Il Calderone di Severus

Sfida FF n. 6: In Memoriam

« Older   Newer »
  Share  
giny81
view post Posted on 27/9/2007, 14:00 by: giny81




Titolo: Professor Snape
Autore/data: giny81/ settembre 2007
Genere: drammatico-introspettivo
Categoria: one shot
Personaggi: Severus Snape, Harry Potter, Lily Evans, Hermione Granger, Ron Weasley
Avvertimenti: enorme spoiler su Harry Potter and the Deathly Hallows
Nota: Una fan fiction molto difficile da scrivere, per me. Credo sia stato difficile anche per Harry formulare questi pensieri nei riguardi di un uomo che ha nutrito per lui, e verso il quale Harry ha nutrito, sentimenti piuttosto violenti. Ma ci sono meriti che vanno riconosciuti e onorati al di là di tutto. Harry lo sa bene. Ho cercato di imparare da lui...Un pensiero particolare a Ida, che sarà certamente una lettrice un po' diversa dalle altre...



Professor Snape



Harry si trovava innanzi alle tombe dei suoi genitori. Di nuovo.
Di nuovo fronteggiava quelle due lapidi bianche, di nuovo quel marmo richiamava alla sua mente altro marmo, altro dolore.
Ma era soprattutto davanti alla tomba della madre che si stagliava, pura e straziata, l’anima di Harry. La madre che Harry non nominava mai, alla quale mai si era confrontato, convinto che il suo specchio fosse James. Ma che aveva serbato nel cuore come il segreto più prezioso, di cui aveva protetto il ricordo come un talismano luminoso e fragile.
Erano passati solo pochi giorni dalla fine di Riddle, ma Harry era corso da sua madre, per mostrarle che non era morta invano.
Si era chinato sulla tomba di lei, aveva accarezzato piano la superficie liscia con la mano affusolata e tormentata. Le lunghe, agili dita di Cercatore rovinate in punta dalle unghie mangiate nei momenti di rabbia, avevano sfiorato quel marmo come fosse il volto armonioso di Lily, Lily come la ricordava nello Specchio delle Brame. Negli occhi di Harry più dolcezza di quanta mai ne avrebbe mostrata a chiunque. Era solo, questa volta, e poteva piangere liberamente.
Ma Harry non sapeva piangere liberamente, non ne era mai stato capace. Si tratteneva sempre. E anche in quel momento le lacrime velavano il suo sguardo incredibile, scendendo piano sul volto che non si concedeva un singhiozzo.
Era lì solo per piegare il capo al cospetto di Lily e mostrarle che era stato uguale a lei, che lei non aveva sbagliato a fare di lui il Prescelto. Perché Lily più di tutti aveva fatto di lui il Prescelto, incidendo l’Amore nelle sue vene.
E Harry sapeva, finalmente, di essere molto più simile a sua madre che a suo padre.
Simile. Ma non abbastanza. Un viso diverso da quello di Lily si affacciò naturalmente alla sua mente. E quale, se non quello, doveva essere il luogo per ricomporre i suoi pensieri circa quell’uomo?
Non aveva compreso, in tutti quegli anni, quello che sua madre aveva saputo comprendere. Non aveva scorto quello che lei certamente avrebbe voluto che lui sapesse scorgere.
Non aveva capito chi davvero fosse Severus Snape, e ora tutto gli appariva così ovvio.
Troppo calore nella freddezza che Piton gli aveva riservato in tutti quegli anni. Troppo astio sepolto fra gli strati di indifferenza con cui il professore di Pozioni aveva ricoperto ogni suo dolore, offendendo la memoria di suo padre, la memoria di Sirius.
Ma mai, non una sola volta, Snape aveva proferito parola contro Lily. E ora Harry sapeva che anche lui, Severus, la serbava dentro sé come il segreto più prezioso, anche Severus ne aveva protetto il ricordo come un talismano luminoso e fragile.
Harry ripercorse nella mente, gli occhi fissi sulla lapide di sua madre, una riflessione che aveva fatto più volte in quei giorni. Lui e Severus erano stati sorprendentemente uguali.
La stessa donna, Lily, aveva deciso della loro vita. Lo stesso uomo, Albus, li aveva guidati sulla strada dolorosa che aveva infine condotto alla distruzione di Riddle, e li aveva amati entrambi abbastanza da pretendere da loro sempre e solo la scelta giusta.
Harry rivide se stesso imboccare Albus di quella pozione venefica come fosse un neonato. Allora Harry non aveva potuto osservare la propria stessa espressione, ma ora sapeva che vi avrebbe scorto lo stesso disgusto inciso nel viso del professor Snape sulla Torre di Astronomia.
