando alle lettere arrivate nelle settimane precedenti: alcuni genitori non avevano gradito l’estromissione del figlio dal corso.
- Non era sorpresa. – le spiegò osservando Juju mentre improvvisava un ballo sempre allo scopo di distrarre gli studenti – Credo che se lo aspettasse… oppure…- fece un vago cenno con la mano – l’avrà letto da qualche parte.
Minerva rise.
- È brava. – disse – Sai che la moglie del mio terzo nipote è incinta, vero? – lui annuì – La gravidanza non è iniziata sotto una buona stella. Anathema mi ha detto di non preoccuparmi e che la mia famiglia sarà benedetta da un'altra leonessa.
- Un momento… - disse fissando la donna – hai chiesto ad Anathema una lettura di carte?
- Ovviamente no! – rispose l’altra – Sai che non credo a queste cose! È venuta lei questa mattina a dirmelo, senza che io le avessi accennato nulla. Dopo colazione è arrivato un gufo da mio nipote che mi confermava che la visita era andata bene, il problema era rientrato e che avrebbero avuto una femmina.
- Sono felice per te, Minerva. Juju ha precisato leonessa?
Nel momento esatto in cui si rese conto di quello che aveva detto avrebbe solo voluto sprofondare sottoterra a fare compagnia ad Albus.
- Juju? - fece eco la strega stringendo le labbra per camuffare un sorriso – Non era il soprannome che le avevi dato quando eravate ragazzi?
- Mi è… scappato… - borbottò fissando Anathema che stava… imitando una gallina?
Scosse il capo, ma non si voltò a guardare Minerva.
- Bene, - continuò la donna dandogli una pacca sulla spalla prima di allontanarsi dalla finestra – posso ancora sperare.
Restò fermò a fissare la donna dalla finestra, la lezione era finita ed ora i ragazzi ridevano per via di tutti i modi in cui Anathema aveva provato a distrarli.
Non ne era certo, ma gli sembrava di sentire la sua risata da lì.
- Sperare in cosa, Minerva?
- Forse riesco a vederti felice prima di raggiungere Albus.

Immagini legate al capitolo 4


Regina Schroede



Jim! Adoro Jim! Sì, é un grammofono, ma é speciale!



Il gatto che Anathema si ritrova in aula




Minerva in presidenza che gioca a scacchi con Severus.
Sì, non é la Minerva dei film, ma Bing non collabora, quindi chiudiamo un occhio. E' quella che più si avvicina.

view post Posted: 28/4/2024, 10:57 ellyson - Il Re e la Regina di Coppe - Storie in Progress
CITAZIONE (chiara53 @ 21/4/2024, 14:49) 
Letto. Letto subito...

:*:

CITAZIONE (Arwen68 @ 21/4/2024, 16:44) 
Letti tutti d'un fiato secondo e terzo capitolo!
Che dire? Anathema mi piace, mi piace molto questa strega diversa dal solito cliché della bella impossibile. E mi piace come si sviluppa il rapporto tra lei e Severus.

Grazie. <3
Volevo una protagonista "culona" come me. :XD: :XD: :XD: :XD: :XD:


CITAZIONE
Mentre leggevo mi sembrava di vedere una di quelle briose, frizzanti, ma anche un poco malinconiche, commedie in cui i due protagonisti cominciano come amici e finiscono marito e moglie dopo tante peripezie. E briosa, frizzante e un po' malinconica e' la tua Anathema. Severus al momento e' malinconico.😜

E' esattamente quella l'idea di base.
Una storia allegra e briosa, sì qualche lacrimuccia e un po' di dolore qua e là, ma nulla di impossibile o troppo doloroso da superare.
Se Severus non ha quella punta di malinconia non sarebbe Severus.. :lol:


CITAZIONE
Deliziose le immagini allegate alla storia.

