Che regalo mi hai portato?
Autore/data: Ida59 – 30/12/19 - 7/1/20
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo, sentimentale, commedia
Personaggi: Severus e Ida59
Pairing: nessuno
Epoca: post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Quando il regalo non c'è e le parole s'incastrano in gola, solo l'amore può salvarti. Buon compleanno, Severus!
Note: Quarta storia della raccolta "Invito+Festa a sorpresa" scritta per le omonime iniziative del Calderone di Severus.
Parole/pagine: 3.212 parole - 19.431 battute - 8 pagine.
Gunning/Gulpease: 6 - 66
Disclaimer: I personaggi e luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà e occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Questa storia appartiene alla raccolta "Invito a sorpresa con festa" con i miei capitoli delle storia a più mani Invito a sorpresa e Festa a sorpresa scritte per le omonime iniziative del Calderone di Severus. Per comprendere meglio il contesto della storia sarebbe opportuno leggere il prologo scritto da Ellyson per "Invito a sorpresa".
1 - Sotterraneo, alcuni mesi prima
2 - Sotterraneo, oltre un anno dopo
3 - In un altro sogno Che regalo mi hai portato?
Ormai è da un pezzo che lo cerco, ma è letteralmente svanito.
Ho chiesto a tutte le amiche: anche le fortunate che sono già riuscite a parlargli da sole ne hanno poi perso le tracce. Minerva e Hermione ne sanno ancora meno, nonostante tutta la loro magia.
Del resto, da uno come lui c'era da aspettarselo. Sì, assolutamente prevedibile. E comprensibile, anche, a dire il vero.
Una festa di compleanno organizzata a sua totale insaputa, proprio qui al castello, in Sala Grande, dove Minerva lo ha attirato con l'inganno.
All'inizio ha spalancato i meravigliosi occhi neri e ha lanciato uno sguardo allarmato intorno, cercando un'impossibile via di fuga. Poi ha ripreso rapido il controllo e ha abbozzato un sorriso sul volto pallido: timido e tenero al tempo stesso, a dischiudergli appena le labbra sottili, mentre un unanime e languido sospiro si levava intorno a lui.
Sembrava quasi spaventato, proprio lui che per anni ha affrontato le iridi di rubino che scrutavano nei suoi pensieri.
Spaventato dal nostro rispettoso affetto.
Be'… rispettoso perché non abbiamo altra possibilità. Affetto perché il nostro appassionato e ardente amore lo indurrebbe a fuggire a gambe levate, anzi, ci schianterebbe e via. Però, nei nostri sogni non ci sono vincoli e, non so le amiche, ma io sogno davvero alla grande!
Sta di fatto, però, che non lo trovo da nessuna parte. Chissà, magari è qui tra noi, protetto da una pozione dell'invisibilità, che se la ride. Be'… già sapere che ride sarebbe una bella soddisfazione.
Non è nel suo sotterraneo e non è sulla torre di astronomia, ma i gradini sono tutti nelle mie povere gambe, mentre il fiato l'ho perso nella notte, espulso dai battiti a suon di tamburo del mio cuore.
Non ho più l'età per queste cose.
Già, l'età.
Sessanta anni.
Io li ho compiuti nemmeno un mese fa. Lui li compie oggi.
Ma dove diavolo si è nascosto?
Stamberga Strillante?
No, di pessimo gusto, salvo abbia già scoperto che adesso scrivo di vampiri e licantropi e stia quindi meditando la giusta vendetta.
Ho percorso chilometri nei corridoi e mi fanno male i piedi. Colpa delle mie belle scarpine a punta e col tacco alto, mi canzonerebbero Chiara ed Elly in coro. Ad ogni modo, la Presidenza è sbarrata ma il gargoyle ha giurato col suo viso di pietra che lui non è lì. Nel reparto proibito della biblioteca non posso entrare, ma che mai ci farebbe lì? L'infermeria l'ho già controllata; per quanto riguarda la Guferia, non mi pare logico che se usi una cerva come Patronus poi ti accontenti di un gufo.
La Stanza delle Necessità, forse? Se fosse lì, sarebbe introvabile per tutti, salvo indovinare cosa cercasse.
Mi precipito di nuovo sulle scale. Sì, belle e scenografiche, a loro piace cambiare, lo sappiamo, ma un bell'ascensore sarebbe molto gradito dalle mie gambe, cuore e polmoni. L'ho già detto, non ho più l'età e, in compenso, dopo le feste ho anche qualche chiletto di troppo.
Settimo piano, il corridoio è quello giusto, ma ovviamente della porta neppure l'ombra.