Rivide se stesso osservare la profanazione della tomba di Albus e Severus girarsi ed andarsene. Entrambi straziati, ora ne era certo, ma entrambi disciplinati, forti.
Ma ancor di più rivide se stesso andare incontro alla morte e Severus pregarlo di raccogliere il ricordo che lo avrebbe informato che quello era il suo destino. Anche allora erano assolutamente uguali. Lui pronto a morire e Severus pronto a dare la vita del figlio di Lily per vincere il Male. E allora nessuno avrebbe più potuto insinuare che quell’uomo scontroso, sgradevole, agiva solo per se stesso. Aveva reso la sua vita nelle mani del diavolo, per salvare la vita di Harry e onorare la memoria di Lily. Ma posto davanti alla scelta, aveva rinnegato la sua missione personale per quella più grande, più nobile, di Albus Dumbledore. Aveva saputo fare la scelta giusta: il figlio di Lily per la salvezza del mondo, anche se per la vita di Harry aveva lottato per tutta un’esistenza, sacrificando se stesso pezzo a pezzo.
Questo li accomunava più di tutto: erano stati davvero, con forza, con orgoglio, gli uomini di Dumbledore, fino in fondo. I due uomini di Albus, i due eredi della sua missione, dei suoi insegnamenti. Entrambi avevano dubitato di quel vecchio che pretendeva l’impossibile come fosse l’ovvio, ma entrambi, infine, avevano ritrovato Albus dentro se stessi, avevano capito che Albus aveva preteso l’impossibile da se stesso, prima di tutto, ogni volta che li aveva feriti perché doveva.
Lo sguardo di Harry si spostò sulla tomba di suo padre, mentre si chiedeva vagamente come mai all’improvviso per lui fosse naturale pensare a Snape come a Severus. Come se stesse percependo la persona dietro al mago, l’uomo dietro alla spia, per la prima volta.
Harry non dubitava che l’ostilità per lui di cui Snape aveva fatto mostra sin dal primo attimo fosse genuina, ma ora capiva che era solo lo specchio dell’ostilità che Severus provava per se stesso, per non aver amato Lily fino in fondo quando era il momento. Lo specchio dell’ostilità che Severus serbava per James, che era riuscito dove lui aveva fallito.
Harry pensò a quante volte gli era stato detto che i suoi occhi erano quelli di Lily, e il suo volto quello di James. Capì improvvisamente quanto dovesse essere intollerabile la sua vista per Severus. Gli occhi amati di Lily Evans, sul detestato volto di James Potter. Capì quel lampo che passava negli occhi del suo insegnante quando incontrava i suoi: era amore ed era odio, insieme. Amore ed odio sposati indissolubilmente. Era dolore, rimpianto, rimorso. Rimorso per aver rivelato quella Profezia e aver spezzato la vita di sua madre, sua madre che si affacciava dal suo stesso volto, ogni qual volta Harry posava gli occhi astiosi sul maestro delle Pozioni.
Harry capì di aver ferito Severus almeno quanto Severus aveva ferito lui, forse di più.
Non aveva saputo percepire che in quell’uomo c’era più di quel che appariva, e neanche gli ammonimenti di Dumbledore avevano insinuato in lui il dubbio. Avrebbe dovuto domandarsi come mai due persone tanto bianche come Albus e Lily erano pronte a difendere Severus Snape con tanto ardore.
Ma Harry era anche convinto che il professor Snape avesse fatto tutto quanto era in suo potere per impedirgli di capire. Anche nel momento in cui era pronto a capire, il professor Snape l’aveva respinto con ferocia. Quando Harry aveva violato i suoi pensieri, osservato la sua infanzia infelice, il suo peggior ricordo, quando Harry aveva onestamente messo in discussione persino il proprio adorato padre, persino la genuinità dell’amore che gli aveva dato la vita, non aveva ricevuto indietro altro che rabbia, e gelo. Eppure anche il professor Snape aveva violato, ripetutamente, chirurgicamente, i suoi pensieri. Aveva potuto vedere che Harry non era poi così dissimile da lui, aveva osservato stralci delle umiliazioni e dei dolori all’ombra dei quali anche Harry era cresciuto. E allora perché, perché non mostrare almeno un’ombra di comprensione, perché non spezzare per un attimo l’ostilità?