Grazie mille. Mi piace l'idea delle immagini, aiuta ad immaginare la storia.
Adesso Bing mi aiuta meno, ma me lo faccio andare bene lo stesso.
view post Posted: 21/4/2024, 11:33 ellyson - Il Re e la Regina di Coppe - Storie in Progress
Capitolo 3

Era ufficialmente un’insegnante.
Non che prima non lo fosse, ma sentire Severus – il Preside Piton – annunciarlo in Sala Grande al banchetto di apertura della scuola era come se rendesse tutto più reale.
La sua aula era pronta, il suo programma era pronto, mancavano solo gli studenti.
Certo c’era ancora quella visione nella sfera che la tormentava, ma aveva deciso di non darle un significato, se prima non avesse avuto un quadro generale completo.
Saltare subito alle conclusioni non era mai una scelta saggia nella divinazione.
Si concentrò sul banchetto: la sua parte preferita del primo giorno di scuola.
Aveva assistito allo smistamento con un misto di ansia e gioia.
Ricordava ancora il suo: impacciata undicenne paffutella che saliva intimorita gli scalini fino al Cappello Parlante.
C’erano voluti pochi istanti prima che urlasse la sua Casa per i futuri sette anni.
Aveva tirato un sospiro di sollievo quando era stata smistata a Corvonero; sua madre le aveva detto che, se fosse finita tra gli sgobboni di Tassorosso, poteva anche non tornare mai a casa.
Non aveva mai scoperto perché provasse così tanto astio verso la casa di Tosca, dato che lei per prima era stata una Tassorosso.
Restava una soddisfazione solo sua; sua madre, scoperta la Casa, le aveva scritto dicendole che il Cappello si era sbagliato: quella maledizione che chiamava figlia non poteva essere così intelligente.
Esatte parole sue.
Quando aveva scoperto la sua predisposizione per la divinazione era stato ancora peggio.
Una predisposizione inutile, che avrebbe portato solo ad un fallimento dietro l’altro.
Altra lettera della dolce mammina.
L’apice l’aveva toccato quando si era rifiutata di usare il suo dono per aiutarla col gioco d’azzardo.
I contatti li aveva quasi del tutto persi quando era scappata con la prima compagnia circense che aveva trovato.
Restava, comunque, sua madre e quando riusciva a contattarla per avere dei soldi, lei glieli faceva recapitare.
Non riusciva ad odiarla fino in fondo, aveva sempre desiderato un qualche tipo di rapporto normale con lei.
- Mi passi quel vassoio, cara?
Si destò dai ricordi. Minerva la fissava e indicava il vassoio di purè con un dito.
- Certo, scusi Professoressa.
La strega si versò un cucchiaio di purè e le ripassò il piatto per poterlo rimettere a posto.
- Te l’ho già detto, - le disse con un sorriso materno. Era invecchiata molto dall’ultima volta che l’aveva vista, eppure il suo sguardo restava lo stesso – puoi chiamarmi Minerva.
- Non ne sarei capace. – rispose versandosi del succo di zucca – Lei resta la professoressa McGranitt. Questo non cambierà.
- Il primo smistamento è il più emozionante. Fa ricordare il proprio. Hai bei ricordi del tuo, cara?
- Sì. – mentì concentrando l’attenzione sul piatto – Molto.
- Te l’hanno mai detto che sei una pessima bugiarda?
Alzò la testa di scatto guardando l’anziana insegnante, aprì la bocca per ribattere che non stava mentendo, che ricordava davvero con gioia il suo smistamento, ma desistette.
Sospirò e fece un lieve sorriso lanciando un’occhiata furtiva al Preside tre sedie più in là che mangiava con calma.
- Sì, me l’hanno già detto.