Passo e ripasso davanti al muro immacolato. Lascerò il solco.
Pace, pace e tranquillità. Riparo e protezione. Silenzio e solitudine.
La porta si apre con un fruscio rispettoso ed entro in un tiepido nulla di penombra soffice e confortante.
Severus è seduto sul divano, un bicchiere di liquido ambrato tra le lunghe dita. Un ciocco cade nel caminetto sollevando un nugolo di scintille dalla brace; un rapido riflesso nelle iridi nere e un tenue sorriso si adagia rassegnato sulle belle labbra:
- Sapevo che alla fine qualcuno mi avrebbe trovato.
Sorrido. Dal suo tono di voce non sembrerebbe, ma credo proprio sia un bel complimento.
Mi fa cenno di sedermi accanto.
Il mio sorriso sfavilla: questo è un premio stupendo!
- Allora, tu che regalo mi hai portato in questa festa di compleanno a sorpresa? - chiede, arrendendosi all'inevitabile.
Lo guardo e sorrido. Quando sono davanti a lui, perdo momentaneamente la capacità di parlare. Pochi minuti, poi la lingua si scioglie. Fin troppo. Nel frattempo devo tenere sotto controllo i pensieri. E i desideri, soprattutto. Anche se, ormai, più figure di quante ne abbia già fatte è difficile…
Il sorriso, tra il timido e il beffardo, è sempre sulle sue labbra. Severus, a differenza mia, è molto paziente.
Ed è tremendamente affascinante.
Non pensarlo, Ida, non pensarlo!
Acc… troppo tardi: un'ombra di rossore colore le sue guance. Mi pare anche che si ritragga un poco. Sospiro e rimetto ordine nei pensieri. Tra poco comincerà il mio vergognoso balbettio. Le prime parole già gorgogliano disordinate nella gola:
- Ecco, io… be'… il regalo te l'ho portato… l'anno scorso… [1]
Mi osserva in silenzio. Farà la graduatoria della nostra imbecillità? Potrei anche vincere…
- Ricordi… il violino bianco…
Annuisce e l'ombra del sorriso torna a illuminare il pallore del viso.
Certo che ricorda, chi altro vuoi che gli abbia regalato un violino bianco? Roba da fanfiction[2]. Una bella fic, però. Mi sembra che anche Severus l'abbia apprezzata.
Arrossisco.
So di essere arrossita, ma lui finge indifferenza.
È un maestro di impassibilità. Ma dentro, dietro la maschera, c'è un cuore enorme che batte. Lo so, ne sono certa.
Resta il fatto che sono qui, alla festa a sorpresa per il suo compleanno, e non ho uno straccio di regalo.
Vorrei scomparire.
No, meglio non pensarlo, prima che lui mi accontenti.
- Io… io non ho un regalo per te.
- Lo vedo. - sussurra appena, annuendo adagio e stringendo piano quelle sue labbra tutte da… No, non pensarlo nemmeno, altrimenti Severus svanisce all'istante!
Però è curioso. Se sono qui, a mani vuote, una ragione ci sarà, giusto?
E lui attende di scoprirlo, paziente più di sempre.
- Serenità.
La mia voce esce stridula.
Sono felice ma mi viene da piangere.
Severus mi scruta, attento.
- Serenità e… amore.
Le parole escono a fatica e mi tagliano la gola.
- È quello che ti ho sempre regalato nelle mie fanfiction.
Ecco, l'ho detto. Lui le conosce e non potrei essere stata più chiara, ne sono certa.
Inclina un poco il viso.
Ma come può essere così bello? È tutta immaginazione, è l'amore nei miei occhi che lo vede tale. Ma, sarà anche così, ma non ne sono del tutto convinta.
- E del Sadi-Club, che ne dici?
- Ti prego, - lo imploro con voce rotta, - non girare il coltello nella piaga. Ne abbiamo già parlato. Io…
Sorride indulgente e mi sfiora la mano con la punta delle dita mentre annuisce.
Che brividi!
- Io… ecco, dopo la tua morte nei libri, e poi anche nel film, non sono più riuscita a scrivere nulla che ti facesse soffrire…
Mi guarda e attende. I suoi occhi brillano, cristallo nero rilucente nella penombra di scintille dorate del camino.
- Per te, solo felicità, adesso. La meriti tutta. Una tranquilla serenità, e tutto l'amore che non hai mai avuto…
La stupida lacrima scende sulla guancia destra, seguita subito da due irriverenti compagne a sinistra.
Il rito si ripete.
Avvicina la mano e la lacrima brilla sulla punta del dito.