Harry non stava recriminando, all’interno di se stesso. Non gli interessava. Non più. Aveva smesso di interessargli nel momento in cui si era avvicinato al corpo morente del suo insegnante, e si era accorto che nel suo cuore non c’era alcun senso di giustizia davanti a quello spettacolo feroce. Aveva sentito che non odiava, non poteva, che se la mente gli ricordava i crimini di quell’uomo, il cuore lo portava verso di lui.
E quando i suoi occhi avevano incontrato quelli neri dell’uomo morente, Harry aveva cercato di scorgervi comprensione, approvazione. Aveva desiderato che il professor Snape lo capisse, come lui aveva iniziato a capirlo.
Troppo breve quell’istante per cogliere il sentire di Severus Snape.
E ora la domanda tormentava Harry. Cercava solo gli occhi di sua madre nei suoi, o anche un momento di estrema riconciliazione con il figlio di James Potter?
Questo interessava davvero a Harry. Che quell’uomo straordinariamente coraggioso, straordinariamente disciplinato, straordinariamente ferito, avesse capito che lui, Harry, non era il ragazzino arrogante e privo di ogni abilità in cui il suo insegnante aveva cercato di trasfigurarlo fin dalla prima lezione di Pozioni, durante la quale aveva arbitrariamente attribuito al suo studente la volontà, lontanissima da Harry, di comportarsi come la nuova celebrità della scuola, e per questo l’aveva punito.
«Harry..»
Una mano si appoggiò leggera sulla sua spalla, una mano di cui Harry riconobbe immediatamente il tocco, gentile e comprensivo. Voltò piano il viso.
Hermione e Ron stavano dietro di lui, in ansia.
«Come siete arrivati qui?» chiese lanciando un’occhiata al Mantello dell’Invisibilità che giaceva ai piedi delle due tombe, e che gli aveva permesso di smaterializzarsi in sicurezza a Godric’s Hollow.
«Incantesimo di Disillusione» rispose Ron cercando di mantenere un tono vivace.
«Sei sparito da casa, alla Tana sono tutti preoccupati»
Harry sorrise un po’ esasperato.
«Tutti?» chiese.
«Ora che lo dici, effettivamente Ginny non era affatto preoccupata. Ha detto che volevi sicuramente startene un po’ in pace» ribatté Ron pensieroso.
«Ma io non ho potuto lasciar perdere Harry! –si giustificò rapida Hermione- Insomma…volevo almeno sapere se eri qui, se avevi bisogno di noi»
Harry e Ron si scambiarono uno sguardo complice, Hermione era sempre la stessa. Per fortuna.
«Ho bisogno di voi infatti»
Voltò nuovamente le spalle ai suoi amici, catturato dalla tomba di sua madre.
«Credete che il professor Snape mi abbia davvero odiato in questi sette anni?» sussurrò Harry. Non l’aveva mai chiamato professor Snape ad alta voce. Non se non costretto. Ma quel giorno, dalla sua bocca, quel nome uscì accompagnato dalla comprensione, e dal rispetto. A Harry sembrò quasi, solo per un attimo, di poter vedere Dumbledore sorridergli con gli occhi in atto di approvazione.
«Io credo che non ti odiasse, Harry- rispose prontamente Hermione- Soffriva soltanto. E tu..»
«E tu eri la memoria vivente di tutte le sue sofferenze» concluse Ron.
Hermione sgranò gli occhi e guardò esterrefatta Ron, colpita da quell’acume, dalla sensibilità, non proprio da cucchiaino, di cui Ron si era mostrato capace. Ron le rispose in silenzio con una boccaccia.
Harry guardava ancora la tomba di sua madre, ma vedeva lo stesso, nella sua testa, il gioco di sguardi che si stava consumando alle sue spalle. Sorrise tra sé.
«E credete che abbia capito, almeno alla fine, che non ero poi così deludente come persona e come mago?»
«Non lo so, Harry. Nessuno di noi lo conosceva abbastanza per darti questa risposta. Forse solo Dumbledore» rispose sincera Hermione.
Era vero. Misterioso in morte come in vita. Imperscrutabile. Harry si voltò ancora verso di loro. Sorrideva.
«Non ha importanza. In ogni caso farò tutto quello che posso perché la sua memoria venga onorata. Glielo devo. Mia madre lo vorrebbe. E lo voglio anche io»
Hermione gli sorrise, fiera di lui.
«Torniamo a casa?» chiese Ron.
Harry raccolse da terra il Mantello di suo padre. Era davvero troppo piccolo ormai, per tutti e tre.
Ma in fondo il cimitero era deserto e coperto alla vista da alberi.
Si avvicinò ai suoi amici e lo gettò intorno alle spalle di tutti.
Hermione stava per parlare, il cipiglio sul viso. Ma Harry e Ron le sorrisero accattivanti e lei non poté che sorridergli di rimando, e permettergli, ancora una volta, di fare una cosa imprudente.
 
Top
37 replies since 14/9/2007, 16:38   1215 views
  Share