* * * *



Tagliava la carne nel piatto con poco appetito, fissava i fagiolini abbandonati lì accanto indeciso se finirli o lasciarli nel piatto.
Il primo banchetto era sempre una festa, per tutti. Studenti e professori.
Eppure, non riusciva a distogliere l’attenzione da chi era seduta a qualche sedia accanto a lui.
Tre sedie alla sua sinistra, la stessa occupata per anni da Sibilla ed ora occupata dalla nuova professoressa di Divinazione.
Annunciarla davanti a tutti, pronunciare il suo nome ad alta voce era stato… soddisfacente… non capiva neppure lui bene il perché.
In quelle settimane, soli nel castello – Gazza, depresso, escluso – avevano passato del tempo insieme.
Poi era arrivata Minerva e sembrava aver deciso di rapire Anathema fino al bacchetto di inizio anno. Parlavano in continuazione. La vecchia collega sembrava particolarmente interessata alla nuova professoressa; lei che aveva sempre disprezzato Divinazione come materia.
Invece ora le faceva un sacco di domande su quello che avrebbe insegnato e sulla sua vita al circo.
Lui era rimasto a guardare, spesso da lontano, infastidito, come se Minerva gli avesse rubato il tempo con Anathema.
Era ridicolo.
Ora, però, vedeva la strega silenziosa, incupita, come se non fosse con loro in quel momento.
Si domandò se stesse avendo una visione o se ci fosse altro a distrarla. Minerva aveva provato a parlarle, ma non sembrava avesse avuto molta fortuna.
La osservò mangiare con poco entusiasmo una porzione di tacchino farcito, senza alzare gli occhi dal piatto. Aveva allungato una mano, bloccando il bicchiere di Filius che sarebbe caduto da un momento all’altro.
Tornò a concentrarsi sul piatto e finì la sua cena.
Alla fine del banchetto gli studenti si alzarono tutti insieme in una cacofonia di vocette stridule, passi pesanti e fantasmi che accompagnavano il loro cammino verso le Sale Comuni.
Come da prassi, usciti i ragazzi, i professori passarono ancora qualche minuto per confrontarsi su nuovi arrivati; una prima impressione a caldo prima di incontrali in aula.
Anathema stava in silenzio, con lo sguardo fisso dentro il bicchiere, come se cercasse una risposta ad una domanda nella sua testa.
- Anathema…- la chiamò. La sua voce sovrastò quella di tutti – quali sono le tue impressioni?
La veggente restò ferma, come se non lo avesse sentito. Fissava l’interno del calice facendo ruotare la bevanda al suo interno.
- Anathema?
Le sollevò il capo e si voltò a guardarlo, mettendolo a fuoco in un secondo momento.
Sorrise, ma non era il solito sorriso che aveva avuto nei giorni precedenti, non era il sorriso radioso che le illuminava lo sguardo. Era un sorriso di circostanza che si fermava alle labbra.
- È stato… interessante vedere lo smistamento dalla parte di un professore. – rispose fingendosi entusiasta – Non posso credere che un tempo ero proprio come quei ragazzini.
- Hai già qualche intuizione legata alla tua materia? La tua aula sarà piena di giovani menti pronte ad essere esaminate?
La vide sussultare e irrigidire le spalle.
- Oh… i ragazzi erano troppi… tutti insieme. – spiegò frettolosamente – Immagini confuse che non portano a nulla di concreto. Le darò le mie impressioni più dettagliate dopo le prime lezioni. Non si preoccupi, Preside Piton, -la voce era diventata fredda all’improvviso, usando una formalità che tra di loro non c’era mai stata - la mia aula sarà presto piena di giovani promesse della divinazione.
Gli sembrò arrabbiata e si domandò cosa avesse fatto per farla adirare.
Quella donna lo confondeva.
Restò ancora a parlare in Sala Grande, legato al suo ruolo di Preside.