-
Perle preziose, perle d'amore.[3]
Un tocco impalpabile e una voce dolcissima. Rabbrividisco di incantata felicità.
- E che fine a fatto il tuo singolare
sadismo?
Deglutisco a fatica e la poca saliva s'incastra nella gola chiusa. Mai abbassare la guardia!
- Io… ehm…
Solleva appena un sopracciglio. No, non è proprio minaccioso, però…
- Tu… tu continui a leggere ciò che scrivo?
Sorride sornione, senza nemmeno fare la fatica di annuire. Per Merlino, come può essere così bello un sogno?
- Io…
- So che sei tu. Puoi usare anche il soggetto implicito.
Il sopracciglio vibra provocatorio, mentre prosegue:
- Non è forse ciò che insegni nel tuo corso di scrittura creativa?
Non so come sia possibile, ma sa tutto della mia vita. Anzi, so come fa: è un mago. Il mago dei miei sogni. Legge nei pensieri, ma anche nel mio blog.[4]
Sono perduta.
L'ho tradito!
- …
No, non posso iniziare un'altra frase ancora con il pronome io. Devo evolvermi. E non sono neppure un Pokemon!
- Come presumo tu sappia…
Gli offro l'opportunità di interrompermi ma se ne guarda bene di levarmi le castagne dal fuoco. Mi tocca continuare:
- Quest'anno ti ho trascurato un po'…
Di nuovo solleva il sopracciglio, stira in alto l'angolo delle labbra, accennando un sorriso di finta incredulità, ma rimane ostinatamente muto.
Però non ringhia né sputa fuoco. Posso farcela.
- Ho tralasciato anche il forum per curare il mio blog.
Silenzio di tomba, solo il crepitio delle fiamme che hanno ripreso fiato nel camino e i suoi occhi neri che scintillano come non mai. Ma come si fa a ragionare in questi frangenti, sola sul divano con lui?
Un lungo, lunghissimo sospiro esce piano svuotando i miei polmoni. Ora li riempio di nuovo e…
- E pubblicizzare il tuo romanzo fantasy.[5] - m'interrompe, un tenero sberleffo su quelle labbra da… No, non pensarlo, non devo pensarlo!
- Severus?
Inclina il capo, deliziosamente, i lunghi capelli neri che gli accarezzano la spalla. Non mi lascio distrarre e continuo:
- Non hai notato alcuna strana somiglianza sull'immagine di copertina? [6]
- Il mio mantello è più lungo, e anche i capelli. Inoltre non porto quel tipo di stivali morbidi. - risponde compito. - Per il resto è identico a me. Fa' i miei complimenti alla "testolina matta" che ha la mania di conversare con me. Ellyson, giusto?
Arrossisco io per lei.
- Prima di diventare un romanzo fantasy era una fanfiction.
- Una buona fiction diventa un buon romanzo. Te la sei cavata bene. - asserisce deciso. - Non male l'idea di Septilya con il suo serpente alato: hai davvero modificato il meno possibile.
- Eri tu l'eroe, non potevo snaturarti! - esclamo, i sensi di colpa che si accavallano e mi perseguitano rimbombanti.
- Per questo nella tua raccolta di racconti [7] mi hai trasformato in vampiro?
Colpita e affondata. Severus conosce tutto ciò che ho scritto quest'anno, anche se non l'ho ancora pubblicato. Legge nella mia mente e anche nel mio pc. Un mago tecnologico.
- A parte la natura da vampiro, ti assomigliano come gocce d'acqua. E non tutti sono tali, ci sono anche altri tipi di… immortalità!
-
Un lungo mantello nero drappeggiato con signorile eleganza sulle spalle; la redingote nera con un'interminabile fila di piccoli bottoni allacciati fin quasi alla gola e una sciarpa, sempre nera, a stringere severa il collo, lasciando trasparire appena il bordo della candida camicia. Poi il pallore intenso del volto serio e triste, contornato da lunghi capelli corvini; le labbra sottili serrate in un’espressione di dolore e gli occhi…
Kay rimase senza fiato, il cuore che le batteva in gola: gli occhi erano neri, ardenti, e nel loro profondo bruciava lo straziante tormento dell’amore perduto. [8]
Ascolto Severus, la voce roca e profonda, traboccante di sentimento e mi perdo nel mio romantico sogno. Il nome del personaggio è diverso, ma è lui, indubitabilmente e sempre lui. Il mio Severus.
- Sì, in effetti, è come guardarmi allo specchio. - ammette, un lieve imbarazzo a colorargli le gote.