Quando riuscì a liberarsi si guardò attorno, ma Anathema era sparita.
Poteva bussare alla sua camera, ma avrebbe significato ammettere di aver fatto qualcosa per farla arrabbiare, ed era fuori questione.
Aveva fatto solo una domanda.
Si diresse alla sua stanza; aveva abbandonato i sotterranei durante la guerra occupando la stanza che un tempo era stata di Silente. Proprio accanto alla Presidenza.
Entrò, usando l’entrata diretta dell’ufficio circolare, e lasciò il mantello appeso su uno degli appendiabiti a muro.
Prese un libro dalla libreria e tornò nell’ufficio per leggere.
Si posizionò sul piccolo divanetto nascosto in quella specie di soppalco dove c’era la biblioteca personale del Preside. Tomi vecchi di secoli che passavano da Preside a Preside.
Alcuni erano diari scritti direttamente dai fondatori.
Fanny volò fino a lui, si piazzò sull’altra metà del divano e si appollaiò sul cuscino.
La guardò indeciso se riprenderla o meno. Sapeva, comunque, che qualsiasi cosa avrebbe detto alla creatura non si sarebbe mossa da lì.
Animale testardo.
Aveva chiesto a Silente se fosse qualcosa che faceva abitualmente anche con lui, ma era stato categorico nel dirgli che Fanny era sempre stata solitaria, a differenza sua che era sempre circondato da persone o, per lo meno, da Minerva.
Sospirò e accarezzò la testa della fenice, come se fosse un gatto.
- Non mi sento solo. – cercò di tranquillizzarla – Puoi tornare sul tuo trespolo. Ti ho messo del mangime.
Come aveva immaginato la creatura non si mosse.
Aprì il librò e lesse qualche pagina. Sospirò rendendosi conto che non aveva davvero letto quella pagina, ma solo scorso le parole senza capirne il senso nonostante fosse un libro che aveva già letto. Liberò la mente, ci provò almeno e tornò a leggere; dopo qualche minuto chiuse il tomo con un colpo deciso.
Questa volta Fanny alzò la testa per guardalo.
- Non riesco a concentrami. – le spiegò – Voglio capire perché si è arrabbiata.
La creatura emise un basso fischio.
- Sto parlando di Anathema. – si alzò dal divanetto e abbandonò il libro – Perché, poi, lo sto dicendo a te?
Uscì dalla presidenza e si diresse con passo deciso al quinto piano.
Arrivato davanti alla porta della stanza della strega restò fermò, indeciso su cosa fare.
Era sera tardi, l’avrebbe svegliata e poi cosa avrebbe detto? Cosa avrebbe fatto?
- Salazar è assurdo! – sbottò passandosi una mano tra i lunghi capelli neri.
Lasciò perdere, ma ormai era del tutto sveglio: decise di fare un giro di ronda del castello.
Camminò per i corridoi in penombra e deserti, svegliando alcuni personaggi dei quadri con la luce della bacchetta. Ignorò ogni protesta e anche Pix che galleggiava pigramente vicino alla statua della strega orba.
Arrivato alla porta che dava alla Torre di Astronomia si bloccò: era aperta.
Nessuno saliva su quella Torre senza l’autorizzazione sua o della professoressa di Astronomia.
Intenzionato a punire i trasgressori salì silenziosamente gli scalini che portavano in cima.
Ripercorse il giorno in cui aveva salito quegli stessi gradini con intenzioni ben diverse.
Gli era impossibile non collegare quella scala con quella notte: per quanti anni fossero passati, ogni volta che arrivava in cima – e ci andava più spesso di quanto volesse ammetterlo - si aspettava di vedere Silente in piedi ad attenderlo.
Ad attendere il suo assassino.
Ma non c’era mai.
C’era sempre e solo lui, il vento che soffiava e i sensi di colpa che non se ne andavano mai del tutto.
Si bloccò all’entrata: questa volta c’era qualcuno sulla torre.
Non un fantasma dalla lunga barba bianca e gli occhi ceruli, ma una strega che conosceva bene. Seduta su una sedia da campeggio pieghevole, un’altra vuota accanto.
Una brocca e due bicchieri appoggiati sul pavimento.
Indossava ancora i vestiti che aveva durante il bacchetto, nulla di insolito, ma una normale veste da strega blu notte con ricami argento che mettevano in risalto le curve, come tutto quello che indossava.
Forse era solo lui che lo notava.
Sulle gambe aveva una coperta di lana gialla.
- Juju.
Il soprannome gli era scivolato dalle labbra senza volerlo.
Lei si voltò. Questa volta il sorriso le illuminava anche agli occhi e tutto gli sembrò tornare al suo posto.
- Allora sei tu. – mormorò la strega.
- Aspettavi qualcun’altro?
Chi altri poteva aspettare sulla Torre di Astronomia?
- Sapevo che sarebbe arrivato qualcuno. – precisò – Ma non sapevo chi.
Si sedette sulla sedia accanto, Anathema aprì di più la coperta e la posizionò sulle sue gambe.
- Fa freddo.
Si allungò per prendere la brocca dal pavimento di pietra e un bicchiere.
- Non è limonata, vero?
- Margarita di mezzanotte. – iniziò a versare il liquido giallo nel bicchiere – Succo di lime. Triple Sec. Tequila. – gli offrì il drink – Probabilmente ho esagerato con la tequila.
Prese il bicchiere e ci guardò dentro indeciso se berlo o no: non si negava un buon bicchiere di vino o di liquore, ma non aveva mai bevuto nulla del genere. Gli sembrava quel genere di drink che i Babbani bevevano in bicchieri dalle forme strane, con ombrellini di carta colorata o spicchi di frutta incastrati nel bordo.
Anathema riempì l’altro bicchiere e li fece tintinnare, quindi bevve un lungo sorso senza aspettarlo.
La osservò con fin troppo interesse.
La strega appoggiò la testa all’indietro e chiuse gli occhi.
- Ci voleva. – gli disse rilassata.
Si decise a bere il margarita.
Trattene una smorfia: decisamente troppa tequila.
Era quasi sicuro che determinati drink dovessero essere equilibrati nel gusto; lui sentiva solo tequila con un retrogusto di lime.
Non disse nulla, comunque. Il suo stomaco si scaldò immediatamente e il calore si stava propagando per tutto il corpo.
Bevve un altro sorso.
Piccolo. Non voleva esagerare.
- Vuoi ubriacarti già il primo giorno di scuola?
Lei rise.
- Il margarita di mezzanotte è una tradizione. – gli spiegò - Si beve sempre prima di una grande tournée. È di buon auspicio.
- È una tradizione circense? – domandò curioso bevendo un altro sorso questa volta un pochino – solo un pochino – più lungo.
- No, – rispose lei aprendo gli occhi e voltandosi per guardarlo – di Madame Juju.
Fecero tintinnare di nuovo i bicchieri.
Bevvero.
- Sei nervosa?
- Una volta ho provato a lanciare i coltelli su una piattaforma girevole. Avevo messo un manichino per esercitarmi. L’ho decapitato al primo lancio.
La fissò cercando di capire il nesso.
- Mi sento come quel manichino. – precisò Anathema con un sussurro, come se qualcuno al di fuori di lui potesse udirla – E gli studenti… tutti quelli in Sala Grande questa sera, - continuò puntando un pollice alle spalle - hanno un coltello puntato su di me.
Lei bevve di nuovo, il suo bicchiere si era già svuotato.
- Andrà bene. – tentò di rassicurarla bevendo un sorso. Il sapore forte della tequila non lo disturbava più e iniziava a sentire caldo ovunque – Te la caverai.
Lei fece una smorfia, versandosi il secondo bicchiere.
- C’è quella stupida visione… - gemette – ho deciso di non pensarci, ma continuo a farlo.
- Quale visione?
Gli raccontò quello che aveva visto nella sfera di cristallo qualche giorno prima. Nonostante continuasse a dirgli che poteva non significare nulla, vedeva che nel profondo era qualcosa che la spaventava. Ora capiva perché in Sala Grande si era messa sulla difensiva all’improvviso.