Lo rimiro senza parlare, le lacrime agli occhi: il mio amore per lui traspare in ogni sillaba che scrivo, anche se i miei personaggi ora hanno un nome diverso, che di solito inizia con S. Sono affezionata alle tradizioni.
-
Lo vide all'improvviso, quasi si fosse materializzato in quell'istante: una slanciata figura nera si stagliava in cima alle scale, dietro la balaustra, immobile. La scrutava e lei si sentiva irresistibilmente attratta da una forza sconosciuta. Come un automa mosse alcuni passi, adagio, verso la scalinata, lo sguardo puntato sul padrone del castello. Poi si fermò, il respiro ansante e il cuore che batteva forte. - recita Severus osservandomi. -
Il lungo mantello accarezzava gli scalini mentre l'uomo scendeva con incedere maestoso, il capo ritto e gli occhi neri fissi su di lei. Lo osservò con meravigliato stupore. Un nobile signore d'altri tempi. Il volto serio, dalla pelle d'un pallore spettrale, incorniciato da lunghi capelli corvini trattenuti in un codino e gli occhi erano neri cristalli luminosi che rilucevano di tenebre e abissi impenetrabili. [9]
Pendo dalle sue belle labbra e mi sciolgo nei suoi occhi profondi, mentre i sogni si sovrappongono e si congiungono nel mio amore per Severus. Ma, nonostante tutto, continuo a sentirmi…
- Perché ti senti in colpa nei miei confronti, allora? - mi folgora a bruciapelo.
Accidenti, nemmeno il tempo di pensarlo e già lo ha percepito. Devo districare pensieri, sensazioni ed emozioni nella mia mente per spiegare cosa provo, cosa mi spinge a scrivere. Ma è difficile, così sopraffatta dalle emozioni! Ci provo, cercando di eliminare gli infantili balbettii.
- Come ti ho già detto, non riesco più a farti soffrire nelle mie storie, così su di te scrivo solo brevi racconti, piccoli spaccati di vita quotidiana e di felicità. Ti ho regalato un futuro di sorrisi arrivando fino ai tuoi nipoti [10], una compagna perfetta [11] e perfino una numerosa famiglia. [12]
Lo guardo di sottecchi, ma non mi sembra del tutto convinto, eppure Temperance è fatta su misura per lui. Oppure ho esagerato un po' attribuendogli cinque figli?
- Però, ecco…
Maledetti puntini di sospensione, i miei allievi del corso di scrittura creativa mi sgriderebbero! Cerco di riassumere il giusto contegno; in fin dei conti anche Severus è un insegnante e può capire queste cose:
- Non si possono scrivere storie vere se si descrive una semplice scena, un momento di serenità fine a se stesso. Dal punto di vista narrativo, affinché una storia funzioni devono esserci rotture della situazione di equilibrio, anche violente; devono esserci conflitti potenti, sofferenza e lotte feroci per raggiungere gli obiettivi che permettano ai personaggi di evolversi nel corso della trama e di cambiare fino a raggiungere una nuova situazione di equilibrio.
Mi osserva con i luminosi occhi neri e le labbra serrate strette, fin troppo serio nel pallore del viso, bello come solo un sogno può esserlo. Mi sciolgo scorgendo il mio riflesso nelle sue iridi: sono così piccola e insignificante rispetto a lui!
- Invece per te, Severus, non voglio più sofferenza… - la voce si incrina, ma imperterrita continuo, la lama che taglia la gola. - Tu non hai bisogno di alcuna evoluzione: hai ormai raggiunto l'eccelsa perfezione del personaggio.
La mia voce si spegne nel suo aperto sorriso, l'ego dell'uomo gratificato dalle mie parole. Ma è la pura verità: come si può scrivere di un personaggio che è già perfetto e di cui non si vuole cambiare nulla, se non regalargli serenità e amore?
- Quindi…
Sarà anche compiaciuto, ma vuole andare fino in fondo e capire bene tutto. Sì, è proprio da Severus.
- Quindi, poiché la mia singolare forma di sadismo permane, se non posso più farti soffrire ed evolvere devo per forza prendermela con qualcun altro.
- E qui entrano in campo quei poveri vampiri. - annuisce trattenendo una risatina, gli occhi che brillano divertiti.
Sembra che la stia prendendo bene. Incrocio le dita e continuo:
- Tra l'altro, essendo immortali, posso farli soffrire per l'eternità.
Ora ridacchia apertamente:
- Vedo che col trascorrere degli anni la tua vena di sadismo si è perfino affinata. Una fortuna, per me, che tu ora te la prenda con loro!