I bicchieri venivano riempiti in fretta e altrettanto in fretta svuotati, ma la caraffa sembrava non finire mai.
Tentò di tranquillizzarla. Ci provò almeno, al quarto – forse il quinto o il sesto aveva perso il conto - bicchiere non era del tutto certo di quello che stava dicendo.
Sentiva la testa leggera, il corpo caldo.
- I ragazzini sono terribili… - biascicò facendo ruotare il drink nel bicchiere – non farti vedere debole o ti schiacceranno.
- Se stai cercando di rassicurarmi, - farfugliò lei posandogli una mano sul braccio – stai facendo un pessimo lavoro.
- Sono onesto.
- È fastidiosamente… - gli puntò un dito corrugando la fronte cercando la parola giusta – fastidioso.
Il pozionista finì di bere e guardò la caraffa: vuota.
- Siamo brilli. Molto brilli.
Anche lei guardò la caraffa con uno sguardo vagamente deluso.
- Temo di sì.
Si alzarono constatando di avere entrambi le gambe molli, ma lui riusciva a stare dritto senza troppi problemi; Anathema aveva decisamente bisogno di sorreggersi a lui per arrivare alle sue stanze.
- Meno tequila. – borbottava mentre faceva sparire le sedie da campeggio con gesti impacciati della bacchetta – Decisamente meno tequila.
Si mise la coperta gialla sulle spalle come se fosse un mantello e alzò la testa.
Quella notte il cielo era limpido, era ancora una di quelle notti dove si potevano vedere gli astri senza difficoltà. Presto sarebbe arrivato l’autunno e le nubi avrebbero coperto molte notti fredde.
- Credi nell’aldilà, Severus?
Era una domanda strana, non era certo di avere una risposta da sobrio, figuriamoci ora.
- Non saprei. – rispose sinceramente – Tecnicamente sono morto qualche minuto in quella stamberga puzzolente, ma non ricordo né cori angelici né odore di zolfo. Forse lassù… laggiù… da qualche parte… stanno ancora litigando per capire dove dovrei finire una volta morto. Veramente morto. – precisò dopo un attimo di esitazione - Quindi non lo so.
- Mi piace pensare che da morti andiamo sulle stelle ad osservare la vita delle persone che abbiamo lasciato indietro. – puntò il dito in alto – Lassù, da qualche parte, c’è mia madre… - ghignò - che ride e scommette sul mio fallimento.
Si sentì investire da un’ondata di tristezza, si avvicinò e le mise una mano sulla spalla.
- Non fallirai, Anathema.
- Puoi chiamarmi Juju. Mi piace.
Scesero la scala a chiocciola un gradino alla volta, reggendosi l’un l’altro, Anathema ridacchiava come un’adolescente, lui tentava di essere serio per entrambi… e di camminare dritto per entrambi.
- Noi due balleremo… - mugugnò all’improvviso a pochi passi dalla porta dei suoi alloggi, con lo sguardo leggermente velato dall’alcool, avvolta da una coperta di lana gialla, mentre si reggeva a lui tenendolo per la vita con un braccio – saremo abbracciati… sotto un cielo di stelle colorate. – socchiuse gli occhi cercando di mettere a fuoco un’immagine che poteva vedere solo lei – Credo che proverai a baciarmi… ma ti respingerò.
- La storia della mia vita. - borbottò per nulla lucido, concentrato solo a mettere un piede davanti l’altro – Sei ubriaca, Juju.
- Sì, - ammise portando una mano alla testa facendo una smorfia – decisamente ho messo troppa tequila.
La salutò con un lieve cenno del capo e tornò a passo lento verso la sua stanza.
L’alcool gli offuscava i pensieri, ma riuscì ad arrivare in camera, cambiarsi per la notte – ma non ricordava dove avesse messo i vestiti – e infilarsi sotto le lenzuola.
La testa iniziava a pesare, sulle labbra il sapore della tequila, sul corpo ancora il suo calore mentre lo abbracciava.


Immagi legate al capitolo 3

Anathema sulla Torre di Astronima a bere margarita




Anathema che guarda le stelle con la sua coperta gialla sulle spalle. (si é meno... formosa di quello che dovrebbe essere, ma la IA fa fatica a capire il temine cury, o qualsiasi suo sinonimo. :lol: )

view post Posted: 20/4/2024, 20:39 Cosa state ascoltando adesso? - Canzoni e Cantautori e Cantanti
Continuiamo sulla via delle vecchie canzoni.

Elvis Presley - (You're The) Devil in Disguise - 1963




Testo
You look like an angel (look like an angel)
Walk like an angel (walk like an angel)
Talk like an angel
But I got wise
You're the devil in disguise
Oh, yes, you are, devil in disguise
You fooled me with your kisses
You cheated and you schemed
Heaven knows how you lied to me
You're not the way you seemed
You look like an angel (look like an angel)
Walk like an angel (walk like an angel)
Talk like an angel
But I got wise
You're the devil in disguise
Oh, yes, you are, devil in disguise
I thought that I was in heaven
But I was sure surprised
Heaven help me, I didn't see
The devil in your eyes
You look like an angel (look like an angel)
Walk like an angel (walk like an angel)
Talk like an angel
But I got wise
You're the devil in disguise
Oh, yes, you are, devil in disguise
You're the devil in disguise
Oh, yes, you are, devil in disguise
Oh, yes, you are, devil in disguise
Oh, yes, you are, devil in disguise
Oh, yes, you are, devil in disguise

TRADUZIONE

Sembri un angelo
cammini come un angelo
parli come un angelo
ma sono diventato saggio
sei un diavolo mascherato
oh sì, lo sei
demone mascherato

mi hai ingannato con i tuoi baci
hai mentito e hai tramatoil paradiso sa come mi hai mentito
sei diversa da come sembravi

Sembri un angelo
cammini come un angelo
parli come un angelo
ma sono diventato saggio

sei un diavolo mascherato
oh sì, lo sei
demone mascherato

pensavo di essere in paradiso
ma ero sicuramente sorpreso
paradiso aiutami, non ho visto
il diavolo nei tuoi occhi

Sembri un angelo
cammini come un angelo
parli come un angelo
ma sono diventato saggio
sei un diavolo mascherato
oh sì, lo sei
demone mascherato

sei un diavolo mascherato
oh sì, lo sei
demone mascherato
oh sì, lo sei
demone mascherato

Edited by ellyson - 28/4/2024, 12:29
view post Posted: 20/4/2024, 20:04 ellyson - Il Re e la Regina di Coppe - Storie in Progress
CITAZIONE (chiara53 @ 20/4/2024, 19:50) 
Ho riletto il secondo capitolo e adesso? Ho bisogno del terzo!

Aspetti domani. :lol:


CITAZIONE
La prima parte è davvero un gioiellino Severus è in piena forma: è lui senza tormenti, ma con una vita difficile alle spalle, anzi, sulle spalle. Ti sei districata con eccellente eleganza dai soliti cliché del "dolore" del "rimorso" ecc. ecc., questa è una delle cose che apprezzo molto nei tuoi scritti, riesci a ricordare tutto il passato senza appesantire il personaggio e senza renderlo cupo. E' un'abilità che si acquisisce col tempo e con la sensibilità per il lettore. Sono questi gli elementi che distinguono chi sa scrivere da chi no.
Non mi soffermo sui particolari che chi leggerà deve scoprire e godere.

Se non ci fosse un po' di angoscia per il passato non sarebbe il nostro Severus.
Il passato c'é sempre, non possiamo ignorarlo, ma non é più pesante.
E poi c'é Albus che fa in modo che Severus non si persa nei suoi pensieri negativi... e Minerva... ma lei arriverà dopo.