Le parole irrompono e mi si affollano sulle labbra:
- Tu e loro nella mia testa vi confondete e vi sovrapponete.
Mi auguro che possa comprendere, altrimenti penserà che sia irrimediabilmente pazza.
- Da un lato siete la stessa persona, quando è lo spirito d'amore che spinge le mie parole, e quindi la tua natura tragico-romantica si trasfonde nel vampiro, spesso emergendo anche nella somiglianza fisica: occhi e capelli neri, labbra sottili, pallore del viso…
Non devo guardarlo, non devo guardarlo… altrimenti perdo il filo del discorso.
- Mentre quando affondi la lama del sadismo, riesci a convincerti che il vampiro sia altro da me e ti senti quindi libera di farlo soffrire in modo orribile.
Lo guardo sbalordita, gli occhi spalancati: un mago geniale! Ora che ha individuato lo schizofrenico sdoppiamento di personalità, perfino nei miei personaggi, chiama Madama Chips e mi fa ricoverare al San Mungo.
- Sì, un ottimo transfert psicologico. Può funzionare.
Sta affermando che non sono matta? Che c'è un senso in quello che penso e scrivo? In effetti, annuisce e sembra convinto.
Severus vive nei miei personaggi originali, siano vampiri o altro, e lui lo ha capito. Non è geloso. Sa che il mio amore per lui è imperituro.
Sempre.
Una semplice parola che vale più d'ogni formula magica.
- Quindi, per me solo serenità e amore, adesso?
Annuisco, il nodo alla gola che ha ormai reciso le corde vocali.
- E il tuo sadismo è riservato solo a loro? Posso stare tranquillo, finalmente?
Ride, Severus. Ride sereno. Ride nel giorno del suo sessantesimo compleanno.
In fin dei conti, non me la sono poi cavata così male!
A parte il fatto che ancora non gli ho fatto auguri di buon compleanno.
All'improvviso la penombra si dissolve e la luce dorata delle scintille del camino inonda l'aria. Severus si alza, adagia il mantello sul divano e si esibisce in un perfetto inchino porgendomi la mano:
- Posso avere l'onore di ballare con te?
Non chiedo nulla, non esterno stupore: le eroine delle mie storie lo hanno più volte fatto e lui le ha sempre tacitate. Decido di godermi il momento.
Le note si diffondono nell'aria e la voce sprofonda in gola. La ripesco a fatica mentre, stupidamente goffa, mi alzo dal divano quasi incespicando sui miei piedi e, no, non è da me, scherzerebbe Elly se mi vedesse:
- Un valzer?[13]
Chissà, forse gli piace ballare e nelle mie storie ho azzeccato anche questo. Oppure ritenendomi pazza pensa sia meglio assecondare ogni mio recondito desiderio. E ballare un valzer con Severus viene subito dopo a… no, non pensarlo, non pensarlo che lui vede tutto!
Severus sorride condiscendente, avvolge la mia mano nella sua e mi posa l'altra sulla schiena, stringendomi appena a sé.
Un sogno, un sogno meraviglioso tra le braccia di un mago da sogno.
Chiudo gli occhi e mi lascio guidare sulle note di
Freut euche des Lebens. [14]
Buon compleanno, Severus. Buon compleanno, Ida. Tanti auguri per i vostri fantastici sessanta anni!
[1] Vedi le presedenti fic della serie:
Sotterraneo, oltre un anno dopo e
In un altro sogno.
[2] Nella mia long-fic
Trasparenza e purezza del Cristallo, la protagonista Crystal regala a Severus un violino bianco.
[3] Parole di Severus pronunciate nella precedente fic
In un altro sogno.
[4] Blog
Il segreto di Ida .
[5]
Dentro l'anima.
[6] La copertina di "Dentro l'anima" è stata elaborata graficamente da Ellyson.
[7]
Rosso in piccoli morsi.
[8] Brano tratto da
Cornice rossa , romanzo in corso di scrittura.
[9] Brano tratto dal racconto "Biancospino", ancora inedito.
[10] Vedi la raccolta
Sorrisi.
[11] Vedi la raccolta
Temperance.
[12] Vedi la raccolta
Una famiglia per Severus.
[13] Nota importante: mai guardare il concerto di Capodanno mentre si scrive di Severus, se si è sensibili alle emozioni della musica e si ama ballare, perché poi vengono fuori queste cose qui. Imploro venia e perdono, prima di tutto con Severus, ma glielo confesso al prossimo incontro!
[14] Godetevi la vita - op. 340, è un valzer di Johann Strauss figlio.