CITAZIONE
Anathema è davvero deliziosa e perfetta, io la adoro, una che non si fa problemi e che è quello che è apprezzandosi per il suo aspetto, è difficile e lo so bene perchè questa strega mi sta insegnando qualcosa: si può imparare ad ogni età, cosa credi?
Mi piace il suo approccio alla vita, la sicurezza che ha elaborato nel tempo, non ha paura di vivere. Tuttavia penso che nasconda qualcosa e prima o poi lo scoprirò!

Anathema é un libro aperto, non ha paura di mostrare quello che é e non ha molti filtri :XD: .
Però sì... anche lei ha qualcosina di cui non vuole parlare.
Severus lo sa benissimo.


CITAZIONE
Un accenno al quadro di Silente: anch'esso è trattato e gestito con particolare attenzione, senza cadere nelle ovvietà che ben conosciamo, così come Fanny. Una delizia :D

Albus é sempre presente nella vita di Severus che lo si voglia o meno.
Lui c'é.

CITAZIONE
Vabbè, ti ringrazio per la risposta lunghisssssssima che mi hai regalato nel precedete commentino, è così raro che tu ne abbia tempo e voglia. Sono contenta però, perchè merita davvero attenzione questa tua storia in cui si percepisce quanto sei cresciuta sia nel contenuto che nello stile.

Non farci l'abitudine. :XD: <3

CITAZIONE
Adesso aspetto. <3

Domani!
view post Posted: 20/4/2024, 19:35 ellyson - Il Re e la Regina di Coppe - Storie in Progress
CITAZIONE (Lonely_Kate @ 20/4/2024, 11:18) 
Anathema è simpatica, solare, allegra, colorata, empatica. Tutto il contrario di Severus. Un yin & yang che tuttavia si armonizza alla perfezione . Tutto lascia ben sperare nella possibilità di lei di liberare il sorriso del mago, e nella grandissima capacità e desiderio di amare di lui. Attendo anche io con ansia il seguito 🥰

Anathema é quella macchia di colore che serve a questo Severus.
Povero Severus... non sa ancora cosa gli aspetta. :lol:
<3 <3
view post Posted: 20/4/2024, 19:21 Gli orrori della IA. - Immaginando Severus
CITAZIONE (Lonely_Kate @ 20/4/2024, 10:25) 
Diversamente magro e’ una delizia 🤣
Contribuisco con un’immagine che a qualcuno (fuori di zucca) potrebbe piacere. Tuttavia, ha un sapore nostalgico: chissà quando potremo rivedere Severus in posa frontale 😢
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*Elly si cava gli occhi con un cucchiaino*
view post Posted: 20/4/2024, 19:19 ellyson - Il Re e la Regina di Coppe - Storie in Progress
CITAZIONE (Ele Snapey @ 18/4/2024, 19:20) 
Finalmente sono riuscita a leggermi i capitoli!
Ma perchè Anathema la immagino con la tua faccia e le tue espressioni, Elly? ^U^
Ebbene, si sentiva la mancanza di una storia delle tue: bella, coinvolgente, piena di ottime premesse soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra Anathema e il prof. ;P
E le immagini che hai creato, wow, favolose :rolleyes: Adoro il colore che hai scelto per il suo abito, ma adoro anche lei: è un personaggio fantastico 3_3
Pubblica presto, non lasciare che cali la tensione. Non vedo l'ora di seguire l'evoluzione =)

Grazie Ele! <3 <3
Potrei avere qualcosa in comune con Anathema in effetti... :medita: Ci sono alcuni comportamenti un po' folli in cui mi ritrovo.
Grazie anche per le immagini... ora, però, senza Bing sarà più difficile. :sob:
Il capitolo 3 é già in canna. :B):
5615 replies since 5/7/2005